Mobile Suit Gundam 0083: Stardust Memory
Quando una guerra finisce, appare normale che la vita non è più la stessa per tutti, dal momento che in quei periodi si vive con il terrore di morire da un giorno all’altro, e la notizia delle ostilità cessate porta al totale rasserenamento di tutti, o meglio quasi tutti per il fatto che molti non hanno la parola “pace” nel loro vocabolario e tentano in tutti i modi di far scatenare conflitti in nome di assurdi fanatismi, come succede tutt’oggi.
E la saga di Gundam non fa eccezione, mostrando i risultati di fanatismo, vendetta e tutti gli atti che portano il sorgere di nuovi conflitti in questa intensa serie OAV di 13 episodi targata 1991: Stardust Memory, che narrerà gli avvenimenti che si collegheranno brutalmente ai risultati che porteranno ai sanguinosi eventi di Z Gundam.
Occhio agli spoiler
La serie e ambientata nell’UC 0083, ovvero 3 anni dopo la fine della guerra di un anno, e vede il conflitto di un gruppo di soldati federali contro un gruppo di fanatici del principato di Zeon fuggiti durante la battaglia finale di A Baoa Qu.
Le vicende prendono il via in una base federale australiana dove conosceremo il protagonista Ko Uraki, giovane sottotenente nonché pilota collaudatore, ed esperto, di meccanica e di Mobile Suit, e il suo amico Chuck Keith, i quali assisteranno all’approdo della nuova astronave da guerra Albion, basata sulla ormai famosa White Base, contenete a bordo 2 nuovi modelli di Mobile Suit basati sul leggendario modello del Gundam: Il GP01, modello di base, e il GP02, più corazzato ed armato di testata nucleare, e li conosceranno la giovane impiegata dell’ Anaheim Electronics, nonché progettista dei modelli, e affascinante Nina Purpleton .
Sfortunatamente, un gruppo di fanatici di Zeon, il cui comandante Aguille Delaz vuole vendicarsi dell’oltraggiosa sconfitta, scopre il tutto grazie ad una spia del posto, e quella stessa notte, fanno irruzione nella base per rubare il modello GP02, e a rubarlo sarà il carismatico, nonché abilissimo pilota, Anavel Gato, soprannominato “Incubo di Salomon” per il fatto di aver distrutto da solo svariate navi federali nella battaglia di Salomon.
Ha inizio quindi una drammatica caccia all’uomo per la Albion e il suo equipaggio, dove Ko, ai comandi del GP01, e il suo amico Keith si sono uniti insieme alla giovane Nina, per fermare la flotta di Gato e Delaz prima che loro portino a compimento la terrificante operazione Stardust, la quale potrebbe portare ad un nuovo conflitto.
Dal momento che la serie è tecnicamente un Prequel di Z Gundam trasmesso 7 anni prima di questa serie OAV, già si immagina i risultati, anche se i personaggi riusciranno a salvarsi e a rimanere al sicuro dal crudele conflitto futuro, ma ciò che permette a questa serie di essere vista e il suo svolgersi.
Vedremo infatti piani e contro piani da entrambe le fazioni degne di un thriller (si narra che a scrivere la storia fosse un veterano di thriller militari), posizionamenti strategici tipici di un film di guerra, complotti e doppi giochi, e naturalmente scontri incredibili fra Mobile Suit in particolare dai modelli pilotati da Ko e Gato, prima fra i 2 modelli di Gundam, e dopo, nella drammatica battaglia finale, tra il terrificante Mobile Armor di Gato Naue Ziel, e il nuovo modello di Ko, il Gundam GP03, che unisce l’agilità e versatilità del 01 con la corazzatura e armamento del 02, divenendo di fatto una micidiale unione fra Mobile Suit e Mobile Armor, dando alla serie un Mecha Design di buon livello insieme ad altri modelli sia vecchi che nuovi.
Sul fronte personaggi, poco da dire dal momento che mi concentrerò sui 2 piloti principali ovvero Gato e Ko.
Gato mostra un carisma niente male, dal momento che combatte per i suoi ideali ed e molto tenace, permettendo di riconoscere piloti e avversari se sono di buon livello, rendendolo un buon rivale nel caso avesse avuto modo di conoscere una certa “cometa rossa”.
Anche Ko è un tipo niente male dal momento che è uno che cade spesso e si rialza sempre, sia in combattimento sia in ambito sentimentale, dal momento che non è esente da difetti, come l’odiare la carote (si vocifera che anche il suo doppiatore giapponese le odi) e non saperci fare con le donne, in particolare con Nina, dal momento che tutti i dialoghi che li riguardano insieme finiscono sempre col parlare di robotica, anche se alla fine riescono ad andare dritti al punto in ambito sentimentale.
Graficamente il titolo è eccezionale riuscendo a farsi ben vedere nonostante il passare del tempo con ambientazioni molto realistiche e scontri molto ben animati, mentre in ambito sonoro si è rivelato discreto con buone musiche, ad eccezione delle opening ed ending molto belle, tra cui la prima, mentre il doppiaggio…. Beh, quello giapponese e di buona fattura, mentre quello italiano riesce bene o male a fare il suo dovere.
Stardust Memory, non è soltanto un More of Same o necessario Prequel per Z Gundam, ma e anche un messaggio sia anti-bellico sia anti-fanatismo, mostrando una inedita ed intensa pagina dell’UC che porterà infine a uno dei più crudeli conflitti dell’UC, La Guerra di Gryps di Z Gundam.
Violenza chiama altra violenza, e la violenza dell’operazione Stardust porterà alla violenza dei Titani e con loro la AEUG, generando così un nuovo conflitto.
E la saga di Gundam non fa eccezione, mostrando i risultati di fanatismo, vendetta e tutti gli atti che portano il sorgere di nuovi conflitti in questa intensa serie OAV di 13 episodi targata 1991: Stardust Memory, che narrerà gli avvenimenti che si collegheranno brutalmente ai risultati che porteranno ai sanguinosi eventi di Z Gundam.
Occhio agli spoiler
La serie e ambientata nell’UC 0083, ovvero 3 anni dopo la fine della guerra di un anno, e vede il conflitto di un gruppo di soldati federali contro un gruppo di fanatici del principato di Zeon fuggiti durante la battaglia finale di A Baoa Qu.
