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Arielle

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
"Inside Out" è un film d'animazione che porta chi guarda in un viaggio idealizzato, ma molto strutturato all'interno della mente di Riley, una ragazzina di undici anni. In questo mondo mentale colorato e fantastico, incontriamo le emozioni di Riley come Gioia, Tristezza, Paura. Ognuna di loro ha un ruolo fondamentale nel guidare le azioni e le reazioni della piccola protagonista. Quando la famiglia di Riley si trasferisce in una nuova città, le emozioni si ritrovano a dover affrontare una sfida inaspettata.

Un'avventura molto divertente e a tratti anche cupa che ci mostra l'importanza di tutte le nostre emozioni, anche quelle più negative. Il film offre una prospettiva unica e affascinante sulla nostra mente e sulle nostre emozioni. Le emozioni sono caratterizzate in modo sia divertente che toccante, e diventano subito famigliari.

La grafica del film è colorata e creativa, e le ambientazioni sono molto ricche di dettagli e anche le musiche sono ben integrate.
"Inside Out" è un bel film adatto a grandi e piccini, che invita a riflettere, lo consiglio a chi ama i film d'animazione e anche a chi vuole trascorrere momenti divertenti e emozionanti.


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HakMaxSalv92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Un cartone animato molto particolare e decisamente unico nel suo genere, soprattutto data la natura dell'argomento trattato.

Una pellicola, che a mio avviso, tutti dovrebbero guardare più volte nella vita per meglio comprendere qualcosa che si tende a dare per scontato, ma che se trascurato può giocarci brutti scherzi e farci pensare, dire e fare cose che normalmente non penseremmo, non diremmo e non faremmo: le nostre emozioni e i nostri sentimenti. La cosa bella di questo film è che entra nella mente della protagonista, dove risiedono le personificazioni/incarnazioni delle nostre emozioni e sentimenti basilari e li rielabora facendoli diventare più o meno stati emotivi e mentali molto più complessi e profondi, i quali devono essere appunto approfonditi, analizzati, sintetizzati, riconcettualizzati, rielaborati.

Quindi questo film è una sorta di invito ad entrare, contemplare e meditare sulla e nella nostra dimensione interiore più intima e privata per meglio capire chi siamo e cosa desideriamo; quindi si dimostra come una sorta di trattato psicologico e psichiatrico pratico in stile cartone animato, il quale permette anche ad un pubblico ancora "non pienamente consapevole" di se stesso di prendere e sviluppare coscienza/autocoscienza e/o consapevolezza/autoconsapevolezza di se stesso. Tuttavia anche il pubblico all'apparenza più esperto può provare a mettersi a confronto con questa pellicola e riscoprire quella dimensione di sé che molto spesso si tende a dimenticare nel passaggio dall'età infantile all'età adolescenziale e da questa verso l'età adulta-

E' che non basterebbe vederlo una sola volta perché non darebbe/fornirebbe la piena essenza di ciò che è la nostra mente e bisognerebbe a mio avviso metterlo a confronto con grandi pensatori come Freud, Adler, Jung, Reich ed altri famosi psicanalisti, pensatori, filosofi. Questo film tuttavia mira a fare da riassunto di quel "mare magnum" che è la nostra "psiche", sulla quale tanto è stato detto e scritto, ma che ancora oggi serba parecchi misteri e segreti e lo mostra dal punto di vista di una bambina, quindi rivolgendosi ad un pubblico ancora in sviluppo. Possiamo dunque affermare è comunque pioneristico come film, perché prova ad entrare nella mente di una bambina e cerca di far capire soprattutto ad una fascia di pubblico più adulta che i bambini sono in grado di pensare ed invita quindi il pubblico adulto a soffermarsi sul ragionamento in età puerile/adolescenziale.

La grafica è bellissima e divertente con tutti i colori brillanti e sgargianti che caratterizzano da sempre i film della Disney Pixar, soprattutto per quello che concerne i giochi di luce che forniscono degli effetti meravigliosi. I personaggi, personificazioni delle emozioni e dei sentimenti sono bellissimi e grandiosi e proprio risentendo dei colori ne (ri-)assumono la simbologia convenzionale con la quale le emozioni e i sentimenti che essi rappresentano, vengono rappresentati nella vita reale. La musica è equilibrata, priva di eccessi e molto proporzionata e strutturata sulla base delle emozioni e sentimenti che caratterizzano ogni scena. Un film decisamente audace perché in un certo "rompe il ghiaccio" e rappresenta "la punta dell'iceberg" di un argomento che ancora oggi molti rifuggono e/o tendono a distorcere, dissimulare perché ritenuto sconveniente, inappropriato o che se manifestato può indicare una scarsa maturità sociale, collettiva, quando paradossalmente il non parlarne è la causa di scarsa o assente maturità individuale e quindi collettiva, o peggio ancora, fingere i propri sentimenti ed emozioni è indice di scarsa empatia e di amore verso se stessi e il prossimo.

Voglio sperare che ci sarà un sequel o più sequel.


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Tacchan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Dopo mesi di promettentissimi trailer, ero così attirato dal film che ho battuto la mia repulsione ad uscire la sera per andare al cinema. L'idea proposta da Pixar è sicuramente ricca di potenzialità: esplorare quanto accade nel cervello umano separando e caratterizzando, in modo caricaturale, le emozioni di base più comuni. Che la buttasse sul divertente era cosa chiara sin dall'inizio, ma sarebbe stato uno spreco limitarsi a qualche semplice risata. Avete presente i colori primari? Sono pochi e hanno differenze nette fra loro, ma quando si iniziano a mescolare si viene a creare l'amplissimo spettro visibile di colori, dove le sfumature e la loro commistione non è sempre così evidente. Così funziona anche con le emozioni: se nell'infanzia queste sono estremamente banali e differenziate, con il passare degli anni esse perdono i loro contorni, diventano qualcosa di più articolato e complicato, in grado di caratterizzare l'individuo e renderlo unico. Pixar saggiamente non si lascia scappare l'opportunità e decide di seguire anche tale aspetto, seguendo uno dei passaggi chiave per una ragazzo, ovvero la sua adolescenza.

