Strappare lungo i bordi
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Alcuni lo sanno, altri no. Zerocalcare ce l'ha nel sangue quella magica capacità di mescolare dramma e comicità meglio di come si mescolano latte e caffè in quella bevanda degli dei che è il caffè macchiato. E non si può negare che lo stile italiano calzi a pennello in questa narrativa, ancora di più se ci si infila dentro la becera romanità, il dialetto romano, che pare scritto appositamente per poter essere in grado di sdrammatizzare qualsiasi tragedia la vita ci sbatta in faccia.
Oltre a consacrare il suo autore, e a fare un grosso favore al mercato dell'animazione italiana, "Strappare lungo i bordi" ci regala una storia di vita delle più umane possibili, fatta di persone semplici e scelte apparentemente impossibili, una piccola perla grezza e imperfetta, e per questo bellissima in tutto il suo splendore. Perché la vita non è né raffinata né perfetta.
Siamo a Roma e viaggiamo a colpi di aneddoti e flashback dagli anni 80' fino ai giorni nostri. Roma sarà pure una città morta (e da architetto lo dico con le spine sul cuore), ma la romanità è viva e vegeta e a dimostrarcelo è proprio Zero, protagonista e voce narrante di questo viaggio che lo porterà fino a Biella, in compagnia dei suoi amici, Sara e Secco, e del suo grillo parlante personale, l'Armadillo voce della sua coscienza. A Biella per un ultimo saluto alla sua cara Alice.
La romanità è viva e vegeta e Zero ci impasta le mani prima di usarle per lasciare la sua impronta sulla carta, rendendola contorno di tutto ciò che accade, a partire dal tono con cui si pone giudice delle sue stesse scelte di vita, dalle più semplici alle più complicate.
La storia parla sì di un viaggio, quello verso Biella, ma il vero viaggio avviene dentro a Zero, un viaggio che ha più la forma di un percorso, cosa ben diversa, una presa di coscienza.
La storia inizia, infatti, con il ragazzo romano che fa la conoscenza di Alice, e, come giusto che sia, ne rimane folgorato; tempo tre secondi e il suo cuore cade vittima dell'amore.
La storia si conclude poi, con il funerale di Alice, che muore suicida, dopo essere scappata da Roma e tornata a casa dai suoi genitori.
Quel che sta nel mezzo, manco a dirlo, è il cuore di Zero, il suo cuore in tutte le sue sfaccettature, il suo cuore che, attraverso i suoi significativi e divertenti aneddoti che scavano fino ai primi anni di scuola elementare, impara e insegna, in qualche modo, come funzionano le persone.
"Strappare lungo i bordi" ci racconta e ci insegna che, mentre noi tutti siamo lì impelagati a fare progetti, accadono cose, e altre cose ne conseguono. Ci insegna che al di là della vita che abbiamo pianificato c'è la nostra vera vita, al di là di quel foglio coi bordi pronti per essere ritagliati su misura c'è un'altra pagina, una pagina piena di scarabocchi, che altro non sono che le nostre scelte, fatte di cuore e testa, a volte troppo a volte troppo poco, fatte di pura imperfezione.
A insegnarci tutto questo, è Zero stesso, con la sua presa di coscienza circa il suo apparentemente romantico flirt "alla vecchia maniera" con Alice, un rapporto che chiunque avrebbe voluto finisse in amore, Zero e Alice compresi, ma che, per un motivo o per un altro, come spesso accade, non è mai sbocciato.
Un mucchio di aneddoti, una storia strappalacrime, autoironica e autocritica, a parlarci di Sara e la sua lotta contro i pregiudizi, di Secco e il suo potere del "mi fotte n'cazzo", tutto per raccontarci che "le persone so' complesse", che di noi stessi ci capiamo poco pure noi, figuriamoci gli altri; che l'unica cosa che si può fare è volersi bene, e che quell'affetto spesso è sufficiente.
