Lupin III - Il castello di Cagliostro
Nei giorni che accompagnano l’uscita nelle sale cinematografiche italiane de “Il ragazzo e l’airone”, mi è sembrato doveroso chiudere il mio personale conto in sospeso con Miyazaki, prendendo visione dell’ultimo lungometraggio che mi mancava della sua collezione e che, scherzo del destino, è anche il primo a cui egli lavorò da regista, “Lupin III - Il castello di Cagliostro”.
Era il 1979 e, dopo aver diretto quindici episodi de “Le avventure di Lupin III” e aver lavorato a “Conan, il ragazzo del futuro”, Miyazaki ottenne il benestare per dirigere il secondo lungometraggio dedicato ad Arsenio Lupin III, il mitico ladro ideato dalla geniale mente di Money Punch. Miyazaki ci impiegò soltanto otto mesi, lavorando in compagnia degli immancabili Ōtsuka e Takahata, per dare alla luce quello che ancora oggi è considerato uno dei più bei film del franchise.
Nel 1968, dopo esser fuggito a bordo della sua Fiat 500 F assieme a Jigen, il ladro di fama internazionale Arsenio Lupin s'accorge che il denaro appena rubato dal caveau del Casinò di Monte Carlo appartiene al "denaro del Capro", una valuta falsa di eccellente qualità, che sta mettendo in crisi l’economia mondiale. Egli decide quindi di andare alla fonte, giungendo nel piccolo e poco densamente abitato Arciducato di Cagliostro. Poco dopo il loro arrivo, i due si imbattono in una giovane ragazza inseguita da una banda di malintenzionati e decidono di salvarla. Lupin e la ragazza cadono in un dirupo e il ladro sviene, mentre la giovane scappa, lasciando al ladro un anello con un sigillo. Lupin riconosce nella ragazza Clarisse, la dolce e bellissima duchessa di Cagliostro, tornata dopo dieci anni in convento per diventare controvoglia la sposa del malvagio Conte di Cagliostro, suo lontano parente e reggente del Paese dalla morte dei suoi genitori. Lupin ha un debito di riconoscenza nei confronti della giovane ragazza, per questo motivo farà di tutto per provare a salvarla. Ma dove c'è lui, c'è sempre l'ispettore Zenigata e, dove ci sono soldi, c'è sempre l'ombra di Fujiko. Inoltre, questa volta, l'Interpol e una banda di ninja dalle unghie a sciabola si sono dati appuntamento per fermarlo. Ce la farà?
Il personaggio e la storia di Lupin obbligano Miyazaki a lavorare ad un film leggermente atipico, per quelli che saranno i suoi standard successivi. L’azione e l’avventura, accompagnate da una buona dose di comicità, la fanno da padrona. Miyazaki lascia da parte la sua vena poetica, per consegnare ai posteri un lungometraggio fatto di inseguimenti rocamboleschi, situazioni surreali e continui rovesciamenti di fronte, che ricordano perlopiù il precedente “Conan, il ragazzo del futuro”. Elementi che soltanto in minima parte troveranno spazio nei suoi lavori successivi, di maggior impatto emotivo e decisamente più poetici. “Lupin III - Il castello di Cagliostro” è un film dalle poche pretese, che vuole intrattenere e divertire, riuscendoci in maniera grandiosa. Per tutta la pellicola, si procede a ritmo spedito, veloce e cadenzato. Si passa rapidamente dalla bagarre con gli inseguitori di Clarissa all’inseguimento con l’ispettore Zenigata, arrivando alla fuga in autogiro con l’ausilio della bella Fujiko. Il tutto inquadrato nella cornice del segreto legato al tesoro dei Cagliostro. Ecco, in questo si riconosce il vero Miyazaki, che protrae il mistero per tutta la storia e decide di rivelarlo soltanto alla fine, quando il male è stato sconfitto e, ovviamente, Lupin ha avuto la meglio, sfuggendo ancora una volta dalle grinfie del povero ispettor Zenigata.
Se è vero che almeno altri cinque anni sarebbero passati dalla produzione del film che ha segnato la nascita del Miyazaki formato Studio Ghibli, “Nausicaä della Valle del Vento”, alcuni dei tratti distintivi di tutta la produzione successiva sono già presenti in questa pellicola. Innanzitutto, la sconfinata passione del regista giapponese per il Bel Paese. Come sarebbe stato anche per uno dei suoi film più celebri, “Porco Rosso”, Miyazaki ambienta il secondo lungometraggio dedicato a Lupin in una nazione immaginaria ispirata a una località italiana realmente esistente, il piccolo comune di San Leo, situato su uno sperone di roccia della Valmarecchia, in Emilia-Romagna. Come in un ritratto realista, l’Arciducato di Cagliostro è circondato da paesaggi naturali di un colore verde accesso e un azzurro brillante, che sanciscono il trionfo della natura e delle sue bellezze. La cura nei disegni e, più di ogni altra cosa, la regia sublime trasmettono una familiarità confortante e una magia che, ad oggi, onestamente, ho ritrovato soltanto nei film di Miyazaki. A ciò, si aggiunge l’usuale e cospicua presenza di personaggi femminili che, se questo non fosse stato un film apertamente dedicato a Lupin, avrebbero potuto tranquillamente dominare la scena. Clarisse, nella fattispecie, emana quell’aura di mistero e quell’ingenuità che l’avrebbero resa una protagonista perfetta, al pari della dolce Kiki nell’omonimo film.
Concludo con la più classica delle menzioni d’onore, a un reparto musicale eccelso e che potrebbe reggersi in piedi grazie alla sola opening, “Fire Treasure”, interpretata da Bobby & You & The Explosion Band. Tutto questo per dirvi che, sì, dovete assolutamente guardarvi “Lupin III - Il castello di Cagliostro”.
Era il 1979 e, dopo aver diretto quindici episodi de “Le avventure di Lupin III” e aver lavorato a “Conan, il ragazzo del futuro”, Miyazaki ottenne il benestare per dirigere il secondo lungometraggio dedicato ad Arsenio Lupin III, il mitico ladro ideato dalla geniale mente di Money Punch. Miyazaki ci impiegò soltanto otto mesi, lavorando in compagnia degli immancabili Ōtsuka e Takahata, per dare alla luce quello che ancora oggi è considerato uno dei più bei film del franchise.
Nel 1968, dopo esser fuggito a bordo della sua Fiat 500 F assieme a Jigen, il ladro di fama internazionale Arsenio Lupin s'accorge che il denaro appena rubato dal caveau del Casinò di Monte Carlo appartiene al "denaro del Capro", una valuta falsa di eccellente qualità, che sta mettendo in crisi l’economia mondiale. Egli decide quindi di andare alla fonte, giungendo nel piccolo e poco densamente abitato Arciducato di Cagliostro. Poco dopo il loro arrivo, i due si imbattono in una giovane ragazza inseguita da una banda di malintenzionati e decidono di salvarla. Lupin e la ragazza cadono in un dirupo e il ladro sviene, mentre la giovane scappa, lasciando al ladro un anello con un sigillo. Lupin riconosce nella ragazza Clarisse, la dolce e bellissima duchessa di Cagliostro, tornata dopo dieci anni in convento per diventare controvoglia la sposa del malvagio Conte di Cagliostro, suo lontano parente e reggente del Paese dalla morte dei suoi genitori. Lupin ha un debito di riconoscenza nei confronti della giovane ragazza, per questo motivo farà di tutto per provare a salvarla. Ma dove c'è lui, c'è sempre l'ispettore Zenigata e, dove ci sono soldi, c'è sempre l'ombra di Fujiko. Inoltre, questa volta, l'Interpol e una banda di ninja dalle unghie a sciabola si sono dati appuntamento per fermarlo. Ce la farà?
Il personaggio e la storia di Lupin obbligano Miyazaki a lavorare ad un film leggermente atipico, per quelli che saranno i suoi standard successivi. L’azione e l’avventura, accompagnate da una buona dose di comicità, la fanno da padrona. Miyazaki lascia da parte la sua vena poetica, per consegnare ai posteri un lungometraggio fatto di inseguimenti rocamboleschi, situazioni surreali e continui rovesciamenti di fronte, che ricordano perlopiù il precedente “Conan, il ragazzo del futuro”. Elementi che soltanto in minima parte troveranno spazio nei suoi lavori successivi, di maggior impatto emotivo e decisamente più poetici. “Lupin III - Il castello di Cagliostro” è un film dalle poche pretese, che vuole intrattenere e divertire, riuscendoci in maniera grandiosa. Per tutta la pellicola, si procede a ritmo spedito, veloce e cadenzato. Si passa rapidamente dalla bagarre con gli inseguitori di Clarissa all’inseguimento con l’ispettore Zenigata, arrivando alla fuga in autogiro con l’ausilio della bella Fujiko. Il tutto inquadrato nella cornice del segreto legato al tesoro dei Cagliostro. Ecco, in questo si riconosce il vero Miyazaki, che protrae il mistero per tutta la storia e decide di rivelarlo soltanto alla fine, quando il male è stato sconfitto e, ovviamente, Lupin ha avuto la meglio, sfuggendo ancora una volta dalle grinfie del povero ispettor Zenigata.
Se è vero che almeno altri cinque anni sarebbero passati dalla produzione del film che ha segnato la nascita del Miyazaki formato Studio Ghibli, “Nausicaä della Valle del Vento”, alcuni dei tratti distintivi di tutta la produzione successiva sono già presenti in questa pellicola. Innanzitutto, la sconfinata passione del regista giapponese per il Bel Paese. Come sarebbe stato anche per uno dei suoi film più celebri, “Porco Rosso”, Miyazaki ambienta il secondo lungometraggio dedicato a Lupin in una nazione immaginaria ispirata a una località italiana realmente esistente, il piccolo comune di San Leo, situato su uno sperone di roccia della Valmarecchia, in Emilia-Romagna. Come in un ritratto realista, l’Arciducato di Cagliostro è circondato da paesaggi naturali di un colore verde accesso e un azzurro brillante, che sanciscono il trionfo della natura e delle sue bellezze. La cura nei disegni e, più di ogni altra cosa, la regia sublime trasmettono una familiarità confortante e una magia che, ad oggi, onestamente, ho ritrovato soltanto nei film di Miyazaki. A ciò, si aggiunge l’usuale e cospicua presenza di personaggi femminili che, se questo non fosse stato un film apertamente dedicato a Lupin, avrebbero potuto tranquillamente dominare la scena. Clarisse, nella fattispecie, emana quell’aura di mistero e quell’ingenuità che l’avrebbero resa una protagonista perfetta, al pari della dolce Kiki nell’omonimo film.
Concludo con la più classica delle menzioni d’onore, a un reparto musicale eccelso e che potrebbe reggersi in piedi grazie alla sola opening, “Fire Treasure”, interpretata da Bobby & You & The Explosion Band. Tutto questo per dirvi che, sì, dovete assolutamente guardarvi “Lupin III - Il castello di Cagliostro”.
Qual è il film più apprezzato di Lupin? Molti sicuramente risponderebbero proprio questo, quello de "ll castello di Cagliostro", non solo perché realizzato dal mitico Hayao Miyazaki, ma anche perché è effettivamente un ottimo film, anche se in questo film Lupin è più "proletario" (sempre che un ladro si possa definire così) del solito. Talmente proletario, da abbandonare le solite auto di lusso (d'epoca) che guidava nelle prime stagioni dell'anime, per guidare una umile Fiat 500, che poi tornerà anche in altre produzioni, ovviamente, come "La cospirazione dei Fuma", "Le profezie di Nostradamus" e altre ancora.
Senza contare che in questo film il nostro ladro gentiluomo deve confrontarsi con un corrotto nobile di un piccolo Paese (immaginario), in pratica una città stato, in Italia. Che Lupin combatta contro dittatori, potenti, corrotti e quant'altro non è certo una novità nelle serie televisive prima, e nei film poi, tanto che a volte Lupin sembra quasi più Robin Hood a volte che la simpatica "carogna" che abbiamo conosciuto invece nel manga. Ma questo fa parte di un'evoluzione che probabilmente ha sancito il successo del personaggio, rendendolo così famoso in tutto il mondo.
Allora, dicevamo: Lupin ha a che fare in questo film con il malvagio e corrotto Conte di Cagliostro, che, dopo aver fatto fuori i regnanti precedenti, vuole infine sposare la loro unica erede, Clarisse, per sancire definitivamente la sua ascesa al trono. È anche interessato a un tesoro che si potrebbe trovare nel regno, unendo gli anelli posseduti dai due futuri sposi. Ma anche senza quel tesoro gli affari del conte vanno piuttosto bene, perché in gran segreto (ma neppure molto, visto che l'Interpol ne è a conoscenza) nei sotterranei del castello di Cagliostro vengono prodotte banconote false in grande quantità, apparentemente irriconoscibili da quelle vere. Un flusso di denaro incontrollato che può causare gravi crisi economiche (si dice infatti che la crisi del '29 fu causata proprio dall'immissione di grandi quantità di denaro falso proveniente da questo regno). Lupin è interessato molto alle matrici per produrre questo denaro falso, e quindi si mette in viaggio verso Cagliostro. Poco fuori dalla cittadina si imbatte in Clarisse, che cerca di scappare per non doversi sposare con il conte, e viene salvata da Lupin, solo per essere intercettata dagli uomini del conte poco dopo. Durante questo breve incontro Lupin si invaghisce della giovane, come suo solito, e si mette in testa di salvarla dal suo triste destino.
Certamente abbiamo di fronte un film dove ci sono molte scene d'azione, alcune diventate ormai iconiche nella storia dell'animazione; d'altro canto stiamo parlando di un film di Miyazaki, che all'epoca aveva già diretto quindici episodi della prima serie di Lupin, e il mai troppo apprezzato "Conan il ragazzo del futuro", e che di lì a pochi anni avrebbe diretto il suo primo grande capolavoro, ovvero "Nausicaä della Valle del vento", e poi fondato lo studio Ghibli e realizzato e diretto altri grandi film (fino al più recente, uscito in Giappone nel 2023). Miyazaki nel 1979 era insomma in una fase ampiamente in crescendo per la sua carriera. La cosa interessante è che non fu all'epoca un grande successo economico al botteghino, ma fu sicuramente rivalutato negli anni seguire, tant'è che gli fu offerta la regia anche del film successivo, che però lui rifiutò, probabilmente perché voleva creare film originali, come avvenne con "Nausicaä della Valle del vento ", "Laputa" e "Il mio vicino Totoro" (mentre in seguito lo studio Ghibli realizzò anche adattamenti da romanzi o altre storie e leggende).
Qualcuno potrebbe pensare che "Il castello di Cagliostro" è ispirato al romanzo di Maurice Leblanc (creatore di Arsene Lupin, il "nonno" di Lupin III), "La contessa di Cagliostro", ma, a parte il titolo e alcuni nomi che appaiono nel romanzo, si tratta di storie completamente differenti. Infatti, leggendo la trama de "La contessa di Cagliostro", sembra quasi che abbia ispirato (direttamente o indirettamente) altre produzioni animate di "Lupin III".
Che aggiungere ancora? "Il castello di Cagliostro" era un classico già la prima volta che lo vidi, più di vent'anni fa, adesso lo è ancora di più, uno di quegli anime che qualsiasi fan dell'animazione, giapponese e non, dovrebbe assolutamente vedere.
Senza contare che in questo film il nostro ladro gentiluomo deve confrontarsi con un corrotto nobile di un piccolo Paese (immaginario), in pratica una città stato, in Italia. Che Lupin combatta contro dittatori, potenti, corrotti e quant'altro non è certo una novità nelle serie televisive prima, e nei film poi, tanto che a volte Lupin sembra quasi più Robin Hood a volte che la simpatica "carogna" che abbiamo conosciuto invece nel manga. Ma questo fa parte di un'evoluzione che probabilmente ha sancito il successo del personaggio, rendendolo così famoso in tutto il mondo.
Allora, dicevamo: Lupin ha a che fare in questo film con il malvagio e corrotto Conte di Cagliostro, che, dopo aver fatto fuori i regnanti precedenti, vuole infine sposare la loro unica erede, Clarisse, per sancire definitivamente la sua ascesa al trono. È anche interessato a un tesoro che si potrebbe trovare nel regno, unendo gli anelli posseduti dai due futuri sposi. Ma anche senza quel tesoro gli affari del conte vanno piuttosto bene, perché in gran segreto (ma neppure molto, visto che l'Interpol ne è a conoscenza) nei sotterranei del castello di Cagliostro vengono prodotte banconote false in grande quantità, apparentemente irriconoscibili da quelle vere. Un flusso di denaro incontrollato che può causare gravi crisi economiche (si dice infatti che la crisi del '29 fu causata proprio dall'immissione di grandi quantità di denaro falso proveniente da questo regno). Lupin è interessato molto alle matrici per produrre questo denaro falso, e quindi si mette in viaggio verso Cagliostro. Poco fuori dalla cittadina si imbatte in Clarisse, che cerca di scappare per non doversi sposare con il conte, e viene salvata da Lupin, solo per essere intercettata dagli uomini del conte poco dopo. Durante questo breve incontro Lupin si invaghisce della giovane, come suo solito, e si mette in testa di salvarla dal suo triste destino.
Certamente abbiamo di fronte un film dove ci sono molte scene d'azione, alcune diventate ormai iconiche nella storia dell'animazione; d'altro canto stiamo parlando di un film di Miyazaki, che all'epoca aveva già diretto quindici episodi della prima serie di Lupin, e il mai troppo apprezzato "Conan il ragazzo del futuro", e che di lì a pochi anni avrebbe diretto il suo primo grande capolavoro, ovvero "Nausicaä della Valle del vento", e poi fondato lo studio Ghibli e realizzato e diretto altri grandi film (fino al più recente, uscito in Giappone nel 2023). Miyazaki nel 1979 era insomma in una fase ampiamente in crescendo per la sua carriera. La cosa interessante è che non fu all'epoca un grande successo economico al botteghino, ma fu sicuramente rivalutato negli anni seguire, tant'è che gli fu offerta la regia anche del film successivo, che però lui rifiutò, probabilmente perché voleva creare film originali, come avvenne con "Nausicaä della Valle del vento ", "Laputa" e "Il mio vicino Totoro" (mentre in seguito lo studio Ghibli realizzò anche adattamenti da romanzi o altre storie e leggende).
