Tari Tari
“Tari Tari” è un anime di tredici episodi prodotto nel 2012 dallo studio di animazione “P.A. Works” e nato da un’idea originale di Masakazu Hashimoto.
La trama ha per protagonisti cinque liceali: la piccola ma energica Konatsu; Sawa, che sogna di diventare una cavallerizza; Wakana, che un tempo studiava musica; Taichi, che pratica badminton; Wien, studente appena trasferitosi dall’estero. Questi ragazzi, seppur con interessi diversi, saranno accomunati dalla passione per il canto e insieme formeranno il club del coro.
L’anime, in sostanza, non si presenta come qualcosa di originale e innovativo. Durante tutta la sua durata, infatti, assisteremo a eventi e situazioni già viste o abbastanza prevedibili. Anche il suo obiettivo ultimo, ovvero mostraci la graduale crescita di un gruppo di adolescenti attraverso un hobby in comune, è piuttosto diffuso tra le serie degli ultimi anni. Ma proprio perché apprezzo gli anime di questo genere, non posso che mettere una buona parola su “Tari Tari”, che è riuscito a sviluppare, senza scivoloni o avvenimenti assurdi o tragici, il tema su cui era incentrato. Dunque, come oramai siamo abituati a fare, vedremo i protagonisti di “Tari Tari” alle prese con i loro sogni e le loro ambizioni, impegnarsi con tutti sé stessi per realizzarli e, allo stesso tempo, mettercela tutta anche per portare avanti il club del coro. Infatti, anche se Wakana, tra di essi, è l’unica che vuol fare della musica la sua professione, tutti e cinque non mancheranno di lottare per l’attività che li unisce e che permette loro di passare assieme e creare ricordi del loro ultimo anno alle superiori. Vien da sé che l’amicizia è uno temi fondamentali che pervade tutto l’anime, la quale, questa volta, non va a braccetto con le relazioni sentimentali. In effetti, alla fine della serie, viene accennata una piccola cotta, che mi sarebbe piaciuta vedere più approfondita, dato che i sentimenti di uno dei due erano davvero dolci. In mezzo a situazioni più leggere e allegre, poi, non può mancare l’evento drammatico, anch’esso trattato in modo da regalarci non poche emozioni, seppur l’incipit non fosse niente di così originale. Infine il consueto lato comico, capace di strappare ogni tanto qualche risata, con gag non troppo banali e situazioni spassose (basti pensare al messicano scambiato per maniaco da Wakana, che ancora oggi mi fa sorridere).
In un anime del genere, potevano i personaggi, a dispetto della trama, non essere il fulcro della serie? Ognuno, infatti, ha avuto il suo spazio, magari anche con un episodio appositamente a lui dedicato. Tuttavia, c’è chi è rimasto di più sotto i riflettori e chi meno. Sulle tre ragazze, ovviamene, ci si è concentrati di più: in particolare, spicca fra tutte Wakana, che tra l’altro è la protagonista e quella che ha dovuto affrontare le situazioni più difficili. Ne deriva, automaticamente, che sia quella che è cresciuta e maturata maggiormente. Tuttavia, il mio personaggio preferito è Sawa, della quale ho apprezzato soprattutto la caparbietà nel voler realizzare a tutti i costi il proprio sogno, arrivando a scontrarsi col proprio padre e a dover accettare dei compromessi. I due ragazzi, come detto prima, non sono del tutto anonimi, ma sono parecchio oscurati dalla parte femminile. C’è da dire, comunque, che senza di loro il gruppo del coro non sarebbe lo stesso.
Uno dei punti forza dell’anime è sicuramente il comparto tecnico: anche se i profili del character design, tutto sommato carino, mi fanno un po’ storcere il naso, le animazioni sono molto fluide, e realizzati in maniera spettacolare sono soprattutto i fondali, che riproducono egregiamente ambientazioni stupende. Le OST, infine, sono belle e orecchiabili, anche se la loro figura la fanno soprattutto le canzoni, dall’opening “Dreamer” alle ending “Shiokaze no Harmon” e “Kokoro no Senritsu”, passando per l’insert song “Radiant Melody”.
Per finire, “Tari Tari” non è nulla di nuovo, ma riesce comunque a sviluppare bene il genere a cui appartiene, regalandoci tante emozioni e personaggi a cui ci si affeziona facilmente. Voto: 8
La trama ha per protagonisti cinque liceali: la piccola ma energica Konatsu; Sawa, che sogna di diventare una cavallerizza; Wakana, che un tempo studiava musica; Taichi, che pratica badminton; Wien, studente appena trasferitosi dall’estero. Questi ragazzi, seppur con interessi diversi, saranno accomunati dalla passione per il canto e insieme formeranno il club del coro.
L’anime, in sostanza, non si presenta come qualcosa di originale e innovativo. Durante tutta la sua durata, infatti, assisteremo a eventi e situazioni già viste o abbastanza prevedibili. Anche il suo obiettivo ultimo, ovvero mostraci la graduale crescita di un gruppo di adolescenti attraverso un hobby in comune, è piuttosto diffuso tra le serie degli ultimi anni. Ma proprio perché apprezzo gli anime di questo genere, non posso che mettere una buona parola su “Tari Tari”, che è riuscito a sviluppare, senza scivoloni o avvenimenti assurdi o tragici, il tema su cui era incentrato. Dunque, come oramai siamo abituati a fare, vedremo i protagonisti di “Tari Tari” alle prese con i loro sogni e le loro ambizioni, impegnarsi con tutti sé stessi per realizzarli e, allo stesso tempo, mettercela tutta anche per portare avanti il club del coro. Infatti, anche se Wakana, tra di essi, è l’unica che vuol fare della musica la sua professione, tutti e cinque non mancheranno di lottare per l’attività che li unisce e che permette loro di passare assieme e creare ricordi del loro ultimo anno alle superiori. Vien da sé che l’amicizia è uno temi fondamentali che pervade tutto l’anime, la quale, questa volta, non va a braccetto con le relazioni sentimentali. In effetti, alla fine della serie, viene accennata una piccola cotta, che mi sarebbe piaciuta vedere più approfondita, dato che i sentimenti di uno dei due erano davvero dolci. In mezzo a situazioni più leggere e allegre, poi, non può mancare l’evento drammatico, anch’esso trattato in modo da regalarci non poche emozioni, seppur l’incipit non fosse niente di così originale. Infine il consueto lato comico, capace di strappare ogni tanto qualche risata, con gag non troppo banali e situazioni spassose (basti pensare al messicano scambiato per maniaco da Wakana, che ancora oggi mi fa sorridere).
In un anime del genere, potevano i personaggi, a dispetto della trama, non essere il fulcro della serie? Ognuno, infatti, ha avuto il suo spazio, magari anche con un episodio appositamente a lui dedicato. Tuttavia, c’è chi è rimasto di più sotto i riflettori e chi meno. Sulle tre ragazze, ovviamene, ci si è concentrati di più: in particolare, spicca fra tutte Wakana, che tra l’altro è la protagonista e quella che ha dovuto affrontare le situazioni più difficili. Ne deriva, automaticamente, che sia quella che è cresciuta e maturata maggiormente. Tuttavia, il mio personaggio preferito è Sawa, della quale ho apprezzato soprattutto la caparbietà nel voler realizzare a tutti i costi il proprio sogno, arrivando a scontrarsi col proprio padre e a dover accettare dei compromessi. I due ragazzi, come detto prima, non sono del tutto anonimi, ma sono parecchio oscurati dalla parte femminile. C’è da dire, comunque, che senza di loro il gruppo del coro non sarebbe lo stesso.
