Mobile Suit Gundam 0080: War in the Pocket
Attenzione: la recensione contiene spoiler
L'Universal Century ha saputo regalare sempre trame ed eventi affascinanti e questo prodotto non è da meno. Non è un capolavoro, ma sa esprimere con delicatezza e forza allo stesso tempo il tema della guerra.
La cosa bella è che tutti i personaggi sono accomunati da questo dualismo, che può sembrare assurdo ma riflette lo yin e yang tipico del Taoismo. Alfred esprime spesso delicatezza e amore nei confronti di Bernie e Christina, ma forza e caparbietà quando cerca di salvare la colonia. Dicasi lo stesso di Bernie (ricambia l'affetto di Al e si innamora di Christina, pur non sapendo che sia il pilota del Gundam) e di Christina (affascinata da Bernie, affettuosa con Al, ma determinata e caparbia nel pilotare il Mobile Suite). Anche gli altri personaggi dimostrano questo doppio lato del carattere, a partire dal Comandate della Squadra Zeon, fino ad arrivare ai singoli componenti della squadra stessa.
Il finale è quasi scontato nel momento che Bernie consegna il disco ad Al, ma il sacrificio del pilota dello Zaku e la scena del combattimento finale riesce a ricreare un momenti di epicità e drammaticità. Consigliato a chiunque abbia amato la scena UC e a chi gli si approccia!
L'Universal Century ha saputo regalare sempre trame ed eventi affascinanti e questo prodotto non è da meno. Non è un capolavoro, ma sa esprimere con delicatezza e forza allo stesso tempo il tema della guerra.
La cosa bella è che tutti i personaggi sono accomunati da questo dualismo, che può sembrare assurdo ma riflette lo yin e yang tipico del Taoismo. Alfred esprime spesso delicatezza e amore nei confronti di Bernie e Christina, ma forza e caparbietà quando cerca di salvare la colonia. Dicasi lo stesso di Bernie (ricambia l'affetto di Al e si innamora di Christina, pur non sapendo che sia il pilota del Gundam) e di Christina (affascinata da Bernie, affettuosa con Al, ma determinata e caparbia nel pilotare il Mobile Suite). Anche gli altri personaggi dimostrano questo doppio lato del carattere, a partire dal Comandate della Squadra Zeon, fino ad arrivare ai singoli componenti della squadra stessa.
Il finale è quasi scontato nel momento che Bernie consegna il disco ad Al, ma il sacrificio del pilota dello Zaku e la scena del combattimento finale riesce a ricreare un momenti di epicità e drammaticità. Consigliato a chiunque abbia amato la scena UC e a chi gli si approccia!
Parlare di guerra tecnicamente è facile, dal momento che sono gli atti più inumani che un essere umano può compiere che porta al solo risultato di scatenare morte e dolore. Ma come viene vista dagli occhi dei bambini, ovviamente a distanza di sicurezza?
Per essi la guerra può essere vista come un gioco, come un momento che stimola la loro fantasia e soprattutto sono ignari di cosa è realmente. E se un conflitto di una guerra si presentasse davanti ai loro occhi?
Gundam War in the pocket (prima serie OAV dedicata alle vicende del famoso Mobile Suit bianco, targato 1989, festeggiando all’epoca il 10° anniversario della saga) offre a suo modo la risposta, mostrando una inedita pagina di guerra della famosa Guerra di un anno, rendendola parallela alla prima serie.
Occhio agli spoiler
Ambientata in una colonia di side 6 che non è stata coinvolta dagli avvenimenti della Guerra di un anno, ormai avviata verso la conclusione, conosceremo il giovane protagonista della storia Alfred Izuruha, soprannominato Al, un bambino di 9 anni appassionato di Mobile Suit, in particolare quelli del principato di Zeon, che con i suoi coetanei vede la guerra come un semplice gioco, ma la tranquillità della colonia viene presto rotta quando un gigantesco Zaku piomba dritto e filato nella città scatenando il panico e senza pensarci 2 volte, Al raggiunge, videocamera alla mano, il punto dove si è schiantato incontrando il pilota di esso: Bernard Wiseman e quest’ultimo gli chiede di consegnarli la telecamera in cambio del suo distintivo. Al senza pensarci 2 volte accetta lo scambio, complice il fatto che Barnie, come verrà soprannominato da Al, ha la pistola in mano.
Tempo dopo finirà per rincontrarlo insieme a dei suoi amici, anche loro soldati di Zeon, e decidono di invitare Al nel gruppo, dal momento che nei video della videocamera di Al vi sono le riprese di un misterioso scarico nel porto della colonia dove Al stava facendo bravate.
Si saprà quindi la missione di Barnie e compagnia, ovvero trovare e distruggere un nuovo modello di Mobile Suit: L’RX-78 NT1 Gundam “Alex”, un nuovo modello di Gundam specifico per i piloti dotati delle abilità Newtype, destinato alla White Base; tutto bene se non per il fatto che il pilota collaudatore del mezzo e la giovane Christina MacKenzie, sopranominata Chris, vicina di casa nonché cara amica del piccolo Al.
Gli avvenimenti che si scateneranno faranno capire ad Al la vera natura della guerra, e nel peggiore dei modi.
War in the pocket non vedrà il classico caso di buoni e cattivi, ovvero di soldati federali mostrati come paladini della giustizia e di soldati di Zeon dipinti come demoni assetati di morte (tranne uno che, seppur non mostrato, riceverà il benservito) dal momento che si finisce con l’affezionarsi a loro in maniera naturale, dal momento che sono pur sempre persone che tentano di vivere una vita normale, cosa che la guerra l’ho impedisce.
Inoltre la serie presenta un’interazione dei personaggi molto profonda, in particolare dei 3 protagonisti ovvero Al, Barnie e Chris:
Al (che con i suoi 9 anni è il protagonista più giovane, seppur non piloti niente, della saga) e Barnie sono sia complici che amici e insieme tentano il tutto per tutto pur di completare insieme la loro “missione” , Barnie e Chris (la prima pilota principale femminile di un Gundam), ognuno ignaro che l’altro è, tecnicamente, un nemico, finiranno per sviluppare una simpatia reciproca molto forte che potrebbe diventare molto di più se gli avvenimenti bellici non li coinvolgessero, e infine Chris e Al, grandi amici nonché ignari l’un l’altro della posizione che essi stanno ricoprendo in questo momento; qui si sviluppa un vero e proprio triangolo di legami destinato purtroppo a venire buttato alle ortiche dalla guerra.
