Prince of Stride: Alternative
"Prince of Stride: Alternative" è il classico anime dalla storia semplice, che intrattiene e diverte, ma che non riesce mai ad andare oltre a ciò.
Fin da subito la trama pare già ben delineata, un buon mix tra spokon e commedia, e infatti sarà così fino alla fine; anzi, se devo muovere una critica, è probabilmente questo punto che porta l'opera ad essere "normale", ovvero è sempre fin troppo prevedibile, a tratti anche banalotta, e tutte le "sorprese" risultano fin troppo telefonate già al principio.
Anche i personaggi non sono stati di certo irresistibili o indimenticabili, ma comunque si adattano bene alla storia, risultando anche spesso simpatici e divertenti.
Nel complesso, è un anime che raggiunge la sufficienza, ma oltre non fa. Consigliato.
Voto finale: 6
Fin da subito la trama pare già ben delineata, un buon mix tra spokon e commedia, e infatti sarà così fino alla fine; anzi, se devo muovere una critica, è probabilmente questo punto che porta l'opera ad essere "normale", ovvero è sempre fin troppo prevedibile, a tratti anche banalotta, e tutte le "sorprese" risultano fin troppo telefonate già al principio.
Anche i personaggi non sono stati di certo irresistibili o indimenticabili, ma comunque si adattano bene alla storia, risultando anche spesso simpatici e divertenti.
Nel complesso, è un anime che raggiunge la sufficienza, ma oltre non fa. Consigliato.
Voto finale: 6
"Prince of Stride: Alternative" è un anime sportivo, basato su una particolarissima forma di staffetta con tratti ripresi dal parkour. Avvicinatami quasi per caso a un anime che ben si discosta dal mio genere classico, sono rimasta piacevolmente colpita e per nulla pentita di avergli dato una chance.
Ho apprezzato come siano state mischiate in giusta dose le parti dedicate alla competizione sportiva e quelle più comiche o introspettive, dedicate soltanto ai ragazzi. Il peccato, tuttavia, è che in così pochi episodi la caratterizzazione completa di tutti risulta invece fallace, finendo per lasciare soltanto vagamente tratteggiato un personaggio come Kyosuke, in cui riponevo tante aspettative, o concentrandosi maggiormente su Takeru, Riku e Nana, lasciando da parte gli altri membri del gruppo (e il mio carissimo Heath, personaggio preferito indiscusso).
Qualcosa forse da sviluppare meglio è il punto di vista tecnico-sportivo: essendo atleti che partecipano a delle competizioni, un preparatore atletico vero e proprio sarebbe d'obbligo. L'unica figura di spicco, invece, oltre a Sakurai che però non svolge funzioni di coordinazione per l'allenamento, è il professore, di così poco conto e spessore che praticamente non si ricorda, se non per i suoi "modi di dire giapponesi".
Nel complesso, però, l'anime mi è piaciuto, nonostante in alcuni momenti risulti frettoloso e in altri eccessivamente attento: mi è piaciuto il modo in cui hanno rappresentato la determinazione dei ragazzi e il modo in cui, attraverso lo sport, essi vogliano unirsi fino a collegare i propri sentimenti.
Particolarmente gradito, infine, è il senso di inferiorità che Riku prova nei confronti di Tomoe, suo fratello, e che lo porta a fuggire di fronte alle difficoltà. Mi è piaciuto molto vedere come questo sentimento sia stato sviluppato, e vedere Riku trovare una soluzione ha dato anche a me un po' di carica per affrontare con più determinazione le difficoltà della vita, cercando una soluzione non solo dentro di sé, ma anche negli amici.
Nel complesso, quindi, consiglio l'anime a tutti: leggero eppure emozionante, anche se con qualche aspetto da migliorare.
Storia: 7/8
Musica: 8 (carinissima la ending, "Be My Steady!")
