Da adoratore delle arti marziali da leggere, vedere e giocare (prima o poi anche praticare, vedi un po') non posso che apprezzare questo editoriale. Probabilmente, il genere ha dato più o meno tutto, ed è andato scemando nell'interesse del pubblico e dei produttori, anche se, dopo un rinnovato interesse in campo videoludico, può darsi che nuove produzioni in proposito possano arrivare anche per tv e fumetti. Perintanto continuo a giocare, leggere e guardare le serie storiche :3
Esistono manga sulle arti marziali indubbiamente, ma credo che Kotaro abbia voluto dire che nei manga attuali, soprattutto quelli shonen, le arti marziali sono state sostituite per la maggior parte da "arti marziane", ovvero super-colpi energetici in cui non è nemmeno necessario il contatto fisico tra i 2 contendenti, si combatte con le aure spirituali, il "ki" e vari tipi di poteri più o meno sovrannaturali...
Utente59093
- 8 anni fa
10
È vero.
Nei manga attuali le arti marziali pure, cioè reali, sono state sostituite da arti marziali molto fantasy e non realistiche, gli Shonen attuali sono pieni di tecniche irreali, assurde, che non hanno nulla a che fare con le vere arti marziali.
Chissà perché c'è stato questo abbandono del voler mostrare le "vere" arti marziali nei manga.
Sembra che i mangaka shonen moderni preferiscano più il "fantasy" che il "realistico". Peccato.
Quello delle arti marziali è sempre stato il mio genere preferito sia dal punto di vista cinematografico,ma anche per quanto riguarda anime e manga quindi mi dispiace che ci sia questo parziale abbandono di questa categoria.
E' chiaramente un genere che vive un periodo di stanca, non crea interesse come prima e con così tante opere che l'hanno già trattato è anche difficile per chi si cimenta provare a creare qualcosa che risulti lo stesso interessante, probabilmente potrebbe vivere un revival se una nuova opera riuscisse ad avere tanto successo da catalizzare nuovamente l'attenzione del grande pubblico sulle arti marziali.... Bello l'articolo comunque, trasuda di passione, in parte anche condivisa, per l'argomento, è stato un piacere leggero pur col suo retrogusto amaro che trasmette.
whitestrider
- 8 anni fa
10
Sembra che i mangaka shonen moderni preferiscano più il "fantasy" che il "realistico". Peccato.
Forse da un lato si sono adeguati alla moda del momento e a ciò che quindi in quel momento sembrava piacere al pubblico, dall'altro rendere gli scontri meno "fisici" permettere di semplificare notevolmente le dinamiche e coreografie dei combattimenti (almeno secondo la mia modestissima impressione).
whitestrider
- 8 anni fa
00
Sembra che i mangaka shonen moderni preferiscano più il "fantasy" che il "realistico". Peccato.Forse da un lato si sono adeguati alla moda del momento e a ciò che quindi in quel momento sembrava piacere al pubblico, dall'altro rendere gli scontri meno "fisici" permette di semplificare notevolmente le dinamiche e coreografie dei combattimenti (almeno secondo la mia modestissima impressione).
whitestrider
- 8 anni fa
00
Sembra che i mangaka shonen moderni preferiscano più il "fantasy" che il "realistico". Peccato.
Forse da un lato si sono adeguati alla moda del momento e a ciò che quindi in quel momento sembrava piacere al pubblico, dall'altro rendere gli scontri meno "fisici" permette di semplificare notevolmente le dinamiche e coreografie dei combattimenti (almeno secondo la mia modestissima impressione).
Però non utilizzerei il termine "i ragazzini di oggi", sembra quasi colpa loro. Questa situazione è maturata circa trent'anni fa, loro stanno solo subendo il cambiamento. Anche io sognavo di diventare un allenatore di Pokémon circa 16-17 anni fa, così come molti dei miei compagni sognavano di essere il nuovo Ronaldo.
Però non utilizzerei il termine "i ragazzini di oggi", sembra quasi colpa loro. Questa situazione è maturata circa trent'anni fa, loro stanno solo subendo il cambiamento. Anche io sognavo di diventare un allenatore di Pokémon circa 16-17 anni fa, così come molti dei miei compagni sognavano di essere il nuovo Ronaldo.
E' vero, le radici del "problema" sono antiche, anche se il trend non sembra destinato a cambiare molto presto...un bene? un male? boh, come al solito ai posteri l'ardua sentenza!