Vi è pertanto una prima parte scanzonata e divertente, dove le risate abbondano e il ritmo del lungometraggio risulta incalzante e spensierato, con i minuti che passano senza che si riesca ad accorgersene. Ovviamente andare avanti in questo modo per un'ora e mezza, senza risultare ripetitivi e progressivamente meno efficaci, sarebbe stato difficile, quindi parte la trama vera e propria, in concomitanza con un crollo emozionale della protagonista, qui reso come un pasticcio dell'esuberante Gioia. Ci troviamo quindi immersi in una quest per ritrovare i preziosi ricordi compromessi, senza che questi vengano inquinati dal tocco di Tristezza. Nonostante l'ottima idea ci troviamo ad affrontare circa 40 minuti in cui la sceneggiatura risulta non così forte come avrei sperato, subentra un po' di noia visto che il tutto è reso come un non così entusiasmante viaggio di Gioa e Tristezza nei mondi che simboleggiano i capisaldi della personalità della protagonista, ormai in serio pericolo e in rovina. Se pur vi sono interessanti idee, per nulla banali, alcuni passaggi sono stucchevoli, quasi infantili, più indirizzati ad un pubblico di bambini, cosa che ritengo anche comprensibile, ma che ha mi reso la visione di questa parte pesante e non poi così fruibile per i miei gusti. Le cose vanno progressivamente sistemandosi, viene proposta una chiave di lettura adulta che ognuno potrà fare sua nel modo che preferisce, soprattutto tornano le battute efficaci e ci si apre ad un finale scoppiettante e divertente, grazie a sprizzi di genialità che ci seguono fino ai crediti finali.

"Inside Out" è un film Pixar a tutti gli effetti, in grado di offrire diversi livelli di lettura, a seconda dalla vostra età. Se i bambini saranno conquistati da come sono resi e caratterizzati Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, gli adulti potranno apprezzare l'abilità con la quale, con tale pretesto, sono presentate le problematiche dell'adolescenza e la complessità dalla mente umana, dove la differenziazione tra le "emozioni base" non è così ovvia e in cui tutte sono fondamentali. Ha il solo difetto di una parte centrale con un ritmo un po' in calando e che fatica a tenere alta la soglia di attenzione. Fortunatamente dura relativamente poco e il finale funziona alla grande.


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Robocop XIII

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
I film che parlano di vita, intesa come esistenza, mi hanno sempre mandato emozionalmente KO. Ad esempio, per citare qualcosa di recente, "Boyhood". E quando il film è iniziato con la protagonista che da neonata pian piano cresceva, con le emozioni che spuntavano pian piano, il mio cuore ha cominciato a scricchiolare. Invece, il film prende poi un'altra piega. Era prevedibile, essendo un film per famiglie, ma per un attimo ci sono cascato. Inoltre, non sapevo minimamente cosa aspettarmi, non avendo visto "Up", il lavoro precedente del regista Pete Docter.

"Inside Out" non mi ha colpito tanto sul lato delle emozioni, ma su quello della fantasia. È quello che io chiamo "effetto ciuski": ogni dinamica raccontata nel film è una sorpresa, ed è ciò che ti porta a stare attento. Sorprese che continuano ininterrottamente per tutta la durata del film, con intuizioni geniali e divertenti. Oltre all'aspetto del fantastico, ci sono quelli formativo e pedagogico, che sono il fulcro della trama. Graficamente, il film è potente. Il doppio binario inoltre, quello reale e quello delle emozioni, dà maggiore realismo al primo. Quando, dagli ambienti colorati e fantasiosi del mondo delle emozioni, torniamo a una più desaturata San Francisco, questa sembra più vera di quanto sarebbe potuta sembrare.

Non capisco se in molti abbiano ignorato la cosa o semplicemente non ci abbiano fatto caso, ma ho trovato abbastanza inquietante la rappresentazione degli umani in "Inside Out": le persone sono praticamente gusci vuoti, che non hanno libero arbitrio, le loro emozioni sono comandate da degli omini davanti a una console e le loro azioni indotte da idee impiantate. Anche i ricordi sono soggetti a un procedimento quasi industriale. Il film ci fa capire sì che le emozioni e la protagonista sono un tutt'uno, ma questa sensazione mi permane. Sarà che le emozioni sono dotate di personalità e che appaiono, quindi, individui indipendenti in tutto e per tutto.

Concludendo, "Inside Out" non mi ha fatto emozionare. Mi ha però continuamente stupito e fatto sghignazzare in più di qualche occasione. E' un viaggio nella fantasia come non se ne vedevano da tempo. Sarebbe stato interessante vederlo in lingua originale: Amy Poehler era la rappresentazione di Gioia già in "Parks and Recreation", non avrei saputo pensare a un'attrice più adatta di lei.

Franzelion

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Premessa, per la cronaca: il voto finale sarebbe 9,5.