Uno dei punti forza dell’anime è sicuramente il comparto tecnico: anche se i profili del character design, tutto sommato carino, mi fanno un po’ storcere il naso, le animazioni sono molto fluide, e realizzati in maniera spettacolare sono soprattutto i fondali, che riproducono egregiamente ambientazioni stupende. Le OST, infine, sono belle e orecchiabili, anche se la loro figura la fanno soprattutto le canzoni, dall’opening “Dreamer” alle ending “Shiokaze no Harmon” e “Kokoro no Senritsu”, passando per l’insert song “Radiant Melody”.
Per finire, “Tari Tari” non è nulla di nuovo, ma riesce comunque a sviluppare bene il genere a cui appartiene, regalandoci tante emozioni e personaggi a cui ci si affeziona facilmente. Voto: 8
"Tari Tari" è una serie della stagione estiva 2012 composta da tredici episodi di durata canonica, scritta e diretta da Masakazu Hashimoto e prodotta dallo studio P.A. Works.
La storia ruota attorno alle avventure di cinque studenti liceali, che in seguito a determinati avvenimenti si ritroveranno a formare il "club del coro", e che poco per volta vorranno sempre più assiduamente esibirsi in pubblico, anche se ovviamente non sarà facile come si potrebbe pensare.
Una storia semplice e dai toni molto dolci, che mescola sapientemente musica, scuola e vita quotidiana. La trama è molto lineare, e a volerla analizzare bene non è neanche una fattore fondamentale dell'opera; in sostanza non succede praticamente nulla. Si seguono semplicemente le più o meno normali giornate del club e dei loro membri, assaporandone le gioie e i dispiaceri, e solamente nel finale si intravede una struttura portante, necessaria per avviare l'atto conclusivo dell'opera. I personaggi sono molti, e ogni componente del gruppo principale viene analizzato egregiamente, anche con degli episodi appositamente dedicati alle situazioni personali di ognuno. Wakana è colei che potrebbe essere definita la protagonista principale per via del suo particolare coinvolgimento nella storia, ma alla fine, come anche la serie stessa non manca di suggerire, è il gruppo ciò che conta. Il fattore drammaticità non poteva mancare, vista la natura del prodotto, ma nel caso specifico di "Tari Tari" esso non è invasivo né eccessivamente estremizzato. Il dramma c'è, ma non è enfatizzato né abusato, non si cerca di spingere lo spettatore ad emozionarsi per forza, e questa è sicuramente una nota positiva; purtroppo però, come spesso accade, il finale risulta un po' troppo buonista, e per un occhio allenato facilmente intuibile.
Tecnicamente è un prodotto di ottima qualità sotto ogni punto di vista. Aggraziato e piacevole il design dei personaggi, fluide le animazioni, estremamente dettagliati e particolarmente suggestivi i fondali, arricchiti ulteriormente da spettacolari giochi di luce che creano delle atmosfere impeccabili. Il comparto sonoro è altrettanto curato, e cosa aspettarsi se non questo da un anime che tratta di musica? Il doppiaggio è più che adeguato, opening ed ending melodiose, OST azzeccate, insomma, quasi perfetto. Come precedentemente accennato il finale è facilmente intuibile, ma non per questo da buttare; nel complesso l'episodio conclusivo è più che discreto, risolve ogni problema, regala un piccolo accenno sul futuro dei protagonisti, e non può lasciare insoddisfatti.
In conclusione, una serie estremamente piacevole e facile da seguire, consigliata se si è alla ricerca di qualcosa di leggero ed emozionante al tempo stesso.
La storia ruota attorno alle avventure di cinque studenti liceali, che in seguito a determinati avvenimenti si ritroveranno a formare il "club del coro", e che poco per volta vorranno sempre più assiduamente esibirsi in pubblico, anche se ovviamente non sarà facile come si potrebbe pensare.
Una storia semplice e dai toni molto dolci, che mescola sapientemente musica, scuola e vita quotidiana. La trama è molto lineare, e a volerla analizzare bene non è neanche una fattore fondamentale dell'opera; in sostanza non succede praticamente nulla. Si seguono semplicemente le più o meno normali giornate del club e dei loro membri, assaporandone le gioie e i dispiaceri, e solamente nel finale si intravede una struttura portante, necessaria per avviare l'atto conclusivo dell'opera. I personaggi sono molti, e ogni componente del gruppo principale viene analizzato egregiamente, anche con degli episodi appositamente dedicati alle situazioni personali di ognuno. Wakana è colei che potrebbe essere definita la protagonista principale per via del suo particolare coinvolgimento nella storia, ma alla fine, come anche la serie stessa non manca di suggerire, è il gruppo ciò che conta. Il fattore drammaticità non poteva mancare, vista la natura del prodotto, ma nel caso specifico di "Tari Tari" esso non è invasivo né eccessivamente estremizzato. Il dramma c'è, ma non è enfatizzato né abusato, non si cerca di spingere lo spettatore ad emozionarsi per forza, e questa è sicuramente una nota positiva; purtroppo però, come spesso accade, il finale risulta un po' troppo buonista, e per un occhio allenato facilmente intuibile.
Tecnicamente è un prodotto di ottima qualità sotto ogni punto di vista. Aggraziato e piacevole il design dei personaggi, fluide le animazioni, estremamente dettagliati e particolarmente suggestivi i fondali, arricchiti ulteriormente da spettacolari giochi di luce che creano delle atmosfere impeccabili. Il comparto sonoro è altrettanto curato, e cosa aspettarsi se non questo da un anime che tratta di musica? Il doppiaggio è più che adeguato, opening ed ending melodiose, OST azzeccate, insomma, quasi perfetto. Come precedentemente accennato il finale è facilmente intuibile, ma non per questo da buttare; nel complesso l'episodio conclusivo è più che discreto, risolve ogni problema, regala un piccolo accenno sul futuro dei protagonisti, e non può lasciare insoddisfatti.
In conclusione, una serie estremamente piacevole e facile da seguire, consigliata se si è alla ricerca di qualcosa di leggero ed emozionante al tempo stesso.
"Tari Tari" è una di quelle serie "slice of Life" che ha riscosso (immeritatamente a parer mio) un discreto successo in chi lo ha visionato; questa opera per me invece è stata piuttosto deludente, ma soprattutto noiosa.
La trama ruota intorno ai cinque protagonisti all'ultimo anno di superiori con una passione comune: il canto e la musica. Tutti e cinque stanno attraversando quella parte della vita che li condurrà dall'adolescenza alla vita adulta e non vogliono che finisca senza un ricordo forte, un ricordo come un musical fatto tutti insieme che sia il frutto della loro passione; lo sviluppo di questo loro sogno farà da filo conduttore e anche espediente per raccontarci la storia di ogni singolo ragazzo. L'idea che sta dietro questa trama è ben studiata e realistica, come ci si dovrebbe aspettare da un'opera di questo genere; ciò che non mi ha convinto però è lo sviluppo.
