Akira è un vero capolavoro di manga, e solo lo stesso Otomo poteva trasporlo in un film altrettanto epico e colossale. Le animazioni sono al top e la colonna sonora indimenticabile. Uno dei miei film d'animazione giapponese preferiti in assoluto. Paprika invece è il film di Satoshi Kon, scomparso davvero troppo prematuramente, che più mi ha deluso. Sebbene le storie legate ai sogni spesso e volentieri trovano il mio apprezzamento, in questo caso invece mi sono solo annoiato. Ad ogni modo, complimenti ai recensori.
Condivido ogni riga della recensione di God87, specialmente l'ultimo paragrafo. "Paprika" è in effetti insieme a "Tokio Godfathers" il film che meno mi ha impressionato di Kon, il che è classificabile in termini di voto in un 7-7,5. "Zero-zero-Nine-One" mi ispira e rientra di diritto tra le mie visioni future. Mentre "Akira" l'ho visto di recente e non sento l'esigenza di replicare l'esperienza al cinema, almeno non al momento. In ogni caso, sinceri complimenti ai tre recensori che rientrano tra i miei preferiti di Animeclick.it
P.S: quanto vorrei una riedizione di "Paranoia Agent"
E' ora che Akira lo riveda. Ormai saranno vent'anni, che l'ho visto, e ne ho un ricordo neppure degno di questo nome. L'unica cosa che ricordo è che l'avevo visto con mia madre e fra tutte e due non ne eravamo rimaste del tutto entusiaste. A meno che i miei lontanissimi ricordi non errino, mi pare avessimo trovato poco spiegati alcuni aspetti della storia. Troppo poco per poter dire oggi qualcosa di sensato: l'unica è approfittare dell'occasione e fiondarsi a rifare conoscenza. Certo una recensione così entusiastica non fa che aggiungere un po' di spinta in pù!
Anche gli altri due lavori, pur con le pecche e le limitazioni che vengono segnalate, potrebbero decisamente essere di mio gusto e meritare di essere viste. Quando troverò il tempo di guardare tutte le cose che ho in lista d'attesa?
Purtroppo non ne ho visto neanche uno, anche se ho tutte le intenzioni di recuperare Akira al più presto, magari proprio (sicuro) al cinema XD
Beren91
- 11 anni fa
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Riguardo Paprika ritengo si valorizzi troppo la sceneggiatura/soggetto a discapito della tecnica registica/montaggio.
"seguire la trama nelle sue "false piste", quest'ultima si riveli, stringando, ancora più semplicistica di quello che già è, preferendo spingere, nel finale, sul pedale dello spettacolo grafico per sopperire a una conclusione che si poteva dare con mezz'ora di anticipo."
Personalmente l'ho valutato ( ritmo che porta al finale ) al contrario. La suspance non è per forza data da un colpo di scena e in Paprika mi sembra che sia, visivamente, portata a conclusione ottimamente. Non è un sopperire perché come si è sottolineato la trama è esile di per se.
Io,invece,ho imparato ad apprezzare Satoshi Kon e Tokyo Godfathers è bello,ma non quanto Millennium Actress.Paprika non l'ho visto,ma Akira è in programma da qualche tempo.
Daje con Akira!! Sembrerà strano a molti ma io ancora non lo avevo mai visto. Ma per la prima volta posso dire che è un po' una fortuna stavoltaXD
Mercoledì ovviamente me lo andrò a vedere al cinema in 2K e come prima visione penso che sarà uno spettacolo!!!! *_*
Tornando alle recensioni anche Paprika è in lista tra le cose da vedere. Mi pare troppo interessante...soprattutto da quando mi hanno detto che Inception ha preso parecchio da qui.
Paprika per me è il testamento di Kon. Non sono d'accordo sulle critiche al finale, che è tutt'altro che semplicistico. Esso va compreso, non si limita certo a voler creare spettacolo con uno scontro contro un gigantesco boss finale. Il surrealismo di questo film ha sempre un senso. Io lo reputo un capolavoro anche solo per come mi ha citato Pinocchio. La recensione è davvero ottima comunque, anche se un voto al di sotto dell'8 per Paprika non riesco a vedercelo.