Alcuni lo sanno, altri no. Zerocalcare ce l'ha nel sangue quella magica capacità di mescolare dramma e comicità meglio di come si mescolano latte e caffè in quella bevanda degli dei che è il caffè macchiato. E non si può negare che lo stile italiano calzi a pennello in questa narrativa, ancora di più se ci si infila dentro la becera romanità, il dialetto romano, che pare scritto appositamente per poter essere in grado di sdrammatizzare qualsiasi tragedia la vita ci sbatta in faccia.
Oltre a consacrare il suo autore, e a fare un grosso favore al mercato dell'animazione italiana, "Strappare lungo i bordi" ci regala una storia di vita delle più umane possibili, fatta di persone semplici e scelte apparentemente impossibili, una piccola perla grezza e imperfetta, e per questo bellissima in tutto il suo splendore. Perché la vita non è né raffinata né perfetta.
Siamo a Roma e viaggiamo a colpi di aneddoti e flashback dagli anni 80' fino ai giorni nostri. Roma sarà pure una città morta (e da architetto lo dico con le spine sul cuore), ma la romanità è viva e vegeta e a dimostrarcelo è proprio Zero, protagonista e voce narrante di questo viaggio che lo porterà fino a Biella, in compagnia dei suoi amici, Sara e Secco, e del suo grillo parlante personale, l'Armadillo voce della sua coscienza. A Biella per un ultimo saluto alla sua cara Alice.
La romanità è viva e vegeta e Zero ci impasta le mani prima di usarle per lasciare la sua impronta sulla carta, rendendola contorno di tutto ciò che accade, a partire dal tono con cui si pone giudice delle sue stesse scelte di vita, dalle più semplici alle più complicate.
La storia parla sì di un viaggio, quello verso Biella, ma il vero viaggio avviene dentro a Zero, un viaggio che ha più la forma di un percorso, cosa ben diversa, una presa di coscienza.
La storia inizia, infatti, con il ragazzo romano che fa la conoscenza di Alice, e, come giusto che sia, ne rimane folgorato; tempo tre secondi e il suo cuore cade vittima dell'amore.
La storia si conclude poi, con il funerale di Alice, che muore suicida, dopo essere scappata da Roma e tornata a casa dai suoi genitori.
Quel che sta nel mezzo, manco a dirlo, è il cuore di Zero, il suo cuore in tutte le sue sfaccettature, il suo cuore che, attraverso i suoi significativi e divertenti aneddoti che scavano fino ai primi anni di scuola elementare, impara e insegna, in qualche modo, come funzionano le persone.
"Strappare lungo i bordi" ci racconta e ci insegna che, mentre noi tutti siamo lì impelagati a fare progetti, accadono cose, e altre cose ne conseguono. Ci insegna che al di là della vita che abbiamo pianificato c'è la nostra vera vita, al di là di quel foglio coi bordi pronti per essere ritagliati su misura c'è un'altra pagina, una pagina piena di scarabocchi, che altro non sono che le nostre scelte, fatte di cuore e testa, a volte troppo a volte troppo poco, fatte di pura imperfezione.
A insegnarci tutto questo, è Zero stesso, con la sua presa di coscienza circa il suo apparentemente romantico flirt "alla vecchia maniera" con Alice, un rapporto che chiunque avrebbe voluto finisse in amore, Zero e Alice compresi, ma che, per un motivo o per un altro, come spesso accade, non è mai sbocciato.
Un mucchio di aneddoti, una storia strappalacrime, autoironica e autocritica, a parlarci di Sara e la sua lotta contro i pregiudizi, di Secco e il suo potere del "mi fotte n'cazzo", tutto per raccontarci che "le persone so' complesse", che di noi stessi ci capiamo poco pure noi, figuriamoci gli altri; che l'unica cosa che si può fare è volersi bene, e che quell'affetto spesso è sufficiente.