Disegni: 9
Caratterizzazione: 6/7
Ho apprezzato come siano state mischiate in giusta dose le parti dedicate alla competizione sportiva e quelle più comiche o introspettive, dedicate soltanto ai ragazzi. Il peccato, tuttavia, è che in così pochi episodi la caratterizzazione completa di tutti risulta invece fallace, finendo per lasciare soltanto vagamente tratteggiato un personaggio come Kyosuke, in cui riponevo tante aspettative, o concentrandosi maggiormente su Takeru, Riku e Nana, lasciando da parte gli altri membri del gruppo (e il mio carissimo Heath, personaggio preferito indiscusso).
Qualcosa forse da sviluppare meglio è il punto di vista tecnico-sportivo: essendo atleti che partecipano a delle competizioni, un preparatore atletico vero e proprio sarebbe d'obbligo. L'unica figura di spicco, invece, oltre a Sakurai che però non svolge funzioni di coordinazione per l'allenamento, è il professore, di così poco conto e spessore che praticamente non si ricorda, se non per i suoi "modi di dire giapponesi".
Nel complesso, però, l'anime mi è piaciuto, nonostante in alcuni momenti risulti frettoloso e in altri eccessivamente attento: mi è piaciuto il modo in cui hanno rappresentato la determinazione dei ragazzi e il modo in cui, attraverso lo sport, essi vogliano unirsi fino a collegare i propri sentimenti.
Particolarmente gradito, infine, è il senso di inferiorità che Riku prova nei confronti di Tomoe, suo fratello, e che lo porta a fuggire di fronte alle difficoltà. Mi è piaciuto molto vedere come questo sentimento sia stato sviluppato, e vedere Riku trovare una soluzione ha dato anche a me un po' di carica per affrontare con più determinazione le difficoltà della vita, cercando una soluzione non solo dentro di sé, ma anche negli amici.
Nel complesso, quindi, consiglio l'anime a tutti: leggero eppure emozionante, anche se con qualche aspetto da migliorare.
Storia: 7/8
Musica: 8 (carinissima la ending, "Be My Steady!")
Disegni: 9
Caratterizzazione: 6/7
Se il destino ha deciso di intersecare il tuo percorso con la strada di qualcun altro, puoi opporre tutta la resistenza che vuoi, ma alla fine sarà quel qualcosa che va al di là delle tue forze a vincere. Prince of Stride: Alternative (プリンス・オブ・ストライド オルタナティブ) è la storia di amici che praticano lo stesso sport e che si sono ripromessi, chi per un motivo chi per un altro, di vincere insieme il relativo torneo più importante, l'End of Summer. E una promessa, a volte, può essere un incantesimo più potente del destino. Yagami Riku, Fujiwara Takeru e Sakurai Nana si iscrivono all'Hōnan Gakuen, il cui club di stride, ormai in disuso, in tempi passati aveva vissuto un'epoca d'oro per la quale non c'era appassionato di questo sport che non ne conoscesse il nome. Chi coercitivamente, chi volontariamente, bussano alla porta di questo fantomatico club di stride che dello stride ha conservato solo la S, trovandosi davanti un presunto club di shōgi [N.B. scacchi giapponesi]. Partendo proprio dalla ricostruzione dello sutoraido-bu e dalla rammendatura dei rapporti frustrati dei vari membri, i protagonisti di questo nuovo spokon targato Madhouse, tratto da un otome game della Kadokawa e andato in onda nella stagione invernale 2016, si lanciano in una corsa sfrenata superando anche i propri limiti fisici, per inseguire la chimera che in gioventù brilla e ti fa sembrare capace di raggiungere qualsiasi meta...