Akira lo vedrò Mercoledì al cinema, seppur il manga non mi ha fatto gridare al capolavoro.
Paprika-Sognando un Sogno, questo film lo vorrei in BD (se lo trovo...). Non concordo con il 7, io gli dai un 8. Premetto che non ho visto Ghost in The Shell, quindi scarsità di originalità, non so notarla. Il film è il più estremo di Satoshi Kon, la sua poetica si spinge all'eccesso, e la sua poetica sul legame tra illusione (sogni) e realtà, si spinge all'eccesso.
I primi 4-5 minuti sono stupendi, regia, fotografia, colonna sonora (cavolo sublime quest'ultima) ad alti livelli. Non è il film di Satoshi Kon più riuscito, però...
Facendo una classifica dei film di Kon Satoshi:
- Millennium Actress : Voto 9 (Il film suo più personale, interessante e riuscito) - Perfect Blue : Voto 8,5 ( Un mezzo miracolo ha compiuto Kon, girandolo con zero soldi, un film che si basa tutto sulla regia perchè la sceneggiatura è banalotta. Qua si vede la mano di un regista che prendendo un soggetto di base scontato, lo narra a modo suo) - Paprika - Sognando un sogno : Voto 8 - Tokyo Godfathers : Voto 7.5 (Non vedo cosa c'entri nella poetica di Satoshi Kon...God mi disse l'umanità tra i personaggi, è sempre poetica di Kon, ma io non riesco ad individuarla negli altri 3 film).
Comunque maledetta la morte che si è portato via un grande talento come Satoshi Kon a soli 46 anni...
Ho sempre sentito parlare di Akira, pietra miliare di qua, capolavoro di là...ho dunque deciso di prenderlo in bluray un anno fa per godermi finalmente questo filmone. Dopo nemmeno un'ora di visione mi si chiudevano ripetutamente gli occhi, tanto che alla fine ho spento e non l'ho nemmeno finito di vedere, ovviamente il film l'ho rivenduto qualche giorno dopo. Che vi devo dire, noia allo stato puro, proprio non m'è piaciuto
In totale disaccordo su Paprika. Per me è un grandissimo film innovatore del genere, e lo dimostra il fatto che Christopher Nolan si sia ispirato ad esso per la sceneggiatura del suo capolavoro Inception. Un 8 pieno non glielo toglie nessuno!
Akira e Paprika sono tra i miei lungometraggi animati preferiti, mentre Zero Zero Nine One l'ho soltanto sentito nominare. Complimenti ai tre recensori
D'accordo con la recensione su Paprika: la storia sospesa tra sogno e realtà, così intrecciate da rendere difficile stabilire quale sia quale, all'inizio è grandiosa, l'aspetto grafico è eccellente, una celebrazione del surreale e dell'allucinante, ma il finale mi ha deluso, troppo semplicista come scrive God87 e portato all'estremo sul piano della forma a discapito del resto.
Sul voto ad Akira non concordo, la storia ha diverse falle e viene spiegato troppo poco o in modo troppo frettoloso. Potrà effettivamente essere un cult e avere avuto un certo peso nella storia dell'animazione, ma a me non mi ha convinto. L'unica cosa che salvo è l'ambientazione e le animazioni.
Akira ribadisco qui è il capolavoro assoluto cinematrografico di animazione giapponese, quindi ottima recensione da parte di Bob71! Zero Zero Nine One visto anni fa è una serie discreta del maestro Ishinomori vagamente collegata con il suo classico Cyborg 009, non dico perchè per non fare spoiler, visto che ci sono consiglio gli altrettanti ottimo sempre del maestro Skullman e Kikaider!
