La spada magica - Alla ricerca di Camelot
Attenzione: la recensione contiene spoiler
È un film tratto e ispirato alla Materia Britannica, quindi decisamente impegnativo da analizzare, sintetizzare, concettualizzare e giudicare. La storia è ispirata, ovviamente, al mito di Re Artù e ai Cavalieri della Tavola Rotonda, simbolo di equità, giustizia e libertà.
La trama, già di per sé, si presenta un tantino complessa. Abbiamo l'introduzione fedele al "Ciclo Arturiano", che esige e pretende che Re Artù estragga, ancora in età giovane, la Sacra Spada di Excalibur, grazie alla quale viene investito dell'autorità per regnare e governare sull'Inghilterra, in modo particolare sul Regno di Camelot, e come grazie al potere di essa egli sia stato in grado di liberare il suo popolo da un regno di oscurità e terrore. Ora, in seguito alla convocazione dei cavalieri a Camelot, tra di essi spica uno, il quale si dimostra presuntuoso, oltre che arrogante, prepotente, e pretende più terreni rispetto agli altri, senza concedere nulla al popolo, mostrando quindi la sua intenzione di riportare il Regno di Camelot in quell'oscurità da cui Artù l'aveva liberato. Questo lo mette in cattiva luce, e in seguito a un suo conseguente tentativo di ribellione all'autorità del re, lo fa bandire da Camelot, facendogli perdere il titolo di cavaliere. Nello scontro un altro dei cavalieri rimane ucciso. Si scopre fin dall'inizio essere il padre della protagonista, Sir Lionel; la stessa, anni dopo, nonostante la tragedia del padre, è decisa a seguirne le orme, per diventare ella stessa cavaliere, contro il parere della madre, la quale non vuole che questa intraprenda strade pericolose. Tuttavia, il destino sa essere ironico e crudele al tempo stesso. Infatti, Ruber, il cavaliere ribelle, si rifà vivo e prende il controllo delle terre del padre della protagonista Kayley, prendendo in ostaggio anche la madre Lady Giuliana e desideroso di entrare in possesso di Excalibur e con essa governare Camelot con la magia oscura, il terrore e la forza bruta. Con la magia oscura trasforma i suoi sottoposti in demoni e mostri, mentre con il secondo e la terza li comanda. Su suo ordine, un grifone ruba Excalibur e mette quindi il regno in serio pericolo. Tuttavia, la spada viene persa nella Foresta Proibita (forse Sherwood di "Robin Hood"?). A questo punto Kayley fugge per trovare riparo nella foresta, e qui incontra e conosce Garrett, ex scudiero e aspirante cavaliere, diventato cieco a causa di un incidente, insieme a un drago a due teste, i cui nomi sono rispettivamente Devon e Cornelius, i quali non vanno d'accordo su niente e per questo non sanno né volare né sputare fuoco, e che a questo punto rischiano di essere banditi dal territorio dei draghi per aver aiutato degli umani. I protagonisti si conoscono meglio e si aiutano a vicenda. In seguito riescono a localizzare la spada, la quale è finita in mano a un orco di pietra che la usa come uno stuzzicadenti. Aspettando che si sia addormentato, i nostri eroi cercano di recuperarla, ma sono inseguiti da Ruber e i suoi scagnozzi, i quali interferiscono con il recupero della spada e precipitano da un dirupo, sopravvivendo e infine intercettando Kayley con la spada. A questo punto, ottenuta questa, Ruber decide di fare in modo che la spada stia con lui per l'eternità, e impiega la sua pozione, con la quale la fonde con il suo braccio destro. In seguito programma la conquista di Camelot, forte dei suoi uomini e del potere di Excalibur. Nel frattempo Devon e Cornelius avvertono Garrett di quanto accaduto e questo si rimette sulle tracce di Kayley, che è stata presa in ostaggio insieme alla madre, la quale viene minacciata dell'uccisione di sua figlia, se rivelerà il piano di Ruber ad Artù. Tuttavia, tutta Camelot capisce, a seguito di un incidente volontario, cosa stia per accadere, e i nostri amici si preparano alla battaglia finale contro Ruber e suoi soldati. La situazione è disperata, ma alla fine, grazie alla propria risolutezza, resilienza e a un po' di astuzia, i nostri eroi riescono a prevalere e a sconfiggere Ruber, il quale rimane incastrato nella roccia originale di Excalibur, finendo consumato dal suo potere splendente, che lo annienta insieme all'oscurità che si è sempre portato dentro. Alla fine Kayley e Garrett convolano a nozze, ricevendo anche la benedizione e l'investitura da parte di Re Artù in persona. Questi ricorda a tutti che la forza di un regno non è basata solo su quella del suo sovrano, ma su quella del popolo.
