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Johnny Ryuko

Episodi visti: 25/25 --- Voto 6
C'è un grosso elefante nella stanza quando penso a Blue Box. Ci ho messo un po' a individuarlo, circa 7/8 episodi, sebbene la visione dei primi fosse già permeata da una sensazione di insoddisfazione. Avevo intuito che ci fosse qualcosa che, per i miei gusti e, quasi certamente, perché non sono "in target", non funzionava.

Lo spessore dei personaggi.

Recensione FULL SPOILER, siete avvertiti.

Taiki e Chinatsu sono troppo piatti. Sono personalità lineari, senza guizzi, senza incrinature, troppo puri e quadrati. Adolescenti, certo, con le loro "fragilità". Appassionati di sport, bellissimo, ma null'altro. La loro esistenza si riduce a quello e al rapporto tra di loro che "evolve" (volutamente tra virgolette, classico progresso di una lentezza esasperante e con step di una prevedibilità disarmante), come qualsiasi commedia romantica impone. Senza mai deviare dai binari della banalità. Perfetti l'uno per l'altra per la noia che esprimono.

Che si piacciano a vicenda è un dato certificato nel breve periodo. Non sono personaggi "reali" ai miei occhi. Solo figuranti di una storia banale che sappiamo tutti come andrà a finire. Soprattutto le motivazioni di Taiki sono puerili a dir poco, vuote e impersonali all'inverosimile. Si vuole migliorare per andare ai campionati nazionali per essere all'altezza di Chinatsu. Come se altrimenti fosse un'ameba inutile. È proprio un ragionamento sbagliato e anzi oserei dire anche dannoso da mostrare in un anime per adolescenti.

La sola Hina in una certa misura riesce, brillando di luce propria, a distinguersi dal monocromo della storia che sì, è sulla carta ispirante per chi certa quel tipo di messaggio, ma è qualcosa di già visto e letto in tutte le salse, reiterato senza note originali. L'amica (non proprio di infanzia, ma se c'è una "gatta morta" qui è Chinatsu.. spero si colga la citazione) che, guarda caso, quando lui inizia a mostrare serio interesse per un'altra ragazza, si accorge di essere a sua volta infatuata di Taiki. Hina è l'unica figura per la quale vale la pena vedere la serie, la sola - insieme ad Ayame, ma lei è secondaria - che fa qualche mossa per "scardinare" la storia. Che si comporta in maniera naturale, che si innervosisce e accusa il colpo, che perde la concentrazione perché la sua testa è impegnata a provare a elaborare le sue emozioni. Poi comprende cosa prova, raccoglie tutto il coraggio che può, agisce per prepararsi il terreno e mette le sue carte in tavola senza attendere. Applausi a metà, perché lascia la palla in mano a Taiki, attendendo che si decida a dare una risposta. E tutto si ferma qui. Nessuna ulteriore evoluzione, solo un rimuginare su una situazione di fatto senza provare a scuoterla da parte di tutti.

Un minimo scossone alla storia lo dà l'irruzione di Ayame, "disinibita" sorella della fidanzata del senpai di Taiki. Ma è un fuoco di paglia: prova a spingere il ragazzo tra le braccia di Hina ma, scontato, fallisce miseramente. Giusto un paio di episodi dove lui si fa qualche film mentale nel quale apre alla possibilità che la ginnasta possa essere quella giusta. Un'illusione temporanea perché è sempre stato un finto triangolo quello di Blue Box. Taiki non è mai stato davvero in dubbio tra le due ragazze.

Blue Box, oso questo parallelo, si pone come una moderna lettura di una storia alla Mitsuru Adachi, dove romance e sport si fondono. Ma cosa aggiunge a cento altri anime? Paga il pegno dei cliché: le incomprensioni infantili, la caduta l'uno addosso all'altro, il festival estivo, la confessione nel parco giochi, la gelosia e le solite dinamiche da triangolo amoroso.