Ciò che mi ha deluso della serie è principalmente la lentezza nello svolgimento della storia: uno slice of life, trattando argomenti prettamente reali, rischia di sfociare con facilità nella noia, e questo anime ne è la prova. Il susseguirsi degli eventi ha un ritmo completamente sbagliato, che fa perdere sia attenzione sia la voglia di seguirlo; è stata un'impresa giungere all'ultima puntata. Inoltre per ogni personaggio viene dedicata una "mini-storia", ma tutte eccetto quella di Wakana mi sono risultate eccessivamente "reali"; cioè, mi spiego meglio, io amo il realismo negli anime, ma alcune storie non meritano di essere raccontate, perché non hanno nulla di speciale che attragga la nostra attenzione, e quattro su cinque delle esperienze raccontate da questo anime sono state percepite così da me. Ultima cosa che non mi ha convinto, ma non per importanza, l'eccessivo buonismo che aleggia nell'aria... Se vuoi costruire una storia reale non possono essere tutti gentili, e non finisce tutto bene, bisogna rendersene conto, e, anche se gli eventi nella serie "precipitano" lo stesso, l'aria che si respira è quella del mondo pulito e 'coccoloso'... Anche se può essere interessante la visione del mondo sempre positiva contro le difficoltà e gli ostacoli della vita, secondo me in questa opera vengono affrontati nel modo sbagliato, presi sotto gamba da un certo punto di vista.
Ho criticato aspramente questo anime, ma ha anche qualche piccolo lato positivo: Mahiru è un personaggio gentile e ben costruito che mi ha davvero toccato il cuore. Poi, come già detto, la storia di Wakana ha la sua validità. Infine il disegno e le musiche sono davvero apprezzabili, anche se la colorazione generale mi è risultata un po' moscia.
Non lo consiglio, è noioso, ma ha riscosso abbastanza successo in chi lo ha guardato, come potrete notare dalle altre recensioni, quindi se ne avete voglia provateci e fatemi sapere.
La trama ruota intorno ai cinque protagonisti all'ultimo anno di superiori con una passione comune: il canto e la musica. Tutti e cinque stanno attraversando quella parte della vita che li condurrà dall'adolescenza alla vita adulta e non vogliono che finisca senza un ricordo forte, un ricordo come un musical fatto tutti insieme che sia il frutto della loro passione; lo sviluppo di questo loro sogno farà da filo conduttore e anche espediente per raccontarci la storia di ogni singolo ragazzo. L'idea che sta dietro questa trama è ben studiata e realistica, come ci si dovrebbe aspettare da un'opera di questo genere; ciò che non mi ha convinto però è lo sviluppo.
Ciò che mi ha deluso della serie è principalmente la lentezza nello svolgimento della storia: uno slice of life, trattando argomenti prettamente reali, rischia di sfociare con facilità nella noia, e questo anime ne è la prova. Il susseguirsi degli eventi ha un ritmo completamente sbagliato, che fa perdere sia attenzione sia la voglia di seguirlo; è stata un'impresa giungere all'ultima puntata. Inoltre per ogni personaggio viene dedicata una "mini-storia", ma tutte eccetto quella di Wakana mi sono risultate eccessivamente "reali"; cioè, mi spiego meglio, io amo il realismo negli anime, ma alcune storie non meritano di essere raccontate, perché non hanno nulla di speciale che attragga la nostra attenzione, e quattro su cinque delle esperienze raccontate da questo anime sono state percepite così da me. Ultima cosa che non mi ha convinto, ma non per importanza, l'eccessivo buonismo che aleggia nell'aria... Se vuoi costruire una storia reale non possono essere tutti gentili, e non finisce tutto bene, bisogna rendersene conto, e, anche se gli eventi nella serie "precipitano" lo stesso, l'aria che si respira è quella del mondo pulito e 'coccoloso'... Anche se può essere interessante la visione del mondo sempre positiva contro le difficoltà e gli ostacoli della vita, secondo me in questa opera vengono affrontati nel modo sbagliato, presi sotto gamba da un certo punto di vista.
Ho criticato aspramente questo anime, ma ha anche qualche piccolo lato positivo: Mahiru è un personaggio gentile e ben costruito che mi ha davvero toccato il cuore. Poi, come già detto, la storia di Wakana ha la sua validità. Infine il disegno e le musiche sono davvero apprezzabili, anche se la colorazione generale mi è risultata un po' moscia.
Non lo consiglio, è noioso, ma ha riscosso abbastanza successo in chi lo ha guardato, come potrete notare dalle altre recensioni, quindi se ne avete voglia provateci e fatemi sapere.
"Tari Tari"... che dire? Semplicemente un bell'anime, decisamente da vedere!
La storia di cinque ragazzi che in un ambiente scolastico molto idealistico si incontrano e costituiscono un club di coro (e a volte badminton), realizzando un progetto che appassionerà tutti. I vari episodi sono colmi di scene divertenti ma a tratti anche tristi, fatti quotidiani di una vita non solo scolastica che fanno riflettere. I personaggi sono ben strutturati, le canzoni semplicemente splendide, l'ambiente come in quasi tutti gli slice of life abbastanza monotono (per lo più a scuola o nelle varie abitazioni dei ragazzi).
Io, personalmente, ho trovato quest'anime molto rilassante e lo consiglio vivamente!
La storia di cinque ragazzi che in un ambiente scolastico molto idealistico si incontrano e costituiscono un club di coro (e a volte badminton), realizzando un progetto che appassionerà tutti. I vari episodi sono colmi di scene divertenti ma a tratti anche tristi, fatti quotidiani di una vita non solo scolastica che fanno riflettere. I personaggi sono ben strutturati, le canzoni semplicemente splendide, l'ambiente come in quasi tutti gli slice of life abbastanza monotono (per lo più a scuola o nelle varie abitazioni dei ragazzi).
Io, personalmente, ho trovato quest'anime molto rilassante e lo consiglio vivamente!
"Slice of Life" molto spesso sembra quasi dispregiativo o, meglio, sinonimo del quieto vivere, privo di emozioni e passioni coinvolgenti. In effetti, anche se questo genere di commedie narra le vicende di una normale esistenza, priva di magia o chissà quali forze soprannaturali, non per questo deve essere così denigrato. La vita di un liceale, alle volte, può essere drammatica tanto quanto un'opera di Sofocle o Eschilo (grandi drammaturghi greci) e, seppur in maniera limitata al mondo dei protagonisti, appassionare con le vicende amorose, le difficoltà scolastiche e famigliari... insomma, cose comuni, ma non per questo monotone.
"Tari Tari" è un ottimo esempio di quanto detto sopra: uscito nel 2012, è in grado di conquistare l'attenzione degli spettatori per tutte e tredici le puntate, anche se, magari, non vi piacciono gli anime musicali (come al sottoscritto) o troppo sdolcinati.
La storia è semplice, ma non per questo banale e, in breve, racconta le vicende di un gruppo di cinque ragazzi che si incontrano per coltivare la loro passione comune: il canto. Non erano amici, ma col passare dei giorni impareranno a conoscersi, aiutandosi reciprocamente a superare le varie difficoltà. Konatsu Miyamoto, piccola e peperina, ha una vera e propria ossessione per il canto, ma sarà solo grazie ai suoi nuovi amici che riuscirà a manifestarla appieno. Wakana Sakai invece sta soffrendo per la recente morte della madre e, almeno all'inizio, risulterà piuttosto taciturna e solitaria, ma non passerà molto prima che i suoi compagni saranno in grado di riappacificarla con il ricordo della madre e la "costringeranno" a riprendere il canto. Sawa Okita è calma e matura, ma anche lei non è esente dalle difficoltà giovanili, così come i due ragazzi del gruppo, Taichi Tanaka, ultra sportivo, e Wien, soprannome datogli in quanto originario di Vienna.