Nell’ambito dei mecha, vengono ripresi i modelli conosciuti nella prima serie, seppur aggiornati e con nuovi modelli, anche se gli scontri sono pochi e durano al massimo 5 minuti seppur ben animati, e mostrano un approccio realistico molto marcato, in particolare dei modelli di Zeon, faticosamente costruiti o riparati, che vengono ridotti a colabrodo metallico fumante dopo soli pochi minuti di scontro; stessa sorte capiterà anche al Gundam, che verrà reso inutilizzabile dopo solo un paio di scontri.
Graficamente si vede che la serie e un OAV d’epoca, con ottime animazioni e sfondi quasi realistici, anche se verranno mostrate scene dove sarà presente sangue, mentre in ambito sonoro avremo musiche con un degno sound anni 80 uniti a delle opening ed ending inaspettatamente dolci e innocenti.
War in the pocket non punta sulla azione mecha quanto piuttosto sugli effetti che la guerra può portare nella vita delle persone, regalando un inaspettato messaggio antibellico, anche ai fan della saga del leggendario Mobile Suit Bianco made in Sunrise, mostrando a loro una pagina dell’UC e della Guerra di un anno molto diversa dal classico schema.
Concludo con una citazione delle battute finali (bene o male diceva così): “Non odiarmi e soprattutto non odiare il Pilota del Gundam, perché anche lui combatte per qualcosa in cui crede”. Quali frasi migliori per far capire che la guerra non è un gioco davanti agli occhi innocenti di un bambino come Al e a far capire che non esiste solo l’odio nei confronti di un nemico di cui non conosci il volto.
Per essi la guerra può essere vista come un gioco, come un momento che stimola la loro fantasia e soprattutto sono ignari di cosa è realmente. E se un conflitto di una guerra si presentasse davanti ai loro occhi?
Gundam War in the pocket (prima serie OAV dedicata alle vicende del famoso Mobile Suit bianco, targato 1989, festeggiando all’epoca il 10° anniversario della saga) offre a suo modo la risposta, mostrando una inedita pagina di guerra della famosa Guerra di un anno, rendendola parallela alla prima serie.
Occhio agli spoiler
Ambientata in una colonia di side 6 che non è stata coinvolta dagli avvenimenti della Guerra di un anno, ormai avviata verso la conclusione, conosceremo il giovane protagonista della storia Alfred Izuruha, soprannominato Al, un bambino di 9 anni appassionato di Mobile Suit, in particolare quelli del principato di Zeon, che con i suoi coetanei vede la guerra come un semplice gioco, ma la tranquillità della colonia viene presto rotta quando un gigantesco Zaku piomba dritto e filato nella città scatenando il panico e senza pensarci 2 volte, Al raggiunge, videocamera alla mano, il punto dove si è schiantato incontrando il pilota di esso: Bernard Wiseman e quest’ultimo gli chiede di consegnarli la telecamera in cambio del suo distintivo. Al senza pensarci 2 volte accetta lo scambio, complice il fatto che Barnie, come verrà soprannominato da Al, ha la pistola in mano.
Tempo dopo finirà per rincontrarlo insieme a dei suoi amici, anche loro soldati di Zeon, e decidono di invitare Al nel gruppo, dal momento che nei video della videocamera di Al vi sono le riprese di un misterioso scarico nel porto della colonia dove Al stava facendo bravate.
Si saprà quindi la missione di Barnie e compagnia, ovvero trovare e distruggere un nuovo modello di Mobile Suit: L’RX-78 NT1 Gundam “Alex”, un nuovo modello di Gundam specifico per i piloti dotati delle abilità Newtype, destinato alla White Base; tutto bene se non per il fatto che il pilota collaudatore del mezzo e la giovane Christina MacKenzie, sopranominata Chris, vicina di casa nonché cara amica del piccolo Al.
Gli avvenimenti che si scateneranno faranno capire ad Al la vera natura della guerra, e nel peggiore dei modi.
War in the pocket non vedrà il classico caso di buoni e cattivi, ovvero di soldati federali mostrati come paladini della giustizia e di soldati di Zeon dipinti come demoni assetati di morte (tranne uno che, seppur non mostrato, riceverà il benservito) dal momento che si finisce con l’affezionarsi a loro in maniera naturale, dal momento che sono pur sempre persone che tentano di vivere una vita normale, cosa che la guerra l’ho impedisce.
Inoltre la serie presenta un’interazione dei personaggi molto profonda, in particolare dei 3 protagonisti ovvero Al, Barnie e Chris:
Al (che con i suoi 9 anni è il protagonista più giovane, seppur non piloti niente, della saga) e Barnie sono sia complici che amici e insieme tentano il tutto per tutto pur di completare insieme la loro “missione” , Barnie e Chris (la prima pilota principale femminile di un Gundam), ognuno ignaro che l’altro è, tecnicamente, un nemico, finiranno per sviluppare una simpatia reciproca molto forte che potrebbe diventare molto di più se gli avvenimenti bellici non li coinvolgessero, e infine Chris e Al, grandi amici nonché ignari l’un l’altro della posizione che essi stanno ricoprendo in questo momento; qui si sviluppa un vero e proprio triangolo di legami destinato purtroppo a venire buttato alle ortiche dalla guerra.
Nell’ambito dei mecha, vengono ripresi i modelli conosciuti nella prima serie, seppur aggiornati e con nuovi modelli, anche se gli scontri sono pochi e durano al massimo 5 minuti seppur ben animati, e mostrano un approccio realistico molto marcato, in particolare dei modelli di Zeon, faticosamente costruiti o riparati, che vengono ridotti a colabrodo metallico fumante dopo soli pochi minuti di scontro; stessa sorte capiterà anche al Gundam, che verrà reso inutilizzabile dopo solo un paio di scontri.