“Strappare lungo i bordi” è una serie animata italiana del 2021 diretta da Zerocalcare e distribuita su Netflix. Avendo sentito molti commenti entusiastici e avendo letto e apprezzato moltissimo alcune delle prime opere dell’autore, non potevo lasciarmi sfuggire questa serie che ha saputo rispettare e superare le mie aspettative.
La serie convince su tutto, a partire da un lato tecnico davvero valido che rispecchia appieno lo stile grafico dell’autore e con delle animazioni molto convincenti. Anche la colonna sonora è stata una vera sorpresa, con molti brani e musiche che accompagnano la visione in modo egregio.
Chi ha visto per intero la serie sa benissimo che definirla una semplice commedia è tremendamente riduttivo; tuttavia, non bisogna dimenticare il fatto che, con l’eccezione della puntata finale, la serie punta fondamentalmente a far ridere, non rinunciando mai a qualche riflessione significativa, ma proponendosi comunque con un insieme di sketch dissacranti e apparentemente sconnessi che in realtà sviluppano tanti concetti che si paleseranno alla fine. Ad ogni modo, il lato comico è davvero riuscito, si ride tanto e in continuazione. Per ovvi motivi si perdono molte delle citazioni più dirette al mondo dell’intrattenimento presenti nelle opere originali dell’autore, che comunque sono in parte presenti in modo più velato o fortemente parodizzato.
A questo punto, sarebbe giusto fare una lunga e profonda riflessione sui temi che vengono trattati nella serie, ma preferisco concentrarmi su un aspetto in particolare. L’autore non ha mai fatto mistero di voler comunicare un messaggio preciso nelle sue opere, di voler condividere quella sgradevole sensazione che molti di noi hanno provato spesso nella loro vita e nei contesti più disparati. La sensazione di essere inadeguati, di essere in ritardo, di non essere all’altezza della situazione. Una sensazione che nasce da un conformismo sociale di cui siamo vittime e complici al tempo stesso. Il messaggio che viene dato in merito a quest’argomento è molto interessante, e personalmente lo trovo pienamente condivisibile.
La serie, per quanto mi riguarda, è stata ottima e ne condivido pienamente gli elogi di critica e pubblico. È inoltre una visione che credo si possa consigliare un po’ a tutti, perché parliamo comunque di una serie breve che riesce a far riflettere su più piani, andando verso un crescendo di intensità ed emozioni. Spero davvero che in futuro possano vedersi altre produzioni italiane come questa.
La serie convince su tutto, a partire da un lato tecnico davvero valido che rispecchia appieno lo stile grafico dell’autore e con delle animazioni molto convincenti. Anche la colonna sonora è stata una vera sorpresa, con molti brani e musiche che accompagnano la visione in modo egregio.
Chi ha visto per intero la serie sa benissimo che definirla una semplice commedia è tremendamente riduttivo; tuttavia, non bisogna dimenticare il fatto che, con l’eccezione della puntata finale, la serie punta fondamentalmente a far ridere, non rinunciando mai a qualche riflessione significativa, ma proponendosi comunque con un insieme di sketch dissacranti e apparentemente sconnessi che in realtà sviluppano tanti concetti che si paleseranno alla fine. Ad ogni modo, il lato comico è davvero riuscito, si ride tanto e in continuazione. Per ovvi motivi si perdono molte delle citazioni più dirette al mondo dell’intrattenimento presenti nelle opere originali dell’autore, che comunque sono in parte presenti in modo più velato o fortemente parodizzato.
A questo punto, sarebbe giusto fare una lunga e profonda riflessione sui temi che vengono trattati nella serie, ma preferisco concentrarmi su un aspetto in particolare. L’autore non ha mai fatto mistero di voler comunicare un messaggio preciso nelle sue opere, di voler condividere quella sgradevole sensazione che molti di noi hanno provato spesso nella loro vita e nei contesti più disparati. La sensazione di essere inadeguati, di essere in ritardo, di non essere all’altezza della situazione. Una sensazione che nasce da un conformismo sociale di cui siamo vittime e complici al tempo stesso. Il messaggio che viene dato in merito a quest’argomento è molto interessante, e personalmente lo trovo pienamente condivisibile.
