K: Return of Kings
Le animazioni, le OST, la caratterizzazione dei personaggi e il chara design sono veramente su altissimi livelli. La storia è il seguito diretto del film "K: Return of Kings" e, nonostante non ci sia nulla che ti faccia gridare al miracolo, l’ho trovata bella e coinvolgente. In questa stagione Fushimi e Yata si confermano essere dei personaggi fantastici e scritti benissimo. I nuovi personaggi che sono stati introdotti sono molto belli, ma ho apprezzato in particolar modo il nuovo “cattivo” che, a differenza del solito, ho trovato molto ben scritto e con delle motivazioni interessanti che, fortunatamente, differiscono dalla solita conquista del mondo. I vari colpi di scena sono abbastanza carini, anche se in alcuni casi (come per esempio quello finale) sono abbastanza chiamati. Gli scontri, esattamente come detto per le precedenti stagioni, sono bellissimi, animati divinamente e con a supporto delle OST veramente azzeccate
Seconda stagione della serie "[K] - Anime project", con la trama che segue il film "Missing Kings": dopo aver ristabilito la posizione del nuovo Re Rosso, successore di Mikoto, Neko e Kurou sono perseguitati da uno strano ninja che sembra appartenere al club dei Verdi. Ci saranno nuove battaglie per far valere la propria posizione tra i vari clan, tra cui nuovi concorrenti, ovvero il Clan Verde.
La trama pecca un po' rispetto ai primi due titoli, molto pesante, e sinceramente mi ha deluso un botto; poche differenze ci sono dalla prima stagione, si limitano soltanto a proseguire la storia.
I personaggi sono gli stessi, non sono cambiati di una virgola, compreso il carattere e le liti stupide, a parte i nuovi arrivati che danno giusto quella novità nella trama.
Come sempre il comparto tecnico è il punto forte della serie: ottimi disegni e animazioni che gioiscono sui combattimenti e sull'azione, il tutto seguito da musiche di sottofondo simili alla prima stagione, ma con qualche novità che rende il tutto piacevole.
In conclusione, "Return of Kings" mi ha deluso molto, mi aspettavo una crescita migliore dal punto di vista della trama e dei personaggi; non lo consiglierei, in quanto perdita di tempo, ma, se avete già iniziato la serie, concludetela e date un giudizio personale. Opera mediocre.
La trama pecca un po' rispetto ai primi due titoli, molto pesante, e sinceramente mi ha deluso un botto; poche differenze ci sono dalla prima stagione, si limitano soltanto a proseguire la storia.
I personaggi sono gli stessi, non sono cambiati di una virgola, compreso il carattere e le liti stupide, a parte i nuovi arrivati che danno giusto quella novità nella trama.
Come sempre il comparto tecnico è il punto forte della serie: ottimi disegni e animazioni che gioiscono sui combattimenti e sull'azione, il tutto seguito da musiche di sottofondo simili alla prima stagione, ma con qualche novità che rende il tutto piacevole.
In conclusione, "Return of Kings" mi ha deluso molto, mi aspettavo una crescita migliore dal punto di vista della trama e dei personaggi; non lo consiglierei, in quanto perdita di tempo, ma, se avete già iniziato la serie, concludetela e date un giudizio personale. Opera mediocre.
Era alto l'hype che avevo per questa stagione; molti dei misteri e delle domande che avevamo hanno avuto risposta e, alla fine della visione, "K: Return of Kings" si è rivelato un prodotto eccezionale.
Dopo aver visto la prima serie ed essermi commossa per il bellissimo finale, decisi di vedere anche il resto, e oggi ho deciso di dirvi perché "K: Return of Kings" è un validissimo anime che tutti dovrebbero vedere.
La prima cosa che mi colpì alla visione della prima serie fu senza dubbio la mancanza di veri 'cattivi': in questa serie non esistono personaggi stereotipati che vogliono prendere il controllo del mondo, e ciò mi fece molto piacere. I personaggi sono infatti molto ben caratterizzati, sin dalla prima serie, e tutti hanno una notevole crescita non solo del livello di forza, ma soprattutto psicologica, in particolare Anna, Kuro e Shiro (che è un protagonista fantastico).
<b>Attenzione: questa parte contiene spoiler</b>
Anche i nuovi personaggi sono veramente particolari, e, tra loro, ho particolarmente apprezzato il Re verde, Hisui Nagare, proprio perché non è un cattivo che cerca vendetta verso il mondo o lo vuole governare (come poteva sembrare dalle prime puntate), ma, anzi, un personaggio a mio parere per nulla negativo, che, dopo aver visto il risultato del tragico Kagutsu Crater, vuole "aiutare" gli esseri umani, donando loro gli stessi poteri di cui lui e gli altri Re dispongono, in modo che possano usarli per proteggersi; l'ho trovato un "antagonista" (anche se, per me, tanto cattivo non è) molto alternativo, particolare e anche un poco altruista, dato che ritiene i suoi clansmen una famiglia.
<b>Fine parte contenente spoiler</b>
Le colonne sonore sono fantastiche come al solito, comprese opening e ending, che si adattano perfettamente alle battaglie. Le battaglie in questo anime credo siano tra le più belle che io abbia mai visto: mai banali, studiate in ogni minimo dettaglio e con una telecamera molto più dinamica, rispetto alla stagione precedente; inoltre, i disegni e le animazioni sono eccellenti, anch'essi migliorati molto.
Insomma, questo anime è andato sempre più a migliorarsi, presentando sempre colpi di scena notevoli con episodi che ti tengono sempre incollato allo schermo.
