Skeleton Knight in Another World
È un'anime che mi sono divertito a guardare senza tanti palpiti e considerazioni. Non è certo un'opera che consiglierei in quanto imperdibile. Trattasi del classico Isekai con tutti i cliché del genere. Anche la particolarità del protagonista scheletro non è certo il primo del genere che abbiano prodotto e che io stesso abbia visto.
Diciamo che l'originalità e la profondità dei personaggi non è la dote migliore di questo anime che si regge, appunto, su tutta una serie di già visto che ne formano l'ossatura. Come dire... non serve che ti fai delle domande, le risposte già le sai. Le hai viste in altri prodotti simili. Mi rendo conto che non sto facendo una gran pubblicità a questo anime, ma è la verità.
La trama almeno ha il merito di trattare il razzismo, l'integrazione le differenze culturali e la pace cercata e presunta tra diverse etnie. In sottotraccia tutta una serie di intrighi politici (molto basic) classici di questo genere di animazione. Naturalmente dimenticavo il personaggio protagonista "ultrapowa", perché sì!
Come già detto all'inizio non è un'opera che se non guardate ci perdete il sonno... tuttavia è vero che l'ho guardata in pochissimo tempo trovandoci una certa soddisfazione.
Basta semplicemente essere predisposti ad una certa leggerezza e non avere chissà che grandi pretese.
Potremmo definirlo un'anime defaticante, da servire tra un'opera importante e l'altra.
Diciamo che l'originalità e la profondità dei personaggi non è la dote migliore di questo anime che si regge, appunto, su tutta una serie di già visto che ne formano l'ossatura. Come dire... non serve che ti fai delle domande, le risposte già le sai. Le hai viste in altri prodotti simili. Mi rendo conto che non sto facendo una gran pubblicità a questo anime, ma è la verità.
La trama almeno ha il merito di trattare il razzismo, l'integrazione le differenze culturali e la pace cercata e presunta tra diverse etnie. In sottotraccia tutta una serie di intrighi politici (molto basic) classici di questo genere di animazione. Naturalmente dimenticavo il personaggio protagonista "ultrapowa", perché sì!
Come già detto all'inizio non è un'opera che se non guardate ci perdete il sonno... tuttavia è vero che l'ho guardata in pochissimo tempo trovandoci una certa soddisfazione.
Basta semplicemente essere predisposti ad una certa leggerezza e non avere chissà che grandi pretese.
Potremmo definirlo un'anime defaticante, da servire tra un'opera importante e l'altra.
Eccoci qui con un nuovo esemplare del filone Isekai, altro adattamento di una novel di genere, portato sullo schermo in una serie anime.
Questa volta il protagonista è un tale di nome Arc, o almeno del nome che costui aveva in un gioco in VR (realtà virtuale) in cui aveva creato un bizzarro avatar e con cui all’improvviso si trova catapultato in un mondo fantasy diverso e sconosciuto. Perché ciò accada non è dato saperlo e in fin dei conti non ha neanche molta importanza, fatto sta che il nostro amico non si perde d’animo, e con le sembianze di un grosso omone scheletrico (tipo Brook in One Piece), protetto da una pesante armatura bianca inizierà a esplorare il mondo. Ovviamente troverà dei compagni d’avventura nella bella elfa oscura Ariane e nella felina ninja Chiyome senza dimenticare la magica bestiolina mascotte Ponta.
Tra le particolarità che fanno distinguere Skeleton Knight dalla massa ormai consistente delle opere Isekai c’è sicuramente il protagonista Arc che praticamente traspone la figura di un gamer incallito che si approccia alla nuova situazione come farebbe all’interno del suo gioco preferito. Egli cerca così di cavarsela con un fare abbastanza fracassone e, insieme a un umorismo tipico della sua categoria, dà vita a molte situazioni divertenti almeno nella prima parte. Col passare degli episodi l’umorismo e le citazioni videoludiche si fanno più rarefatte e l’avventura assume connotati da un fantasy più classico mantenendo comunque sempre un tono abbastanza leggero. Nei primi episodi c’è addirittura l’avviso verso il pubblico sensibile per scene forti, ma forse non ce n’era neanche il bisogno di inserirlo.
