365 Days to the Wedding
L'improbabile relazione romantica tra due autentici casi umani.
Nel mondo delle romcom non è facile inventare qualcosa di nuovo o, se non proprio nuovo, di insolito. Il canovaccio solitamente è quello che ti aspetti, la ship romantica la riconosci alla prima puntata, raramente si svolta verso direzioni inaspettate e il lieto fine è assicurato. Se dovessimo valutarle da questo punto di vista faremmo prima a non guardarne più ma le guardiamo ugualmente perchè quel che importa in una romcom non è il punto di partenza e quello di arrivo bensì il percorso, la caratterizzazione dei personaggi, qualche bel momento di sentimento e (si spera) un po’ di divertimento. Da questo punto di vista non posso dirmi affatto deluso da “365 Days to the Wedding” che anzi si è rivelato per me il confort show stagionale.
Il pretesto è un po’ forzato. Due colleghi di ufficio solitari che, per evitare la spada di Damocle di un trasferimento forzato in Alaska che sarebbe gravato esclusivamente su uno dei dipendenti single dell’azienda, decidono di fingere una relazione tra loro e di essere in procinto di sposarsi, per eludere tale minaccia.
Il punto di forza della serie sta nei personaggi principali che sono due disagiati come se ne sono visti pochi. Takuya è un ragazzo apatico e introverso che vive una vita molto monotona, viaggia fermamente lungo un’immaginaria strada rettilinea che si perde all’infinito, badando solo a rimanere entro la sua corsia. Abita da solo col suo gatto, svolge mansioni standard per un’agenzia di viaggi, non lega rapporti di amicizia con nessuno e lascia che la vita gli scivoli addosso. Rika è una ragazza anch’essa introversa ma, rispetto a Takuya, molto più asociale, repressa, con bassissima autostima e altissima tendenza verso le masturbazioni mentali. Passa il suo tempo da sola a fare cose che il 99% delle persone troverebbe di una noia mortale.
La finta relazione tra questi due imbranati cronici, due casi umani socialmente incapaci oltre ogni umana immaginazione, porterà a delle situazioni al limite dell’assurdo nel tentativo di rendere credibile la farsa agli occhi dell’azienda. Merito soprattutto di Rika che è davvero un caso clinico, roba da manicomio proprio: le sue elucubrazioni mentali fanno continuamente a botte con le sue azioni, spinte dal sorgere di sentimenti a lei sconosciuti, dando vita a scenette buffissime, ben sottolineate da una colonna sonora semplice ma azzeccata. Le sue contraddizioni continue sono spiazzanti.
Il che mi porta al secondo punto di forza: la parte comedy è divertente per davvero. A differenza di tante altre romcom, qui non si tratta del sorrisino stentato strappato ogni tanto nel corso di una stagione. No, qua ci sono alcune scene che mi hanno fatto proprio rotolare dalle risate.
Non voglio fare spoiler ma non posso evitare un commento a una delle scene più assurde che mi sia mai capitato di vedere in una romcom:
Un aspetto che ho apprezzato è la coerenza della loro caratterizzazione: mi è capitato spesso di vedere personaggi con evidenti disturbi della personalità che si normalizzano insensatamente appena trovano la “persona giusta”. E’ una cosa che trovo molto ipocrita, oltre che irrealistica: ognuno di noi ha delle particolarità, delle stranezze, qualcuno più di altri. Trovare la persona giusta non significa trovare qualcuno che con una magia azzeri le nostre particolarità rendendoci “normali”, bensì qualcuno che le valorizzi trasformandole in una risorsa.
Per questo apprezzo invece Takuta e Rika: loro nel corso della storia fanno certamente degli sforzi per uscire dalla loro zona di confort ma rimangono coerenti fino alla fine, gli aspetti peculiari della loro personalità restano sempre li, semplicemente sono talmente fatti l’uno per l’altra che pur restando se stessi si completano come due pezzi di un puzzle.
Ci sono anche dei passi falsi nella storia, per carità.
Penso ad esempio a un paio di puntate anticlimatiche che, dopo un episodio topico in cui tutti quanti fremevamo per degli sviluppi, vanno a fare digressioni su altri personaggi secondari di cui non ci interessava nulla. Ne capisco l’intento che era di far riflettere i nostri due impediti sui diversi lati del matrimonio, sulle difficoltà ad esso connesse, sulle responsabilità, ecc. però si poteva fare in modo diverso, diluito nelle puntate precedenti, invece di buttare li una puntata intera sull’inutile collega mollato dalla moglie, spezzando bruscamente il ritmo della narrazione.
