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Horizont

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
"Encanto" è un film d'animazione musicale della Disney del 2021, e ha vinto l'Oscar come miglior film d'animazione nel 2022.
Il film è ambientato in Colombia e racconta la storia di Mirabel Madrigal, unica della sua famiglia a non avere un dono magico che all'apparenza non la rende speciale, ma in realtà non è proprio così.
"Encanto" è un film che colpisce subito per la sua bellissima CGI. La grafica con colori vibranti e paesaggi ben realizzati, è visivamente molto piacevole, io il film l'ho visto al cinema è in alcune sequenze è uno spettacolo una goduria per gli occhi.
Le musiche di "Encanto" sono un altro punto di forza del film. Lin-Manuel Miranda ha composto un album di canzoni originali che sono tutte irresistibili e che si incastrano perfettamente nella storia. "We Don't Talk About Bruno" è diventata un vero e proprio tormentone mondiale nei mesi di uscita al cinema del film, ma anche le altre canzoni sono tutte orecchiabili e molto piacevoli.

"Encanto" è un film che ha un messaggio importante da raccontare. Mirabel è una ragazza che non si sente speciale perché non ha un dono magico, ma alla fine scopre che la vera magia sta nella sua famiglia e nell'amore che la lega ai suoi cari. Un bel messaggio di fondo che arricchisce il film.

"Encanto" è un film che è un tripudio di colori. La Colombia è un paese ricco di colori e la Disney ha fatto un ottimo lavoro nel trasmetterlo nel film, per esempio la casa dei Madrigal, è un vero e proprio arcobaleno, con i suoi giardini lussureggianti e le sue camere da letto decorate con colori vivaci.

In conclusione, "Encanto" è un film d'animazione di ottimo livello, un film che è un tripudio di colori e musiche, è che racconta una storia con un bellissimo messaggio di fondo.

Voto 8,5.


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HakMaxSalv92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Attenzione: la recensione contiene spoiler!

Un amore perduto, un miracolo. Una famiglia fuori dall'ordinario, dove tutti sembrano essere stati benedetti dalla provvidenza attraverso un dono con il quale riescono a fare cose che per gli altri sembrano quasi impossibili. Beh, quasi tutti. Perché a quanto sembra, la cara Mirabel, protagonista della storia, sembra non avere ricevuto alcun talento speciale da poter esercitare ed usare per contribuire al miglioramento della comunità e della famiglia. Questo l'ha sempre fatta sentire tagliata fuori dalla vita della famiglia, nonostante lei abbia cercato sempre di nascondere questa sua invidia. Ma ad un certo punto questa esplode e rivela in un certo senso il terribile segreto celato dietro il potere della casa dove lei e la sua famiglia vivono. A questo punto Mirabel ha una visione in cui vede la casa distrutta e decide di fare delle domande riguardo allo zio Bruno, il quale sembra essere scomparso nel nulla, ma questi si dimostrano assolutamente riluttanti e contrari, in quanto la famiglia si è data una regola di non parlare mai dello zio Bruno. Ciononostante Mirabel riesce ad estorcere il segreto alla sorella maggiore Luisa, la quale le confessa che dietro la sua forza erculea si cela una certa insicurezza di sbagliare e fallire. Detto questo, Mirabel decide di infrangere la regola di famiglia ed entra nella stanza di suo zio Bruno, dove trova le tessere di un puzzle che in seguito si scopre essere la visione che suo zio Bruno aveva avuto circa il destino del potere della casa. Neanche a farlo apposta, Mirabel trova suo zio, il quale le spiega cosa sia effettivamente successo quella notte. Scioccata, Mirabel capisce che tutto è cominciato a causa del fatto che sua nonna Alma, non ha mai superato la perdita di suo marito Pedro, il quale si era sacrificato per proteggere sua moglie e i loro figli. Questo fa crollare la casa, poiché questa risente dell'umore e dello stato mentale dei membri della famiglia e il potere della candela si esaurisce. Capito il suo errore Alma si confessa alla nipote Mirabel e le racconta che cosa era veramente successo. Alla fine tutto si risolve, visto che la famiglia si rinconcilia con lei e con Bruno e insieme agli altri membri della comunità ricostruiscono casa Madrigal e la fanno tornare allo splendore di un tempo riacquistando le loro rispettive capacità e la fiducia in sé stessi e tra di loro.