Quanto alla composizione del cast, merita senza dubbio una menzione la bella e fiera elfa Ariane, ottima controparte per il massiccio. Un personaggio apprezzabile soprattutto per l’estetica (ponytail semplicemente sontuosa) ma anche per il nobile carattere da orgogliosa guerriera elfica, con quello spunto da tsundere che non guasta e che offre l’assist a qualche gag, magari classica e scontata, ma comunque divertente.
Poco da dire su Chiyome che sembra simpatica, e immagino che nella parte non adattata farà parte permanente del gruppo, ma nella serie rimane comunque nelle fila dei secondari.
L’anime offre un comparto tecnico discreto sia sotto profilo di disegni e animazioni. Buono anche l’assortimento di colori in generale, anche se le ambientazioni non sono molto varie, alla fine siamo sempre in mezzo alla natura tra boschi prima e deserti poi, con qualche insediamento assortito nel mezzo. Discreto anche il comparto musicale in cui va segnalata l’opening, cantata dal musicista e youtuber norvegese PelleK.
"Skeleton Knight in Another World" è un gradevole anime fantasy isekai che ha sia il suo punto di forza che il suo principale limite proprio nel suo protagonista Arc, se lui gira bene o male la serie va di conseguenza e quindi diventa più convenzionale. Oltretutto si adatta solo la prima parte della storia e molto rimane in sospeso. Se piace il genere, la definirei comunque come degna di visione anche se con priorità solo moderata.
Questa volta il protagonista è un tale di nome Arc, o almeno del nome che costui aveva in un gioco in VR (realtà virtuale) in cui aveva creato un bizzarro avatar e con cui all’improvviso si trova catapultato in un mondo fantasy diverso e sconosciuto. Perché ciò accada non è dato saperlo e in fin dei conti non ha neanche molta importanza, fatto sta che il nostro amico non si perde d’animo, e con le sembianze di un grosso omone scheletrico (tipo Brook in One Piece), protetto da una pesante armatura bianca inizierà a esplorare il mondo. Ovviamente troverà dei compagni d’avventura nella bella elfa oscura Ariane e nella felina ninja Chiyome senza dimenticare la magica bestiolina mascotte Ponta.
Tra le particolarità che fanno distinguere Skeleton Knight dalla massa ormai consistente delle opere Isekai c’è sicuramente il protagonista Arc che praticamente traspone la figura di un gamer incallito che si approccia alla nuova situazione come farebbe all’interno del suo gioco preferito. Egli cerca così di cavarsela con un fare abbastanza fracassone e, insieme a un umorismo tipico della sua categoria, dà vita a molte situazioni divertenti almeno nella prima parte. Col passare degli episodi l’umorismo e le citazioni videoludiche si fanno più rarefatte e l’avventura assume connotati da un fantasy più classico mantenendo comunque sempre un tono abbastanza leggero. Nei primi episodi c’è addirittura l’avviso verso il pubblico sensibile per scene forti, ma forse non ce n’era neanche il bisogno di inserirlo.
Quanto alla composizione del cast, merita senza dubbio una menzione la bella e fiera elfa Ariane, ottima controparte per il massiccio. Un personaggio apprezzabile soprattutto per l’estetica (ponytail semplicemente sontuosa) ma anche per il nobile carattere da orgogliosa guerriera elfica, con quello spunto da tsundere che non guasta e che offre l’assist a qualche gag, magari classica e scontata, ma comunque divertente.
Poco da dire su Chiyome che sembra simpatica, e immagino che nella parte non adattata farà parte permanente del gruppo, ma nella serie rimane comunque nelle fila dei secondari.