L'unico motivo per cui non do un 10, bensì un 9, è che, come detto prima, uno dei problemi sono le animazioni, belle e ben fatte, scorrevoli sì, ma che molto spesso si ripetono: in sé, non sarebbe un grosso problema, ma, se ti vedi la serie tutta in un giorno, vedere (soprattutto nelle battaglie) le solite animazioni, anche se per pochi secondi, può diventare abbastanza fastidioso, soprattutto quando vengono addirittura riciclate dalle opening e dalla prima stagione.
Un'altra cosa è senza dubbio il fanservice, e potrei capire se fosse un anime ecchi, ma vedere che ad ogni spiffero di vento o minimo spostamento le tette delle ragazze ballonzolano qua e là, quasi ad avere vita propria (come anche le adeguate inquadrature), può diventare alla lunga fastidioso.
Come ultima cosa, avrebbero potuto approfondire di più gli altri personaggi, nonostante siano già presenti i manga a farlo; uno special o due sarebbero stati molto carini, soprattutto in un universo complicato come quello di "K".
In conclusione: "K: Return of Kings" è da guardare assolutamente, è un prodotto da non perdere per tutti i fan dell'animazione, ed è anche una serie che, purtroppo, viene snobbata da molti a causa delle troppe fanart e fanfiction yaoi in giro che invadono internet (e ve lo dice una fujoshi, davvero, queste cose finiscono per rovinare la reputazione degli anime...), cosa che fa pensare a molti che sia (come "Free!" o "Kuroko no Basket") un prodotto indirizzato principalmente alle ragazze, quando non è così.
Sul serio, gente, questa serie merita molta più popolarità!
Dopo aver visto la prima serie ed essermi commossa per il bellissimo finale, decisi di vedere anche il resto, e oggi ho deciso di dirvi perché "K: Return of Kings" è un validissimo anime che tutti dovrebbero vedere.
La prima cosa che mi colpì alla visione della prima serie fu senza dubbio la mancanza di veri 'cattivi': in questa serie non esistono personaggi stereotipati che vogliono prendere il controllo del mondo, e ciò mi fece molto piacere. I personaggi sono infatti molto ben caratterizzati, sin dalla prima serie, e tutti hanno una notevole crescita non solo del livello di forza, ma soprattutto psicologica, in particolare Anna, Kuro e Shiro (che è un protagonista fantastico).
<b>Attenzione: questa parte contiene spoiler</b>
Anche i nuovi personaggi sono veramente particolari, e, tra loro, ho particolarmente apprezzato il Re verde, Hisui Nagare, proprio perché non è un cattivo che cerca vendetta verso il mondo o lo vuole governare (come poteva sembrare dalle prime puntate), ma, anzi, un personaggio a mio parere per nulla negativo, che, dopo aver visto il risultato del tragico Kagutsu Crater, vuole "aiutare" gli esseri umani, donando loro gli stessi poteri di cui lui e gli altri Re dispongono, in modo che possano usarli per proteggersi; l'ho trovato un "antagonista" (anche se, per me, tanto cattivo non è) molto alternativo, particolare e anche un poco altruista, dato che ritiene i suoi clansmen una famiglia.
<b>Fine parte contenente spoiler</b>
Le colonne sonore sono fantastiche come al solito, comprese opening e ending, che si adattano perfettamente alle battaglie. Le battaglie in questo anime credo siano tra le più belle che io abbia mai visto: mai banali, studiate in ogni minimo dettaglio e con una telecamera molto più dinamica, rispetto alla stagione precedente; inoltre, i disegni e le animazioni sono eccellenti, anch'essi migliorati molto.
Insomma, questo anime è andato sempre più a migliorarsi, presentando sempre colpi di scena notevoli con episodi che ti tengono sempre incollato allo schermo.
L'unico motivo per cui non do un 10, bensì un 9, è che, come detto prima, uno dei problemi sono le animazioni, belle e ben fatte, scorrevoli sì, ma che molto spesso si ripetono: in sé, non sarebbe un grosso problema, ma, se ti vedi la serie tutta in un giorno, vedere (soprattutto nelle battaglie) le solite animazioni, anche se per pochi secondi, può diventare abbastanza fastidioso, soprattutto quando vengono addirittura riciclate dalle opening e dalla prima stagione.
Un'altra cosa è senza dubbio il fanservice, e potrei capire se fosse un anime ecchi, ma vedere che ad ogni spiffero di vento o minimo spostamento le tette delle ragazze ballonzolano qua e là, quasi ad avere vita propria (come anche le adeguate inquadrature), può diventare alla lunga fastidioso.
Come ultima cosa, avrebbero potuto approfondire di più gli altri personaggi, nonostante siano già presenti i manga a farlo; uno special o due sarebbero stati molto carini, soprattutto in un universo complicato come quello di "K".
In conclusione: "K: Return of Kings" è da guardare assolutamente, è un prodotto da non perdere per tutti i fan dell'animazione, ed è anche una serie che, purtroppo, viene snobbata da molti a causa delle troppe fanart e fanfiction yaoi in giro che invadono internet (e ve lo dice una fujoshi, davvero, queste cose finiscono per rovinare la reputazione degli anime...), cosa che fa pensare a molti che sia (come "Free!" o "Kuroko no Basket") un prodotto indirizzato principalmente alle ragazze, quando non è così.
Sul serio, gente, questa serie merita molta più popolarità!