La serie, per quanto mi riguarda, è stata ottima e ne condivido pienamente gli elogi di critica e pubblico. È inoltre una visione che credo si possa consigliare un po’ a tutti, perché parliamo comunque di una serie breve che riesce a far riflettere su più piani, andando verso un crescendo di intensità ed emozioni. Spero davvero che in futuro possano vedersi altre produzioni italiane come questa.
Serie animata Netflix, composta da sei episodi (novanta minuti di durata totale), che conferma il talento di Zerocalcare, fumettista italiano, capace, con il suo brillante modo narrativo, di farci ridere a crepapelle e piangere per la commozione.
"Strappare lungo i bordi" è il racconto di una generazione, figlia degli anni ottanta, quella che non è ben riuscita a "strappare lungo i bordi" (appunto), che ha deviato da quel tratteggio del proprio foglio di una vita socialmente accettata.
Zero, avatar del nostro autore, e protagonista di questa serie, ci strappa risate di pancia con il suo umorismo, per il suo modo di parlare (romanesco) e muoversi, e per le sue riflessioni, che sono le nostre riflessioni. Sì, perché il punto di forza di questa opera è proprio questo: lo spettatore non può che immedesimarsi in tutto quello che accade al nostro amico romano, e in tutte le sue considerazioni, che sono senza filtro e, a volte, dal retrogusto un po' amaro. Chi di noi non si è mai fatto mille paranoie nell'approcciarsi a un ragazzo/a che ci piaceva? Chi di noi non ha mai mandato un sacco di curriculum (curricula) per avere un lavoro che poi non arrivava mai? E chi di noi non ha mai vissuto disavventure rocambolesche mettendosi in viaggio? Queste, e altre situazioni, ci fanno calare completamente nella parte, facendoci pensare più di qualche volta: "Oh sì... Vero! L'ho pensato anch'io! L'ho vissuto anch'io! È proprio così!". Zerocalcare dà voce, quindi, al nostro vissuto, al nostro ego, a pensieri che fatichiamo a tirare fuori. Lui lo fa per noi. Costringendoci ad affrontare anche temi non troppo leggeri, come la differenze tra maschi e femmine, i rapporti tra figli e genitori, la vita e la morte.
Michele Rech (questo il vero nome di Zerocalcare), alternando momenti esilaranti e drammatici, attimi di densità emotiva e minuti di distensione, citazioni di levatura (il mito della caverna di Platone) e citazioni del mondo pop (i due combattenti in "Dragon Ball"), dimostra davvero di avere grandi abilità narrative.
È lui che doppia ogni personaggio (con il ritmo forsennato dei monologhi), ad eccezione dell'Armadillo, che rappresenta la sua coscienza, doppiato da Valerio Mastandrea. Secco, Alice, Sarah, e tutti gli altri attori secondari, li doppia tutti lui, e il risultato è davvero sfavillante! Tranne per gli ultimi minuti dell'ultimo episodio. Se osserverete, in quegli attimi, ognuno dei personaggi si riappropria di una voce naturale, forse per dare più significato agli ultimi accadimenti.
Un'ultima mia osservazione va fatta ai disegni e all'animazione, che personalmente ho davvero apprezzato. Disegni semplici, a volte minimali, ma ricchi nei dettagli negli sfondi, e, soprattutto, un uso dei colori caldi e accesi.
E vogliamo parlare della colonna sonora? Riferimenti a Manu Chao, Tiziano Ferro, Ron, i Klaxon, Billy Idol, Beethoven... E chi ne ha più ne metta! Zerocalcare si è davvero sbizzarrito! Per ogni scena e riflessione ci ha abbinato la canzone perfetta, dando un tono ancora più maturo a tutta la sua opera.