L’anime offre un comparto tecnico discreto sia sotto profilo di disegni e animazioni. Buono anche l’assortimento di colori in generale, anche se le ambientazioni non sono molto varie, alla fine siamo sempre in mezzo alla natura tra boschi prima e deserti poi, con qualche insediamento assortito nel mezzo. Discreto anche il comparto musicale in cui va segnalata l’opening, cantata dal musicista e youtuber norvegese PelleK.
"Skeleton Knight in Another World" è un gradevole anime fantasy isekai che ha sia il suo punto di forza che il suo principale limite proprio nel suo protagonista Arc, se lui gira bene o male la serie va di conseguenza e quindi diventa più convenzionale. Oltretutto si adatta solo la prima parte della storia e molto rimane in sospeso. Se piace il genere, la definirei comunque come degna di visione anche se con priorità solo moderata.
Il protagonista della serie dopo essersi addormentato si risveglia in un mondo fantasy con le fattezze del suo avatar del suo gioco preferito, uno scheletro paladino sacro molto potente all'interno di un'armatura bianca con rifiniture dorate assolutamente appariscente. Arc dopo un po' di sconforto per la sua nuova situazione non si perde d'animo recandosi al primo villaggio e registrandosi come avventuriero per potersi guadagnare da vivere con semplici missioni. Durante il suo viaggio non riesce a non immischiarsi in faccende che non lo riguardano per salvare i deboli e sconfiggere i malfattori per il bene del prossimo. La sua propensione alla bontà e alla giustizia lo porta a conoscere Arianne Glenis Maple unendosi alla sua grande e nobile causa di salvare gli elfi cuoi coetanei dalla schiavitù, in cambio di informazioni per sciogliere la maledizione che lo affligge.
La trama dell'opera è piuttosto semplice e lineare, nonostante ci sia un timido antagonista che tesse le sue trame un po' in tutte le vicende in cui il protagonista si imbatte. Non ci sono particolari colpi di scena, gli eventi si susseguono con naturalezza e senza intoppi di sorta o buchi di trama. Si potrebbe dire che la trama in sé è un po' banale ciononostante le semplici premesse narrative messe in campo vengono portate avanti con altrettanta semplicità, senza particolare lode o infamia. Menzione d'onore va fatta per alcune delle tematiche trattate nell'anime, come la tratta degli schiavi, l'inclusività e il razzismo, certo non trattate con la dovuta perizia ma affrontate con coraggio, anche nelle scene scelte narrative, alcune volte, crude; si ma non troppo. Nell'opera ci sono diversi momenti simpatici che infastidiscono solo alcune volte, ritengo siano stati usati abbastanza bene per divertire e dare uno stacco ad alcuni momenti.
Il design dei personaggi non è particolarmente elaborato, ciononostante sono apprezzabili e ben caratterizzati. Per quanto riguarda il loro carattere e il background mostrano decisamente il fianco a una narrazione non molto curata in questo senso, per questo motivo i personaggi risultano un po' banali, stereotipati e senza profondità, rimanendo così un po' insipidi. La crescita dei personaggi è quasi pressoché inesistente. Per quanto riguarda il protagonista, Arc, è davvero apprezzabile come si sposino due aspetti del suo carattere, da un lato una certa maturità e dall'altra lo stupore e l'ingenuità tipicamente fanciullesca.
Il comparto narrativo, così come quello tecnico, l'effettistica e il comparto sonoro sono buoni, si sarebbe potuto lavorare meglio sul comparto sonoro per quanto riguarda le soundtrack, a mio avviso un po' anonime.
Nel complesso l'opera è piacevole così come la narrazione semplice senza pretese per una trama lineare e non banale che alterna momenti drammatici a momenti simpatici che sanno strappare un sorriso allo spettatore. Consiglio l'opera a chi non ha voglia di seguire trame complesse e godersi una narrazione leggera e simpatica. Spero presto in una seconda stagione.
