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skull945

Episodi visti: 12/12 --- Voto 2
Bakumatsu Rock può essere recensito seguendo due chiavi di lettura differenti. Con la prima, più razionale, verrebbe cassato seduta stante, con la seconda, più scherzosa, verrebbe innalzato a capolavoro senza eguali. Il motivo è uno e molto semplice: questa serie è una luccicante perla del trash, un caposaldo col quale ogni potenziale rivale deve essere messo a confronto.

L'idea di fondo, in realtà, non è neanche male. Interpetare e rappresentare un determinato periodo storico della propria nazione tramite una serie di battaglie musicali tra "musicisti" di queste fantomatiche "Heaven's Song" e un gruppo di rocker è tanto stravagente e particolare quanto geniale, anche se ovviamente anacronistica. Il vero traumatico problema risiede nella realizzazione, di un livello talmente infimo da lasciare attonito lo spettatore e rendere irrintracciabile un eventuale messaggio da interpetare tra le righe, ammesso sia presente. Innanzitutto, vi farete strada tra personaggi non certo innovativi, basti osservare i principali: Ryouma Sakamoto, protagonista sempre positivo e ottimista, Shinsaku Takasugi, altresì identificato col termine "tsundere", e Kogorou Katsura, saggio e intelligente. Anche per tutti gli altri lo stereotipo trionferà, come sottolinea ulteriormente la presenza della "femmina che è in realtà un maschio".
Se si può chiudere un occhio su questo punto, non è possibile fare altrettanto sul lato tecnico, a partire da una sceneggiatura partorita da una mente dalla dubbia sanità mentale. Senza offesa, ma come è possibile creare e soprattutto essere soddisfatti e convinti di quanto realizzato? La successione degli eventi è casuale e gli eventi stessi sono frastornanti, si limitano ad aumentare la dose di caos già presente, ben oltre il genere "tamarro".
Le animazioni lasciano molto a desiderare e sono ridotte all'osso, un osso veramente piccolo. In questo contesto, tuttavia, risiede la chicca della serie: durante i credibilissimi concerti tenuti dai nostri e quasi rigorosamente su cambi di inquadratura, i personaggi saranno vittime della computer grafica. La scelta si può apprezzare o meno, ovviamente, ma ciò che conta anche qui è la qualità, davvero pessima.
Giusto alcune musiche si salvano, a pensarci bene forse soltanto una, ma si tratta pur sempre del minimo sindacabile per una serie che dovrebbe fare di ciò il suo serio punto di forza. Quindi, ancora una volta, stendiamo un velo pietoso.

Purtroppo rendere a parole Bakumatsu Rock è un'ardua impresa, "cosa dura" citando parzialmente Dante. Per apprezzarlo appieno e coglierne ogni esilarante sfaccettatura andrebbe visto, magari in compagnia onde evitare il rischio di non terminarlo. In questo modo, al contrario, potreste ritrovarvi a ridere di gusto e a giudicarlo tramite la seconda chiave di lettura di cui sopra. Ammetto che la tentazione di assegnare ironicamente il voto "10" a questo raccoglitore di trash sia tanta, ma la serietà impone l'esatto opposto. Però da parte mia, in questo unico e raro caso, almeno un briciolo di buonismo.