Non è facile spiegare il significato e l'utilità delle emozioni nella vita di una persona. E lo scopo di Inside Out è proprio questo, ossia mostrare le emozioni nella loro forma nuda e cruda, nel modo più diretto possibile, raffigurate come ometti nella nostra testa che decidono quando e come farci provare le rispettive emozioni. Ad esempio la Gioia cercherà di trovare la felicità ovunque, anche nelle situazioni difficili, mentre la Tristezza cercherà di vedere tutto sotto una luce differente, più triste (non è un caso infatti che il colore di Tristezza sia più scuro, così come il fatto che non abbia un alone luminoso che la circonda, al contrario di Gioia). Come si fa a decidere quale sia l'emozione prevalente? In base a quale tra loro è momentaneamente al controllo di un pannello di comando, e questo avviene in maniera casuale o in base ad una questione di "maggioranza" (se 3 emozioni su 5 - la maggiorparte quindi - sono favorevoli alla Tristezza ad esempio, sarà questa a prevalere, e la cosa ha perfettamente senso anche nella nostra testa se ci pensate bene).
Il film racconta la vita di Riley, una bambina americana, dalla sua nascita fino agli 11 anni, età in cui si raccontano la maggiorparte delle vicende. Ma le vere protagoniste sono le emozioni nella sua testa, a partire da Gioia e Tristezza - le prime a comparire durante la nascita - e seguite da Rabbia, Disgusto e Paura, che rappresentano le emozioni principali assieme alle altre due. Da qui in poi a qualsiasi "azione" o avvenimento di queste emozioni, corrisponderà una specifica emozione o pensiero nella realtà di Riley. Gli accadimenti delle emozioni, il loro viaggio all'interno della mente di Riley, non rappresentano altro che un'allegoria di un ipotetico trattamento psicoterapeutico di Riley. Ma procediamo con ordine, esaminando bene la sceneggiatura.
Inizialmente va tutto bene nella vita di Riley: sembra una bambina felice e spensierata come tante. A un certo punto però, cominciano i problemi: si deve trasferire in un'altra regione, e questo comporta la perdita di tutte le amicizie e di tutte le cose belle che ha vissuto fino ad allora, che continueranno ad esistere dentro di lei, sì, ma solo come "ricordi base", così vengono chiamati nel film. Questi ricordi di base vanno a formare a loro volta aspetti della personalità, chiamate "isole" (isola della famiglia, dell'amicizia, del divertimento ecc.). L'incidente avviene però il primo giorno nella sua nuova scuola, dove, ripensando alla sua vecchia vita, s'intrisce e si commuove. Nella sua testa, in questo momento è Tristezza che controlla il pannello di comando, ma Gioia non è affatto d'accordo che Tristezza debba rendere questo momento così, appunto, triste. Non ho parlato a caso di "incidente": perchè è quello che avviene in seguito alla prepotenza/egocentrismo di Gioia, cioè si verifica un pasticcio e le emozioni Gioia e Tristezza si ritrovano catapultate fuori dal "centro di comando", che rappresenta la coscienza. Questa parte significa, allegoricamente, che nella vita non può portare a nulla di buono forzarsi ad essere felici ad ogni costo, e anzi così facendo si possono peggiorare le cose scatenando magari la nascita di una nevrosi. A tal proposito riporto un aneddoto riguardo due filosofi indiani, allievo e maestro, di cui non ricordo il nome: il maestro poteva definirsi "illuminato", e l'allievo cercava di diventarlo. L'allievo chiedeva al maestro, ogni qualche mese "Sono illuminato? E adesso? E ora lo sono?". Il maestro rispondeva sempre "No, non lo sei ancora". Solo quando l'allievo smise di chiederglielo, il maestro capì che anche l'allievo raggiunse l'illuminazione.
Tornando al film, Gioia e Tristezza vanno quindi a finire in un luogo più profondo della mente, quello che in questo caso definirei preconscio, ossia una via di mezzo tra la coscienza e l'inconscio, un luogo che ospita i contenuti mentali che sono inconsci in un particolare momento, ma che, non essendo stati oggetto di rimozione, sono accessibili al ricordo e possono diventare coscienti al momento opportuno, ma anche rimossi, nel caso in cui la coscienza li ritenga inaccettabili. A questo punto la personalità di Riley, mancando di Gioia e Tristezza, diventa molto più piatta, essendo priva delle due emozioni principali. Ed è qui che dovrebbe intervenire lo psicologo (allegoricamente), cercando di far riemergere le due emozioni. Il problema è che il processo psicoterapeutico non è mai semplice o istantaneo, ma segue spesso vie piuttosto contorte. Tali sono infatti le vie seguite nel film da Gioia e Tristezza: ne passeranno di tutti i colori (letteralmente!) prima di riuscire a tornare al centro di comando/alla coscienza.
Capiteranno inizialmente nella memoria a lungo termine, dove ci sono tutti i ricordi più antichi dell'esistenza di Riley, e le tornerà in mente solo qualcuno, ogni tanto, quando la realtà li rievocherà. Anche nel processo psicoterapeutico (chiamato da ora in poi PPT per abbreviare) infatti uno dei primi passi è quello di rievocare nel paziente vecchi ricordi, per capire cosa può essere andato storto, andando a cercare nelle radici.
Nella memoria a lungo termine poi Gioia e Tristezza trovano il vecchio amico immaginario di Riley, e con lui attraverseranno l'area del pensiero astratto e l'area dell'immaginazione, per poter prendere il treno dei pensieri che le riporterà finalmente al quartier generale. Infatti si guarisce completamente solo quando si riescono ad acciuffare le eventuali emozioni smarrite col pensiero concreto, che le riporta quindi al quartier generale/le rende nuovamente coscienti. Nel PPT il paziente, per guarire, deve lavorare con la sua testa e quindi prima di tutto con l'immaginazione e, perchè no, anche il pensiero astratto può dare una mano fungendo da "scorciatoia" grazie all'uso di metafore spiegate magari dallo psicologo.