Graficamente si vede che la serie e un OAV d’epoca, con ottime animazioni e sfondi quasi realistici, anche se verranno mostrate scene dove sarà presente sangue, mentre in ambito sonoro avremo musiche con un degno sound anni 80 uniti a delle opening ed ending inaspettatamente dolci e innocenti.
War in the pocket non punta sulla azione mecha quanto piuttosto sugli effetti che la guerra può portare nella vita delle persone, regalando un inaspettato messaggio antibellico, anche ai fan della saga del leggendario Mobile Suit Bianco made in Sunrise, mostrando a loro una pagina dell’UC e della Guerra di un anno molto diversa dal classico schema.
Concludo con una citazione delle battute finali (bene o male diceva così): “Non odiarmi e soprattutto non odiare il Pilota del Gundam, perché anche lui combatte per qualcosa in cui crede”. Quali frasi migliori per far capire che la guerra non è un gioco davanti agli occhi innocenti di un bambino come Al e a far capire che non esiste solo l’odio nei confronti di un nemico di cui non conosci il volto.
"Mobile Suit Gundam 0080: War in the Pocket" rappresenta non solo una delle migliori serie OAV ambientate nell'Universal Century della linea temporale di Gundam, ma davvero è una delle serie anime più meritevoli che ho mai visto in vita mia.
La vicenda è ambientata nella linea narrativa della prima serie "Mobile Suit Gundam", verso la fine della guerra di un anno. Una unità di Zeon, venuta a sapere della costruzione di un nuovo modello di mobile suit nascosto in una colonia, cercherà in tutti modi di distruggerlo, e in tutto questo verrà coinvolto un ragazzino di soli nove anni di nome Alfred, appassionato di mobile suit e di mezzi da combattimento.
"War in the Pocket" non vuole in alcun modo narrare combattimenti epici, gesta di eroi, piloti invincibili o quant'altro: i temi trattati sono ben più maturi e molto, molto più dolorosi.
Si parla di guerra, del lato brutale della guerra, la guerra che non risparmia nessuno. Indipendentemente dal fronte in cui ci si trova, nessuno può dire noi siamo buoni e voi i cattivi, noi siamo gli eroi e voi i nemici... La guerra non guarda in faccia nessuno e a farne le spese saranno sempre e solo le persone che vi partecipano e peggio ancora gli innocenti che hanno come unica colpa quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
La scelta di mostrare tutto questo dolore attraverso gli occhi innocenti di un bambino, che come tutti i bambini è affascinato da armi sempre più grandi e potenti, è un qualcosa che davvero prende a pugni lo stomaco dello spettatore... Semplicemente un bambino che prima vede la guerra quasi come un gioco (e da fuori sembra quasi bella) ma quando lui stesso si troverà a viverla in prima persona si renderà presto conto di come la realtà che ha immaginato sia ben diversa, restando inerme al destino di coloro che per volere o dovere vi partecipano...
Animazioni semplicemente ottime, insieme ad una fantastica colonna sonora, completano il quadro. "War in the Pocket" è semplicemente imprescindibile per tutti coloro che amano "Gundam" ed anche per tutti coloro che, pur non avendo visto la prima serie, sono comunque affascinati dalle emozioni che questo anime riesce a creare. Emozioni forti, fortissime, ma che meritano di essere provate almeno una volta.
La vicenda è ambientata nella linea narrativa della prima serie "Mobile Suit Gundam", verso la fine della guerra di un anno. Una unità di Zeon, venuta a sapere della costruzione di un nuovo modello di mobile suit nascosto in una colonia, cercherà in tutti modi di distruggerlo, e in tutto questo verrà coinvolto un ragazzino di soli nove anni di nome Alfred, appassionato di mobile suit e di mezzi da combattimento.
"War in the Pocket" non vuole in alcun modo narrare combattimenti epici, gesta di eroi, piloti invincibili o quant'altro: i temi trattati sono ben più maturi e molto, molto più dolorosi.
Si parla di guerra, del lato brutale della guerra, la guerra che non risparmia nessuno. Indipendentemente dal fronte in cui ci si trova, nessuno può dire noi siamo buoni e voi i cattivi, noi siamo gli eroi e voi i nemici... La guerra non guarda in faccia nessuno e a farne le spese saranno sempre e solo le persone che vi partecipano e peggio ancora gli innocenti che hanno come unica colpa quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
La scelta di mostrare tutto questo dolore attraverso gli occhi innocenti di un bambino, che come tutti i bambini è affascinato da armi sempre più grandi e potenti, è un qualcosa che davvero prende a pugni lo stomaco dello spettatore... Semplicemente un bambino che prima vede la guerra quasi come un gioco (e da fuori sembra quasi bella) ma quando lui stesso si troverà a viverla in prima persona si renderà presto conto di come la realtà che ha immaginato sia ben diversa, restando inerme al destino di coloro che per volere o dovere vi partecipano...
Animazioni semplicemente ottime, insieme ad una fantastica colonna sonora, completano il quadro. "War in the Pocket" è semplicemente imprescindibile per tutti coloro che amano "Gundam" ed anche per tutti coloro che, pur non avendo visto la prima serie, sono comunque affascinati dalle emozioni che questo anime riesce a creare. Emozioni forti, fortissime, ma che meritano di essere provate almeno una volta.
"Non odiarmi, ma sopratutto non odiare il mio nemico: egli è come me, e come me è convinto di fare la cosa giusta"
Nel grande marasma di titoli gundamici esistenti, brilla una piccola e struggente gemma dalla grande semplicità e bellezza. Un anime che potrebbe anche non chiamarsi "Gundam 0080" ma solamente "War in pocket". Newtype, fantapolitica, epicità da space opera, psicopoteri e tutti gli altri cliché a cui ci ha abituato Yoshiyuki Tomino vengono meno; lo sguardo innocente e felice di un bambino alla scoperta del mondo - e della guerra - ci cattura e commuove fin dal primo istante, in quanto i nostri occhi da adulti ci rendono palese la brutalità dei conflitti, che sono ben lungi dall'essere un gioco.