Qualcuno potrebbe pensare che "Il castello di Cagliostro" è ispirato al romanzo di Maurice Leblanc (creatore di Arsene Lupin, il "nonno" di Lupin III), "La contessa di Cagliostro", ma, a parte il titolo e alcuni nomi che appaiono nel romanzo, si tratta di storie completamente differenti. Infatti, leggendo la trama de "La contessa di Cagliostro", sembra quasi che abbia ispirato (direttamente o indirettamente) altre produzioni animate di "Lupin III".
Che aggiungere ancora? "Il castello di Cagliostro" era un classico già la prima volta che lo vidi, più di vent'anni fa, adesso lo è ancora di più, uno di quegli anime che qualsiasi fan dell'animazione, giapponese e non, dovrebbe assolutamente vedere.
Il 1979 segna l’ingresso nel mondo del cinema di mostri sacri come “Alien”, “Apocalypse Now” e il primo lungometraggio di Myazaki. “Il castello di Cagliostro”, infatti, fu la sua prima opera e, dopo il pessimo risultato del “La pietra della saggezza”, primissimo film del nostro ladro, aveva anche lo scopo di ridare linfa alle avventure di un personaggio nato da una quindicina d’anni. E di linfa ne ha data parecchia, sia al regista che all’ “attore”.
Lo scenario è indubbiamente interessante, dato che il castello ha sempre il suo fascino, unito a quello di una figura come Cagliostro. Anche l’ambientazione, quella del più piccolo stato del mondo in stile Principato di Monaco lo è. Ma un buon scenario non basta, se non lo si sa gestire, e qui la sfida viene vinta alla grande. Lupin è infatti umoristico e romantico, attento ai poveri indifesi, qui c’è la classica principessa da salvare, che poi è molto forte nell’animo. È acrobata oltre ogni legge della fisica, rischia di farsi ammazzare, affronta il più pericoloso o comunque uno dei più pericolosi avversari di tutta la sua vita complicata. Affronta sé stesso, dato che vuole ritentare il colpo fallito dieci anni prima, e fa pure lega con Zenigata. Ma anche gli altri membri della banda non sono da meno, perfetti nei loro ruoli, e Zenigata è un poliziotto di tutto rispetto. La giovane Clarisse è chiara nel nome e nell’animo, ma possiede anche un’inaspettata forza interiore che farà innamorare lo spettatore. Non dimentichiamo che è stata lei e non Lamù a inaugurare le fidanzate virtuali, o waifu, come si dice adesso. Per non parlare delle scene umoristiche, in cui, per esempio, mangia gli spaghetti con Daisuke, o la scena delle bandierine.
In una parola, abbiamo la vera nascita del Lupin della seconda stagione, interessante perché il cambio, pur non essendo completo, perché ancora qualcosa resta del primo Lupin, è comunque avvenuto.
Un film avventuroso, riflessivo e fiabesco al tempo stesso, che sarà effettivamente un po’ lento, almeno all’inizio, ma che non ha perso smalto dopo oltre quarant’anni.
La grafica sarà forse un po’ simile ad “Heidi”, la regia molto buona, le musiche a posto, per cui, considerandolo lo stato dell’arte di Lupin, un dieci mi sento proprio d’assegnarlo.
Lo scenario è indubbiamente interessante, dato che il castello ha sempre il suo fascino, unito a quello di una figura come Cagliostro. Anche l’ambientazione, quella del più piccolo stato del mondo in stile Principato di Monaco lo è. Ma un buon scenario non basta, se non lo si sa gestire, e qui la sfida viene vinta alla grande. Lupin è infatti umoristico e romantico, attento ai poveri indifesi, qui c’è la classica principessa da salvare, che poi è molto forte nell’animo. È acrobata oltre ogni legge della fisica, rischia di farsi ammazzare, affronta il più pericoloso o comunque uno dei più pericolosi avversari di tutta la sua vita complicata. Affronta sé stesso, dato che vuole ritentare il colpo fallito dieci anni prima, e fa pure lega con Zenigata. Ma anche gli altri membri della banda non sono da meno, perfetti nei loro ruoli, e Zenigata è un poliziotto di tutto rispetto. La giovane Clarisse è chiara nel nome e nell’animo, ma possiede anche un’inaspettata forza interiore che farà innamorare lo spettatore. Non dimentichiamo che è stata lei e non Lamù a inaugurare le fidanzate virtuali, o waifu, come si dice adesso. Per non parlare delle scene umoristiche, in cui, per esempio, mangia gli spaghetti con Daisuke, o la scena delle bandierine.
In una parola, abbiamo la vera nascita del Lupin della seconda stagione, interessante perché il cambio, pur non essendo completo, perché ancora qualcosa resta del primo Lupin, è comunque avvenuto.
Un film avventuroso, riflessivo e fiabesco al tempo stesso, che sarà effettivamente un po’ lento, almeno all’inizio, ma che non ha perso smalto dopo oltre quarant’anni.
La grafica sarà forse un po’ simile ad “Heidi”, la regia molto buona, le musiche a posto, per cui, considerandolo lo stato dell’arte di Lupin, un dieci mi sento proprio d’assegnarlo.
“Lupin III - Il castello di Cagliostro” è il secondo lungometraggio dedicato al franchise di “Lupin III” e il primo diretto dal celebre Hayao Miyazaki. Si tratta di un film che colpisce soprattutto per la maniacale cura estetica e artistica, con delle ambientazioni e degli sfondi stupendi. Anche sul piano strettamente tecnico è stato fatto un grande lavoro.
La storia è piuttosto interessante, anche se francamente non credo sia questo il punto forte della pellicola, anche a causa di un ritmo che, devo ammetterlo, in alcuni momenti ho trovato un po’ lento. Anche i successivi film di Miyazaki, “Nausicaa” e “Laputa”, per quanto stupendi fanno fatica a catturarmi in certi momenti. Mi è però piaciuta molto la commistione di vari generi a cui si assiste all’interno di quest’opera, dal mistero all’avventura, passando dal comico al romantico. Era certamente un obiettivo ambizioso quello di cercare di riassumere tutti questi aspetti in una singola pellicola, ma il risultato finale è del tutto convincente.
Un altro aspetto degno di nota consiste nel fatto di essere riusciti a reinventare il personaggio di Lupin e il tipo di vicende che lo riguardavano. È sufficiente guardare “La pietra della saggezza”, il film precedente, che valorizzava al meglio lo spirito del manga originale e del suo protagonista per notare le enormi differenze, e, nonostante apprezzi molto anche il Lupin originale, non mi è affatto dispiaciuto in queste vesti ben più sobrie ed eroiche, perché è inserito in una narrazione così calzante, da risultare totalmente coerente.
Per quanto concerne la nostra edizione italiana, so che sono stati realizzati tre doppiaggi, e quello disponibile attualmente su Prime Video, e suppongo nelle più recenti edizioni home video, è il terzo e ultimo. Realizzato nel 2007, con un Roberto del Giudice alla sua ultima apparizione (anche se su questo punto sembra esserci un po’ di confusione, visto che quello stesso anno venne ridoppiato per la quarta volta con la sua partecipazione anche “La pietra della saggezza”), mi è sembrato davvero buono, in particolare ho trovato azzeccato Ivo de Palma sul Conte di Cagliostro.
In conclusione, “Lupin III - Il castello di Cagliostro” è un film meraviglioso, che unisce sapientemente generi diversi a una qualità tecnica d’eccezione. Adoro il Lupin più scanzonato e sopra le righe, ma anche questo ha da dire la sua.
La storia è piuttosto interessante, anche se francamente non credo sia questo il punto forte della pellicola, anche a causa di un ritmo che, devo ammetterlo, in alcuni momenti ho trovato un po’ lento. Anche i successivi film di Miyazaki, “Nausicaa” e “Laputa”, per quanto stupendi fanno fatica a catturarmi in certi momenti. Mi è però piaciuta molto la commistione di vari generi a cui si assiste all’interno di quest’opera, dal mistero all’avventura, passando dal comico al romantico. Era certamente un obiettivo ambizioso quello di cercare di riassumere tutti questi aspetti in una singola pellicola, ma il risultato finale è del tutto convincente.
Un altro aspetto degno di nota consiste nel fatto di essere riusciti a reinventare il personaggio di Lupin e il tipo di vicende che lo riguardavano. È sufficiente guardare “La pietra della saggezza”, il film precedente, che valorizzava al meglio lo spirito del manga originale e del suo protagonista per notare le enormi differenze, e, nonostante apprezzi molto anche il Lupin originale, non mi è affatto dispiaciuto in queste vesti ben più sobrie ed eroiche, perché è inserito in una narrazione così calzante, da risultare totalmente coerente.
Per quanto concerne la nostra edizione italiana, so che sono stati realizzati tre doppiaggi, e quello disponibile attualmente su Prime Video, e suppongo nelle più recenti edizioni home video, è il terzo e ultimo. Realizzato nel 2007, con un Roberto del Giudice alla sua ultima apparizione (anche se su questo punto sembra esserci un po’ di confusione, visto che quello stesso anno venne ridoppiato per la quarta volta con la sua partecipazione anche “La pietra della saggezza”), mi è sembrato davvero buono, in particolare ho trovato azzeccato Ivo de Palma sul Conte di Cagliostro.
In conclusione, “Lupin III - Il castello di Cagliostro” è un film meraviglioso, che unisce sapientemente generi diversi a una qualità tecnica d’eccezione. Adoro il Lupin più scanzonato e sopra le righe, ma anche questo ha da dire la sua.
"Lupin III" è un franchise enorme, che affonda le sue radici nel 1967, e che ancora oggi non accenna a morire. Nel corso degli anni, sono usciti innumerevoli film e serie, e altrettanto numerosi sono gli artisti che, con la loro visione, hanno plasmato questa figura e l'hanno resa un'icona pop. Il mio primo approccio con esso è stato uno dei film più noti e apprezzati: "Il castello di Cagliostro", diretto dal celebre Hayao Miyazaki nel 1979.
Dopo una prima visione che, a causa della mia inesperienza, non mi ha permesso di apprezzarlo più di tanto, ho colto l'occasione dell'uscita della pellicola su Prime Video per riguardarla, e sono molto contento di averlo fatto.
Il ritmo, a parer mio, eccessivamente lento e pesante, non mi ha comunque permesso di godermelo appieno, soprattutto nella prima mezz'ora. Tuttavia, superato questo ostacolo, mi sono trovato davanti a un bellissimo film, ricco di azione, divertimento, ambientazioni affascinanti e medievali, e piani molto ben strutturati, che si uniscono alla perfezione a momenti poetici e magici, marchio di fabbrica del regista Miyazaki.
Personalmente non apprezzo particolarmente le opere del veterano Hayao, proprio per la pesantezza menzionata prima, ma, in questo film, egli ha svolto un lavoro egregio, il suo stile fantastico, che dà vita a una storia dalle tinte fiabesche, si unisce all'azione e alla comicità di Lupin, un connubio grazie al quale si alternano momenti di pura avventura ad altri emozionanti, poetici e indimenticabili, tant'è che sono una delle poche cose che ricordavo prima del rewatch.
Questo dualismo è ulteriormente enfatizzato dalle musiche meravigliose, uno dei dettagli che più apprezzo; infatti, a movimentate composizioni jazz ne succedono altre più calme, magiche e malinconiche.
Dal punto di vista tecnico, il livello rimane piuttosto alto, con una background art stupenda e curata nei minimi dettagli, e un'animazione buffa e realistica con numerosi picchi.
Parlando dell'animazione di "Lupin III", non si può ignorare Yasuo Otsuka, personalità che, in qualità di animation director, key animator e character designer, si è rivelata fondamentale nella creazione dell'identità del Lupin animato. Il compianto Otsuka presenta uno stile particolarmente improntato sul realismo, specialmente nelle scene con automobili e veicoli (la sua grande passione), che sono molto ben curate, a lui dobbiamo la presenza dell'iconica 500 all'interno del film e delle serie.
I personaggi, invece, sono caratterialmente uguali a quelli della seconda parte della prima serie, quindi quella in mano a Takahata e Miyazaki: un Lupin molto più addolcito e romantico, una Fujiko che, pur mantenendo la sua aria da 'femme fatale', è molto più vicina a Lupin, Jigen è il serio e abile braccio destro del ladro gentiluomo, Zenigata il buffo ispettore che non acciuffa mai Lupin, che condivide con esso un rapporto di amore e odio, e infine Goemon il solitario, distaccato e modesto spadaccino.
Dopo una prima visione che, a causa della mia inesperienza, non mi ha permesso di apprezzarlo più di tanto, ho colto l'occasione dell'uscita della pellicola su Prime Video per riguardarla, e sono molto contento di averlo fatto.
Il ritmo, a parer mio, eccessivamente lento e pesante, non mi ha comunque permesso di godermelo appieno, soprattutto nella prima mezz'ora. Tuttavia, superato questo ostacolo, mi sono trovato davanti a un bellissimo film, ricco di azione, divertimento, ambientazioni affascinanti e medievali, e piani molto ben strutturati, che si uniscono alla perfezione a momenti poetici e magici, marchio di fabbrica del regista Miyazaki.
Personalmente non apprezzo particolarmente le opere del veterano Hayao, proprio per la pesantezza menzionata prima, ma, in questo film, egli ha svolto un lavoro egregio, il suo stile fantastico, che dà vita a una storia dalle tinte fiabesche, si unisce all'azione e alla comicità di Lupin, un connubio grazie al quale si alternano momenti di pura avventura ad altri emozionanti, poetici e indimenticabili, tant'è che sono una delle poche cose che ricordavo prima del rewatch.
Questo dualismo è ulteriormente enfatizzato dalle musiche meravigliose, uno dei dettagli che più apprezzo; infatti, a movimentate composizioni jazz ne succedono altre più calme, magiche e malinconiche.
Dal punto di vista tecnico, il livello rimane piuttosto alto, con una background art stupenda e curata nei minimi dettagli, e un'animazione buffa e realistica con numerosi picchi.
Parlando dell'animazione di "Lupin III", non si può ignorare Yasuo Otsuka, personalità che, in qualità di animation director, key animator e character designer, si è rivelata fondamentale nella creazione dell'identità del Lupin animato. Il compianto Otsuka presenta uno stile particolarmente improntato sul realismo, specialmente nelle scene con automobili e veicoli (la sua grande passione), che sono molto ben curate, a lui dobbiamo la presenza dell'iconica 500 all'interno del film e delle serie.
I personaggi, invece, sono caratterialmente uguali a quelli della seconda parte della prima serie, quindi quella in mano a Takahata e Miyazaki: un Lupin molto più addolcito e romantico, una Fujiko che, pur mantenendo la sua aria da 'femme fatale', è molto più vicina a Lupin, Jigen è il serio e abile braccio destro del ladro gentiluomo, Zenigata il buffo ispettore che non acciuffa mai Lupin, che condivide con esso un rapporto di amore e odio, e infine Goemon il solitario, distaccato e modesto spadaccino.
Non sono mai stato appassionato alle opere d'animazione dedicate a Lupin III. Tuttavia, "Il castello di Cagliostro" mi incuriosiva in quanto primo lungometraggio diretto da Hayao Miyazaki, e predecessore di "Nausicaä della Valle del Vento".
Devo dire che le mie aspettative sono state in buona parte deluse. Il fatto che si tratti di un film sul ladro gentiluomo sembra solo un pretesto per testare quegli elementi che sarebbero poi diventati marchio di fabbrica nei film successivi del regista. Mettere insieme un mondo di corruzione con un mondo fatato stona facilmente. Lupin è qui una specie di Aladdin disneyano. Anzi, forse ancor più buono. Completamente all'opposto rispetto a Monkey Punch, il quale crea un personaggio spregevole. In tal senso il manga presenta uno humour più tagliente e non così bonario.
Clarisse è un prototipo di Nausicaä in abito da sposa, un po' meno caratterizzata e un po' più abbozzata. Il design di questo personaggio è quello tipico delle ragazze di Miyazaki, e anche questo stona molto, accostato al design più comico e macchiettistico di Lupin, Jigen e gli altri.
Nonostante ciò si nota la notevole bellezza dei fondali, specie i paesaggi naturali e l'architettura greco-romana. Si nota anche la fantascienza tipicamente in stile Hayao, ad esempio con velivoli dalle forme più strane. In più le scene d'azione sono senza alcun dubbio spettacolari. Come in ogni produzione legata a Lupin III s'infrangono le leggi della fisica e lo sviluppo degli eventi è quasi sempre inverosimile.
Spesso si accostano fra loro Disney e Osamu Tezuka, se non altro perché Tezuka adorava "Bambi", ma credo che il Disney giapponese sia a tutti gli effetti Hayao Miyazaki - anche se quest'ultimo non ama i film del celebre studio d'animazione americano. Dico questo perché Miyazaki non eccede mai nel creare risvolti di trama negativi, e ne "Il castello di Cagliostro" già si nota molto. Certo, i suoi film presentano anche notevoli differenze rispetto a quelli della sua controparte statunitense, ma credo che dov'egli ha voluto ispirare pacifismo, ambientalismo e anticapitalismo l'abbia sempre fatto a metà - mai fino in fondo. Infatti Miyazaki è quel regista che in parte sacrifica gli aspetti più etici e umani dei suoi film, allo scopo di salvaguardare l'intrattenimento e la bellezza nella sua forma più spiccia.
Devo dire che le mie aspettative sono state in buona parte deluse. Il fatto che si tratti di un film sul ladro gentiluomo sembra solo un pretesto per testare quegli elementi che sarebbero poi diventati marchio di fabbrica nei film successivi del regista. Mettere insieme un mondo di corruzione con un mondo fatato stona facilmente. Lupin è qui una specie di Aladdin disneyano. Anzi, forse ancor più buono. Completamente all'opposto rispetto a Monkey Punch, il quale crea un personaggio spregevole. In tal senso il manga presenta uno humour più tagliente e non così bonario.
Clarisse è un prototipo di Nausicaä in abito da sposa, un po' meno caratterizzata e un po' più abbozzata. Il design di questo personaggio è quello tipico delle ragazze di Miyazaki, e anche questo stona molto, accostato al design più comico e macchiettistico di Lupin, Jigen e gli altri.
Nonostante ciò si nota la notevole bellezza dei fondali, specie i paesaggi naturali e l'architettura greco-romana. Si nota anche la fantascienza tipicamente in stile Hayao, ad esempio con velivoli dalle forme più strane. In più le scene d'azione sono senza alcun dubbio spettacolari. Come in ogni produzione legata a Lupin III s'infrangono le leggi della fisica e lo sviluppo degli eventi è quasi sempre inverosimile.