A un certo punto c'è un'ulteriore peggioramento nella vita di Riley: non riesce più nemmeno a giocare a hockey, sport che amava tanto. Qui ha una crisi di nervi, e nel preconscio possiamo osservare che rinuncia ad un'altra parte di sè, nello specifico della sua infanzia, ossia al carretto immaginario, che l'avrebbe portata sulla Luna, al castello di cracker e a chissà quali altri fantasie infantili. Potremmo definirla anche "deframmentazione del Sè", difatti troviamo delle costruzioni infantili ormai demolite e ridotte a frammenti, che vengono gettati nella discarica/dimenticatoio da una ruspa.
Successivamente, come poteva mancare il mondo onirico? Nell'analisi junghiana e freudiana l'interpretazione dei sogni costituisce per l'appunto una fase quasi indispensabile da trattare. Nel film però il sogno non ha valore terapeutico (molte psicoterapie non fanno uso dell'interpretazione dei sogni, non c'è nulla di strano) ma viene usato solo per cercare di svegliare Riley perchè altrimenti il treno dei pensieri rimane bloccato quando lei dorme. Alla fine riescono a svegliarla entrando nella camera dell'inconscio e portando all'esterno una sua vecchia paura. Qui c'è una citazione a Freud abbastanza chiara secondo me: lui definiva il preconscio come un anticamera in cui risiede un guardiano che decide quali pensieri fare o non fare passare attraverso la porta dell'inconscio. Nel film è proprio così: l'inconscio è oltre un portone, e davanti ci sono due guardiani che, tra l'altro, quando scoprono Gioia e Tristezza che cercano di intrufolarcisi di nascosto, dicono loro di "rientrare" nell'inconscio, credendo erroneamente che fossero lì. Infatti potremmo definire sottile il confine che c'è tra preconscio e inconscio, e la porta che li separa non così solida (viene poi sbaragliata dall'elefante!).
Così Gioia e Tristezza riescono a svegliarla e continuano il viaggio sul treno dei pensieri. Ho dimenticato di dire che questo per raggiungere il quartier generale deve passare su un binario sorretto dalle isole di personalità. Potremmo dire che lo psicoterapeuta, per sondare i pensieri del paziente e per far riemergere determinati contenuti psichici, debba far leva su uno degli aspetti della sua personalità: le amicizie, la famiglia, gli hobby ecc. Ma se nella vita del paziente scompaiono tutti gli aspetti della sua personalità, su cosa può lavorare il terapeuta? Non rimane praticamente nulla, e far riemergere contenuti psichici diventa quasi impossibile. Purtroppo è quello che accade anche a Riley: prende la decisione di scappare di casa per ritornare dove abitava prima, e di rubare il portafogli della madre per avere i soldi necessari. A questo punto del film tutte le isole della sua personalità sono crollate, e ora sta per farlo anche quella della famiglia (l'ultima a resistere, non a caso, poichè la famiglia è l'aspetto che più di tutti influisce sulla nostra personalità, e inoltre la sua collaborazione è fondamentale per la guarigione psichica), già un po' degradata. I binari su cui viaggiava il treno comunque si rompono e il treno dei pensieri precipita nell'abisso dei ricordi dimenticati, che chiameremo "dimenticatoio". Dunque adesso non è più possibile ritrovare le emozioni col semplice pensiero, ma bisogna inventarsi qualcosa. A questo punto Gioia con un escamotage, una specie di imbroglio tecnico, cerca di risalire alla coscienza tramite un tubo emarginando però ancora una volta Tristezza, ritenendola pericolosa per la personalità di Riley. Così mentre Gioia cerca di salire il tubo si rompe e crolla anche una parte del terreno, facendo quindi precipitare Gioia e l'amico immaginario nel dimenticatoio, lasciando Tristezza in cima a vagare da sola disperata, volando su una nuvoletta in lacrime. Questo accade perchè (allegoricamente) non si può pretendere di far risalire solo l'emozione della Gioia, me per il benessere è necessaria la copresenza di tutte insieme. Così questa forzatura di voler far riemergere solo la Gioia, ha portato alla separazione delle due emozioni, cosa che si potrebbe definire come "scompenso psicotico". Percil adesso Goia e Tristezza sono ancora entrambe nel preconscio, ma ogni emozione è separata dall'altra, e questo stadio può essere identificato come psicotico, dove il Sè è frammentato, non c'è coerenza nelle azioni, sono presenti deliri eccetera (non mi dilungo troppo). Tornando a Freud, si tratta di una malattia più grave della nevrosi, chiamata psicosi.
Nel dimenticatoio Gioia scopre che ci sono i ricordi più vecchi di Riley, che pian piano svaniscono, non essendo più necessari. La scena dove Gioia tiene in mano uno di questi vecchi ricordi, ormai dimenticato, è davvero struggente. Una fievole lacrima ora le riga il viso. Per la prima volta nel film, anche Gioia è triste. E nessuno può non esserlo, osservando questa scena con la consapevolezza di quello che sta avvenendo. Da questo posto, con l'aiuto dell'amico immaginario Gioia riesce a uscire dal dimenticatoio, ma c'è un prezzo da pagare: l'amico immaginario non ce la fa a risalire e rimane lì, mentre Gioia lo osserva svanire nel nulla, dimenticato. Per sempre. Questa è la "morte" più triste che io abbia mai potuto vedere in un film Disney o Pixar. Non è come la morte di Mufasa, dove lui "vive in te", è tra le stelle ecc. Non è coma la morte della mamma di Bambi, che viene vista semplicemente sparire, e non proprio morire. Qui parliamo di un personaggio che muore davanti ai nostri occhi e si estingue per sempre, venendo inoltre dimenticato: non c'è consolazione poi, non c'è quel tipico buonismo disneyano che alla fine non fa mai morire nessuno veramente oppure che ti vuole dare un qualche messaggio di speranza o di consolazione. Questa è decisamente la morte più drammatica che c'è.
Il significato di questa scena non lo collegherei tanto al PPT, ma alla crescita generale di Riley e di ognuno di noi: tutti ci siamo lasciati indietro, dimenticando, amici immaginari o simili. E' un processo triste ma necessario per diventare grandi.