Questa serie di 6 OAV, abbellita dal soffice character design di Haruiko Mikimoto ("Macross", "Gunbuster", "Orguss", "Megazone 23") non solo riesce a trattare con molto tatto il tema della guerra vissuta dal punto di vista dei bambini, ma anche da quello degli adulti. Infatti è stupenda la caratterizzazione di Bernie, giovane soldato di Zeon, e Christine, soldatessa della federazione terrestre. Questi due personaggi vorrebbero comunicare, magari amarsi, ma il colore della loro divisa lo impedisce. Quale migliore metafora dell'incomunicabilità e della desolazione che lascia dietro di sé la guerra?
Le poche scene di combattimento tra i mecha lasciano spazio allo sviluppo dei rapporti tra i personaggi e a momenti di grande phatos, conditi da un'ottima colonna sonora dal magico "mood" anni '80. Dopo una partenza abbastanza ordinaria, la miniserie sfocia in un finale perfetto e dal grande significato che rimarrà ben impresso nella mente dello spettatore.
Qualsiasi persona, anche se non interessata all'universo di Gundam, dovrebbe vedere "War in pocket" e crescere insieme ad Alfred, il nostro indiscusso protagonista, provando le sue stesse sensazioni e rendendosi conto con lui che i Gundam non sono giochi ma armi, e che le armi uccidono.
Nel grande marasma di titoli gundamici esistenti, brilla una piccola e struggente gemma dalla grande semplicità e bellezza. Un anime che potrebbe anche non chiamarsi "Gundam 0080" ma solamente "War in pocket". Newtype, fantapolitica, epicità da space opera, psicopoteri e tutti gli altri cliché a cui ci ha abituato Yoshiyuki Tomino vengono meno; lo sguardo innocente e felice di un bambino alla scoperta del mondo - e della guerra - ci cattura e commuove fin dal primo istante, in quanto i nostri occhi da adulti ci rendono palese la brutalità dei conflitti, che sono ben lungi dall'essere un gioco.
Questa serie di 6 OAV, abbellita dal soffice character design di Haruiko Mikimoto ("Macross", "Gunbuster", "Orguss", "Megazone 23") non solo riesce a trattare con molto tatto il tema della guerra vissuta dal punto di vista dei bambini, ma anche da quello degli adulti. Infatti è stupenda la caratterizzazione di Bernie, giovane soldato di Zeon, e Christine, soldatessa della federazione terrestre. Questi due personaggi vorrebbero comunicare, magari amarsi, ma il colore della loro divisa lo impedisce. Quale migliore metafora dell'incomunicabilità e della desolazione che lascia dietro di sé la guerra?
Le poche scene di combattimento tra i mecha lasciano spazio allo sviluppo dei rapporti tra i personaggi e a momenti di grande phatos, conditi da un'ottima colonna sonora dal magico "mood" anni '80. Dopo una partenza abbastanza ordinaria, la miniserie sfocia in un finale perfetto e dal grande significato che rimarrà ben impresso nella mente dello spettatore.
Qualsiasi persona, anche se non interessata all'universo di Gundam, dovrebbe vedere "War in pocket" e crescere insieme ad Alfred, il nostro indiscusso protagonista, provando le sue stesse sensazioni e rendendosi conto con lui che i Gundam non sono giochi ma armi, e che le armi uccidono.
Meraviglioso. Come tutte le altre persone che hanno visto e valutato questo anime non posso essere più che d'accordo con la loro opinione e,anche se di solito sono avaro nelle mie votazioni, questa volta devo dare un 10 per questa bellissima storia.
Mobile Suit Gundam 0080: War in the Pocket, la guerra in tasca appunto, ci mette nella condizione di essere un bambino, Al, affascinato da tutto quello che riguarda l'universo, la guerra e i robot. Tutto è da lui vissuto come un gioco, in un turbinio di eventi ed emozioni che davvero sanno coinvolgere qualsiasi spettatore, anche non appassionato di Gundam e robot.
La storia è bella e avvincente, le sigle e la musica all'interno dell'anime sono a mio parere molto azzeccate e nostalgiche nel loro suono anni '80. Il tutto è combinato con una grafica molto bella per quegli anni e con una caratterizzazione perfetta di tutti i personaggi.
Il finale toccante, emozionante, profondo, reale e commovente è la giusta conclusione per sei episodi che ricorderò a lungo. Mi associo a chi mette questo anime a livelli di altri grandi titoli, perché il messaggio che vuole dare non è il solito, ossia quello dei buoni. In questo senso l'anime si inserisce perfettamente nella tradizione delle serie di Gundam.
Non posso che consigliare davvero a tutti di vederlo.
Mobile Suit Gundam 0080: War in the Pocket, la guerra in tasca appunto, ci mette nella condizione di essere un bambino, Al, affascinato da tutto quello che riguarda l'universo, la guerra e i robot. Tutto è da lui vissuto come un gioco, in un turbinio di eventi ed emozioni che davvero sanno coinvolgere qualsiasi spettatore, anche non appassionato di Gundam e robot.
La storia è bella e avvincente, le sigle e la musica all'interno dell'anime sono a mio parere molto azzeccate e nostalgiche nel loro suono anni '80. Il tutto è combinato con una grafica molto bella per quegli anni e con una caratterizzazione perfetta di tutti i personaggi.
Il finale toccante, emozionante, profondo, reale e commovente è la giusta conclusione per sei episodi che ricorderò a lungo. Mi associo a chi mette questo anime a livelli di altri grandi titoli, perché il messaggio che vuole dare non è il solito, ossia quello dei buoni. In questo senso l'anime si inserisce perfettamente nella tradizione delle serie di Gundam.
Non posso che consigliare davvero a tutti di vederlo.
Vorreste salire su un Mobile Suit?
L’illusione è un telo bianco che noi mettiamo sulle cose che non ci piacciono, un telo che in questo modo viene dipinto di mille colori e dei nostri desideri per trasformare apparentemente incubi reali in sogni ipocriti.
Esistono due tipi di illusione: quella consapevole degli adulti, che pur consapevoli dell’illusione continuano ad evitare il contatto con la realtà, e quella istintiva ed ingenua dei bambini, che il più delle volte non hanno la capacità di affrontare il mondo che li circonda.