Quando Prince of Stride: Alternative è cominciato mi domandavo di continuo in cosa consistesse lo stride. Ci sono persone che lo hanno paragonato al parkour, pur se di questo ne infrange le regole; si va invece ad associare più al free running, dove atleti col fisico di gazzelle saltano, corrono, mettendosi in mostra come attori su un palcoscenico, che può essere ambiente rurale o urbano a scelta. L'esempio più rappresentativo di questa tipologia di corsa fa capo alla Saisei Gakuen, la scuola rivale dell'Hōnan, i cui membri fanno gli idol per professione e sanno bene cosa significa intrattenere il pubblico. Tuttavia, durante la visione mi sono resa conto che ogni personaggio guardava allo stride in maniera differente, a volte sembrava quasi che questo fosse una filosofia di vita, o ancora una ragione per vivere. "Mostrami il tuo stride" ripetevano spesso, come se fosse una parte del corpo da esibire. Ci sono casi, infatti, in cui lo sport diventa una metafora dell'esistenza umana, una parentesi in cui scaricare tutte quelle che sono le nostre convinzioni, il nostro vissuto, la passione, il senso di inferiorità e di superiorità, l'incapacità di relazionarsi, la difficoltà a trovare il proprio posto nel mondo, la noia, l'annaspare continuo in questa vita che ti dà e toglie adrenalina nella frenesia della società di oggi... Nella squadra trovi quelli che in giapponese sono definiti col termine nakama (仲間 compagni), dai quali ricevi la forza per accettare te stesso, i tuoi limiti, ma anche per rivalutare il potenziale che nemmeno sai di avere ma che agli altri è chiaro come la luce del sole in primavera.
Sospinti dal vento, i corridori di Prince of Stride Alternative inseguono la mano dal compagno che deve dargli cambio nella staffetta, nemmeno fosse l'unica àncora di salvezza che gli resta prima di piombare nel baratro dell'oscurità. L'amore dei Giapponesi per le staffette non mi è ancora chiaro, ma dopo aver visto Free! e ora anche PoSA, ho potuto notare che il messaggio che vogliono trasmettere con questo elemento è semplice: completa fiducia fra compagni di squadra, mossi da un obiettivo comune e da sentimenti analoghi. È risaputo che il valore messo più in risalto negli spokon o pseudo tali è l'amicizia, intesa sia come vincolo fra persone che si conosco da molto tempo, sia fra quelle che il destino ha legato tramite lo sport argomento della storia. Nel caso specifico di Prince of Stride: Alternative, il fulcro della trama ruota intorno all'amicizia fra il trio protagonista composto da Yagami, Fujiwara e Sakurai, ma non manca di dedicare spazio anche al legame fra i senpai Heath e Kyōsuke, riavvicinatosi dopo anni di separazione, o quello fra Kohinata e Kadokawa. Infine, non meno importante, la relazione fra membri di un unico team che corrono sotto uno stesso stendardo.
Prince of Stride: Alternative si presenta come una mescolanza di gare e allenamenti, quindi di momenti dedicati allo sport, e di slice of life, in un'ottica volta a descrivere la quotidianità dei protagonisti. Da buon esponente del suo genere di anime tratto da otome game, punta molto sull'estetica dei personaggi, i quali, oltre ad avere un bel chara design, hanno una colorazione fredda ma luminosa. L'utilizzo di colori caldi per gli sfondi, invece, con cieli quasi fluorescenti, nuvole bianco vernice, boschi verde acceso, fa risaltare ancora di più i personaggi che hanno un contrasto basso. Al contempo, questa vivacità nei colori rimedia alla staticità dei fondali. Anche il comparto sonoro è ben curato, con temi d'accompagnamento centrati per ogni scena. Energica l'opening "STRIDER'S HIGH", cantata dal duo emergente degli OxT; sensuale invece l'ending "Be My Steady" dei Galaxy Standard, il fittizio gruppo di idol della Saisei Gakuen, costituito dai rispettivi doppiatori, ossia Miyano Mamoru, Hirakawa Daisuke, Eguchi Takuya, Suzuki Tatsuhisa, Ono Yūki, Toyonaga Toshiyuki. E, per rimanere in tema, il doppiaggio è stato ottimo, con la partecipazione di seiyuu importanti. Se volete rifarvi le orecchie è l'anime adatto! A livello di sceneggiatura, il dramma fortunatamente non ci mette molto a risolversi. Forse è stato anche tutto troppo sbrigativo, soprattutto nel finale, ma non è che si potesse pretendere chissà cosa. La caratterizzazione dei personaggi, infatti, è stata buona nelle linee generali, ma sono mancati approfondimenti sui personaggi secondari e qualche filo di trama in più per i principali. A conti fatti è un anime di dodici episodi che non punta ad essere nient'altro che intrattenimento. Il fanservice è presente, anche se in quantità ridotta rispetto a quello che ci si aspetterebbe da una serie simile.