I personaggi secondari potevano essere sviluppati un po’ di più, soprattutto Nao che aveva un certo potenziale.
Dal punto di vista tecnico: discreto, nulla più. La colonna sonora come detto l’ho trovata semplice e funzionale. Visivamente nulla di eccezionale, i disegni sono giusto carini, fondali basic. Una nota di merito va però alla mitica Fiat Panda anni ’80 che in una puntata fa la sua comparsa in tutto il suo splendore, con dovizia di particolari. Mitica!
Il finale sembra conclusivo e dunque non credo che vedremo una seconda stagione ma un po’ mi dispiace perchè personalmente mi sono affezionato a questi due sciocchini e mi sarebbe piaciuto vedere un po’ il prosieguo della loro relazione.
Una visione molto piacevole e divertente. Se non avesse avuto un paio di passaggi a vuoto avrei dato un voto anche maggiore.
Nel mondo delle romcom non è facile inventare qualcosa di nuovo o, se non proprio nuovo, di insolito. Il canovaccio solitamente è quello che ti aspetti, la ship romantica la riconosci alla prima puntata, raramente si svolta verso direzioni inaspettate e il lieto fine è assicurato. Se dovessimo valutarle da questo punto di vista faremmo prima a non guardarne più ma le guardiamo ugualmente perchè quel che importa in una romcom non è il punto di partenza e quello di arrivo bensì il percorso, la caratterizzazione dei personaggi, qualche bel momento di sentimento e (si spera) un po’ di divertimento. Da questo punto di vista non posso dirmi affatto deluso da “365 Days to the Wedding” che anzi si è rivelato per me il confort show stagionale.
Il pretesto è un po’ forzato. Due colleghi di ufficio solitari che, per evitare la spada di Damocle di un trasferimento forzato in Alaska che sarebbe gravato esclusivamente su uno dei dipendenti single dell’azienda, decidono di fingere una relazione tra loro e di essere in procinto di sposarsi, per eludere tale minaccia.
Il punto di forza della serie sta nei personaggi principali che sono due disagiati come se ne sono visti pochi. Takuya è un ragazzo apatico e introverso che vive una vita molto monotona, viaggia fermamente lungo un’immaginaria strada rettilinea che si perde all’infinito, badando solo a rimanere entro la sua corsia. Abita da solo col suo gatto, svolge mansioni standard per un’agenzia di viaggi, non lega rapporti di amicizia con nessuno e lascia che la vita gli scivoli addosso. Rika è una ragazza anch’essa introversa ma, rispetto a Takuya, molto più asociale, repressa, con bassissima autostima e altissima tendenza verso le masturbazioni mentali. Passa il suo tempo da sola a fare cose che il 99% delle persone troverebbe di una noia mortale.
La finta relazione tra questi due imbranati cronici, due casi umani socialmente incapaci oltre ogni umana immaginazione, porterà a delle situazioni al limite dell’assurdo nel tentativo di rendere credibile la farsa agli occhi dell’azienda. Merito soprattutto di Rika che è davvero un caso clinico, roba da manicomio proprio: le sue elucubrazioni mentali fanno continuamente a botte con le sue azioni, spinte dal sorgere di sentimenti a lei sconosciuti, dando vita a scenette buffissime, ben sottolineate da una colonna sonora semplice ma azzeccata. Le sue contraddizioni continue sono spiazzanti.
Il che mi porta al secondo punto di forza: la parte comedy è divertente per davvero. A differenza di tante altre romcom, qui non si tratta del sorrisino stentato strappato ogni tanto nel corso di una stagione. No, qua ci sono alcune scene che mi hanno fatto proprio rotolare dalle risate.
Non voglio fare spoiler ma non posso evitare un commento a una delle scene più assurde che mi sia mai capitato di vedere in una romcom:
Attenzione :: Spoiler! (clicca per visualizzarlo)
parlo ovviamente della grottesca puntata a casa di Rika in cui Takuya le propone di mettersi assieme per davvero, con lei che in una lunghissima ed estenuante scena rimane letteralmente freezata per mezz’ora, internamente in preda a ottomila seghe mentali ed esternamente una statua di sale, e il povero Takuya li che non riceve nemmeno una risposta, devastato dalla tensione. Stavo davvero morendo dalle risate. Un aspetto che ho apprezzato è la coerenza della loro caratterizzazione: mi è capitato spesso di vedere personaggi con evidenti disturbi della personalità che si normalizzano insensatamente appena trovano la “persona giusta”. E’ una cosa che trovo molto ipocrita, oltre che irrealistica: ognuno di noi ha delle particolarità, delle stranezze, qualcuno più di altri. Trovare la persona giusta non significa trovare qualcuno che con una magia azzeri le nostre particolarità rendendoci “normali”, bensì qualcuno che le valorizzi trasformandole in una risorsa.