Qui le schede: http://www.animeclick.it/anime.php?titolo=Skull+Man http://www.animeclick.it/anime.php?titolo=Jinzou+Ningen+Kikaider+the+Animation
Concordo con l'analisi di Bob: Akira è stato il moto d'orgoglio di chi, come me, da giovane ha potuto mostrare finalmente agli scettici il valore dell'animazione giapponese (e, lato sensu, dell'animazione in generale). Avrà pure qualche leggera pecca nella sceneggiatura, ma questa viene meno di fronte al potere immaginifico di un'opera che, visivamente, ha pochi pari anche al giorno d'oggi.
Paprika è il mio film preferito di Satoshi Kon, li ho visti tutti tranne M.Actress... mi deprimo sempre a pensare quali altre fantasticherie avrebbe potuto partorire se non fosse venuto a mancare così presto...
Ribadisco quello che ho detto su Akira: non regge il peso del tempo. La storia è resa un disastro, e già questo taglia le gambe a qualsiasi pretesa di capolavoro. Per l'ambientazione, non so, secondo me è troppo osannato. Avranno speso una cifra e tutto quello che volete, ma come è possibile che altri film hanno impiegato meno mezzi e ancora oggi li vedi e sembrano di una qualità assoluta (mi riferisco a Ghost in the Shell, che per storia e resa grafica per me si mangia Akira in un sol boccone) Paprika l'ho trovato pretenzioso, a tratti confusionario. Come Se Kon stesse iniziando a prendersi troppo sul serio. Per me i suoi capolavori rimarrano sempre Perfect Blue e Millennium Actress Per il resto grazie della pubblicazione!
"Scritto e diretto da Katsuhiro Otomo, autore e disegnatore dell'omonimo manga, questo lungometraggio del 1988 ha il grande merito di avere diffuso il linguaggio degli anime nei circuiti cinematografici oltre la frontiera nipponica e di averlo portato a un livello di fruizione più maturo e adulto." Pur non avendo ancora visto il lungometraggio in questione, come potrei non essere d'accordo con quel che ha scritto Bob71, infatti Akira è una di quelle storie che hanno segnato la storia dell'animazione giapponese, e che hanno contribuito alla sua diffusione in occidente.
"Non vedo cosa c'entri nella poetica di Satoshi Kon...God mi disse l'umanità tra i personaggi, è sempre poetica di Kon, ma io non riesco ad individuarla negli altri 3 film"
Beh, God ha ragione. "Perfect Blue" è una lucida e avveniristica (il fenomeno era appena in espansione) disamina della cultura otaku, approfondita poi nel cerchio fan-idolo-illusione in "Millennium actress". Per non parlare dello straordinario affresco pop che è "Paranoia Agent", che è quasi un documentario della società giapponese contemporanea. E da femmina trovo che abbia colto in Mima, Chiyoko, Chiwa e Tsuruko l'essere "donna" in tutte le sue sfaccettature, tra luci e ombre. D'altronde, la dinamica sogni-realtà parrebbe vuota di significato senza un'approfondita indagine della natura umana a monte.
Kabutomaru, come ti dissi l'umanità dei personaggi, l'intimismo etc lo trovi sopratutto (ma non solo) nella sua produzione a fumetti, nei vari Eredità dei sogni, World Apartment Horror, Segno della Sirena e anche Opus attualmente pubblicato. Poi, risalta comunque in Tokyo Godfathers e Millennium Actress, giusto per citare i film in cui è più presente. Sono comunque d'accordo che quello è uno dei suoi tratti principali, mentre l'altro sono le sequenze e le atmosfere oniriche.
Akira lo faranno al cinema questo mercoledì dove io sarò presente! E a giugno uscirà il cofanetto con tutti i manga di Akira che però costa 85 euro :( ! Mi raccomando non perdeteveli!
Akira regge il peso del tempo (e come!) e credo che lo abbiano capito perfettamente alla Dynit, a meno che non soffrivano di allucinazioni quando ne hanno acquistato i diritti e hanno deciso di puntare proprio su questo film "datato" per lanciarsi testé nel mercato della distribuzione cinematografica.