Senza nemmeno provare a nasconderlo, Prince of Stride: Alternative è ispirato liberamente a Free!, del quale ne riutilizza vari espedienti tecnici, come i primi piani strategici o la staffetta, o il protagonista "autistico" che ha i capelli swish, solo per citarne qualcuno... Sicuramente è un Free! in piccolo, perché non ha tutto quell'architrave di dramma e fanservice su cui la KyoAni ha puntato con l'anime dei nuotatori. Se da un lato è apprezzabile questa semplicità, dall'altro, se non lo si gonfia adeguatamente, il pallone aerostatico vola a bassa quota. E molto presto, se a breve non ne verrà annunciata una seconda serie, Prince of Stride: Alternative finirà nel vaso di Pandora degli anime tratti da otome game. Insomma, se devo quantificare in voti è un bel 7 e mezzo, innanzitutto perché mi è piaciuto, poi perché è un buon prodotto nel suo genere e ha avuto il pregio di avere una protagonista non ritardata mentale, come accade spesso per questa tipologia di anime. Adesso non vi resta che mettervi in posizione. E come dicevano in PoSA... On your mark. Get set. GO!
Quando Prince of Stride: Alternative è cominciato mi domandavo di continuo in cosa consistesse lo stride. Ci sono persone che lo hanno paragonato al parkour, pur se di questo ne infrange le regole; si va invece ad associare più al free running, dove atleti col fisico di gazzelle saltano, corrono, mettendosi in mostra come attori su un palcoscenico, che può essere ambiente rurale o urbano a scelta. L'esempio più rappresentativo di questa tipologia di corsa fa capo alla Saisei Gakuen, la scuola rivale dell'Hōnan, i cui membri fanno gli idol per professione e sanno bene cosa significa intrattenere il pubblico. Tuttavia, durante la visione mi sono resa conto che ogni personaggio guardava allo stride in maniera differente, a volte sembrava quasi che questo fosse una filosofia di vita, o ancora una ragione per vivere. "Mostrami il tuo stride" ripetevano spesso, come se fosse una parte del corpo da esibire. Ci sono casi, infatti, in cui lo sport diventa una metafora dell'esistenza umana, una parentesi in cui scaricare tutte quelle che sono le nostre convinzioni, il nostro vissuto, la passione, il senso di inferiorità e di superiorità, l'incapacità di relazionarsi, la difficoltà a trovare il proprio posto nel mondo, la noia, l'annaspare continuo in questa vita che ti dà e toglie adrenalina nella frenesia della società di oggi... Nella squadra trovi quelli che in giapponese sono definiti col termine nakama (仲間 compagni), dai quali ricevi la forza per accettare te stesso, i tuoi limiti, ma anche per rivalutare il potenziale che nemmeno sai di avere ma che agli altri è chiaro come la luce del sole in primavera.