Una delle serie più attese di questo fine 2015, "K: Return of Kings", mostra ancora una volta un'incredibile capacità di stupire e meravigliare con i suoi giochi di luci e gli effetti scenici. Un anime che, in tredici episodi, riesce ad esprimere grandi qualità con i suoi combattimenti mozzafiato e con un apparato scenico più che encomiabile. Peccato, però, che, rispetto alla precedente stagione, non riesce a reggere il confronto fino in fondo. Non delude, ma allo stesso tempo non brilla pienamente come prima. Sarà la scomparsa di alcuni personaggi chiave, o forse proprio l'arrivo di nuovi protagonisti meno sorprendenti... fatto sta che questa seconda serie appare leggermente sfumata rispetto alla prima.
Finalmente, dopo quasi un anno, Isana Yashiro, nonché Re Argento, decide di tornare dai suoi compagni. Sarà però necessario l'intervento del clan dei Verdi per spingere il nostro protagonista fuggitivo a ripresentarsi in soccorso dei suoi amici.
La città è in subbuglio, a differenza di quanto era successo poco tempo prima, non ci sono più i Blu contro i Rossi. O meglio, ci sono, ma il loro sempiterno conflitto appare leggermente in secondo piano rispetto alla comparsa dei nuovi nemici, uno strano clan che sfrutta il mondo cibernetico per acquisire sempre più adepti, che guadagneranno punti in seguito al conseguimento di varie missioni. Dietro a questo elaborato sistema c'è Hisui Nagare, il Re Verde, spinto da chissà quali propositi. Sarà lui a sfidare Yashiro e gli altri due clan rimanenti... insomma, la città è ancora nel caos, e questa volta la situazione sembra ancor più preoccupante.
Come già detto in precedenza, questa nuova esperienza, seppur interessante e gratificante, non regge il confronto con la prima serie. Uno dei motivi principali, a mio avviso, è la figura di Yashiro. Il protagonista che aveva fatto tanto divertire ed entusiasmare in precedenza, ora perde gran parte del suo charme. Si mostra calmo e rilassato, ma non incide più di tanto come forza espressiva, anzi, mostra una certa piattezza.
Stesso discorso per Nagare, il "cattivo" della situazione (che poi veramente cattivo non è nessuno). Se prima c'era il maestoso e imponente Mikoto, Re Rosso, a dar spettacolo, adesso tocca al Re Verde mostrarci il suo vero volto. Ma, personalmente, non credo che gli sia stata data veramente l'opportunità di esprimersi appieno.
Un miglioramento, invece, è avvenuto nell'analisi psicologica di alcuni personaggi secondari, comunque intrapresa già nella prima serie. Molto bello il continuo conflitto/amicizia tra Yata e il traditore Fushimi (quest'ultimo uno tra i miei personaggi preferiti), così come il simpatico duetto Kusanagi-Awashima. Le prosperose forme del vicecomandante dei Blu paiono quasi strabordare, e il gioco di luci non fa altro che risaltarle ancora di più.
La storia stessa si riduce in quanto a complessità: molti meno intrighi e una trama piuttosto lineare e scontata. Si punta tutto sui combattimenti e, a parer mio, non può essere ritenuta una scelta del tutto sciocca.
La grafica, infatti, è come sempre una delle migliori nel panorama degli anime. I personaggi, nel complesso normali, sono immersi in un mondo di specchi e finestre, un affascinante labirinto di luci, in cui la limpidezza di alcune immagini non può che rappacificare l'animo dello spettatore. Un'atmosfera solare e tranquilla che cambia improvvisamente quando iniziano gli scontri. I poteri dei vari personaggi brillano nella notte come lampi intensi. Rosso, blu, verde... una vera lotta di colori. Le movenze dei vari combattenti sono state realizzate in maniera quasi impeccabile, e lo spettatore non può che partecipare quasi fisicamente.
Molto belle le musiche, che non smetteranno mai di accompagnare le varie vicende, alleggerendole o esaltandole.
Il finale rispecchia un po' tutta la serie: emozionante, ma non proprio straripante. Mi sarei aspettato un maggior impeto emotivo e, perché no, una partecipazione un po' più concreta di Yashiro che, di fatto, non combatte mai. Tutto sommato, però, "K: Return of Kings" non può essere considerato un anime deludente. Ovviamente non è ai livelli della prima serie, ma non per questo deve essere criticato più di tanto. E dunque...
Voto finale: 7 più
Finalmente, dopo quasi un anno, Isana Yashiro, nonché Re Argento, decide di tornare dai suoi compagni. Sarà però necessario l'intervento del clan dei Verdi per spingere il nostro protagonista fuggitivo a ripresentarsi in soccorso dei suoi amici.
La città è in subbuglio, a differenza di quanto era successo poco tempo prima, non ci sono più i Blu contro i Rossi. O meglio, ci sono, ma il loro sempiterno conflitto appare leggermente in secondo piano rispetto alla comparsa dei nuovi nemici, uno strano clan che sfrutta il mondo cibernetico per acquisire sempre più adepti, che guadagneranno punti in seguito al conseguimento di varie missioni. Dietro a questo elaborato sistema c'è Hisui Nagare, il Re Verde, spinto da chissà quali propositi. Sarà lui a sfidare Yashiro e gli altri due clan rimanenti... insomma, la città è ancora nel caos, e questa volta la situazione sembra ancor più preoccupante.