Tornando al presente, Gioia deve ora ritrovare Tristezza e allo stesso tempo tornare al quartier generale, cosa non semplice. Ed ecco la trovata: sfruttare l'energia della Riley del presente, nello specifico il suo ragazzo perfetto immaginario, che viene moltiplicato per creare una colonna da cui Gioia riesce ad atterrare sull'isola della famiglia, rimbalzando, acciuffando Tristezza al volo e sbattendo contro la barriera fisica del quartier generale. Seguendo il PPT, cosa rimane a Riley ora? Le isole della personalità sono quasi tutte svanite, le emozioni idem (dimenticavo: nelle ultime scene stavano scomparendo anche le altre emozioni, cioè il pannello di comando si stava pietrificando e non poteva più essere manipolato), quindi Riley può contare solo sull'energia datale dall'amore per il suo ragazzo immaginario perfetto - che potrebbe anche trovare nella nuova scuola (un'idea positiva com'è venuta a Gioia nella sua mente) - e su quell'ultimo frammento dell'isola dei genitori, che è sempre l'ultima a morire, e forse non lo fa mai del tutto. Mi immagino proprio lo psicoterapeuta che le dice "davvero non c'è più nulla di bello per cui valga la pena vivere?".
Dopo questo insomma le due emozioni protagoniste sbattono contro il vetro della coscienza (che possiamo anche chiamare Io). Non riescono ad entrare, ci vuole un ultimo sforzo. Ed ecco che ci pensa la rabbia, provocata dal disgusto. Che coincidenza, anche nel PPT il paziente comincia ad arrabbiarsi quando le parole dello psicoanalista cominciano a fare davvero effetto. La rabbia è un'emozione comune durante il PPT (è più specifica per la psicoanalisi comunque, dove avviene praticamente sempre) che per altri tipi di psicoterapie), anche per l'energia psichica che riesce a scatenare che permette di smuovere determinati pensieri od emozioni. Nel film viene rappresentata la stessa identica cosa: con l'energia della Rabbia (provocata dal Disgusto, un dettaglio più o meno superfluo che non vale la pena di approfondire), espressa in fiamme, viene rotta l'ultima barriera che separava Gioia e Tristezza dal centro dell'Io, così che finalmente tutte le emozioni si ritrovano al posto giusto.
E ora il passaggio finale, dove lo psicologo fa notare al paziente quello che hanno passato fino ad allora, lo congeda facendo il punto della situazione e illustrando le prospettive future. Il paziente prova tristezza per la fine del trattamento e della relazione con lo psicologo, ma gioia per la sua nuova condizione, più felice della precedente. Superfluo dire che nel film succedono le stesse cose, con la Tristezza che si rivela finalmente indispensabile, intristendo i ricordi base di Riley che le fanno venire nostalgia di casa e le fanno cambiare idea sulla fuga, tornando dai suoi genitori.
Così tutto si risolve: dopo che le emozioni sono tornate al loro posto, anche le isole della personalità tornano dov'erano, ristrutturandosi dopo essersi frammentate e precipitate nel dimenticatoio. Tutto è bene quel che finisce bene.
Un finale sicuramente prevedibile, ma non per questo banale o buonista. Mi viene in mente un altro film altrettanto prevedibile ma altrettanto bello, ossia Wolf children. Questi due film sono l'esempio di come la prevedibilità in una storia non sia necessariamente un male, ma anzi possa costituire un valore aggiunto, poichè lo spettatore si prepara psicologicamente al finale che ha in mente, seguendo gli eventi con più attenzione e partecipazione.
Infatti, grazie a questo finale che si respirava nell'aria, ho potuto seguire il film riflettendo di volta in volta sul significato delle varie scene che ho illustrato (ok non proprio tutte, ad alcune ci ho pensato dopo con calma), interpretandole nella maniera più opportuna. Per essere apprezzato appieno quindi, il film dev'essere seguito parallelamente su due frangenti: quello concreto e quello allegorico. No, non intendo le due realtà del film, ma tutto ciò che voi vedete nel film più la rappresentazione che potrebbe avere nella vita di tutti i giorni, all'infuori del cinema cioè. Il film ci aiuta a capire in maniera semplice e chiara che possiamo gestirci le emozioni con più semplicità di quanto crediamo, che se le immaginiamo raffigurate proprio così, come ometti colorati, sarà tutto più semplice. Un pensiero che potrebbe apparire infantile, ma efficace. D'altronde si sa che L'angolazione da cui guardi la realtà, la posizione da cui la cambi. Bastano piccole differenze di ciò per causare grandi mutamenti nel tuo animo. Alla luce di ciò non considero il film tanto leggero, ma discretamente impegnativo se lo si vuole comprendere nelle sue varie sfumature.
Il messaggio del film è inoltre anticonformista: in questa società che chiede sempre di essere felici e di buon umore a ogni costo, anche comportando rinunce, la valorizzazione della Tristezza non può che essere apprezzata. Anche perchè dopotutto Gioia e Tristezza sono i due lati della stessa medaglia: numerose teorie assumono che gioia e tristezza non siano altro che naturali e temporanee fluttuazioni dell'umore, e che esistano solo in virtù dell'esistenza del suo opposto. Non è un caso che Tristezza e Felicità abbiano i capelli dello stesso colore infatti. Insomma, fra questo e altri, non considero questo film rivolto principalmente ai bambini, anzi. Certo sicuramente lo apprezzerebbero, perchè il film si lascia comunque guardare che è una meraviglia, essendo molto divertente e ben girato, con una regia che dosa sempre bene i tempi, e delle animazioni e una scelta dei colori davvero avvincenti. Anche la colonna sonora mi è piaciuta molto, soprattutto nei momenti più drammatici. Perciò la qualità del film non è data esclusivamente dalla sua narrazione allegorica, ma anche al livello di intrattenimento l'ho trovato uno dei migliori degli ultimi tempi.
Senza ombra di dubbio si tratta del film Disney o Pixar più profondo e commovente mai realizzato. Questa volta lo merita davvero l'oscar al miglior film. No, che avete capito, mica al miglior film d'animazione, che ormai lo danno a cani e porci (vedasi Big hero 6 e Frozen), ma proprio miglior film in generale.
A conti fatti, considero Inside Out uno dei migliori film d'animazione di tutti i tempi. Di difetti sinceramente non ne vedo.

