Il Gatto con gli Stivali 2: L'Ultimo Desiderio
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Introduzione, trama e svolgimento
Scusate se comincio così, direttamente su due piedi, ma sto ancora ridendo e non riesco a trattenermi. Questo secondo capitolo si rivela scoppiettante e fiammeggiante fin dall'inizio. Abbiamo il nostro eroe felino che suona, balla e canta come non mai e festeggia le proprie gesta insieme al popolo che lo adora e lo idolatra come non mai. Quindi sembrerebbe che per il nostro beniamino tutto stia andando bene. O quasi. Già perché la mattina stessa dei suoi festeggiamenti il nostro eroe perde l'ottava delle sue nove vite e, in seguito alla visita del medico, capisce che è quasi giunto il momento di ritirarsi. Questo lo capisce anche in seguito all'incontro con un sicario molto forte che lo sconfigge in men che non si dica. Quindi il nostro amico gatto prende la decisione di seppellire spadone e stivali e di ritirarsi in una pensione per felini. Tuttavia, l'incontro burrascoso con una famiglia di tre orsi capeggiati da Riccioli d'oro che parla di una stella del desiderio riaccende in lui il "desiderio" di avventura e lo porta a cominciare un nuovo viaggio. Quindi deve rubare una certa cosa da una sua vecchia conoscenza. Impresa tutt'altro che semplice, visto che a rubare la mappa c'è un'altra "conoscenza molto importante del nostro protagonista, la quale è ancora arrabbiata con lui per un torto piuttosto grave. A questo punto comincia una corsa tra più schieramenti per vedere chi riuscirà ad aggiudicarsi l'ambito premio.
La competizione si fa via via più serrata, poiché la mappa passa di mano in mano o zampa in zampa e modifica l'assetto della foresta a seconda della persona che lo possiede, del suo desiderio e quindi ne modifica il percorso che questa deve affrontare per raggiungere la stella. Alla fine tutti giungono alla stella e ha inizio uno scontro all'ultimo colpo. Tutti si battono. Giunge anche la Morte, la quale combatte contro il Gatto, il quale vince e rinuncia al proprio desiderio di riavere le proprie vite, così come la Morte a quello di ucciderlo. Ma improvvisamente subentra Jack, il quale vuole esprimere il proprio desiderio di avere tutta la magia del mondo, ma i nostri amici uniscono le proprie forze insieme alla famiglia degli orsi e Riccioli d'Oro e lo sconfiggono. Possiamo dire che la trama ha subito delle modifiche pesanti, ma che erano necessarie per farla evolvere ed infatti se ne possono vedere i benefici a lungo termine. La trama presenta sorprese, nuovi imprevisti, variabili, misteri, segreti e nuove possibilità, opportunità ed occasioni che presenta e fa esplorare allo spettatore, il quale vuole quindi immergersi nella vicenda e farne parte. A ciò si aggiungono i proverbiali malintesi, fraintendimenti, sotterfugi, inganni, imbrogli e raggiri, i quali costituiscono il vero marchio e cavallo di battaglia della Dreamworks e che fanno evolvere la trama portandola sempre a livelli più alti in termini di tensione, suspense comicità, ansia, angoscia, paura, terrore.
Grafica
La grafica è leggermente cambiata, con una ripresa leggermente più macchinosa. Mi viene da pensare che tutti i particolari siano stati realizzati con il pongo e poi ripresi. Dico questo perché vedo che soprattutto i personaggi hanno dei movimenti decisamente più meccanici e quindi mi viene da pensare che l'abbiano voluto fare per dare più profondità alle singole scene attraverso dei primi piani più lenti che permettono anche un maggior tempo di visualizzazione delle singole scene. I colori sono distribuiti in modo decisamente realistico e quindi almeno da questo punto di vista la trama è abbastanza ordinaria e rientra negli standard della Dreamworks.