L’anime in questione le prende in considerazione tutte e due, raggiungendo un mix commuovente ed al tempo stesso duro. La prima illusione e quella fanciullesca del protagonista, Alfred, che vede la guerra come un semplice gioco. È un qualcosa che ha caratterizzato la gioventù di molti bambini, i quali il più delle volte giocano con le pistole e altre armi. Loro vedono la guerra come un gioco, una cosa da grandi ma al contempo divertente perché adrenalinica. Il bambino non riesce a comprendere la durezza della morte ed il rischio della guerra, non è capace di andare oltre la sua semplicistica visione di buono-cattivo. Se poi consideriamo che la guerra del mondo di Gundam è fatta di Robot giganti e aerei spaziali, allora si comprende l’entusiasmo dei bambini; a maggior ragione se vedono la guerra ancora più da lontano vivendo in una colonia neutrale.
Ma siamo sicuri che questa illusione riguarda solo i bambini? Pensiamo ai fan di Gundam, quanti si riempiono le case di modellini, quanti sognano di pilotare un Gundam e combattere nello spazio? La risposta fa riflettere perché ci dà la consapevolezza che quelle illusioni che noi pensavamo fossero solo fanciullesche riguardano anche le persone più adulte. Certo si può obbiettare che Gundam è un’opera di fantasia, ma tutti noi siamo consapevoli del realismo della serie e della crudezza della guerra che questa propone.
La serie OAV quindi vuole proprio andare a ribadire la drammaticità della guerra, e si rivolge al fandom che in quegli anni andava sempre di più ad idolatrare il mobil suit bianco perdendo di vista il vero obiettivo che la narrazione voleva avere.
La serie dice: "Attenti!! Non confondete Gundam con qualcosa di fantastico perché è più reale che mai."
Il piccolo protagonista della storia quindi siamo noi amanti della prima serie, noi che collezioniamo cimeli di Mobil Suit, noi che volgiamo vedere con i nostri occhi i Robot, noi che vogliamo salirci sopra, ecc…
Il piccolo protagonista alla fine della storia dovremmo essere ancora noi, che abbiamo capito la durezza della guerra e il terrore della morte.
La trama, pur nella sua semplicità, ha un obiettivo potente, e riesce a pieno nel suo scopo, è capace di commuoverti seguendo prima le vicende del bimbo ed alla fine è capace di farti riflettere; “ma non è che quel bimbo sono io?”.
Semplice e potente, ma anche dura e crudele, come alla fine è la guerra. I Mobil Suit sono lasciati in disparte perchè il loro ruolo è marginale, i protagonisti siamo noi uomini, siamo noi che dobbiamo imparare.
L’OAV risulta quindi concettualmente perfetto, ma anche dal punto di vista tecnico e registico è fatto molto bene. Solo le musiche sono un po’ anonime. Lo consiglio vivamente soprattutto a chi è già conoscitore della serie originale poiché il messaggio sarà più diretto e profondo.
Ora guardatevi intorno, avete Gunpla? Ebbene siate consapevoli che quelle sono armi dispensatori di morte oltre a strumenti tecnologici belli da vedere.
L’illusione è un telo bianco che noi mettiamo sulle cose che non ci piacciono, un telo che in questo modo viene dipinto di mille colori e dei nostri desideri per trasformare apparentemente incubi reali in sogni ipocriti.
Esistono due tipi di illusione: quella consapevole degli adulti, che pur consapevoli dell’illusione continuano ad evitare il contatto con la realtà, e quella istintiva ed ingenua dei bambini, che il più delle volte non hanno la capacità di affrontare il mondo che li circonda.
L’anime in questione le prende in considerazione tutte e due, raggiungendo un mix commuovente ed al tempo stesso duro. La prima illusione e quella fanciullesca del protagonista, Alfred, che vede la guerra come un semplice gioco. È un qualcosa che ha caratterizzato la gioventù di molti bambini, i quali il più delle volte giocano con le pistole e altre armi. Loro vedono la guerra come un gioco, una cosa da grandi ma al contempo divertente perché adrenalinica. Il bambino non riesce a comprendere la durezza della morte ed il rischio della guerra, non è capace di andare oltre la sua semplicistica visione di buono-cattivo. Se poi consideriamo che la guerra del mondo di Gundam è fatta di Robot giganti e aerei spaziali, allora si comprende l’entusiasmo dei bambini; a maggior ragione se vedono la guerra ancora più da lontano vivendo in una colonia neutrale.
Ma siamo sicuri che questa illusione riguarda solo i bambini? Pensiamo ai fan di Gundam, quanti si riempiono le case di modellini, quanti sognano di pilotare un Gundam e combattere nello spazio? La risposta fa riflettere perché ci dà la consapevolezza che quelle illusioni che noi pensavamo fossero solo fanciullesche riguardano anche le persone più adulte. Certo si può obbiettare che Gundam è un’opera di fantasia, ma tutti noi siamo consapevoli del realismo della serie e della crudezza della guerra che questa propone.
La serie OAV quindi vuole proprio andare a ribadire la drammaticità della guerra, e si rivolge al fandom che in quegli anni andava sempre di più ad idolatrare il mobil suit bianco perdendo di vista il vero obiettivo che la narrazione voleva avere.
La serie dice: "Attenti!! Non confondete Gundam con qualcosa di fantastico perché è più reale che mai."
Il piccolo protagonista della storia quindi siamo noi amanti della prima serie, noi che collezioniamo cimeli di Mobil Suit, noi che volgiamo vedere con i nostri occhi i Robot, noi che vogliamo salirci sopra, ecc…
Il piccolo protagonista alla fine della storia dovremmo essere ancora noi, che abbiamo capito la durezza della guerra e il terrore della morte.
La trama, pur nella sua semplicità, ha un obiettivo potente, e riesce a pieno nel suo scopo, è capace di commuoverti seguendo prima le vicende del bimbo ed alla fine è capace di farti riflettere; “ma non è che quel bimbo sono io?”.
Semplice e potente, ma anche dura e crudele, come alla fine è la guerra. I Mobil Suit sono lasciati in disparte perchè il loro ruolo è marginale, i protagonisti siamo noi uomini, siamo noi che dobbiamo imparare.
L’OAV risulta quindi concettualmente perfetto, ma anche dal punto di vista tecnico e registico è fatto molto bene. Solo le musiche sono un po’ anonime. Lo consiglio vivamente soprattutto a chi è già conoscitore della serie originale poiché il messaggio sarà più diretto e profondo.