Sospinti dal vento, i corridori di Prince of Stride Alternative inseguono la mano dal compagno che deve dargli cambio nella staffetta, nemmeno fosse l'unica àncora di salvezza che gli resta prima di piombare nel baratro dell'oscurità. L'amore dei Giapponesi per le staffette non mi è ancora chiaro, ma dopo aver visto Free! e ora anche PoSA, ho potuto notare che il messaggio che vogliono trasmettere con questo elemento è semplice: completa fiducia fra compagni di squadra, mossi da un obiettivo comune e da sentimenti analoghi. È risaputo che il valore messo più in risalto negli spokon o pseudo tali è l'amicizia, intesa sia come vincolo fra persone che si conosco da molto tempo, sia fra quelle che il destino ha legato tramite lo sport argomento della storia. Nel caso specifico di Prince of Stride: Alternative, il fulcro della trama ruota intorno all'amicizia fra il trio protagonista composto da Yagami, Fujiwara e Sakurai, ma non manca di dedicare spazio anche al legame fra i senpai Heath e Kyōsuke, riavvicinatosi dopo anni di separazione, o quello fra Kohinata e Kadokawa. Infine, non meno importante, la relazione fra membri di un unico team che corrono sotto uno stesso stendardo.
Prince of Stride: Alternative si presenta come una mescolanza di gare e allenamenti, quindi di momenti dedicati allo sport, e di slice of life, in un'ottica volta a descrivere la quotidianità dei protagonisti. Da buon esponente del suo genere di anime tratto da otome game, punta molto sull'estetica dei personaggi, i quali, oltre ad avere un bel chara design, hanno una colorazione fredda ma luminosa. L'utilizzo di colori caldi per gli sfondi, invece, con cieli quasi fluorescenti, nuvole bianco vernice, boschi verde acceso, fa risaltare ancora di più i personaggi che hanno un contrasto basso. Al contempo, questa vivacità nei colori rimedia alla staticità dei fondali. Anche il comparto sonoro è ben curato, con temi d'accompagnamento centrati per ogni scena. Energica l'opening "STRIDER'S HIGH", cantata dal duo emergente degli OxT; sensuale invece l'ending "Be My Steady" dei Galaxy Standard, il fittizio gruppo di idol della Saisei Gakuen, costituito dai rispettivi doppiatori, ossia Miyano Mamoru, Hirakawa Daisuke, Eguchi Takuya, Suzuki Tatsuhisa, Ono Yūki, Toyonaga Toshiyuki. E, per rimanere in tema, il doppiaggio è stato ottimo, con la partecipazione di seiyuu importanti. Se volete rifarvi le orecchie è l'anime adatto! A livello di sceneggiatura, il dramma fortunatamente non ci mette molto a risolversi. Forse è stato anche tutto troppo sbrigativo, soprattutto nel finale, ma non è che si potesse pretendere chissà cosa. La caratterizzazione dei personaggi, infatti, è stata buona nelle linee generali, ma sono mancati approfondimenti sui personaggi secondari e qualche filo di trama in più per i principali. A conti fatti è un anime di dodici episodi che non punta ad essere nient'altro che intrattenimento. Il fanservice è presente, anche se in quantità ridotta rispetto a quello che ci si aspetterebbe da una serie simile.
Senza nemmeno provare a nasconderlo, Prince of Stride: Alternative è ispirato liberamente a Free!, del quale ne riutilizza vari espedienti tecnici, come i primi piani strategici o la staffetta, o il protagonista "autistico" che ha i capelli swish, solo per citarne qualcuno... Sicuramente è un Free! in piccolo, perché non ha tutto quell'architrave di dramma e fanservice su cui la KyoAni ha puntato con l'anime dei nuotatori. Se da un lato è apprezzabile questa semplicità, dall'altro, se non lo si gonfia adeguatamente, il pallone aerostatico vola a bassa quota. E molto presto, se a breve non ne verrà annunciata una seconda serie, Prince of Stride: Alternative finirà nel vaso di Pandora degli anime tratti da otome game. Insomma, se devo quantificare in voti è un bel 7 e mezzo, innanzitutto perché mi è piaciuto, poi perché è un buon prodotto nel suo genere e ha avuto il pregio di avere una protagonista non ritardata mentale, come accade spesso per questa tipologia di anime. Adesso non vi resta che mettervi in posizione. E come dicevano in PoSA... On your mark. Get set. GO!