Per questo apprezzo invece Takuta e Rika: loro nel corso della storia fanno certamente degli sforzi per uscire dalla loro zona di confort ma rimangono coerenti fino alla fine, gli aspetti peculiari della loro personalità restano sempre li, semplicemente sono talmente fatti l’uno per l’altra che pur restando se stessi si completano come due pezzi di un puzzle.
Ci sono anche dei passi falsi nella storia, per carità.
Penso ad esempio a un paio di puntate anticlimatiche che, dopo un episodio topico in cui tutti quanti fremevamo per degli sviluppi, vanno a fare digressioni su altri personaggi secondari di cui non ci interessava nulla. Ne capisco l’intento che era di far riflettere i nostri due impediti sui diversi lati del matrimonio, sulle difficoltà ad esso connesse, sulle responsabilità, ecc. però si poteva fare in modo diverso, diluito nelle puntate precedenti, invece di buttare li una puntata intera sull’inutile collega mollato dalla moglie, spezzando bruscamente il ritmo della narrazione.
I personaggi secondari potevano essere sviluppati un po’ di più, soprattutto Nao che aveva un certo potenziale.
Dal punto di vista tecnico: discreto, nulla più. La colonna sonora come detto l’ho trovata semplice e funzionale. Visivamente nulla di eccezionale, i disegni sono giusto carini, fondali basic. Una nota di merito va però alla mitica Fiat Panda anni ’80 che in una puntata fa la sua comparsa in tutto il suo splendore, con dovizia di particolari. Mitica!
Il finale sembra conclusivo e dunque non credo che vedremo una seconda stagione ma un po’ mi dispiace perchè personalmente mi sono affezionato a questi due sciocchini e mi sarebbe piaciuto vedere un po’ il prosieguo della loro relazione.
Una visione molto piacevole e divertente. Se non avesse avuto un paio di passaggi a vuoto avrei dato un voto anche maggiore.
In 365 Days to the Wedding c'è una Fiat Panda.
A visione completata è questa la prima cosa che mi viene in mente di questo anime. Il giudizio complessivo? Caruccio, ma a un approccio sicuramente interessante non corrisponde una seconda metà che concretizza, andando invece a perdersi in banalità e con un finale telefonatissimo sin dal primo episodio.
Recensione FULL SPOILER, siete avvertiti. Della trama dirò il giusto, mi concentrerò sulle mie opinioni.
Volevo vedere una commedia romantica, mi sono azzardato a iniziare "Le 100 ragazze che ti amano tanto tanto..." e mi è venuta l'orticaria dopo neanche due episodi. Messo da parte, probabilmente per sempre, quell'incompreso capolavoro, ho puntato su qualcosa di più adulto.
365 Days to the Wedding ha un incipit sicuramente più interessante e decisamente meno cringe, vedendo tra l'altro protagonisti due ragazzi più che ventenni (vado a memoria: 24 lui, 26 lei). Penso: finalmente una storia sentimentale più concreta e strutturata.
Ok che l'innesco non è proprio realistico, i due, colleghi in un'agenzia di viaggi, per evitare un trasferimento in Alaska destinato a chi non ha famiglia, fingono di avere una relazione e di doversi sposare. Ovviamente sono due sociopatici, una peggio dell'altro, che vivono serenamente le loro vite da single e non contemplano una relazione sentimentale. Cosa c'è di telefonato? Che chiaramente Honjoji (lei) e Ohara (lui), dovendosi obbligatoriamente avvicinare per non destare sospetti nei colleghi e nell'azienda, iniziano a conoscersi e a provare attrazione l'uno per l'altra. Dove andrà a parare tutto questo? In due e dico due momenti clou, circondati da un mare di sostanziale noia.
Sì perché il rapporto tra i due protagonisti evolverà in due distinte scene, le uniche che ci si ricorda a visione terminata: la passeggiata al chiaro di luna in campagna, il bacio sulla riva del canale. Dopo quest'ultimo, i due addirittura vanno a vivere insieme perché vengono coinvolti in un progetto su colleghi/coppie dell'azienda (si scoprirà esser sostanzialmente un modo per provare a smascherarli perché, strano, destavano sospetti) e voi direte: a questo punto finiscono a letto insieme. No, perché la serie si mantiene sempre quel passo indietro rispetto a un'evoluzione realistica. Anzi, disturba che Honjoji e Ohara spesso e volentieri si comportino da adolescenti e non da giovani adulti.