Le vicende prendono il via in una base federale australiana dove conosceremo il protagonista Ko Uraki, giovane sottotenente nonché pilota collaudatore, ed esperto, di meccanica e di Mobile Suit, e il suo amico Chuck Keith, i quali assisteranno all’approdo della nuova astronave da guerra Albion, basata sulla ormai famosa White Base, contenete a bordo 2 nuovi modelli di Mobile Suit basati sul leggendario modello del Gundam: Il GP01, modello di base, e il GP02, più corazzato ed armato di testata nucleare, e li conosceranno la giovane impiegata dell’ Anaheim Electronics, nonché progettista dei modelli, e affascinante Nina Purpleton .
Sfortunatamente, un gruppo di fanatici di Zeon, il cui comandante Aguille Delaz vuole vendicarsi dell’oltraggiosa sconfitta, scopre il tutto grazie ad una spia del posto, e quella stessa notte, fanno irruzione nella base per rubare il modello GP02, e a rubarlo sarà il carismatico, nonché abilissimo pilota, Anavel Gato, soprannominato “Incubo di Salomon” per il fatto di aver distrutto da solo svariate navi federali nella battaglia di Salomon.
Ha inizio quindi una drammatica caccia all’uomo per la Albion e il suo equipaggio, dove Ko, ai comandi del GP01, e il suo amico Keith si sono uniti insieme alla giovane Nina, per fermare la flotta di Gato e Delaz prima che loro portino a compimento la terrificante operazione Stardust, la quale potrebbe portare ad un nuovo conflitto.
Dal momento che la serie è tecnicamente un Prequel di Z Gundam trasmesso 7 anni prima di questa serie OAV, già si immagina i risultati, anche se i personaggi riusciranno a salvarsi e a rimanere al sicuro dal crudele conflitto futuro, ma ciò che permette a questa serie di essere vista e il suo svolgersi.
Vedremo infatti piani e contro piani da entrambe le fazioni degne di un thriller (si narra che a scrivere la storia fosse un veterano di thriller militari), posizionamenti strategici tipici di un film di guerra, complotti e doppi giochi, e naturalmente scontri incredibili fra Mobile Suit in particolare dai modelli pilotati da Ko e Gato, prima fra i 2 modelli di Gundam, e dopo, nella drammatica battaglia finale, tra il terrificante Mobile Armor di Gato Naue Ziel, e il nuovo modello di Ko, il Gundam GP03, che unisce l’agilità e versatilità del 01 con la corazzatura e armamento del 02, divenendo di fatto una micidiale unione fra Mobile Suit e Mobile Armor, dando alla serie un Mecha Design di buon livello insieme ad altri modelli sia vecchi che nuovi.
Sul fronte personaggi, poco da dire dal momento che mi concentrerò sui 2 piloti principali ovvero Gato e Ko.
Gato mostra un carisma niente male, dal momento che combatte per i suoi ideali ed e molto tenace, permettendo di riconoscere piloti e avversari se sono di buon livello, rendendolo un buon rivale nel caso avesse avuto modo di conoscere una certa “cometa rossa”.
Anche Ko è un tipo niente male dal momento che è uno che cade spesso e si rialza sempre, sia in combattimento sia in ambito sentimentale, dal momento che non è esente da difetti, come l’odiare la carote (si vocifera che anche il suo doppiatore giapponese le odi) e non saperci fare con le donne, in particolare con Nina, dal momento che tutti i dialoghi che li riguardano insieme finiscono sempre col parlare di robotica, anche se alla fine riescono ad andare dritti al punto in ambito sentimentale.
Graficamente il titolo è eccezionale riuscendo a farsi ben vedere nonostante il passare del tempo con ambientazioni molto realistiche e scontri molto ben animati, mentre in ambito sonoro si è rivelato discreto con buone musiche, ad eccezione delle opening ed ending molto belle, tra cui la prima, mentre il doppiaggio…. Beh, quello giapponese e di buona fattura, mentre quello italiano riesce bene o male a fare il suo dovere.
Stardust Memory, non è soltanto un More of Same o necessario Prequel per Z Gundam, ma e anche un messaggio sia anti-bellico sia anti-fanatismo, mostrando una inedita ed intensa pagina dell’UC che porterà infine a uno dei più crudeli conflitti dell’UC, La Guerra di Gryps di Z Gundam.
Violenza chiama altra violenza, e la violenza dell’operazione Stardust porterà alla violenza dei Titani e con loro la AEUG, generando così un nuovo conflitto.
Pur essendo targata 1991, questa serie di 13 OAV tratta degli eventi che si collocano esattamente tra quelli della prima serie di Gundam (1979) e del suo seguito "Z Gundam" (1985). "Gundam 0083: Stardust Memory" è indubbiamente la serie gundamica più realistica mai creata: scordatevi newtype, poteri psichici e fantapolitica. E' da notare la presenza del maestro Ryousuke Takhashi ("Votoms", "Dougram", "Layzner", "Gasaraki", "Flag") alla sceneggiatura di alcune puntate e di Shoji Kawamori ("Macross", "Acquarion") al mecha design. Globalmente abbiamo a che fare con un buon prodotto, che vanta aspetti tecnici notevoli e che è in grado di intrattenere per bene lo spettatore senza farlo balzare giù dalla sedia.
La storia parte in quarta con il solito furto del nuovo modello di Gundam ad opera dell'immancabile carismatico pilota di Zeon "A", che diventerà ovviamente il rivale del protagonista "B" che si innamorerà di "C" che però era innamorata di "A" e così via. Il tutto si concluderà con un bel "colony drop", un po' sottotono rispetto a quello leggendario di "Z Gundam". Nulla di nuovo sotto il sole quindi, per chi conosce Gundam come le sue tasche. Chi invece ha visto poche serie gundamiche potrebbe comunque aprezzare il prodotto: in questo caso lo consiglio fortemente.
E' da notare che lo script è stato steso un po' malaccio: è facile accorgersi del voluto rimbambimento dei personaggi nell'ultima parte. Essi sembrano incapaci di capire strategie militari semplicissime, forse per permettere il funzionamento di una sceneggiatura abbastanza zoppicante e poco originale (pure mia nonna ha intuito che la colonia sarebbe stata sganciata sulla terra e non sulla luna!). Inoltre la presunta love story tra il pilota di Zeon e la biondina mi è sembrata alquanto innaturale e introdotta ad-hoc per dare più spessore all'opera.
