Dairugger XV
Quando di parla di space opera vengono in mente imperi galattici, flotte spaziali, guerre interplanetarie, super armi, intrighi, tradimenti e colpi di scena. Tutto questo è Dairugger XV. La space opera entra in gran voga negli anime a partire dalla corazzata Yamato di Leiji Matsumoto e Yoshinobu Nishizaki (1974). Dairugger è un figlio diretto della Yamato: non un suo clone come Blue Noah, ma quasi. L'unica aggiunta al canovaccio della Yamato è quella di un robottone componibile, il Dairugger XV del titolo. In anni in cui era indispensabile per un robot componibile essere guidato da un team di tre o cinque piloti, per non far torto a nessuno, si decise di far pilotare il Dairugger da tre team di cinque piloti ciascuno, giustificando quindi il XV del titolo: un exploit da Guinness dei primati!
A parte gli scherzi, Dairugger è una serie che si segue volentieri. Buono il chara design, buona la scenografia, l'ambientazione spaziale, il chara design. Il mecha design del robot è terribile, ma non è così importante visto che alla fin fine la serie si vede per l'aspetto space opera, non certo per le battaglie robotiche che non sono niente di che: del resto dopo il 1981, non si trovano più robotici incentrati sui combattimenti, come nel buon tempo andato, e bisogna adattarsi. C'è sempre un mostro della settimana, che nella prima metà della serie è un mecha non antropomorfo (battle machine) mentre nella seconda metà diventa un robot antropomorfo (battle attacker) dotato di spada. È un'evoluzione opposta a quella di altri robotici immediatamente precedenti, come God Mars. L'aspetto migliore di Dairugger è la grande attenzione dedicata ai nemici, l'impero di Galveston: si tratta di una copia dell'impero di Gamilon, anche nell'assonanza fonetica, ma è sempre gradevole per i fan del genere vedere decine e decine di comandanti nemici sacrificarsi eroicamente: in Dairugger ne muoiono anche più che in Ideon, il che è tutto dire. Rispetto alla Corazzata Yamato e a Ideon, i suoi antecedenti più illustri, Dairugger impallidisce: non dice nulla di nuovo e lo dice molto peggio, con dei personaggi molto meno curati e di scarso interesse. Eppure, pur essendo ben lontano dall'essere un capolavoro, non è possibile giudicare Dairugger troppo severamente.
Si tratta di un prodotto troppo genuino, troppo tradizionale- è del 1982 ma la regia è in stile antiquato, diversissima dallo stile moderno di uno Yoshiyuki Tomino - per dispiacere. E' un'altra serie in cui la guerra è la vera protagonista, i personaggi contano poco: ciò che conta sono le scene di massacri e di morti inutili, che ben esplicano l'assurdità del conflitto. Ai nostalgici delle serie tristissime degli anni che furono, Dairugger non può non piacere. Ho visto tutte le 52 puntate in poco tempo, senza esserne mai annoiato, compensando le ingenuità madornali e le pecche con le ottime scenografie. Per certi versi è assurda la figura del comandante nemico Teles, a cui nessuno obbedisce per tutta la serie, e che non fa altro che guardare lo spazio con espressione pensosa e virile per cinquanta puntate; nell'ultima si capisce finalmente la sua ragione di esistere, come figura cristica che assume su di sé tutti i peccati del mondo. Anche qui c'era potenziale che non e' stato sfruttato a dovere, ma pazienza. Si tratta di un anime ben noto negli Stati Uniti, facendo parte della franchise Voltron, ma che è rimasto del tutto sconosciuto in Italia. Con Voltron (Golion) non a nulla a che fare, trattandosi di una serie ad alto contenuto militare e non fiabesco, se non il fatto che e' stata realizzata dagli stessi autori Toei. Un anime da riscoprire, ma solo per i cultori del genere.
A parte gli scherzi, Dairugger è una serie che si segue volentieri. Buono il chara design, buona la scenografia, l'ambientazione spaziale, il chara design. Il mecha design del robot è terribile, ma non è così importante visto che alla fin fine la serie si vede per l'aspetto space opera, non certo per le battaglie robotiche che non sono niente di che: del resto dopo il 1981, non si trovano più robotici incentrati sui combattimenti, come nel buon tempo andato, e bisogna adattarsi. C'è sempre un mostro della settimana, che nella prima metà della serie è un mecha non antropomorfo (battle machine) mentre nella seconda metà diventa un robot antropomorfo (battle attacker) dotato di spada. È un'evoluzione opposta a quella di altri robotici immediatamente precedenti, come God Mars. L'aspetto migliore di Dairugger è la grande attenzione dedicata ai nemici, l'impero di Galveston: si tratta di una copia dell'impero di Gamilon, anche nell'assonanza fonetica, ma è sempre gradevole per i fan del genere vedere decine e decine di comandanti nemici sacrificarsi eroicamente: in Dairugger ne muoiono anche più che in Ideon, il che è tutto dire. Rispetto alla Corazzata Yamato e a Ideon, i suoi antecedenti più illustri, Dairugger impallidisce: non dice nulla di nuovo e lo dice molto peggio, con dei personaggi molto meno curati e di scarso interesse. Eppure, pur essendo ben lontano dall'essere un capolavoro, non è possibile giudicare Dairugger troppo severamente.
Si tratta di un prodotto troppo genuino, troppo tradizionale- è del 1982 ma la regia è in stile antiquato, diversissima dallo stile moderno di uno Yoshiyuki Tomino - per dispiacere. E' un'altra serie in cui la guerra è la vera protagonista, i personaggi contano poco: ciò che conta sono le scene di massacri e di morti inutili, che ben esplicano l'assurdità del conflitto. Ai nostalgici delle serie tristissime degli anni che furono, Dairugger non può non piacere. Ho visto tutte le 52 puntate in poco tempo, senza esserne mai annoiato, compensando le ingenuità madornali e le pecche con le ottime scenografie. Per certi versi è assurda la figura del comandante nemico Teles, a cui nessuno obbedisce per tutta la serie, e che non fa altro che guardare lo spazio con espressione pensosa e virile per cinquanta puntate; nell'ultima si capisce finalmente la sua ragione di esistere, come figura cristica che assume su di sé tutti i peccati del mondo. Anche qui c'era potenziale che non e' stato sfruttato a dovere, ma pazienza. Si tratta di un anime ben noto negli Stati Uniti, facendo parte della franchise Voltron, ma che è rimasto del tutto sconosciuto in Italia. Con Voltron (Golion) non a nulla a che fare, trattandosi di una serie ad alto contenuto militare e non fiabesco, se non il fatto che e' stata realizzata dagli stessi autori Toei. Un anime da riscoprire, ma solo per i cultori del genere.