Spesso si accostano fra loro Disney e Osamu Tezuka, se non altro perché Tezuka adorava "Bambi", ma credo che il Disney giapponese sia a tutti gli effetti Hayao Miyazaki - anche se quest'ultimo non ama i film del celebre studio d'animazione americano. Dico questo perché Miyazaki non eccede mai nel creare risvolti di trama negativi, e ne "Il castello di Cagliostro" già si nota molto. Certo, i suoi film presentano anche notevoli differenze rispetto a quelli della sua controparte statunitense, ma credo che dov'egli ha voluto ispirare pacifismo, ambientalismo e anticapitalismo l'abbia sempre fatto a metà - mai fino in fondo. Infatti Miyazaki è quel regista che in parte sacrifica gli aspetti più etici e umani dei suoi film, allo scopo di salvaguardare l'intrattenimento e la bellezza nella sua forma più spiccia.
"Qual'è la storia di Lupin che ricordi più di tutte?" "Quella del conte che voleva sposare la ragazza, quella col castello". Spesso questa è la risposta alla domanda, soprattutto da parte di chi non conosce gli anime, perché "Il castello di Cagliostro" è proprio IL film di Lupin.
La storia in breve è questa: nel paese di Cagliostro, Lupin, anche se è andato lì per altri motivi, è coinvolto nel problema della giovane Clarissa che è costretta a sposare il malvagio Conte.
In questo film c'è tutto: avventura, inseguimenti, romanticismo, duello, battaglia, fiaba. L'inseguimento a bordo della 500 o la lotta con gli spaghetti tra Lupin e Jigen sono diventati dei classici dell'animazione. E non si può dimenticare il personaggio più imponente: lo stesso castello di Cagliostro, fortezza imprendibile e vera e propria sfida per Lupin, che giganteggia coi suoi torrioni, con lo sfondo azzurro costellato di nubi, in un perenne atteggiamento di sfida verso il ladro. Il malvagio Conte di Cagliostro, vera anima nera che vuole imporre il matrimonio con Clarissa per i suoi scopi, con tanto di matrimonio massonico, è sicuramente uno dei più pericolosi nemici di Lupin in assoluto. Astuto e potente, ingannevole e pericoloso, con un cenno decadente e depravato nascosto nei suoi occhi, è davvero il nemico per eccellenza in questa fiaba. Clarissa è la principessa da salvare: semplice e coraggiosa, col suo vestito bianco per la maggior parte della storia, simboleggia una purezza attorno alla quale tutti si agitano: o per distruggerla, come il Conte, o per difenderla, come Lupin e i suoi.
Qui Lupin è caratterizzato in modo definitivo: non è più un ladro e basta, ma è soprattutto una persona che ama le sfide, più che il tesoro o il bottino in sé, in una continua gara contro sé stesso. Jigen Daisuke, il pistolero, con tanto di sigaretta smozzicata che porta perennemente in bocca, ormai diventata "la sigaretta alla Jigen", è tosto sia con la sua pistola che con un mitra o con in testa una corona sul cappello. Goemon Ishikawa, il samurai, lo è ancora di più: non parla quasi mai. Freddo, anzi glaciale, calmo, anzi imperturbabile, parla poco e fa agire la sua "katana assetata di vendetta". Mitico. Fujiko è pericolosa sia vestita da dama di compagnia dell' '800 che con addosso una tuta mimetica color cachi dell'esercito: se qui seduce di meno, però picchia di più. Zenigata è sempre l'integerrimo poliziotto: qui è più serio del solito, ma non mancano comunque i momenti comici tra lui e Lupin. Inoltre, Zenigata, alla fine del film, dice a Clarissa qual è il segreto di Lupin, lo stesso citato nella sigla di Castellina-Pasi. E tuttavia dichiara che continuerà a inseguirlo fino alla fine.
Una storia poetica, magica, da fiaba, che raggiunge i livelli del capolavoro: anche se è stato realizzato nel lontano 1979, non ha perso nulla della sua freschezza. Come Lupin è senza tempo, così lo è anche la storia de "Il castello di Cagliostro".
P.S. Anche la scena di Lupin che fa dipanare le bandierine davanti a Clarissa è diventato un classico, tanto che Jigen cercherà inutilmente di ripeterla in una scena di "Goodbye Partner".
La storia in breve è questa: nel paese di Cagliostro, Lupin, anche se è andato lì per altri motivi, è coinvolto nel problema della giovane Clarissa che è costretta a sposare il malvagio Conte.
In questo film c'è tutto: avventura, inseguimenti, romanticismo, duello, battaglia, fiaba. L'inseguimento a bordo della 500 o la lotta con gli spaghetti tra Lupin e Jigen sono diventati dei classici dell'animazione. E non si può dimenticare il personaggio più imponente: lo stesso castello di Cagliostro, fortezza imprendibile e vera e propria sfida per Lupin, che giganteggia coi suoi torrioni, con lo sfondo azzurro costellato di nubi, in un perenne atteggiamento di sfida verso il ladro. Il malvagio Conte di Cagliostro, vera anima nera che vuole imporre il matrimonio con Clarissa per i suoi scopi, con tanto di matrimonio massonico, è sicuramente uno dei più pericolosi nemici di Lupin in assoluto. Astuto e potente, ingannevole e pericoloso, con un cenno decadente e depravato nascosto nei suoi occhi, è davvero il nemico per eccellenza in questa fiaba. Clarissa è la principessa da salvare: semplice e coraggiosa, col suo vestito bianco per la maggior parte della storia, simboleggia una purezza attorno alla quale tutti si agitano: o per distruggerla, come il Conte, o per difenderla, come Lupin e i suoi.
Qui Lupin è caratterizzato in modo definitivo: non è più un ladro e basta, ma è soprattutto una persona che ama le sfide, più che il tesoro o il bottino in sé, in una continua gara contro sé stesso. Jigen Daisuke, il pistolero, con tanto di sigaretta smozzicata che porta perennemente in bocca, ormai diventata "la sigaretta alla Jigen", è tosto sia con la sua pistola che con un mitra o con in testa una corona sul cappello. Goemon Ishikawa, il samurai, lo è ancora di più: non parla quasi mai. Freddo, anzi glaciale, calmo, anzi imperturbabile, parla poco e fa agire la sua "katana assetata di vendetta". Mitico. Fujiko è pericolosa sia vestita da dama di compagnia dell' '800 che con addosso una tuta mimetica color cachi dell'esercito: se qui seduce di meno, però picchia di più. Zenigata è sempre l'integerrimo poliziotto: qui è più serio del solito, ma non mancano comunque i momenti comici tra lui e Lupin. Inoltre, Zenigata, alla fine del film, dice a Clarissa qual è il segreto di Lupin, lo stesso citato nella sigla di Castellina-Pasi. E tuttavia dichiara che continuerà a inseguirlo fino alla fine.
Una storia poetica, magica, da fiaba, che raggiunge i livelli del capolavoro: anche se è stato realizzato nel lontano 1979, non ha perso nulla della sua freschezza. Come Lupin è senza tempo, così lo è anche la storia de "Il castello di Cagliostro".
P.S. Anche la scena di Lupin che fa dipanare le bandierine davanti a Clarissa è diventato un classico, tanto che Jigen cercherà inutilmente di ripeterla in una scena di "Goodbye Partner".
"C'era una volta una giovane e orfana principessa, rinchiusa in una torre alta e solitaria, prigioniera di un uomo cattivo che la voleva tutta per sé, in quanto ella inconsciamente custodiva qualcosa di molto prezioso. Un giorno, arriva un giovane su un bianco destriero che per compassione è disposto a tutto, pur di salvarla".
Non è l'introduzione alla trama di questo film, ma, a parere mio, è la sua idea base, che poi è stata sviluppata in modo tale da rendere la visione adatta a un pubblico adulto il cui cuore, nonostante l'età e gli eventi a cui fa fronte, continua a battere. Tra inseguimenti, sparatorie, misteri, nuove alleanze e situazioni comiche, spicca la figura di Lupin III che, nonostante sia un ladro, è un gentiluomo capace di mettere da parte i propri interessi a favore di ciò che il cuore gli sussurra, senza perdere la testa. Il finale, che del resto si riesce a immaginare se sia lieto o meno, riesce a sorprendere, sottolineando anche che è giusto che vadano così le cose.
I disegni sono abbastanza particolareggiati, ponendo l'accento in particolare agli ambienti circostanti i personaggi, in modo tale da potersi godere non soltanto i fatti che stanno accadendo, ma anche l'intero contesto in cui sono situati.
La musica è semplicemente stupenda, dà un senso di pace e di meraviglia.
Ve lo consiglio caldamente!
Non è l'introduzione alla trama di questo film, ma, a parere mio, è la sua idea base, che poi è stata sviluppata in modo tale da rendere la visione adatta a un pubblico adulto il cui cuore, nonostante l'età e gli eventi a cui fa fronte, continua a battere. Tra inseguimenti, sparatorie, misteri, nuove alleanze e situazioni comiche, spicca la figura di Lupin III che, nonostante sia un ladro, è un gentiluomo capace di mettere da parte i propri interessi a favore di ciò che il cuore gli sussurra, senza perdere la testa. Il finale, che del resto si riesce a immaginare se sia lieto o meno, riesce a sorprendere, sottolineando anche che è giusto che vadano così le cose.
I disegni sono abbastanza particolareggiati, ponendo l'accento in particolare agli ambienti circostanti i personaggi, in modo tale da potersi godere non soltanto i fatti che stanno accadendo, ma anche l'intero contesto in cui sono situati.
La musica è semplicemente stupenda, dà un senso di pace e di meraviglia.
Ve lo consiglio caldamente!
Il 1979 è l’anno di “Apocalypse Now”, l’anno di “Manhattan”, l’anno di “Fuga da Alcatraz”, l’anno di “Alien”, l’anno de “I guerrieri della notte”. Il 1979 è l’anno di “Stalker” di Andrej Tarkowskij. Il 1979 è l’anno dell’esordio al cinema di Hayao Miyazaki.
Miyazaki-san porta sul grande schermo il ladro più famoso del mondo, Lupin III, imprimendo alla pellicola la poeticità che lo contraddistingue, senza però snaturare un brand che è da sempre leggero e divertente. Avendo già precedentemente lavorato come regista ad alcuni episodi della serie anime “Lupin III”, non riscontrò grosse difficoltà nell’inscenare un contesto fedele al mood originale. Il film non ebbe un buon riscontro al botteghino, d’altronde il Giappone era in pieno boom mecha e quest’opera non aveva nulla di convenzionalmente robotico. Ma col tempo divenne all’unanimità la pellicola più apprezzata della vasta gamma di lungometraggi rappresentanti Lupin, e, nonostante Miyazaki dovette attendere ancora qualche anno per ricevere quell’acclamazione che gli spettava di diritto, ad oggi non può certo dirsi insoddisfatto del suo debutto.
Le danze si aprono con la scena cult in cui Lupin e Gigen a bordo di una Fiat 500, avendo constatato che il denaro appena sottratto dal caveau del Casinò di Monte Carlo è falso, lo gettano dal finestrino dell’automobile. Quei soldi sono il denaro del Capro, valuta falsa di gran qualità stampata dal falsario conte di Cagliostro. Lupin si recherà quindi alla fonte, il castello di Cagliostro; nel castello vi è prigioniera anche la duchessa Clarisse, vecchia conoscenza del ladro gentiluomo e promessa sposa suo malgrado del conte.
“Lupin III - Il castello di Cagliostro” è un racconto avventuroso e, nonostante un ritmo meno frenetico e un’impostazione più riflessiva rispetto alla serie originale, riesce comunque a tenere alta l’attenzione dello spettatore, grazie a trovate originali e sempre azzeccate. L’opera prima di Miyazaki alterna spassose gag a scene intense e romantiche, indimenticabile l’incontro tra Lupin e Clarisse sulla torre. I personaggi, dal temerario Zenigata alla stratega Fujiko, riescono tutti a ritagliarsi il proprio spazio, eccezion fatta per Goemon, il cui ruolo risulta fin troppo marginale. Il castello è un’ambientazione incredibilmente affascinante; trappole, stanze segrete, enigmi e torri con tanto di principesse imprigionate da salvare. Difficile volere di meglio.
Il film è animato benissimo, ancora lontano dai quadri in movimento con cui Studio Ghibli saprà deliziarci, ma l’impatto visivo è comunque notevole, con personaggi perfettamente disegnati e pittoreschi fondali rurali. Ottimo il comparto sonoro, con musiche brillanti e puntuali effetti audio avvalorati dallo storico doppiaggio italiano.
“Lupin III - Il castello di Cagliostro” è un lungometraggio adatto a tutti, capace di coinvolgere ed emozionare grandi e piccini. Un racconto fiabesco colmo di scene epiche che vi resteranno nel cuore. Miyazaki reinventa ma non spersonalizza Lupin, confezionando il suo primo gioiellino animato.
Voto: 8,5
Miyazaki-san porta sul grande schermo il ladro più famoso del mondo, Lupin III, imprimendo alla pellicola la poeticità che lo contraddistingue, senza però snaturare un brand che è da sempre leggero e divertente. Avendo già precedentemente lavorato come regista ad alcuni episodi della serie anime “Lupin III”, non riscontrò grosse difficoltà nell’inscenare un contesto fedele al mood originale. Il film non ebbe un buon riscontro al botteghino, d’altronde il Giappone era in pieno boom mecha e quest’opera non aveva nulla di convenzionalmente robotico. Ma col tempo divenne all’unanimità la pellicola più apprezzata della vasta gamma di lungometraggi rappresentanti Lupin, e, nonostante Miyazaki dovette attendere ancora qualche anno per ricevere quell’acclamazione che gli spettava di diritto, ad oggi non può certo dirsi insoddisfatto del suo debutto.
Le danze si aprono con la scena cult in cui Lupin e Gigen a bordo di una Fiat 500, avendo constatato che il denaro appena sottratto dal caveau del Casinò di Monte Carlo è falso, lo gettano dal finestrino dell’automobile. Quei soldi sono il denaro del Capro, valuta falsa di gran qualità stampata dal falsario conte di Cagliostro. Lupin si recherà quindi alla fonte, il castello di Cagliostro; nel castello vi è prigioniera anche la duchessa Clarisse, vecchia conoscenza del ladro gentiluomo e promessa sposa suo malgrado del conte.
“Lupin III - Il castello di Cagliostro” è un racconto avventuroso e, nonostante un ritmo meno frenetico e un’impostazione più riflessiva rispetto alla serie originale, riesce comunque a tenere alta l’attenzione dello spettatore, grazie a trovate originali e sempre azzeccate. L’opera prima di Miyazaki alterna spassose gag a scene intense e romantiche, indimenticabile l’incontro tra Lupin e Clarisse sulla torre. I personaggi, dal temerario Zenigata alla stratega Fujiko, riescono tutti a ritagliarsi il proprio spazio, eccezion fatta per Goemon, il cui ruolo risulta fin troppo marginale. Il castello è un’ambientazione incredibilmente affascinante; trappole, stanze segrete, enigmi e torri con tanto di principesse imprigionate da salvare. Difficile volere di meglio.
Il film è animato benissimo, ancora lontano dai quadri in movimento con cui Studio Ghibli saprà deliziarci, ma l’impatto visivo è comunque notevole, con personaggi perfettamente disegnati e pittoreschi fondali rurali. Ottimo il comparto sonoro, con musiche brillanti e puntuali effetti audio avvalorati dallo storico doppiaggio italiano.
“Lupin III - Il castello di Cagliostro” è un lungometraggio adatto a tutti, capace di coinvolgere ed emozionare grandi e piccini. Un racconto fiabesco colmo di scene epiche che vi resteranno nel cuore. Miyazaki reinventa ma non spersonalizza Lupin, confezionando il suo primo gioiellino animato.
Voto: 8,5
Il mitico Lupin è un personaggio iconico, avendo alle spalle decenni di serie animate e lungometraggi diretti da registi importanti, fra i quali il più famoso è sicuramente Hayao Miyazaki, entrato nell'olimpo cinematografico d'animazione per altri film, sebbene questo sia stato il suo battesimo del fuoco, un lungometraggio in cui ha espresso le sue idee di base e ideato le caratterizzazioni basilari a personaggi concepiti ex novo. "Il Castello di Cagliostro" è questo, ma molto altro ancora. Infatti, malgrado il film sia datato 1979, quindi molti decenni or sono, non ho faticato a guardarlo, grazie alla sua attualità grafica e contenutistica che permette di godersi un'ora e quaranta minuti circa di intrattenimento, azione e colpi di scena targati Lupin (e non solo).
La storia, ambientata a Cagliostro, piccolo Stato situato in Italia o dintorni, ruota attorno al tentativo di Lupin e soci di salvare una ragazza, figlia dell'ex sovrano, di nome Clarisse, adesso costretta dal malvagio conte a sposarsi con lui per meri scopi politici ed economici. Sembra una fiaba Disney? Concordo, nel senso che alcuni elementi cari ai film Disney sono presenti, ma in questi ultimi non sono presenti personaggi del calibro di Lupin, Jigen, Goemon, Zenigata e Fujiko. Devo ammettere che ho trovato i classici personaggi leggermente mutati riguardo la loro personalità, specie Lupin che qui risulta meno cinico e più salvatore di fanciulle, forse troppo eroe buono, ammorbidito nella sua originaria personalità, tuttavia questo è il "prezzo da pagare" quando si ha a che fare col regista Miyazaki. Anche i personaggi originali di questo film sono appropriati e modellati in maniera tale da risultare credibili, su tutti la dolce ma coraggiosa Clarisse e l'antagonista conte di Cagliostro, veramente convincente nelle vesti di rivale, sia in amore sia in battaglia, di Lupin III. Uno degli antagonisti più credibili e astuti tra la folta serie di lungometraggi e serie targate Lupin.
Un altro appunto sulla trama, positivo, è il continuo susseguirsi di colpi di scena, non annoiando mai e tenendo spesso col fiato sospeso. Fantastica la scena dell'inseguimento di Lupin e Jigen, nella prima parte del film, sulla loro 500, nei confronti degli alleati del conte. Scena divertente, animata perfettamente, godibile e in pieno stile "Lupin III". Segnalo anche la scena del primo incontro, nella torre, tra Lupin e Clarisse: momento magico, non c'è che dire, autentica poesia ed emozioni pure che solo una grande regia è capace di trasmettere.