Nota dolente di questo "Gundam 0083" è la caratterizzazione dei personaggi: ad un insopportabile protagonista vedremo affiancati un numero consistente di comprimari uno più piatto e stereotipato dell'altro. Altro punto a sfavore sono i dialoghi, molto banali e artefatti nonostante l'ottimo adattamento della Dynit. Di certo non mi aspettavo di sentire venir fuori dalle bocche dei militari discorsi filosofici e politici alla "Legend of the Galactic Heroes", ma frasi un po' più furbe e incisive, quello sì.
Chi si aspetta di vedere la bella e truce Haman Karn, che da sola aveva tenuto in piedi il trascurato "ZZ Gundam" con il suo impareggiabile "mood" da antagonista perfetta, verrà deluso: ella comparirà solo come cammeo in uno degli episodi conclusivi. Tuttavia la nascita dei "Titans" verrà raccontata nelle ultime due puntate, che aprono a "Z Gundam" senza tuttavia far entrare in gioco l'"AUEG" e senza affrontare discorsi politici degli di nota.
I pregi di "Gundam 0083" sono la cura dei dettagli dei combattimenti, le ricercate coreografie, il design e le animazioni, indubbiamente di alto livello per il 1991. Notevole anche la seconda sigla di apertura. Non riesco comunque a trovarne altri, a parte ovviamente quello implicito di essere una serie gundamica ancora buona e non degradante come il successivo "Gundam Wing" con tutti i suoi derivati. Una nota di merito va all'ottima edizione della Dynit, che nonostante il doppiaggio non proprio esaltante ci offre un bellissimo box da collezione e una qualità audio/video ottima.
In conclusione abbiamo di fronte una visione abbastanza trascurabile, in quanto non copre molto bene i decifit narrativi dell'imponente "Z Gundam". Anziché essere un vero e proprio complemento narrativo, "Gundam 0083" offre una storia già vista e rivista, piena dei soliti cliché del genere. Chi si aspetta quindi di avere un vero e proprio prequel dello "Z" con Haman Karn, l'AUEG, Char e compagnia bella verrà deluso, in quanto viene descritta per bene solamente la nascita dei Titans. Il 7 è dovuto più che altro agli aspetti tecnici, veramente avanti per l'epoca.
La storia parte in quarta con il solito furto del nuovo modello di Gundam ad opera dell'immancabile carismatico pilota di Zeon "A", che diventerà ovviamente il rivale del protagonista "B" che si innamorerà di "C" che però era innamorata di "A" e così via. Il tutto si concluderà con un bel "colony drop", un po' sottotono rispetto a quello leggendario di "Z Gundam". Nulla di nuovo sotto il sole quindi, per chi conosce Gundam come le sue tasche. Chi invece ha visto poche serie gundamiche potrebbe comunque aprezzare il prodotto: in questo caso lo consiglio fortemente.
E' da notare che lo script è stato steso un po' malaccio: è facile accorgersi del voluto rimbambimento dei personaggi nell'ultima parte. Essi sembrano incapaci di capire strategie militari semplicissime, forse per permettere il funzionamento di una sceneggiatura abbastanza zoppicante e poco originale (pure mia nonna ha intuito che la colonia sarebbe stata sganciata sulla terra e non sulla luna!). Inoltre la presunta love story tra il pilota di Zeon e la biondina mi è sembrata alquanto innaturale e introdotta ad-hoc per dare più spessore all'opera.
Nota dolente di questo "Gundam 0083" è la caratterizzazione dei personaggi: ad un insopportabile protagonista vedremo affiancati un numero consistente di comprimari uno più piatto e stereotipato dell'altro. Altro punto a sfavore sono i dialoghi, molto banali e artefatti nonostante l'ottimo adattamento della Dynit. Di certo non mi aspettavo di sentire venir fuori dalle bocche dei militari discorsi filosofici e politici alla "Legend of the Galactic Heroes", ma frasi un po' più furbe e incisive, quello sì.
Chi si aspetta di vedere la bella e truce Haman Karn, che da sola aveva tenuto in piedi il trascurato "ZZ Gundam" con il suo impareggiabile "mood" da antagonista perfetta, verrà deluso: ella comparirà solo come cammeo in uno degli episodi conclusivi. Tuttavia la nascita dei "Titans" verrà raccontata nelle ultime due puntate, che aprono a "Z Gundam" senza tuttavia far entrare in gioco l'"AUEG" e senza affrontare discorsi politici degli di nota.
I pregi di "Gundam 0083" sono la cura dei dettagli dei combattimenti, le ricercate coreografie, il design e le animazioni, indubbiamente di alto livello per il 1991. Notevole anche la seconda sigla di apertura. Non riesco comunque a trovarne altri, a parte ovviamente quello implicito di essere una serie gundamica ancora buona e non degradante come il successivo "Gundam Wing" con tutti i suoi derivati. Una nota di merito va all'ottima edizione della Dynit, che nonostante il doppiaggio non proprio esaltante ci offre un bellissimo box da collezione e una qualità audio/video ottima.
In conclusione abbiamo di fronte una visione abbastanza trascurabile, in quanto non copre molto bene i decifit narrativi dell'imponente "Z Gundam". Anziché essere un vero e proprio complemento narrativo, "Gundam 0083" offre una storia già vista e rivista, piena dei soliti cliché del genere. Chi si aspetta quindi di avere un vero e proprio prequel dello "Z" con Haman Karn, l'AUEG, Char e compagnia bella verrà deluso, in quanto viene descritta per bene solamente la nascita dei Titans. Il 7 è dovuto più che altro agli aspetti tecnici, veramente avanti per l'epoca.
"Stardust Memory" è una delle migliori serie mai fatte su Gundam. Non voglio spoilerare nulla, quindi mi limiterò a una presentazione essenziale.
0083 ha il pregio di completare in soli 13 episodi, senza riempimenti o perdite di tempo, i buchi di trama importantissimi lasciati da Z Gundam. Cronologicamente ambientato prima, è comunque meglio vederlo dopo, proprio per cogliere certi riferimenti.
Personaggi sono fuori dagli stereotipi di Gundam e soprattutto assenza di qualsiasi tipo di "psico-magia" sono uno dei punti di forza di questi OAV: niente Newtype, niente poteri mentali, solo abilità derivata da addestramento ed esperienza.