In tutta onestà trovo davvero difficile capire come questo titolo sia stato tra i più attesi della stagione. A me ha decisamente annoiato per la sua pressoché intera durata. Se prendiamo la componente spokon, Blue Box mangia la polvere di una marea di titoli. Non c'è intensità nella competizione, non c'è un focus "tecnico" né tantomeno si respira pathos e tensione. La stessa tiritera sul migliorarsi non è un voler diventare più bravo per se stesso, da parte di Taiki, ma un rifiuto della sconfitta. Non c'è divertimento nel gioco, non c'è la risata né il senso del gruppo. Anche registicamente è tutto statico. Un qualsiasi anime che tratta sport deve far coinvolgere lo spettatore, la partita me la devi far vedere. Emblematica la seconda sfida tra Taiki e Yusa: stacchi continui sugli spettatori, chiacchiericcio insulso dentro la testa del protagonista. Dal match non si capisce praticamente niente, se non il punteggio finale. L'unica cosa "originale" è che si parli di badminton, che forse non si era mai visto in un anime. Per il resto è un susseguirsi di retorica ridondante riguardante l'impegnarsi (e nella prima metà dell'anime a ogni episodio almeno una volta il concetto deve venire ripetuto).

Se ci soffermiamo sulla parte della commedia romantica, di "triangoli" scritti decisamente meglio, magari anche quelli pieni di cliché, ma con personaggi "vivi" e verosimili, ce ne sono a bizzeffe. Qui due su tre fanno annoiare solo a vederli. E Hina per larghi tratti è un contorno. È tutto così già visto e standard che non ci si crede. La stessa Chinatsu è scritta con una semplicità disarmante, tanto che non sembra avere personalità, se non la passione per il basket. Le persone vere non si riducono a un unico elemento che le caratterizza.

Gran parte di questa recensione l'ho scritta durante la visione e in particolare fino all'episodio 14, dove arriva la confessione di Hina. Ripromettendomi di modificarla qualora l'anime avesse cambiato registro. Bisogna essere onesti quando si dà un'opinione. E invece la storia prosegue trascinandosi episodio dopo episodio, con minimi - per non dire nulli - progressi. Fino a quanto la suddetta Ayame, con un piccolo stratagemma, fa restare da soli Taiki e Hina, sperando che si mettano insieme. Ma il ragazzo, coerente con se stesso, finalmente trova il coraggio - seppur con una certa freddezza e senza apparentemente scomporsi - di rifiutare l'amica. Hina che si rivela ancora una volta l'unico dei tre personaggi principali apparentemente con del sangue che le scorre nel sistema circolatorio, al contrario dei due cyborg ottusi fatti obiettivamente l'uno per l'altra. Il confronto è impietoso se, dimenticandoci di Hina, pensiamo che, con poche battute, capiamo chi sono Kyo, l'amico di Taiki, e Ayame, individui ben più sfaccettati e consapevoli di se stessi e di cosa sta loro intorno.

Non ho letto il manga e onestamente non so se lo farò. Se la storia è questa, non fa per me. L'unico motivo per il quale consiglierei Blue Box è che qualcuno che non ha mai visto anime mi chieda una lista di titoli dai quali partite. È un buon entry level per poi alzare il tiro. Lineare, facile da seguire, buono per dare un'idea di cosa siano le storie di questo genere. Ma, a visione ultimata, nel mio bagaglio ha lasciato davvero il tempo che ha trovato. Senza infamia e senza lode, si merita una sufficienza politica. Forse la storia conoscerà una svolta nella seconda, già annunciata, stagione. Ma francamente non mi interessa sapere come proseguirà.


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Onigiri ai friarielli

Episodi visti: 25/25 --- Voto 8,5
Ormai in ogni stagione escono un’ondata di anime romantici shonen, ma solo pochi di questi riescono ad emergere al grande pubblico, Blue Box ce l’ha fatta a mani basse. L’idea di fondere una love story con un mezzo spokon è stata vincente, grazie alla narrazione di Kouji Miura, capace di bilanciare perfettamente entrambi gli aspetti. La componente romantica e quella sportiva si intrecciano perfettamente, rimanendo allo stesso tempo ben distinte, senza mai sovrastarsi a vicenda. Miura ha tirato fuori dal cilindro un prodotto solido, caratterizzato da una narrazione minuziosa e da un ritmo che, pur non essendo sempre incalzante, riesce a mantenere viva l’attenzione senza mai risultare noioso. Blue Box rappresenta la terza opera dell’autore (tutte appartenenti al genere romcom scolastico) ma è stata la prima a ricevere un adattamento animato, merito del grande successo ottenuto dall’omonimo manga.