Come già detto in precedenza, questa nuova esperienza, seppur interessante e gratificante, non regge il confronto con la prima serie. Uno dei motivi principali, a mio avviso, è la figura di Yashiro. Il protagonista che aveva fatto tanto divertire ed entusiasmare in precedenza, ora perde gran parte del suo charme. Si mostra calmo e rilassato, ma non incide più di tanto come forza espressiva, anzi, mostra una certa piattezza.
Stesso discorso per Nagare, il "cattivo" della situazione (che poi veramente cattivo non è nessuno). Se prima c'era il maestoso e imponente Mikoto, Re Rosso, a dar spettacolo, adesso tocca al Re Verde mostrarci il suo vero volto. Ma, personalmente, non credo che gli sia stata data veramente l'opportunità di esprimersi appieno.
Un miglioramento, invece, è avvenuto nell'analisi psicologica di alcuni personaggi secondari, comunque intrapresa già nella prima serie. Molto bello il continuo conflitto/amicizia tra Yata e il traditore Fushimi (quest'ultimo uno tra i miei personaggi preferiti), così come il simpatico duetto Kusanagi-Awashima. Le prosperose forme del vicecomandante dei Blu paiono quasi strabordare, e il gioco di luci non fa altro che risaltarle ancora di più.
La storia stessa si riduce in quanto a complessità: molti meno intrighi e una trama piuttosto lineare e scontata. Si punta tutto sui combattimenti e, a parer mio, non può essere ritenuta una scelta del tutto sciocca.
La grafica, infatti, è come sempre una delle migliori nel panorama degli anime. I personaggi, nel complesso normali, sono immersi in un mondo di specchi e finestre, un affascinante labirinto di luci, in cui la limpidezza di alcune immagini non può che rappacificare l'animo dello spettatore. Un'atmosfera solare e tranquilla che cambia improvvisamente quando iniziano gli scontri. I poteri dei vari personaggi brillano nella notte come lampi intensi. Rosso, blu, verde... una vera lotta di colori. Le movenze dei vari combattenti sono state realizzate in maniera quasi impeccabile, e lo spettatore non può che partecipare quasi fisicamente.
Molto belle le musiche, che non smetteranno mai di accompagnare le varie vicende, alleggerendole o esaltandole.
Il finale rispecchia un po' tutta la serie: emozionante, ma non proprio straripante. Mi sarei aspettato un maggior impeto emotivo e, perché no, una partecipazione un po' più concreta di Yashiro che, di fatto, non combatte mai. Tutto sommato, però, "K: Return of Kings" non può essere considerato un anime deludente. Ovviamente non è ai livelli della prima serie, ma non per questo deve essere criticato più di tanto. E dunque...
Voto finale: 7 più
Avevo notevoli speranze per questa seconda serie di "[K] Anime Project": alcune ammetto si sono realizzate, altre invece no, ma nel complesso direi che è una serie che se ne esce a testa alta.
Grazie al film di link tra fine della prima serie e inizio seconda, molti dei drammatici punti interrogativi lasciati nel limbo a fine prima stagione hanno avuto spiegazione e lo spettatore può all'incirca seguire in pari con i personaggi cosa sta succedendo; l'effetto cortina di fumo assoluta si è per fortuna di molto ridotto.
Venendo alla storia: la morte del Re Oro, Kokujōji Daikaku, ha scombussolato l'equilibrio del potere tra i Re, in quanto non vi è più controllo contenitivo sullo Slate, la magica pietra grazie a cui il Re Argento ha creato i sette Re e che elargisce loro i poteri di cui sono depositari. Uno slate senza controllo soppressivo è instabile, in quanto può generare manifestazioni di potere in soggetti senza Re, quindi il maniaco del controllo assoluto, Munataka Reisi, il Re Blu, tenta di sostituirsi al Re Oro nel ruolo contenitivo, cosa che massacra il suo livello Weismann avvicinandolo al limite del Damocles Down (caduta della spada del Re), già a rischio in quanto oppresso dallo scotto di aver ucciso il Re Rosso. Il clan rosso intanto è tornato a rifiorire grazie al nuovo Re, Anna, e Shiro (Re Argento) ritorna dal suo Clan deciso a non scappare dai suoi doveri di Re e ad affrontare la minaccia rappresentata da Husui Nagare, il Re Verde.
Lo spazio all'analisi dei personaggi e il loro intreccio è più attento in questa seconda serie, cosa che ho molto apprezzato: finalmente si danno abbastanza spiegazioni allo spettatore sui perché e i per come dei Re, e si lascia vedere come le differenti personalità in gioco si legano tra loro; bellissimo il confronto tra Anna e il Re Blu con l'ombra di Makoto tra loro, silenzioso ma sempre presente.
Abilmente la storia sceglie ancora di proseguire e analizzare gli scorci di passato di Kuroh tramite il nuovo personaggio Yukari, e a cascata si conoscono il Re Midori e i suoi seguaci, mentre i vecchi personaggi si assettano in nuovi ruoli, a volte perdendo qualcuno per strada purtroppo, ma nel complesso in modo abbastanza curato. Vedere in modo attento il confronto tra clan solleva dall'effetto "non sto capendo e non si capisce" che ha pervaso tutta la prima serie, mantenendo vivo il modo in cui nel film introducono le effettive spiegazioni di trama.
Nota assolutamente negativa secondo me l'abuso del fanservice, che riduce Neko e il luogotenente dei Blu a due oggetti per l'apprezzamento maschile, senza una personalità o una reale rilevanza per la narrazione; sebbene si tenti di dare loro un vago ruolo con uscite più o meno all'altezza, tutto naufraga in inquadrature equivoche e dal dubbio gusto, spesso inserite inappropriatamente e gratuitamente anche in momenti topici della narrazione.