Una pecca è che, a parte Lupin, gli altri personaggi storici della serie vengono messi in secondo piano, avendo conseguentemente un film completamente Lupin-centrico. Non male come scelta, benché si potesse fare un po' meglio sotto questo aspetto.
Quest'opera è chiaramente ispirata alla "Contessa di Cagliostro", libro del padre del Lupin francese, quello originale, da cui Miyazaki prende spunto e riferimenti storici al fine di ricreare personaggi, storie e avvenimenti del tutto nuovi. D'altronde il personaggio storico Cagliostro è controverso, esoterico oserei scrivere, perciò c'è materiale in quantità industriale su cui ispirarsi e da cui prendere spunto nel migliore dei modi.
Splendidi i paesaggi che fanno contorno alle vicende: il castello di Cagliostro, all'interno e all'esterno, è meraviglioso, prendendo coscienza durante la visione del film di numerose stanze comuni, stanze segrete, sotterranei, giardini e chi più ne ha ne metta. Si denota un lavoro zelante, mediante particolari che fanno la differenza. Anche gli sfondi esterni sono di indubbio valore scenico, e il fatto che siano trascorsi tanti anni non può far altro che aumentare la mia ammirazione verso gli animatori e ideatori del suddetto anime.
Restando in tema di disegni e animazioni, allargando lo sguardo d'insieme, sottoscrivo che sono di ragguardevole fattura, una perla cinematografica, poiché la fluidità delle animazioni è evidente, e i disegni dei personaggi, pur se più semplici e morbidi rispetto a quanto siamo abituati da Lupin e company, sono una delizia per gli occhi.
Le musiche sono quelle classiche, senza infamia né lode, lodevoli perché trascinano i protagonisti nel corso delle loro avventure, peraltro non si osservano composizioni ex novo rispetto ai classici. Le uniche eccezioni riguardano la sigla di apertura e quella di chiusura, entrambe promosse a pieni voti.
Il doppiaggio italiano è di qualità, con i doppiatori storici che svolgono il proprio lavoro, incanalando le dinamiche dei personaggi, facendo così da narratori protagonisti alla storia, sempre puntuali e precisi.
"Il Castello di Cagliostro" lo reputo, francamente, il miglior film di Lupin visto fino ad ora, un lungometraggio non comprendente difetti o pecche degne di nota, anzi ci sono innumerevoli pregi perfettamente amalgamati tra loro, coadiuvati da Miyazaki, che è riuscito a far uscire il Lupin più carismatico e iconico che vi possa essere, meno irriverente del solito, ma destinato al riutilizzo come punto di riferimento negli anni - piuttosto, decenni - a seguire. Un 9 che rasenta la perfezione.
La storia, ambientata a Cagliostro, piccolo Stato situato in Italia o dintorni, ruota attorno al tentativo di Lupin e soci di salvare una ragazza, figlia dell'ex sovrano, di nome Clarisse, adesso costretta dal malvagio conte a sposarsi con lui per meri scopi politici ed economici. Sembra una fiaba Disney? Concordo, nel senso che alcuni elementi cari ai film Disney sono presenti, ma in questi ultimi non sono presenti personaggi del calibro di Lupin, Jigen, Goemon, Zenigata e Fujiko. Devo ammettere che ho trovato i classici personaggi leggermente mutati riguardo la loro personalità, specie Lupin che qui risulta meno cinico e più salvatore di fanciulle, forse troppo eroe buono, ammorbidito nella sua originaria personalità, tuttavia questo è il "prezzo da pagare" quando si ha a che fare col regista Miyazaki. Anche i personaggi originali di questo film sono appropriati e modellati in maniera tale da risultare credibili, su tutti la dolce ma coraggiosa Clarisse e l'antagonista conte di Cagliostro, veramente convincente nelle vesti di rivale, sia in amore sia in battaglia, di Lupin III. Uno degli antagonisti più credibili e astuti tra la folta serie di lungometraggi e serie targate Lupin.
Un altro appunto sulla trama, positivo, è il continuo susseguirsi di colpi di scena, non annoiando mai e tenendo spesso col fiato sospeso. Fantastica la scena dell'inseguimento di Lupin e Jigen, nella prima parte del film, sulla loro 500, nei confronti degli alleati del conte. Scena divertente, animata perfettamente, godibile e in pieno stile "Lupin III". Segnalo anche la scena del primo incontro, nella torre, tra Lupin e Clarisse: momento magico, non c'è che dire, autentica poesia ed emozioni pure che solo una grande regia è capace di trasmettere.
Una pecca è che, a parte Lupin, gli altri personaggi storici della serie vengono messi in secondo piano, avendo conseguentemente un film completamente Lupin-centrico. Non male come scelta, benché si potesse fare un po' meglio sotto questo aspetto.
Quest'opera è chiaramente ispirata alla "Contessa di Cagliostro", libro del padre del Lupin francese, quello originale, da cui Miyazaki prende spunto e riferimenti storici al fine di ricreare personaggi, storie e avvenimenti del tutto nuovi. D'altronde il personaggio storico Cagliostro è controverso, esoterico oserei scrivere, perciò c'è materiale in quantità industriale su cui ispirarsi e da cui prendere spunto nel migliore dei modi.
Splendidi i paesaggi che fanno contorno alle vicende: il castello di Cagliostro, all'interno e all'esterno, è meraviglioso, prendendo coscienza durante la visione del film di numerose stanze comuni, stanze segrete, sotterranei, giardini e chi più ne ha ne metta. Si denota un lavoro zelante, mediante particolari che fanno la differenza. Anche gli sfondi esterni sono di indubbio valore scenico, e il fatto che siano trascorsi tanti anni non può far altro che aumentare la mia ammirazione verso gli animatori e ideatori del suddetto anime.
Restando in tema di disegni e animazioni, allargando lo sguardo d'insieme, sottoscrivo che sono di ragguardevole fattura, una perla cinematografica, poiché la fluidità delle animazioni è evidente, e i disegni dei personaggi, pur se più semplici e morbidi rispetto a quanto siamo abituati da Lupin e company, sono una delizia per gli occhi.
Le musiche sono quelle classiche, senza infamia né lode, lodevoli perché trascinano i protagonisti nel corso delle loro avventure, peraltro non si osservano composizioni ex novo rispetto ai classici. Le uniche eccezioni riguardano la sigla di apertura e quella di chiusura, entrambe promosse a pieni voti.
Il doppiaggio italiano è di qualità, con i doppiatori storici che svolgono il proprio lavoro, incanalando le dinamiche dei personaggi, facendo così da narratori protagonisti alla storia, sempre puntuali e precisi.
"Il Castello di Cagliostro" lo reputo, francamente, il miglior film di Lupin visto fino ad ora, un lungometraggio non comprendente difetti o pecche degne di nota, anzi ci sono innumerevoli pregi perfettamente amalgamati tra loro, coadiuvati da Miyazaki, che è riuscito a far uscire il Lupin più carismatico e iconico che vi possa essere, meno irriverente del solito, ma destinato al riutilizzo come punto di riferimento negli anni - piuttosto, decenni - a seguire. Un 9 che rasenta la perfezione.
Attenzione, recensione ad alto contenuto nostalgico!
Ma che Natale è senza "Il Castello di Cagliostro" in TV? Questa è la domanda che mi pongo ormai da oltre vent'anni. Correvano infatti gli anni '80 quando sul piccolo schermo, in concomitanza con le festività natalizie, venivano trasmessi dozzine di film d'animazione di ogni nazionalità: dal mitico Asterix ai film di Lucky Luke, passando per i curiosi lungometraggi del connazionale Bruno Bozzetto e i classici della Disney (che non mi appassionavano poi granché), e talvolta (e qui entrava in gioco il fedele videoregistratore) in seconda serata i lavori di Ralph Bakshi (uno dei pochi registi americani a credere nell'animazione per adulti). Ma uno su tutti aveva catturato la mia attenzione! Suddiviso purtroppo in vari segmenti e con un doppiaggio appena sufficiente, è entrato comunque nei miei ricordi più indelebili grazie alle splendide sequenze iniziali. Grande stupore quando al mare, pochi anni dopo, un annuncio alla radio pubblicizzò una escursione con visita alla rocca di San Leo, dove fu imprigionato Cagliostro. Allora il mito divenne ancora più realtà. Dovetti aspettare però l'inizio degli indimenticabili anni '90 per trovare il film in versione integrale, uscito in edicola nella serie Cartoon Collection della ormai scomparsa Logica2000. Ovviamente quel giorno fui esaltato fino all'inverosimile! E nel frattempo grazie a Mangazine cominciai a scoprire poco a poco la filmografia di Miyazaki. Secondo il mio punto di vista, rimane in assoluto il più bel film d'animazione di tutti i tempi! Geniale, pirotecnico, romantico, commovente... e unico! Ho avuto recentemente occasione di leggere "Il Simbolo Perduto" di Dan Brown e devo dire che in più di una situazione mi è tornato in mente il film del Maestro! Quando nell'ottobre 2000, a Tokyo, varcammo le porte della TMS, una delle prime domande rivolte alla cordiale Yukari Takeuchi, che ci mostrò la sede provvisoria degli studios (a dire la verità "Il Castello di Cagliostro" era stato realizzato presso la Telecom Animation Film, una sussidiaria poco distante), era stata: Miyazaki dirigerà mai un altro film di Lupin? Il sorriso, seguito da un trasognante "Non so", lasciava ben poche speranze. Peccato! Perché il primo esperimento era decisamente andato a buon fine.
Ma che Natale è senza "Il Castello di Cagliostro" in TV? Questa è la domanda che mi pongo ormai da oltre vent'anni. Correvano infatti gli anni '80 quando sul piccolo schermo, in concomitanza con le festività natalizie, venivano trasmessi dozzine di film d'animazione di ogni nazionalità: dal mitico Asterix ai film di Lucky Luke, passando per i curiosi lungometraggi del connazionale Bruno Bozzetto e i classici della Disney (che non mi appassionavano poi granché), e talvolta (e qui entrava in gioco il fedele videoregistratore) in seconda serata i lavori di Ralph Bakshi (uno dei pochi registi americani a credere nell'animazione per adulti). Ma uno su tutti aveva catturato la mia attenzione! Suddiviso purtroppo in vari segmenti e con un doppiaggio appena sufficiente, è entrato comunque nei miei ricordi più indelebili grazie alle splendide sequenze iniziali. Grande stupore quando al mare, pochi anni dopo, un annuncio alla radio pubblicizzò una escursione con visita alla rocca di San Leo, dove fu imprigionato Cagliostro. Allora il mito divenne ancora più realtà. Dovetti aspettare però l'inizio degli indimenticabili anni '90 per trovare il film in versione integrale, uscito in edicola nella serie Cartoon Collection della ormai scomparsa Logica2000. Ovviamente quel giorno fui esaltato fino all'inverosimile! E nel frattempo grazie a Mangazine cominciai a scoprire poco a poco la filmografia di Miyazaki. Secondo il mio punto di vista, rimane in assoluto il più bel film d'animazione di tutti i tempi! Geniale, pirotecnico, romantico, commovente... e unico! Ho avuto recentemente occasione di leggere "Il Simbolo Perduto" di Dan Brown e devo dire che in più di una situazione mi è tornato in mente il film del Maestro! Quando nell'ottobre 2000, a Tokyo, varcammo le porte della TMS, una delle prime domande rivolte alla cordiale Yukari Takeuchi, che ci mostrò la sede provvisoria degli studios (a dire la verità "Il Castello di Cagliostro" era stato realizzato presso la Telecom Animation Film, una sussidiaria poco distante), era stata: Miyazaki dirigerà mai un altro film di Lupin? Il sorriso, seguito da un trasognante "Non so", lasciava ben poche speranze. Peccato! Perché il primo esperimento era decisamente andato a buon fine.
Dopo aver letto che dietro a "Lupin III e il Castello di Cagliostro" c'è la regia di Hayao Miyazaki (che personalmente apprezzo molto), ero piuttosto scettica in merito alla qualità del lungometraggio: temevo che la poesia, la raffinatezza e il carattere particolarmente "meditativo" tipici delle opere del regista nipponico non si sarebbero ben sposati al carattere che contraddistingue il personaggio di Lupin III e alle caratteristiche molto scherzose, leggere e spesso volutamente esagerate del manga (e della serie anime).
Mi sono completamente ricreduta dopo aver visto il film.
Per quanto la firma di Miyazaki sia inconfondibile, l'aver donato una delicatezza e una profondità del tutto nuova ai personaggi e all'intera storia non ha minimamente intaccato il carattere rocambolesco e comico tipico delle avventure di Lupin III. La storia è semplice ma appassionante, ricca di misteri, inseguimenti, combattimenti, scoperte e sorprese: "Lupin III e Il Castello di Cagliostro" non fatica a mettere d'accordo i fan dell'esagerato manga di Monkey Punch con quelli del delicato Miyazaki.
Il tutto è condito da uno stile grafico pulito e curato e da una scelta di doppiatori e colonna sonora davvero azzeccata.
Assolutamente da vedere, personalmente lo valuto il miglior film d'animazione su Lupin III, per quanto costituisca un po' un caso a parte.
Mi sono completamente ricreduta dopo aver visto il film.
Per quanto la firma di Miyazaki sia inconfondibile, l'aver donato una delicatezza e una profondità del tutto nuova ai personaggi e all'intera storia non ha minimamente intaccato il carattere rocambolesco e comico tipico delle avventure di Lupin III. La storia è semplice ma appassionante, ricca di misteri, inseguimenti, combattimenti, scoperte e sorprese: "Lupin III e Il Castello di Cagliostro" non fatica a mettere d'accordo i fan dell'esagerato manga di Monkey Punch con quelli del delicato Miyazaki.
Il tutto è condito da uno stile grafico pulito e curato e da una scelta di doppiatori e colonna sonora davvero azzeccata.
Assolutamente da vedere, personalmente lo valuto il miglior film d'animazione su Lupin III, per quanto costituisca un po' un caso a parte.
Una bella da salvare prigioniera in un castello pieno di tesori, non c'è bottino megliore per Lupin. Non importa se gli avversari sono ostili e spietati, se il castello è pieno di trappole, se deve compiere le sue ruberie sempre con l'interpol alle costole. Quando il più famoso - e più bravo - ladro del mondo si mette all'opera, abbandonando la sua consueta farfalloneria e abbracciando una convinzione ben salda, sa già che non c'è cassaforte che tenga e che potrà contare sui suoi preziosissimi amici, il cecchino fumatore Gighen e il serioso samurai tagliatutto Goemon. La regia è di qualità, Hayao Miyazaki, un grane direttore al servizio di un tradizionale episodio autoconclusivo di Lupin. Non ci sono molte innovazioni ma una realizzazione stilosa e impeccabile che sottolinea il character design della serie e che raggiunge dei picchi di bellezza molto alti. Questo accade specialmente nelle magnifiche scene di inseguimenti, spericolati e su pendii a strapiombo, sempre sull'orlo del baratro. Molto rocamboleschi e giocosi.
Troverete in questo movie tutto Lupin per come lo concepisce un'artista straordinario quale Miyazaki. Un classico consigliato a tutti.
Troverete in questo movie tutto Lupin per come lo concepisce un'artista straordinario quale Miyazaki. Un classico consigliato a tutti.
Il film "Lupin III - Il Castello di Cagliostro" segna nel lontano 1979 il debutto alla regia da parte di Hayao Miyazaki nella realizzazione di un lungometraggio, dopo aver fatto anni di gavetta con famose serie animate come la prima serie di "Lupin III" e "Conan il Ragazzo del Futuro". L'opera viene portata qui in Italia da Yamato Video, la quale confeziona sia un'edizione in DVD che una in Blu-Ray, seppur non siano di altissima qualità, vista anche l'assenza quasi totale di extra.
Nonostante Miyazaki oltre alla regia e al character design abbia curato anche la sceneggiatura, la storia non brilla certo per genialità o inventiva rispetto alle altre sul personaggio. Lupin e Jigen dopo un colpo al casinò di Montecarlo scoprono che il denaro rubato è falso, e analizzandolo scoprono che tali banconote provengono dal piccolo paese di Cagliostro. Governato da un avido Conte, Cagliostro è anche la casa di Clarisse, giovane ragazza che Lupin aveva incontrato anni prima e che ora subisce le angherie del Conte che vuole cercare il tesoro segreto della sua famiglia. Tra damigelle in pericolo, scenari suggestivi, scontri a fuoco e fughe rocambolesche, Lupin dovrà far luce sulla faccenda e salvare la dolce donzella in difficoltà.
La trama in sé come tutte le storie sul personaggio è molto semplice, ma il punto di forza dell'opera risiede in come Miyazaki l'ha raccontata; infatti il regista ha optato per una messa in scena di tipo fiabesco. Ci ritroviamo quindi un piccolo principato immerso nel verde più assoluto, taverne rustiche, un castello antico che si erge in mezzo a un lago e una torre, all'interno della quale è rinchiusa una fanciulla. Naturalmente ciò ha portato delle modifiche a livello caratteriale anche per il personaggio di Lupin, il cui comportamento da donnaiolo incallito e ladro invincibile viene quasi del tutto accantonato per far posto a una figura che rispecchia maggiormente quella del principe azzurro, mettendone così in risalto il lato più umano, tanto che svariate volte verrà messo in seria difficoltà dal perfido conte di Cagliostro, la cui caratterizzazione è macchiettistica, poiché serve solo da contraltare per far risaltare l'innocenza di Clarisse. Dopo Lupin sicuramente il miglior personaggio è proprio la ragazza (che fisicamente somiglia non poco alla futura Nausicaa), la quale incarna il prototipo della fanciulla "miyazakiana" dolce e sensibile, seppur abbia un ruolo passivo innanzi agli eventi.
Nonostante i quasi quarant'anni, le animazioni reggono bene allo scorrere del tempo, infatti esse mantengono ancora oggi intatta la loro fluidità e spettacolarità. Impossibile non citare i pittoreschi paesaggi, con le montagne sullo sfondo che sembrano le nostre care Alpi, così come il piccolo paesino di Cagliostro rappresentato in tutto il suo calore e la sua accoglienza, grazie all'uso di una buona fotografia, la quale riesce a dare il meglio di sé nelle scene notturne, così creando una splendida atmosfera di purezza montanara.