Taiki è uno studente quindicenne che frequenta la scuola Eimei, un istituto privato che incorpora sia le medie che le superiori. Appassionato di badminton, fa parte della squadra della scuola e tutte le mattine prima delle lezioni è sua abitudine andare ad allenarsi nella palestra dell’istituto. È proprio in palestra che, ogni giorno incrocia sempre alla stessa ora Chinatsu, una studentessa di un anno più grande di lui, stella della squadra di basket femminile dell’istituto. Taiki rimane affascinato dalla dedizione e l’impegno con cui Chinatsu affronta ogni allenamento e partita. L’ammirazione di Taiki si trasforma presto in qualcosa di più importante, ma avvicinare Chinatsu sembra un’impresa impossibile, visto che i due si conoscono solo di vista e non hanno mai avuto modo di interagire al di fuori della palestra. Tutto cambia all’improvviso quando, per una pura casualità, Chinatsu va a vivere a casa di Taiki. Questa è l’occasione perfetta per approfondire la loro conoscenza, perchè questa volta il loro allenamento quotidiano è la convivenza, un’esperienza che li porta a crescere insieme, affrontando nuove sfide e vivere per la prima volta un’intimità per certi versi imbarazzante.

Questa è la premessa della storia, che a un primo impatto potrebbe sembrare incentrata sugli eventi sportivi dei due protagonisti. Tuttavia, man mano che la serie avanza, emerge sempre più chiaramente la vera natura dell’opera, ossia una storia romantica a tutti gli effetti. Infatti gli allenamenti, le partite e i tornei non sono il fulcro della narrazione, ma fungono da sfondo per mettere in risalto la determinazione dei personaggi, il supporto dei loro compagni e il turbinio di emozioni che li accompagna. Oltre alle dinamiche sportive, vivono anche le varie vicende scolastiche e quelle legate alla convivenza, che danno vita ai momenti più significativi della loro relazione. In alcuni di questi momenti è facile immedesimarsi a pieno nei protagonisti, percependo sulla propria pelle le emozioni che li attraversano. Questo è possibile grazie ad una caratterizzazione dei personaggi particolarmente curata, capace di riprodurre atteggiamenti e reazioni incredibilmente realistici in situazioni altrettanto verosimili. È proprio questa attenzione ai dettagli a rappresentare uno dei punti di forza della serie, insieme a una regia di alto livello, ma di quest’ultima parleremo più avanti.

Ad affiancare i due protagonisti troviamo una serie di personaggi che definire secondari sarebbe riduttivo, direi più dei comprimari. Tra questi spicca Hina, amica d’infanzia di Taiki, il cui ruolo sullo sviluppo della storia è tutt’altro che marginale. Anche gli altri “comprimari” sono caratterizzati piuttosto approfonditamente, infatti ad alcuni di loro sono dedicati quasi interi episodi, penso a Kengo e Ayame, dove vengono approfondite le loro personalità e motivazioni dovute a vicende passate. Quest’accuratezza permette di dare maggiore spessore a ogni loro azione e battuta, non lasciando che l’attenzione sia riservata solo ai protagonisti.