Coerente e ben gestito il finale e i perché del Re Argento, elemento primario del mistero dei Re: ci sono magari domande rimaste in sospeso, ma sono di contorno, le spiegazioni alla fine sono arrivate e teoricamente non c'è spazio per un continuo; presumo non ci sarà una terza serie.
Il profilo tecnico si mantiene ai livelli della prima serie, con l'abuso dei colori forti sul blu e sul rosso, che sono però il marchio di fabbrica di quest'opera e di fatto alla fine ci si fa l'abitudine, apprezzandoli. Le animazioni sono gestite in modo gradevole, i combattimenti tra i Re sono sopra le righe e dagli effetti spettacolari, in linea con la storia narrata. Il comparto sonoro è se possibile migliorato dalla prima stagione, opening ed ending orecchiabili come sempre.
Poteva prendere una valutazione più alta questo anime, ma è veramente inficiato da un uso/abuso di fanservice, e il fatto che, a parte Anna, non esistano personaggi femminili con un briciolo di spessore pesa e si nota con fastidio.
Grazie al film di link tra fine della prima serie e inizio seconda, molti dei drammatici punti interrogativi lasciati nel limbo a fine prima stagione hanno avuto spiegazione e lo spettatore può all'incirca seguire in pari con i personaggi cosa sta succedendo; l'effetto cortina di fumo assoluta si è per fortuna di molto ridotto.
Venendo alla storia: la morte del Re Oro, Kokujōji Daikaku, ha scombussolato l'equilibrio del potere tra i Re, in quanto non vi è più controllo contenitivo sullo Slate, la magica pietra grazie a cui il Re Argento ha creato i sette Re e che elargisce loro i poteri di cui sono depositari. Uno slate senza controllo soppressivo è instabile, in quanto può generare manifestazioni di potere in soggetti senza Re, quindi il maniaco del controllo assoluto, Munataka Reisi, il Re Blu, tenta di sostituirsi al Re Oro nel ruolo contenitivo, cosa che massacra il suo livello Weismann avvicinandolo al limite del Damocles Down (caduta della spada del Re), già a rischio in quanto oppresso dallo scotto di aver ucciso il Re Rosso. Il clan rosso intanto è tornato a rifiorire grazie al nuovo Re, Anna, e Shiro (Re Argento) ritorna dal suo Clan deciso a non scappare dai suoi doveri di Re e ad affrontare la minaccia rappresentata da Husui Nagare, il Re Verde.
Lo spazio all'analisi dei personaggi e il loro intreccio è più attento in questa seconda serie, cosa che ho molto apprezzato: finalmente si danno abbastanza spiegazioni allo spettatore sui perché e i per come dei Re, e si lascia vedere come le differenti personalità in gioco si legano tra loro; bellissimo il confronto tra Anna e il Re Blu con l'ombra di Makoto tra loro, silenzioso ma sempre presente.
Abilmente la storia sceglie ancora di proseguire e analizzare gli scorci di passato di Kuroh tramite il nuovo personaggio Yukari, e a cascata si conoscono il Re Midori e i suoi seguaci, mentre i vecchi personaggi si assettano in nuovi ruoli, a volte perdendo qualcuno per strada purtroppo, ma nel complesso in modo abbastanza curato. Vedere in modo attento il confronto tra clan solleva dall'effetto "non sto capendo e non si capisce" che ha pervaso tutta la prima serie, mantenendo vivo il modo in cui nel film introducono le effettive spiegazioni di trama.
Nota assolutamente negativa secondo me l'abuso del fanservice, che riduce Neko e il luogotenente dei Blu a due oggetti per l'apprezzamento maschile, senza una personalità o una reale rilevanza per la narrazione; sebbene si tenti di dare loro un vago ruolo con uscite più o meno all'altezza, tutto naufraga in inquadrature equivoche e dal dubbio gusto, spesso inserite inappropriatamente e gratuitamente anche in momenti topici della narrazione.
Coerente e ben gestito il finale e i perché del Re Argento, elemento primario del mistero dei Re: ci sono magari domande rimaste in sospeso, ma sono di contorno, le spiegazioni alla fine sono arrivate e teoricamente non c'è spazio per un continuo; presumo non ci sarà una terza serie.
Il profilo tecnico si mantiene ai livelli della prima serie, con l'abuso dei colori forti sul blu e sul rosso, che sono però il marchio di fabbrica di quest'opera e di fatto alla fine ci si fa l'abitudine, apprezzandoli. Le animazioni sono gestite in modo gradevole, i combattimenti tra i Re sono sopra le righe e dagli effetti spettacolari, in linea con la storia narrata. Il comparto sonoro è se possibile migliorato dalla prima stagione, opening ed ending orecchiabili come sempre.
Poteva prendere una valutazione più alta questo anime, ma è veramente inficiato da un uso/abuso di fanservice, e il fatto che, a parte Anna, non esistano personaggi femminili con un briciolo di spessore pesa e si nota con fastidio.
"K: Return of Kings" è una serie della stagione autunnale 2015, composta da tredici episodi di durata canonica; gli eventi narrati si collocano cronologicamente subito dopo quelli del film "K: Missing Kings", del quale è obbligatoria la visione se si vuole comprendere lo sviluppo della trama.