Personaggi
I personaggi sono semplicemente meravigliosi, imprevedibili e molto dinamici, scatenati e pieni di vitalità, brio ed effervescenza. Il Gatto con gli stivali dimostra di sapersi rimettere sulle proprie zampe e ripartire alla ricerca di avventure. Gli altri personaggi gli fanno da cornice e sanno realizzare delle sequenze narrative di tutto rispetto, mettendoci gran parte della propria personalità che le arricchisce. Dimostrano di avere una comicità da commedia degli equivoci che fa semplicemente sbellicare dalle risate. Essi dimostrano, inoltre, una versatilità che ben si inserisce nelle singole scene e che funge da connettore nel passaggio da una scena all'altra. In più dimostrano di avere uno spettro di sentimenti ed emozioni molto ampio che si inseriscono molto bene nelle singole scene e che causano quasi sempre un effetto comico dirompente, ma anche efficace.
Colonna sonora
La colonna sonora è molto alternativa, cioè è composta da tracce musicali dai generi più disparati e molto variegati che danno alle singole scene la loro caratterizzazione e le incastrano a pennello nel puzzle della vicenda; si potrebbe anche dire che ogni singola scena rappresenti una scena a sé stante che racconta una storia personale di ciascuno dei personaggi e la colonna sonora funge da buon sottofondo per creare il giusto pathos nel corso della narrazione.
Messaggi e insegnamenti
Si può dire che questo film non abbia dei messaggi immediati, anche perché le scene sono molto alternate in termini di velocità. Di conseguenza, bisogna prendersi molto tempo per capire. Ma ad un esame più attento si capisce che esso ci mette di fronte al nostro passato in modo che possiamo capirlo, accettarlo, sopportarlo, tollerarlo e superarlo, per poter vivere meglio il presente e costruire un futuro migliore, imparando a capire anche i nostri sbagli ed errori. Inoltre tratta di un tema ancora più delicato ovvero la fiducia, facile da perdere, difficile da recuperare, sia in stessi che verso il prossimo e/o la prossima. Da qui si capisce perché i protagonisti vengono messi alla prova, ovvero per raggiungere un'intesa con sé stessi e gli uni verso gli altri. Ma soprattutto il messaggio principale e senza dubbio quello più importante è imparare ad apprezzare la propria vita e viverla fino in fondo, perché non si sa mai quanto dura e quando finisce. Infine un'ultimo messaggio ci viene comunicato, ovvero che molto spesso bisogna rinunciare ai nostri desideri, soprattutto se ci portano ad un passato che non ci riguarda più.
Giudizio finale
In verità, dopo aver visto l'anteprima, mi aspettavo che questo film fosse stato un fiasco. Invece, mi devo ricredere. Questo film supera le aspettative ed anche il risultato del primo spin-off, facendogli fare un salto di qualità abbastanza importante. La trama diventa più spessa e robusta e quindi più solida. Ora si spera in un terzo capitolo per comporre una trilogia che va in crescendo e che quindi matura nel corso del tempo e dello spazio.
Voto:10
Introduzione, trama e svolgimento
Scusate se comincio così, direttamente su due piedi, ma sto ancora ridendo e non riesco a trattenermi. Questo secondo capitolo si rivela scoppiettante e fiammeggiante fin dall'inizio. Abbiamo il nostro eroe felino che suona, balla e canta come non mai e festeggia le proprie gesta insieme al popolo che lo adora e lo idolatra come non mai. Quindi sembrerebbe che per il nostro beniamino tutto stia andando bene. O quasi. Già perché la mattina stessa dei suoi festeggiamenti il nostro eroe perde l'ottava delle sue nove vite e, in seguito alla visita del medico, capisce che è quasi giunto il momento di ritirarsi. Questo lo capisce anche in seguito all'incontro con un sicario molto forte che lo sconfigge in men che non si dica. Quindi il nostro amico gatto prende la decisione di seppellire spadone e stivali e di ritirarsi in una pensione per felini. Tuttavia, l'incontro burrascoso con una famiglia di tre orsi capeggiati da Riccioli d'oro che parla di una stella del desiderio riaccende in lui il "desiderio" di avventura e lo porta a cominciare un nuovo viaggio. Quindi deve rubare una certa cosa da una sua vecchia conoscenza. Impresa tutt'altro che semplice, visto che a rubare la mappa c'è un'altra "conoscenza molto importante del nostro protagonista, la quale è ancora arrabbiata con lui per un torto piuttosto grave. A questo punto comincia una corsa tra più schieramenti per vedere chi riuscirà ad aggiudicarsi l'ambito premio.