Che dire ancora al riguardo?
Guardatevela tutta d'un fiato.
"Strappare lungo i bordi" è il racconto di una generazione, figlia degli anni ottanta, quella che non è ben riuscita a "strappare lungo i bordi" (appunto), che ha deviato da quel tratteggio del proprio foglio di una vita socialmente accettata.
Zero, avatar del nostro autore, e protagonista di questa serie, ci strappa risate di pancia con il suo umorismo, per il suo modo di parlare (romanesco) e muoversi, e per le sue riflessioni, che sono le nostre riflessioni. Sì, perché il punto di forza di questa opera è proprio questo: lo spettatore non può che immedesimarsi in tutto quello che accade al nostro amico romano, e in tutte le sue considerazioni, che sono senza filtro e, a volte, dal retrogusto un po' amaro. Chi di noi non si è mai fatto mille paranoie nell'approcciarsi a un ragazzo/a che ci piaceva? Chi di noi non ha mai mandato un sacco di curriculum (curricula) per avere un lavoro che poi non arrivava mai? E chi di noi non ha mai vissuto disavventure rocambolesche mettendosi in viaggio? Queste, e altre situazioni, ci fanno calare completamente nella parte, facendoci pensare più di qualche volta: "Oh sì... Vero! L'ho pensato anch'io! L'ho vissuto anch'io! È proprio così!". Zerocalcare dà voce, quindi, al nostro vissuto, al nostro ego, a pensieri che fatichiamo a tirare fuori. Lui lo fa per noi. Costringendoci ad affrontare anche temi non troppo leggeri, come la differenze tra maschi e femmine, i rapporti tra figli e genitori, la vita e la morte.
Michele Rech (questo il vero nome di Zerocalcare), alternando momenti esilaranti e drammatici, attimi di densità emotiva e minuti di distensione, citazioni di levatura (il mito della caverna di Platone) e citazioni del mondo pop (i due combattenti in "Dragon Ball"), dimostra davvero di avere grandi abilità narrative.
È lui che doppia ogni personaggio (con il ritmo forsennato dei monologhi), ad eccezione dell'Armadillo, che rappresenta la sua coscienza, doppiato da Valerio Mastandrea. Secco, Alice, Sarah, e tutti gli altri attori secondari, li doppia tutti lui, e il risultato è davvero sfavillante! Tranne per gli ultimi minuti dell'ultimo episodio. Se osserverete, in quegli attimi, ognuno dei personaggi si riappropria di una voce naturale, forse per dare più significato agli ultimi accadimenti.
Un'ultima mia osservazione va fatta ai disegni e all'animazione, che personalmente ho davvero apprezzato. Disegni semplici, a volte minimali, ma ricchi nei dettagli negli sfondi, e, soprattutto, un uso dei colori caldi e accesi.
E vogliamo parlare della colonna sonora? Riferimenti a Manu Chao, Tiziano Ferro, Ron, i Klaxon, Billy Idol, Beethoven... E chi ne ha più ne metta! Zerocalcare si è davvero sbizzarrito! Per ogni scena e riflessione ci ha abbinato la canzone perfetta, dando un tono ancora più maturo a tutta la sua opera.
Che dire ancora al riguardo?
Guardatevela tutta d'un fiato.
Inizialmente non avevo grandi aspettative per questa serie, ma quando finalmente l'ho vista con i miei occhi, sono rimasto molto sorpreso.
Il protagonista, il fumettista Zerocalcare, ha modo di raccontare la sua "disastrata" vita attraverso vari flashback, dall'infanzia all'adolescenza, dalle scuole medie alle superiori, sfoderando un a dir poco pittoresco senso di ironia e di sarcasmo, accompagnato da un linguaggio molto colorito e da numerose citazioni di altre opere o di personaggi/riferimenti storici; tutto questo spesso accompagnato dalla sua coscienza, un armadillo antropomorfo, pronto a dire la sua e fargli ricordare quello che deve fare oggi: partire per un viaggio assieme ai suoi amici Secco e Sara.