Complimenti a Kotaro, un articolo veramente bello e toccante. E' innegabile che le arti marziali mi siano sempre piaciute tantissimo e che abbiano giocato un ruolo fondamentale nei miei gusti in fatto di manga, anime e videogiochi. E' vero, anche io ho fatto caso che negli ultimi anni (direi pure un bel po') il genere si sia un po' troppo affossato. Non tira più come una volta e di questo mi dispiace tantissimo. I pochissimi titoli che escono non vanno più di tanto e ormai sono rivolti perlopiù ai fan storici.
Ho amato anche io le arti marziali grazie agli anime citati, poi però ho scelto il krav maga che arte marziale non è. Ken è il personaggio di street fighter che preferisco....
KUMA-29
- 8 anni fa
26
Faccio i complimenti a Kotaro per l'articolo e penso che la domanda Forse perché le nuove generazioni sono cresciute nel benessere e in mezzo a tecnologie avanzatissime e si identificano in tutt’altro tipo di cose? abbia il suo peso nel discorso. Io come Kotaro sono della generazione anni 80, siamo cresciuti con Bruce Lee, Van Damme, Sho Kosugi (il più grande attore giapponese di ninja), e abbiamo avuto un rapporto viscerale con le arti marziali nei videogames. (Fatal Fury, Samurai Spirits, King Of Fighters, Tekken e Virtua Fighter)
La nostra generazione ha conosciuto lo spirito della lotta, la profondità dello scambio di colpi, il dolore e la crescita personale che comporta uno scontro, la morale che insegna a non arrendersi mai e che se ci si impegna, si possono superare i propri limiti personali arrivando alla vittoria, dove la cosa più importante non è stendere il proprio avversario, ma conoscere se stessi. Kotaro ha giustamente messo l'immagine di Ken e Raoh che si scagliano addosso con un pesante pugno reciproco, un pugno che per chi conosce la serie, saprà che è pieno di tante cose, un pugno che racchiude il dolore e la forza di andare avanti senza mai voltarsi indietro, mentre l'altro racchiude la forza e l'ambizione di chi vuole dominare il mondo, nascondendo al contempo una profonda solitudine dettata nell'essere un leader solitario... le arti marziali ci hanno insegnato questo e altro, quindi trovo molto triste la loro lenta scomparsa nel panorama manga e anime. La mia generazione è stata l'ultima a essere stata "analogica" nell'infanzia, non avevamo diavolerie rettangolari che ci permettevano di fare un sacco di cose essendo sempre interconnessi... noi avevamo soltanto le nostre mani, che usevamo per migliorare e crescere. Per capire un po' il mio discorso faccio un esempio: Prendete un 20 enne nato negli anni 80 e dateci in mano un cacciavite per montare un mobile (non del Ikea xD) e poi prendetene uno nato nel 1996 per fare la stessa cosa... fidatevi che ne vedrete delle belle, perchè il primo avrà un capacità manuale più spiccata, dato che è abituato a prendere in mano le cose per costruirle, mentre l'altro avrà grosse difficoltà nell'uso di viti e chiavi, dato che è cresciuto in una società dove è tutto già costruito, che quando si guasta si rottama, perchè è più conveniente e dove il grosso del lavoro viene fatto da mezzi esterni tipo computer. Io a 17 anni mi sono costruito il mio primo ricevitore radio, me lo sono progettato con calcoli tradizionali su carta, mentre adesso basta avviare un programma su pc e via. Ho fatto questo discorso per fare capire come è sparita la parte fisica per fare posto al bisogno di un potere esterno più potente, che però non fa crescere direttamente l'utilizzatore. Come dice Kotaro i tempi sono cambiati...
Articolo interessante e che solleva un tema che mi solleticava da tempo. La quasi scomparsa delle arti marziali da manga e anime è in effetti legata molto ai cambiamenti culturali sopravvenuti dal secolo scorso ad oggi.
Uno dei cardini della questione è la fine dell'esotismo insito nelle arti marziali stesse. Esotismo temporale per i giapponesi (che si ricollegavano anche così alle loro tradizioni) ed esotismo spaziale per gli occidentali (la cui tradizione marziale aveva sfumature diverse). Ma nell'era globalizzata non c'è spazio per alcuna forma di esotismo. Tutto è adattato, reso familiare, confortante, meno faticoso, appetibile per più persone possibile e quindi meno "marziale".