La competizione si fa via via più serrata, poiché la mappa passa di mano in mano o zampa in zampa e modifica l'assetto della foresta a seconda della persona che lo possiede, del suo desiderio e quindi ne modifica il percorso che questa deve affrontare per raggiungere la stella. Alla fine tutti giungono alla stella e ha inizio uno scontro all'ultimo colpo. Tutti si battono. Giunge anche la Morte, la quale combatte contro il Gatto, il quale vince e rinuncia al proprio desiderio di riavere le proprie vite, così come la Morte a quello di ucciderlo. Ma improvvisamente subentra Jack, il quale vuole esprimere il proprio desiderio di avere tutta la magia del mondo, ma i nostri amici uniscono le proprie forze insieme alla famiglia degli orsi e Riccioli d'Oro e lo sconfiggono. Possiamo dire che la trama ha subito delle modifiche pesanti, ma che erano necessarie per farla evolvere ed infatti se ne possono vedere i benefici a lungo termine. La trama presenta sorprese, nuovi imprevisti, variabili, misteri, segreti e nuove possibilità, opportunità ed occasioni che presenta e fa esplorare allo spettatore, il quale vuole quindi immergersi nella vicenda e farne parte. A ciò si aggiungono i proverbiali malintesi, fraintendimenti, sotterfugi, inganni, imbrogli e raggiri, i quali costituiscono il vero marchio e cavallo di battaglia della Dreamworks e che fanno evolvere la trama portandola sempre a livelli più alti in termini di tensione, suspense comicità, ansia, angoscia, paura, terrore.
Grafica
La grafica è leggermente cambiata, con una ripresa leggermente più macchinosa. Mi viene da pensare che tutti i particolari siano stati realizzati con il pongo e poi ripresi. Dico questo perché vedo che soprattutto i personaggi hanno dei movimenti decisamente più meccanici e quindi mi viene da pensare che l'abbiano voluto fare per dare più profondità alle singole scene attraverso dei primi piani più lenti che permettono anche un maggior tempo di visualizzazione delle singole scene. I colori sono distribuiti in modo decisamente realistico e quindi almeno da questo punto di vista la trama è abbastanza ordinaria e rientra negli standard della Dreamworks.
Personaggi
I personaggi sono semplicemente meravigliosi, imprevedibili e molto dinamici, scatenati e pieni di vitalità, brio ed effervescenza. Il Gatto con gli stivali dimostra di sapersi rimettere sulle proprie zampe e ripartire alla ricerca di avventure. Gli altri personaggi gli fanno da cornice e sanno realizzare delle sequenze narrative di tutto rispetto, mettendoci gran parte della propria personalità che le arricchisce. Dimostrano di avere una comicità da commedia degli equivoci che fa semplicemente sbellicare dalle risate. Essi dimostrano, inoltre, una versatilità che ben si inserisce nelle singole scene e che funge da connettore nel passaggio da una scena all'altra. In più dimostrano di avere uno spettro di sentimenti ed emozioni molto ampio che si inseriscono molto bene nelle singole scene e che causano quasi sempre un effetto comico dirompente, ma anche efficace.
Colonna sonora
La colonna sonora è molto alternativa, cioè è composta da tracce musicali dai generi più disparati e molto variegati che danno alle singole scene la loro caratterizzazione e le incastrano a pennello nel puzzle della vicenda; si potrebbe anche dire che ogni singola scena rappresenti una scena a sé stante che racconta una storia personale di ciascuno dei personaggi e la colonna sonora funge da buon sottofondo per creare il giusto pathos nel corso della narrazione.