Questa storia ci insegna che è importante ricordare i nostri cari sia durante che dopo la vita, ma che non bisogna diventare schiavi del dolore e pretendere che gli altri ci compatiscano e/o che diventino schiavi del nostro dolore, perché facendo così non si fa che alimentare un circolo vizioso che alla lunga ci logora dentro. La grafica è spettacolare ed è ben impostata per meglio rendere anche le coreografie in stile musical tipiche della Disney. L'ambientazione è vivacizzata dalla grafica, visto che la casa riproduce lo stato emotivo dei suoi abitanti. Questi, i protagonisti della vicenda, sono dotati di personalità spiccate e diversificate che si riflettono nelle loro capacità e poteri. Ciascuno di loro è semplicemente grandioso in quello che fa, in come lo fa. La colonna sonora è semplicemente magnifica ed è costituita di assoli che esaltano i sentimenti e le emozioni di questi, sia nei momenti positivi che in quelli negativi. In particolare quello che mi ha colpito di più di questo film è il concetto di famiglia e il senso di unione che lega i membri protagonisti della storia. In un certo senso mi ha toccato nel profondo, perché ha toccato un mio desiderio che ho sempre avuto e che purtroppo ahimè non si è mai avverato, ma come si dice non si può avere tutto dalla vita. Però un'altra cosa che questo film mi ha insegnato è che bisogna costruirsi le cose e che non si può sempre aspettare un miracolo, bisogna farlo accadere. Questa è la lezione fondamentale della vita, mai aspettarsi nulla e mai dare nulla per scontato.
Voto: 8,5

TWINKLE

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7,5
Avviata nel 2018 in seguito alle dimissioni di John Lasseter, i due Classici Disney usciti nell’appena trascorso 2021 si possono considerare di fatto i primi veri prodotti della gestione Jennifer Lee, la regista e sceneggiatrice che con l’inconcepibilmente mediocre Frozen (2013), ha spazzato via ogni record precedente per un film d’animazione, e per incasso e per impatto culturale, guadagnandosi senza dubbio la sua attuale posizione di Chief Creative Director dei prestigiosi Walt Disney Animation Studios. Eppure tra Raya e L’ultimo Drago ed Encanto le differenze non potevano essere più marcate, a partire dalle due protagoniste, la guerriera pacifica senza macchia e senza paura da una parte, la comunissima e insicura Mirabel dall’altra; inutile dire che ad emergere è la seconda, più in linea con la New Wave Disneyana, che punta a normalizzare e umanizzare i personaggi, destrutturandone stilemi ormai stantii, Raya invece ha faticato a imporsi con il suo world building fin troppo soffocante per una singola pellicola, che forza la mano verso un'esperienza epica seguendo l’evidente scia di Mulan, dimenticandosi però in corso d’opera di dare anima ai suoi personaggi.