Ci si accorge quindi amaramente che 365 è veramente la solita storia. Illude l'età anagrafica, illude il setting (un ufficio e non una scuola), illudono anche alcuni temi anche abbastanza importanti, gettati lì giusto per allungare il brodo e trattati anche con superficialità. Tra i quali il divorzio improvviso di un collega che sembrava avere una famiglia felice, oppure un altro, sfigato, che sembra finalmente incontrare la donna dei suoi sogni ma lei è separata con un bambino piccolo e quindi si tira indietro. C'è proprio un intero episodio dedicato a Gonda e ai suoi patemi, ma resta tutto lì, fine a sé stesso, senza un proseguo.
Parentesi tecnica: l'anime è stato palesemente realizzato senza un budget alto. Se il character design è abbastanza buono, le animazioni sono appena sufficienti, la regia scolastica, le musiche poco originali e senza incisività. Meglio in alcune occasioni evitare di mettere in pausa e focalizzarsi sui dettagli di sfondo, in uno degli episodi finali si vede un aeroplano che decolla che sembra disegnato da un bambino delle elementari per dirne una.
Arriviamo quindi alla conclusione. Sembra che Gonda debba andare in Alaska, invece ci va a sorpresa Kurokawa, la capoufficio che, nonostante sia sposata, sente il bisogno di nuove avventure. Forzato già solo a scriverlo, figuriamoci a vederlo in scena. Honjoji e Ohara ovviamente poi saltano a piè pari la relazione e si gridano a vicenda in mezzo a un incrocio di volersi sposare davvero. Confessano tutto davanti ai colleghi e inizia la vera relazione. Niente sorprese, niente di niente. Neanche dal molestatore che faceva a entrambi chiamate anonime mettendo in dubbio il loro matrimonio. Si scopre essere uno dei colleghi che dà a entrambi la sua benedizione. Utilità? Nessuna, se non creare un minimo di tensione a inizio anime per poi dimenticarsene e ricicciare fuori la cosa nelle ultime scene altrimenti sarebbe rimasto il buco. Francamente ho trovato l'ultimo episodio il più noioso di tutti, tant'è che l'ho più volte messo in pausa per distrarmi con altro.
365 Days to the Wedding si rivela essere un riempitivo appena sufficiente. Certo, non c'è il cringe di altri anime sentimentali o di harem da quattro soldi, ma alla fine non lascia davvero nulla. I due protagonisti sono decisamente poco empatici e invece di concentrarsi sulle piccole cose che fanno evolvere il loro rapporto, usa il classico escamotage delle side stories per poi riflettere cambiamenti sui due, che però sembrano calati dall'alto. Oh, ma allora anche noi potremmo...
Quasi inesistente invece quella sfumatura più adulta che speravo di trovare. Non pretendevo di trovare roba estrema alla Scum's Wish, per carità, ma è comunque tratto da un manga seinen. Un tantino di spessore in più (che lascia intravedere timidamente, ma altrettanto timidamente svicola) l'avrei gradita. 365 si ferma quindi un gradino sopra il "guardabile" ma anche diversi gradini sotto il "consigliabile". Volete una commedia romantica standard e senza sussulti? È un buon passatempo. Ma come finisce ve ne sarete già dimenticati.
Eccezion fatta per la Fiat Panda.
A visione completata è questa la prima cosa che mi viene in mente di questo anime. Il giudizio complessivo? Caruccio, ma a un approccio sicuramente interessante non corrisponde una seconda metà che concretizza, andando invece a perdersi in banalità e con un finale telefonatissimo sin dal primo episodio.
Recensione FULL SPOILER, siete avvertiti. Della trama dirò il giusto, mi concentrerò sulle mie opinioni.
Volevo vedere una commedia romantica, mi sono azzardato a iniziare "Le 100 ragazze che ti amano tanto tanto..." e mi è venuta l'orticaria dopo neanche due episodi. Messo da parte, probabilmente per sempre, quell'incompreso capolavoro, ho puntato su qualcosa di più adulto.
365 Days to the Wedding ha un incipit sicuramente più interessante e decisamente meno cringe, vedendo tra l'altro protagonisti due ragazzi più che ventenni (vado a memoria: 24 lui, 26 lei). Penso: finalmente una storia sentimentale più concreta e strutturata.