Messaggi e insegnamenti
Si può dire che questo film non abbia dei messaggi immediati, anche perché le scene sono molto alternate in termini di velocità. Di conseguenza, bisogna prendersi molto tempo per capire. Ma ad un esame più attento si capisce che esso ci mette di fronte al nostro passato in modo che possiamo capirlo, accettarlo, sopportarlo, tollerarlo e superarlo, per poter vivere meglio il presente e costruire un futuro migliore, imparando a capire anche i nostri sbagli ed errori. Inoltre tratta di un tema ancora più delicato ovvero la fiducia, facile da perdere, difficile da recuperare, sia in stessi che verso il prossimo e/o la prossima. Da qui si capisce perché i protagonisti vengono messi alla prova, ovvero per raggiungere un'intesa con sé stessi e gli uni verso gli altri. Ma soprattutto il messaggio principale e senza dubbio quello più importante è imparare ad apprezzare la propria vita e viverla fino in fondo, perché non si sa mai quanto dura e quando finisce. Infine un'ultimo messaggio ci viene comunicato, ovvero che molto spesso bisogna rinunciare ai nostri desideri, soprattutto se ci portano ad un passato che non ci riguarda più.
Giudizio finale
In verità, dopo aver visto l'anteprima, mi aspettavo che questo film fosse stato un fiasco. Invece, mi devo ricredere. Questo film supera le aspettative ed anche il risultato del primo spin-off, facendogli fare un salto di qualità abbastanza importante. La trama diventa più spessa e robusta e quindi più solida. Ora si spera in un terzo capitolo per comporre una trilogia che va in crescendo e che quindi matura nel corso del tempo e dello spazio.
Voto:10
Questo sequel è stata una vera rivelazione. Trovai il primo “Gatto con gli stivali” del 2011 un film francamente noioso, uno spin-off di cui non si sentiva minimamente la necessità, appartenente a una saga, quella di “Shrek”, che negli ultimi due capitoli si era un po’ consumata, perdendo il carisma e il coraggio che aveva caratterizzato le sue prime uscite. Curiosamente, il deludente film del 2011 uscì in un periodo abbastanza interessante per la DreamWorks, che da poco si era lasciata alle spalle film buoni/discreti come i primi due “Kung-fu Panda”, “Megamind” e il primo “Dragon Trainer”. Questa volta è accaduto un po’ l’opposto. Ammetto di dover ancora recuperare “Troppo Cattivi”, il film dello studio immediatamente precedente a questo sequel di cui si è parlato abbastanza bene, ma per il resto mi sento tranquillamente di dire che la maggior parte dei lavori realizzati in questo intervallo di tempo che separa i due film del Gatto sia stata perlopiù contraddistinta da uscite mediocri se non addirittura imbarazzanti. “Turbo”, “Home”, “Baby Boss” e “Trolls” sono solo alcuni, forse i peggiori, film di uno studio che nell’ultimo decennio sembra aver puntato tutto sulla quantità piuttosto che sulla qualità. Ecco, quindi, che questo “Gatto con gli stivali 2: L’ultimo desiderio” riesce a fare centro in modo totalmente inaspettato, grazie a una trama solida, personaggi azzeccati e soprattutto un comparto visivo spettacolare.
L’aspetto più notevole, e giustamente vociferato, di questo film è il suo comparto tecnico. La pellicola è una vera gioia per gli occhi. Disegni, animazioni, colori, estetica ecc. sono tutti a un livello davvero alto. Ma il film non è solo spettacolare, bensì anche interessante e molto più riflessivo di quanto, credo, chiunque si aspettasse. La storia verte infatti su una caratterizzazione del protagonista totalmente inaspettata e matura. Abituati a un Gatto sbruffone e incurante del pericolo, questa volta avremo a che fare con un personaggio timoroso e dubbioso, vittima del suo stesso mito, perennemente preoccupato di essere quel “macho” che tuttavia l’ha condotto al capolinea, costringendolo a riflettere se, in fondo, quel coraggio e quella forza dimostrata nelle vite precedenti non fossero altro che delle ingenue illusioni di chi ancora non era stato avvicinato all’idea della sofferenza e della morte. Riuscitissimi anche tutti gli altri personaggi, sia buoni che cattivi. Particolarmente accattivanti Jack Horner e il Lupo, che da solo vale il prezzo del biglietto. In generale la visione è coinvolgente e dinamica, e riesce a tenere insieme l’impegno e la serietà della storia con una comicità quasi sempre efficace. Giusto qualche battutina era evitabile secondo me, visto che ogni tanto sembra palesarsi quella sensazione di voler smorzare per forza i toni di un film che forse sarebbe stato troppo drammatico per i produttori (come la scena in cui il Lupo rivela la sua identità al Gatto, buona per carità, ma con qualche chiacchiera di troppo aggiunta per non appesantire la situazione). Per quanto concerne il doppiaggio ho visto il film solo in lingua originale e francamente mi è sembrato ottimo.