Su Paprika sono su un'altra lunghezza d'onda rispetto al giudizio espresso nella recensione, in particolare non condivido alcuni passaggi, come il paragone (suggestivo ma un po forzato) con Ghost in the shell (più adatto quello con Inception), e l'analisi sommaria sul finale che, a mio avviso, risulta molto convincente come climax, e soprattutto aderisce legittimamente a quell'immaginario catastrofico di psicosi collettiva tanto caro alla tradizione iconografica del Giappone post atomica. Personalmente lo reputo un film da dieci e lode (come del resto l'opera omnia di Kon), uno dei migliori thriller psicoanalitici in circolazione, forse non un testamento, dato che il nostro aveva in testa altre opere prima di lasciarci, ma una summa della sua poetica certamente sì.
Limbes (anonimo)
- 11 anni fa
40
God, la recensione fila correttamente per due terzi. Ma deborda in un paio di uscite campate per aria. Per esempio è inesistente il parallelismo tra Paprika e GITS. Le due logiche sono differenti, i due funzionamenti anche.
In Paprika la dimensione onirica e quella fisica sono dapprima distinte, poi compenetrate, fino alla sovrapposizione, al ribaltamento dei due piani, e infine vengono scisse per riportare l'ordine (apparente). Impostazione tipica per Kon.
In GITS no. Lì la scissione tra mondo fisico e mondo virtuale è cancellata alle fondamenta: ontologicamente, per così dire. Non è più possibile alcuna distinzione tra i due. Non è mai stata possibile. L'illusione dell'esistenza di quel confine, il confine tra reale e virtuale, già labile all'inizio, si scioglie sotto lo scacco imposto dal Signore dei Pupazzi. I sensi non permettono di distinguere tra reale e virtuale. La memoria stessa può venire manomessa, ricreata da zero, il tuo passato può anche essere nient'altro che un sogno. E si annega nell'ambiguità percettiva. Impostazione tipica per Oshii.
Entrambe le meccaniche, quella di Paprika e quella di GITS, si riflettono nelle trame che, al netto di eventuali punti di convergenza, più che altro pretestuosi, muovono idee indipendenti l'una dall'altra e conducono a esiti opposti. Se poi ti riferivi alle altre incarnazioni di GITS, caschiamo peggio ancora.
Riguardo invece al "vero" Kon, credo tu non abbia capito che il "vero" Kon è esattamente quello di Paprika, film per la cui realizzazione ha avuto totale libertà creativa e una valigia di soldi. Del soggetto e dei personaggi di tutti i suoi precedenti progetti, del dato emozionale, se così lo vuoi chiamare, a Kon non è mai interessato molto se non in funzione dei tre veri 'punti caldi' della sua poetica: la messinscena, la tecnica narrativa e il sovvertimento dei codici, siano essi dell'animazione, sociali, morali o altro. Anche in Tokyo Godfathers, il film che molti daltonici considerano il suo titolo più "tradizionale", non si preoccupa di altro.
Paprika è "solo" l'apoteosi del Kon regista e autore. E "solo" altri due nomi dell'animazione giapponese sono stati in grado di concepire e dare vita a qualcosa del genere. Se non si capisce questo non si può comprendere la grandezza di Paprika e quale genio ci sta dietro.
Ciao Limbes, grazie per il tuo stimolante post. Sarò felice di rispondere alle tue osservazioni.
Sui paralleli Paprika-Gits. Ovviamente è tacito che cyberspazio e mondo dei sogni non sono la stessa cosa e che, come fai notare, nel finale le due storie prendono direzioni differenti. Ma io con le similitudini non mi riferisco al tema della percezione bensì allo spunto di partenza che dà il via a tutto, alla fabula vera e propria (almeno fino all'80% della storia, salvo trovare finale diverso): io dall'inizio fino quasi alla fine ho avuto deja vu continui guardando il film, non riesco a non trovare Paprika una rielaborazione "onirica" di Gits. Cambierà il finale ma lo svolgimento mi sembra il medesimo. Probabile che Kon (o meglio, l'autore del romanzo) non ne avesse intenzione, ma le similitudini dal pdv delle idee e del setting mi sembrano fin troppo simili, solo che cambiano le ambientazioni e le finalità (come del resto dici anche tu, ma imho non è che se il messaggio è diverso le cose non si possono accumunare, un po' come fare l'esempio di Gundam 0079 e Gundam SEED che per il 70% sono identici spaccati e poi differiscono giusto per il finale, ma l'uno rimane chiaramente il remake dell'altro).