Questa è la struttura del gruppo, le basi, le fondamenta di quella che sarà una grande struttura, costruita sull'amicizia e sulla fiducia reciproca. Nonostante le varie difficoltà e le sofferenze che dovranno affrontare, non si arrenderanno e, sostenendosi l'un l'altro, riusciranno a far avverare il loro sogno comune: cantare ed essere felici.
La grafica è molto buona e i colori tenui, quasi candidi, rendono il tutto molto rilassante. Certamente le musiche sono ben realizzate e dico certamente perché, trattandosi di un anime a sfondo musicale, è logico che si dia molta importanza alle varie canzoni presenti e, come si può constatare, queste saranno veramente il centro di tutta l'opera, non solo per la storia, ma anche come collante per le varie scene e, soprattutto, come mezzo per trasmettere emozioni.
La regia è buona e, nel contesto, riesce a coinvolgere per tutta la durata dell'anime, senza creare momenti morti o, al contrario, accelerare alla fine per riuscire a stare nel numero ristretto di episodi.
Per quanto riguarda invece l'analisi dei personaggi, non saprei veramente cosa dire, non perché non ci sia nulla da chiarire, ma perché, in effetti, i vari sentimenti vengono trattati con tale bellezza e chiarezza da immergere completamente lo spettatore nell'animo dei vari protagonisti. Emozioni e passioni emergono in maniera possente, alle volte con discorsi interiori o dichiarazioni solitarie, altre volte invece traspaiono, in maniera più sottile, dagli occhi dei ragazzi, dai loro gesti, dalle loro espressioni.
Un sentimento non detto è ancora più bello di un altro spifferato ai quattro venti, perché riesce a creare un'affinità maggiore tra il personaggio interessato e il "pubblico", una sorta di patto tra i due, che li porta ad avere segreti comuni. Penso che sia proprio questa la forza di "Tari Tari", cioè quella di non sembrare una semplice commedia, ma di coinvolgere a tal punto chi lo guarda da catapultarlo in quel mondo di sogni, pianti e risate. Le lacrime di un personaggio sono le proprie lacrime e le risate di un altro escono, non dalle casse di un computer, ma dalla propria bocca...
Un piccolo difettuccio? All'inizio ero alquanto deluso che non ci fosse un minimo di "amore", non chiedevo triangoli amorosi o esplosioni ormonali, ma, seppur in piccola misura, un timido sguardo, un qualche indizio che rivelasse qualcosa di più che semplice amicizia. Sono rimasto deluso, ma poi qualcosa è cambiato e, devo ammetterlo, quel cambiamento è stato reso in maniera esemplare. Pian piano si sono avvicinati, quasi inaspettatamente e, alla fine, è sbocciato qualcosa di più... chi? Beh, tocca a voi scoprirlo.
Concludo consigliandovi "Tari Tari", non come anime da guardare velocemente o in maniera sbrigativa, ma come un'opera da gustare con tranquillità, lasciandosi trasportare dal fiume di emozioni e sentimenti che, in alcuni momenti, sembrerà straripare, in altri invece apparirà più quieto. Il finale è molto bello e, allo stesso tempo, malinconico, perché alla fine sembra quasi un addio e il dispiacere nell'abbandonare quei giovani studenti sarà enorme.
Io ho finito, ora tocca a voi incominciare.
Voto finale: 8
"Tari Tari" è un ottimo esempio di quanto detto sopra: uscito nel 2012, è in grado di conquistare l'attenzione degli spettatori per tutte e tredici le puntate, anche se, magari, non vi piacciono gli anime musicali (come al sottoscritto) o troppo sdolcinati.
La storia è semplice, ma non per questo banale e, in breve, racconta le vicende di un gruppo di cinque ragazzi che si incontrano per coltivare la loro passione comune: il canto. Non erano amici, ma col passare dei giorni impareranno a conoscersi, aiutandosi reciprocamente a superare le varie difficoltà. Konatsu Miyamoto, piccola e peperina, ha una vera e propria ossessione per il canto, ma sarà solo grazie ai suoi nuovi amici che riuscirà a manifestarla appieno. Wakana Sakai invece sta soffrendo per la recente morte della madre e, almeno all'inizio, risulterà piuttosto taciturna e solitaria, ma non passerà molto prima che i suoi compagni saranno in grado di riappacificarla con il ricordo della madre e la "costringeranno" a riprendere il canto. Sawa Okita è calma e matura, ma anche lei non è esente dalle difficoltà giovanili, così come i due ragazzi del gruppo, Taichi Tanaka, ultra sportivo, e Wien, soprannome datogli in quanto originario di Vienna.
Questa è la struttura del gruppo, le basi, le fondamenta di quella che sarà una grande struttura, costruita sull'amicizia e sulla fiducia reciproca. Nonostante le varie difficoltà e le sofferenze che dovranno affrontare, non si arrenderanno e, sostenendosi l'un l'altro, riusciranno a far avverare il loro sogno comune: cantare ed essere felici.
La grafica è molto buona e i colori tenui, quasi candidi, rendono il tutto molto rilassante. Certamente le musiche sono ben realizzate e dico certamente perché, trattandosi di un anime a sfondo musicale, è logico che si dia molta importanza alle varie canzoni presenti e, come si può constatare, queste saranno veramente il centro di tutta l'opera, non solo per la storia, ma anche come collante per le varie scene e, soprattutto, come mezzo per trasmettere emozioni.
La regia è buona e, nel contesto, riesce a coinvolgere per tutta la durata dell'anime, senza creare momenti morti o, al contrario, accelerare alla fine per riuscire a stare nel numero ristretto di episodi.
Per quanto riguarda invece l'analisi dei personaggi, non saprei veramente cosa dire, non perché non ci sia nulla da chiarire, ma perché, in effetti, i vari sentimenti vengono trattati con tale bellezza e chiarezza da immergere completamente lo spettatore nell'animo dei vari protagonisti. Emozioni e passioni emergono in maniera possente, alle volte con discorsi interiori o dichiarazioni solitarie, altre volte invece traspaiono, in maniera più sottile, dagli occhi dei ragazzi, dai loro gesti, dalle loro espressioni.
Un sentimento non detto è ancora più bello di un altro spifferato ai quattro venti, perché riesce a creare un'affinità maggiore tra il personaggio interessato e il "pubblico", una sorta di patto tra i due, che li porta ad avere segreti comuni. Penso che sia proprio questa la forza di "Tari Tari", cioè quella di non sembrare una semplice commedia, ma di coinvolgere a tal punto chi lo guarda da catapultarlo in quel mondo di sogni, pianti e risate. Le lacrime di un personaggio sono le proprie lacrime e le risate di un altro escono, non dalle casse di un computer, ma dalla propria bocca...
Un piccolo difettuccio? All'inizio ero alquanto deluso che non ci fosse un minimo di "amore", non chiedevo triangoli amorosi o esplosioni ormonali, ma, seppur in piccola misura, un timido sguardo, un qualche indizio che rivelasse qualcosa di più che semplice amicizia. Sono rimasto deluso, ma poi qualcosa è cambiato e, devo ammetterlo, quel cambiamento è stato reso in maniera esemplare. Pian piano si sono avvicinati, quasi inaspettatamente e, alla fine, è sbocciato qualcosa di più... chi? Beh, tocca a voi scoprirlo.