È una storia che parla di riscatto, specialmente di quella del proprio onore e della possibilità di scoprire sé stessi, se aiutati e se si permette agli altri di aiutarci, e si aiuta loro quando ne hanno bisogno.
La grafica è semplicemente grandiosa, favolosa, e di conseguenza anche l'ambientazione nella quale la trama prende vita è semplicemente meravigliosa, viva, così a testimoniare che il potere di Excalibur infonde vita in tutto ciò che tocca, se usata dalla persona giusta, mentre infonde dolore e distruzione se usata dalla persona sbagliata.
La colonna sonora arricchisce ulteriormente la vicenda tramite le singole tracce che costituiscono dei monologhi stupendi e sublimi per i singoli personaggi, siano essi i buoni (Kayley, Garrett, Devon e Cornelius) o siano malvagi (Ruber), e costituiscono una cornice perfetta per la storia, che ci fa venire voglia di immergerci in questo modo fantastico e magico, preludio a mio avviso di ulteriori e futuri successi passati/futuri che costituiscono la Materia Britannica, come "Il signore degli anelli" e il resto della produzione tolkieniana, de "Le cronache di Narnia" e altri capolavori della suddetta materia.
Queste costituiscono dei veri e propri capolavori e permettono ai personaggi di esprimere ciò che provano, sentono, facendo quindi emergere la loro vera natura e le loro vere intenzioni. Mi sovviene un dubbio, perché mi sembrava di aver udito anche un pezzo di Bryan Adams, del quale alcune canzoni erano state usate per le scene di "Robin Hood, principe dei ladri" con Kevin Costner, Alan Rickman, Morgan Freeman e Sean Connery. Mi è venuto un sospetto, però, anche se non è così, resta comunque un capolavoro dell'animazione. Sembra che ci sia quasi il tocco Disney.
Voto: 10
È un film tratto e ispirato alla Materia Britannica, quindi decisamente impegnativo da analizzare, sintetizzare, concettualizzare e giudicare. La storia è ispirata, ovviamente, al mito di Re Artù e ai Cavalieri della Tavola Rotonda, simbolo di equità, giustizia e libertà.
La trama, già di per sé, si presenta un tantino complessa. Abbiamo l'introduzione fedele al "Ciclo Arturiano", che esige e pretende che Re Artù estragga, ancora in età giovane, la Sacra Spada di Excalibur, grazie alla quale viene investito dell'autorità per regnare e governare sull'Inghilterra, in modo particolare sul Regno di Camelot, e come grazie al potere di essa egli sia stato in grado di liberare il suo popolo da un regno di oscurità e terrore. Ora, in seguito alla convocazione dei cavalieri a Camelot, tra di essi spica uno, il quale si dimostra presuntuoso, oltre che arrogante, prepotente, e pretende più terreni rispetto agli altri, senza concedere nulla al popolo, mostrando quindi la sua intenzione di riportare il Regno di Camelot in quell'oscurità da cui Artù l'aveva liberato. Questo lo mette in cattiva luce, e in seguito a un suo conseguente tentativo di ribellione all'autorità del re, lo fa bandire da Camelot, facendogli perdere il titolo di cavaliere. Nello scontro un altro dei cavalieri rimane ucciso. Si scopre fin dall'inizio essere il padre della protagonista, Sir Lionel; la stessa, anni dopo, nonostante la tragedia del padre, è decisa a seguirne le orme, per diventare ella stessa cavaliere, contro il parere della madre, la quale non vuole che questa intraprenda strade pericolose. Tuttavia, il destino sa essere ironico e crudele al tempo stesso. Infatti, Ruber, il cavaliere ribelle, si rifà vivo e prende il controllo delle terre del padre della protagonista Kayley, prendendo in ostaggio anche la madre Lady Giuliana e desideroso di entrare in possesso di Excalibur e con essa governare Camelot con la magia oscura, il terrore e la forza bruta. Con la magia oscura trasforma i suoi sottoposti in demoni e mostri, mentre con il secondo e la terza li comanda. Su suo ordine, un grifone ruba Excalibur e mette quindi il regno in serio pericolo. Tuttavia, la spada viene persa nella Foresta Proibita (forse Sherwood di "Robin Hood"?). A questo punto Kayley fugge per trovare riparo nella foresta, e qui incontra e conosce Garrett, ex scudiero e aspirante cavaliere, diventato cieco a causa di un incidente, insieme a un drago