Salaryman's Club
“Salaryman's Club” è una serie composta da dodici episodi, che unisce sapientemente il genere sportivo allo slice of life.
La storia ci presenta la vita di Mikoto Shiratori, ragazzo dalla grande passione e talento per il badminton, e di come porterà avanti tale attitudine, nel mondo del lavoro. Il bello di questa serie sta nel fatto che non si concentri unicamente sul piano sportivo, ma spazia anche nel mondo del lavoro, dando rilievo a quel posto che, in tantissime serie sportive, non viene mai trattato, essendo prevalentemente tutte con un’ambientazione scolastica.
Ho apprezzato che mettessero un certo rilievo, e prestassero attenzione a come un giovane giapponese vive l’entrata nel mondo del lavoro in una nuova azienda, magari di tutt’altro settore rispetto a quello in cui era impiegato in precedenza; non sarà un semplice sfondo, ma una vera e propria parte integrante della trama.
Anche la parte sportiva sarà narrata in maniera esaustiva, con i suoi ritmi, gli allenamenti e i vari round con le altre compagnie, riuscendo a non far mai pesare la mancanza di una o dell’altra trama, controbilanciandosi perfettamente, dando il giusto spazio ai momenti difficili che si possono incontrare sul posto di lavoro e di come si vive lo sport e il dover coniugare le due cose insieme.
Purtroppo non è oro tutto quel che luccica: credo che per entrambe le due anime, sia quella sportiva che quella slice of life, si sia ad un certo punto voluto esagerare, uscendo fuori dal seminato, inserendo un fattore di destabilizzazione per trama, che ha reso il tutto poco credibile e che personalmente mi ha impedito di dare quel mezzo voto in più, avendo in parte disconnesso tutta l’impostazione che in generale la serie è quasi sempre riuscita a mantenere.
Dico quasi sempre, perché purtroppo si denoterà che, per dare enfasi a tali drammatizzazioni, si sia tolto spazio a un paio di match e a degli approfondimenti introspettivi.
I personaggi sono tutti molto ben definiti e interessanti; purtroppo, per quanto espresso poco sopra, per gonfiare e in parte esasperare i due momenti in questione, la caratterizzazione di qualche personaggio ne ha fatto un po’ le spese, rendendo meno incisive alcune azioni e decisioni, che avrebbero giovato molto di un bell’approfondimento introspettivo.
Pregio da scrivere e marchiare a fuoco è il rapporto tra i due protagonisti, di cui ho amato molto il “colpo di scena”, abbastanza telefonato, che si iniziava a intravedere nei minuti finali degli episodi, che personalmente mi ha molto scaldato il cuore e ha permesso di far fare più di qualche salto di qualità alla caratterizzazione del protagonista, che inizialmente risultava “drammacentrica”, e quindi poco accattivante per i miei gusti; fortunatamente, superato tale ostacolo, ha potuto godere di un ottimo sviluppo.
Sul lato tecnico, graficamente ho molto apprezzato lo stile e la cura di molti dettagli, a partire dal semplice volano, con le sue piume che verranno richiamate anche nel video della sigla iniziale; i colori saranno sgargianti e accesi, fattore che instilla grinta e passione in tutti i pori.
Anche dal lato sonoro direi un ottimo lavoro, per i miei gusti personali, ho apprezzato tanto entrambe le sigle, sia quella d’apertura, bella grintosa, che quella di chiusura, più delicata e dolce; lato OST, in generale le ho trovate tutte azzeccate, un buon sottofondo dove però non ho sentito quasi nessuna canzone spiccare particolarmente.
In conclusione, “Salaryman's Club” ci trasporta in un’altra realtà, il mondo dei lavoratori giapponesi che si danno allo sport tramite le loro aziende lavorative, facendoci scoprire le difficoltà e la bellezza nel cercare di poter portare avanti la propria passione sportiva. Sicuramente un prodotto valido, che però scivola in qualche drammone di troppo, quando bastava solamente rimanere fedeli ai toni leggeri a cui ci aveva abituato.