Concludo consigliandovi "Tari Tari", non come anime da guardare velocemente o in maniera sbrigativa, ma come un'opera da gustare con tranquillità, lasciandosi trasportare dal fiume di emozioni e sentimenti che, in alcuni momenti, sembrerà straripare, in altri invece apparirà più quieto. Il finale è molto bello e, allo stesso tempo, malinconico, perché alla fine sembra quasi un addio e il dispiacere nell'abbandonare quei giovani studenti sarà enorme.
Io ho finito, ora tocca a voi incominciare.
Voto finale: 8
"Tari Tari" è un anime 'leggero', oserei dire appena sussurrato, che scivola dolcemente senza eccessi in positivo o in negativo. Non mancano dei picchi di densità (ep. 5 e 6 per intenderci), ma in sostanza si tratta di uno slice of life abbastanza normale, utile a chi è in cerca di una fonte di relax e non di emozioni forti. Da questo punto di vista la durata ristretta della saga - appena tredici episodi - non è stata nociva, a differenza di altre trame che avrebbero necessità di più spazio per potersi sviluppare adeguatamente.
L'ho visionato più che altro per curiosità, in quanto prodotto dalla stessa 'casa', la P.A. Works, che ha editato "True Tears", e pure in questa occasione i ragazzi di Nanto hanno fatto un buon lavoro. L'animazione è stata 'azzeccata', così come il character design dei personaggi, con qualche lieve sbavatura nelle puntate finali (limiti di budget raggiunti forse).
Anche le musiche (ormai sono in fissa con questo dettaglio dopo aver 'ascoltato' "EF" e "K-On") hanno avuto il loro discreto effetto, pur mancando OST da ricordare.
A mio parere l'aspetto più riuscito di tutta la costruzione è stato il doppiaggio. C'era chimica positiva tra le voci e i personaggi, e tra gli stessi doppiatori. Non so perché, ma nel tono dei dialoghi ho notato frammenti che mi hanno fatto immaginare un gruppo unito perfino nella realtà, al di fuori degli schemi imposti dall'opera. Complimenti.
L'ho visionato più che altro per curiosità, in quanto prodotto dalla stessa 'casa', la P.A. Works, che ha editato "True Tears", e pure in questa occasione i ragazzi di Nanto hanno fatto un buon lavoro. L'animazione è stata 'azzeccata', così come il character design dei personaggi, con qualche lieve sbavatura nelle puntate finali (limiti di budget raggiunti forse).
Anche le musiche (ormai sono in fissa con questo dettaglio dopo aver 'ascoltato' "EF" e "K-On") hanno avuto il loro discreto effetto, pur mancando OST da ricordare.
A mio parere l'aspetto più riuscito di tutta la costruzione è stato il doppiaggio. C'era chimica positiva tra le voci e i personaggi, e tra gli stessi doppiatori. Non so perché, ma nel tono dei dialoghi ho notato frammenti che mi hanno fatto immaginare un gruppo unito perfino nella realtà, al di fuori degli schemi imposti dall'opera. Complimenti.
Con "Tari Tari" ci troviamo di fronte, a mio parere, a un anime quasi impareggiabile sul lato tecnico, ma con una storia non sempre così esaltante.
La caratterizzazione grafica dei personaggi è di buon livello, mentre gli sfondi sono eccezionali, identici in tutto e per tutto alle loro controparti reali; la storia, invece, vede come protagonisti un gruppo di liceali che si riuniscono per motivi diversi, per fare un gruppo di canto, contro quello tradizionale della loro scuola superiore, per mettere in scena una propria esibizione. Il perché decidano di farlo è uno dei punti principali della storia.
I protagonisti di questo racconto però non sono tutti ben riusciti. Bellissima la storia che ripercorre le vicissitudini di Wakana, personaggio inizialmente quasi in secondo piano, ma a poco a poco vero protagonista del fulcro della storia. Sufficiente invece la storia di Sawa, personaggio che, invece, a mio parere, avrebbe meritato una maggior caratterizzazione e anche maggior spazio. A metà fra l'adorabile e l'irritante, troviamo invece il personaggio di Konatsu, il "motore" della storia, colei che da il la al gruppo, mentre i due ragazzi del gruppo hanno un ruolo marginale se non del tutto insignificante ai fini della storia. Storia per l'appunto, che vive di alti e bassi, di una generale lentezza nella narrazione pur essendo l'anime non lungo (tredici puntate). Non di rado, a mio avviso, capiterà di annoiarsi per interi episodi, fino ad arrivare a episodi invece molto interessanti, emozionanti e commoventi (generalmente quelli riguardanti Wakana).
In definitiva, un anime tecnicamente straordinario, che va guardato anche solo per la qualità grafica di cui dispone, che ha anche il pregio di avere al suo interno il personaggio di Wakana, che saprà entrare nel cuore dello spettatore; peccato non aver sfruttato le potenzialità degli altri protagonisti per arricchire il racconto. "Tari Tari" è quindi una bella storia sull'amore per la musica, per la famiglia, sulla gioia nel fare le cose che più si amano insieme con gli amici, anche se in questo, va detto, altri anime sanno fare molto meglio.
La caratterizzazione grafica dei personaggi è di buon livello, mentre gli sfondi sono eccezionali, identici in tutto e per tutto alle loro controparti reali; la storia, invece, vede come protagonisti un gruppo di liceali che si riuniscono per motivi diversi, per fare un gruppo di canto, contro quello tradizionale della loro scuola superiore, per mettere in scena una propria esibizione. Il perché decidano di farlo è uno dei punti principali della storia.
I protagonisti di questo racconto però non sono tutti ben riusciti. Bellissima la storia che ripercorre le vicissitudini di Wakana, personaggio inizialmente quasi in secondo piano, ma a poco a poco vero protagonista del fulcro della storia. Sufficiente invece la storia di Sawa, personaggio che, invece, a mio parere, avrebbe meritato una maggior caratterizzazione e anche maggior spazio. A metà fra l'adorabile e l'irritante, troviamo invece il personaggio di Konatsu, il "motore" della storia, colei che da il la al gruppo, mentre i due ragazzi del gruppo hanno un ruolo marginale se non del tutto insignificante ai fini della storia. Storia per l'appunto, che vive di alti e bassi, di una generale lentezza nella narrazione pur essendo l'anime non lungo (tredici puntate). Non di rado, a mio avviso, capiterà di annoiarsi per interi episodi, fino ad arrivare a episodi invece molto interessanti, emozionanti e commoventi (generalmente quelli riguardanti Wakana).
In definitiva, un anime tecnicamente straordinario, che va guardato anche solo per la qualità grafica di cui dispone, che ha anche il pregio di avere al suo interno il personaggio di Wakana, che saprà entrare nel cuore dello spettatore; peccato non aver sfruttato le potenzialità degli altri protagonisti per arricchire il racconto. "Tari Tari" è quindi una bella storia sull'amore per la musica, per la famiglia, sulla gioia nel fare le cose che più si amano insieme con gli amici, anche se in questo, va detto, altri anime sanno fare molto meglio.