Ma arriviamo ora a quella che è stata senza dubbio la sorpresa più grande: l’eccellente regia. In alcuni episodi, il livello raggiunto è così alto che, per un attimo, ho avuto la sensazione di trovarmi davanti a un film del maestro Makoto Shinkai (spero di non sembrare blasfemo, ma è stata davvero la mia impressione). Il regista Yūichirō Yano è la prima volta che si cimenta in una romcom e il risultato è sorprendente. Nei momenti più salienti, riesce a ricreare un’atmosfera così coinvolgente che sembra quasi di vivere la scena in prima persona. Parte del merito va anche a tutto al comparto tecnico, passando da inquadrature studiate ad un montaggio fluido, una scelta della fotografia più che immersiva e ad un sonoro adattato con vera minuziosità. Un altro aspetto di rilievo è il tempo narrativo, che alterna diverse intensità ritmiche. Si passa da quello più leggero e passionale, nelle dinamiche scolastiche e nei momenti intimi, a quello frenetico e combattivo, quando l’attenzione si sposta sul lato sportivo. Proprio su quest’ultimo punto mi sarebbe piaciuto avere un maggiore approfondimento. Se da un lato non mancano match avvincenti, soprattutto quelli più cruciali, dall’altro alcune sfide altrettanto importanti vengono solo accennate. Va comunque riconosciuto il merito dell’opera di aver reso entusiasmante uno sport come il badminton all’interno di un anime, un’impresa tutt’altro che scontata.

"L’amore è come coltivare un fiore: quando la pianta inizia a germogliare, nasce l’interesse. E più si scoprono aspetti che ci piacciono in una persona, più quella pianta continua a crescere." Questa è solo una delle tante metafore presenti nella sceneggiatura, un elemento che ho apprezzato non poco perché risultano ben costruite e rispecchiano perfettamente cosa il personaggio vuole intendere. I dialoghi, d’altro canto risultano anch’essi molto naturali e convincenti, adatti in modo impeccabile a conversazioni adolescenziali.

In conclusione si è rivelato un prodotto che mi ha colpito profondamente, lasciandomi soddisfatto e riportandomi alle emozioni di quando si era giovani (ahimè, un po' di tempo fa). Mi ha fatto rivivere quelle medesime situazioni che magari in molti si sono ritrovati, e questo sembra essere uno degli obiettivi principali dell’opera stessa. Dopo il vuoto lasciato (spero temporaneo) da The Danger’s in my Heart, Blue Box è stata l’unica serie anime che ha colmato, e non solo parzialmente, quel vuoto. Per questo motivo, la consiglio vivamente a chi è alla ricerca di una malinconia sentimentale giovanile, ma anche a chi desidera semplicemente godersi una storia anime che riesce a rispecchiare in modo molto fedele le vicende reali.


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VinMur92

Episodi visti: 25/25 --- Voto 6,5
Blue Box è un anime romantico/sportivo che tratta le vicende di Taiki, un ragazzo che fa parte della squadra di Badminton della scuola e che si innamora della giocatrice di Basket Chinatsu. Il plot è che quest'ultima di ritrova a vivere a casa del nostro protagonista. Nient'altro...

Uno degli aspetti migliori dell’anime è senza dubbio la qualità delle animazioni, che risultano fluide e curate nei dettagli, rendendo piacevoli sia le scene romantiche che quelle sportive. Anche il comparto musicale è ben realizzato, con una colonna sonora che accompagna le emozioni della storia senza però spiccare particolarmente. Un altro punto a favore è il realismo con cui viene rappresentato l’ambiente sportivo, evitando esagerazioni e mantenendo un tono credibile.

Tuttavia, la trama non brilla per originalità e segue schemi già visti in molte altre opere del genere, senza particolari colpi di scena. Anche i personaggi risultano poco interessanti e non riescono a lasciare un vero impatto. Inoltre, il ritmo della narrazione è piuttosto lento, soprattutto negli episodi centrali, tanto che viene voglia di guardarli in velocità aumentata. Ok, è uno slice of life, ma in molti episodi non succede quasi nulla.

In definitiva, Blue Box può essere apprezzato dagli amanti delle storie romantiche leggere, tuttavia, non lo reputerei un must-watch e non ne capisco l'hype che lo pervade sin da prima dell'uscita, probabilmente il manga è migliore.

Voto: 6.5, grazie alla qualità tecnica, ma se dovessi basarmi solo sulla storia, sarebbe un 4.