La storia ci presenta la vita di Mikoto Shiratori, ragazzo dalla grande passione e talento per il badminton, e di come porterà avanti tale attitudine, nel mondo del lavoro. Il bello di questa serie sta nel fatto che non si concentri unicamente sul piano sportivo, ma spazia anche nel mondo del lavoro, dando rilievo a quel posto che, in tantissime serie sportive, non viene mai trattato, essendo prevalentemente tutte con un’ambientazione scolastica.
Ho apprezzato che mettessero un certo rilievo, e prestassero attenzione a come un giovane giapponese vive l’entrata nel mondo del lavoro in una nuova azienda, magari di tutt’altro settore rispetto a quello in cui era impiegato in precedenza; non sarà un semplice sfondo, ma una vera e propria parte integrante della trama.
Anche la parte sportiva sarà narrata in maniera esaustiva, con i suoi ritmi, gli allenamenti e i vari round con le altre compagnie, riuscendo a non far mai pesare la mancanza di una o dell’altra trama, controbilanciandosi perfettamente, dando il giusto spazio ai momenti difficili che si possono incontrare sul posto di lavoro e di come si vive lo sport e il dover coniugare le due cose insieme.
Purtroppo non è oro tutto quel che luccica: credo che per entrambe le due anime, sia quella sportiva che quella slice of life, si sia ad un certo punto voluto esagerare, uscendo fuori dal seminato, inserendo un fattore di destabilizzazione per trama, che ha reso il tutto poco credibile e che personalmente mi ha impedito di dare quel mezzo voto in più, avendo in parte disconnesso tutta l’impostazione che in generale la serie è quasi sempre riuscita a mantenere.
Dico quasi sempre, perché purtroppo si denoterà che, per dare enfasi a tali drammatizzazioni, si sia tolto spazio a un paio di match e a degli approfondimenti introspettivi.
I personaggi sono tutti molto ben definiti e interessanti; purtroppo, per quanto espresso poco sopra, per gonfiare e in parte esasperare i due momenti in questione, la caratterizzazione di qualche personaggio ne ha fatto un po’ le spese, rendendo meno incisive alcune azioni e decisioni, che avrebbero giovato molto di un bell’approfondimento introspettivo.
Pregio da scrivere e marchiare a fuoco è il rapporto tra i due protagonisti, di cui ho amato molto il “colpo di scena”, abbastanza telefonato, che si iniziava a intravedere nei minuti finali degli episodi, che personalmente mi ha molto scaldato il cuore e ha permesso di far fare più di qualche salto di qualità alla caratterizzazione del protagonista, che inizialmente risultava “drammacentrica”, e quindi poco accattivante per i miei gusti; fortunatamente, superato tale ostacolo, ha potuto godere di un ottimo sviluppo.
Sul lato tecnico, graficamente ho molto apprezzato lo stile e la cura di molti dettagli, a partire dal semplice volano, con le sue piume che verranno richiamate anche nel video della sigla iniziale; i colori saranno sgargianti e accesi, fattore che instilla grinta e passione in tutti i pori.
Anche dal lato sonoro direi un ottimo lavoro, per i miei gusti personali, ho apprezzato tanto entrambe le sigle, sia quella d’apertura, bella grintosa, che quella di chiusura, più delicata e dolce; lato OST, in generale le ho trovate tutte azzeccate, un buon sottofondo dove però non ho sentito quasi nessuna canzone spiccare particolarmente.
In conclusione, “Salaryman's Club” ci trasporta in un’altra realtà, il mondo dei lavoratori giapponesi che si danno allo sport tramite le loro aziende lavorative, facendoci scoprire le difficoltà e la bellezza nel cercare di poter portare avanti la propria passione sportiva. Sicuramente un prodotto valido, che però scivola in qualche drammone di troppo, quando bastava solamente rimanere fedeli ai toni leggeri a cui ci aveva abituato.