Ogni volta che mi ritrovo a guardare un anime del genere la domanda che mi pongo è la seguente: "Ma gli adolescenti giapponesi sono davvero così oppure quello che viene rappresentato è un modello ideale di gioventù che nella realtà non esiste?" Da occidentale sono poco propenso ad accettare la prima ipotesi: in fondo, gli stessi americani ci hanno seppellito con una marea di brutti film il cui unico scopo è quello di indottrinare il resto del mondo sulla bellezza del loro stile di vita e sull'onestà e l'incorruttibilità del loro modo di pensare. Quindi, il sospetto che una buona parte dell'animazione sia diretta a spiegare alla gioventù come dev'essere il prototipo del perfetto studente giapponese è molto, molto forte. E anche abbastanza fastidioso.
Così, guardando questi cinque ragazzi inseguire il loro sogno in modo così ostinato e indefesso, mi è venuto quel prurito che avverto ogni volta che si esagera col buonismo, rendendo irrealistica l'intera narrazione. Va chiarito che io ritengo, in fondo, "Tari Tari" un buon titolo, che si guarda molto volentieri quando il grigiore della vita di ogni giorno ti fa venir voglia di rilassarsi con qualcosa di fresco e allegro; le avvertenze di cui sopra servono solo a ricordare al qui presente recensore di non esagerare con la valutazione, in quanto non si tratta di un lavoro a cui va attribuita troppa importanza. Anime come questi ce ne sono a migliaia in circolazione e tutti con lo stesso difetto di fondo; "Tari Tari" ha il solo merito di essere uno dei più belli di questo filone tra quelli che ho visto finora.
La storia si svolge in un liceo giapponese e si basa sul desiderio di Konatsu, un'allegra ragazza dai capelli marrone, di cantare alla festa scolastica del suo istituto. A causa di una sua pessima performance l'anno precedente, però, il club di canto la relega a un compito marginale: girare le pagine dello spartito della pianista. Cadute nel vuoto le sue proteste, decide di formare un secondo club di musica a cui si aggiungeranno via via altri quattro membri, ognuno con una sua storia personale alle spalle e ognuno con un diverso livello di coinvolgimento iniziale verso la cosa. Inutile aggiungere che, in un modo e nell'altro, tutti si lasceranno, presto o tardi, rapire dal desiderio di cantare, dando vita al classico "breve e indimenticabile periodo adolescenziale giapponese".
La trama, come si può notare, è di una semplicità estrema, ma riesce a trasmettere momenti di grande partecipazione; i personaggi sono abbastanza standardizzati, ma riescono comunque a conquistare la simpatia dello spettatore. Il livello grafico è buono, ma si nota qualche difficoltà iniziale nel distinguere i diversi personaggi (ecco perché spesso vengono rappresentate ragazze multicolor). La colonna sonora è orecchiabile, ma, tradotte, le canzoni trasmettono un certo imbarazzo.
Insomma, "Tari Tari" è un buon titolo che si può facilmente consigliare a chi ama le storie di amicizia fra studenti. Peccato per quel prurito, che proprio non accenna ad andarsene...
Così, guardando questi cinque ragazzi inseguire il loro sogno in modo così ostinato e indefesso, mi è venuto quel prurito che avverto ogni volta che si esagera col buonismo, rendendo irrealistica l'intera narrazione. Va chiarito che io ritengo, in fondo, "Tari Tari" un buon titolo, che si guarda molto volentieri quando il grigiore della vita di ogni giorno ti fa venir voglia di rilassarsi con qualcosa di fresco e allegro; le avvertenze di cui sopra servono solo a ricordare al qui presente recensore di non esagerare con la valutazione, in quanto non si tratta di un lavoro a cui va attribuita troppa importanza. Anime come questi ce ne sono a migliaia in circolazione e tutti con lo stesso difetto di fondo; "Tari Tari" ha il solo merito di essere uno dei più belli di questo filone tra quelli che ho visto finora.
La storia si svolge in un liceo giapponese e si basa sul desiderio di Konatsu, un'allegra ragazza dai capelli marrone, di cantare alla festa scolastica del suo istituto. A causa di una sua pessima performance l'anno precedente, però, il club di canto la relega a un compito marginale: girare le pagine dello spartito della pianista. Cadute nel vuoto le sue proteste, decide di formare un secondo club di musica a cui si aggiungeranno via via altri quattro membri, ognuno con una sua storia personale alle spalle e ognuno con un diverso livello di coinvolgimento iniziale verso la cosa. Inutile aggiungere che, in un modo e nell'altro, tutti si lasceranno, presto o tardi, rapire dal desiderio di cantare, dando vita al classico "breve e indimenticabile periodo adolescenziale giapponese".
La trama, come si può notare, è di una semplicità estrema, ma riesce a trasmettere momenti di grande partecipazione; i personaggi sono abbastanza standardizzati, ma riescono comunque a conquistare la simpatia dello spettatore. Il livello grafico è buono, ma si nota qualche difficoltà iniziale nel distinguere i diversi personaggi (ecco perché spesso vengono rappresentate ragazze multicolor). La colonna sonora è orecchiabile, ma, tradotte, le canzoni trasmettono un certo imbarazzo.
Insomma, "Tari Tari" è un buon titolo che si può facilmente consigliare a chi ama le storie di amicizia fra studenti. Peccato per quel prurito, che proprio non accenna ad andarsene...
Riguardando la lista degli anime usciti nel 2012 farei davvero molta fatica ad escludere "Tari Tari" dal podio. Anzi, direi che è praticamente impossibile per chi, come me, adora gli slice of life "leggeri" e "realistici".
La forza di "Tari Tari" è proprio quella di mantenere un profilo abbastanza "realistico". Non ci sono gag demenziali, ma semplici situazioni divertenti che chiunque potrebbe vivere nella vita reale, e per questo ancora più godibili (ho adorato le imitazioni di Konatsu e l'inglese a dir poco stentato di Wakana). I personaggi non cambiano il corso degli eventi con la sola forza di volontà e non cercano nemmeno di cambiarlo, dato che, come nella vita reale, è molto più sensato e proficuo concentrare le proprie forze su sé stessi e sugli obbiettivi da raggiungere.
Spettacolare, come sempre nei lavori P.A. Works, l'aspetto tecnico e il design degli scenari, che, come in "Hanasaku Iroha", prende spunto dalla provincia rurale e costiera nipponica. Per il chara design, a livello grafico siamo nella media, per la caratterizzazione anche. I cinque personaggi sono abbastanza diversi anche caratterialmente, ma i personaggi maschili vengono lasciati troppo ai margini della storia.
La musica e lo sport fanno solo da sfondo nel racconto, che è appunto la storia di cinque ragazzi di provincia. Quindi non ci si aspetti un anime sulla musica o sullo sport; l'aspetto sentimentale è quasi inesistente, quindi scordatevi anche scene romantiche.
La trama è leggera ma non banale, lineare ma non monotona, senza colpi di scena clamorosi ma anche senza cali. Si lascia guardare molto volentieri per tutti i tredici episodi. Non mancano le situazioni divertenti e i momenti più drammatici, quindi l'interesse rimane sempre alto e si è parecchio invogliati a proseguire la visione.
Se si vuole trovare una pecca, come accennato poco fa, i personaggi maschili sono troppo ai margini, fini a sé stessi, e interagiscono poco con i personaggi femminili.
Detto questo, se vi piacciono gli slice of life, date una possibilità a "Tari Tari" e non ve ne pentirete.