Questo tipo di ironia mi ha davvero stupito su come riesce a intrattenere davvero bene: i personaggi, con i loro discorsi, le loro battute esagerate e un linguaggio scurrile per niente pesante, riescono proprio a divertire senza mai annoiare; tutto questo porta ad essere anche molto realista, poiché dopotutto si parla di fatti e di situazioni molto veritiere, e tutto questo porterà ogni tanto anche lo stesso spettatore a riflettere su certi argomenti, anche se vuole farci ridere sopra.
Una serie animata italiana davvero sorprendente, di cui consiglio caldamente la visione; nessuno credo se ne pentirà.
Il protagonista, il fumettista Zerocalcare, ha modo di raccontare la sua "disastrata" vita attraverso vari flashback, dall'infanzia all'adolescenza, dalle scuole medie alle superiori, sfoderando un a dir poco pittoresco senso di ironia e di sarcasmo, accompagnato da un linguaggio molto colorito e da numerose citazioni di altre opere o di personaggi/riferimenti storici; tutto questo spesso accompagnato dalla sua coscienza, un armadillo antropomorfo, pronto a dire la sua e fargli ricordare quello che deve fare oggi: partire per un viaggio assieme ai suoi amici Secco e Sara.
Questo tipo di ironia mi ha davvero stupito su come riesce a intrattenere davvero bene: i personaggi, con i loro discorsi, le loro battute esagerate e un linguaggio scurrile per niente pesante, riescono proprio a divertire senza mai annoiare; tutto questo porta ad essere anche molto realista, poiché dopotutto si parla di fatti e di situazioni molto veritiere, e tutto questo porterà ogni tanto anche lo stesso spettatore a riflettere su certi argomenti, anche se vuole farci ridere sopra.
Una serie animata italiana davvero sorprendente, di cui consiglio caldamente la visione; nessuno credo se ne pentirà.
Non sono un fan di Zerocalcare e scrivo una recensione avendo visto la prima volta una sua opera.
Un made in Italy con uno stile tutto suo, e questa è già una gran cosa.
In più possiamo aggiungere che la storia, il racconto, è ben scritto e che va al di là del mero intrattenimento. "Strappare lungo i bordi" in qualche modo è una profonda riflessione su un'intera generazione (forse anche due o tre), porta con sé della filosofia del quotidiano, la complessità della vita, la difficoltà che tutti noi possiamo incontrare durante l'esistenza e quel senso di inadeguatezza che aleggia in tutti noi, sia che ci sentiamo dei "falliti" sia che ci sentiamo di "successo".
Ogni puntata, apparentemente a sé stante e autoconclusiva, è una piccola frecciata al plesso solare che porta la tua testa a pensare: "Ma io sono così?"; c'è sempre un punto di vista, un argomento che va a toccare e che in qualche modo ti coinvolge e sconvolge. C'è dell'ironia (amara) disseminata qua e là, ma anche molta amarezza. Il finale poi, emozionante!
Potrebbe dar fastidio l'uso del romano come linguaggio, ma, superato questo scoglio, i sei brevi episodi son ben fatti. Serie orgoglio made in Italy. Consigliato!
Un made in Italy con uno stile tutto suo, e questa è già una gran cosa.
In più possiamo aggiungere che la storia, il racconto, è ben scritto e che va al di là del mero intrattenimento. "Strappare lungo i bordi" in qualche modo è una profonda riflessione su un'intera generazione (forse anche due o tre), porta con sé della filosofia del quotidiano, la complessità della vita, la difficoltà che tutti noi possiamo incontrare durante l'esistenza e quel senso di inadeguatezza che aleggia in tutti noi, sia che ci sentiamo dei "falliti" sia che ci sentiamo di "successo".
