Your Forma
Dopo aver visionato così tanto fantasy, ci stava cercare un po’ di fantascienza complessa e Your Forma si preannunciava una serie molto interessante, sulla carta, perché univa indagini poliziesche, introspezione e riflessioni già fatte molte volte ma sempre di attualità: una macchina può pensare come un essere umano? E se può farlo, diventa giusto riempirla di limitazioni (gli androidi della serie, gli Amicus, devono rispettare le tre leggi del Rispetto, che fanno molto Asimov)? Inoltre, è possibile innamorarsi di una macchina?
Sono tutte domande affascinanti, ma in questa serie sono accompagnate da un problema molto grave: una regia in generale alquanto scialba, fredda, che si ferma alla superficie delle cose.
Già la narrazione inizia col piede sbagliato perché salta la parte introduttiva (che invece, da quello che ho capito, nella light novel d’origine c'era) portandoci in medias res. Ma la parte tagliata è troppa, quindi rischiamo di restare confusi in questo mondo che sembra così simile al nostro presente ma non lo è, pieno di personaggi di cui non sappiamo nulla. Questo rischio confusione si avverte specialmente nel primo ciclo, di quattro episodi, dove potrebbe servire prendere appunti per raccapezzarsi in quell'intrigo.
Però il problema più grave, come scritto prima, è la regia, che non riesce a coinvolgere davanti alle azioni dei due protagonisti e al loro rapporto: Harold non è in grado di trasmettere né simpatia né curiosità per la sua crescita interiore (in teoria impossibile) che lo vede mescolare un freddo cinismo da macchina che segue solo la logica con l'affetto che pare provare per la sua partner. Così quest'ultima, Echika, non trasmette alcuna empatia per i suoi dubbi, il non sapere come affrontare l'implicita e crescente attrazione per un collega che è comunque un automa.
Non aiutano i comprimari, alcuni ridotti al semplice ruolo di quello che fornisce informazioni ai protagonisti quando arrivano, mentre quella un po’ più sviluppata, la dolce programmatrice Bigga, presenta lo stesso problema di cui sopra: vive un dramma davanti al quale la narrazione non riesce a farci provare qualcosa.
Lo stesso vale per gli antagonisti: i criminali a cui si dà la caccia qui non sono i soliti 'è cattivo perché sì', hanno le loro motivazioni, ma anche qui è assente quel fascino ambiguo (e nelle intenzioni dovrebbe esserci) che hanno le azioni sbagliate ma comprensibili.
Davanti a così tanto materiale ottimo come potenziale ma insipido nella resa, il rischio noia emerge diverse volte e a salvare la prima parte dal disastro totale sono soltanto la discreta atmosfera di mistero che avvolge i vari casi e una certa suspense nei momenti più d'azione: nulla di eclatante, però tiene desta l'attenzione. A proposito dell'azione devo dire però che Echika in questo campo vale poco: in 13 episodi diverse volte si mette in pericolo e deve essere salvata.
Comunque la svolta positiva per la serie avviene dal 9° episodio e il salto di qualità è davvero sorprendente: il ciclo sull'incubo di Pietroburgo è costruito veramente con efficacia, la prima parte sa essere sia dolce (nel mostrare Harold che viene accolto come in una famiglia) che terrificante per la sua crudeltà, fisica ed emotiva (abbiamo un serial killer davvero sanguinario e spietato) e ci fa comprendere bene le azioni di Harold. Inoltre la rivelazione dell'identità del killer è inaspettata e il confronto finale tra i due protagonisti prende sul serio. Certo anche quest'ultima parte non è proprio esente da difetti, a volte si capisce che la narrazione aiuta lo svolgimento della storia con alcune scelte forzate, ma per il resto funziona eccome.
Anche sul piano delle animazioni abbiamo un altro punto a favore per questo titolo: il design dei personaggi e degli ambienti è pulito e gradevole (anche se le auto si vede che sono in CG), non ci sono mai dei cali e durante le immersioni di Echika nei ricordi abbiamo una buona spettacolarità visiva. Molto orecchiabili le due sigle.
