Tsukimonogatari: Yotsugi Doll
La stagione inizia con la realizzazione da parte di Koyomi di avere un problema che non potrà affrontare alla sua solita maniera, essendo stato messo in una posizione scomoda, che però non snaturerà il suo modo di pensare.
La conclusione è abbastanza inaspettata e un po' di rimorso per il fatto che l' "avversario" di questo arco narrativo non venga approfondito ulteriormente lascia una leggera traccia di amaro in bocca. Insomma, il finale incrementa il pathos della storia in generale, oltre ad aggiungere domande su chi sia a tirare i fili dietro tutta la faccenda delle anomalie.
Bellissimo, infine, il siparietto con Senjougahara; giusto per ricordarci che esiste anche lei, mannaggia!
Per il resto, la colonna sonora non è esaltante ma nemmeno riprovevole, solita qualità onestissima. Lo stesso dicasi per il comparto visivo, che mantiene ottimi livelli.
Vera particolarità di questo capitolo delle "Monogatari Series" è il fatto che per la prima volta vengono limitati al minimo i pannelli con testo fra una scena e l'altra, rendendo il tutto più scorrevole, ma perdendo un goccio di quello che ha sempre caratterizzato questa serie, quindi non so decidermi se sia una cosa positiva o meno; immagino che sia una questione totalmente soggettiva (ancor più di tutti gli altri aspetti) e che quindi un giudizio a riguardo sarebbe inutile.
Piccola nota finale: fanservice abbastanza più presente rispetto alle altre stagioni, può piacere o non piacere, ma l'importante è che non distragga da scene importanti (per dialoghi o avvenimenti in generale), e forse qua sono cascati un po' nella trappola e hanno esagerato. In un paio di scene la serietà del momento veniva macellata da questo fattore, quindi diciamo che potevano farne un utilizzo più intelligente. Da quel punto di vista, rimandati.
In conclusione, vista la durata complessiva di soli quattro episodi, è una "spesa" di tempo che per un appassionato della serie vale assolutamente la pena di fare.
La conclusione è abbastanza inaspettata e un po' di rimorso per il fatto che l' "avversario" di questo arco narrativo non venga approfondito ulteriormente lascia una leggera traccia di amaro in bocca. Insomma, il finale incrementa il pathos della storia in generale, oltre ad aggiungere domande su chi sia a tirare i fili dietro tutta la faccenda delle anomalie.
Bellissimo, infine, il siparietto con Senjougahara; giusto per ricordarci che esiste anche lei, mannaggia!
Per il resto, la colonna sonora non è esaltante ma nemmeno riprovevole, solita qualità onestissima. Lo stesso dicasi per il comparto visivo, che mantiene ottimi livelli.
Vera particolarità di questo capitolo delle "Monogatari Series" è il fatto che per la prima volta vengono limitati al minimo i pannelli con testo fra una scena e l'altra, rendendo il tutto più scorrevole, ma perdendo un goccio di quello che ha sempre caratterizzato questa serie, quindi non so decidermi se sia una cosa positiva o meno; immagino che sia una questione totalmente soggettiva (ancor più di tutti gli altri aspetti) e che quindi un giudizio a riguardo sarebbe inutile.
Piccola nota finale: fanservice abbastanza più presente rispetto alle altre stagioni, può piacere o non piacere, ma l'importante è che non distragga da scene importanti (per dialoghi o avvenimenti in generale), e forse qua sono cascati un po' nella trappola e hanno esagerato. In un paio di scene la serietà del momento veniva macellata da questo fattore, quindi diciamo che potevano farne un utilizzo più intelligente. Da quel punto di vista, rimandati.
In conclusione, vista la durata complessiva di soli quattro episodi, è una "spesa" di tempo che per un appassionato della serie vale assolutamente la pena di fare.
Nel 2014 lo studio Shaft dà alla luce “Tsukimonogatari”, mini-serie tratta dal tredicesimo volume della light novel “Monogatari” scritta da Nisio Isin e illustrata da Vofan. I quattro episodi di cui si compone sono stati trasmessi tutti il 31 dicembre, pertanto si trovano spesso accorpati in un’unica puntata.
L’arco, intitolato Yotsugi Doll, si può collocare cronologicamente dopo le vicende di “Hitagi End”. Koyomi, mentre si sta facendo il bagno assieme a sua sorella Tsukihi, nota che la sua immagine non si riflette nello specchio, proprio come succede ai vampiri: deciderà così di chiedere aiuto alla specialista Kagenui e alla sua aiutante Yotsugi.