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Kotaro

Episodi visti: 12/12 --- Voto 4
E' una serie che lascia attoniti, "Bakumatsu Rock", poiché è una di quelle stupidate che solo i giapponesi potevano inventare. Del resto, i Giapponesi sfruttano da sempre i propri eroi nazionali e personaggi storici nei modi più beceri, da parodie di ogni tipo ai pupazzetti dei samurai nelle macchinette, quindi l'ennesima presa in giro del periodo Tokugawa e dell'ormai inflazionatissima Shinsengumi non dovrebbe stupire più di tanto. Per i giapponesi è perfettamente normale concepire un'epoca Tokugawa in cui il sakoku (l'isolamento del Giappone nei confronti dell'occidente) è rappresentato da un divieto di suonare musica diversa da quella istituzionale e il samurai Ryoma Sakamoto si oppone allo shogunato a suon di proibiti brani di musica rock.
Bastano queste poche righe per introdurre quello che probabilmente è l'unico pregio ma anche uno dei più grandi difetti di questo "Bakumatsu Rock": si tratta di una storia estremamente giapponese, che poco o nulla dirà a uno spettatore che non conosce i personaggi e la situazione storica di cui fa la parodia. L'idea di rivisitare in chiave musicale l'ultimo periodo dello shogunato ha un nonsoché di geniale e non stupisce che in Giappone, dove anche le carpe dei laghetti e le assi di legno dei templi hanno sentito nominare Yoshida Shoin, Ii Naosuke, Sogo Okita e altri famosi personaggi storici, questa serie, tratta da un videogioco musicale, abbia riscosso un grande successo in entrambe le sue versioni. D'altro canto, in Italia, dove il videogioco è inedito e sconosciuto, la serie è stata snobbata, probabilmente perché certi personaggi e certe vicende storiche non fanno parte della nostra cultura e quindi è sembrata una trashata senza capo né coda.
Che poi, in realtà, effettivamente, "Bakumatsu Rock" una trashata senza capo né coda lo è davvero, dato che il suo filo conduttore, non facile da comprendere poiché legato a qualcosa di intimamente giapponese, è sfruttato malissimo.

A chi si rivolga "Bakumatsu Rock" non è molto chiaro. La presenza di tanti bei fustacchioni che cantano con voci sensuali e non perdono occasione per spogliarsi tradisce immediatamente la strizzatina d'occhio decisamente esplicita nei confronti del pubblico femminile, ma per quanto belli possano essere i nostri samurai canterini difettano in dignità, rendendosi di continuo protagonisti di scene trashissime che fanno cadere immediatamente qualsiasi pretesa di sensualità, serietà e fascino potessero avere.
A poco servono i nudi sparsi qua e là e le frecciatine più o meno velate al pubblico femminile e allo shounen ai, col protagonista che appioppa un nomignolo femminile a uno dei suoi compagni, il cattivo che si dà tante arie da sex symbol bello e dannato e poi sorride come un bimbo dell'asilo davanti a un banco di dolci e il femmineo Sogo Okita (comunque uno dei personaggi meglio caratterizzati del lotto, il che è tutto dire) praticamente conteso da metà del cast maschile.
Per un motivo o per un altro, i personaggi non convincono. Troppo trash, troppo poco sviluppati per piacere davvero, capitanati da un protagonista ebete, paraculato e fracassone che sbraita in continuazione i suoi sogni e le sue convinzioni al mondo intero, decisamente più adatto ad uno shounen di combattimenti pubblicato su una rivista maschile che ad una serie che vorrebbe rivolgersi in primis alle ragazze, le quali, comprensibilmente, troveranno Ryoma stupido e poco interessante.
Se Ryoma, nel suo essere un personaggio banale e in qualche modo fuori contesto, risulta comunque a suo modo simpatico (chissà, forse proprio perché è uno sciocco bonaccione e non un effeminato che si spara le pose) e ben caratterizzato, agli altri personaggi non tocca purtroppo sorte migliore. Shinsaku non ha alcuna utilità all'interno della storia se non quella di sbuffare di tanto in tanto contro Ryoma e di citare qua e là il suo maestro e il suo compagno Katsura. Quest'ultimo, dal canto suo, è un personaggio assai irritante. Toshizo Hijikata, che pare più serio, virile e figo rispetto ai suoi compagni, resta ingiustamente sullo sfondo e quasi non spiccica parola. Ahimé, in questa serie, quando un personaggio pare immune alla stupidità e trashaggine dilagante, o viene ignorato (fossimo stati davvero in uno shounen, personaggi come Kondo o Kaishu non sarebbero passati così inosservati) o ci lascia le penne.
Si narra, inoltre, che, dalla conclusione della serie, si possa sentire qualcosa rotolare nella tomba di Ieyasu Tokugawa, la cui famiglia vede qui il peggior esponente possibile nella figura di uno shogun infantile, lagnoso e sessualmente ambiguo (ricordiamo la sua apparizione nell'opening con faccia da funerale e conseguente inquadratura all'altezza del petto, sarà triste perché vorrebbe esser più donna di quel che già è?), caratterizzato come una ragazzetta mestruata che non sa cosa vuole dalla vita e cambia un'infinità di volte idee e carattere in preda al ciclo. Del molesto trio di sciacquette idol totalmente fuori contesto che compare in un solo episodio è meglio rimuovere l'esistenza.