Minna-san, konbanwa! Quest'oggi permettetemi di parlarvi di un anime che mi ha entusiasmato molto durante la visione. Stiamo parlando di "Prince of Stride: Alternative", anime adatto alla visione di tutti che non contiene alcun fanservice (e già qui avremo un decrescente interesse in molti lettori che si erano lasciati sfuggire le caratteristiche dell'anime riportate nella scheda).
Nel dettaglio, l'anime è composto da dodici puntate, adattate dal manga di Shuji Sogabe (che risulta essere ancora in corso, quindi, chissà, potrebbe riservarci ulteriori uscite di stagioni).
Tornando all'anime, non possiamo non sottolineare la catalogazione puramente sportiva di esso, che, come in altri anime, porta a un coinvolgimento totale, con una crescente enfasi nei momenti delle competizioni: infatti stiamo parlando di gare sportive, composte da mini-sprint, nelle quali vengono aggiunti ostacoli sul percorso che necessitano salti e doti atletiche richieste nella disciplina del parkour. Qui, secondo me, abbiamo un gran bel punto a favore per Shuji Sogabe, che è riuscito a portare qualcosa di fresco in questo settore che vedeva un susseguirsi di anime scolastici, con superpoteri vari, che potrebbero risultare ormai noiosi ad alcuni utenti. (P.S. Io li adoro)
La trama, abbastanza poco complessa, parla di questo famosissimo club di stride, o parkour alternativo, ormai caduto in disgrazia, che cerca con l'aiuto di tre novellini il ritorno sulla vetta del podio nel famigerato End of Summer. Nel susseguirsi degli episodi troveremo situazioni più o meno complicate, alle quali i protagonisti saranno costretti ad esporsi per risolverle e arrivare al "collegamento perfetto", molto simile al passaggio di consegna del testimone presente nelle staffette.
Le gare potevano essere a mio parere strutturate un po' meglio, o semplicemente approfondite con ulteriori regole: l'unica regola è vincere, ma, come si potrà notare nel corso degli episodi, vengono proposte evoluzioni che potevano andare anche a incidere sulla valutazione complessiva della gara, e non risultare solamente spettacolari durante la visione.
Parlando del settore grafico, risalta subito la peculiarità nella scelta dei colori, infatti già dal primo episodio si possono notare come in certe situazioni vengano messe in risalto colorazioni vivaci, con forti contrasti che vanno ad ammaliare lo spettatore in fase di visione, il tutto a incentivare l'interesse.
Il comparto sonoro, per quanto poco vario e strutturato, lo ho trovato decisamente azzeccato, riesce a intrigarti nelle situazioni più coinvolgenti delle gare e ad accompagnare evoluzioni decisamente spettacolari e in alcuni casi abbastanza poco reali.
Per concludere, direi che l'anime è sicuramente da vedere per l'originalità, e le dodici puntate non risultano essere troppe, anche in caso di mancato interesse dopo le fasi iniziali.
Voto: 7.5
Nel dettaglio, l'anime è composto da dodici puntate, adattate dal manga di Shuji Sogabe (che risulta essere ancora in corso, quindi, chissà, potrebbe riservarci ulteriori uscite di stagioni).
Tornando all'anime, non possiamo non sottolineare la catalogazione puramente sportiva di esso, che, come in altri anime, porta a un coinvolgimento totale, con una crescente enfasi nei momenti delle competizioni: infatti stiamo parlando di gare sportive, composte da mini-sprint, nelle quali vengono aggiunti ostacoli sul percorso che necessitano salti e doti atletiche richieste nella disciplina del parkour. Qui, secondo me, abbiamo un gran bel punto a favore per Shuji Sogabe, che è riuscito a portare qualcosa di fresco in questo settore che vedeva un susseguirsi di anime scolastici, con superpoteri vari, che potrebbero risultare ormai noiosi ad alcuni utenti. (P.S. Io li adoro)
La trama, abbastanza poco complessa, parla di questo famosissimo club di stride, o parkour alternativo, ormai caduto in disgrazia, che cerca con l'aiuto di tre novellini il ritorno sulla vetta del podio nel famigerato End of Summer. Nel susseguirsi degli episodi troveremo situazioni più o meno complicate, alle quali i protagonisti saranno costretti ad esporsi per risolverle e arrivare al "collegamento perfetto", molto simile al passaggio di consegna del testimone presente nelle staffette.
