Interessanti "considerazioni" (se posso definirle tali <img class="emoticons" src="/images/Emoticons/wink.gif" alt="" title=";)"> ) sulle difficoltà che incontrano i traduttori a rendere una lingua e un "mondo" come quello giapponese in una resa italiana verosimile, non è semplice cercare di tradurre anche una "mentalità" così diversa di pensare, vivere, da una lingua all'altra, e rendere comprensibile questa diversità, non so come spiegarmi ma questo articolo è stato un passo avanti nel capire diffcoltà di cui ero consapevole, ma che non conoscevo in tutte le loro sfaccettature.
Supponevo che il lavoro di un traduttore fosse complesso fino a questi livelli; molti dei problemi qui citati, in effetti, già mi erano venuti in mente nel corso di anni di lettura. Articolo molto interessante, comunque.
Benvenuti nel mondo della traduzione <img class="emoticons" src="/images/Emoticons/tongue.gif" alt="" title=":P"> <br>L'autrice dell'articolo ha confermato ciò che ho cercato di spiegare a qualcuno quì sul sito riguardo alle note esplicative nelle traduzioni italiane:<br><br><q>optare per una serie infinita di note a piè di pagina, gradite al lettore piú esigente ma invise e faticose per quello occasionale, che spesso è maggioranza? </q><br><br>e ancora l'uso del san/chan nella traduzione italiana che io trovo sbagliato:<br><q>ma sia anche grammaticalmente italiano, e non uno strano (e sgradevole) ibrido tra le due lingue</q><br><br>Non è un lavoro facile, bisogna conoscere gli argomenti che si stanno traducendo per non produrre obbrobri incomprensibili, conoscere la cultura della lingua di origine e trovare il modo giusto di esprimersi nella lingua di destinazione, spesso dovendo sacrificare la fedeltà all'opera originale.<br>Non è una mera sostituzione meccaniche di parole tra due lingue diverse.
Non avevo mai pensato che la traduzione di un fumetto, per quanto difficile, potesse essere "piú vicino alla poesia che alla prosa", ma, ripensandoci, è un'osservazione acuta. Dev'essere un lavoro da non prendere sottogamba, certamente.
Un articolo davvero interessante. Il lavoro del traduttore è davvero molto difficile. Quante volte andando in sito straniero richiedo la traduzione attraverso l'utilizzo del programma e il risultato sono una serie di frase che non hanno molto significato, riuscire a dare senso ad un dialogo è molto difficile. Tutto sta anche nel fatto che la nostra lingua, l'italiano è molto difficile , per fare un esempio è più difficile tradurre dall'italiano all'inglese, che dall'inglese all'italiano. Uno straniero in para più facilmente la nostra lingua che non viceversa perché la lingua italiana è strutturalmente più complessa rispetto ad altre lingue. Comunque penso che fare il traduttore sia un lavoro molto affascinante, e poi voi mettere la possibilità di leggere gratis un sacco di manga che noi poveri lettori invece dobbiamo comprare <img class="emoticons" src="/images/Emoticons/smile.gif" alt="" title=":)">
Assolutamente interessante e approfondito. Complimenti. Personalmente mi fa pensare ancora di più come delle volte si esageri nelle varie disquisizioni sull'aderenza di un certo adattamento all'opera originale: ci sono casi ovviamente deprecabili e mancanze gravi, ma spesso ho letto in giro tra gli appassionati pignolerie assurde, alla fine come ricordato nell'articolo sopra la traduzione non è solo una meccanica operazione di trasformazione di vocaboli e frasi, ma un'attività interpretativa e come tale frutto di scelte, sostanziali o anche solo formali, magari non sempre condivisibili questo sì.
Complimenti a Yupa per il report. Da studente di giapponese, traduttore per diletto e, perchè no, anche aspirante traduttore per lavoro in futuro, non posso che quotare ogni singola parola, soprattutto la maggior difficoltà di traduzione di uno shojo scolastico piuttosto che di un manga d'azione o di fantasia. La lingua cambia, evolve, acquisisce neologismi o prestiti da lingue straniere, e non è affatto facile renderla.
Uhm, per quanto non mi sembra di non aver mai sentito nominare questa serie, il tratto mi ricorda verosimilmente quello di Lovely Complex. Che l'autrice sia la stessa? Lo chiedo, ma non ne sono per niente sicura, eh. Comunque, accidenti! La professione del traduttore è davvero sfiancante! Non sembra, ma è così! Un buon traduttore deve tenere conto di davvero una marea di fattori diversi, dal lessico colloquiale, ma anche gergale coi suoi slang, al layout delle pagine! Poveretto! Non lo invidio per nulla!
Edenly (anonimo)
- 13 anni fa
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Hai praticamente confermato i miei dubbi di sempre!! Ho fatto il linguistico (tuttavia non posso essere definita una traduttrice) e mi sono sempre interrogata sulla difficoltà di tradurre shojo. Spesso leggo anche il medesimo manga tradotto in altre lingue (prima fra tutte l'inglese) e mi "incavolo" quando leggo frasi diversissime dalla traduzione italiana perché, non conoscendo il giapponese, non ho idea di quale sia in effetti quella più vicina all'"originale". Bacio