Nonostante la brevità della serie, la trama procede lentissima: per una buona metà della serie non succede nulla, c'è qualche evento drammatico e importante nel mezzo e una virata sul finale, dove la trama e i ruoli dei personaggi vengono rivoltati come un calzino per giocare a Saint Seiya (c'è pure il Pegaso, in un certo senso), ma le situazioni, frettolose e trash, sono tutt'altro che epiche o commoventi. Nei primi episodi viene data qualche vaga informazione sulla sorte del maestro dei protagonisti e sul misterioso potere che essi custodiscono, ma il modo in cui questi elementi (non) vengono trattati nel corso della serie è scandaloso. Gli elementi per una trama interessante ci sono, ma vengono mischiati a casaccio, raccontati in fretta e furia e sommersi da una marea di gags stupide, personaggi di cattivo gusto e siparietti musicali trashissimi a metà tra concerti e battaglie (i personaggi, tramite la musica, creano onde energetiche e barriere che usano in battaglia).

A livello tecnico, "Bakumatsu Rock" è abbastanza particolare e si può dire ben riuscito: ha uno stile di disegno abbastanza particolare, che mischia elementi di antico (i kimono, le decorazioni in stile scuola Kano degli sfondi) e moderno (vestiti alla occidentale, amplificatori e strumenti musicali) per un mix trashissimo ma che si fa ricordare, anche grazie ai colori molto accesi e pop.
Vi è un pesante uso della computer grafica, che viene usata per ritrarre i personaggi e i loro strumenti durante le esibizioni musicali. Personalmente non ho apprezzato troppo questo aspetto, ma si può assumere che faccia parte dello stile particolare con cui è stata realizzata la serie.
Dispiace che, nonostante sia tratto da un gioco musicale, la colonna sonora non sia granché: a parte la bella opening, le canzoni eseguite dai personaggi non sono nulla di memorabile, inoltre sono poche e sempre le stesse.

Parodia in salsa musical-fighetta del periodo Tokugawa, "Bakumatsu Rock" parte da un'idea divertente, ma viene affossato da una trama senza capo né coda e da personaggi insipidi e/o non sfruttati. Fra una trashata e l'altra, la storia si trascina in maniera discontinua e arrivati alla fine, se si è sopravvissuti al dissacramento più totale della cultura giapponese, fra Yamata no Orochi giganti spuntati fuori dal nulla, cattivi che si fanno autogol da manuale, shogun Tokugawa che si rivelano essere ragazzette mestruate o idol che sfruttano una mistica tecnica musicale per mantenere il potere e una specie di finale di Sailor Stars in salsa "maschile", la sensazione che rimane sarà quella di aver sprecato tempo. Sì, magari ci si sarà fatti più di una risata involontaria con i mille anacronismi voluti e le diecimila stupidate di questa serie, ma probabilmente saremmo vissuti bene lo stesso anche senza, e magari, se volevamo ridere, tanto valeva guardare una serie propriamente comica, che non aveva le pretese di imbastire una storia non sfruttata o proporre dei personaggi che poi restan lì a far tappezzeria.
Ne sconsiglio la visione, a meno di non organizzare con gli amici una maratona di serie brutte e trash da prendere in giro. In questo caso, e solo in questo, "Bakumatsu Rock" si presenta come un buon candidato, ma anche così rimane una serie di cui ci si scorderà facilmente, persa nel mare magnum dei millemila anime pieni di figaccioni e trashate che vengono prodotti in continuazione dagli studi giapponesi.
Il finale della serie lascia presagire una seconda stagione, e visto il buon successo riscosso in patria dal franchise prima o poi potrebbe arrivare, anche se il personaggio che farebbe da ponte fra le due storie minaccia di portare l'ambiguità, la stupidità e il trash verso livelli inenarrabili.
La parte di me che ha visto questa serie in una maratona di anime brutti quasi quasi ci spera, chissà...


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Haizhong_Musume

Episodi visti: 12/12 --- Voto 4
Bakumatsu Rock, o meglio, un frastuono di suoni e di colori lungo 12 puntate, condito da una "storia" capace di provocare nello spettatore un misto di noia e incredulità, ove a questa s'accompagna un'insana curiosità di vedere quanto si possa raschiare il fondo del trash.