Della "poetica" di Kon che mi dici, sono considerazioni tue personali o informazioni ufficiali (e in quel caso mi adeguerò)? No, perchè di Kon ho visto e letto quasi tutto, Paranoia Agent escluso (film ma anche tutti i manga, ricordiamoci che non è solo un regista), e trovo difficile saper cogliere un punto comune che leghi tutti ma proprio i suoi lavori. Per me più che trovare similitudini in sovvertimento dei codici e messa in scena (cosa che ad esempio non vale nei suoi manga, che non hanno nulla di diverso da qualsiasi altro) bisogna cercarle negli aspetti narrativi. La sua produzione imho si può categorizzare in due gruppi molti distinti con poche affinità tra loro: quella basata su storie ironiche, folli e scanzonate (quasi tutti i manga e Tokyo Godfathers) e quella basata sulla percezione realtà/sogno (Perfect Blue, Millennium Actress, Paprika, Good morning). Spesso e volentieri tutti i due filoni hanno in comune personaggi molto umani e atmosfere intimiste/poetiche, ma anche questa non è la regola che vale sempre.
Comunque, detto tutto questo, sono d'accordo che Paprika sia uno dei film in assoluto più rappresentativi di Kon. Solo, questo non me lo rende personalmente il più riuscito. Mi sono annoiato parecchio, reputo di gran lunga più riuscito Millennium Actress tra quelli "onirici".
Limbes (anonimo)
- 11 anni fa
10
La struttura del thriller non puoi reinventarla più di tanto. Soprattutto se il tuo fine non è reinventarla. Tutti i film di questo genere si somigliano nello svolgimento. Fissato il punto di partenza il percorso è scontato. Vale un po' per tutti i generi, in un discorso più ampio, rientra nella teoria dell'intreccio di premeditazione. Togli GITS e metti un altro thriller a scelta. Non c'è tanta differenza. Tacciare di scarsa originalità o di eccesso di derivazione basandosi su questo è un pretesto.
Una critica, in caso, va mossa al senso dell'intreccio, alla logica su cui si basa. A cosa serve, al suo obbiettivo. Se qui le strade si separano le similitudini sono solo di superficie. Poca roba insomma. I déjà-vu ci possono stare ma sono diversi dal plagio o dalla copia carbone. Lasciano il tempo che trovano. Ne ho avuti a treni guardando Inception ma non per questo lo posso fare derivare da Paprika, c'è tutta un'altro significato dietro.
Sulla poetica di Kon mi riferisco solo alla sua filmografia, i manga, boh, non saprei dove metterli, anche perché perlopiù sono opere giovanili, non so quanto rappresentative della sua ricerca formale ed espressiva. Almeno di una ricerca formale ed espressiva pienamente consapevole. Comunque si tratta di un altro medium, infilarli in un unico calderone con i film, specie se parliamo di estetica e stile, non mi convince granché.
Comunque, le informazioni sono relative a quanto ha detto Kon stesso in qualche intervista - se non ricordo male te ne avevo riportato degli stralgi da qualche parte, tipo "A me interessa di più lo story-telling" eccetera. Parlava di Perfect Blue e Millennium Actress. Su Tokyo Godfathers la riflessione era sulla rappresentazione dei barboni. Protagonisti brutti, scorretti e sporchi, dentro e fuori, con tra loro una drag queen, persino, lontani anni luce dagli stereotipi presentati dall'animazione giapponese. Una rottura degli codici non narrativi ma di altro tipo. Era più preoccupato per quello che per altro. Di andare incontro a un lingiaggio visti la crudezza con cui li aveva raffigurati e l'humor nero che regnava per la pellicola.