Ora guardatevi intorno, avete Gunpla? Ebbene siate consapevoli che quelle sono armi dispensatori di morte oltre a strumenti tecnologici belli da vedere.
Non lasciatevi ingannare dal chara design tipico della Science Fiction nipponica anni '80, questa serie dovrebbe essere vista da chiunque ami l'animazione, anche chi non ha mai avuto a che fare in passato con la saga di Gundam o ha dei brutti ricordi legati ad altre serie, perchè questa è una storia radicalmente diversa da tutte le altre di guerra, che potrebbe tranquillamente essere un ottimo film animato sia per l'eccezionale qualità delle animazioni che per la trama profonda.
Alfred vede la guerra come se fosse uno sport, in fondo abita nella colonia neutrale di Side 6, parla coi suoi amici delle battaglie con entusiasmo ed è un fanatico militare, finché non conoscerà un giovane soldato dell'esercito di Zeon, Bernard, e diventano molto amici.
Le scene di combattimento tra Mobile Suit sono davvero poche, non è su questo che si basa la serie, eppure sono create con un realismo che neanche nelle serie militari più recenti si trova facilmente, da vedere assolutamente per capire perchè si parla così bene di quest'opera...
Ma è nella trama, così quotidiana e "reale", che la serie si fa' ricordare in eterno, e difficilmente riuscirete a trattenere le lacrime dopo aver visto l'ultimo episodio...
Alfred vede la guerra come se fosse uno sport, in fondo abita nella colonia neutrale di Side 6, parla coi suoi amici delle battaglie con entusiasmo ed è un fanatico militare, finché non conoscerà un giovane soldato dell'esercito di Zeon, Bernard, e diventano molto amici.
Le scene di combattimento tra Mobile Suit sono davvero poche, non è su questo che si basa la serie, eppure sono create con un realismo che neanche nelle serie militari più recenti si trova facilmente, da vedere assolutamente per capire perchè si parla così bene di quest'opera...
Ma è nella trama, così quotidiana e "reale", che la serie si fa' ricordare in eterno, e difficilmente riuscirete a trattenere le lacrime dopo aver visto l'ultimo episodio...
E' la miniserie di 6 oav che vent’anni fa in pratica introdusse nel mondo dell’animazione il concetto di side story, dopo quelli di sequel e remake e ancora prima di quelli di prequel e di newquel. Ovvero, una storia parallela ambientata nello stesso universo e nella stessa epoca narrativa di un’altra già nota ma in un altro luogo distinto, e che con la prima non ha praticamente alcun legame. Un’idea sfruttata successivamente anche in un’altra famosa saga animata, quella di Macross, ma mai vista al cinema, dove in effetti, per le caratteristiche intrinseche ed espressive del mezzo artistico, non avrebbe molto senso. Sarebbe come fare un film che parla, tanto per fare degli esempi, di fatti accaduti durante lo guerra contro l’Impero in Star Wars o paralleli ad un episodio qualsiasi di Star Trek e sconosciuti al grande pubblico: :-) al cinema se ne farebbe un prequel o un sequel, non una side story.
Sulla scia di questa tecnica narrativa verrà realizzata, qualche anno dopo, l’altra delle due side stories di Gundam, ossia 8th MS Team, anch’essa ambientata durante la One Year War dell’anno 0079 U.C. in cui si svolge il primo storico Gundam, quello con protagonista Amuro Rey, per intenderci. Si tratta comunque di due oav imparagonabili, almeno nelle intenzioni, anche se entrambi narrano episodi secondari della OYW rispetto a quelli visti nella prima serie. 0080 ha luogo in parte contemporaneamente e in parte dopo 8th MS Team, e poco dopo o forse addirittura nello stesso momento dell’arrivo, in Kido Senshi Gundam 0079, della Base Bianca su Side 6 dove si svolge l’intera azione, nell’ultima fase della Guerra di Un Anno. Dal che si deduce che durante la prima serie di Gundam che vedemmo per la prima volta quasi 30 anni fa, in realtà si stavano svolgendo non una ma ben tre storie diverse!:-) Come é stato poi ideato in seguito..
0080, che si conclude proprio alla fine della guerra, quando fu stipulato il trattato di pace col Principato di Zion il 1 gennaio dell’anno del titolo, é una serie tanto triste quanto bella. Non nego che mi abbia provocato una certa emozione, soprattutto nell’ultima puntata. Improntata anch’essa ad un forte realismo, almeno prendendo il già realista KSG 0079 come termine di paragone, ed ad un notevole approfondimento psicologico dei personaggi rispetto al dramma della guerra come mai si era visto prima, spingendo anzi ancora più in là tali caratteristiche. I combattimenti, a differenza di KSG, hanno uno spazio veramente ridotto, ed anche il nuovo Gundam per newtype, ovvero l’Alex, ideato inizialmente per essere assegnato proprio ad Amuro Rey di cui erano state scoperte le qualità “speciali”, ha un ruolo molto marginale (ed é un peccato, secondo me, che non si veda di più in azione perché prometteva bene;-)), inizia a comparire (poco per volta) soltanto a partire dal terzo episodio ed é anch’esso tutt’altro che indistruttibile.
Fra le serie di Gundam che ho visto sinora è quella che in assoluto si differenzia di più dalle altre, tanto da non sembrare nemmeno, inizialmente, un anime gundamico, ed é anche quella - sempre limitandomi a quelle viste finora - in cui ci vengono mostrati e descritti maggiormente l’aspetto e la vita di una colonia terrestre, sicuramente più di quanto si fosse visto in KSG 0079 (al quale troviamo un paio di graditi riferimenti).
I personaggi-cardine della vicenda sono il protagonista, il piccolo Alfred Izuruha, che mi rimarrà ben impresso nella memoria, con il suo entusiasmo iniziale per la guerra che crede un divertente gioco e la sua triste presa di coscienza finale, e il giovane pilota di Zion Bernard Wiseman (biondo anche lui ma nulla a che vedere con Char:)), nonchè la giovane pilota del Gundam Alex e amica e vicina di casa di Alfred, Christina Mackenzie. Dal rapporto di amicizia nato per caso fra il bambino e il ragazzo e poi da quello fra questi e la ragazza ha origine praticamente tutta la vicenda, fino allo struggente finale.