"Posso dire quella parolaccia adesso?" > Capolavoro

LaMelina

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Avete mai pensato che la vostra testa a volte agisce di... testa sua? Quasi come fosse guidata da qualcuno che non siete voi. Nella testa di Riley, protagonista del nuovo capolavoro Disney-Pixar Inside Out, uscito nelle sale italiane il 16 settembre 2015, abitano cinque esserini colorati e simpatici, talmente carini da conquistare subito il cuore di grandi e piccoli. Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto e Rabbia, dall'interno della giovane mente della bambina, dettano il bello e il cattivo tempo, cercando di aver cura che Riley impari tutto quello che occorra sapere e viva una vita splendida e indimenticabile. Ma la vita, si sa, non è mai perfetta, piuttosto si dibatte fra alti e bassi. Il compito primario di Gioia e colleghi è schivare il negativo come si fa con le pozzanghere. Eppure può accadere che un'esperienza triste tramandi un insegnamento fondamentale per la maturazione della persona e dei rapporti che intercorrono tra questa e gli altri. L'occasione per Riley di imparare è offerta dal trasloco della sua famiglia dal Minnesota a San Francisco, città nella quale sperimenta una serie di delusioni che la porteranno a sbraitare, piangere, mostrare indifferenza, rassegnarsi, sentirsi sola... Un turbinio di prime volte che cambieranno il colore delle sue emozioni. Nel profondo di Riley, esse ingaggiano una feroce lotta per prevalere l'una sull'altra, ignare che la chiave di tutto sta nell'amalgamarsi insieme. Perché non c'è emozione che non sia importante.

Più umane degli umani, vere protagoniste di questo lungometraggio sono proprio le emozioni di Riley. Esse non esprimono un singolo sentimento, ma accompagnano alla caratteristica portante di ognuna piccole sfaccettature di personalità. Così abbiamo la Gioia capace di piangere e demoralizzarsi; la Tristezza che si atteggia a secchiona; la Paura criticona del cinema; il Disgusto andato a scuola di trucco e parrucco; e la Rabbia che mostra segni di pentimento per i suoi cattivi consigli. Questo per dire che nonostante portino il nome di una singola emozione, gli abitanti del colorato mondo di Inside Out non sono scontati, bensì in grado di sorprendere. Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto e Rabbia sono personaggi dinamici, perché dinamico è il personaggio di Riley, del cui sentire essi sono espressione. Con l'avanzare degli anni non è solo il nostro corpo a crescere, ma anche la nostra mente. Se all'inizio ogni cosa nuova che sperimentiamo è accolta con l'ingenuità tipica dell'infanzia, col tempo anche quello che proviamo si evolve. Ed infatti, più Riley si farà grande, più gli inquilini della sua mente dovranno reinventare sé stessi, più il volto della bambina diverrà capace di mostrare nuove emozioni.
Gioia e Tristezza rappresentano il motore del film. Il loro essere opposte le porta a non comprendersi, a tratti sembra quasi che Gioia bulli l'occhialuta collega. Tristezza si rassegna spesso al suo ottimismo, ciononostante non riesce a trattenersi dal toccare tutto e influenzarlo con la sua aura negativa, anche se le è stato detto categoricamente di non farlo! Pur se la maggior parte dei guai sono provocati da lei, è ugualmente facile provare empatia nei suoi confronti, perché la pigrizia e la voce sbiascicata che la contraddistinguono, la fanno risultare simpatica agli occhi di chi guarda. Inoltre è così trasandata, coi capelli unticci, il pancione ingombrante, gli occhiali alla Harry Potter e il maglioncino della nonna, che non può non piacere! Gioia vive la presenza di Tristezza come una minaccia per Riley. A muovere Gioia è un fortissimo istinto materno, ogni suo gesto è volto al bene della bambina, di cui si prende cura proprio come farebbe una madre. All'interno della testa di Riley c'è qualcuno che è attento ad incasellare perfettamente ogni pezzo della sua vita, in modo da assicurarle un futuro roseo. Di conseguenza, il personaggio di Gioia passa il messaggio che la prima forma d'amore è quella che noi dobbiamo avere per noi stessi. Se non ci vogliamo bene noi per primi, non potremo mai riuscire a compatire gli altri. Tuttavia, ogni mente è caratterizzata da contrasti. Come Gioia cerca di rinchiudere Tristezza in un cerchio, così noi tendiamo a relegare le nostri parti scomode in un angolino, dimenticandoci che quelle ci appartengono tanto quanto i pregi. Diventa quasi una lotta per la sopravvivenza: vincerà la positività di Gioia o il cinismo di Tristezza? L'amicizia che sboccia fra le due, parti complementari di una stessa medaglia, insegna che non c'è gioia più grande di quella nata da una sconfinata tristezza. Ogni momento di sconforto può trasformarsi in attimi preziosi di un'immensa felicità.
Camminando per le vie della mente, Gioia e Tristezza ne scoprono il funzionamento e comprendono che molte azioni che il cervello umano compie sono indipendenti dalla nostra volontà. Per quanto non si voglia dimenticare, durante la crescita si tende a mettere da parte alcune cose che da bambini rappresentavano il nostro mondo, come gli amici immaginari per esempio. Bing Bong, inventato dalla fantasia di Riley per essere il suo compagno di giochi, è il terzo personaggio chiave di Inside Out. Con lui lo spettatore vive tante esperienze, anche traumatiche, ma che sa essere necessarie all'avanzamento della piccola verso un nuovo stadio della crescita. Un amico immaginario nasce perché il bambino ha bisogno di un interlocutore che in quel momento non c'è di fianco a lui, va a riempire un'assenza. Forse potremmo dire che è la forma più pura di amicizia che può esistere, perché l'immagine di una presenza amica che noi proiettiamo nel vuoto è idealmente costruita sulle nostre esigenze e perciò corrisponderà sempre a tutto quello di cui noi abbiamo bisogno. Ci proteggerà, proprio come fa Bing Bong con Riley, salvando la sua emozione più importante dalla dimenticanza.