Tra tutte le scene svetta la sequenza dell'inseguimento iniziale con la cara e vecchia Fiat 500, ma è da segnalarsi anche lo scontro sulla torre nella quale è rinchiusa Clarisse, dove Miyazaki dà sfogo a tutto il suo estro registico. C'è da segnalare che queste due sequenze, insieme allo scontro finale con il Conte, sono le uniche più movimentate, perché per tutto il resto del film Miyazaki ha scelto di optare per un ritmo sostenuto e con intere scene senza alcun dialogo.
Insomma, il regista non s'è limitato a fare il compitino dirigendo il film e basta, ma ha cercato di innestare al suo interno alcuni elementi più personali (seppur siano in stato molto embrionale); il problema è che tale film, seppur discreto, finisce con il subire troppo i paletti imposti dal personaggio.
E' da sottolineare la scarsa importanza data a Jigen e Goemon, che compaiono pochi minuti all'interno della pellicola; anche Fujiko, seppur decisiva in alcuni frangenti, non riesce ad emergere nella storia. Visto l'alto costo e alcuni cambiamenti apportati da Miyazaki, il film non fu un successo al botteghino, riuscendo a malapena a coprire i costi di produzione, ma nel corso del tempo è stato rivalutato dai fan e dalla critica che lo hanno eletto come miglior film sul personaggio. La visione è obbligatoria per i fan di Miyazaki e Lupin, perché, volenti o nolenti (dipende sempre dalla predilezione per tale autore), il film segna l'inizio della carriera di uno dei più influenti registi nel campo dell'animazione.
Nonostante Miyazaki oltre alla regia e al character design abbia curato anche la sceneggiatura, la storia non brilla certo per genialità o inventiva rispetto alle altre sul personaggio. Lupin e Jigen dopo un colpo al casinò di Montecarlo scoprono che il denaro rubato è falso, e analizzandolo scoprono che tali banconote provengono dal piccolo paese di Cagliostro. Governato da un avido Conte, Cagliostro è anche la casa di Clarisse, giovane ragazza che Lupin aveva incontrato anni prima e che ora subisce le angherie del Conte che vuole cercare il tesoro segreto della sua famiglia. Tra damigelle in pericolo, scenari suggestivi, scontri a fuoco e fughe rocambolesche, Lupin dovrà far luce sulla faccenda e salvare la dolce donzella in difficoltà.
La trama in sé come tutte le storie sul personaggio è molto semplice, ma il punto di forza dell'opera risiede in come Miyazaki l'ha raccontata; infatti il regista ha optato per una messa in scena di tipo fiabesco. Ci ritroviamo quindi un piccolo principato immerso nel verde più assoluto, taverne rustiche, un castello antico che si erge in mezzo a un lago e una torre, all'interno della quale è rinchiusa una fanciulla. Naturalmente ciò ha portato delle modifiche a livello caratteriale anche per il personaggio di Lupin, il cui comportamento da donnaiolo incallito e ladro invincibile viene quasi del tutto accantonato per far posto a una figura che rispecchia maggiormente quella del principe azzurro, mettendone così in risalto il lato più umano, tanto che svariate volte verrà messo in seria difficoltà dal perfido conte di Cagliostro, la cui caratterizzazione è macchiettistica, poiché serve solo da contraltare per far risaltare l'innocenza di Clarisse. Dopo Lupin sicuramente il miglior personaggio è proprio la ragazza (che fisicamente somiglia non poco alla futura Nausicaa), la quale incarna il prototipo della fanciulla "miyazakiana" dolce e sensibile, seppur abbia un ruolo passivo innanzi agli eventi.
Nonostante i quasi quarant'anni, le animazioni reggono bene allo scorrere del tempo, infatti esse mantengono ancora oggi intatta la loro fluidità e spettacolarità. Impossibile non citare i pittoreschi paesaggi, con le montagne sullo sfondo che sembrano le nostre care Alpi, così come il piccolo paesino di Cagliostro rappresentato in tutto il suo calore e la sua accoglienza, grazie all'uso di una buona fotografia, la quale riesce a dare il meglio di sé nelle scene notturne, così creando una splendida atmosfera di purezza montanara.
Tra tutte le scene svetta la sequenza dell'inseguimento iniziale con la cara e vecchia Fiat 500, ma è da segnalarsi anche lo scontro sulla torre nella quale è rinchiusa Clarisse, dove Miyazaki dà sfogo a tutto il suo estro registico. C'è da segnalare che queste due sequenze, insieme allo scontro finale con il Conte, sono le uniche più movimentate, perché per tutto il resto del film Miyazaki ha scelto di optare per un ritmo sostenuto e con intere scene senza alcun dialogo.
Insomma, il regista non s'è limitato a fare il compitino dirigendo il film e basta, ma ha cercato di innestare al suo interno alcuni elementi più personali (seppur siano in stato molto embrionale); il problema è che tale film, seppur discreto, finisce con il subire troppo i paletti imposti dal personaggio.
E' da sottolineare la scarsa importanza data a Jigen e Goemon, che compaiono pochi minuti all'interno della pellicola; anche Fujiko, seppur decisiva in alcuni frangenti, non riesce ad emergere nella storia. Visto l'alto costo e alcuni cambiamenti apportati da Miyazaki, il film non fu un successo al botteghino, riuscendo a malapena a coprire i costi di produzione, ma nel corso del tempo è stato rivalutato dai fan e dalla critica che lo hanno eletto come miglior film sul personaggio. La visione è obbligatoria per i fan di Miyazaki e Lupin, perché, volenti o nolenti (dipende sempre dalla predilezione per tale autore), il film segna l'inizio della carriera di uno dei più influenti registi nel campo dell'animazione.
Cosa si può dire di nuovo di questo film di Lupin III, firmato nel lontano 1979 dal maestro Hayao Miyazaki? Che è un capolavoro al di là del fatto che è un film di Lupin III, ecco cosa! Dall'horror-fantascientifico, spruzzato di satira e humor spinto de "La pietra della saggezza", si passa alla più classica delle avventure romantiche, con un Lupin in giacca verde che, pur di salvare la bella principessa Clarisse dalle mani del perfido conte di Cagliostro, interpreta suo nonno Arsenio, facendolo benissimo (io adoro i telefilm di Arsenio Lupin degli anni'70, senza di essi, non avrei mai amato gli anime di Lupin III). La regia del maestro si sente fin dal primo fotogramma, cosa positiva secondo me. Infinite sono le scene cult, fra tutte, l'inseguimento automobilistico iniziale, che rivedo sempre con piacere. Tre edizioni italiane, l'ultima cinematografica del 2007, con Roberto del Giudice e soci. 10 e lode.
Era il lontano 1979 quando in Giappone usciva "Lupin Il Castello di Cagliostro", un film d'animazione che passerà alla storia sia come il miglior lungometraggio sul ladro gentiluomo, ma sicuramente anche come uno dei migliori dell'animazione giapponese in generale. E ovviamente non poteva non essere diretto da uno dei più grandi registi: Hayao Miyazaki. Insomma, un nome, una garanzia.
Parliamo ora della storia, che seppur avendo una trama classicissima e già vista e rivista riesce sempre a divertire e ad appassionare: Lupin vuole derubare un ricchissimo falsario, il Conte di Cagliostro, e incontra una bellissima ragazza, Clarisse, tenuta prigioniera dal conte, che la vuole sposare per diventare il padrone di un piccolo, ma ricchissimo stato. E ovviamente non possono mancare i due inseparabili compagni di Lupin: Jigen e Goemon, i quali si riveleranno fondamentali per il raggiungimento della missione. Non mancheranno anche l'amica/nemica di Lupin, Fujiko, e il simpaticissimo Zenigata, che cerca sempre, ma con poca fortuna, di acciuffare Lupin.
La trama, come già detto, non spicca certo per originalità, ma è talmente ben curata che è impossibile annoiarsi; non mancheranno colpi di scena, sparatorie e inseguimenti in macchina. Dopo aver brevemente accennato la trama passiamo al lato tecnico, che risulta un qualcosa di strabiliante: iniziando dai disegni, che sono sempre fantastici, i fondali, gli sfondi e gli ambienti interni al castello sono talmente ben disegnati che mi è capitato di fermare il film per contemplare quei magnifici disegni. Anche le musiche, che normalmente sono già belle nelle serie TV, quindi danno il loro meglio; Yūji Ōno dà il meglio di se stesso creando musiche ben ispirate e sempre ben inserite nel contesto. Parliamo ora di un piccolo dettaglio, ovvero il doppiaggio italiano. Esistono infatti ben tre diversi doppiaggi italiani, ma quella che vi consiglio è la terza e ultima uscita, infatti sono presenti tutti i doppiatori storici e rispetto alle versioni precedenti non sono presenti errori di traduzione.
Il mio consiglio è quindi di andarvi a vedere questo meraviglioso anime, anche se non siete degli appassionati del ladro gentiluomo. Buona Visione.
Parliamo ora della storia, che seppur avendo una trama classicissima e già vista e rivista riesce sempre a divertire e ad appassionare: Lupin vuole derubare un ricchissimo falsario, il Conte di Cagliostro, e incontra una bellissima ragazza, Clarisse, tenuta prigioniera dal conte, che la vuole sposare per diventare il padrone di un piccolo, ma ricchissimo stato. E ovviamente non possono mancare i due inseparabili compagni di Lupin: Jigen e Goemon, i quali si riveleranno fondamentali per il raggiungimento della missione. Non mancheranno anche l'amica/nemica di Lupin, Fujiko, e il simpaticissimo Zenigata, che cerca sempre, ma con poca fortuna, di acciuffare Lupin.
La trama, come già detto, non spicca certo per originalità, ma è talmente ben curata che è impossibile annoiarsi; non mancheranno colpi di scena, sparatorie e inseguimenti in macchina. Dopo aver brevemente accennato la trama passiamo al lato tecnico, che risulta un qualcosa di strabiliante: iniziando dai disegni, che sono sempre fantastici, i fondali, gli sfondi e gli ambienti interni al castello sono talmente ben disegnati che mi è capitato di fermare il film per contemplare quei magnifici disegni. Anche le musiche, che normalmente sono già belle nelle serie TV, quindi danno il loro meglio; Yūji Ōno dà il meglio di se stesso creando musiche ben ispirate e sempre ben inserite nel contesto. Parliamo ora di un piccolo dettaglio, ovvero il doppiaggio italiano. Esistono infatti ben tre diversi doppiaggi italiani, ma quella che vi consiglio è la terza e ultima uscita, infatti sono presenti tutti i doppiatori storici e rispetto alle versioni precedenti non sono presenti errori di traduzione.
Il mio consiglio è quindi di andarvi a vedere questo meraviglioso anime, anche se non siete degli appassionati del ladro gentiluomo. Buona Visione.
E non 'Caligostro' come si intravede su un quotidiano in una sequenza del film, i Giapponesi non si smentiscono quando si tratta di fare strafalcioni sulla nostra lingua.
Dopo una rapina in un grande casinò, Lupin, accompagnato da Jigen, si rende conto che tutte le banconote rubate sono false. Decide così di recarsi nel paese di Cagliostro (stato immaginario, si suppone ai confini con l'Italia, sulle Alpi), dove è convinto che vengano falsificate le banconote. Superato il confine però, la coppia s'imbatte in una Citroen 2CV con a bordo una fanciulla in abito da sposa, inseguita da tipacci armati.
Dopo un rocambolesco inseguimento con la sua Fiat 500, Lupin riesce a salvarla, ma entrambi cadono in un burrone e la ragazza cade di nuovo nelle mani del Conte di Cagliostro, intento a sposarla per impadronirsi del tesoro della sua famiglia. Lupin ha tutta l'intenzione di rovinare i piani del malvagio Conte, ma l'impresa sarà tutt'altro che semplice, il castello di Cagliostro nasconde molti segreti e come se non bastasse arriva sul posto il suo eterno rivale Zenigata e l'immancabile Fujiko, introdottasi come segretaria nel castello per impadronirsi delle matrici con le quali vengono prodotte le banconote. Lupin ha però dalla sua parte l'astuzia e i suoi fidati compagni Jigen e Goemon.
Secondo lungometraggio cinematografico dedicato al mitico ladro gentiluomo, dopo "La pietra della saggezza" (1978), "Il Castello di Cagliostro" è considerato, dalla critica come dal pubblico, il migliore tra i vari film dedicati a Lupin III, primo lungometraggio animato a ricevere un riconoscimento al festival del cinema di Cannes nel 1980.
Alla regia viene chiamato nientemeno che Hayao Miyazaki, che già aveva diretto alcuni episodi delle prime due serie tv reinventando il personaggio creato da Monkey Punch. Miyazaki consegna definitivamente al mondo il 'suo' Lupin, quello ironico e divertente, lontano dal ladro cinico e grottesco del manga originale, aggiungendo inoltre una buona dose di romanticismo quasi fiabesco, in particolare nella splendida scena che vede Lupin intrufolarsi nella camera di Clarisse. Fiabesca è anche l'ambientazione, curata nei minimi particolari; il castello è uno spettacolo di architettura, così come i paesaggi attorno, il tutto accompagnato da un'ottima colonna sonora di Yuji Ohno - il tema musicale è storia.
La realizzazione tecnica è assolutamente perfetta, la sequenza dell'inseguimento lascia ancora oggi a bocca aperta per fluidità di animazioni e ritmo sostenuto e il regista non si lascia sfuggire l'immancabile sequenza di volo, seppur breve, presente in ogni suo film a venire.
In Italia ci ritroviamo con due differenti doppiaggi. Il primo, Yamato Video, non ha le voci 'classiche' che abbiamo imparato a conoscere in televisione e vanta inoltre diversi errori, alcuni anche assurdi - il vescovo diventa Papa, le rovine sommerse addirittura la città di Roma! Un secondo poi, del 2007, più fedele e con la voce del doppiatore storico di Lupin, Roberto Del Giudice, qui nella sua ultima interpretazione.
Questo è un film che non può mancare nella collezione di qualunque appassionato; nessuno dei seguenti film cinematografici (sei, gli altri sono tutti OAV e special tv) riuscirà a eguagliarlo, non sarà il Lupin di Monkey Punch, ma è il Lupin che il mondo ama al quale non rinuncerà mai.
Dopo una rapina in un grande casinò, Lupin, accompagnato da Jigen, si rende conto che tutte le banconote rubate sono false. Decide così di recarsi nel paese di Cagliostro (stato immaginario, si suppone ai confini con l'Italia, sulle Alpi), dove è convinto che vengano falsificate le banconote. Superato il confine però, la coppia s'imbatte in una Citroen 2CV con a bordo una fanciulla in abito da sposa, inseguita da tipacci armati.
Dopo un rocambolesco inseguimento con la sua Fiat 500, Lupin riesce a salvarla, ma entrambi cadono in un burrone e la ragazza cade di nuovo nelle mani del Conte di Cagliostro, intento a sposarla per impadronirsi del tesoro della sua famiglia. Lupin ha tutta l'intenzione di rovinare i piani del malvagio Conte, ma l'impresa sarà tutt'altro che semplice, il castello di Cagliostro nasconde molti segreti e come se non bastasse arriva sul posto il suo eterno rivale Zenigata e l'immancabile Fujiko, introdottasi come segretaria nel castello per impadronirsi delle matrici con le quali vengono prodotte le banconote. Lupin ha però dalla sua parte l'astuzia e i suoi fidati compagni Jigen e Goemon.
Secondo lungometraggio cinematografico dedicato al mitico ladro gentiluomo, dopo "La pietra della saggezza" (1978), "Il Castello di Cagliostro" è considerato, dalla critica come dal pubblico, il migliore tra i vari film dedicati a Lupin III, primo lungometraggio animato a ricevere un riconoscimento al festival del cinema di Cannes nel 1980.
Alla regia viene chiamato nientemeno che Hayao Miyazaki, che già aveva diretto alcuni episodi delle prime due serie tv reinventando il personaggio creato da Monkey Punch. Miyazaki consegna definitivamente al mondo il 'suo' Lupin, quello ironico e divertente, lontano dal ladro cinico e grottesco del manga originale, aggiungendo inoltre una buona dose di romanticismo quasi fiabesco, in particolare nella splendida scena che vede Lupin intrufolarsi nella camera di Clarisse. Fiabesca è anche l'ambientazione, curata nei minimi particolari; il castello è uno spettacolo di architettura, così come i paesaggi attorno, il tutto accompagnato da un'ottima colonna sonora di Yuji Ohno - il tema musicale è storia.
La realizzazione tecnica è assolutamente perfetta, la sequenza dell'inseguimento lascia ancora oggi a bocca aperta per fluidità di animazioni e ritmo sostenuto e il regista non si lascia sfuggire l'immancabile sequenza di volo, seppur breve, presente in ogni suo film a venire.
In Italia ci ritroviamo con due differenti doppiaggi. Il primo, Yamato Video, non ha le voci 'classiche' che abbiamo imparato a conoscere in televisione e vanta inoltre diversi errori, alcuni anche assurdi - il vescovo diventa Papa, le rovine sommerse addirittura la città di Roma! Un secondo poi, del 2007, più fedele e con la voce del doppiatore storico di Lupin, Roberto Del Giudice, qui nella sua ultima interpretazione.
Questo è un film che non può mancare nella collezione di qualunque appassionato; nessuno dei seguenti film cinematografici (sei, gli altri sono tutti OAV e special tv) riuscirà a eguagliarlo, non sarà il Lupin di Monkey Punch, ma è il Lupin che il mondo ama al quale non rinuncerà mai.
Che bello, ci sono tutti, non manca proprio nessuno! Ci sono Jigen, con la sua inseparabile pistola, e Goemon, samurai tanto bravo con la spada quanto parco di parole, e ci sono anche Zenigata, nevrotico ispettore di polizia, e Fujiko, rapinatrice doppiogiochista dal fascino ammaliante, e, naturalmente, c'è pure lui, Lupin, il mitico e inafferrabile ladro gentiluomo che si fa continuamente beffe del suddetto ispettore Zenigata.
Dopo aver rapinato un casinò, Lupin e Jigen si accorgono che i soldi del malloppo sono falsi. Le banconote contraffatte che minacciano la stabilità dell'economia mondiale sono opera del conte di Cagliostro, e così i nostri due eroi, dopo avere seminato la polizia che dava loro la caccia, decidono di partire, a bordo della mitica 500 gialla, in direzione del paese che porta il medesimo nome del malvagio contraffattore, con l'obiettivo di rubargli le preziose matrici con le quali fabbrica i soldi falsi. Oltre a rubare le matrici, Lupin cercherà anche di impedire che il conte convoli a nozze con la bella principessa Clarisse, che il crudele falsario tiene prigioniera nel suo castello.