Your Forma è quindi un titolo che per una buona fetta è solo modesto, però l'ultima parte merita. Potreste pure vederlo ma armatevi di pazienza almeno fino al nono episodio.
Sono tutte domande affascinanti, ma in questa serie sono accompagnate da un problema molto grave: una regia in generale alquanto scialba, fredda, che si ferma alla superficie delle cose.
Già la narrazione inizia col piede sbagliato perché salta la parte introduttiva (che invece, da quello che ho capito, nella light novel d’origine c'era) portandoci in medias res. Ma la parte tagliata è troppa, quindi rischiamo di restare confusi in questo mondo che sembra così simile al nostro presente ma non lo è, pieno di personaggi di cui non sappiamo nulla. Questo rischio confusione si avverte specialmente nel primo ciclo, di quattro episodi, dove potrebbe servire prendere appunti per raccapezzarsi in quell'intrigo.
Però il problema più grave, come scritto prima, è la regia, che non riesce a coinvolgere davanti alle azioni dei due protagonisti e al loro rapporto: Harold non è in grado di trasmettere né simpatia né curiosità per la sua crescita interiore (in teoria impossibile) che lo vede mescolare un freddo cinismo da macchina che segue solo la logica con l'affetto che pare provare per la sua partner. Così quest'ultima, Echika, non trasmette alcuna empatia per i suoi dubbi, il non sapere come affrontare l'implicita e crescente attrazione per un collega che è comunque un automa.
Non aiutano i comprimari, alcuni ridotti al semplice ruolo di quello che fornisce informazioni ai protagonisti quando arrivano, mentre quella un po’ più sviluppata, la dolce programmatrice Bigga, presenta lo stesso problema di cui sopra: vive un dramma davanti al quale la narrazione non riesce a farci provare qualcosa.
Lo stesso vale per gli antagonisti: i criminali a cui si dà la caccia qui non sono i soliti 'è cattivo perché sì', hanno le loro motivazioni, ma anche qui è assente quel fascino ambiguo (e nelle intenzioni dovrebbe esserci) che hanno le azioni sbagliate ma comprensibili.
Davanti a così tanto materiale ottimo come potenziale ma insipido nella resa, il rischio noia emerge diverse volte e a salvare la prima parte dal disastro totale sono soltanto la discreta atmosfera di mistero che avvolge i vari casi e una certa suspense nei momenti più d'azione: nulla di eclatante, però tiene desta l'attenzione. A proposito dell'azione devo dire però che Echika in questo campo vale poco: in 13 episodi diverse volte si mette in pericolo e deve essere salvata.
Comunque la svolta positiva per la serie avviene dal 9° episodio e il salto di qualità è davvero sorprendente: il ciclo sull'incubo di Pietroburgo è costruito veramente con efficacia, la prima parte sa essere sia dolce (nel mostrare Harold che viene accolto come in una famiglia) che terrificante per la sua crudeltà, fisica ed emotiva (abbiamo un serial killer davvero sanguinario e spietato) e ci fa comprendere bene le azioni di Harold. Inoltre la rivelazione dell'identità del killer è inaspettata e il confronto finale tra i due protagonisti prende sul serio. Certo anche quest'ultima parte non è proprio esente da difetti, a volte si capisce che la narrazione aiuta lo svolgimento della storia con alcune scelte forzate, ma per il resto funziona eccome.
Anche sul piano delle animazioni abbiamo un altro punto a favore per questo titolo: il design dei personaggi e degli ambienti è pulito e gradevole (anche se le auto si vede che sono in CG), non ci sono mai dei cali e durante le immersioni di Echika nei ricordi abbiamo una buona spettacolarità visiva. Molto orecchiabili le due sigle.
Your Forma è quindi un titolo che per una buona fetta è solo modesto, però l'ultima parte merita. Potreste pure vederlo ma armatevi di pazienza almeno fino al nono episodio.