Comprendo e condivido i numerosi commenti positivi che ho sempre letto ovunque su questa serie; caratterizzata fra l’altro da grafica e animazione davvero sopraffine, specie nell’illustrazione dell’ambiente e della vita all’interno della colonia. Imprescindibile per qualsiasi amante di Gundam e del suo mondo.
Sulla scia di questa tecnica narrativa verrà realizzata, qualche anno dopo, l’altra delle due side stories di Gundam, ossia 8th MS Team, anch’essa ambientata durante la One Year War dell’anno 0079 U.C. in cui si svolge il primo storico Gundam, quello con protagonista Amuro Rey, per intenderci. Si tratta comunque di due oav imparagonabili, almeno nelle intenzioni, anche se entrambi narrano episodi secondari della OYW rispetto a quelli visti nella prima serie. 0080 ha luogo in parte contemporaneamente e in parte dopo 8th MS Team, e poco dopo o forse addirittura nello stesso momento dell’arrivo, in Kido Senshi Gundam 0079, della Base Bianca su Side 6 dove si svolge l’intera azione, nell’ultima fase della Guerra di Un Anno. Dal che si deduce che durante la prima serie di Gundam che vedemmo per la prima volta quasi 30 anni fa, in realtà si stavano svolgendo non una ma ben tre storie diverse!:-) Come é stato poi ideato in seguito..
0080, che si conclude proprio alla fine della guerra, quando fu stipulato il trattato di pace col Principato di Zion il 1 gennaio dell’anno del titolo, é una serie tanto triste quanto bella. Non nego che mi abbia provocato una certa emozione, soprattutto nell’ultima puntata. Improntata anch’essa ad un forte realismo, almeno prendendo il già realista KSG 0079 come termine di paragone, ed ad un notevole approfondimento psicologico dei personaggi rispetto al dramma della guerra come mai si era visto prima, spingendo anzi ancora più in là tali caratteristiche. I combattimenti, a differenza di KSG, hanno uno spazio veramente ridotto, ed anche il nuovo Gundam per newtype, ovvero l’Alex, ideato inizialmente per essere assegnato proprio ad Amuro Rey di cui erano state scoperte le qualità “speciali”, ha un ruolo molto marginale (ed é un peccato, secondo me, che non si veda di più in azione perché prometteva bene;-)), inizia a comparire (poco per volta) soltanto a partire dal terzo episodio ed é anch’esso tutt’altro che indistruttibile.
Fra le serie di Gundam che ho visto sinora è quella che in assoluto si differenzia di più dalle altre, tanto da non sembrare nemmeno, inizialmente, un anime gundamico, ed é anche quella - sempre limitandomi a quelle viste finora - in cui ci vengono mostrati e descritti maggiormente l’aspetto e la vita di una colonia terrestre, sicuramente più di quanto si fosse visto in KSG 0079 (al quale troviamo un paio di graditi riferimenti).
I personaggi-cardine della vicenda sono il protagonista, il piccolo Alfred Izuruha, che mi rimarrà ben impresso nella memoria, con il suo entusiasmo iniziale per la guerra che crede un divertente gioco e la sua triste presa di coscienza finale, e il giovane pilota di Zion Bernard Wiseman (biondo anche lui ma nulla a che vedere con Char:)), nonchè la giovane pilota del Gundam Alex e amica e vicina di casa di Alfred, Christina Mackenzie. Dal rapporto di amicizia nato per caso fra il bambino e il ragazzo e poi da quello fra questi e la ragazza ha origine praticamente tutta la vicenda, fino allo struggente finale.
Comprendo e condivido i numerosi commenti positivi che ho sempre letto ovunque su questa serie; caratterizzata fra l’altro da grafica e animazione davvero sopraffine, specie nell’illustrazione dell’ambiente e della vita all’interno della colonia. Imprescindibile per qualsiasi amante di Gundam e del suo mondo.
Bello, Bello, BELLO!!!!!!
E se lo dico io che sono sempre molto critico sulle varie serie di Gundam vuol dire che DEVE essere visto a tutti i costi!
Per una volta tanto, una trama raffazzonata non è la scusa per inscenare combattimenti fra robottoni, ma, al contrario, il Brand del Gundam serve a raccontare una storia tesa, profonda e con personaggio del tutto credibili sullo sfondo di una guerra senza esclusione di colpi, da entrambe le parti (e senza paturnie idiote alla evangelion |:-| ).
Il dramma della guerra è qui portato sullo schermo attraverso gli occhi di un bambino che vede i Mobile Suit come "fighissimi" mega giocattoli. La serie di eventi raccontata in “la guerra in tasca” portano Alfred (se dio vuole per una volta non è lui il pilota ammazzasette), a trasformarsi in un giovane adulto, consapevole che la guerra chiede sempre un prezzo troppo alto da pagare.
Il finale, commovente, all'adunata scolastica è lo specchio di come l'esperienza trascorsa nelle sei puntate lo abbia cambiato rispetto agli amici di gioco, e il fatto che Alfred sia l’unico a capire pienamente gli eventi trascorsi durante la battaglia lascia un senso di grande solitudine nello spettatore.
La serie è tesa e veloce, la narrazione di una trama SOLIDA la fa scorrere fluidamente fino all'inevitabile conclusione e le sei puntate che la compongono sono TUTTE fondamentali per capire il senso del racconto. Una cosa è certa: "La guerra in tasca" è dedicata ad un target di spettatori adulti, molto più che a Teen Ager in cerca di emozione.
Molto belli anche i Mobile Suit, quasi sempre sullo sfondo, e i personaggio di contorno, ciascuno ben approfondito psicologicamente, mentre il protagonista è finalmente un personaggio reale, con sogni e pensieri propri di un bambino delle elementari che potrebbe tranquillamente essere il vostro vicino di casa.
Belli anche i Mobile Suit che per una volta sono solo macchine sofisticate da combattimento e i cui piloti (come in 08th MS Tema) sono soldati comuni e umanissimi, che lottano e muoiono senza spettacolarità o imbarazzanti atteggiamenti "bishonen".