a due teste, i cui nomi sono rispettivamente Devon e Cornelius, i quali non vanno d'accordo su niente e per questo non sanno né volare né sputare fuoco, e che a questo punto rischiano di essere banditi dal territorio dei draghi per aver aiutato degli umani. I protagonisti si conoscono meglio e si aiutano a vicenda. In seguito riescono a localizzare la spada, la quale è finita in mano a un orco di pietra che la usa come uno stuzzicadenti. Aspettando che si sia addormentato, i nostri eroi cercano di recuperarla, ma sono inseguiti da Ruber e i suoi scagnozzi, i quali interferiscono con il recupero della spada e precipitano da un dirupo, sopravvivendo e infine intercettando Kayley con la spada. A questo punto, ottenuta questa, Ruber decide di fare in modo che la spada stia con lui per l'eternità, e impiega la sua pozione, con la quale la fonde con il suo braccio destro. In seguito programma la conquista di Camelot, forte dei suoi uomini e del potere di Excalibur. Nel frattempo Devon e Cornelius avvertono Garrett di quanto accaduto e questo si rimette sulle tracce di Kayley, che è stata presa in ostaggio insieme alla madre, la quale viene minacciata dell'uccisione di sua figlia, se rivelerà il piano di Ruber ad Artù. Tuttavia, tutta Camelot capisce, a seguito di un incidente volontario, cosa stia per accadere, e i nostri amici si preparano alla battaglia finale contro Ruber e suoi soldati. La situazione è disperata, ma alla fine, grazie alla propria risolutezza, resilienza e a un po' di astuzia, i nostri eroi riescono a prevalere e a sconfiggere Ruber, il quale rimane incastrato nella roccia originale di Excalibur, finendo consumato dal suo potere splendente, che lo annienta insieme all'oscurità che si è sempre portato dentro. Alla fine Kayley e Garrett convolano a nozze, ricevendo anche la benedizione e l'investitura da parte di Re Artù in persona. Questi ricorda a tutti che la forza di un regno non è basata solo su quella del suo sovrano, ma su quella del popolo.
È una storia che parla di riscatto, specialmente di quella del proprio onore e della possibilità di scoprire sé stessi, se aiutati e se si permette agli altri di aiutarci, e si aiuta loro quando ne hanno bisogno.
La grafica è semplicemente grandiosa, favolosa, e di conseguenza anche l'ambientazione nella quale la trama prende vita è semplicemente meravigliosa, viva, così a testimoniare che il potere di Excalibur infonde vita in tutto ciò che tocca, se usata dalla persona giusta, mentre infonde dolore e distruzione se usata dalla persona sbagliata.
La colonna sonora arricchisce ulteriormente la vicenda tramite le singole tracce che costituiscono dei monologhi stupendi e sublimi per i singoli personaggi, siano essi i buoni (Kayley, Garrett, Devon e Cornelius) o siano malvagi (Ruber), e costituiscono una cornice perfetta per la storia, che ci fa venire voglia di immergerci in questo modo fantastico e magico, preludio a mio avviso di ulteriori e futuri successi passati/futuri che costituiscono la Materia Britannica, come "Il signore degli anelli" e il resto della produzione tolkieniana, de "Le cronache di Narnia" e altri capolavori della suddetta materia.
Queste costituiscono dei veri e propri capolavori e permettono ai personaggi di esprimere ciò che provano, sentono, facendo quindi emergere la loro vera natura e le loro vere intenzioni. Mi sovviene un dubbio, perché mi sembrava di aver udito anche un pezzo di Bryan Adams, del quale alcune canzoni erano state usate per le scene di "Robin Hood, principe dei ladri" con Kevin Costner, Alan Rickman, Morgan Freeman e Sean Connery. Mi è venuto un sospetto, però, anche se non è così, resta comunque un capolavoro dell'animazione. Sembra che ci sia quasi il tocco Disney.
Voto: 10
È un film dalle innumerevoli qualità e qualche difetto, su cui si soprassiede volentieri in virtù dell'amore per i personaggi. Per un adulto potrebbe essere difficile perdonare alcune ingenuità sparse qua e là nella trama, ma un bambino (o un inguaribile nostalgico) appassionato di cavalieri e del ciclo arturiano non potrà che apprezzare questo film, che come scelta di ambientazione e temi portanti ha pochissimi prodotti equivalenti.