Alla regia di Encanto ritroviamo uno dei due director del brillante Zootropolis (2016), ovvero Bryon Howard, già regista di Rapunzel (2010), affiancato da Jared Bush, quest’ultimo anche scrittore di Oceania (2016), i quali riprendono alcuni degli elementi ricorrenti della loro filmografia, di ruoli e di condizionamenti imposti, restringendo lo scenario da una società solo apparentemente inclusiva ("Zootopia") ad un contesto famigliare, proseguendo tale itinerario con una nuova variazione sul tema che, grazie ad sua confezione esotica e trascinante, si rivela anche una delle più ispirate e riuscite degli ultimi anni. Il Classico numero 60 di Disney si inserisce nel filone dei musical distanziandosi tanto dagli stilemi delle fiabe ad alto tasso di zucchero e principesse, quanto dal genere avventuroso, preferendo invece un approccio più intimista tramite l’esposizione di “normali” problemi, timori e incomprensioni verso cui è più facile immedesimarsi.
Mirabel è la penultima genita di una famiglia dotata di straordinari poteri, dei “Talenti” che vengono conferiti ad ogni suo membro in giovane età da una porta magica. Ma nel momento in cui la piccola Mirabel tocca il pomello della porta, questa, per la prima volta, si dissolve sotto i suoi occhi e quelli attoniti di Abuela Alma Madrigal, la matriarca della famiglia che cinquant’anni orsono ha ricevuto il “miracolo” incanalato in una candela. Da allora sono passati diversi anni, giunge così il momento in cui Antonio, cugino di Mirabel, deve ricevere il suo Talento, con la diffusa preoccupazione che anche nel suo caso possa ripetersi quanto successo l’ultima volta; fortunatamente le cose non andranno così e il piccolo Antonio riceve il suo straordinario potere, ma il Miracolo dà segni di cedimento e di questo se ne accorge Mirabel.

Howard conferma nuovamente le abilità finora dimostrate in pellicole di ambientazioni non troppo lontane nel tempo (il film è vago sulla collocazione temporale, ma si può presupporre che siamo nella Colombia della prima metà del ‘900, dopo la cosiddetta Guerra dei mille giorni), trasferendosi questa volta in una cornice sudamericana, che appare in effetti del tutto congeniale al consueto approccio da commedia esotica tipica di una Disney più diretta e meno pretenziosa; di interessante c’è questa dimensione sociale del racconto, da cui Encanto fa emergere i comportamenti e le dinamiche di un contesto famigliare di metà novecento, nel quale dietro un inseguito quanto inerte bisogno di stabilità si cela in realtà un certo opportunismo, ben rappresentato dal personaggio di Abuela, che in certi frangenti si esprime quasi come un capo mafia nel suo continuo parlare di “potere da rinforzare”. I Madrigal sono numerosi, procreano a ritmo di tre (tre figli per Abuela e tre a testa per le sue due figlie Julieta e Pepa), praticamente come una famiglia medio borghese degli anni ’50 segue l’assunto secondo cui “più figli, maggiore stabilità economica futura” che in questo caso si figura nei rispettivi Talenti, una mentalità totalmente agli antipodi da quella di oggi, in cui va di lusso fare il primo, e spesso unico, figlio a 32 anni.
Tale peso di pressioni e aspettative ricade sulla terza generazione, in particolare sulle due sorelle di Mirabel, Luisa e Isabela, una in grado di rompere e sollevare qualunque cosa con la sua forza, l’altra bellissima e perfetta con la capacità di creare a suo piacimento petali e fiori. A dispetto della sua apparenza sempre allegra e positiva, Mirabel non nasconde allo spettatore, tramite la sua canzone (Waiting on a Miracle) ma anche gli sguardi (specie verso Isabela), di provare una certa invidia nei confronti dei suoi parenti, così utili alla comunità e amati da tutti, ma ben presto scoprirà che sotto le apparenze si celano sentimenti di insicurezza e ansie represse.