La situazione attuale è la seguente: il Re Oro, Kokujōji Daikaku, è morto, lasciando al Re Blu Munakata Reisi il compito di sorvegliare la Dresden Slate, l'antica pietra dalla quale viene generato il potere dei Re; nel frattempo gli Homra hanno riacquisito potere grazie alla nascita del nuovo Re Rosso, e Shiro, in veste di Re Argento, sta finalmente tornando da Neko e Kuroh che non hanno mai smesso di cercarlo. La minaccia rappresentata dal clan Verde, guidato dal proprio Re Hisui Nagare, diventa più concreta e pericolosa del previsto, e costringe gli altri Re ad allearsi fra di loro, nel tentativo di proteggere l'umanità dalla distruzione.
La trama è piuttosto complessa a parole, ma in realtà è di semplice comprensione, anche considerando il grande numero di personaggi e di schieramenti che fanno da protagonisti. Le fazioni sono ben delineate e, nonostante ognuna di esse abbia in realtà un proprio obbiettivo e una propria idea su come agire di fronte alla situazione, lo scontro si riduce sostanzialmente nella classica lotta a due fronti: il bene contro il male.
Questa seconda stagione, nettamente inferiore alla prima, e soprattutto allo splendido film che si inserisce perfettamente fra le due, procede talvolta con ritmi troppo lenti, commettendo l'errore di concentrare l'azione e lo sviluppo della trama solo in alcune puntate, lasciandone altre completamente prive. Il risultato è ovvio: episodi coinvolgenti e dinamici si alternando ad altri piatti e inconsistenti, specialmente sul piano narrativo.
I nuovi personaggi che vengono presentati godono di una buona caratterizzazione, ma purtroppo molti di quelli "vecchi" vengono lasciati in disparte con un ruolo marginale.
Dal punto di vista puramente tecnico, l'opera si riconferma essere uno spettacolo, soprattutto per gli occhi. Le animazioni sono fluide, i combattimenti dinamici e arricchiti da strepitosi effetti speciali, nonché enfatizzati da una regia che li arricchisce ulteriormente attraverso delle inquadrature inusuali ma efficaci. Il character design è ancora una volta ottimo, e non mancano alcune scene di fanservice, per quanto siano isolate e poco invasive.
Il comparto sonoro propone delle OST energiche e prorompenti, in particolare nei combattimenti. Opening ed ending si difendono bene, così come il doppiaggio, rimasto ovviamente invariato dalla prima stagione.
Il finale è esaustivo, e sembra donare una vera conclusione alla vicenda. Probabilmente non si vedranno più sequel ambientati nel mondo di "K".
In conclusione, "K: Return of Kings" si è dimostrato un prodotto valido ma al di sotto delle aspettative che aveva generato l'ottimo film. Rimane comunque una visione piacevole ed estremamente consigliata se avete apprezzato i precedenti capitoli della saga.
La situazione attuale è la seguente: il Re Oro, Kokujōji Daikaku, è morto, lasciando al Re Blu Munakata Reisi il compito di sorvegliare la Dresden Slate, l'antica pietra dalla quale viene generato il potere dei Re; nel frattempo gli Homra hanno riacquisito potere grazie alla nascita del nuovo Re Rosso, e Shiro, in veste di Re Argento, sta finalmente tornando da Neko e Kuroh che non hanno mai smesso di cercarlo. La minaccia rappresentata dal clan Verde, guidato dal proprio Re Hisui Nagare, diventa più concreta e pericolosa del previsto, e costringe gli altri Re ad allearsi fra di loro, nel tentativo di proteggere l'umanità dalla distruzione.
La trama è piuttosto complessa a parole, ma in realtà è di semplice comprensione, anche considerando il grande numero di personaggi e di schieramenti che fanno da protagonisti. Le fazioni sono ben delineate e, nonostante ognuna di esse abbia in realtà un proprio obbiettivo e una propria idea su come agire di fronte alla situazione, lo scontro si riduce sostanzialmente nella classica lotta a due fronti: il bene contro il male.
Questa seconda stagione, nettamente inferiore alla prima, e soprattutto allo splendido film che si inserisce perfettamente fra le due, procede talvolta con ritmi troppo lenti, commettendo l'errore di concentrare l'azione e lo sviluppo della trama solo in alcune puntate, lasciandone altre completamente prive. Il risultato è ovvio: episodi coinvolgenti e dinamici si alternando ad altri piatti e inconsistenti, specialmente sul piano narrativo.
I nuovi personaggi che vengono presentati godono di una buona caratterizzazione, ma purtroppo molti di quelli "vecchi" vengono lasciati in disparte con un ruolo marginale.
Dal punto di vista puramente tecnico, l'opera si riconferma essere uno spettacolo, soprattutto per gli occhi. Le animazioni sono fluide, i combattimenti dinamici e arricchiti da strepitosi effetti speciali, nonché enfatizzati da una regia che li arricchisce ulteriormente attraverso delle inquadrature inusuali ma efficaci. Il character design è ancora una volta ottimo, e non mancano alcune scene di fanservice, per quanto siano isolate e poco invasive.
Il comparto sonoro propone delle OST energiche e prorompenti, in particolare nei combattimenti. Opening ed ending si difendono bene, così come il doppiaggio, rimasto ovviamente invariato dalla prima stagione.
Il finale è esaustivo, e sembra donare una vera conclusione alla vicenda. Probabilmente non si vedranno più sequel ambientati nel mondo di "K".
In conclusione, "K: Return of Kings" si è dimostrato un prodotto valido ma al di sotto delle aspettative che aveva generato l'ottimo film. Rimane comunque una visione piacevole ed estremamente consigliata se avete apprezzato i precedenti capitoli della saga.