La trama dell'opera è piuttosto semplice e lineare, nonostante ci sia un timido antagonista che tesse le sue trame un po' in tutte le vicende in cui il protagonista si imbatte. Non ci sono particolari colpi di scena, gli eventi si susseguono con naturalezza e senza intoppi di sorta o buchi di trama. Si potrebbe dire che la trama in sé è un po' banale ciononostante le semplici premesse narrative messe in campo vengono portate avanti con altrettanta semplicità, senza particolare lode o infamia. Menzione d'onore va fatta per alcune delle tematiche trattate nell'anime, come la tratta degli schiavi, l'inclusività e il razzismo, certo non trattate con la dovuta perizia ma affrontate con coraggio, anche nelle scene scelte narrative, alcune volte, crude; si ma non troppo. Nell'opera ci sono diversi momenti simpatici che infastidiscono solo alcune volte, ritengo siano stati usati abbastanza bene per divertire e dare uno stacco ad alcuni momenti.
Il design dei personaggi non è particolarmente elaborato, ciononostante sono apprezzabili e ben caratterizzati. Per quanto riguarda il loro carattere e il background mostrano decisamente il fianco a una narrazione non molto curata in questo senso, per questo motivo i personaggi risultano un po' banali, stereotipati e senza profondità, rimanendo così un po' insipidi. La crescita dei personaggi è quasi pressoché inesistente. Per quanto riguarda il protagonista, Arc, è davvero apprezzabile come si sposino due aspetti del suo carattere, da un lato una certa maturità e dall'altra lo stupore e l'ingenuità tipicamente fanciullesca.
Il comparto narrativo, così come quello tecnico, l'effettistica e il comparto sonoro sono buoni, si sarebbe potuto lavorare meglio sul comparto sonoro per quanto riguarda le soundtrack, a mio avviso un po' anonime.
Nel complesso l'opera è piacevole così come la narrazione semplice senza pretese per una trama lineare e non banale che alterna momenti drammatici a momenti simpatici che sanno strappare un sorriso allo spettatore. Consiglio l'opera a chi non ha voglia di seguire trame complesse e godersi una narrazione leggera e simpatica. Spero presto in una seconda stagione.
“Skeleton Knight in Another World” è una serie fantasy composta da dodici episodi.
La serie è annoverabile dentro al grande calderone degli anime isekai, cioè che hanno come peculiarità la fattispecie che il protagonista viene catapultato per un “x motivo”, dentro un nuovo mondo, diverso da quello di origine. Dopo tale premessa, ogni serie di questo genere, si evolve ed è ambientata in una miriade di varianti diverse, ed è proprio in questo che bisogna giudicare la bontà del prodotto.
In questa serie ci troviamo con il nostro beniamino, che si è risvegliato nel suo avatar di gioco, denominatolo “Arc”, caratterizzato da un suo equipaggiamento, ma specialmente da una sua “build”, su cui farà girare il suo stile di gioco/vita, dal momento che definiscono i limiti delle sue skill e delle sue capacità. Questo almeno in teoria, purtroppo tali limitazioni avranno ben poco peso nello sviluppo degli scontri, che si limiteranno per lo più a un mero sfoggio di forza bruta, che risulterà preponderante e soverchiante fin da subito.
Se dal punto di vista dell’azione, la strategia non sarà il punto forte della serie, come contrappeso ci sarà il suo “realismo” negli avvenimenti, quindi sangue, violenza e reazioni più veritiere, quindi se si assisterà a una ferita, essa sanguinerà e in generale i temi saranno per lo più maturi e più adatti ad un’ambiente medievale e perciò non ancora così evoluto, sul versante sociale.
Detto ciò i toni in generale saranno per lo più scanzonati e pacifici, senza però disdegnare qualche spunto di riflessione interessante, quali la troppa immedesimazione nel proprio personaggio, la coesistenza tra le razze, la convivenza tra la propria storia passata e il futuro che verrà, etc, anche se giustappunto saranno per lo più accenni e quindi non sfoceranno mai in profonde e complesse riflessioni, che invece per mio giudizio personale, avrebbero giovato al clima generale della storia, senza dover lasciare la maggior parte del peso del realismo alle scene più cruente e quindi alla parte action. Questo lascerà più spoglio il lato narrativo, pervaso dal pieno e pressoché incrollabile buon umore del protagonista, che non farà mai flettere la narrativa a favore di una storia più piena e magari più interessante dal punto di vista dei fatti, ma si abbandonerà per lo più nella goduria e nello sfarzo delle immense capacità intrinseche al personaggio, in cui si è “reincarnato” il nostro protagonista.