Ancora meglio sono i profili psicologici dei personaggi, mai con finti travagli mentali, mai con fisime e problemi da bimbetti viziati, come si vedono in tante altre serie, comprese quelle di altri universi di Gundam stesso. Qui c'è la guerra reale, uno scontro ideologico, economico e politico tra sub-fazioni di fazioni. Nessuno pretende scioccamente di riformare il mondo, di dominarlo, di portare perverse idee di "pace" esplicata tramite conquista, sottomissione e conformismo. In Gundam 0083 si combatte per la propria parte, non perché "moralmente superiore", ma perché è quella in cui si è nati, cresciuti e in cui si vive. Senza fondamentalismi però.
Lo considero uno dei migliori anime degli anni Novanta e uno dei picchi massimi dell'animazione giapponese. Tecnicamente parlando, 0083 riesce a stupire ancora oggi nonostante i 20 anni trascorsi. Il character design e il mecha design sono fra i migliori di sempre, il tratto riesce a essere stilizzato, ma maturo e dettagliato in ogni parte.
Animazioni sempre fluidissime dimostrano la superiorità di un buon disegno rispetto alla ormai abusata computer grafica.
Ottimo è l'accompagnamento sonoro e le due(tre) sigle di apertura.
Personalmente ritengo che 0083 sia, forse, la miglior serie robotica pura, di fantascienza, mai fatta in Giappone.
Consigliatissimo a chiunque cerchi un anime che non sia bambinesco o stereotipato e dove non ci siano "raccomandazioni" e super poteri a rendere i protagonisti dei superman intoccabili, imbattibili, indiscutibili.
0083 ha il pregio di completare in soli 13 episodi, senza riempimenti o perdite di tempo, i buchi di trama importantissimi lasciati da Z Gundam. Cronologicamente ambientato prima, è comunque meglio vederlo dopo, proprio per cogliere certi riferimenti.
Personaggi sono fuori dagli stereotipi di Gundam e soprattutto assenza di qualsiasi tipo di "psico-magia" sono uno dei punti di forza di questi OAV: niente Newtype, niente poteri mentali, solo abilità derivata da addestramento ed esperienza.
Ancora meglio sono i profili psicologici dei personaggi, mai con finti travagli mentali, mai con fisime e problemi da bimbetti viziati, come si vedono in tante altre serie, comprese quelle di altri universi di Gundam stesso. Qui c'è la guerra reale, uno scontro ideologico, economico e politico tra sub-fazioni di fazioni. Nessuno pretende scioccamente di riformare il mondo, di dominarlo, di portare perverse idee di "pace" esplicata tramite conquista, sottomissione e conformismo. In Gundam 0083 si combatte per la propria parte, non perché "moralmente superiore", ma perché è quella in cui si è nati, cresciuti e in cui si vive. Senza fondamentalismi però.
Lo considero uno dei migliori anime degli anni Novanta e uno dei picchi massimi dell'animazione giapponese. Tecnicamente parlando, 0083 riesce a stupire ancora oggi nonostante i 20 anni trascorsi. Il character design e il mecha design sono fra i migliori di sempre, il tratto riesce a essere stilizzato, ma maturo e dettagliato in ogni parte.
Animazioni sempre fluidissime dimostrano la superiorità di un buon disegno rispetto alla ormai abusata computer grafica.
Ottimo è l'accompagnamento sonoro e le due(tre) sigle di apertura.
Personalmente ritengo che 0083 sia, forse, la miglior serie robotica pura, di fantascienza, mai fatta in Giappone.
Consigliatissimo a chiunque cerchi un anime che non sia bambinesco o stereotipato e dove non ci siano "raccomandazioni" e super poteri a rendere i protagonisti dei superman intoccabili, imbattibili, indiscutibili.
Non sono un amante delle opere che vorrebbero essere di stampo realistico e che inneggiano alle virtù militaresche: il mio detector integrato di retorica e propaganda scatta immediatamente e m'impedisce di apprezzarle. In particolare, certe frasi che nelle intenzioni degli autori dovrebbero suscitate il senso dell'eroismo e della determinazione, come il "combattiamo per dare un senso alla morte dei nostri caduti!" declamato dall'esercito di Zion, mi fanno accapponare la pelle. Sono quindi ideologicamente prevenuto contro "Gundam 0083", un'opera bellica che non manca di sottolineare le maschie virtù del soldato.
Mi vengono in mente molte figure che dovrebbero essere eroicamente virili, come il capitano South Burning e il signor Kelly, oppure l'antagonista principale Anavel Gato e il comandante Aguille Delaz: tutti personaggi che nella loro tragicità da manuale risultano stereotipati e scontatissimi. Lo stesso si può dire anche per i personaggi leggeri, come il soldato fanfarone Bernard Monsha, l'amico allegro dell'eroe Chuck Keith, tutti molto piatti: del resto ci sono troppi personaggi, troppi combattimenti e pochissimo tempo per indagarne le psicologie. I personaggi meglio sviluppati sono i protagonisti Kou e Nina: anche loro però sono personaggi senza infamia e senza lode, non certo memorabili. Se paragono "Gundam 0083" al Gundam originale di dodici anni prima, lo 0083 ne esce con le ossa rotte, sia a livello di storia, sia di personaggi, sia a livello di coinvolgimento emotivo. "Gundam 0083" sembra più un film di guerra americano che un anime giapponese e anche questo è un grosso punto di demerito. Com'è possibile poi che un pilota abbandoni la nave senza permesso - questa si chiama diserzione, punibile con la pena di morte in tempo di guerra - e non venga neppure richiamato, per non dire punito?
D'altra parte, i difetti dello 0083 si vedono anche in altre serie Gundam, in particolare nel "Gundam Z", che è peggiore sotto tutti i livelli. Nelle ultime puntate c'è anche qualche colpo di scena: è portato avanti non troppo bene, secondo me; in particolare le rivelazioni sul passato di Nina escono dal nulla senza alcuna preparazione, ma comunque sollevano un pochino l'attenzione. È anche da notare l'assenza della tematica dei New Type, che avevo trovato stancante in "Gundam Z" e quindi prendo come fatto positivo. Dal punto di vista della continuity Gundam, la serie è molto importante come trait d'union tra il Gundam originale e il "Gundam Z", perché spiega le circostanze dell'avvento al potere dei Titani.