La serie di tredici episodi di K: Return of Kings, andata in onda nella stagione autunnale dell'anno 2015, si ricollega perfettamente al film K: Missing Kings, che si conferma essere il collante fra la prima e la seconda serie di K. Senza aver guardato il film, di cui ne consiglio la previa visione, non si comprende bene la situazione presentata nell'incipit di K: Return of Kings. Troviamo tutto esattamente come l'avevamo lasciato: l'HOMRA ha riacquistato vigore con la nascita del nuovo Re Rosso nella piccola Anna, e continua imperterrito a trascinare sul campo di battaglia la squadra governativa del SCEPTER 4, capitanata dal Re Blu Munakata Reisi. Nel frattempo il nuovo clan dei JUNGLE, guidato dal misterioso Re Verde Hisui Nagare, fa il suo saluto ai restanti re attraverso lo spadaccino Mishakuji Yukari, e presenta un piano rivoluzionario che minaccia l'incolumità dell'intera razza umana. A questo punto ci si domanda dove sia finito il protagonista, ossia il Re Argento Isana Yashiro. Tutti aspettano il suo ritorno, in particolar modo i membri del minuscolo clan che gli si è formato intorno: Yatogami Kuroh e Neko conducono un'estenuante ricerca dell'amico perduto. Sarà proprio con il ritorno di Shiro che la spirale di eventi inizierà a girare vorticosamente...
K: Return of Kings lascia un po' da parte i personaggi della prima stagione per dare spazio ai nuovi arrivati, presentati già in K: Missing Kings: i membri del JUNGLE. In quella che sembra essere la stanza di una casa per le bambole, il Re Verde e i suoi fedeli amici trascorrono il tempo mangiando, giocando, facendosi la manicure, e infine approntando le bozze dei prossimi attacchi. All'inizio appare tutto così finto e artificioso, ma successivamente quest'unione si rivela essere più profonda di quello che ci si aspettava, facendo in modo che affezionarsi ai JUNGLE non sia di per sé impossibile. Rilasciando il potere che risiede nel Dresden Slate, antica pietra rappresentante la fonte dell'aura dei Re e delle loro Spade di Damocle, finora protetta e controllata dall'ormai defunto Re Oro Kokujōji Daikaku, i Verdi mirano a conferire all'umanità la capacità di decidere del proprio futuro, senza che nessuno imperi con un ordine precostituito sul destino di tutti. Per diversi anni essi hanno aspettato con ansia che arrivasse il momento giusto, l'occasione per liberare il proprio arsenale e impossessarsi del potere che cambierà la storia del mondo intero. È soprattutto la figura di Hisui Nagare a catalizzare l'attenzione per tutto il corso della serie. Antagonista dalle molteplici sfaccettature, che sembra sempre camminare sul filo del rasoio, riesce a incuriosire e a tenere alta la tensione, dove invece c'è una stagnazione nella caratterizzazione di Shiro e compagni.
La storyline della prima serie di K era confusa, molte cose non furono spiegate in maniera adeguata. Lasciava un senso di perdita, come se mancasse un importante tassello per arrivare a capire. Mi domandavo in continuazione se mi fossi persa qualche passaggio, perché molte cose non mi erano chiare. Ciò che mi rimase impresso fu semplicemente un anime tecnicamente bello da vedere e con un character design davvero benedetto. Tuttavia il dubbio che volesse dire altro restò tutto. K: Return of Kings, invece, ha avuto abbastanza senso dall'inizio alla fine, nonostante alcune situazioni siano state affrontate frettolosamente e lasciate un po' a sé stesse, ma direi che nel punto in cui è terminato ha fatto il possibile per una serie di tredici puntate con un comparto personaggi così variegato, e che in fin dei conti non mira ad essere null'altro di quello che è. K però non ha perso il suo solito vizio di alternare episodi carichi di azione e colpi di scena con altri in cui non succede niente di niente, se non discorsoni lunghi che rasentano l'ovvio e che annoiano lo spettatore. In questo conserva la sua natura di cattivo slice of life, per contro se in quegli episodi di intermezzo avesse arricchito la caratterizzazione dei personaggi, i cui legami sono rimasti a volte abbozzati, avrebbe guadagnato senz'altro qualche punto in più. Ma parlare con i se e con i ma non giova a nulla.
Dal punto di vista tecnico si mantiene su livelli alti, almeno per quello che io posso capire di animazione. Molto fluide e chiare le scene di combattimenti e sapiente uso delle alte luci orientate sul rosso e il blu, marchio di fabbrica di K. Il chara design strizza con forza l'occhio alle ragazze, presentando una sfilata di modelli vestiti alla moda, che anche quando combattono non perdono nemmeno un minimo della loro finezza, pur se a sentire Mishakuji Yukari l'unico elegante è lui! Ma anche per i maschietti c'è un bel po' di fanservice, con riprese nemmeno poi tanto casuali sul basso ventre di Neko e Awashima. C'è pure tanto moe con la dolcissima Anna, che in alcune parti avrei voluto stringere forte forte a me. Il miglioramento più evidente è avvenuto nella colonna sonora, già valida nella prima stagione, che in alcuni punti è stata più che perfetta col suo sound techno. Non mi usciva più da testa il tema delle battaglie fra Nagare e Anna, o fra Iwa e Munakata. Anche l'opening e l'ending sono entrambe belle, pur se per gusto personale preferisco Kai, l'ending dei CustomiZ. Tuttavia, nel video dell'opening mi è piaciuta tantissimo la scelta di sincronizzare il testo di Asymmetry di Yui Horie con la bocca di Anna, come se stesse cantando in playback.