La storia di fondo, inizialmente sembrerà volersi sviluppare tramite il classico meccanismo delle “quest”, in cui man mano ci si avventura e si procede con il racconto dei fatti, in maniera episodica.
Fortunatamente, una storia di fondo c’è e non si evolverà solo grazie ai progressi del nostro protagonista e alle sue azioni, insomma la serie non risulterà “Arc centrica” e non si dovrà aspettare qualche sua azione, per far sì che si evolva la situazione, sì ovviamente sarà il motore trainante di gran parte degli avvenimenti, ma anche i vari comprimari godranno di vita propria e svolgeranno diverse macchinazioni per raggiungere i loro scopi, che non faranno rimpiangere i momenti centrati sul nostro protagonista, anzi saranno quella flebile parte che permetterà di dare profondità alla trama principale dell’intera serie.
I personaggi principali non saranno molti, ma gioco forza il loro aspetto grafico ben riuscito, riusciranno a risaltare abbastanza, nonostante una caratterizzazione psicologica non così sviluppata, spesso risulteranno schiavi delle loro azioni, più che promotori di esse per un moto interiore dato dal loro essere se stessi, quindi mi sono risultati più meri strumenti in balia della storia, che veri e propri comprimari.
La componente tecnica, per quanto riguarda il lato grafico e le scelte stilistiche, le ho trovate molto piacevoli e accattivanti, quindi dalla armatura di Arc o dall’aspetto così "puccioso" di Ponta e anche per la rappresentazione di molti dei mostri presenti o dal vestiario dei personaggi, li ho trovati tutti molto belli, poi per quel che ne sappia e ne capisca, accenno che sarà presente in qualche sporadico frangente la CGI, che per quanto si noti in parte la differenza, non l’ho trovata particolarmente fastidiosa e anzi ben inserita, ribadendo per quel poco che mi è risultata presente e solamente da un punto di vista meramente estetico.
Invece per il lato sonoro, devo dire di aver apprezzato entrambe le sigle, orecchiabile l’opening, anche se non così memorabile, mentre l’ending l’ho trovata molto più coinvolgente e ispirata, sia presa a sè che inserita nel contesto della serie.
In conclusione, la serie mi ha dato molto l’impressione “ha le capacità, ma non si applica”, insomma un tentativo di mettere su schermo una storia più forte e cruda, ma che poi si perde e banalizza molti momenti con un’allegria e una grinta travolgente, che rende il tutto molto meno coinvolgente e effimero prediligendo la spettacolarità e i classici stilemi, che comunque la rendono una serie godibile, ma non memorabile.
La serie è annoverabile dentro al grande calderone degli anime isekai, cioè che hanno come peculiarità la fattispecie che il protagonista viene catapultato per un “x motivo”, dentro un nuovo mondo, diverso da quello di origine. Dopo tale premessa, ogni serie di questo genere, si evolve ed è ambientata in una miriade di varianti diverse, ed è proprio in questo che bisogna giudicare la bontà del prodotto.
In questa serie ci troviamo con il nostro beniamino, che si è risvegliato nel suo avatar di gioco, denominatolo “Arc”, caratterizzato da un suo equipaggiamento, ma specialmente da una sua “build”, su cui farà girare il suo stile di gioco/vita, dal momento che definiscono i limiti delle sue skill e delle sue capacità. Questo almeno in teoria, purtroppo tali limitazioni avranno ben poco peso nello sviluppo degli scontri, che si limiteranno per lo più a un mero sfoggio di forza bruta, che risulterà preponderante e soverchiante fin da subito.