I personaggi
Il punto forte dell'opera sono senz'altro i protagonisti: Kayley, né una damigella in pericolo né una coraggiosa avventuriera, ma una ragazza con un grande sogno e molta forza di volontà che tuttavia è goffa e impreparata a causa della mancanza di addestramento; Garrett, un eremita che ha scelto una vita solitaria, consapevole dell'emarginazione sociale a cui sarebbe stato condannato alla morte del suo protettore; Ruber, un cattivo che, per quanto non originale né nelle motivazioni né nella malvagità, è in grado di trasmettere un forte senso di angoscia per tutta la durata del film; Devon e Cornelius, spalle comiche esilaranti ma che trasmettono anche un grande messaggio, sicuramente aiutate nel doppiaggio italiano dalla meravigliosa interpretazione di Proietti (e in effetti ricordano molto il Genio di "Aladdin", con la differenza che la sua multiforme voce qui è suddivisa in due).
I personaggi minori sono relativamente piatti: il padre nobile, la madre tormentata, Artù che ha talmente poca fibra da rendere difficile credere che sia riuscito a governare un regno per vent'anni di fila. Ma per lo spettatore ciò cade in secondo piano.
Che cos'hanno in comune i protagonisti di questa storia? Sono tutti degli emarginati.
Kayley è costretta ad abbandonare il suo sogno perché l'unica persona che l'avrebbe appoggiata è morta. Garrett è in auto isolamento per non subire le conseguenze sociali della sua disabilità. Devon e Cornelius sono anch'essi affetti da un handicap decisamente grave per un drago, il non saper né sputare fuoco né volare. I quattro formano un gruppo di improbabilissimi eroi, che infatti riesce nell'impresa, se non solamente, di certo inevitabilmente grazie al sostegno di Ali d'Argento, il falco di Merlino. Questo deus ex-machina potrebbe a tratti risultare fastidioso a un occhio adulto, ma ricordiamo che siamo in una fiaba cavalleresca in cui fiori giganti prendono i volo e piante carnivore ruttano dopo aver ingurgitato soldati di pietra. Inoltre questo fornirà un interessante elemento di evoluzione nel finale, in cui il falco non sarà più necessario, perché i due ragazzi saranno in grado di sostenersi a vicenda.
Le musiche e la comicità
Le musiche sono coinvolgenti, i testi delle canzoni ben scritti. L'unico difetto che hanno, a volerne trovare uno, è forse quello di essere troppo brevi. La canzone di Ruber era una delle mie scene inquietanti preferite quand'ero bambina. In generale, canzoni e immagini fluiscono in perfetta armonia, in un risultato di cui si può tranquillamente dire che "il tutto è maggiore della parte". Ciò è particolarmente evidente nel caso di "The Prayer", non a caso vincitrice di un Golden Globe.
L'aggiunta di varie scene comiche per stemperare l'atmosfera non la trovo un elemento di debolezza, semmai una qualità caratterizzante del film, che costituisce un ottimo esempio di come dramma e commedia possano essere mescolati senza interferire l'uno con l'altro. Nel dettaglio, la relazione tra Ruber e il grifone aggiunge un tocco di macabro che non stona con la traumaticità degli eventi.
Le debolezze
Il maggior elemento di debolezza del film sono gli spunti di trama, un po' semplicistici. Com'è possibile che Sir Lionel sia morto senza essere quasi stato colpito? Che in maniera del tutto casuale l'orco colpisca Ruber in modo tale da impedirgli convenientemente l'inseguimento? Che tutti i soldati di Ruber siano sciocchi, in modo da permettere la fuga di Kayley? Sono piccoli dettagli che potevano essere evitati con opportuni accorgimenti, e che nel complesso indeboliscono la trama.
Lo sviluppo degli eventi inoltre, che quand'ero piccola non mi dava particolari problemi, a un rewatch lo trovo troppo repentino: il rapporto tra Kayley e Garrett poteva essere sviluppato più lentamente, si potevano inserire più momenti di riflessione, canzoni più lunghe, stacchi in cui fare il punto della trama o approfondire le caratterizzazioni dei personaggi, principali e secondari. Invece, soprattutto nella seconda parte, c'è una sorta di rush finale verso la conclusione della vicenda.