Date i personaggi sopra citati in mano a un maestro del cinema come Hayao Miyazaki e il gioco è fatto. Tra l'altro, questo "Lupin III: il castello di Cagliostro" è il primo lungometraggio del maestro giapponese, realizzato esattamente trentadue anni fa; ma nonostante siano già passati tre decenni, il film conserva ancora intatto tutto il suo strabiliante fascino.
Ci sono molti pregi (e praticamente nessun difetto) in questo brillante esordio, e anche alcune cose che ricorreranno spesso nelle pellicole successive del regista. Ad esempio, qui appare evidente la sua passione per gli aeroplani, a cui dedicherà un intero film, "Porco rosso", che uscirà nel paese del Sol Levante nel '92.
Il tratto del disegno è accattivante, il ritmo dell'azione sempre sostenuto, tanto da non concedere neanche un attimo di tregua allo spettatore già dall'incipit: guardate che inseguimento quello della polizia che tenta di arrestare Lupin e Jigen dopo che questi ultimi due hanno svaligiato un casinò. Le invenzioni narrative e visive sono profuse a getto continuo, e i caratteri dei personaggi sono delineati alla perfezione, con la sola eccezione di quello di Goemon, il cui ruolo appare un po' sacrificato, dal momento che lo stesso rimane ai margini della storia.
Il Castello di Cagliostro è un cocktail (quasi) perfetto di azione, mistero e magia: vedere questo film è un po' come tornare bambini, quando si guardava la serie di Lupin in televisione; grazie al genio di Miyazaki, però, tutto è diventato ancora più bello in questo meraviglioso lungometraggio, che se non è un capolavoro, poco ci manca. Perfino Steven Spielberg rimase rapito dalla bellezza di tale film quando venne proiettato al Festival di Cannes del 1980. Guardando "Lupin III: il castello di Cagliostro", ci si diverte, ci si commuove e ci si emoziona. Grazie, Miyazaki, per averci regalato questa gemma.
Dopo aver rapinato un casinò, Lupin e Jigen si accorgono che i soldi del malloppo sono falsi. Le banconote contraffatte che minacciano la stabilità dell'economia mondiale sono opera del conte di Cagliostro, e così i nostri due eroi, dopo avere seminato la polizia che dava loro la caccia, decidono di partire, a bordo della mitica 500 gialla, in direzione del paese che porta il medesimo nome del malvagio contraffattore, con l'obiettivo di rubargli le preziose matrici con le quali fabbrica i soldi falsi. Oltre a rubare le matrici, Lupin cercherà anche di impedire che il conte convoli a nozze con la bella principessa Clarisse, che il crudele falsario tiene prigioniera nel suo castello.
Date i personaggi sopra citati in mano a un maestro del cinema come Hayao Miyazaki e il gioco è fatto. Tra l'altro, questo "Lupin III: il castello di Cagliostro" è il primo lungometraggio del maestro giapponese, realizzato esattamente trentadue anni fa; ma nonostante siano già passati tre decenni, il film conserva ancora intatto tutto il suo strabiliante fascino.
Ci sono molti pregi (e praticamente nessun difetto) in questo brillante esordio, e anche alcune cose che ricorreranno spesso nelle pellicole successive del regista. Ad esempio, qui appare evidente la sua passione per gli aeroplani, a cui dedicherà un intero film, "Porco rosso", che uscirà nel paese del Sol Levante nel '92.
Il tratto del disegno è accattivante, il ritmo dell'azione sempre sostenuto, tanto da non concedere neanche un attimo di tregua allo spettatore già dall'incipit: guardate che inseguimento quello della polizia che tenta di arrestare Lupin e Jigen dopo che questi ultimi due hanno svaligiato un casinò. Le invenzioni narrative e visive sono profuse a getto continuo, e i caratteri dei personaggi sono delineati alla perfezione, con la sola eccezione di quello di Goemon, il cui ruolo appare un po' sacrificato, dal momento che lo stesso rimane ai margini della storia.
Il Castello di Cagliostro è un cocktail (quasi) perfetto di azione, mistero e magia: vedere questo film è un po' come tornare bambini, quando si guardava la serie di Lupin in televisione; grazie al genio di Miyazaki, però, tutto è diventato ancora più bello in questo meraviglioso lungometraggio, che se non è un capolavoro, poco ci manca. Perfino Steven Spielberg rimase rapito dalla bellezza di tale film quando venne proiettato al Festival di Cannes del 1980. Guardando "Lupin III: il castello di Cagliostro", ci si diverte, ci si commuove e ci si emoziona. Grazie, Miyazaki, per averci regalato questa gemma.
Il mito di Lupin in "giacca verde" sbarca in sala
Impossibile parlare di anime senza pensare anche solo per un istante al fenomeno di culto Lupin III, personaggio creato da Monkey Punch che, per fama e popolarità, ha superato di gran lunga il suo stesso ispiratore, quell'Arsène Lupin nato dalla penna del romanziere francese Maurice Leblanc. Questo lungometraggio del 1979, esordio alla regia di Hayao Miyazaki, segna la prima e ultima apparizione nelle sale cinematografiche del ladro gentiluomo in giacca verde, "divisa" che contraddistingue la storica prima serie di Lupin (1971-72) curata dallo stesso Miyazaki e da Isao Takahata.
Dopo la scoppiettante intro a bordo della fiammante Fiat 500 gialla, seguiremo le gesta del nostro eroe fra le pieghe di un losco affare internazionale ambientato in un paradiso fiscale nel cuore della vecchia Europa.
In questo film Miyazaki non ci fa mancare nulla delle tipicità della serie pur connotandole con la sua personale grammatica filmica: personaggi caratterizzati e affascinanti (su tutti la romantica Clarisse), coinvolgente spirito di avventura, gag esilaranti mai sopra le righe, sorprendenti invenzioni sceniche, improbabili e immaginifici marchingegni, tanta azione iperbolica e un pizzico di sentimentalismo. Vengono estromesse le allusioni sessuali e le scene di nudo che caratterizzano gli esordi del manga, per una fruizione destinata a un più ampio target di pubblico. Insomma, tutto quanto si può chiedere a un Lupin con la grazia, il garbo e la classe registica di un Miyazaki.
Le musiche sono sobrie ed eleganti con improvvisi cambi di registro in linea con le scene più concitate e gli immancabili spunti di comicità. Il melodico tema principale è romantico e sognante quanto basta per regalarci un'atmosfera degna del nostro beniamino, mentre il classico tema della serie fa capolino in un paio di scene d'azione. Le scenografie e i fondali sono molto ben curati e dettagliati, presentano paesaggi pittoreschi e suggestivi scorci di ruderi medievali venati di fantasy che diventeranno marchi di fabbrica di un certo cinema "miyazakiano". Anche le animazioni, nonostante il peso degli anni e la totale assenza di CGI, fanno ancora bella mostra di sé con efficacia e grande senso di fluidità, quanto di meglio si possa chiedere alla tecnica tradizionale, basata esclusivamente sul talento e sulla maestria di disegnatori e intercalatori.
Nella sterminata produzione concernente l'universo di Lupin & Co., "Il castello di Cagliostro" emerge senz'altro per originalità della trama ed estrema cura nella messa in scena. Pur rimanendo fedele allo spirito della serie, Miyazaki, con questo folgorante esordio nel cinema, riesce a infondere la sua personale impronta stilistica e il suo particolare linguaggio che caratterizzerà la sua filmografia a venire.
Il Castello di Cagliostro è un film ormai "classico" che entra nella storia dell'animazione consacrando al culto il personaggio di Lupin e fa conoscere al mondo il genio artistico di Miyazaki: imperdibile per appassionati e neofiti.
Impossibile parlare di anime senza pensare anche solo per un istante al fenomeno di culto Lupin III, personaggio creato da Monkey Punch che, per fama e popolarità, ha superato di gran lunga il suo stesso ispiratore, quell'Arsène Lupin nato dalla penna del romanziere francese Maurice Leblanc. Questo lungometraggio del 1979, esordio alla regia di Hayao Miyazaki, segna la prima e ultima apparizione nelle sale cinematografiche del ladro gentiluomo in giacca verde, "divisa" che contraddistingue la storica prima serie di Lupin (1971-72) curata dallo stesso Miyazaki e da Isao Takahata.
Dopo la scoppiettante intro a bordo della fiammante Fiat 500 gialla, seguiremo le gesta del nostro eroe fra le pieghe di un losco affare internazionale ambientato in un paradiso fiscale nel cuore della vecchia Europa.
In questo film Miyazaki non ci fa mancare nulla delle tipicità della serie pur connotandole con la sua personale grammatica filmica: personaggi caratterizzati e affascinanti (su tutti la romantica Clarisse), coinvolgente spirito di avventura, gag esilaranti mai sopra le righe, sorprendenti invenzioni sceniche, improbabili e immaginifici marchingegni, tanta azione iperbolica e un pizzico di sentimentalismo. Vengono estromesse le allusioni sessuali e le scene di nudo che caratterizzano gli esordi del manga, per una fruizione destinata a un più ampio target di pubblico. Insomma, tutto quanto si può chiedere a un Lupin con la grazia, il garbo e la classe registica di un Miyazaki.
Le musiche sono sobrie ed eleganti con improvvisi cambi di registro in linea con le scene più concitate e gli immancabili spunti di comicità. Il melodico tema principale è romantico e sognante quanto basta per regalarci un'atmosfera degna del nostro beniamino, mentre il classico tema della serie fa capolino in un paio di scene d'azione. Le scenografie e i fondali sono molto ben curati e dettagliati, presentano paesaggi pittoreschi e suggestivi scorci di ruderi medievali venati di fantasy che diventeranno marchi di fabbrica di un certo cinema "miyazakiano". Anche le animazioni, nonostante il peso degli anni e la totale assenza di CGI, fanno ancora bella mostra di sé con efficacia e grande senso di fluidità, quanto di meglio si possa chiedere alla tecnica tradizionale, basata esclusivamente sul talento e sulla maestria di disegnatori e intercalatori.
Nella sterminata produzione concernente l'universo di Lupin & Co., "Il castello di Cagliostro" emerge senz'altro per originalità della trama ed estrema cura nella messa in scena. Pur rimanendo fedele allo spirito della serie, Miyazaki, con questo folgorante esordio nel cinema, riesce a infondere la sua personale impronta stilistica e il suo particolare linguaggio che caratterizzerà la sua filmografia a venire.
Il Castello di Cagliostro è un film ormai "classico" che entra nella storia dell'animazione consacrando al culto il personaggio di Lupin e fa conoscere al mondo il genio artistico di Miyazaki: imperdibile per appassionati e neofiti.
I film di Lupin non mi hanno mai interessato troppo, ma visto che di mezzo c'era il Maestro Miyazaki ho deciso di vederlo, "Il Castello di Cagliostro". L'ho trovato stupendo, davvero bello. Come ogni film del maestro scorre benissimo, quasi non ci si rende conto del tempo che passa. Per non parlare degli sfondi e anche a delle azioni fatte da lupin, molto nello stile di Hayao. "Il Castello di Cagliostro" è un film che rivedrei anche altre volte, cosa rara per me, il che identifica come ottimo un film per i miei parametri.
Consigliato a tutti. Davvero un film da vedere.
Consigliato a tutti. Davvero un film da vedere.
"Lupin III - Il Castello di Cagliostro" secondo me è il miglior prodotto su Lupin III insieme al primo film "la pietra della saggezza".
Nel film, Lupin III e Jigen hanno appena compiuto con successo il furto in una banca, ma poi scoprono che il denaro è falso e decidono d'indagare. L'indagine li porterà ad affrontare il temibile conte di Cagliostro, che produce denaro falso come tutta la sua famiglia dai tempi del medioevo.
Ma il secondo scopo di Lupin è vendicarsi di un torto subìto proprio dal conte anni fa, quando tentò di rubargli un misterioso tesoro, nascosto nel castello.
Per riuscirci Lupin e soci devono rapire la bella principessa Clarisse, che è tenuto prigioniera dal conte.
L'animazione è antiquata ma piacevole, mentre la storia si allontana dalle storie originali, decisamente più rocambolesche e a sfondo erotico (in questo film non vi è alcun riferimento al sesso), e presenta un Lupin decisamente più addolcito e galante rispetto a quello del manga o della prima serie.
Stupendi ho trovato gli scenari fiabeschi, decisamente diversi dalle grandi città in cui spesso capitano Lupin e co., con delle montagne molto simili a quelle di Heidi. Del resto, in Heidi, Miyazaki si era occupato appunto degli sfondi.
Ci sono tre doppiaggi italiani di questo film, uno del 1984 per la TV, uno degli anni '90 per il mercato home-video e un altro del 2007 per il cinema.
Quello cinematografico è l'unico che abbia il cast ufficiale completo, ma a ogni modo è fatto molto bene anche quello degli anni '90, e sarebbe interessante vederlo pure con quello TV anni '90.
"Lupin III - Il Castello di Cagliostro" è un ottimo film, anche se il "vero Lupin" rimane quello del primo film e della prima serie.
Per non parlare poi della colonna sonora, qualcosa di romantico e poetico da fare venire i brividi.
L'unica nota dolente è il fatto che, purtroppo, il miglior film su Lupin ha come protagonista solo, appunto, Lupin, mentre sono messi molto in secondo piano gli altri personaggi, a parte forse Zenigata. Peccato, meritano davvero un po' di protagonismo.
Nel film, Lupin III e Jigen hanno appena compiuto con successo il furto in una banca, ma poi scoprono che il denaro è falso e decidono d'indagare. L'indagine li porterà ad affrontare il temibile conte di Cagliostro, che produce denaro falso come tutta la sua famiglia dai tempi del medioevo.
Ma il secondo scopo di Lupin è vendicarsi di un torto subìto proprio dal conte anni fa, quando tentò di rubargli un misterioso tesoro, nascosto nel castello.
Per riuscirci Lupin e soci devono rapire la bella principessa Clarisse, che è tenuto prigioniera dal conte.
L'animazione è antiquata ma piacevole, mentre la storia si allontana dalle storie originali, decisamente più rocambolesche e a sfondo erotico (in questo film non vi è alcun riferimento al sesso), e presenta un Lupin decisamente più addolcito e galante rispetto a quello del manga o della prima serie.
Stupendi ho trovato gli scenari fiabeschi, decisamente diversi dalle grandi città in cui spesso capitano Lupin e co., con delle montagne molto simili a quelle di Heidi. Del resto, in Heidi, Miyazaki si era occupato appunto degli sfondi.
Ci sono tre doppiaggi italiani di questo film, uno del 1984 per la TV, uno degli anni '90 per il mercato home-video e un altro del 2007 per il cinema.
Quello cinematografico è l'unico che abbia il cast ufficiale completo, ma a ogni modo è fatto molto bene anche quello degli anni '90, e sarebbe interessante vederlo pure con quello TV anni '90.
"Lupin III - Il Castello di Cagliostro" è un ottimo film, anche se il "vero Lupin" rimane quello del primo film e della prima serie.
Per non parlare poi della colonna sonora, qualcosa di romantico e poetico da fare venire i brividi.
L'unica nota dolente è il fatto che, purtroppo, il miglior film su Lupin ha come protagonista solo, appunto, Lupin, mentre sono messi molto in secondo piano gli altri personaggi, a parte forse Zenigata. Peccato, meritano davvero un po' di protagonismo.
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
Lupin III - Il castello di Cagliostro è un film del 1979, diretto da Hayao Miyazaki e disegnato dal creatore della serie Monkey Punch. Il film fu prodotto in Giappone nel 1979, mentre in Italia andò in onda nel 1984.
In questo film Lupin vuole svelare il mistero riguardante un famoso falsario di banconote false nel castello di Cagliostro, il più piccolo paese del mondo. Lì sta per compiersi un matrimonio tra la principessa Clarisse e il conte di Cagliostro. Quest'ultimo è intenzionato a impossessarsi del tesoro di famiglia, come membro della dinastia dei caproni, riunendo il suo anello con quello di Clarisse.
Infiltrata al castello c'è anche Fujiko, che è lì per gli stessi fini. Arriva anche Zenigata, ma il conte se ne sbarazza. Allora l'ispettore fa "coppia" con Lupin per contrastare il conte e fuggire. Durante la fuga, per salvare Clarisse, Lupin viene ferito dal conte, ma viene portato via da Fujiko e da Goemon con Jigen. Lupin si riprende e decide di fare la sua grande entrata durante il matrimonio, infatti si traveste da papa riuscendo così a salvare Clarisse, che ora è libera e lo è anche il suo regno. Lupin così la lascia per partire per altre avventure.
La storia è molto ben fatta. Il design è la grafica sono per me eccezionali, infatti si capisce lontano un miglio che questo film è stato diretto da un personaggio illustre in campo di cinematografia animata come Hayao Miyazaki. I disegni li reputo stupendi, ammettendo pure che sono vecchi, con una particolare attenzione per i particolari che li rendono caratteristici e piacevoli. Tutto ciò rende questo film, a mio avviso, uno dei migliori che siano mai stati fatti su Lupin III, anche se gli ultimi sono più moderni in disegno e grafica.
Molto belli sono gli inseguimenti in macchina che caratterizzano questo film, e soprattutto è bellissima la cinquecento gialla di Lupin! Il film è molto entusiasmante e coinvolgente perché mischia scene d'azione a scene umoristiche - il piacevole umorismo che è tipico di Lupin. Il Castello di Cagliostro è un film veramente consigliato per chi è amante di questa serie eccezionale, perché è davvero una delle migliori opere riferite alla serie, ma è consigliato anche a chiunque, perché ha una storia coinvolgente ma anche molto piacevole. Imperdibile!
Lupin III - Il castello di Cagliostro è un film del 1979, diretto da Hayao Miyazaki e disegnato dal creatore della serie Monkey Punch. Il film fu prodotto in Giappone nel 1979, mentre in Italia andò in onda nel 1984.
In questo film Lupin vuole svelare il mistero riguardante un famoso falsario di banconote false nel castello di Cagliostro, il più piccolo paese del mondo. Lì sta per compiersi un matrimonio tra la principessa Clarisse e il conte di Cagliostro. Quest'ultimo è intenzionato a impossessarsi del tesoro di famiglia, come membro della dinastia dei caproni, riunendo il suo anello con quello di Clarisse.