Anche se l’ho apprezzato nel suo complesso, devo dire che “Tsukimonogatari” mi ha colpito un po’ meno rispetto alle serie precedenti (eccezion fatta per quella del 2012). Pur non raggiungendo i livelli di “Nisemonogatari”, l’opera presenta, innanzitutto, quantità di fanservice - tra ecchi, siscon e lolicon - più elevate del solito e che vanno a occupare una buona fetta degli episodi. Per il resto, la storia narrata raggiunge un certo livello di interesse, ma non riesce ad essere abbastanza incisiva anche per la mancanza dei soliti entusiasmanti colpi di scena. I consueti dialoghi, che spesso si trasformavano in lunghi e prolissi discorsi unilaterali, lasciano perlopiù spazio a diverse serie di botte e risposta. Normalmente il ritmo avrebbe dovuto accelerare, ma in questo caso l’effetto sortito è l’opposto: visti i contenuti leggermente meno accattivanti, il mio livello di interesse è calato in alcuni frangenti, ma non drasticamente. Bisogna dire, però, che l’anime presenta un paio di riflessioni di pregio, come quella di Shinobu nel primo episodio o quella di Yotsugi nell’ultimo. Tali osservazioni, tra l’altro, pongono l’accento su alcune tematiche molto care a “Monogatari”, quali la raison d’être delle varie Anomalie e il complesso concetto di “umanità”.
Proprio su quest’ultimo argomento vertono gli approfondimenti psicologici dei due protagonisti dell’opera, ovvero Koyomi e Yotsugi. Per quanto riguarda il primo, si andrà ulteriormente a scavare nella sua personalità, concentrando l’attenzione sul suo rapporto con la natura da vampiro; la seconda, che si pensava fosse la protagonista indiscussa dell’arco, fungerà invece da collegamento alla caratterizzazione di Araragi. Se un ottimo lavoro è stato compiuto su questi due personaggi, non si può affermare lo stesso per l’antagonista Tadatsuru, sfruttato non proprio al meglio.
Per quanto riguarda il lato tecnico, si nota un sottile miglioramento rispetto alla serie precedente. Il character design è infatti più preciso, mentre le animazioni lievemente più fluide. Un’esperienza visiva alquanto particolare è costantemente offerta dagli sfondi originali e dai colori accesi e surreali (a questo proposito, ho sempre adorato il verde acqua dei capelli di Yotsugi). La regia di Akiyuki Shinbou, poco convenzionale come al solito, propone soluzioni differenti per le caratteristiche schermate testuali. Orecchiabili OST e sigle.
In conclusione, trovo “Tsukimonogatari” la serie meno riuscita finora dopo “Nisemonogatari”. Un certo quantitativo di fanservice si accompagna infatti a un ritmo alquanto lento e a un antagonista di scarso rilievo; tra i punti di forza da segnalare, un buon approfondimento dei protagonisti e alcuni dialoghi splendidi, incentrati su tematiche non di poco conto. Il voto, comunque, è abbastanza positivo: 7 e mezzo.
L’arco, intitolato Yotsugi Doll, si può collocare cronologicamente dopo le vicende di “Hitagi End”. Koyomi, mentre si sta facendo il bagno assieme a sua sorella Tsukihi, nota che la sua immagine non si riflette nello specchio, proprio come succede ai vampiri: deciderà così di chiedere aiuto alla specialista Kagenui e alla sua aiutante Yotsugi.
Anche se l’ho apprezzato nel suo complesso, devo dire che “Tsukimonogatari” mi ha colpito un po’ meno rispetto alle serie precedenti (eccezion fatta per quella del 2012). Pur non raggiungendo i livelli di “Nisemonogatari”, l’opera presenta, innanzitutto, quantità di fanservice - tra ecchi, siscon e lolicon - più elevate del solito e che vanno a occupare una buona fetta degli episodi. Per il resto, la storia narrata raggiunge un certo livello di interesse, ma non riesce ad essere abbastanza incisiva anche per la mancanza dei soliti entusiasmanti colpi di scena. I consueti dialoghi, che spesso si trasformavano in lunghi e prolissi discorsi unilaterali, lasciano perlopiù spazio a diverse serie di botte e risposta. Normalmente il ritmo avrebbe dovuto accelerare, ma in questo caso l’effetto sortito è l’opposto: visti i contenuti leggermente meno accattivanti, il mio livello di interesse è calato in alcuni frangenti, ma non drasticamente. Bisogna dire, però, che l’anime presenta un paio di riflessioni di pregio, come quella di Shinobu nel primo episodio o quella di Yotsugi nell’ultimo. Tali osservazioni, tra l’altro, pongono l’accento su alcune tematiche molto care a “Monogatari”, quali la raison d’être delle varie Anomalie e il complesso concetto di “umanità”.