Le gare potevano essere a mio parere strutturate un po' meglio, o semplicemente approfondite con ulteriori regole: l'unica regola è vincere, ma, come si potrà notare nel corso degli episodi, vengono proposte evoluzioni che potevano andare anche a incidere sulla valutazione complessiva della gara, e non risultare solamente spettacolari durante la visione.
Parlando del settore grafico, risalta subito la peculiarità nella scelta dei colori, infatti già dal primo episodio si possono notare come in certe situazioni vengano messe in risalto colorazioni vivaci, con forti contrasti che vanno ad ammaliare lo spettatore in fase di visione, il tutto a incentivare l'interesse.
Il comparto sonoro, per quanto poco vario e strutturato, lo ho trovato decisamente azzeccato, riesce a intrigarti nelle situazioni più coinvolgenti delle gare e ad accompagnare evoluzioni decisamente spettacolari e in alcuni casi abbastanza poco reali.
Per concludere, direi che l'anime è sicuramente da vedere per l'originalità, e le dodici puntate non risultano essere troppe, anche in caso di mancato interesse dopo le fasi iniziali.
Voto: 7.5
"Prince of Stride: Alternative" è un anime di dodici episodi andato in onda da gennaio a marzo 2016.
Ambientata all'Accademia Honan, la storia segue le vicende del club di Stride che, dopo un incidente avvenuto l'anno precedente, rischia di chiudere e non partecipare all'End of Summer, competizione interscolastica che determina team il più forte della nazione. L'arrivo di tre nuovi iscritti e il ritorno di una vecchia conoscenza cambia, però, la situazione. Ce la faranno a vincere tutte le sfide ed essere proclamati campioni?
La trama è, essenzialmente, molto semplice. Lo Stride consiste in una specie di staffetta, dove i componenti della squadra corrono a turno per le strade, saltano sugli edifici e superano ostacoli (come nel parkour), ma, invece di passarsi un testimone, battono il cinque con il compagno di squadra. I corridori si coordinano grazie all'aiuto di un Relationer, che li guida attraverso degli auricolari.
I vari episodi si incentrano su sfide ad eliminazione diretta con squadre di licei rivali.
Per quanto riguarda i membri della squadra, ci sono i senpai del terzo e secondo anno, ma la storia si incentra principalmente sui tre del primo anno: Takeru, appassionato dello sport con un vero talento per la corsa, Riku, dalle grandi doti atletiche ma con il complesso di inferiorità nei confronti del fratello maggiore, e, infine, Nana, che, udite udite, non è la manager ma è parte attiva della squadra.
Fra gli avversari spiccano i fortissimi e imbattibili Galaxy Standard, idol di professione, corridori per passione, studenti per hobby.
Punto di forza di questo anime è sicuramente la "normalità" dei personaggi. Spesso e volentieri, non importa quale sia lo sport, si vedono i protagonisti eseguire mosse assolutamente impossibili per un essere umano e portare la squadra alla vittoria. In questo caso, i personaggi sono dei comuni mortali come tutti noi. Corrono, ma senza fare ciao ciao con la manina a Usain Bolt, saltano, ma senza volare, e non hanno energie infinite che "Duracell toglite che me fai ombra".
Il problema più grande è la parte tecnica. Sebbene la grafica sia semplice, ma non per questo spiacevole, il grande difetto di quest'anime è il non riuscire a realizzare un'animazione fluida durante le gare. Non si percepisce immediatamente, ci ho messo un po' per accorgermene, ma, in realtà, sono tanti spezzoni slegati che poi sono stati uniti in sequenza. Anche le acrobazie, per esempio, non sono mai in primissimo piano o analizzate a rallentatore. Ciò provoca non solo un calo della tensione, ma, soprattutto, viene a mancare il fattore adrenalinico, quel "devo vedere a tutti i costi come finirà", che è fondamentale in un anime che si basa esclusivamente sullo sport e non ha nessuna trama secondaria.