“Il Gatto con gli Stivali 2” è un film che riesce nel miracolo di reinventare un personaggio proponendo al tempo stesso una storia molto convincente e con un comparto tecnico da capogiro. La visione è divertente ed entusiasmante, ma soprattutto riesce finalmente a parlare anche a un pubblico adulto, a differenza della maggior parte degli ultimi film dello studio che sembravano ormai destinati a un pubblico di soli bambini. A questo punto, visto anche il buon successo commerciale della pellicola, mi auguro che la DreamWorks possa sfornare altri film altrettanto ambiziosi sul piano tecnico e tematico, ma il prossimo futuro ahimè non sembra affatto roseo.
L’aspetto più notevole, e giustamente vociferato, di questo film è il suo comparto tecnico. La pellicola è una vera gioia per gli occhi. Disegni, animazioni, colori, estetica ecc. sono tutti a un livello davvero alto. Ma il film non è solo spettacolare, bensì anche interessante e molto più riflessivo di quanto, credo, chiunque si aspettasse. La storia verte infatti su una caratterizzazione del protagonista totalmente inaspettata e matura. Abituati a un Gatto sbruffone e incurante del pericolo, questa volta avremo a che fare con un personaggio timoroso e dubbioso, vittima del suo stesso mito, perennemente preoccupato di essere quel “macho” che tuttavia l’ha condotto al capolinea, costringendolo a riflettere se, in fondo, quel coraggio e quella forza dimostrata nelle vite precedenti non fossero altro che delle ingenue illusioni di chi ancora non era stato avvicinato all’idea della sofferenza e della morte. Riuscitissimi anche tutti gli altri personaggi, sia buoni che cattivi. Particolarmente accattivanti Jack Horner e il Lupo, che da solo vale il prezzo del biglietto. In generale la visione è coinvolgente e dinamica, e riesce a tenere insieme l’impegno e la serietà della storia con una comicità quasi sempre efficace. Giusto qualche battutina era evitabile secondo me, visto che ogni tanto sembra palesarsi quella sensazione di voler smorzare per forza i toni di un film che forse sarebbe stato troppo drammatico per i produttori (come la scena in cui il Lupo rivela la sua identità al Gatto, buona per carità, ma con qualche chiacchiera di troppo aggiunta per non appesantire la situazione). Per quanto concerne il doppiaggio ho visto il film solo in lingua originale e francamente mi è sembrato ottimo.
“Il Gatto con gli Stivali 2” è un film che riesce nel miracolo di reinventare un personaggio proponendo al tempo stesso una storia molto convincente e con un comparto tecnico da capogiro. La visione è divertente ed entusiasmante, ma soprattutto riesce finalmente a parlare anche a un pubblico adulto, a differenza della maggior parte degli ultimi film dello studio che sembravano ormai destinati a un pubblico di soli bambini. A questo punto, visto anche il buon successo commerciale della pellicola, mi auguro che la DreamWorks possa sfornare altri film altrettanto ambiziosi sul piano tecnico e tematico, ma il prossimo futuro ahimè non sembra affatto roseo.
C'è stato un periodo in cui DreamWorks era una casa dell'animazione in grado di mettere in difficoltà la più colossale casa Disney. Questo durante i primi anni 2000. Solo che col passare del tempo le cose cominciarono ad andare nel verso sbagliato e vennero fuori prodotti alquanto discutibili e blandi come la serie "Trolls", "i Croods" e "Baby boss". Tutto sembrava perduto e la DreamWorks oramai non era più in grado di emozionare come una volta. Poi un giorno accadde l'impensabile, dopo il sorprendente riscatto con "Troppo Cattivi" DreamWorks sfodera un impensabile sequel del mediocre "Gatto con gli stivali", film del 2011, spin-off dalla storica saga di Shrek, una mossa che magicamente si è rivelata incredibile.