Personalmente, confesso di essermi avvicinata a questa serie con alle spalle un discreto background di anime affini, tratti da videogiochi o col tema della musica, basti solo menzionare la tamarraggine degli eroi di "Sengoku Basara", il periodo storico sull'orlo della fine dello shogunato in "Hakuouki", e il musicale "Uta No Prince-sama", dove protagonisti sono degli aitanti idol determinati a sfondare nel mondo della musica. Trovo opportuno citare questi titoli in quanto Bakumatsu Rock, serie estiva 2014 scaturita anch'essa da un videogioco, amalgama vari elementi dei titoli sopramenzionati dando luogo ad una miscela a mio parere tremendamente insapore; vediamone qui di seguito le cause.

La storia, innanzitutto. Dalla profondità minore di una pozzanghera, vede questi rocker (primi di una lunga serie di anacronismi), dotati in tutto e per tutto di chitarra elettrica, basso e batteria, suonare orgogliosamente il rock nel Giappone unito sotto il regno dei Tokugawa. Questo rock tuttavia possiede degli effetti destabilizzanti, non solo nella storia vera e propria (è capace infatti di contrastare la "Heaven Song", la musica governativa propagandata dagli idol della Shinsengumi, e che ipnotizza tutti al volere dello Shogun) ma ahimé anche nella mente dello spettatore, che si chiederà più volte dove sia, anche a livello meramente di genere, la differenza tra il "rock" dei protagonisti e il j-pop, chiamiamolo così, degli idol della Shinsengumi. La storia vede dunque le due fazioni combattersi a colpi di concerti e palchi rubati, non senza l'elemento mistico delle magiche "Peace Souls", poteri che a poco servono se non a far spogliare i rockettari quando suonano. Già.

Veniamo dunque alla componente tamarra, al cosiddetto "trash" che, ahimè, abbonda sin troppo in questo anime. Per fare un confronto tra tamarraggine e tamarraggine, mentre in Sengoku Basara essa si accompagnava ad una storia nondimeno seria, ricoprendo un lato spiccatamente comico (ad esempio i superpoteri dei samurai o i cavalli a mo' di motocicletta, eccetera), qui invece diventa componente essenziale dalla prima all'ultima puntata, con personaggi dall'umorismo scadente (come il protagonista che non muoverebbe un dito se non fosse per il suo sacrosanto rock, o il solito trans comparsa che tanto va di moda), e ancora le folle pronte a idolatrare chiunque, serpenti enormi che sbucano dal nulla(!), aggiungete un po' di itaRiano storpiato a mo' di "Arcana Famiglia" inserito a caso nei siparietti, e la frittata è fatta.

La voluta tamarraggine si rispecchia anche nel comparto grafico, che non lesina a donare capelli metallizzati rossi e verdi al protagonista, coloratissimi kimono e giubbotti adornati ai suoi colleghi, capigliature e look da idol a qualunque personaggio maschile abbia la sfortuna di comparire. Fin qui probabilmente non ci sarebbe nulla di strano, in fondo chi ha visto anime è abituato a capelli e tagli irrealistici (è anche un po' il loro bello!) tuttavia qui il tutto diventa esasperato, e il prepotente inserimento della computer grafica per far suonare i rocker proprio durante i concerti mi fa davvero domandare se non si potesse donare un minimo di cura in più alle animazioni oltre che al character design (tornando ai concerti, avete presente il software Miku Miku Dance? Solitamente viene usato dai fan per creare video amatoriali, e non dagli studi d'animazione...ebbene, l'effetto visivo è proprio quello).

Per tirare le somme, abbiamo una storia inconsistente, personaggi stereotipati e irrealistici, musica di un genere indistinguibile a metà tra Rock e Pop, tonnellate di fanservice non richiesto e nessun messaggio di fondo, è davvero il vuoto, facesse almeno ridere! Di voto sarei probabilmente rimasta su un 5 ma a ripensare a tutte le gravi lacune che si porta dietro, alle alternative maggiormente valide sopramenzionate e alla grafica difficilmente apprezzabile da chiunque abbia più di 12 anni, non riesco proprio ad arrotondare per eccesso quello che è ormai è un 4 e mezzo. Fatevi un favore e statene alla larga, in giro c'è di molto meglio.