Proprio su quest’ultimo argomento vertono gli approfondimenti psicologici dei due protagonisti dell’opera, ovvero Koyomi e Yotsugi. Per quanto riguarda il primo, si andrà ulteriormente a scavare nella sua personalità, concentrando l’attenzione sul suo rapporto con la natura da vampiro; la seconda, che si pensava fosse la protagonista indiscussa dell’arco, fungerà invece da collegamento alla caratterizzazione di Araragi. Se un ottimo lavoro è stato compiuto su questi due personaggi, non si può affermare lo stesso per l’antagonista Tadatsuru, sfruttato non proprio al meglio.
Per quanto riguarda il lato tecnico, si nota un sottile miglioramento rispetto alla serie precedente. Il character design è infatti più preciso, mentre le animazioni lievemente più fluide. Un’esperienza visiva alquanto particolare è costantemente offerta dagli sfondi originali e dai colori accesi e surreali (a questo proposito, ho sempre adorato il verde acqua dei capelli di Yotsugi). La regia di Akiyuki Shinbou, poco convenzionale come al solito, propone soluzioni differenti per le caratteristiche schermate testuali. Orecchiabili OST e sigle.
In conclusione, trovo “Tsukimonogatari” la serie meno riuscita finora dopo “Nisemonogatari”. Un certo quantitativo di fanservice si accompagna infatti a un ritmo alquanto lento e a un antagonista di scarso rilievo; tra i punti di forza da segnalare, un buon approfondimento dei protagonisti e alcuni dialoghi splendidi, incentrati su tematiche non di poco conto. Il voto, comunque, è abbastanza positivo: 7 e mezzo.
Ogni volta che mi appresto a vedere una nuova serie di "Monogatari", non posso far altro che inchinarmi di fronte alla maestria e alla bellezza delle suddette opere. Ora è il turno di "Tsukimonogatari", un anime composto da un solo episodio dalla durata di circa un'ora e mezza, che, di fatto, vale quanto una serie da venticinque episodi. Nonostante il poco tempo a disposizione, si riesce a creare una storia intrigante, con un proprio senso logico e abbastanza accattivante da permettere di mangiarsi tutto l'episodio in un sol boccone.
Uscito nel 2014, si colloca in un periodo anteriore ai fatti narrati in "Hanamonogatari" e, finalmente, viene ripresa la storia di Araragi, lasciato un attimo in disparte nella precedente serie.
Ed è proprio Araragi il protagonista di "Tsukimonogatari", che prima si diverte in un bizzarro bagno insieme alla sorellina Tsukihi e poi va alla ricerca di risposte a un problema che lo sta assillando da poco. Ovvero la scoperta di star diventando man mano un vampiro a tutti gli effetti.
Fermiamoci un attimo alla prima parte, osservando come un bizzarro fanservice si mischia a scene piuttosto divertenti, in pieno stile "Monogatari". Araragi e Tsukihi scherzano in bagno, divertendosi a pulirsi vicendevolmente, fino a che, quasi sul punto di baciarsi, irrompe l'altra sorella, Karen, che interrompe il tutto con un bel calcio volante. Personalmente l'ho trovata alquanto bizzarra come situazione, anche perché non si percepiva alcun intento incestuoso in Araragi e, a mio avviso, tale scena va più interpretata come una sorta di parodia nei confronti di tutti gli anime in cui la scena del "bagno" è uno dei cliché più sfruttati.
La scoperta di non possedere più un riflesso porterà il nostro caro protagonista alla ricerca di alcune risposte e le trova nell'esorcista Yozuru Kagenui e nella bambola vivente, Yotsugi Ononoki. Ma cosa succederà? Riuscirà a tornare umano o sarà costretto a muoversi nell'ombra, cercando di evitare i raggi del sole?
Quando mi ritrovo a recensire un'opera della serie "Monogatari", non so mai bene cosa dire: sono strane. Fine. Tuttavia è proprio la loro particolarità a renderle uniche, i loro ragionamenti contorti che, a volte, servono solamente a spiegare l'ovvio, oppure le atmosfere particolari, che riescono a esaltare anche i normali momenti della quotidianità. Un esempio? Il bagno in comune tra Araragi e la sorellina. Un normale anime avrebbe puntato tutto sul fattore sensualità/ecchi... in questo caso invece la situazione appare talmente bizzarra da perdere gran parte dei connotati classici.
I personaggi sono sempre gli stessi, avevano trovato già una propria collocazione nelle serie precedenti. Eppure, ogni volta, viene aggiunto qualcosa di nuovo, un piccolo particolare, che ci permette di conoscerli ancora meglio. Yotsugi Ononoki, la bambola a cui è stata donata la vita, acquista in questa miniserie un ruolo importantissimo; scopriremo alcune curiosità sue e anche della padrona, la misteriosa esorcista che non può mai poggiare i piedi per terra.