Se dal punto di vista dell’azione, la strategia non sarà il punto forte della serie, come contrappeso ci sarà il suo “realismo” negli avvenimenti, quindi sangue, violenza e reazioni più veritiere, quindi se si assisterà a una ferita, essa sanguinerà e in generale i temi saranno per lo più maturi e più adatti ad un’ambiente medievale e perciò non ancora così evoluto, sul versante sociale.
Detto ciò i toni in generale saranno per lo più scanzonati e pacifici, senza però disdegnare qualche spunto di riflessione interessante, quali la troppa immedesimazione nel proprio personaggio, la coesistenza tra le razze, la convivenza tra la propria storia passata e il futuro che verrà, etc, anche se giustappunto saranno per lo più accenni e quindi non sfoceranno mai in profonde e complesse riflessioni, che invece per mio giudizio personale, avrebbero giovato al clima generale della storia, senza dover lasciare la maggior parte del peso del realismo alle scene più cruente e quindi alla parte action. Questo lascerà più spoglio il lato narrativo, pervaso dal pieno e pressoché incrollabile buon umore del protagonista, che non farà mai flettere la narrativa a favore di una storia più piena e magari più interessante dal punto di vista dei fatti, ma si abbandonerà per lo più nella goduria e nello sfarzo delle immense capacità intrinseche al personaggio, in cui si è “reincarnato” il nostro protagonista.
La storia di fondo, inizialmente sembrerà volersi sviluppare tramite il classico meccanismo delle “quest”, in cui man mano ci si avventura e si procede con il racconto dei fatti, in maniera episodica.
Fortunatamente, una storia di fondo c’è e non si evolverà solo grazie ai progressi del nostro protagonista e alle sue azioni, insomma la serie non risulterà “Arc centrica” e non si dovrà aspettare qualche sua azione, per far sì che si evolva la situazione, sì ovviamente sarà il motore trainante di gran parte degli avvenimenti, ma anche i vari comprimari godranno di vita propria e svolgeranno diverse macchinazioni per raggiungere i loro scopi, che non faranno rimpiangere i momenti centrati sul nostro protagonista, anzi saranno quella flebile parte che permetterà di dare profondità alla trama principale dell’intera serie.
I personaggi principali non saranno molti, ma gioco forza il loro aspetto grafico ben riuscito, riusciranno a risaltare abbastanza, nonostante una caratterizzazione psicologica non così sviluppata, spesso risulteranno schiavi delle loro azioni, più che promotori di esse per un moto interiore dato dal loro essere se stessi, quindi mi sono risultati più meri strumenti in balia della storia, che veri e propri comprimari.
La componente tecnica, per quanto riguarda il lato grafico e le scelte stilistiche, le ho trovate molto piacevoli e accattivanti, quindi dalla armatura di Arc o dall’aspetto così "puccioso" di Ponta e anche per la rappresentazione di molti dei mostri presenti o dal vestiario dei personaggi, li ho trovati tutti molto belli, poi per quel che ne sappia e ne capisca, accenno che sarà presente in qualche sporadico frangente la CGI, che per quanto si noti in parte la differenza, non l’ho trovata particolarmente fastidiosa e anzi ben inserita, ribadendo per quel poco che mi è risultata presente e solamente da un punto di vista meramente estetico.
Invece per il lato sonoro, devo dire di aver apprezzato entrambe le sigle, orecchiabile l’opening, anche se non così memorabile, mentre l’ending l’ho trovata molto più coinvolgente e ispirata, sia presa a sè che inserita nel contesto della serie.
In conclusione, la serie mi ha dato molto l’impressione “ha le capacità, ma non si applica”, insomma un tentativo di mettere su schermo una storia più forte e cruda, ma che poi si perde e banalizza molti momenti con un’allegria e una grinta travolgente, che rende il tutto molto meno coinvolgente e effimero prediligendo la spettacolarità e i classici stilemi, che comunque la rendono una serie godibile, ma non memorabile.