Il gatto con gli stivali è famoso per la sua spavalderia, il suo egocentrismo, il suo coraggio e il suo orgoglio tanto da arrivare a ridere in faccia alla morte... per ben 8 volte; e per ben 8 volte ci ha lasciato la pelle. Ora con una sola vita rimasta, per il nostro eroe felino sembra che le sue avventure siano giunte al termine. Ma forse c'è una speranza: La Stella dei desideri. Un magico oggetto in grado di esaudire ogni desiderio. Con quella stella Gatto avrà la possibilità di riavere le sue vite perse. E così, accompagnato "involontariamente" da un cucciolo di cane di nome Perro e da una sua vecchia conoscenza Kitty, il nostro eroe peloso parte per il viaggio per conquistare questo magico oggetto del desiderio che però farà gola a molti altri personaggi.
Con questo sequel DreamWorks ci ripropone una classica avventura che non si vedeva da molto tempo. Un'avventura piena di personaggi, pericoli e colpi di scena. Tutto mosso dalle azioni e dalle motivazioni dei personaggi e ognuno di loro ha un proprio obbiettivo... e un desiderio. Sia i protagonisti che gli antagonisti mostrano grande determinazione nel raggiungerli e questi ultimi si dimostrano piuttosto pittoreschi, ma mai fuori luogo. Iniziando dallo scatenato quartetto composto da Riccioli d'oro e i tre orsi, una banda alquanto vivace ma molto ostinata e incontenibile, muniti inoltre di un doppiaggio con dialetto napoletano che -anche se non proprio necessario- li rende molto carismatici, e impareremo a empatizzare persino con loro. Passando poi per Jack Horner, capo pasticcere che però viene mostrato come un classico "signore del crimine" cinico e crudele e che tutto ciò che possiede (in quel caso oggetti magici provenienti dai vari mondi delle fiabe) per lui non è abbastanza ed è intenzionato a volere sempre di più a qualunque costo, un vero e proprio villain di tutto rispetto come non se ne vedevano da anni. Infine c'è lui... il lupo cattivo o, meglio, la Morte in persona: sinistro, inquietante, misterioso, sanguinario, sadico e molto persistente. Egli si sente oltraggiato di come il Gatto si sia fatto beffe di lui con il detto delle 9 vite e di come abbia spento le 8 in maniera ignobile e sia ancora in piedi vivo, vegeto e baldanzoso, ma ora è determinato a farla finita e a spezzare personalmente la sua ultima vita una volta per tutte. Ed è in questo frangente che il gatto con gli stivali mostra la sua umanità: visto sempre con un personaggio sicuro di sé e balordo, ora è molto più insicuro, disperato e sopratutto vittima della paura: un'emozione con cui non ha mai voluto avere niente a che fare, non è una cosa da lui. Un'emozione che, tuttavia, imparerà a conoscere meglio per cercare di affrontarla mettendo da parte l'orgoglio. Anche Kitty mostra la sua umanità, perché nonostante cerchi di essere fredda con tutti, non riesce comunque a nascondere di come sia in realtà molto ferita dentro di sé, una ferita molto difficile da risanare. Infine il nuovo arrivato Perro, nonostante riesca a essere rilevante in certi punti dalla trama, che riesca persino a dar conforto ai protagonisti e abbia una storia alle spalle non si può non criticare quanto sia a volte tedioso per via di quella che è ormai una moda: quella del personaggio estremamente positivo, che vede tutto quanto buono, e tutto sorridente, e sfodera freddure a destra e a manca. Sarebbe stato anche più interessante rendere la foresta oscura molto più pericolosa per i protagonisti vista la sua particolarità, ma purtroppo questa location viene messa troppo nell'ombra per via anche dei troppi personaggi che la "infestano".
In conclusione comunque la DreamWorks ha saputo regalarci per la seconda volta un'altro grande capolavoro dopo "Troppo Cattivi". Questo potrebbe essere il segno la casa sta davvero risorgendo dalle macerie della mediocrità e che possa risplendere come una volta... un desiderio che forse si esaudirà.