La parola talento deriva dal greco tàlaton, ossia il piatto della bilancia con il quale si misurava il denaro, richiamando quindi al concetto di ricchezza, ma anche di peso, quindi responsabilità, non è un caso infatti se nella sequenza musicale di Luisa, Surface Pressure (la migliore del film, We Don’t Talk About Bruno la più trascinante), appaia proprio una bilancia a raffigurare il suo stato d’animo, insieme agli asini, l’animale da lavoro per eccellenza. La comunità di Encanto sfrutta Luisa proprio come un asino per ogni tipo di lavoro, non lo fa con malizia ma inconsapevolmente, poiché è così che è stata abituata dal “sistema” autarchico e di incondizionato altruismo eretto da Abuela, deresponsabilizzando presumibilmente gli abitanti dalla maggior parte dei lavori forzati (“ho le spalle larghe quindi cosa importa?”) e condannando Luisa al timore di cosa accadrà e cosa sarà di lei, nel momento in cui la sua forza non sarà sufficiente ad aiutare qualcuno. Con questo personaggio la Disney animata (taciamo sui live action), sempre attenta ai temi attuali, gioca sullo stereotipo della “donna forte” che porta ad un livello estremo evitando però di idealizzarlo (al contrario dalla monocorde e noiosa Raya), donandole una caratterizzazione più umana e per questo non priva di fragilità, anche se la perdita della sua forza nella seconda parte del film diviene nulla più di un espediente per un elemento comico aggiunto.
C’è da dire che Encanto va a correggere uno dei tanti difetti dei due Frozen (oltre alla scrittura senza senso, personaggi inutili come Kristoff, le gag di una mascotte petulante inserite a caso per tenere svegli i bambini e via discorrendo) e in misura minore Oceania, ossia la distribuzione delle canzoni, che tendevano a concentrarsi quasi tutte nella prima parte, appesantendola non di poco, mentre qui sono collocate in modo molto più omogeneo nel corso della pellicola, posizionandosi nei tempi giusti e per i motivi giusti.

Dopo Luisa abbiamo l’altra sorella, Isabela, che rappresenta idealmente l’archetipo della Principessa Disney d’altri tempi, perfetta nei lineamenti e sempre pettinata, come evidenziato da Mirabel in uno dei suoi lamenti; se Encanto fosse uscito nel 1994 lei sarebbe stata la protagonista della storia, ma anche nel suo caso, sotto la superficie, si trova una personalità imprigionata in un ruolo imposto, come nella più classica fiaba disneyana, il confronto/scontro con la sorella diviene quindi la cagione di un percorso di autodeterminazione, facendo crollare il suo fragile castello di petali, falsi sorrisi e pretendenti indesiderati. Nella sua figura possiamo vedere anche un allegoria, o meglio un monito, al mondo social e ai suoi canoni di bellezza continuamente esposti ed imposti.
È fin troppo facile liquidare la morale del film sul tipico e facilone “sii te stesso”, Encanto semmai si focalizza sulla mancanza di comunicazione e sincerità tra le mura domestiche, rimescolando le carte anche per quanto riguarda la figura, da sempre positiva e idealizzata, quando non assente, della madre (naturale, non matrigna) nei Classici Disney, i cui errori e ossessioni possono allontanare, anche se involontariamente, i figli "incompresi" come accaduto con Bruno e come stava per accadere con Mirabel.

La normale e goffa protagonista, nel suo essere un ingranaggio di un film corale, gioca quindi un ruolo determinante per un percorso di cambiamento positivo per la sua famiglia; Mirabel è l’anti-Elsa per eccellenza, verso la quale si rispecchia come l’opposto, l’unica nel suo contesto famigliare dotata di poteri da una parte e l’unica a non averli dall'altra. Al contrario della frigida principessa dei ghiacci, che se la canta e se la suona da sola su quanto sia unica e speciale, lasciando agli altri il ruolo di satelliti orbitanti intorno al suo smisurato ego, Mirabel si prefigge lo scopo di migliorare le condizioni di chi le sta attorno, con quella resilienza e capacità empatica che solo le persone migliori possiedono.


 5
andynest

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"Encanto" è il 60esimo classico realizzato dai Walt Disney Animation Studios.