Infiltrata al castello c'è anche Fujiko, che è lì per gli stessi fini. Arriva anche Zenigata, ma il conte se ne sbarazza. Allora l'ispettore fa "coppia" con Lupin per contrastare il conte e fuggire. Durante la fuga, per salvare Clarisse, Lupin viene ferito dal conte, ma viene portato via da Fujiko e da Goemon con Jigen. Lupin si riprende e decide di fare la sua grande entrata durante il matrimonio, infatti si traveste da papa riuscendo così a salvare Clarisse, che ora è libera e lo è anche il suo regno. Lupin così la lascia per partire per altre avventure.
La storia è molto ben fatta. Il design è la grafica sono per me eccezionali, infatti si capisce lontano un miglio che questo film è stato diretto da un personaggio illustre in campo di cinematografia animata come Hayao Miyazaki. I disegni li reputo stupendi, ammettendo pure che sono vecchi, con una particolare attenzione per i particolari che li rendono caratteristici e piacevoli. Tutto ciò rende questo film, a mio avviso, uno dei migliori che siano mai stati fatti su Lupin III, anche se gli ultimi sono più moderni in disegno e grafica.
Molto belli sono gli inseguimenti in macchina che caratterizzano questo film, e soprattutto è bellissima la cinquecento gialla di Lupin! Il film è molto entusiasmante e coinvolgente perché mischia scene d'azione a scene umoristiche - il piacevole umorismo che è tipico di Lupin. Il Castello di Cagliostro è un film veramente consigliato per chi è amante di questa serie eccezionale, perché è davvero una delle migliori opere riferite alla serie, ma è consigliato anche a chiunque, perché ha una storia coinvolgente ma anche molto piacevole. Imperdibile!
A me il Castello di Cagliostro non è piaciuto, non solo per i disegni che sono del 1979, quindi non confrontabili con quelli di adesso, ma anche per la trama. La trama è poco sviluppata, banale e poco coinvolgente. Nulla da dire sul doppiaggio, in cui presta la sua voce il grandissimo Roberto Del Giudice, e questo, nella versione ridoppiata del 2007, è il suo ultimo film.
Mi sarei aspettato di più da un grande regista come Miyazaki.
Questo film è uscito in Italia al cinema nel 2007 grazie alla Mikado; ha guadagnato solamente 34 mila euro e, contando che in Italia siamo 58 milioni, non sono decisamente molti.
Il mio voto complessivo è 4,5.
Mi sarei aspettato di più da un grande regista come Miyazaki.
Questo film è uscito in Italia al cinema nel 2007 grazie alla Mikado; ha guadagnato solamente 34 mila euro e, contando che in Italia siamo 58 milioni, non sono decisamente molti.
Il mio voto complessivo è 4,5.
<b>Attenzione! Contiene possibili spoiler!</b>
Lupin III e il suo fidato Jigen, mentre stanno scappando a bordo di una Fiat 500 dopo avere derubato un casinò, scoprono che l’intera refurtiva è contraffatta. Anni prima, quando era ancora un ladro alle prime armi, Lupin era stato quasi ucciso mentre cercava l’origine delle “banconote del caprone”; così decide che è ora di riprovarci, e quindi si dirige verso il presunto luogo da dove provengono le banconote, il principato di Cagliostro.
Poco dopo il loro arrivo, i due ladri salvano una giovane ragazza vestita da sposa da un gruppo di delinquenti dopo un entusiasmante inseguimento in macchina; purtroppo però alla fine lei viene comunque catturata. Si scopre in seguito che lei è Clarisse, principessa di Cagliostro, e che è obbligata a sposare il Conte, che governa il paese; il Conte vuole recuperare l’antico tesoro della famiglia Cagliostro, e per fare ciò ha bisogno dell’anello della principessa.
Lupin quindi cercherà in tutti i modi di salvare la bella Clarisse, e per fare ciò chiederà aiuto al fidato spadaccino Goemon, nonché al buon vecchio ispettore Zenigata, che arriverà a Cagliostro dopo che il ladro gentiluomo avrà fatto il classico annuncio di sfida al Conte.
Il Lupin di questo film è un po’ diverso dal solito: non è il classico cascamorto che sbava davanti a ogni bella ragazza che vede, e non pensa solo a se stesso, me è tutto il contrario; infatti il suo obiettivo primario non è recuperare il tesoro dei Cagliostro, ma salvare Clarisse. E' molto più gentiluomo che ladro, tanto che l’unica cosa che ruberà sarà il cuore della giovane principessa.
Jigen e Goemon conservano il loro solito atteggiamento, ma non hanno un ruolo preponderante; potrebbero essere considerati quasi alla stregua di personaggi secondari.
Fujiko, che si è fatta bionda per l’occasione, si sarà (come suo solito) già infiltrata nel castello, e ovviamente farà i suoi comodi fino alla fine, ma anche stavolta il suo intervento sarà provvidenziale per aiutare il buon Lupin.
Clarisse rispecchia molto bene il tipo della principessa: è giovane, molto bella (i suoi occhioni azzurrissimi sono meravigliosi), candida e pura - infatti viene presentata indossando il classico vestito bianco da sposa -, e attende il suo destino funesto in un’alta ed inespugnabile torre. A salvarla però non sarà un principe azzurro, ma un ladro, anzi, un “signor ladro”; è così chiamerà Lupin per tutto il tempo, in segno di gratitudine.
Clarisse però non è inerte come le principesse delle fiabe, che aspettano solo di essere salvate; lei non si arrende mai, non ha paura, cerca sempre di opporsi al Conte, tanto che l’unico modo per tenerla a bada è quello di drogarla.
Il Conte è un truffatore di professione, è avido, tratta i servi come bestie, non mantiene le promesse… è il prototipo dell’uomo malvagio fino al midollo, però conserva un certo fascino.
Ma il vero protagonista del film è il castello: è grande, imponente, con un giardino meraviglioso, e ricco di fontane che sfruttano l’intricatissimo acquedotto romano sottostante; peccato che il giardino come tutto il castello sia disseminato di trappole mortali, che uccidono all’istante, o fanno precipitare in un macabro sotterraneo. Ciò dimostra come anche un luogo bellissimo possa diventare terrificante se in mani malvagie come quelle del Conte; la doppia faccia del castello è una delle cose che mi hanno colpito di più, come il tesoro che esso nasconde: questo lascerà di stucco i protagonisti e gli spettatori, che lo ammireranno estasiati.
Questo film, prima regia di Hayao Miyazaki, rispetta bene la tradizione “lupinesca”: ci sarà tantissima azione, con scene spettacolari come l’inseguimento in macchina o il matrimonio; ci saranno botte, spari, tensione, e ovviamente non può mancare una buona dose di umorismo, nonché di amore e riflessione.
Lupin III e il suo fidato Jigen, mentre stanno scappando a bordo di una Fiat 500 dopo avere derubato un casinò, scoprono che l’intera refurtiva è contraffatta. Anni prima, quando era ancora un ladro alle prime armi, Lupin era stato quasi ucciso mentre cercava l’origine delle “banconote del caprone”; così decide che è ora di riprovarci, e quindi si dirige verso il presunto luogo da dove provengono le banconote, il principato di Cagliostro.
Poco dopo il loro arrivo, i due ladri salvano una giovane ragazza vestita da sposa da un gruppo di delinquenti dopo un entusiasmante inseguimento in macchina; purtroppo però alla fine lei viene comunque catturata. Si scopre in seguito che lei è Clarisse, principessa di Cagliostro, e che è obbligata a sposare il Conte, che governa il paese; il Conte vuole recuperare l’antico tesoro della famiglia Cagliostro, e per fare ciò ha bisogno dell’anello della principessa.
Lupin quindi cercherà in tutti i modi di salvare la bella Clarisse, e per fare ciò chiederà aiuto al fidato spadaccino Goemon, nonché al buon vecchio ispettore Zenigata, che arriverà a Cagliostro dopo che il ladro gentiluomo avrà fatto il classico annuncio di sfida al Conte.
Il Lupin di questo film è un po’ diverso dal solito: non è il classico cascamorto che sbava davanti a ogni bella ragazza che vede, e non pensa solo a se stesso, me è tutto il contrario; infatti il suo obiettivo primario non è recuperare il tesoro dei Cagliostro, ma salvare Clarisse. E' molto più gentiluomo che ladro, tanto che l’unica cosa che ruberà sarà il cuore della giovane principessa.
Jigen e Goemon conservano il loro solito atteggiamento, ma non hanno un ruolo preponderante; potrebbero essere considerati quasi alla stregua di personaggi secondari.
Fujiko, che si è fatta bionda per l’occasione, si sarà (come suo solito) già infiltrata nel castello, e ovviamente farà i suoi comodi fino alla fine, ma anche stavolta il suo intervento sarà provvidenziale per aiutare il buon Lupin.
Clarisse rispecchia molto bene il tipo della principessa: è giovane, molto bella (i suoi occhioni azzurrissimi sono meravigliosi), candida e pura - infatti viene presentata indossando il classico vestito bianco da sposa -, e attende il suo destino funesto in un’alta ed inespugnabile torre. A salvarla però non sarà un principe azzurro, ma un ladro, anzi, un “signor ladro”; è così chiamerà Lupin per tutto il tempo, in segno di gratitudine.
Clarisse però non è inerte come le principesse delle fiabe, che aspettano solo di essere salvate; lei non si arrende mai, non ha paura, cerca sempre di opporsi al Conte, tanto che l’unico modo per tenerla a bada è quello di drogarla.
Il Conte è un truffatore di professione, è avido, tratta i servi come bestie, non mantiene le promesse… è il prototipo dell’uomo malvagio fino al midollo, però conserva un certo fascino.
Ma il vero protagonista del film è il castello: è grande, imponente, con un giardino meraviglioso, e ricco di fontane che sfruttano l’intricatissimo acquedotto romano sottostante; peccato che il giardino come tutto il castello sia disseminato di trappole mortali, che uccidono all’istante, o fanno precipitare in un macabro sotterraneo. Ciò dimostra come anche un luogo bellissimo possa diventare terrificante se in mani malvagie come quelle del Conte; la doppia faccia del castello è una delle cose che mi hanno colpito di più, come il tesoro che esso nasconde: questo lascerà di stucco i protagonisti e gli spettatori, che lo ammireranno estasiati.
Questo film, prima regia di Hayao Miyazaki, rispetta bene la tradizione “lupinesca”: ci sarà tantissima azione, con scene spettacolari come l’inseguimento in macchina o il matrimonio; ci saranno botte, spari, tensione, e ovviamente non può mancare una buona dose di umorismo, nonché di amore e riflessione.
Un classico senza tempo diretto in maniera magistrale dal maesto Miyazaki!
Una storia interessante, un character design solido e mai troppo noioso, ambientazione azzeccata e doppiaggio (riedizione del 2007) ai massimi livelli come sempre.
E poi... Lupin è sempre Lupin!
"Ladro una volta, ladro per sempre!"
Una storia interessante, un character design solido e mai troppo noioso, ambientazione azzeccata e doppiaggio (riedizione del 2007) ai massimi livelli come sempre.
E poi... Lupin è sempre Lupin!
"Ladro una volta, ladro per sempre!"
Il secondo lungometraggio dedicato a Lupin III viene rinomato ancora oggi come uno dei più bei film, se non il migliore, di tutta la storia della serie. Ma "Il Castello di Cagliostro" è celebre soprattutto per aver vantato una regia d'eccezione: trattasi di Hayao Miyazaki, e scusate se è poco.
Proiettato al Festival di Cannes nel 1980, il titolo non solo dà sfoggio di una meravigliosa narrazione, avvolta dalle sfumature languide e quasi oniriche delle ambientazioni, ma riesce anzitutto a sbalordire per la realizzazione tecnica eccezionale, quasi impensabile all'epoca.
Molto bello anche l'incipit della trama, che darà vita ad un delizioso racconto: Lupin si reca nel paese di Cagliostro, lo stato più piccolo del mondo, in cui operano i falsari più abili del pianeta. Tra paesaggi europei soleggiati e sfolgoranti di vegetazione, si imbatte in una bella fanciulla in abito da sposa, inseguita da malintenzionati. Lupin si lancia al suo salvataggio, in un memorabile ed emozionante inseguimento a bordo di una Fiat 500! La rocambolesca impresa sembra riuscire, ma poi il ladro cade svenuto e la bella in pericolo è nuovamente nelle mani del Conte di Cagliostro. Già, perchè il piccolissimo principato si trova sotto il dominio di questo malvagio individuo, che ha rapito la dolce Clarice per obbligarla a sposarlo e impadronirsi così del misterioso tesoro del regno. Tocca al ladro gentiluomo fare in modo che non accada...
Da qualunque lato si osservi quest'opera, è ben riconoscibile la mano del Maestro: il character design è morbido ed anche la personalità dei personaggi ne risente, addolcendosi notevolmente, tanto che lo stesso protagonista assume un atteggiamento più romantico del solito.
Per concludere, "Il Castello di Cagliostro" rappresenta una delle prime tappe da segnare sia per la produzione dei titoli legati a Lupin III, sia di quelli creati da Miyazaki-sensei.
Detto chiaramente, si tratta di un capolavoro dell'animazione che qualunque appassionato non dovrebbe perdersi, costi quel che costi.
Proiettato al Festival di Cannes nel 1980, il titolo non solo dà sfoggio di una meravigliosa narrazione, avvolta dalle sfumature languide e quasi oniriche delle ambientazioni, ma riesce anzitutto a sbalordire per la realizzazione tecnica eccezionale, quasi impensabile all'epoca.
Molto bello anche l'incipit della trama, che darà vita ad un delizioso racconto: Lupin si reca nel paese di Cagliostro, lo stato più piccolo del mondo, in cui operano i falsari più abili del pianeta. Tra paesaggi europei soleggiati e sfolgoranti di vegetazione, si imbatte in una bella fanciulla in abito da sposa, inseguita da malintenzionati. Lupin si lancia al suo salvataggio, in un memorabile ed emozionante inseguimento a bordo di una Fiat 500! La rocambolesca impresa sembra riuscire, ma poi il ladro cade svenuto e la bella in pericolo è nuovamente nelle mani del Conte di Cagliostro. Già, perchè il piccolissimo principato si trova sotto il dominio di questo malvagio individuo, che ha rapito la dolce Clarice per obbligarla a sposarlo e impadronirsi così del misterioso tesoro del regno. Tocca al ladro gentiluomo fare in modo che non accada...
Da qualunque lato si osservi quest'opera, è ben riconoscibile la mano del Maestro: il character design è morbido ed anche la personalità dei personaggi ne risente, addolcendosi notevolmente, tanto che lo stesso protagonista assume un atteggiamento più romantico del solito.
Per concludere, "Il Castello di Cagliostro" rappresenta una delle prime tappe da segnare sia per la produzione dei titoli legati a Lupin III, sia di quelli creati da Miyazaki-sensei.
Detto chiaramente, si tratta di un capolavoro dell'animazione che qualunque appassionato non dovrebbe perdersi, costi quel che costi.
Non ho parole per descrivere questo bellissimo lungometraggio dedicato al mio anime preferito di sempre!
Tecnicamente perfetto, disegni stupendi dove si vede benissimo la mano gentile del maestro Miyazaki, ambientazione e storia ai massimi livelli.
Una delle migliori trasposizioni animate di Rupan Sansei di sempre!
Tecnicamente perfetto, disegni stupendi dove si vede benissimo la mano gentile del maestro Miyazaki, ambientazione e storia ai massimi livelli.
Una delle migliori trasposizioni animate di Rupan Sansei di sempre!
Lungometraggio d'animazione che ha segnato l'esordio alla regia di Hayao Miyazaki, "Il Castello di Cagliostro" è forse una delle più deliziose avventure di Lupin III. Pur essendo un'opera di puro intrattenimento (qui le tematiche care al regista vengono appena sfiorate) l'anime si segnala per una delicatezza che manca non solo nelle serie televisive dedicate al "ladro gentiluomo", ma anche in gran parte dei relativi lungometraggi realizzati in seguito. Nella dolcezza e nella forza di Clarissa si può osservare in germe quella femminilità che sarà poi di Nausicaa, di Sophie, di Kiki, di San, e di gran parte delle protagoniste delle opere successive del Maestro. E Lupin, al cospetto della tenera principessa, sveste per una volta i panni del donnaiolo impenitente e assume un tono poetico e romantico che non mostrerà mai più nelle successive avventure cinematografiche. Meravigliosa a questo proposito la scena dell'incontro tra i due, nella torre più alta del castello del Conte. Ma non è solo questo a colpire: la trama è incalzante, come nella migliore tradizione di Lupin, ma è anche ricca di idee spumeggianti e originali che non concedono allo spettatore un attimo di respiro. E il finale, molto elegiaco, è la degna conclusione di un'avventura a tratti fiabesca.
Forse non è un film dai profondi contenuti filosofici, ma sa divertire, e lo fa con garbo e stile.
Tecnicamente vanta una realizzazione molto accurata. Siamo lontani dai fasti del migliore Studio Ghibli, ma il lavoro è onesto, soprattutto nelle animazioni, davvero fluide, nella regia e nella fotografia, come si può facilmente notare in scene come quella iniziale (molto divertente) dell'inseguimento in auto. I fondali non sono fenomenali ma funzionano, e i disegni di alcune location, come le rovine di Cagliostro, possiedono anche un certo fascino.
La colonna sonora è imperniata sui temi della serie, quindi non può brillare per originalità. Ma presenta anche brani di buon impatto, che però forse risentono del passare del tempo e al giorno d'oggi suonano un po' "fuori moda".
Concludo dicendo che non ho mai amato particolarmente i film tratti da serie TV, in particolar modo quelli di "Lupin". "Il Castello di Cagliostro" è però la classica eccezione che conferma la regola. Dedicato a chi cerca la poesia, oltre che l'azione.
Forse non è un film dai profondi contenuti filosofici, ma sa divertire, e lo fa con garbo e stile.
Tecnicamente vanta una realizzazione molto accurata. Siamo lontani dai fasti del migliore Studio Ghibli, ma il lavoro è onesto, soprattutto nelle animazioni, davvero fluide, nella regia e nella fotografia, come si può facilmente notare in scene come quella iniziale (molto divertente) dell'inseguimento in auto. I fondali non sono fenomenali ma funzionano, e i disegni di alcune location, come le rovine di Cagliostro, possiedono anche un certo fascino.