Il finale
Il finale è... bello. I protagonisti superano le loro insicurezze, Garrett impara a fidarsi delle persone che ha accanto, Kayley a trovare la forza di reagire agli eventi, Devon e Cornelius si rendono conto di poter essere un sostegno l'uno per l'altro. Artù, come al solito, non capisce niente (ma che ci dobbiamo fare... Sembra quasi una costante degli adattamenti del ciclo arturiano.) Lo stratagemma utilizzato per sconfiggere Ruber è assolutamente geniale e coerente con lo spirito cavalleresco del film e, in particolare, dei due protagonisti.
Infine, un gran finale, forse storicamente poco coerente, ma appagante.
I personaggi
Il punto forte dell'opera sono senz'altro i protagonisti: Kayley, né una damigella in pericolo né una coraggiosa avventuriera, ma una ragazza con un grande sogno e molta forza di volontà che tuttavia è goffa e impreparata a causa della mancanza di addestramento; Garrett, un eremita che ha scelto una vita solitaria, consapevole dell'emarginazione sociale a cui sarebbe stato condannato alla morte del suo protettore; Ruber, un cattivo che, per quanto non originale né nelle motivazioni né nella malvagità, è in grado di trasmettere un forte senso di angoscia per tutta la durata del film; Devon e Cornelius, spalle comiche esilaranti ma che trasmettono anche un grande messaggio, sicuramente aiutate nel doppiaggio italiano dalla meravigliosa interpretazione di Proietti (e in effetti ricordano molto il Genio di "Aladdin", con la differenza che la sua multiforme voce qui è suddivisa in due).
I personaggi minori sono relativamente piatti: il padre nobile, la madre tormentata, Artù che ha talmente poca fibra da rendere difficile credere che sia riuscito a governare un regno per vent'anni di fila. Ma per lo spettatore ciò cade in secondo piano.
Che cos'hanno in comune i protagonisti di questa storia? Sono tutti degli emarginati.
Kayley è costretta ad abbandonare il suo sogno perché l'unica persona che l'avrebbe appoggiata è morta. Garrett è in auto isolamento per non subire le conseguenze sociali della sua disabilità. Devon e Cornelius sono anch'essi affetti da un handicap decisamente grave per un drago, il non saper né sputare fuoco né volare. I quattro formano un gruppo di improbabilissimi eroi, che infatti riesce nell'impresa, se non solamente, di certo inevitabilmente grazie al sostegno di Ali d'Argento, il falco di Merlino. Questo deus ex-machina potrebbe a tratti risultare fastidioso a un occhio adulto, ma ricordiamo che siamo in una fiaba cavalleresca in cui fiori giganti prendono i volo e piante carnivore ruttano dopo aver ingurgitato soldati di pietra. Inoltre questo fornirà un interessante elemento di evoluzione nel finale, in cui il falco non sarà più necessario, perché i due ragazzi saranno in grado di sostenersi a vicenda.
Le musiche e la comicità
Le musiche sono coinvolgenti, i testi delle canzoni ben scritti. L'unico difetto che hanno, a volerne trovare uno, è forse quello di essere troppo brevi. La canzone di Ruber era una delle mie scene inquietanti preferite quand'ero bambina. In generale, canzoni e immagini fluiscono in perfetta armonia, in un risultato di cui si può tranquillamente dire che "il tutto è maggiore della parte". Ciò è particolarmente evidente nel caso di "The Prayer", non a caso vincitrice di un Golden Globe.
L'aggiunta di varie scene comiche per stemperare l'atmosfera non la trovo un elemento di debolezza, semmai una qualità caratterizzante del film, che costituisce un ottimo esempio di come dramma e commedia possano essere mescolati senza interferire l'uno con l'altro. Nel dettaglio, la relazione tra Ruber e il grifone aggiunge un tocco di macabro che non stona con la traumaticità degli eventi.
Le debolezze
Il maggior elemento di debolezza del film sono gli spunti di trama, un po' semplicistici. Com'è possibile che Sir Lionel sia morto senza essere quasi stato colpito? Che in maniera del tutto casuale l'orco colpisca Ruber in modo tale da impedirgli convenientemente l'inseguimento? Che tutti i soldati di Ruber siano sciocchi, in modo da permettere la fuga di Kayley? Sono piccoli dettagli che potevano essere evitati con opportuni accorgimenti, e che nel complesso indeboliscono la trama.