Il punto in cui "Gundam 0083" davvero brilla è la realizzazione tecnica, veramente eccezionale per il 1991. Mecha design e chara design sono curatissimi, animazioni e musiche sono di ottima fattura. I molti combattimenti sono ben realizzati, anche se purtroppo non appassionano perché i personaggi non coinvolgono.
Il mio voto è un 6,5, come riconoscimento per il comparto tecnico, sennò sarebbe ai limiti della sufficienza.
Mi vengono in mente molte figure che dovrebbero essere eroicamente virili, come il capitano South Burning e il signor Kelly, oppure l'antagonista principale Anavel Gato e il comandante Aguille Delaz: tutti personaggi che nella loro tragicità da manuale risultano stereotipati e scontatissimi. Lo stesso si può dire anche per i personaggi leggeri, come il soldato fanfarone Bernard Monsha, l'amico allegro dell'eroe Chuck Keith, tutti molto piatti: del resto ci sono troppi personaggi, troppi combattimenti e pochissimo tempo per indagarne le psicologie. I personaggi meglio sviluppati sono i protagonisti Kou e Nina: anche loro però sono personaggi senza infamia e senza lode, non certo memorabili. Se paragono "Gundam 0083" al Gundam originale di dodici anni prima, lo 0083 ne esce con le ossa rotte, sia a livello di storia, sia di personaggi, sia a livello di coinvolgimento emotivo. "Gundam 0083" sembra più un film di guerra americano che un anime giapponese e anche questo è un grosso punto di demerito. Com'è possibile poi che un pilota abbandoni la nave senza permesso - questa si chiama diserzione, punibile con la pena di morte in tempo di guerra - e non venga neppure richiamato, per non dire punito?
D'altra parte, i difetti dello 0083 si vedono anche in altre serie Gundam, in particolare nel "Gundam Z", che è peggiore sotto tutti i livelli. Nelle ultime puntate c'è anche qualche colpo di scena: è portato avanti non troppo bene, secondo me; in particolare le rivelazioni sul passato di Nina escono dal nulla senza alcuna preparazione, ma comunque sollevano un pochino l'attenzione. È anche da notare l'assenza della tematica dei New Type, che avevo trovato stancante in "Gundam Z" e quindi prendo come fatto positivo. Dal punto di vista della continuity Gundam, la serie è molto importante come trait d'union tra il Gundam originale e il "Gundam Z", perché spiega le circostanze dell'avvento al potere dei Titani.
Il punto in cui "Gundam 0083" davvero brilla è la realizzazione tecnica, veramente eccezionale per il 1991. Mecha design e chara design sono curatissimi, animazioni e musiche sono di ottima fattura. I molti combattimenti sono ben realizzati, anche se purtroppo non appassionano perché i personaggi non coinvolgono.
Il mio voto è un 6,5, come riconoscimento per il comparto tecnico, sennò sarebbe ai limiti della sufficienza.
<b>Attenzione, alcuni spolier.</b>
YES WE CAN!!!
“Yes we can” come diceva qualcuno di sicuro più importante di me. Perché questo slogan per iniziare una recensione? La risposta è semplice; quando ci si vuole per la prima volta affacciare al mondo di Gundam si viene subito scossi dall’estrema varietà di produzioni, serie, spin-off e special. Questi il più delle volte fungono da blocco per i neofiti.
Di certo è vero, ma facendo un po’ di ordine e soprattutto con calma si può perfettamente entrane in questo fantastico universo. Ovviamente la serie originale è d’obbligo per iniziare, bisogna però prestare attenzione anche alle altre serie collaterali, molte volte OAV e special.
L’anime qui in questione è proprio una serie di OAV che fa parte dell’Universal Century, una delle più importanti visto che funge da raccordo tra la prima serie e la serie Z. Risulta fondamentale soprattutto per la creazione del clima pensante e oppressivo che poi si respirerà in Z.
La storia parte da un evento abbastanza negativo visto il comportamento assolutamente immorale dei “buoni” della prima serie, i quali hanno iniziato un progetto per lo sviluppo di particolari Gundam utilizzando anche armi atomiche assolutamente vietate dal trattato antartico (per chi non lo sapesse era una sorta di gentleman agreement tra le potenze in guerra per evitare disastri e massacri). La federazione quindi inizierà un processo di degenerazione che la porterà ad essere percepita in maniera sempre più negativa fino a diventare il vero e proprio villain della serie Z.
Scoperto questo progetto alcuni reduci di Zeon tentano l’impossibile, Yes We Can non l’ho usato a caso!, rubare i Gundam e avviare il piano di vendetta di Zeon.
La prima parte del piano andrà in porto proprio grazie a Gato, straordinario ufficiale del principato. Coinvolto in questo piano è però il giovane cadetto Uraki, il protagonista della serie, che si troverà suo malgrado ad essere responsabile di una serie di eventi del tutto nefasti. È infatti responsabile del furto del secondo Gundam , quello con la testata, non essendo riuscito a fermare Gato.
Da questo incipit parte la storia abbastanza complessa e ricca di colpi di scena nonostante i soli 13 episodi. Punto di forza di Gundam non è la sola storia ma è sempre stata la capacità di relativizzare il male ed il bene e la caratterizzazione dei personaggi, veri e propri archetipi dei sentimenti umani.
Per comprendere i significati dell’anime bisogna comprenderne i personaggi ed è proprio dagli stessi che vorrei continuare la recensione:
Uraki; il giovane protagonista della serie subirà un importante processo di crescita nel corso degli episodi. Inizialmente sarà poco più che un bambino non tanto fisicamente ma per il mondo di intendere la guerra. Questa è considerata quasi come un gioco, l’addestramento è anche divertente e la guerra di un anno sembra essere solo qualcosa da studiare nei libri di storia.
Però Uraki subirà subito l’impatto della realtà. Gli piomberà addosso una nuova guerra inaspettata, e soprattutto delle responsabilità che gli peseranno come un macigno. La paura di essere il responsabile dopo aver perso il Gundam lo tormenterà per tutta la serie fino a diventare quasi un ossessione.