La colonna sonora è imperniata sui temi della serie, quindi non può brillare per originalità. Ma presenta anche brani di buon impatto, che però forse risentono del passare del tempo e al giorno d'oggi suonano un po' "fuori moda".
Concludo dicendo che non ho mai amato particolarmente i film tratti da serie TV, in particolar modo quelli di "Lupin". "Il Castello di Cagliostro" è però la classica eccezione che conferma la regola. Dedicato a chi cerca la poesia, oltre che l'azione.
Il peso degli anni si sente tutto, ma aldilà della grafica che ricorda moltissimo Heidi e delle musiche non proprio eccelse, questo film è piacevolissimo da vedere e scorrevole, oltre che ben fatto!
Una piccola perla di azione, buoni sentimenti, mistero e vivacità che non può deludere i fan di Myazaki e di Lupin, qui più eroe che antieroe e caratterizzato in modo che è impossibile non simpatizzare con lui e con gli altri personaggi (vedi Clarisse e i buoni, vecchi Gigen e Gamon, accompagnati da Fujiko e da un conte veramente contorto e senza scrupoli)!
Un film semplice, ma pieno di colpi di scena e avventure rocambolesche che diverte e rapisce lo spettatore anche se non tratta tematiche profondissime (la storia della ragazza da salvare e Zazà che si allea con Lupin non è proprio una novità, ma è raccontata comunque bene). Consigliato a tutti, da vedere!
Una piccola perla di azione, buoni sentimenti, mistero e vivacità che non può deludere i fan di Myazaki e di Lupin, qui più eroe che antieroe e caratterizzato in modo che è impossibile non simpatizzare con lui e con gli altri personaggi (vedi Clarisse e i buoni, vecchi Gigen e Gamon, accompagnati da Fujiko e da un conte veramente contorto e senza scrupoli)!
Un film semplice, ma pieno di colpi di scena e avventure rocambolesche che diverte e rapisce lo spettatore anche se non tratta tematiche profondissime (la storia della ragazza da salvare e Zazà che si allea con Lupin non è proprio una novità, ma è raccontata comunque bene). Consigliato a tutti, da vedere!
Uno dei film di Lupin III che mi piace di più in assoluto; ne "il castello di Cagliostro", si scambiano d continuo la grande comicità che da sempre inebria il mondo di Lupin, a forti momenti tristi anch'essi un classico di queste storie; dal furto al casinò e la scoperta dei soldi falsi, alla fuga nel castello per rapire la ragazza fino alle torri, sono di sicuro questi i momenti che ricordano l'incredibile genio del più grande ladro di tutti i tempi.
Cosa c'è da dire? La firma di Miyazaki è già abbastanza. Forse falserà la figura del Lupin originale (freddo e calcolatore), creando il Lupin miyazakiano buono, ma se dobbiamo giudicare la qualità allora è altissima. Il passaggio del maestro si nota nel chara design, vicinissimo a quello delle altre sue opere, nell'amore per i paesaggi verdi e fiabeschi (basta guardare l'ingresso del castello di Cagliostro), nell'amore per gli inseguimenti dove tutto è animato e si muove (in questo caso veramente superba è la scena dell'inseguimento iniziale). Se non siete puristi amanti della prima serie di Lupin, ma anche se lo siete, non potrete che rimanere incantati di fronte a questa ulteriore fiaba del maestro Miyazaki.
Questo lungometraggio è considerato, quasi unanimemente, il migliore tra tutti quelli dedicati alla saga di Lupin; è anche il primo lungometraggio diretto interamente da Miyazaki, e la sua mano si sente: mai un anime con protagonista Lupin ha raggiunto queste di vette di poesia, divertimento e realizzazione tecnica. Che ci sia la mano del regista lo si vede anche da altri dettagli: innanzitutto la presenza di macchine volanti, tipico delle sue produzioni, ed inoltre la presenza di una figura femminile forte e determinata, che non faccia da sola comprimaria al resto della storia e dei personaggi.
Non è certo facile prendere in mano un personaggio già così "adulto", nel senso di ben caratterizzato e cresciuto nel corso delle serie televisive; Miyazaki aveva tra le mani un'ottima materia prima, e ne ha fatto un ottimo uso.
Non è certo facile prendere in mano un personaggio già così "adulto", nel senso di ben caratterizzato e cresciuto nel corso delle serie televisive; Miyazaki aveva tra le mani un'ottima materia prima, e ne ha fatto un ottimo uso.
C'è altro da dire:
Dei tanti film dedicati alle avventure del simpatico ladro gentiluomo, ideato da Monkey Punch, Lupin III – Il Castello di Cagliostro è il più amato, ricordato, apprezzato e, col passare degli anni, è diventato una vera pietra miliare del cinema di animazione giapponese. Il fatto che in cabina di regia ci sia Hayao Miyazaki, che in troppi hanno scoperto solo dopo i recenti riconoscimenti, non fa che alimentarne la leggenda. Nonostante il "periodo Ghibli" sia ancora di là da venire (lo studio verrà fondato anni dopo, in concomitanza dei lavori su Nausicaa), alcuni temi classici della poetica e dello stile Miyazakiani si ritrovano già in questa pellicola: l'attenzione per le eroine femminili dolci e sfortunate, ma al tempo stesso volitive e tenaci, la brillante costruzione di sequenze ricche di azione (quella che vede protagonista la mitica 500 gialla è forse la scena d'inseguimento più celebre della storia del cinema di animazione), la cura dedicata ai fondali e alle animazioni, queste ultime curate da Yasuo Otsuka, character designer della serie televisiva.
Primo film nella storia del cinema di animazione a essere presentato a un Festival (di Cannes, nel 1980), Lupin III – Il Castello di Cagliostro offre un palcoscenico privilegiato per il ladro dalla giacca verde, qui assoluto protagonista e capace di relegare in secondo piano gli altri carismatici personaggi della serie animata (che però fanno tutti almeno una comparsa). Nonostante siano passati oltre venticinque anni dalla sua realizzazione, Lupin III – Il Castello di Cagliostro riesce ancora a entusiasmare, divertire e stupire, grazie a una sceneggiatura brillante e ben bilanciata, ironica e irriverente e a una realizzazione tecnica, scevra da contaminazioni "tecnologiche", ma che lascia anche oggi a bocca aperta
Dei tanti film dedicati alle avventure del simpatico ladro gentiluomo, ideato da Monkey Punch, Lupin III – Il Castello di Cagliostro è il più amato, ricordato, apprezzato e, col passare degli anni, è diventato una vera pietra miliare del cinema di animazione giapponese. Il fatto che in cabina di regia ci sia Hayao Miyazaki, che in troppi hanno scoperto solo dopo i recenti riconoscimenti, non fa che alimentarne la leggenda. Nonostante il "periodo Ghibli" sia ancora di là da venire (lo studio verrà fondato anni dopo, in concomitanza dei lavori su Nausicaa), alcuni temi classici della poetica e dello stile Miyazakiani si ritrovano già in questa pellicola: l'attenzione per le eroine femminili dolci e sfortunate, ma al tempo stesso volitive e tenaci, la brillante costruzione di sequenze ricche di azione (quella che vede protagonista la mitica 500 gialla è forse la scena d'inseguimento più celebre della storia del cinema di animazione), la cura dedicata ai fondali e alle animazioni, queste ultime curate da Yasuo Otsuka, character designer della serie televisiva.
Primo film nella storia del cinema di animazione a essere presentato a un Festival (di Cannes, nel 1980), Lupin III – Il Castello di Cagliostro offre un palcoscenico privilegiato per il ladro dalla giacca verde, qui assoluto protagonista e capace di relegare in secondo piano gli altri carismatici personaggi della serie animata (che però fanno tutti almeno una comparsa). Nonostante siano passati oltre venticinque anni dalla sua realizzazione, Lupin III – Il Castello di Cagliostro riesce ancora a entusiasmare, divertire e stupire, grazie a una sceneggiatura brillante e ben bilanciata, ironica e irriverente e a una realizzazione tecnica, scevra da contaminazioni "tecnologiche", ma che lascia anche oggi a bocca aperta
Un classico dell'animazione giapponese "Il castello di Cagliostro". L'avventura inizia con un furto nel casinò e Lupin e Jigen fuggono in gran fretta, lasciando gli inseguitori con un palmo di naso. Ridendo entusiasti del colpo appena realizzato, finché Lupin si rende conto che sono soldi falsi. Per nulla amareggiato dalla scoperta, sfodera la sua fragorosa risata e, felice come un bambino, annuncia all'attonito compagno che ha gia in mente un nuovo colpo. E' sua intenzione recarsi nel luogo dove sono state prodotte quelle banconote fasulle, che sa benissimo trovarsi nel paese di Cagliostro, lo stato più piccolo del mondo, con soli 3.500 abitanti, in cui operano i falsari. A bordo della loro piccola 500, Lupin e Jigen attraversano paesaggi europei, illuminati dal sole e resi sfolgoranti da una verdissima vegetazione e dalle montagne sullo sfondo. Immerso in atmosfere bucoliche, il paese di Cagliostro ricorda i piccoli regni da operetta. Anche in quel luogo fiabesco possono farsi brutti incontri. Come un auto piena di sgherri armati che inseguono una Citroen guidata da una sposa. Lupin riconosce la giovane e si lancia in suo aiuto. La rocambolesca impresa pare in un primo momento riuscire, ma poi Lupin cade svenuto e la fanciulla in pericolo è nuovamente nelle mani del Conte di Cagliostro. Gia, perché il piccolo principato si trova sotto il dominio di questo malvagio individuo, che ha rapito la dolce Clarice per obbligarla a sposarlo e impadronirsi così del misterioso tesoro del regno. Clarice è figlia del re del paese, morto anni prima in un incendio. Ed è anche una vecchia conoscenza di Lupin, dato che molto tempo indietro la ha aiutato dopo averlo trovato in difficoltà. Ora Lupin intende ricambiare il favore e salvarla dalle grinfie di Cagliostro. L'impresa non è facile e lungo il percorso si imbatte in Fujiko, introdottasi nel castello nelle vesti di cameriera per impadronirsi dei cliché con cui vegono stampate le banconote false. All'eterogeneo gruppo si aggiunge Zenigata, giunto sul posto alla ricerca di Lupin e ignaro che è stato proprio quest'ultimo ad attirarlo per mettere in difficoltà il conte.
Con un disegno morbido e piacevole e un'animazione molto fluida, la storia scorre senza intoppi, alternando le molte scene d'azione con situazioni divertenti. Il regista Hayao Miyazaki, con l'aiuto dell'animatore Yasuo Otsuka, mette un'enorme cura in ogni dettaglio. Il castello vanta un'architettura da fiaba, con torri svettanti e pittoreschi corsi d'acqua. Le case cittadine in sassi appaiono accoglienti. Le montagne sullo sfondo sembrano uscite da foto alpine. La macchina volante del conte è una suggestiva via di mezzo tra un aereo e un elicottero. Anche il cibo, ha un aspetto curato.
Tra le suquenze iniziali de Il castello di Cagliostro, c'è quella del duplice inseguimento lungo una contorta strada di montagna, ricca di tornanti e di pericolosi strapiombi. Una Hambersupersnipe guidata dai cattivi di turono insegue la Citroen 2CV di Clarice, entrambe tallonate dalla Fiat 500 gialla di Lupin che intende salvare la ragazza. Le auto sfrecciano lungo la strada, si sorpassano a più riprese, slittano, si alzano su due ruote, sbattono contro il guardrail, salgono lungo le pareti della montagna.
Insomma un vero e proprio capolavoro dell'animazione, che consiglio a chi non lo ha ancora visto di farlo, soprattutto per coloro che hanno apprezzato gli altri capolavori di Hayao Miyazaki. By Paola C.
Con un disegno morbido e piacevole e un'animazione molto fluida, la storia scorre senza intoppi, alternando le molte scene d'azione con situazioni divertenti. Il regista Hayao Miyazaki, con l'aiuto dell'animatore Yasuo Otsuka, mette un'enorme cura in ogni dettaglio. Il castello vanta un'architettura da fiaba, con torri svettanti e pittoreschi corsi d'acqua. Le case cittadine in sassi appaiono accoglienti. Le montagne sullo sfondo sembrano uscite da foto alpine. La macchina volante del conte è una suggestiva via di mezzo tra un aereo e un elicottero. Anche il cibo, ha un aspetto curato.
Tra le suquenze iniziali de Il castello di Cagliostro, c'è quella del duplice inseguimento lungo una contorta strada di montagna, ricca di tornanti e di pericolosi strapiombi. Una Hambersupersnipe guidata dai cattivi di turono insegue la Citroen 2CV di Clarice, entrambe tallonate dalla Fiat 500 gialla di Lupin che intende salvare la ragazza. Le auto sfrecciano lungo la strada, si sorpassano a più riprese, slittano, si alzano su due ruote, sbattono contro il guardrail, salgono lungo le pareti della montagna.
Insomma un vero e proprio capolavoro dell'animazione, che consiglio a chi non lo ha ancora visto di farlo, soprattutto per coloro che hanno apprezzato gli altri capolavori di Hayao Miyazaki. By Paola C.
Strano che quest'opera del Maestro non abbia riscosso gli stessi unanimi consensi delle altre (a parte, forse, Laputa). Eppure nulla sembra mancare a "Cagliostro": grafica eccellente, animazioni mozzafiato, musiche ottime, doppiaggio grandioso (vabbè...Fujiko è diventata Rosaria...non stiamo a guardare il capello!), la consueta attenzione maniacale per gli aerei (L'avete riconosciuto? Lo strano velivolo che appare all'inizio è un Autogiro Cierva del '35, probabilmente il primo elicottero prodotto in serie) e uno dei più rocamboleschi inseguimenti della storia degli anime. E, in più, quale valore aggiunto, c'è Lupin!
E' vero, forse mi faccio ancora condizionare dalla prima volta che lo vidi in televisione...correva l'anno 1985 e allora, l'unico Miyazaki conosciuto era il mitico "Principe Valiant" (a proposito: a quando una scheda sul PRIMO film d'animazione giapponese approdato in Italia...o forse fu il Gatto con gli Stivali? attendo con ansia!). Tuttavia, non posso dimenticare la gioia immensa, il pacere squisito e l'entusiasmo che mi donò il vederlo e rivederlo nei suoi - pochi - passaggi televisivi. Il Maestro ha fatto di meglio, questo lo sanno anche i sassi, ma l'ingratitudine non è nel novero delle mie poche qualità.
E' vero, forse mi faccio ancora condizionare dalla prima volta che lo vidi in televisione...correva l'anno 1985 e allora, l'unico Miyazaki conosciuto era il mitico "Principe Valiant" (a proposito: a quando una scheda sul PRIMO film d'animazione giapponese approdato in Italia...o forse fu il Gatto con gli Stivali? attendo con ansia!). Tuttavia, non posso dimenticare la gioia immensa, il pacere squisito e l'entusiasmo che mi donò il vederlo e rivederlo nei suoi - pochi - passaggi televisivi. Il Maestro ha fatto di meglio, questo lo sanno anche i sassi, ma l'ingratitudine non è nel novero delle mie poche qualità.
Se non avessi saputo che questo film è stato realizzato da Miyazaki, ci avrei messo davvero poco a capirlo. E non mi riferisco soltanto al disegno, al montaggio e alla precisione che il maestro inserisce in ogni sua pera, ma anche al tema: i film successivi su Lupin sono molto meno delicati, sia come temi, sia come azioni; on che Lupin sia un assassino, ma c'è qualcosa di molto più pacato, in questo film che non c'è negli altri; anche le scene di scontro "corpo a corpo" sono motlo meno e la furbizia quasi cattiva di Fujiko è, motlo meno presente: non ci sono soldi da rrubare stavolta,ma qualcosa di motlo più prezioso e intoccabile.
Se non fosse per il doppiaggio italiano, che non mi è piaciuto, forse me lo sarei goduto di più.
Se paragonandolo agli altri film, possiamo quindi trovarci questi pregi, devo ammettere che l'azione, tipica di altre realizzazioni, e che più amo in Lupin, mi è mancata parecchio (ed in fondo è ciò che più adoro in lui); se vogliamo invece paragonarlo ale altre opere di Miyazaki, lo considero molto inferiore rispetto ad altri, anche se indubbiamente il paragone non si pone neanche.
Insomma, bel film, ma sia su Lupin, sia del maestro, preferisco altri.
Se non fosse per il doppiaggio italiano, che non mi è piaciuto, forse me lo sarei goduto di più.
Se paragonandolo agli altri film, possiamo quindi trovarci questi pregi, devo ammettere che l'azione, tipica di altre realizzazioni, e che più amo in Lupin, mi è mancata parecchio (ed in fondo è ciò che più adoro in lui); se vogliamo invece paragonarlo ale altre opere di Miyazaki, lo considero molto inferiore rispetto ad altri, anche se indubbiamente il paragone non si pone neanche.
Insomma, bel film, ma sia su Lupin, sia del maestro, preferisco altri.
Da piccolo Lupin III era uno dei miei anime preferiti e le serie che più mi piacevano erano la 2^ e la 3^... Crescendo e rivedendole con occhio più maturo (e critico) devo dire che il mio interesse per queste due si è un po' smorzato mentre ho riscoperto la prima serie, senz'altro la migliore delle 3, anni luce avanti alle altre due... In questo film ho ritrovato tutti quegli elementi tipici che hanno reso grande la serie "capostipide" e la regia di Miyazaki è superba come al solito... Un 10 più che meritato.
Lupin III ha avuto moltissimi lungometraggi, alcuni anche di ottima fattura, ma nessuno, ripeto nessuno si mai avvicinato al livello di questo. Questo film è storico per almeno 2 motivi: è il primo dedicato al celebre ladro gentiluomo ed è il primo film interamente diretto dal maestro Miyazaki. I personaggi sono quelli della serie "adulta" (giacca verde), fedelissimi a quelli di Monkey Punch. Quando venne proiettato al festival di Cannes, la scena dell'inseguimento sulla 500 ricevette gli applausi a scena aperta di un giovane ma già famosissimo Steven Spielberg che si dichiarò sbalordito per il montaggio e la realizzazione. Ovviamente non ha la profondità delle opere più recenti di Miyazaki ma è comunque ben fatto e mai banale. Credetemi, vale la visione di ogni singolo fotogramma!