Lo sviluppo degli eventi inoltre, che quand'ero piccola non mi dava particolari problemi, a un rewatch lo trovo troppo repentino: il rapporto tra Kayley e Garrett poteva essere sviluppato più lentamente, si potevano inserire più momenti di riflessione, canzoni più lunghe, stacchi in cui fare il punto della trama o approfondire le caratterizzazioni dei personaggi, principali e secondari. Invece, soprattutto nella seconda parte, c'è una sorta di rush finale verso la conclusione della vicenda.
Il finale
Il finale è... bello. I protagonisti superano le loro insicurezze, Garrett impara a fidarsi delle persone che ha accanto, Kayley a trovare la forza di reagire agli eventi, Devon e Cornelius si rendono conto di poter essere un sostegno l'uno per l'altro. Artù, come al solito, non capisce niente (ma che ci dobbiamo fare... Sembra quasi una costante degli adattamenti del ciclo arturiano.) Lo stratagemma utilizzato per sconfiggere Ruber è assolutamente geniale e coerente con lo spirito cavalleresco del film e, in particolare, dei due protagonisti.
Infine, un gran finale, forse storicamente poco coerente, ma appagante.
Un buon lungometraggio, che al tempo dell'uscita mi intrattenne molto piacevolmente e di cui, nonostante un difetto nel finale, mi stupivano i pareri generalmente tiepidi della rete. Rivisto un paio di anni fa, però, ho cominciato a capirne i motivi. Il film parte discretamente servendo una tragedia e dei personaggi ben caratterizzati, ma incomincia a zoppicare quando entrano in scena le spalle comiche. I due draghi infatti li ho trovati troppo chiacchieroni e pronti alla battuta a tutti i costi, francamente stancanti, e alcune loro citazioni moderne sono opinabili (carina magari la "Red Riding Hood" versione Tex Avery e "Taxi Driver", ma infilarci anche Elvis... decisamente fuori posto). Più grave, ho spiacevolmente notato un paio di buchi registici come: la ferita del ragazzo, curata non solo parzialmente durante una canzone, ma totalmente e in modo a dir poco magico e immotivato; i draghi della valle poco epici e che sembravano bestie prive di intelletto rispetto al bicefalo, oltre che ridicolmente sconfitti; la lotta contro il cattivo, in cui ci si gioca il colpo a sorpresa con la trave, e non per codice e nobiltà d'animo, ma per stupidità; infine, e questo mi aveva destato perplessità anche da piccolo, il finale, in cui la spada ha effetti a dir poco senzienti a seconda del personaggio, distruggendo alcuni cattivi, annullando magie in altri (in modo particolarmente curioso col drago a due teste, in quelle condizioni per motivi genetici, che finisce diviso egregiamente in due con una testa per corpo completo e che, ancor più senza una logica, oltre il buonismo sciocco, volontariamente si riunisce in un unico corpo, come se aver imparato a collaborare volesse dire perdere un'occasione di autonomia e libertà... un colpo di scena forzatissimo).
Ad oggi, "La spada magica - alla ricerca di Camelot" non mi appare più come un gran lavoro, mi piace ancora, ma la volontà di mantenere un tono leggero ('loffata' del gigante di pietra) per i più giovani, specialmente americani, ha evidentemente danneggiato l'atmosfera e la qualità della direzione. La storia, i disegni, le canzoni e i personaggi sono carini, c'è qualche limite nelle animazioni, ma il film aveva tutti gli elementi base per essere ricordato a lungo, come un "Incantesimo del lago" o un "Balto" o una "Anastasia". Rimane migliore di altri lavori di serie B che prendevano come esempio la scuola musicale Disney (ormai alla fine del suo rinascimento con l'imminente "Tarzan"), ma non stupisce abbia avuto poco successo.
Ad oggi, "La spada magica - alla ricerca di Camelot" non mi appare più come un gran lavoro, mi piace ancora, ma la volontà di mantenere un tono leggero ('loffata' del gigante di pietra) per i più giovani, specialmente americani, ha evidentemente danneggiato l'atmosfera e la qualità della direzione. La storia, i disegni, le canzoni e i personaggi sono carini, c'è qualche limite nelle animazioni, ma il film aveva tutti gli elementi base per essere ricordato a lungo, come un "Incantesimo del lago" o un "Balto" o una "Anastasia". Rimane migliore di altri lavori di serie B che prendevano come esempio la scuola musicale Disney (ormai alla fine del suo rinascimento con l'imminente "Tarzan"), ma non stupisce abbia avuto poco successo.