La grafica è migliorata tantissimo rispetto ad "Hanamonogatari": colori limpidi e puliti, che brillano come non mai. Lo stile è il solito, eppure, allo stesso tempo, appare leggermente mutato. Personalmente l'ho trovato ancor più bello in confronto a quello dei suoi predecessori che, comunque, avevano subito anch'essi un ulteriore progresso grafico.
La regia, come sempre, è eccezionale, in grado di armonizzare una storia completa e con un proprio senso logico in un'oretta e mezza. Non si tratta di un film conclusivo, ma di una vera e propria miniserie. Dunque era molto difficile strutturarla in modo tale da non farla sembrare caotica e disordinata.
Insomma, "Tsukimonogatari" riesce, ancora una volta, a conquistare lo spettatore grazie alla sua meravigliosa unicità. Può piacere o no, dipende tutto dai gusti. Ma per quelli che rientrano nella prima sezione, non può che apparire come un vero e proprio capolavoro.
Voto finale: 8
Uscito nel 2014, si colloca in un periodo anteriore ai fatti narrati in "Hanamonogatari" e, finalmente, viene ripresa la storia di Araragi, lasciato un attimo in disparte nella precedente serie.
Ed è proprio Araragi il protagonista di "Tsukimonogatari", che prima si diverte in un bizzarro bagno insieme alla sorellina Tsukihi e poi va alla ricerca di risposte a un problema che lo sta assillando da poco. Ovvero la scoperta di star diventando man mano un vampiro a tutti gli effetti.
Fermiamoci un attimo alla prima parte, osservando come un bizzarro fanservice si mischia a scene piuttosto divertenti, in pieno stile "Monogatari". Araragi e Tsukihi scherzano in bagno, divertendosi a pulirsi vicendevolmente, fino a che, quasi sul punto di baciarsi, irrompe l'altra sorella, Karen, che interrompe il tutto con un bel calcio volante. Personalmente l'ho trovata alquanto bizzarra come situazione, anche perché non si percepiva alcun intento incestuoso in Araragi e, a mio avviso, tale scena va più interpretata come una sorta di parodia nei confronti di tutti gli anime in cui la scena del "bagno" è uno dei cliché più sfruttati.
La scoperta di non possedere più un riflesso porterà il nostro caro protagonista alla ricerca di alcune risposte e le trova nell'esorcista Yozuru Kagenui e nella bambola vivente, Yotsugi Ononoki. Ma cosa succederà? Riuscirà a tornare umano o sarà costretto a muoversi nell'ombra, cercando di evitare i raggi del sole?
Quando mi ritrovo a recensire un'opera della serie "Monogatari", non so mai bene cosa dire: sono strane. Fine. Tuttavia è proprio la loro particolarità a renderle uniche, i loro ragionamenti contorti che, a volte, servono solamente a spiegare l'ovvio, oppure le atmosfere particolari, che riescono a esaltare anche i normali momenti della quotidianità. Un esempio? Il bagno in comune tra Araragi e la sorellina. Un normale anime avrebbe puntato tutto sul fattore sensualità/ecchi... in questo caso invece la situazione appare talmente bizzarra da perdere gran parte dei connotati classici.
I personaggi sono sempre gli stessi, avevano trovato già una propria collocazione nelle serie precedenti. Eppure, ogni volta, viene aggiunto qualcosa di nuovo, un piccolo particolare, che ci permette di conoscerli ancora meglio. Yotsugi Ononoki, la bambola a cui è stata donata la vita, acquista in questa miniserie un ruolo importantissimo; scopriremo alcune curiosità sue e anche della padrona, la misteriosa esorcista che non può mai poggiare i piedi per terra.
La grafica è migliorata tantissimo rispetto ad "Hanamonogatari": colori limpidi e puliti, che brillano come non mai. Lo stile è il solito, eppure, allo stesso tempo, appare leggermente mutato. Personalmente l'ho trovato ancor più bello in confronto a quello dei suoi predecessori che, comunque, avevano subito anch'essi un ulteriore progresso grafico.
La regia, come sempre, è eccezionale, in grado di armonizzare una storia completa e con un proprio senso logico in un'oretta e mezza. Non si tratta di un film conclusivo, ma di una vera e propria miniserie. Dunque era molto difficile strutturarla in modo tale da non farla sembrare caotica e disordinata.
Insomma, "Tsukimonogatari" riesce, ancora una volta, a conquistare lo spettatore grazie alla sua meravigliosa unicità. Può piacere o no, dipende tutto dai gusti. Ma per quelli che rientrano nella prima sezione, non può che apparire come un vero e proprio capolavoro.
Voto finale: 8