Turning Red
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Una commedia più unica che rara, questo è "Turning Red". La storia di un confronto generazionale nel difficile binomio tradizione-integrazione in cui il desiderio di libertà ed emancipazione si scontra sempre con le aspettative della propria famiglia.
Mei è una ragazza cinese naturalizzata canadese, la quale è spronata dalla madre a dare sempre il massimo e ad essere impeccabile in ogni aspetto della sua vita, la figlia sogno/orgoglio di ogni genitore. Tutto sembra andare bene, tranne per il fatto che, nonostante ogni sforzo che la nostra Mei fa per compiacere la madre, questa non la ricambi concedendole qualche libertà. Questo genera parecchia frustrazione in Mei, fino a quando avviene il punto di rottura in seguito a un sogno nel quale la leggenda/segreto di famiglia spiegatole della madre diventa realtà, e Mei acquisisce il potere di diventare un panda rosso gigante ogni volta che ha un eccesso di emotività. Sulle prime, Mei rimane scioccata dall'evento, ma, grazie all'aiuto delle sue amiche, riesce a poco a poco a padroneggiare il suo potere, cosa che deve fare entro il prossimo ciclo lunare, altrimenti sarà destinata a restare un panda rosso gigante per sempre. Ma le nostre amiche si fanno prendere la mano a causa del fatto che c'è il concerto della loro boy band preferita in città, proprio la data del rituale per l'esorcizzazione del panda rosso, e sono decise a fare qualunque cosa pur di andarci, persino fare delle esibizioni davanti alla scuola e persino alla festa di compleanno del loro odiato compagno di scuola Tyler. Purtroppo, questo non è molto cortese nei confronti di Mei, e questa, in un accesso di ira, lo aggredisce. Furiosa per la situazione, Ming, la madre di Mei, rimprovera aspramente le sue amiche, ed è più decisa che mai ad effettuare il rituale per far uscire il panda da sua figlia. Ma Mei non è disposta più a seguire le regole della famiglia e decide di scappare. Ming è furiosa e scatena il suo "spirito del panda gigante", per inseguire Mei fino allo stadio dove si tiene il concerto, e, una volta arrivata li, comincia a distruggere lo stadio per dare una lezione a sua figlia. Ma questa è decisa a non seguire gli ordini di sua madre, e comincia a comportarsi in modo sconveniente, venendo meno alle tradizioni della sua famiglia. A questo punto anche le altre donne della famiglia si uniscono per compiere il rituale, e si trasformano a loro volta per compierlo. Alla fine, Mei precipita in un mondo spirituale e riconosce sua madre da giovane, e trova anche le altre signore, con le quali attraversa il portale che riconduce al mondo normale. Ma, prima di farlo, vede la sua antenata, la quale le fa capire che ha fatto la sua scelta e che deve accettarne le conseguenze, poiché qualcosa in lei è cambiato. Alla fine Mei si riconcilia con sua madre, e sua madre con la propria (d'altronde, per restare in ambito culturale cinese e citando Confucio, "Riconciliati con tutti"), e deve accettare il suo cambiamento interiore (per citare Il Tao Te Ching, il libro dei mutamenti cinese); in base a questo principio il film si pone appunto come una sorta di ponte di confronto, separazione e riconciliazione, poiché noi siamo manifestazione della volontà dell'universo e siamo quindi sottoposti alle sue leggi. Tuttavia, dobbiamo ricordarci che l'universo manifesta la propria volontà in modi quasi sempre imprevedibili, e che solo prestando attenzione a sé stessi, al proprio mondo interiore e poi quello esteriore, si possono comprendere queste leggi.
La grafica è computerizzata, un vero e proprio marchio della Disney Pixar, la quale ha deciso di puntare proprio su questo per conferire alle sue pellicole un carattere più "moderno". La musica è un misto di sonorità moderne e antiche cinesi, per confermare lo "spirito inclusivo" dell'opera e il suo messaggio di inclusione. Il fatto poi che l'opera è ambientata a Toronto è un omaggio al carattere pluralista del Canada, basti pensare ai personaggi secondari della vicenda, come il poliziotto indiano di fede Sikh o le comparse fulminee come la ragazza musulmana con il burqa e il niqab in testa, e naturalmente i personaggi afro-americani e latino-americani. Le amiche della protagonista sono uniche, in particolare una di loro mi ricorda molto Trixie Tang de "I Fantagenitori". Altri dettagli sono ad esempio il ricorso ad alcuni stereotipi, come il fatto che ad esempio nella tradizione estremo orientale il numero 4 sia considerato infausto, poiché si dice che, ad esempio, il Buddha sia nato e morto nel quarto mese dell'anno, oppure, per toccare anche il contesto nipponico, il fatto che il numero 4 in giapponese sia yon, e che la sua pronuncia si avvicini a un'altra parola giapponese, yom, allusione a Yomi, il regno dei morti della mitologia giapponese. I messaggi trasmessi, come ribadito prima, sono universali.
Un piccolo capolavoro di tolleranza, comprensione, confronto e riappacificazione. In particolare, ci insegna che l'orgoglio per la propria cultura, tradizione, usanze, unito alle proprie aspettative, può creare parecchio disagio, soprattutto se non si è disposti ad ascoltare gli altri. Voto: 9
Una commedia più unica che rara, questo è "Turning Red". La storia di un confronto generazionale nel difficile binomio tradizione-integrazione in cui il desiderio di libertà ed emancipazione si scontra sempre con le aspettative della propria famiglia.