Anche se ci sono stati dei miglioramenti rispetto alla prima serie, a cui avrei dato una sufficienza stiracchiata, K: Return of Kings presenta ancora dei difetti, perciò più del discreto non posso spingermi. Tutto sommato si è lasciato guardare, mi ha anche appassionata sul finale, pur se la conclusione non mi ha appagata del tutto. Non so se in futuro realizzeranno altro di K, forse dovrebbero pensare a un bel prequel, anche perché spesso pure in questa serie sono stati citati eventi e persone di un passato di cui ancora si conosce troppo poco. Io aspetto.
K: Return of Kings lascia un po' da parte i personaggi della prima stagione per dare spazio ai nuovi arrivati, presentati già in K: Missing Kings: i membri del JUNGLE. In quella che sembra essere la stanza di una casa per le bambole, il Re Verde e i suoi fedeli amici trascorrono il tempo mangiando, giocando, facendosi la manicure, e infine approntando le bozze dei prossimi attacchi. All'inizio appare tutto così finto e artificioso, ma successivamente quest'unione si rivela essere più profonda di quello che ci si aspettava, facendo in modo che affezionarsi ai JUNGLE non sia di per sé impossibile. Rilasciando il potere che risiede nel Dresden Slate, antica pietra rappresentante la fonte dell'aura dei Re e delle loro Spade di Damocle, finora protetta e controllata dall'ormai defunto Re Oro Kokujōji Daikaku, i Verdi mirano a conferire all'umanità la capacità di decidere del proprio futuro, senza che nessuno imperi con un ordine precostituito sul destino di tutti. Per diversi anni essi hanno aspettato con ansia che arrivasse il momento giusto, l'occasione per liberare il proprio arsenale e impossessarsi del potere che cambierà la storia del mondo intero. È soprattutto la figura di Hisui Nagare a catalizzare l'attenzione per tutto il corso della serie. Antagonista dalle molteplici sfaccettature, che sembra sempre camminare sul filo del rasoio, riesce a incuriosire e a tenere alta la tensione, dove invece c'è una stagnazione nella caratterizzazione di Shiro e compagni.
La storyline della prima serie di K era confusa, molte cose non furono spiegate in maniera adeguata. Lasciava un senso di perdita, come se mancasse un importante tassello per arrivare a capire. Mi domandavo in continuazione se mi fossi persa qualche passaggio, perché molte cose non mi erano chiare. Ciò che mi rimase impresso fu semplicemente un anime tecnicamente bello da vedere e con un character design davvero benedetto. Tuttavia il dubbio che volesse dire altro restò tutto. K: Return of Kings, invece, ha avuto abbastanza senso dall'inizio alla fine, nonostante alcune situazioni siano state affrontate frettolosamente e lasciate un po' a sé stesse, ma direi che nel punto in cui è terminato ha fatto il possibile per una serie di tredici puntate con un comparto personaggi così variegato, e che in fin dei conti non mira ad essere null'altro di quello che è. K però non ha perso il suo solito vizio di alternare episodi carichi di azione e colpi di scena con altri in cui non succede niente di niente, se non discorsoni lunghi che rasentano l'ovvio e che annoiano lo spettatore. In questo conserva la sua natura di cattivo slice of life, per contro se in quegli episodi di intermezzo avesse arricchito la caratterizzazione dei personaggi, i cui legami sono rimasti a volte abbozzati, avrebbe guadagnato senz'altro qualche punto in più. Ma parlare con i se e con i ma non giova a nulla.
Dal punto di vista tecnico si mantiene su livelli alti, almeno per quello che io posso capire di animazione. Molto fluide e chiare le scene di combattimenti e sapiente uso delle alte luci orientate sul rosso e il blu, marchio di fabbrica di K. Il chara design strizza con forza l'occhio alle ragazze, presentando una sfilata di modelli vestiti alla moda, che anche quando combattono non perdono nemmeno un minimo della loro finezza, pur se a sentire Mishakuji Yukari l'unico elegante è lui! Ma anche per i maschietti c'è un bel po' di fanservice, con riprese nemmeno poi tanto casuali sul basso ventre di Neko e Awashima. C'è pure tanto moe con la dolcissima Anna, che in alcune parti avrei voluto stringere forte forte a me. Il miglioramento più evidente è avvenuto nella colonna sonora, già valida nella prima stagione, che in alcuni punti è stata più che perfetta col suo sound techno. Non mi usciva più da testa il tema delle battaglie fra Nagare e Anna, o fra Iwa e Munakata. Anche l'opening e l'ending sono entrambe belle, pur se per gusto personale preferisco Kai, l'ending dei CustomiZ. Tuttavia, nel video dell'opening mi è piaciuta tantissimo la scelta di sincronizzare il testo di Asymmetry di Yui Horie con la bocca di Anna, come se stesse cantando in playback.
Anche se ci sono stati dei miglioramenti rispetto alla prima serie, a cui avrei dato una sufficienza stiracchiata, K: Return of Kings presenta ancora dei difetti, perciò più del discreto non posso spingermi. Tutto sommato si è lasciato guardare, mi ha anche appassionata sul finale, pur se la conclusione non mi ha appagata del tutto. Non so se in futuro realizzeranno altro di K, forse dovrebbero pensare a un bel prequel, anche perché spesso pure in questa serie sono stati citati eventi e persone di un passato di cui ancora si conosce troppo poco. Io aspetto.