Paranoia Agent è proprio il collante della sua filmografia, l'opera che ingloba tutte le sue tendenza anticonformiste, sia quelle che riguardano la messa in scena sia quelle che riguardano i temi e i personaggi. La critica, cartacea e internettiana, che ho letto concorda in questo, individuando nella vena eversiva di Kon - vena eversiva in senso ampio - la sua impronta stilistica, il suo marchio di fabbrica, per così dire. Molte volte considera che le storie, gli argomenti che affronta, sono solo un pretesto per sfogare la sua creatività, per sperimentare, per concretizzare le sue idee, le sue trovate ad effetto, per sua stessa ammissione. Per dirne una, il dualismo realtà-illusione gli serve a quello, non gliene frega poi molto come spunto di riflessione a sé stante - a differenza per esempio di quanto vale per Oshii. Incasellare la sua produzione in base a nuclei tematici non funziona molto bene.
Il fatto è che per me è impossibile suddividere i lavori di Kon tra manga e film, per me hanno tutti le loro affinità e una coerenza di fondo nelle tematiche. Non potrebbe che averli fatti lui. Reputo il film Tokyo Godfathers pienamente figlio della sua vena ironica e divertita che si trova sopratutto nei fumetti, e al contempo il manga Opus appartenente al filone "onirico" di Millennium Actress e Paprika (in questo caso meta-narrativo, parla di un mangaka che entra letteralmente dentro il suo stesso manga, viaggiando continuamente tra realtà e finzione immaginaria).
"(un terrorista/hacker tramite sogni/virus si introduce nella psiche di moltitudini di persone per farle impazzire, e per andare a stanarlo Motoko/Paprika entra lei stessa nel cyberspazio/sogno)"
Dopo averci ragionato un po', cercando quali altri thriller possano avere tematiche simili e che siano usciti prima del 1993 (anno del romanzo da cui Kon ha tratto Paprika), mi viene in mente solo A Nightmare on Elm Street di Wes Craven. Solo lui, che è pure un film con attori in carne e ossa. È un'unica eccezione, non ne vedo altre prima ad avere un simile soggetto. Ma limitandoci all'animazione è Gits l'unico predecessore di Paprika a trattare queste cose. Non dico che ho la certezza matematica in questo, ma nel caso ti inviterei a farmi qualche esempio con altri titoli. Comunque non ho certo accusato Paprika di essere una copia carbone o un plagio, ma solo che non è certo l'originalità il suo punto forte, "puzza" davvero troppo di Gits (o opere dalla trama similare, invero ben poche), per quasi tutta la sua durata ho avvertito questi deja vu. O almeno, questo ho colto io. Mi piacerebbe sapere l'opinione di qualcun altro.
La tua intervista ora che me l'hai richiamata la rammento. Beh, sicuramente se ha detto questo vuol dire che gli interessa quello, ma non necessariamente una cosa esclude l'altra. Sarà, come dici te, sbagliato provare a categorizzare un simile artista, ma ripeto, io non riesco a non suddividere nettamente, considerando tutti i campi in cui s'è cimentato, la sua opera omniA. Vedo da un lato opere cazzare, divertenti o ironiche dirette/disegnate in modo del tutto tradizionale, e altre che abbracciano mondi e atmosfere da sogno con una narrazione cadenzata da sequenze oniriche/fantastiche. Non riesco a scindere da qusto. L'unico punto che le accumuna, appunto, l'intimismo o la poesia nei rapporti umani. Ma qui sto solo ripetendomi...
Limbes (anonimo)
- 11 anni fa
10
Scusa, Paprika non ti è sembrato divertito e allegro? O anche ironico? E' un inno all'immaginazione senza freni, alla sregolatezza cui Kon ha dato sfogo a briglia sciolta. Un film solare e gioioso di per sé, in aggiunta innaffiato dalla tipica comicità cerebrale, al vetriolo, del regista. Prendi lo scienziato obeso. Prendi il detective frustrato. Prendi soprattutto le sequenze delle parate. Cosa sono se non prese in giro della società consumistica contemporanea messe in scena con sadica ironia. Nulla di troppo differente rispetto a quanto fatto in TG o Paranoia Agent.