Ogni puntata, apparentemente a sé stante e autoconclusiva, è una piccola frecciata al plesso solare che porta la tua testa a pensare: "Ma io sono così?"; c'è sempre un punto di vista, un argomento che va a toccare e che in qualche modo ti coinvolge e sconvolge. C'è dell'ironia (amara) disseminata qua e là, ma anche molta amarezza. Il finale poi, emozionante!
Potrebbe dar fastidio l'uso del romano come linguaggio, ma, superato questo scoglio, i sei brevi episodi son ben fatti. Serie orgoglio made in Italy. Consigliato!
Spassoso, commovente, riflessivo. Sono solo tre dei tanti aggettivi per descrivere questa serie.
Benché sia alquanto breve (gli episodi li si sarebbe potuti accorpare per farne un lungometraggio), è ricca di ironia, spunti di riflessione e riferimenti culturali che offrono uno spaccato sulla società moderna (non solo italiana) e di un'intera generazione. Zerocalcare ha un tocco particolare che mischia magistralmente la comicità e il dramma, scherzando più volte su sé stesso, mentre i suoi personaggi più famosi (tra cui Sarah, Secco e l'immancabile Armadillo) sono inaspettatamente realistici nelle loro rappresentazioni ai limiti del surreale, e si fanno volere bene. Confesso che, alla fine dell'ultimo episodio, un paio di lacrimucce mi sono scese, seguite da un sorriso.
Imperdibile, un capolavoro dell'animazione italiana e, a mio dire, un'opera inestimabile sia dal punto di vista artistico che qualitativo.
Benché sia alquanto breve (gli episodi li si sarebbe potuti accorpare per farne un lungometraggio), è ricca di ironia, spunti di riflessione e riferimenti culturali che offrono uno spaccato sulla società moderna (non solo italiana) e di un'intera generazione. Zerocalcare ha un tocco particolare che mischia magistralmente la comicità e il dramma, scherzando più volte su sé stesso, mentre i suoi personaggi più famosi (tra cui Sarah, Secco e l'immancabile Armadillo) sono inaspettatamente realistici nelle loro rappresentazioni ai limiti del surreale, e si fanno volere bene. Confesso che, alla fine dell'ultimo episodio, un paio di lacrimucce mi sono scese, seguite da un sorriso.
Imperdibile, un capolavoro dell'animazione italiana e, a mio dire, un'opera inestimabile sia dal punto di vista artistico che qualitativo.
All'ultimo episodio mi sono fermato, perché sarei crollato in un mare di lacrime. Guardatelo.
Inizia con l'ironia e non smette più, anche nei contesti più sbagliati ti fa scappare un sorriso con delle battute impreviste; sembrano episodi fini a sé stessi, ma hanno tutti una "mini-trama" che li collega, sicuramente il suo gruppo di amici è uno di questi. L'ho trovato bellissimo a partire dal suo stile di disegno, fino alle animazioni, ai doppiaggi e anche alla scelta della musica nella quale si possono trovare vari classici della musica italiana. Nonostante sia un prodotto che vi farà ridere, e non poco, vi farà anche riflettere, facendovi sentire un po' meno soli, ammettendo ad alta voce pensieri che non tutti sarebbero capaci di far sentire al mondo.
Inizia con l'ironia e non smette più, anche nei contesti più sbagliati ti fa scappare un sorriso con delle battute impreviste; sembrano episodi fini a sé stessi, ma hanno tutti una "mini-trama" che li collega, sicuramente il suo gruppo di amici è uno di questi. L'ho trovato bellissimo a partire dal suo stile di disegno, fino alle animazioni, ai doppiaggi e anche alla scelta della musica nella quale si possono trovare vari classici della musica italiana. Nonostante sia un prodotto che vi farà ridere, e non poco, vi farà anche riflettere, facendovi sentire un po' meno soli, ammettendo ad alta voce pensieri che non tutti sarebbero capaci di far sentire al mondo.