Sarà però questa responsabilità che lo motiverà e lo farà crescere, in maniera quasi inavvertita diventerà un grande soldato. Lo stesso però sembra quasi non accorgersi dei miglioramenti tormentato dalla figura di Gato e dalla voglia di riparare al suo errore.
Uraki sembra molto lontano dagli ideali che animano gli altri soldati, è infatti spinto da una motivazione più personale che generale. Ma questo è senza dubbio un aspetto caratterizzante di molte guerre
Gato; è la personificazione degli ideali che non muoiono mai. Uno dei più forti ufficiali di Zeon mai apparsi nelle serie Gundam, pone alla base della sua forza i più puri ideali di libertà. Condivide a pieno le motivazioni della prima guerra e non si vuole assolutamente arrendere.
Crede in una missione impossibile, quella della flotta di Delaz portandola anche a compimento. È una persona anche molto sensibile, più volte infatti si troverà a rimpiangere le tante morti nello spazio.
Rappresenta quindi il modello di soldato più puro, che inizialmente vede Uraki come un semplice bambino non adatto alla guerra, ma poi si porrà nei suoi confronti quasi come un maestro, salvandolo dalla morte proprio perchè consapevole del suo valore.
Cima; apparentemente può sembrare il soldato più spregevole per il suo tradimento, ma osservando bene la situazione ci si accorge che questo è solo un giudizio affrettato. Lei rappresenta gli ideali traditi dei soldati, si sente sfruttata dai cosiddetti capi e come tale vuole ripagargli con la stessa moneta e cioè con il tradimento.
Nina; inizialmente è la personificazione della Anaheim Electronics incarnando i sentimenti di freddezza tipici dello scienziato. Per lei il Gundam è un progetto; semplicemente questo. Percepisce inizialmente poco la potenza di quell’arma.
Indubbiamente a mio parere è proprio la AE la figura più negativa dell’anime e di tutto Gundam, produce infatti guerra per fare business non percependo la crudeltà delle stesse. Animata da valori commerciali si allontana da quell’ideale di purezza che motiva invece il soldato ideale.
Nina però crescerà, vivendo al guerra si accorgerà della paura di perdere una persona che ama. Lei infatti sembra infatuata di Uraki ma nel protagonista vede semplicemente un altro Gato, il quale l’aveva lasciata tempo prima per seguire i suoi ideali.
La federazione terrestre; è combattuta al suo interno, si inizia ad affacciare lo spettro di quello che poi saranno i Titani. Accanto ai soldati e gli ufficiali di basso grado disposti ad affrontare a viso aperto la flotta di Delaz, si ritroveranno i capi coinvolti nei soliti sotterfugi di chi preferisce risolvere la questione in modo più semplice facendo infatti ricorso al Solar System. Non a caso ci sarà proprio Bask a gestire questa missione.
Si percepisce più che mai l’arroganza di questi capi disposti a considerare la guerra come una partita a scacchi indipendentemente dai sentimenti delle pedine (leggi soldati)
La flotta di Delaz; si lancia in una missione impossibile quanto affascinante. Uno sparuto gruppo di uomini sorretti da profondi ideali contro una flotta intera. Non si può che non apprezzare questo esercito che a cosa della sua vita è riuscito in una azione incredibile. Il lancio della colonia infatti è soprattutto un gesto simbolico, la colonia infatti non punta su una città ma semplicemente sulle pianure americane. Il simbolo è quello della rinascita degli ideali di Zeon mai morti.
Le animazioni dal canto loro sono uno dei punti di forza dell’anime. Quello che stupisce è soprattutto la cura con cui sono rappresentati i movimenti dei Mobil Suit. A questo si deve aggiungere un design straordinario ed una cura dei particolari strabiliante che contribuiscono a creare un senso di realtà con pochi precedenti.
Osservando i movimenti dei Mobil Suit sembra quasi di guardarli dal vivo e questo è straordinario per la serie Gundam che da sempre ha ambito a rendere il più vero possibile l’universo creato.
Unica pecca a mio avviso è il Gundam O3 troppo complicato e potente per essere una vera arma.
In conclusione questa è una serie che racconta gli ideali: gli ideali che nascono o stanno nascendo come quelli di Uraki, gli ideali motivanti e perfettamente formati di Gato, gli ideali ormai disillusi di Cima.
La nobiltà della guerra stà proprio in questo nel rischiare la vita affinché i proprio ideali protraggano nel tempo. No?.
LightLife
YES WE CAN!!!
“Yes we can” come diceva qualcuno di sicuro più importante di me. Perché questo slogan per iniziare una recensione? La risposta è semplice; quando ci si vuole per la prima volta affacciare al mondo di Gundam si viene subito scossi dall’estrema varietà di produzioni, serie, spin-off e special. Questi il più delle volte fungono da blocco per i neofiti.
Di certo è vero, ma facendo un po’ di ordine e soprattutto con calma si può perfettamente entrane in questo fantastico universo. Ovviamente la serie originale è d’obbligo per iniziare, bisogna però prestare attenzione anche alle altre serie collaterali, molte volte OAV e special.
L’anime qui in questione è proprio una serie di OAV che fa parte dell’Universal Century, una delle più importanti visto che funge da raccordo tra la prima serie e la serie Z. Risulta fondamentale soprattutto per la creazione del clima pensante e oppressivo che poi si respirerà in Z.
La storia parte da un evento abbastanza negativo visto il comportamento assolutamente immorale dei “buoni” della prima serie, i quali hanno iniziato un progetto per lo sviluppo di particolari Gundam utilizzando anche armi atomiche assolutamente vietate dal trattato antartico (per chi non lo sapesse era una sorta di gentleman agreement tra le potenze in guerra per evitare disastri e massacri). La federazione quindi inizierà un processo di degenerazione che la porterà ad essere percepita in maniera sempre più negativa fino a diventare il vero e proprio villain della serie Z.
Scoperto questo progetto alcuni reduci di Zeon tentano l’impossibile, Yes We Can non l’ho usato a caso!, rubare i Gundam e avviare il piano di vendetta di Zeon.
La prima parte del piano andrà in porto proprio grazie a Gato, straordinario ufficiale del principato. Coinvolto in questo piano è però il giovane cadetto Uraki, il protagonista della serie, che si troverà suo malgrado ad essere responsabile di una serie di eventi del tutto nefasti. È infatti responsabile del furto del secondo Gundam , quello con la testata, non essendo riuscito a fermare Gato.