Mei è una ragazza cinese naturalizzata canadese, la quale è spronata dalla madre a dare sempre il massimo e ad essere impeccabile in ogni aspetto della sua vita, la figlia sogno/orgoglio di ogni genitore. Tutto sembra andare bene, tranne per il fatto che, nonostante ogni sforzo che la nostra Mei fa per compiacere la madre, questa non la ricambi concedendole qualche libertà. Questo genera parecchia frustrazione in Mei, fino a quando avviene il punto di rottura in seguito a un sogno nel quale la leggenda/segreto di famiglia spiegatole della madre diventa realtà, e Mei acquisisce il potere di diventare un panda rosso gigante ogni volta che ha un eccesso di emotività. Sulle prime, Mei rimane scioccata dall'evento, ma, grazie all'aiuto delle sue amiche, riesce a poco a poco a padroneggiare il suo potere, cosa che deve fare entro il prossimo ciclo lunare, altrimenti sarà destinata a restare un panda rosso gigante per sempre. Ma le nostre amiche si fanno prendere la mano a causa del fatto che c'è il concerto della loro boy band preferita in città, proprio la data del rituale per l'esorcizzazione del panda rosso, e sono decise a fare qualunque cosa pur di andarci, persino fare delle esibizioni davanti alla scuola e persino alla festa di compleanno del loro odiato compagno di scuola Tyler. Purtroppo, questo non è molto cortese nei confronti di Mei, e questa, in un accesso di ira, lo aggredisce. Furiosa per la situazione, Ming, la madre di Mei, rimprovera aspramente le sue amiche, ed è più decisa che mai ad effettuare il rituale per far uscire il panda da sua figlia. Ma Mei non è disposta più a seguire le regole della famiglia e decide di scappare. Ming è furiosa e scatena il suo "spirito del panda gigante", per inseguire Mei fino allo stadio dove si tiene il concerto, e, una volta arrivata li, comincia a distruggere lo stadio per dare una lezione a sua figlia. Ma questa è decisa a non seguire gli ordini di sua madre, e comincia a comportarsi in modo sconveniente, venendo meno alle tradizioni della sua famiglia. A questo punto anche le altre donne della famiglia si uniscono per compiere il rituale, e si trasformano a loro volta per compierlo. Alla fine, Mei precipita in un mondo spirituale e riconosce sua madre da giovane, e trova anche le altre signore, con le quali attraversa il portale che riconduce al mondo normale. Ma, prima di farlo, vede la sua antenata, la quale le fa capire che ha fatto la sua scelta e che deve accettarne le conseguenze, poiché qualcosa in lei è cambiato. Alla fine Mei si riconcilia con sua madre, e sua madre con la propria (d'altronde, per restare in ambito culturale cinese e citando Confucio, "Riconciliati con tutti"), e deve accettare il suo cambiamento interiore (per citare Il Tao Te Ching, il libro dei mutamenti cinese); in base a questo principio il film si pone appunto come una sorta di ponte di confronto, separazione e riconciliazione, poiché noi siamo manifestazione della volontà dell'universo e siamo quindi sottoposti alle sue leggi. Tuttavia, dobbiamo ricordarci che l'universo manifesta la propria volontà in modi quasi sempre imprevedibili, e che solo prestando attenzione a sé stessi, al proprio mondo interiore e poi quello esteriore, si possono comprendere queste leggi.
La grafica è computerizzata, un vero e proprio marchio della Disney Pixar, la quale ha deciso di puntare proprio su questo per conferire alle sue pellicole un carattere più "moderno". La musica è un misto di sonorità moderne e antiche cinesi, per confermare lo "spirito inclusivo" dell'opera e il suo messaggio di inclusione. Il fatto poi che l'opera è ambientata a Toronto è un omaggio al carattere pluralista del Canada, basti pensare ai personaggi secondari della vicenda, come il poliziotto indiano di fede Sikh o le comparse fulminee come la ragazza musulmana con il burqa e il niqab in testa, e naturalmente i personaggi afro-americani e latino-americani. Le amiche della protagonista sono uniche, in particolare una di loro mi ricorda molto Trixie Tang de "I Fantagenitori". Altri dettagli sono ad esempio il ricorso ad alcuni stereotipi, come il fatto che ad esempio nella tradizione estremo orientale il numero 4 sia considerato infausto, poiché si dice che, ad esempio, il Buddha sia nato e morto nel quarto mese dell'anno, oppure, per toccare anche il contesto nipponico, il fatto che il numero 4 in giapponese sia yon, e che la sua pronuncia si avvicini a un'altra parola giapponese, yom, allusione a Yomi, il regno dei morti della mitologia giapponese. I messaggi trasmessi, come ribadito prima, sono universali.
Un piccolo capolavoro di tolleranza, comprensione, confronto e riappacificazione. In particolare, ci insegna che l'orgoglio per la propria cultura, tradizione, usanze, unito alle proprie aspettative, può creare parecchio disagio, soprattutto se non si è disposti ad ascoltare gli altri. Voto: 9