Millennium Actress idem, anche nei momenti più duri non rinuncia mai alla vena tragicomica, film autoironico per eccellenza, spezza - ed esorcizza - con il sorriso gli stessi drammi che racconta. In proposito bisogna prestare attenzione all'abbondanza di comprimari gigioni e caciaroni atti allo scopo presenti in ogni film. Non mi pare manchi l'allegria qui come nel resto, anzi è parte fondamentale dell'opera di un uomo che scherzava sulla sua stessa morte, in punto di morte.
Storia a sé fa Perfect Blue, ma quello doveva essere un film live, tra l'altro è l'esordio, approntato in quattro e quattr'otto, c'è una storia travagliata dietro. Perfect Blue a volere distinguere lui sì lo si può mettere da parte, unica pellicola claustrofobica, morbosa e disturbante fino al midollo. Questo per dire che se vuoi suddividere rispetto al brio, all'allegria, al lato cazzaro, devi mettere tutto e lasciare fuori solo Perfect Blue.
Tornando al parallelismo Paprika GITS, non capisco davvero. Parliamo di struttura del thriller. Misteriosi casi d'omicidio o simili, un cattivo che manovra nell'ombra, investigazioni, depistaggi, contatto/svelamento dell'antagonista, risoluzione. In linea di massima le tappe di ogni trama del genere.
Parliamo invece delle similitudini tra le storie. Mi pare che c'è troppa confusione. Il terrorista/hacker di Paprika non è l'antagonista ma il classico distrattore - il Bane di The Dark Knight Rises per intenderci. La testa d'uovo a rotelle di Paprika, ovvero l'analogo del Signore dei Pupazzi, mira a fondere mondo onirico e mondo fisico per le sue manie di dominio; il Signore dei Pupazzi manovra le sue pedine per adescare Motoko. Motoko non entra nel cyberspazio per intercettare il Signore dei Pupazzi. Lei si è sempre mossa liberamente tra realtà e spazio virtuale. Anzi, la caccia al Signore dei Pupazzi avviene del mondo fisico e non in quello virtuale, che in GITS ha uno spazio e un'importanza molto più marginali di quanto non abbia il mondo onirico in Paprika. Poi se ti riferisci ad altro quando dici déjà-vu, non so.
Se proprio vuoi trovare un punto di riferimento per Paprika c'è The Cell di quel regista dal nome impossibile. Lì bene o male le cose funzionano allo stesso modo. Anche in questo film la tecnologia per entrare nei sogni è un pretesto per scatenare la visionarietà del regista. Il thriller in sé è un po' una bazzecola, un pezzo d'arredo o giù di lì, come in Paprika.
A me Paprika è sembrato un film serioso, sinceramente. Un thriller abbastanza cupo. Con un po' di ironia qua e là per stemperare, certo, ma quelle scene che dici te, la parata etc le ho trovate grottesche e in linea con l'aria di inquietante follia che si respira, non certo scanzonate o divertenti. Millennium Actress idem: è una storia "seria" sui ricordi e sul sentimento dell'amore, la sua finalità e quella. Anche lì ci sono mezze gag per strappare un sorriso, ma l'intento ultimo è quello di raccontare una storia sulla vita che sappia commuovere. I suoi lavori che dico io (Opus e buona parte dei racconti che compongono l'Eredità dei sogni), a cui aggiungo anche Tokyo Godfathers, sono espressamente commedie. Hanno magari qualche momento tragicomico o amaro ma la loro finalità ultima è quella di far ridere. Ben distanti da Paprika e MA che per me sono in primis storie seriose (PB neanche lo conto, come dici tu è proprio un'altra cosa).
Del thriller tu mi stai fornendo le basi che codificano il genere, ma io mi riferivo al soggetto vero e proprio di Paprika, che non è certo da thriller ordinario. Io mi riferisco a "cattivo che uccide/manipola le persone da dentro una dimensione immateriale, e che per andare a combatterlo bisogna entrare nel suo regno". Prima di Paprika, a inventarsi una cosa simile in film, ci stanno giusto Nightmare e Ghost in the shell. Cell che dici, Inception, Nightmare Detective etc sono già usciti ben dopo (il romanzo di Paprika è del 1993).