Ho sempre trovato affascinanti le rappresentazioni astratte del corpo umano. La produzione francese di "Siamo fatti così" ha segnato parecchio la mia infanzia (e non soltanto la mia, credo!), al punto che tutt'oggi continuo a figurarmi i microbi come dei wrestler color puffo! È un universo misterioso il corpo umano, all'interno del quale batte la vita. Tutto è organizzato nei dettagli, un meccanismo complesso ma al contempo così essenziale da andare avanti piuttosto bene da millenni. Eppure anche la più avanzata delle tecnologie può andare in tilt! Ciò è dimostrato in Inside Out, dove il sistema computerizzato di cui si servono Gioia e compagni, che ha funzionato correttamente fino a quel momento, all'improvviso impazzisce. Una manovra errata può portare spiacevoli conseguenze. E quando alla guida di tanta precisione ci sono cinque teste da mettere d'accordo, è più difficile che mai non incorrere nello sbaglio! Da una base non originale la Pixar è riuscita a tirar fuori una metafora della vita umana, che nella sua semplicità riesce ad essere estremamente convincente. Davvero suggestiva è la rappresentazione della personalità di Riley attraverso delle isole simili a parchi gioco fluttuanti. L'isola della famiglia e l'isola dell'amicizia, quella dell'onestà e quella dell'hockey, infine quella della stupidera, sono tutte delle conquiste che Riley ha fatto durante la sua crescita, che rendono la bambina quella che è oggi. Tutto quello che ci accade è importante e può divenire un tassello della nostra personalità. Simbolici, in tal senso, sono il subconscio, dimora delle paure più profonde, e la memoria a lungo termine, un vero e proprio labirinto di scaffali contenenti i ricordi di Riley, sottoforma di sfere luminose. Ogni emozione provata dalla bambina è raccolta in questa grande videoteca, dalla quale si attinge tutte le volte in cui si prova a riportare alla memoria qualcosa successo nel passato.

Inside Out è tecnicamente valido come ogni prodotto Disney-Pixar. Non ho visto la versione 3D, quindi non saprei giudicare se sia stato realizzato bene o meno, ma la versione 2D bucava parimenti lo schermo! Il film si presenta in maniera colorata, soprattutto per la presenza delle sfere dei ricordi di Riley, rosse, blu, gialle, verdi, viola, un mix di colori che assieme agli scenari altrettanto vividi trasmettono un senso di serenità a chi guarda. L'ambientazione è originale, soprattutto quando ci si sposta nel regno dell'immaginazione di Riley. Mi è piaciuta in particolar modo la parte sul cinema dei sogni. La narrazione ha un ritmo andante e alterna bene momenti di suspance a momenti di calma, scene positive a scene drammatiche, alcune di grande spessore e altre di intenso divertimento. La comicità genuina che caratterizza molti dei prodotti Pixar nasconde sempre dei temi dark, attraverso i quali si cerca di trasmettere un messaggio educativo ai bambini. Eppure le risate non sono mancate! Ad esempio, è stato divertentissimo esplorare le menti di altri esseri umani o animali e vedere come le cinque emozioni si adattavano di volta in volta al soggetto ospitante. Oppure è stata sbellicante la creazione in serie del ragazzo ideale. Ma ci sono stati momenti anche di profonda commozione, per i quali ho dovuto ricorrere al mio fantastico pacchetto di fazzoletti Tempo! La colonna sonora accompagnava in maniera armoniosa il film. Una piccola nota di merito va fatta alla canzone cantata dai vulcani protagonisti del cortometraggio d'apertura, Lava, nel quale la voce di Malika Ayane e Giovanni Caccamo si intrecciavano magicamente, facendo risuonare l'udito di una meravigliosa melodia.