La forza di "Tari Tari" è proprio quella di mantenere un profilo abbastanza "realistico". Non ci sono gag demenziali, ma semplici situazioni divertenti che chiunque potrebbe vivere nella vita reale, e per questo ancora più godibili (ho adorato le imitazioni di Konatsu e l'inglese a dir poco stentato di Wakana). I personaggi non cambiano il corso degli eventi con la sola forza di volontà e non cercano nemmeno di cambiarlo, dato che, come nella vita reale, è molto più sensato e proficuo concentrare le proprie forze su sé stessi e sugli obbiettivi da raggiungere.
Spettacolare, come sempre nei lavori P.A. Works, l'aspetto tecnico e il design degli scenari, che, come in "Hanasaku Iroha", prende spunto dalla provincia rurale e costiera nipponica. Per il chara design, a livello grafico siamo nella media, per la caratterizzazione anche. I cinque personaggi sono abbastanza diversi anche caratterialmente, ma i personaggi maschili vengono lasciati troppo ai margini della storia.
La musica e lo sport fanno solo da sfondo nel racconto, che è appunto la storia di cinque ragazzi di provincia. Quindi non ci si aspetti un anime sulla musica o sullo sport; l'aspetto sentimentale è quasi inesistente, quindi scordatevi anche scene romantiche.
La trama è leggera ma non banale, lineare ma non monotona, senza colpi di scena clamorosi ma anche senza cali. Si lascia guardare molto volentieri per tutti i tredici episodi. Non mancano le situazioni divertenti e i momenti più drammatici, quindi l'interesse rimane sempre alto e si è parecchio invogliati a proseguire la visione.
Se si vuole trovare una pecca, come accennato poco fa, i personaggi maschili sono troppo ai margini, fini a sé stessi, e interagiscono poco con i personaggi femminili.
Detto questo, se vi piacciono gli slice of life, date una possibilità a "Tari Tari" e non ve ne pentirete.
Non è semplice rendere in italiano il significato del titolo dell'ultima fatica targata P.A. Works: nel giapponese parlato, infatti, il suffisso tari non serve solo a mettere in relazione due forme verbali, ma ne amplia al contempo il campo semantico, grazie a una sfumatura di indeterminatezza che le arricchisce di significato. "Tari Tari" si potrebbe quindi tradurre con un generico fare questo e quello, una locuzione elusiva e un po' vaga che tuttavia ben sintetizza alcuni dei temi trattati, dalla confusione dei sogni adolescenziali a quel miscuglio di ambizioni e timori che caratterizza il periodo più tumultuoso dell'intera giovinezza.
A mettere in moto gli ingranaggi della storia è l'ostinazione di Konatsu, talentuosa appassionata di canto che, per colpa di una congenita incapacità a esibirsi in pubblico, viene esclusa forse troppo severamente dal coro della scuola: per nulla intenzionata a farsi da parte, caparbiamente decisa a mettere in mostra le proprie doti musicali, diventerà polo d'attrazione per un eterogeneo gruppo di amici, uniti dalla comune passione per gorgheggi e vocalizzi. Tra i membri di questo manipolo di artisti in erba, a esercitare il fascino maggiore sono indubbiamente Wakana e Sawa, due ragazze dal carattere agli antipodi, l'una introversa e riservata, l'altra esuberante e solare, splendide interpreti di una spensierata immaturità, tra chimere da inseguire, drammi familiari da affrontare e sferzate di un destino che non guarda in faccia a nessuno. Ai rimanenti componenti del quintetto canoro, i due coprotagonisti maschili Taichi e 'Wien', viene invece riservato uno spazio nettamente più esiguo, e le loro vicende personali, non sempre coinvolgenti, scorrono un po' sbiadite in secondo piano. Una carenza narrativa che, unita ad alcune scelte francamente non entusiasmanti - su tutte, l'irritante codardia del preside della scuola e l'inutile inserimento nel cast del classico, stereotipato burocrate senza scrupoli - rovina, per fortuna solo marginalmente, una sceneggiatura emozionante e ben orchestrata, pur nella sua lineare semplicità.
Ma, al di là dell'intreccio piuttosto prevedibile, ciò che rimane indelebilmente impresso di "Tari Tari" è la sua atmosfera carica d'incertezza, eco non così lontano del disorientamento di un'epoca, la nostra, segnata dalla crisi economica e dall'insicurezza per il futuro, e che, surrettiziamente, porta in dote paure, perplessità e una certa propensione al fatalismo. Il lieto fine dell'anime sembra tuttavia suggerire nella rassicurante coesione sociale, puntualmente pontificata dal popolo giapponese - e che da sempre, nella memoria collettiva del Paese, è sinonimo di rinascita - una via d'uscita a questa situazione; eppure, terminata la visione di quest'opera, un pizzico di delusione, un non so che di amaro, nascosto tra le pieghe di ciò che è impermeabile al nostro controllo, fatica a dissolversi, come a dirci che nulla è in grado di stemperare quest'angoscia latente.
Sotto il profilo tecnico, da P.A. Works ci si aspettava molto, e lo studio di Kenji Horikawa non delude le aspettative, dimostrandosi, se ancora ce ne fosse bisogno, all'altezza del compito: la cura maniacale dei dettagli - stupendi in particolare i fondali -, l'utilizzo calibrato di un'ottima CG, impeccabili giochi di luce, un'OST suggestiva e toccante, sono alcune delle referenze che può vantare questa produzione, meritevole di essere vista solo in virtù della sua eccelsa realizzazione. Di notevole fattura pure il character design, nonostante assomigli fin troppo a quello di "Hanasaku Iroha", creazione anch'esso del medesimo studio, tanto che risulta difficile distinguere a prima vista alcuni personaggi presenti nei due anime (Sawa, ad esempio, è la copia sputata di Nako).
Infine, sulla scia di quanto era stato fatto per l'albergo di Ohana e compagne, collocato nella zona termale di Kanazawa, appare decisamente azzeccata la scelta di ambientare la serie in una località realmente esistente: stavolta, a fungere da scenario - e a godere di un rilancio turistico -, sono la città di Fujisawa e l'adiacente isola Enoshima, centri balneari piuttosto famosi, divenuti ora improvvisamente, grazie alla certosina rappresentazione di quegli scorci rurali tanto cari ai Giapponesi, mete ambite di pellegrinaggi otaku.
Rivelazione della stagione estiva 2012, "Tari Tari" è un'opera probabilmente destinata a non entrare nell'olimpo dell'animazione, ma che, seppur priva di particolari raffinatezze concettuali, riesce a intrattenere con classe, grazie alla freschezza dei personaggi e all'estrema godibilità della trama.
A mettere in moto gli ingranaggi della storia è l'ostinazione di Konatsu, talentuosa appassionata di canto che, per colpa di una congenita incapacità a esibirsi in pubblico, viene esclusa forse troppo severamente dal coro della scuola: per nulla intenzionata a farsi da parte, caparbiamente decisa a mettere in mostra le proprie doti musicali, diventerà polo d'attrazione per un eterogeneo gruppo di amici, uniti dalla comune passione per gorgheggi e vocalizzi. Tra i membri di questo manipolo di artisti in erba, a esercitare il fascino maggiore sono indubbiamente Wakana e Sawa, due ragazze dal carattere agli antipodi, l'una introversa e riservata, l'altra esuberante e solare, splendide interpreti di una spensierata immaturità, tra chimere da inseguire, drammi familiari da affrontare e sferzate di un destino che non guarda in faccia a nessuno. Ai rimanenti componenti del quintetto canoro, i due coprotagonisti maschili Taichi e 'Wien', viene invece riservato uno spazio nettamente più esiguo, e le loro vicende personali, non sempre coinvolgenti, scorrono un po' sbiadite in secondo piano. Una carenza narrativa che, unita ad alcune scelte francamente non entusiasmanti - su tutte, l'irritante codardia del preside della scuola e l'inutile inserimento nel cast del classico, stereotipato burocrate senza scrupoli - rovina, per fortuna solo marginalmente, una sceneggiatura emozionante e ben orchestrata, pur nella sua lineare semplicità.