Ok che l'innesco non è proprio realistico, i due, colleghi in un'agenzia di viaggi, per evitare un trasferimento in Alaska destinato a chi non ha famiglia, fingono di avere una relazione e di doversi sposare. Ovviamente sono due sociopatici, una peggio dell'altro, che vivono serenamente le loro vite da single e non contemplano una relazione sentimentale. Cosa c'è di telefonato? Che chiaramente Honjoji (lei) e Ohara (lui), dovendosi obbligatoriamente avvicinare per non destare sospetti nei colleghi e nell'azienda, iniziano a conoscersi e a provare attrazione l'uno per l'altra. Dove andrà a parare tutto questo? In due e dico due momenti clou, circondati da un mare di sostanziale noia.
Sì perché il rapporto tra i due protagonisti evolverà in due distinte scene, le uniche che ci si ricorda a visione terminata: la passeggiata al chiaro di luna in campagna, il bacio sulla riva del canale. Dopo quest'ultimo, i due addirittura vanno a vivere insieme perché vengono coinvolti in un progetto su colleghi/coppie dell'azienda (si scoprirà esser sostanzialmente un modo per provare a smascherarli perché, strano, destavano sospetti) e voi direte: a questo punto finiscono a letto insieme. No, perché la serie si mantiene sempre quel passo indietro rispetto a un'evoluzione realistica. Anzi, disturba che Honjoji e Ohara spesso e volentieri si comportino da adolescenti e non da giovani adulti.
Ci si accorge quindi amaramente che 365 è veramente la solita storia. Illude l'età anagrafica, illude il setting (un ufficio e non una scuola), illudono anche alcuni temi anche abbastanza importanti, gettati lì giusto per allungare il brodo e trattati anche con superficialità. Tra i quali il divorzio improvviso di un collega che sembrava avere una famiglia felice, oppure un altro, sfigato, che sembra finalmente incontrare la donna dei suoi sogni ma lei è separata con un bambino piccolo e quindi si tira indietro. C'è proprio un intero episodio dedicato a Gonda e ai suoi patemi, ma resta tutto lì, fine a sé stesso, senza un proseguo.
Parentesi tecnica: l'anime è stato palesemente realizzato senza un budget alto. Se il character design è abbastanza buono, le animazioni sono appena sufficienti, la regia scolastica, le musiche poco originali e senza incisività. Meglio in alcune occasioni evitare di mettere in pausa e focalizzarsi sui dettagli di sfondo, in uno degli episodi finali si vede un aeroplano che decolla che sembra disegnato da un bambino delle elementari per dirne una.
Arriviamo quindi alla conclusione. Sembra che Gonda debba andare in Alaska, invece ci va a sorpresa Kurokawa, la capoufficio che, nonostante sia sposata, sente il bisogno di nuove avventure. Forzato già solo a scriverlo, figuriamoci a vederlo in scena. Honjoji e Ohara ovviamente poi saltano a piè pari la relazione e si gridano a vicenda in mezzo a un incrocio di volersi sposare davvero. Confessano tutto davanti ai colleghi e inizia la vera relazione. Niente sorprese, niente di niente. Neanche dal molestatore che faceva a entrambi chiamate anonime mettendo in dubbio il loro matrimonio. Si scopre essere uno dei colleghi che dà a entrambi la sua benedizione. Utilità? Nessuna, se non creare un minimo di tensione a inizio anime per poi dimenticarsene e ricicciare fuori la cosa nelle ultime scene altrimenti sarebbe rimasto il buco. Francamente ho trovato l'ultimo episodio il più noioso di tutti, tant'è che l'ho più volte messo in pausa per distrarmi con altro.
365 Days to the Wedding si rivela essere un riempitivo appena sufficiente. Certo, non c'è il cringe di altri anime sentimentali o di harem da quattro soldi, ma alla fine non lascia davvero nulla. I due protagonisti sono decisamente poco empatici e invece di concentrarsi sulle piccole cose che fanno evolvere il loro rapporto, usa il classico escamotage delle side stories per poi riflettere cambiamenti sui due, che però sembrano calati dall'alto. Oh, ma allora anche noi potremmo...
Quasi inesistente invece quella sfumatura più adulta che speravo di trovare. Non pretendevo di trovare roba estrema alla Scum's Wish, per carità, ma è comunque tratto da un manga seinen. Un tantino di spessore in più (che lascia intravedere timidamente, ma altrettanto timidamente svicola) l'avrei gradita. 365 si ferma quindi un gradino sopra il "guardabile" ma anche diversi gradini sotto il "consigliabile". Volete una commedia romantica standard e senza sussulti? È un buon passatempo. Ma come finisce ve ne sarete già dimenticati.
Eccezion fatta per la Fiat Panda.