Da questo incipit parte la storia abbastanza complessa e ricca di colpi di scena nonostante i soli 13 episodi. Punto di forza di Gundam non è la sola storia ma è sempre stata la capacità di relativizzare il male ed il bene e la caratterizzazione dei personaggi, veri e propri archetipi dei sentimenti umani.
Per comprendere i significati dell’anime bisogna comprenderne i personaggi ed è proprio dagli stessi che vorrei continuare la recensione:
Uraki; il giovane protagonista della serie subirà un importante processo di crescita nel corso degli episodi. Inizialmente sarà poco più che un bambino non tanto fisicamente ma per il mondo di intendere la guerra. Questa è considerata quasi come un gioco, l’addestramento è anche divertente e la guerra di un anno sembra essere solo qualcosa da studiare nei libri di storia.
Però Uraki subirà subito l’impatto della realtà. Gli piomberà addosso una nuova guerra inaspettata, e soprattutto delle responsabilità che gli peseranno come un macigno. La paura di essere il responsabile dopo aver perso il Gundam lo tormenterà per tutta la serie fino a diventare quasi un ossessione.
Sarà però questa responsabilità che lo motiverà e lo farà crescere, in maniera quasi inavvertita diventerà un grande soldato. Lo stesso però sembra quasi non accorgersi dei miglioramenti tormentato dalla figura di Gato e dalla voglia di riparare al suo errore.
Uraki sembra molto lontano dagli ideali che animano gli altri soldati, è infatti spinto da una motivazione più personale che generale. Ma questo è senza dubbio un aspetto caratterizzante di molte guerre
Gato; è la personificazione degli ideali che non muoiono mai. Uno dei più forti ufficiali di Zeon mai apparsi nelle serie Gundam, pone alla base della sua forza i più puri ideali di libertà. Condivide a pieno le motivazioni della prima guerra e non si vuole assolutamente arrendere.
Crede in una missione impossibile, quella della flotta di Delaz portandola anche a compimento. È una persona anche molto sensibile, più volte infatti si troverà a rimpiangere le tante morti nello spazio.
Rappresenta quindi il modello di soldato più puro, che inizialmente vede Uraki come un semplice bambino non adatto alla guerra, ma poi si porrà nei suoi confronti quasi come un maestro, salvandolo dalla morte proprio perchè consapevole del suo valore.
Cima; apparentemente può sembrare il soldato più spregevole per il suo tradimento, ma osservando bene la situazione ci si accorge che questo è solo un giudizio affrettato. Lei rappresenta gli ideali traditi dei soldati, si sente sfruttata dai cosiddetti capi e come tale vuole ripagargli con la stessa moneta e cioè con il tradimento.
Nina; inizialmente è la personificazione della Anaheim Electronics incarnando i sentimenti di freddezza tipici dello scienziato. Per lei il Gundam è un progetto; semplicemente questo. Percepisce inizialmente poco la potenza di quell’arma.
Indubbiamente a mio parere è proprio la AE la figura più negativa dell’anime e di tutto Gundam, produce infatti guerra per fare business non percependo la crudeltà delle stesse. Animata da valori commerciali si allontana da quell’ideale di purezza che motiva invece il soldato ideale.
Nina però crescerà, vivendo al guerra si accorgerà della paura di perdere una persona che ama. Lei infatti sembra infatuata di Uraki ma nel protagonista vede semplicemente un altro Gato, il quale l’aveva lasciata tempo prima per seguire i suoi ideali.
La federazione terrestre; è combattuta al suo interno, si inizia ad affacciare lo spettro di quello che poi saranno i Titani. Accanto ai soldati e gli ufficiali di basso grado disposti ad affrontare a viso aperto la flotta di Delaz, si ritroveranno i capi coinvolti nei soliti sotterfugi di chi preferisce risolvere la questione in modo più semplice facendo infatti ricorso al Solar System. Non a caso ci sarà proprio Bask a gestire questa missione.
Si percepisce più che mai l’arroganza di questi capi disposti a considerare la guerra come una partita a scacchi indipendentemente dai sentimenti delle pedine (leggi soldati)
La flotta di Delaz; si lancia in una missione impossibile quanto affascinante. Uno sparuto gruppo di uomini sorretti da profondi ideali contro una flotta intera. Non si può che non apprezzare questo esercito che a cosa della sua vita è riuscito in una azione incredibile. Il lancio della colonia infatti è soprattutto un gesto simbolico, la colonia infatti non punta su una città ma semplicemente sulle pianure americane. Il simbolo è quello della rinascita degli ideali di Zeon mai morti.
Le animazioni dal canto loro sono uno dei punti di forza dell’anime. Quello che stupisce è soprattutto la cura con cui sono rappresentati i movimenti dei Mobil Suit. A questo si deve aggiungere un design straordinario ed una cura dei particolari strabiliante che contribuiscono a creare un senso di realtà con pochi precedenti.
Osservando i movimenti dei Mobil Suit sembra quasi di guardarli dal vivo e questo è straordinario per la serie Gundam che da sempre ha ambito a rendere il più vero possibile l’universo creato.
Unica pecca a mio avviso è il Gundam O3 troppo complicato e potente per essere una vera arma.
In conclusione questa è una serie che racconta gli ideali: gli ideali che nascono o stanno nascendo come quelli di Uraki, gli ideali motivanti e perfettamente formati di Gato, gli ideali ormai disillusi di Cima.
La nobiltà della guerra stà proprio in questo nel rischiare la vita affinché i proprio ideali protraggano nel tempo. No?.