Il gatto con gli stivali è famoso per la sua spavalderia, il suo egocentrismo, il suo coraggio e il suo orgoglio tanto da arrivare a ridere in faccia alla morte... per ben 8 volte; e per ben 8 volte ci ha lasciato la pelle. Ora con una sola vita rimasta, per il nostro eroe felino sembra che le sue avventure siano giunte al termine. Ma forse c'è una speranza: La Stella dei desideri. Un magico oggetto in grado di esaudire ogni desiderio. Con quella stella Gatto avrà la possibilità di riavere le sue vite perse. E così, accompagnato "involontariamente" da un cucciolo di cane di nome Perro e da una sua vecchia conoscenza Kitty, il nostro eroe peloso parte per il viaggio per conquistare questo magico oggetto del desiderio che però farà gola a molti altri personaggi.
Con questo sequel DreamWorks ci ripropone una classica avventura che non si vedeva da molto tempo. Un'avventura piena di personaggi, pericoli e colpi di scena. Tutto mosso dalle azioni e dalle motivazioni dei personaggi e ognuno di loro ha un proprio obbiettivo... e un desiderio. Sia i protagonisti che gli antagonisti mostrano grande determinazione nel raggiungerli e questi ultimi si dimostrano piuttosto pittoreschi, ma mai fuori luogo. Iniziando dallo scatenato quartetto composto da Riccioli d'oro e i tre orsi, una banda alquanto vivace ma molto ostinata e incontenibile, muniti inoltre di un doppiaggio con dialetto napoletano che -anche se non proprio necessario- li rende molto carismatici, e impareremo a empatizzare persino con loro. Passando poi per Jack Horner, capo pasticcere che però viene mostrato come un classico "signore del crimine" cinico e crudele e che tutto ciò che possiede (in quel caso oggetti magici provenienti dai vari mondi delle fiabe) per lui non è abbastanza ed è intenzionato a volere sempre di più a qualunque costo, un vero e proprio villain di tutto rispetto come non se ne vedevano da anni. Infine c'è lui... il lupo cattivo o, meglio, la Morte in persona: sinistro, inquietante, misterioso, sanguinario, sadico e molto persistente. Egli si sente oltraggiato di come il Gatto si sia fatto beffe di lui con il detto delle 9 vite e di come abbia spento le 8 in maniera ignobile e sia ancora in piedi vivo, vegeto e baldanzoso, ma ora è determinato a farla finita e a spezzare personalmente la sua ultima vita una volta per tutte. Ed è in questo frangente che il gatto con gli stivali mostra la sua umanità: visto sempre con un personaggio sicuro di sé e balordo, ora è molto più insicuro, disperato e sopratutto vittima della paura: un'emozione con cui non ha mai voluto avere niente a che fare, non è una cosa da lui. Un'emozione che, tuttavia, imparerà a conoscere meglio per cercare di affrontarla mettendo da parte l'orgoglio. Anche Kitty mostra la sua umanità, perché nonostante cerchi di essere fredda con tutti, non riesce comunque a nascondere di come sia in realtà molto ferita dentro di sé, una ferita molto difficile da risanare. Infine il nuovo arrivato Perro, nonostante riesca a essere rilevante in certi punti dalla trama, che riesca persino a dar conforto ai protagonisti e abbia una storia alle spalle non si può non criticare quanto sia a volte tedioso per via di quella che è ormai una moda: quella del personaggio estremamente positivo, che vede tutto quanto buono, e tutto sorridente, e sfodera freddure a destra e a manca. Sarebbe stato anche più interessante rendere la foresta oscura molto più pericolosa per i protagonisti vista la sua particolarità, ma purtroppo questa location viene messa troppo nell'ombra per via anche dei troppi personaggi che la "infestano".
In conclusione comunque la DreamWorks ha saputo regalarci per la seconda volta un'altro grande capolavoro dopo "Troppo Cattivi". Questo potrebbe essere il segno la casa sta davvero risorgendo dalle macerie della mediocrità e che possa risplendere come una volta... un desiderio che forse si esaudirà.