Ma, al di là dell'intreccio piuttosto prevedibile, ciò che rimane indelebilmente impresso di "Tari Tari" è la sua atmosfera carica d'incertezza, eco non così lontano del disorientamento di un'epoca, la nostra, segnata dalla crisi economica e dall'insicurezza per il futuro, e che, surrettiziamente, porta in dote paure, perplessità e una certa propensione al fatalismo. Il lieto fine dell'anime sembra tuttavia suggerire nella rassicurante coesione sociale, puntualmente pontificata dal popolo giapponese - e che da sempre, nella memoria collettiva del Paese, è sinonimo di rinascita - una via d'uscita a questa situazione; eppure, terminata la visione di quest'opera, un pizzico di delusione, un non so che di amaro, nascosto tra le pieghe di ciò che è impermeabile al nostro controllo, fatica a dissolversi, come a dirci che nulla è in grado di stemperare quest'angoscia latente.
Sotto il profilo tecnico, da P.A. Works ci si aspettava molto, e lo studio di Kenji Horikawa non delude le aspettative, dimostrandosi, se ancora ce ne fosse bisogno, all'altezza del compito: la cura maniacale dei dettagli - stupendi in particolare i fondali -, l'utilizzo calibrato di un'ottima CG, impeccabili giochi di luce, un'OST suggestiva e toccante, sono alcune delle referenze che può vantare questa produzione, meritevole di essere vista solo in virtù della sua eccelsa realizzazione. Di notevole fattura pure il character design, nonostante assomigli fin troppo a quello di "Hanasaku Iroha", creazione anch'esso del medesimo studio, tanto che risulta difficile distinguere a prima vista alcuni personaggi presenti nei due anime (Sawa, ad esempio, è la copia sputata di Nako).
Infine, sulla scia di quanto era stato fatto per l'albergo di Ohana e compagne, collocato nella zona termale di Kanazawa, appare decisamente azzeccata la scelta di ambientare la serie in una località realmente esistente: stavolta, a fungere da scenario - e a godere di un rilancio turistico -, sono la città di Fujisawa e l'adiacente isola Enoshima, centri balneari piuttosto famosi, divenuti ora improvvisamente, grazie alla certosina rappresentazione di quegli scorci rurali tanto cari ai Giapponesi, mete ambite di pellegrinaggi otaku.
Rivelazione della stagione estiva 2012, "Tari Tari" è un'opera probabilmente destinata a non entrare nell'olimpo dell'animazione, ma che, seppur priva di particolari raffinatezze concettuali, riesce a intrattenere con classe, grazie alla freschezza dei personaggi e all'estrema godibilità della trama.
"Tari Tari" non costituisce di certo una novità nel panorama dell'animazione. La storia segue le vicende dell'appena formatosi club del coro (e a volte badminton), mescolando i classici elementi scolastico, musicale, slice of life.
I protagonisti sono cinque, tre ragazze e due ragazzi, ognuno di loro alle prese con un ostacolo da superare per poter realizzare il proprio sogno. Il modo in cui queste difficoltà vengono affrontate costituisce il fulcro della trama e la musica rappresenta, come il più delle volte accade, il collante che tiene unito il gruppo, divenendo il simbolo del traguardo da raggiungere (infatti, sono in realtà soltanto due le persone a cui suonare e cantare interessa veramente). Bisogna comunque aggiungere che i problemi dei personaggi vengono analizzati uno ad uno e in alcuni casi in maniera poco approfondita, cosa che a mio parere non giova affatto.
Ciò che mi ha però permesso di immergermi nella storia e in molti casi mi ha coinvolto emotivamente è il modo in cui l'anime presenta il tema dell'amicizia. Come dice Wakana, le persone sono tutte diverse e spesso non si comprendono, ma quando i loro sentimenti si intrecciano viene a crearsi una melodia davvero bella. Ridere insieme, piangere insieme, scontrarsi con gli adulti perché si vuole ascoltare il cuore e non la testa, trasgredire le regole pur di ottenere ciò che si desidera e divertirsi, soprattutto divertirsi insieme. L'amicizia è una cosa preziosa che fa nascere tanti ricordi, tutti importanti, felici o tristi che siano. Certo, si tratta di cose già viste in molti altri anime, ma che non fa male rivedere.
Meravigliosi inoltre gli scenari che ogni episodio riserva, dai colori lucenti e delicati. Per quanto riguarda le musiche, poi, seppure le canzoni non siano molte, sono comunque piacevoli da ascoltare e i testi si accordano molto bene con le emozioni e i fatti vissuti.
In conclusione, consiglio "Tari Tari" a coloro che vogliono assaporare la dolcezza e l'ingenuità di quell'età in cui ci si sente troppo grandi per certe cose e troppo piccoli per altre, e che accettano tuttavia di rinunciare all'originalità.
I protagonisti sono cinque, tre ragazze e due ragazzi, ognuno di loro alle prese con un ostacolo da superare per poter realizzare il proprio sogno. Il modo in cui queste difficoltà vengono affrontate costituisce il fulcro della trama e la musica rappresenta, come il più delle volte accade, il collante che tiene unito il gruppo, divenendo il simbolo del traguardo da raggiungere (infatti, sono in realtà soltanto due le persone a cui suonare e cantare interessa veramente). Bisogna comunque aggiungere che i problemi dei personaggi vengono analizzati uno ad uno e in alcuni casi in maniera poco approfondita, cosa che a mio parere non giova affatto.
Ciò che mi ha però permesso di immergermi nella storia e in molti casi mi ha coinvolto emotivamente è il modo in cui l'anime presenta il tema dell'amicizia. Come dice Wakana, le persone sono tutte diverse e spesso non si comprendono, ma quando i loro sentimenti si intrecciano viene a crearsi una melodia davvero bella. Ridere insieme, piangere insieme, scontrarsi con gli adulti perché si vuole ascoltare il cuore e non la testa, trasgredire le regole pur di ottenere ciò che si desidera e divertirsi, soprattutto divertirsi insieme. L'amicizia è una cosa preziosa che fa nascere tanti ricordi, tutti importanti, felici o tristi che siano. Certo, si tratta di cose già viste in molti altri anime, ma che non fa male rivedere.
Meravigliosi inoltre gli scenari che ogni episodio riserva, dai colori lucenti e delicati. Per quanto riguarda le musiche, poi, seppure le canzoni non siano molte, sono comunque piacevoli da ascoltare e i testi si accordano molto bene con le emozioni e i fatti vissuti.
In conclusione, consiglio "Tari Tari" a coloro che vogliono assaporare la dolcezza e l'ingenuità di quell'età in cui ci si sente troppo grandi per certe cose e troppo piccoli per altre, e che accettano tuttavia di rinunciare all'originalità.