La storia parla di una famiglia colombiana, i Madrigal, in cui ogni membro è dotato di un talento magico (o dono), motivo di orgoglio dello stesso paesino in cui vivono.
Solo Mirabel è senza talento magico, ma quando la magia che circonda la loro casa e i loro stessi talenti magici rischiano di essere cancellati a causa di un motivo misterioso, forse Mirabel potrebbe essere l'unica a poter capire come evitare tale evento. Il film ha una trama semplicissima, ma fa della sua semplicità il suo punto forte, perché arriva dritto al punto di quello che vuole raccontare e insegnare. Il film ha delle canzoni fantastiche realizzate da Lin-Manuel Miranda, sono molto coreografiche, sembra quasi di assistere a un'opera teatrale, come un po' tutto il film. I personaggi principali sono caratterizzati molto bene, in particolare Mirabel e l'abuela Alma Madrigal, nonna e matriarca di tutti i Madrigal. Certo non tutti i dodici personaggi principali ricevono la giusta attenzione, ma questo perché il film deve concentrarsi su determinate parti più importanti, e in ogni caso ognuno di loro si fa ricordare.

Le animazioni e i colori sono una gioia per gli occhi, come anche la colonna sonora e il resto di tutto il comparto tecnico. In definitiva il film è stata una sorpresa, che probabilmente dividerà tra chi lo ama e chi invece no, ed è proprio questa la forza del film, perché ognuno a suo modo può interpretare il film come meglio crede. Non lasciatevi ingannare dalla semplicità del film, perché è molto più profondo e maturo di quanto si possa pensare, da renderlo tra i migliori degli ultimi 20 anni dell'intera cinematografia dei Walt Disney Animation Studios.


 2
Fabbrizio_on_the_Road

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
“Encanto” è un film che mi ha lasciato abbastanza indifferente. Ha i suoi punti forti, ma complessivamente si è rivelato uno dei lungometraggi Disney più semplici e anonimi degli ultimi anni. Non delude certamente sul piano tecnico e artistico, ma fallisce su quasi tutto il resto. Le mie aspettative per questa pellicola non erano alte e in effetti non mi posso definire deluso, anche se la speranza che potesse comunque sorprendermi in qualche modo un po’ c’era. D’altronde, gli ultimi lavori Disney mi erano piaciuti tutti, “Frozen 2” a parte.

L’aspetto dove il film brilla di più è certamente quello estetico. Si tratta di una visione molto spettacolare che cerca di fare colpo più sull’effetto scenico che altro e non si può dire che spesso, su questo punto, non faccia centro. Le canzoni invece meritano un discorso a parte. Alcuni brani sono molto ispirati, altri un po’ banalotti, ma ciò che accomuna tutte le canzoni della pellicola è il modo in cui rubano eccessivamente la scena. Rispetto ad altri classici musical, qui si ha più volte la sensazione che le canzoni siano delle vere e proprie parentesi sulle quali alla fine il film preferisce abbandonarsi completamente, dimenticandosi del resto. È una sensazione molto meno piacevole rispetto ad altri film dello stesso tipo dove le fasi cantate si amalgamano molto meglio alla storia, regalando una visione più equilibrata. Rimane comunque il fatto che “Encanto” è una gioia per gli occhi, ma non per la mente. Il film è davvero semplice, non al punto da essere noioso, ma neanche da essere interessante. La trama è davvero priva di spessore, ricca di cliché e più in generale povera di un qualunque aspetto tematico interessante da approfondire. Anche i personaggi non mi hanno colpito. Alcuni risultano anche simpatici, ma nessuno di loro riceve davvero un serio approfondimento.

“Encanto” è un film tecnicamente rispettabile, ma con delle basi narrative scarse che consegnano allo spettatore un’esperienza visivamente spettacolare, ma totalmente scarica sul piano concettuale. Le idee sono poche, poco originali e sviluppate con poca convinzione. Non mi sento di bocciarlo perché alla fine è un film che intrattiene e che a tratti riesce anche a divertire, ma per me non va oltre la sufficienza.