Nell'ultimo episodio, lo Stride viene descritto come "un sentiero creato dalla fiducia ed emozioni che si connettono". Ecco, io queste emozioni non le ho sentite. Non sono rimasta incollata allo schermo, non ho trattenuto il fiato. L'assenza di collegamento e scorrevolezza nelle scene d'azione impedisce allo spettatore di essere coinvolto emotivamente.
Riassumendolo in una frase o meno: "Piacevole ma nulla di più".
Ambientata all'Accademia Honan, la storia segue le vicende del club di Stride che, dopo un incidente avvenuto l'anno precedente, rischia di chiudere e non partecipare all'End of Summer, competizione interscolastica che determina team il più forte della nazione. L'arrivo di tre nuovi iscritti e il ritorno di una vecchia conoscenza cambia, però, la situazione. Ce la faranno a vincere tutte le sfide ed essere proclamati campioni?
La trama è, essenzialmente, molto semplice. Lo Stride consiste in una specie di staffetta, dove i componenti della squadra corrono a turno per le strade, saltano sugli edifici e superano ostacoli (come nel parkour), ma, invece di passarsi un testimone, battono il cinque con il compagno di squadra. I corridori si coordinano grazie all'aiuto di un Relationer, che li guida attraverso degli auricolari.
I vari episodi si incentrano su sfide ad eliminazione diretta con squadre di licei rivali.
Per quanto riguarda i membri della squadra, ci sono i senpai del terzo e secondo anno, ma la storia si incentra principalmente sui tre del primo anno: Takeru, appassionato dello sport con un vero talento per la corsa, Riku, dalle grandi doti atletiche ma con il complesso di inferiorità nei confronti del fratello maggiore, e, infine, Nana, che, udite udite, non è la manager ma è parte attiva della squadra.
Fra gli avversari spiccano i fortissimi e imbattibili Galaxy Standard, idol di professione, corridori per passione, studenti per hobby.
Punto di forza di questo anime è sicuramente la "normalità" dei personaggi. Spesso e volentieri, non importa quale sia lo sport, si vedono i protagonisti eseguire mosse assolutamente impossibili per un essere umano e portare la squadra alla vittoria. In questo caso, i personaggi sono dei comuni mortali come tutti noi. Corrono, ma senza fare ciao ciao con la manina a Usain Bolt, saltano, ma senza volare, e non hanno energie infinite che "Duracell toglite che me fai ombra".
Il problema più grande è la parte tecnica. Sebbene la grafica sia semplice, ma non per questo spiacevole, il grande difetto di quest'anime è il non riuscire a realizzare un'animazione fluida durante le gare. Non si percepisce immediatamente, ci ho messo un po' per accorgermene, ma, in realtà, sono tanti spezzoni slegati che poi sono stati uniti in sequenza. Anche le acrobazie, per esempio, non sono mai in primissimo piano o analizzate a rallentatore. Ciò provoca non solo un calo della tensione, ma, soprattutto, viene a mancare il fattore adrenalinico, quel "devo vedere a tutti i costi come finirà", che è fondamentale in un anime che si basa esclusivamente sullo sport e non ha nessuna trama secondaria.
Nell'ultimo episodio, lo Stride viene descritto come "un sentiero creato dalla fiducia ed emozioni che si connettono". Ecco, io queste emozioni non le ho sentite. Non sono rimasta incollata allo schermo, non ho trattenuto il fiato. L'assenza di collegamento e scorrevolezza nelle scene d'azione impedisce allo spettatore di essere coinvolto emotivamente.
Riassumendolo in una frase o meno: "Piacevole ma nulla di più".