In merito al tuo penultimo paragrafo, come ho già detto riconosco che le finalità del villain sono diverse, ma se fossero uguali saremmo proprio di fonte a una copia carbone, ci credo che almeno quelle non sono uguali. Comunque in più di un'occasione Motoko finisce con l'investigare su Marionettista/Uomo che ride/Kuze (non ricordo quale dei tre, forse anche tutti) navigando nel cyberspazio e cercando indizi lì. Ad esempio, ricordo che in 2ND GIG legge su una lavagna virtuale le finalità della rivolta di Kuze. Magari non è nel mondo virtuale che li cattura ma è lì che va a indagare, allo stesso modo di Paprika che entra nei sogni. Sono queste le affinità che trovo.
Limbes (anonimo)
- 11 anni fa
00
Lascerei fuori le analogie con le serie Stand Alone Complex. Vengono dieci anni dopo rispetto al romanzo di Tsutsui. In quelle il cyberspazio ha uno spazio rilevante come oceano di informazioni in cui immergersi. Nel film, no. Anzi, se ricordo bene è addirittura Ishikawa, e non Motoko, a scoprire la natura e l'origine del progetto 2501. L'affinità Motoko-Paprika è da scartare, sia come ruolo sia come funzioni.
Sulla faccenda Signore dei Pupazzi-testa d'uovo a rotelle, non sono solo le finalità del loro agire a essere diverse, ma è proprio il loro agire a essere diverso. In Paprika, chi s'infila nei sogni del team di ricercatori non è il suddetto mastermind, ma l'ex collaboratore dello scienziato obeso. Non il reale villain quindi, ma un villain fittizio. I ruoli del Signore dei Pupazzi e di testa d'uovo non sono equiparabili poiché differenti nell'economia delle rispettive trame. Perciò ti dico che i déjà-vu sono legittimi, ma a un'analisi più strutturata tutta questa derivazione non ci sta.
Riguardo agli altri film di Kon, Millennium Actress è un'ulteriore esplorazione della tecnica narrativa usata in Perfect Blue perché al produttore era piaciuto questo stile e lo voleva riproposto nella nuova pellicola. Tokyo Gadfathers invece è una critica - affogata nello humor nero - alla società consumistica nipponica. Questo non lo dico io, l'ha detto lo stesso Kon. Comunque mi sembrava che le due finalità fossero evidenti a prescindere dalle dichiarazioni del regista. O almeno per me lo sono sempre state.
Poi, boh, hai un senso dell'umorismo strano. Ti sembra divertente Tokyo Gadfather che è il più triste dei film di Kon, una storia - mascherata da favola - che ritrae un'umanità senza redenzione, fallita e corrotta, marcia nell'animo e nel corpo. Un quadro impietoso delle derive sociali del Giappone spacciato per commedia di Natale. Io non c'ho trovato niente di divertente, e l'ho visto tre volte. A differenza di Millennium Actress e Paprika, che mi sembrano molto più solari e gioiosi - le sequenze delle parate sono satira allo stato puro. Le scene oniriche più che grottesche sono un inno alla logica folle dei sogni, all'euforia dei voli pindarici dell'immaginazione, alle associazioni libere create dalla memoria e dall'inconscio. Non mi pare che mirino al thrilling o all'inquietudine, ma allo stupore - e alla derisione di costumi e figure del Giappone contemporaneo, ovvio .
Limbes (anonimo)
- 11 anni fa
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Poi, be', se il mio discorso non ti convince, non posso certo entrarti nel cervello e manipolarti il pensiero. Ti ho esposto alcuni ragionamenti, al di là di tutto, ma penso che l'analisi dei film di Kon andrebbe affrontata in maniera più approfondita. E' una materia complessa e profonda, liquidarla con faciloneria come fosse roba qualunque - trama, personaggi, vuole fare questo o quello e poco altro - è un peccato.