Semplice ma geniale, un piccolo capolavoro che si va ad aggiungere ai trofei dello studio Pixar. Inside Out sa divertire e in alcuni momenti riesce anche a commuovere. Per i bambini può rappresentare un'esperienza educativa, che gli insegna l'importanza di tenere un dialogo coi genitori e quella di non trattenere la tristezza dentro per far felici gli altri. Non ho mai sentito il cinema così silenzioso come quel giorno, i piccini in sala erano incantati e si perdevano fra le biglie colorate dei ricordi di Riley e fra le avventure di Gioia & Co. Anche per gli adulti Inside Out ha un messaggio: quello di non trascurare i sentimenti dei propri figli. Permette di ricordare l'infanzia andata e ripensare a tutte le volte che quel quadro comandi è finito in mano a Paura, Rabbia e Disgusto, a rischio e pericolo di chi ci stava intorno! Un film che ha saputo restituire alla tristezza il suo posto nella vita dell'uomo. In una società come quella odierna, dove si sprecano tubetti di dentifricio per sbiancare gli incisivi di pagliacci imbonitori, nessuno suggerisce che la mela è dura da mordere. E che prima di arrivare al suo nocciolo, bisogna morsicarla così tanto da rischiar di perderci la mascella! Ma una volta che si è raggiunto il cuore del frutto, si può ripensare ad ogni morso col sorriso.


 6
Misa&Ulalà

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
L'idea , anche se non originalissima, era vincente in partenza. Ci avevano infatti già brillantemente pensato i francesi negli anni '80, a rendere umane le varie parti del nostro corpo per spiegarne meglio il funzionamento nel celeberrimo "Esplorando il corpo umano". Non di rado in qualche episodio di telefilm, cartone animato o anime, questa idea viene ripercorsa. In questi casi però il fine non è quasi mai didattico. Ci si limita a cercare la gag.  Difficile dunque decidere come sfruttare un'idea brillante che sembra già essere stata percorsa in tutte le strade possibili. Eppure, dopo aver dato vita a giocattoli, aver fatto volare case con semplici palloncini, aver reso umani dei mostri e rese espressive macchine di ogni sorta la Pixar decide di animare i sentimenti. Il risultato è dei più brillanti. Nulla sa di già visto. La mente umana viene esplorata, animata, colorata, devastata, spaziata, antropomorfizzata.  Tutto grida al capolavoro. Tuttavia è troppo riduttivo descrivere Inside out in questi termini.  Si entra al cinema consapevoli di stare per assistere ad un grande film. Si esce dal cinema avendo imparato una nuova lezione. Perché il nuovo film firmato Pixar non è solo una gioia per gli occhi e per le orecchie. È una grande lezione di vita per grandi e piccini. 


La visione del film è preceduta da un corto di appena sette minuti. La delicatezza del sentimento messo in risalto dalla musica e dalle immagini preparano la mente (e il cuore) alla visione di inside out.  L'inizio del lungometraggio è colorato e divertente, ma un brusco cambiamento nella vita della protagonista  da luogo ad una serie di eventi poco felici. Le sue emozioni magnificamente personificate sono le vere protagoniste della storia. Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura sono i nostri principali sentimenti. Nel film vengono rappresentati con un tratto leggermente naif.  In particolare Gioia -nella versione italiana doppiata da una scoppiettante Stella Musy-, che  è la prima a nascere nella mente della piccola Riley .  I sentimenti nascono con noi e ci accompagnano per tutta la vita. Vorremmo che la gioia fosse il centro della nostra vita e rifuggiamo dalla tristezza, considerata perlopiù l'antagonista della nostra esistenza. Ed infatti Tristezza è cupa, annoiata, perennemente pessimista. Ma come tutti gli altri sentimenti, necessaria. 

Non è difficile immedesimarsi in Riley. Dopo una infanzia felice fatta di giochi, amicizie e sport in lei sembrano essersi consolidati indissolubilmente i valori che l'accompagneranno per la vita. Tuttavia, con le prime delusioni le certezze svaniscono e con esse i valori. E se il mondo sembra cadere addosso all'adolescente, ciò che lei non sa è che il vero  problema non è quello che sta succedendo al di fuori. È al suo interno. A volte quanto di più malvagio possa esistere non viene dall'esterno. Il sonno della mente genera mostri. E così Rabbia, disgusto, e paura invadono la mente della ragazza, stanca, delle ipocrisie degli adulti, dell'indifferenza della gente, della falsità degli amici e della mediocrità della sua esistenza. Non è rara l'esistenza di Riley . Tutti siamo stati (o siamo ancora) Riley . È proprio questo profondo senso di immedesimazione a rendere Inside out speciale. Una profonda  malinconia invade lo spettatore durante la visione, cullato dalle raffinate e malinconiche musiche del premio Oscar Michael Giacchino , capace di trasformare in musica il ricordo, il sentimento, la malinconia. Il sapiente utilizzo dei colori cui siamo già stati abituati dalla Pixar, stupisce anche questa volta lo spettatore. Il mondo interno non corrisponde al grigiore del mondo esterno. Riley non conosce il perché di questo suo turbamento.  
Occorre capire cosa può tirarci fuori da questo buco nero che sembra risucchiarci. Essere ottimisti non basta. La gioia svanisce. E la tristezza prevale. Ma è davvero un male?  Essere tristi è doloroso. Tuttavia -e ce lo insegnò Leopardi- un ricordo, anche se doloroso, è piacevole per il solo fatto di essere ricordato. Fuga, o lotta, angoscia, o perseveranza? La risposta è dentro ognuno di noi.

Un inno alla vita, un monito per gli adulti, divertimento e tanto ancora. E' questo inside out. Andate tutti a vederlo. Sono certa che non ve ne pentirete. La pixar è tornata.

Voto 9.5