LightLife
<b>Contiene alcuni piccoli spoiler.</b>
Questa serie di 13 OAV è una delle più belle produzioni dedicate al bianco mobile suit federale, ed anche una delle più importanti dal punto di vista della continuity poiché, situandosi esattamente a mezza strada fra la prima e la seconda serie TV di Gundam, si occupa di colmare i vuoti lasciati appunto da Z Gundam, svelandoci il fato della flotta federale che vinse la One Year War e la nascita dei Titans (negli ultimi episodi appaiono infatti i perfidi Jamitov e Bask Om, leader della milizia fascista dei Titans in Z Gundam, e ci viene mostrata la conversione dei mech e delle divise federali nella caratteristica tinta nera di Z). La realizzazione tecnica è davvero sopraffina, con un mecha design superbo ed ottime animazioni; particolare menzione per lo scontro fra Mobile Suit nel secondo episodio, ambientato in una zona nebbiosa dove la foschia viene vaporizzata dalle Beam Saber e dai Jet Pack usati dagli enormi mech antropomorfi. La cornucopia di Gundam presenti (ben tre: il classicheggiante e slanciato GP 01, il massiccio, maestoso e cupo GP 02A e lo sperimentale GP 03, non volendo considerare anche il bellissimo e 'zionico' Gerbera Tetra che è a tutti gli effetti un GP 04 benché il suo design ricordi più i tozzi mobile suit di Zion che non gli squadrati mech federali) farà la gioia di tutti gli appassionati. Accattivante anche la storia, che si dipana lentamente e sapientemente, ricca di colpi di scena e di capovolgimenti di fronte, e dove il gruppo di eroi protagonisti fallisce sostanzialmente nel raggiungere i propri obiettivi a causa delle manovre dei politicanti che dietro le quinte indirizzano gli eventi bellici secondo i propri fini. Fascinose anche le figure nemiche, dall' idealista ed ossessionato Anabel Gatoh al ferreo Derasu all'infida Sheema. L' unico punto debole della trama a mio avviso è il triangolo amoroso che si instaura fra il protagonista Koh Uraki, l'antagonista Anabel Gatoh e la progettista Nina Purpleton, piuttosto stereotipato e non ben sviluppato. In conclusione, qualunque appassionato di Gundam non dovrebbe lasciarsi sfuggire questa splendida serie di OAV, ancora superba nonostante i tanti anni trascorsi dalla sua realizzazione.
Questa serie di 13 OAV è una delle più belle produzioni dedicate al bianco mobile suit federale, ed anche una delle più importanti dal punto di vista della continuity poiché, situandosi esattamente a mezza strada fra la prima e la seconda serie TV di Gundam, si occupa di colmare i vuoti lasciati appunto da Z Gundam, svelandoci il fato della flotta federale che vinse la One Year War e la nascita dei Titans (negli ultimi episodi appaiono infatti i perfidi Jamitov e Bask Om, leader della milizia fascista dei Titans in Z Gundam, e ci viene mostrata la conversione dei mech e delle divise federali nella caratteristica tinta nera di Z). La realizzazione tecnica è davvero sopraffina, con un mecha design superbo ed ottime animazioni; particolare menzione per lo scontro fra Mobile Suit nel secondo episodio, ambientato in una zona nebbiosa dove la foschia viene vaporizzata dalle Beam Saber e dai Jet Pack usati dagli enormi mech antropomorfi. La cornucopia di Gundam presenti (ben tre: il classicheggiante e slanciato GP 01, il massiccio, maestoso e cupo GP 02A e lo sperimentale GP 03, non volendo considerare anche il bellissimo e 'zionico' Gerbera Tetra che è a tutti gli effetti un GP 04 benché il suo design ricordi più i tozzi mobile suit di Zion che non gli squadrati mech federali) farà la gioia di tutti gli appassionati. Accattivante anche la storia, che si dipana lentamente e sapientemente, ricca di colpi di scena e di capovolgimenti di fronte, e dove il gruppo di eroi protagonisti fallisce sostanzialmente nel raggiungere i propri obiettivi a causa delle manovre dei politicanti che dietro le quinte indirizzano gli eventi bellici secondo i propri fini. Fascinose anche le figure nemiche, dall' idealista ed ossessionato Anabel Gatoh al ferreo Derasu all'infida Sheema. L' unico punto debole della trama a mio avviso è il triangolo amoroso che si instaura fra il protagonista Koh Uraki, l'antagonista Anabel Gatoh e la progettista Nina Purpleton, piuttosto stereotipato e non ben sviluppato. In conclusione, qualunque appassionato di Gundam non dovrebbe lasciarsi sfuggire questa splendida serie di OAV, ancora superba nonostante i tanti anni trascorsi dalla sua realizzazione.
Si comincia con lo schema classico del Mobile Suit rubato e si finisce con l'altrettanto classica colonia che viene fatta precipitare sulla Terra, in mezzo l'interessante storia di Kou, pilota improvvisato della prima unità sperimentale che si troverà contrapposto a Gato, il leggendario guerriero di Solomon che cerca di far rinascere il sogno di Zeon..
Storia molto bella, una delle serie di Gundam che ho preferito con il rapporto tra Kou e Nina in primo piano.
ps. Faccio una considerazione personale:
Nina sceglie di andare via con Gato (suo vecchio amante) arrivando anche a sparare contro Kou per difenderlo, lo stesso Gato invita Nina ad andare via con Kou ma senza risultati. Dopo la morte di Gato la serie finisce con il sorriso reciproco che si scambiano Nina e Kou lasciando intuire come andrà a finire tra i due.. Mi chiedo quale uomo con un minimo di dignità e buon senso dopo quanto accaduto avrebbe risposto a quel sorriso, secondo me ci sarebbe stata bene una bella pedata nel sedere..
Storia molto bella, una delle serie di Gundam che ho preferito con il rapporto tra Kou e Nina in primo piano.
ps. Faccio una considerazione personale:
Nina sceglie di andare via con Gato (suo vecchio amante) arrivando anche a sparare contro Kou per difenderlo, lo stesso Gato invita Nina ad andare via con Kou ma senza risultati. Dopo la morte di Gato la serie finisce con il sorriso reciproco che si scambiano Nina e Kou lasciando intuire come andrà a finire tra i due.. Mi chiedo quale uomo con un minimo di dignità e buon senso dopo quanto accaduto avrebbe risposto a quel sorriso, secondo me ci sarebbe stata bene una bella pedata nel sedere..
Quando uscì questa serie OAV oscurò letteralmente il blasonato e contemporaneo lungometraggio F91. Di fatto è il prequel di Gundam Z e spiega come si arriva dalla prima storica serie al suo sequel. La realizzazione è davvero superba anche considerando l'età che si porta addosso. Per gli appassionati di mecha design probabilmente non esiste di meglio in termini di realizzazione e disegni. Convincente la storia e quasi tutti i personaggi (a parte l'harem del presidente della Anheim Electronics...^^). Insieme a 0080 e 08thMSTeam completa la trilogia dei capolavori OAV Gundam.