Il finale stesso, nel suo minimalismo mi ha fatto riflettere per giorni, fino alla conclusione che la storia non poteva, e non doveva finire diversamente, neppure nei dettagli.
Il messaggio arriva diritto e senza filtri, come un pugno nello stomaco.
Questa è di gran lunga la miglior realizzazione nell'universo Gundam (UC e non), e non sfigura di fronte a capolavori come Conan e Una tomba per le lucciole.
Consigliatissimo anche a chi non è amante dei robottoni.
E se lo dico io che sono sempre molto critico sulle varie serie di Gundam vuol dire che DEVE essere visto a tutti i costi!
Per una volta tanto, una trama raffazzonata non è la scusa per inscenare combattimenti fra robottoni, ma, al contrario, il Brand del Gundam serve a raccontare una storia tesa, profonda e con personaggio del tutto credibili sullo sfondo di una guerra senza esclusione di colpi, da entrambe le parti (e senza paturnie idiote alla evangelion |:-| ).
Il dramma della guerra è qui portato sullo schermo attraverso gli occhi di un bambino che vede i Mobile Suit come "fighissimi" mega giocattoli. La serie di eventi raccontata in “la guerra in tasca” portano Alfred (se dio vuole per una volta non è lui il pilota ammazzasette), a trasformarsi in un giovane adulto, consapevole che la guerra chiede sempre un prezzo troppo alto da pagare.
Il finale, commovente, all'adunata scolastica è lo specchio di come l'esperienza trascorsa nelle sei puntate lo abbia cambiato rispetto agli amici di gioco, e il fatto che Alfred sia l’unico a capire pienamente gli eventi trascorsi durante la battaglia lascia un senso di grande solitudine nello spettatore.
La serie è tesa e veloce, la narrazione di una trama SOLIDA la fa scorrere fluidamente fino all'inevitabile conclusione e le sei puntate che la compongono sono TUTTE fondamentali per capire il senso del racconto. Una cosa è certa: "La guerra in tasca" è dedicata ad un target di spettatori adulti, molto più che a Teen Ager in cerca di emozione.
Molto belli anche i Mobile Suit, quasi sempre sullo sfondo, e i personaggio di contorno, ciascuno ben approfondito psicologicamente, mentre il protagonista è finalmente un personaggio reale, con sogni e pensieri propri di un bambino delle elementari che potrebbe tranquillamente essere il vostro vicino di casa.
Belli anche i Mobile Suit che per una volta sono solo macchine sofisticate da combattimento e i cui piloti (come in 08th MS Tema) sono soldati comuni e umanissimi, che lottano e muoiono senza spettacolarità o imbarazzanti atteggiamenti "bishonen".
Il finale stesso, nel suo minimalismo mi ha fatto riflettere per giorni, fino alla conclusione che la storia non poteva, e non doveva finire diversamente, neppure nei dettagli.
Il messaggio arriva diritto e senza filtri, come un pugno nello stomaco.
Questa è di gran lunga la miglior realizzazione nell'universo Gundam (UC e non), e non sfigura di fronte a capolavori come Conan e Una tomba per le lucciole.
Consigliatissimo anche a chi non è amante dei robottoni.
Bellissima serie spin-off ambientata nell'UC, solo pochi anni dopo gli eventi della prima serie. Ottimi i disegni come l'animazione relativamente agli standard degli anni 80, valido pure il character design di tutti i personaggi, se non avete il cuore di pietra la lacrimuccia è assicurata!
I finale ben rappresenta la Gundam filosofia di Tomino e conferma l'autore come un precursore degli anime più profondi che come anni dopo Evangelion hanno saputo scardinare i clichè e segnare i nuovi riferimenti dell'animazione giapponese. Peccato che questi capolavori siano godibili solo come fansub perchè meriterebbero pubblicazione di alto livello almeno nel mercato dell'home video. Speriamo che i dvd box della prima serie di Gundam abbiano successo perchè potrebbero aprire la strada a questi e molti altri gioielli sconosciuti ai più.
I finale ben rappresenta la Gundam filosofia di Tomino e conferma l'autore come un precursore degli anime più profondi che come anni dopo Evangelion hanno saputo scardinare i clichè e segnare i nuovi riferimenti dell'animazione giapponese. Peccato che questi capolavori siano godibili solo come fansub perchè meriterebbero pubblicazione di alto livello almeno nel mercato dell'home video. Speriamo che i dvd box della prima serie di Gundam abbiano successo perchè potrebbero aprire la strada a questi e molti altri gioielli sconosciuti ai più.
IMO è semplicemente il punto più alto dell'animazione Gundam (insieme a 08thMSTeam). C'è tutto quello che serve. Bellissima la realizzazione. Unica la storia. Tra tutte, 0080, è senz'altro la più matura nonostante il protagonista sia solo un bambino che vede la guerra come un gioco. Un gioco in cui si ammirano le armi lucenti, si raccolgono e si collezionano bossoli, gradi e distintivi fino a che la realtà ci viene sbattuta in faccia nel modo più brutale. In guerra gli amici muoiono davvero. Non basta dire "E' tardi dobbiamo tornare a casa" per far tornare tutto come prima.
Gundam 0080 è una side story molto particolare, che vanta il chara-des di Haruhiko Mikimoto (Macross, Gunbuster, etc). In pratica racconta la storia della One Year War vista da un bambino di side 6, Alfred. Questi viene casulamente a contatto con un gruppo di Zion infiltratosi nel side per distruggere il Gundam Alex. Conosce il membro più giovane del team, diventando suo amico, e aiuterà gli zioniti ad attaccare la base.
Accanto a questa trama molto originale si accompagna una ottima realizzazione tecnica e una regia molto curata.
Ottimo anime sia per i neofiti di Gundam (non è necessario aver visto la serie originale o i film) ma diventa obbligatorio per chi ama il mobile suit bianco.
Accanto a questa trama molto originale si accompagna una ottima realizzazione tecnica e una regia molto curata.
Ottimo anime sia per i neofiti di Gundam (non è necessario aver visto la serie originale o i film) ma diventa obbligatorio per chi ama il mobile suit bianco.