Altro problema può essere anche la diversa impostazione della figura maschile. Anche se le arti marziali non sono esclusiva del maschio, lo schema culturale tipico era quello del machismo. Non a caso il genere raggiunse l'apice negli anni Ottanta, dove anche le femmine si davano al bodybuilding e al cinema trionfavano Schwarzy e Sly. Da Bruce Lee a Van Damme lo schema era simile e cose come Ken il guerriero riassumevano questo concetto. Già all'epoca però c'era un Calvin Klein che proponeva un nuovo modello maschile, che egli stesso definì un gay eterosessuale. Oggi, in Giappone come in Occidente, il machismo non funziona più e gli eroi pop si adeguano. Se si confrontassero anche nell'aspetto, gli eroi shonen di trent'anni fa vedrebbero quelli di oggi come le loro controparti femminili. Anche se attingono a piene mani dai predecessori, gli anime/manga di oggi che toccano temi di confronto/lotta/sport sono figli di questo dislivello. Facendo le ovvie distinzioni il gap che più salta all'occhio è proprio quello sulla figura dell'eroe, sulla sua "presenza scenica" si potrebbe dire. Kenshiro e Tommy la stella dei Giants sono delle statue granitiche, Naruto e i pallavolisti di Haikyuu sono dei metrosexual.
Infine c'è il cambiamento generazionale. I giapponesi del XX secolo erano quelli dell'industrializzazione a tappe serrate per entrare nella modernità e del progressismo militante per risollevarsi da Hiroshima. L'eroe doveva essere sempre pronto a lottare, a dare il tutto per tutto, a sacrificarsi in nome di una morale samuraica che molto deve al pensiero marziale. Oggi ogni settore è reso instabile dalla Crisi, e lo spettro dell'atomica è tornato a farsi sentire. Non si può prendere a pugni Fukushima, non si può vincere una crisi aziendale in un regolare duello a singolar tenzone.
Credo che i manga, gli anime e i loro generi debbano per forza tener conto (come tutte le produzioni di cultura popolare) della velocità con cui cambiano i costumi, la società ecc. Questo però non impedisce di continuare a dare e togliere la cera. Basta tener conto di una delle leggi delle arti marziali, l'adattabilità. Come diceva Bruce Lee, bisogna essere come l'acqua. Assume qualunque forma ma rimane sempre sé stessa.
Qualche manga che ne tratta ovviamente c'è ancora, ma il succo del discorso è che se oggi è "qualche" manga, qualche decennio fa era "tanti"
Però non utilizzerei il termine "i ragazzini di oggi", sembra quasi colpa loro.
Non è una colpa (come detto nell'articolo, di chi è la colpa non lo so ), ma una constatazione, visto che si parla di un'analisi comunque attuale, anche se, sì, le "radici del problema" sono da ricercare più indietro nel tempo.
Utente63153
- 8 anni fa
10
Purtroppo non conosco tutti i riferimenti, ma... Davvero, complimenti per l'articolo, mi sono incantata a leggerlo fino in fondo.
Anarchy Anime Reviews
- 8 anni fa
45
Il motivo per cui, quindi, le arti marziali siano gradualmente sparite da anime e manga mi risulta abbastanza oscuro.
Secondo me in parte dipende dal fatto che per anni il genere ha praticamente vissuto di rendita su archetipi creati a Hong Kong e negli USA. Tutti i riferimenti citati per Street Fighter, dal mestro di arti marziali trafficante di droga ai combattimenti in stile dungeon vengono quasi interamente dai film di Bruce Lee. E in parte perchè le arti marziali sono praticamente state assimilate dal genere action, fino al punto in cui non c'è stato neanche più bisogno di un genere a sé stante, se non per i fan più sfegatati. In qualunque film o telefilm d'azione se c'è uno scontro fisico, quasi sicuramente ricorrono alle arti marziali. Persino i personaggi che vengono dai fumetti classici americani le usano, Tim Burton l'ha fatto già in tempi non sospetti con Batman, ma dopo La Tigre e il dragone è stata una vera epidemia.
Da Bruce Lee a Van Damme lo schema era simile e cose come Ken il guerriero riassumevano questo concetto. Già all'epoca però c'era un Calvin Klein che proponeva un nuovo modello maschile, che egli stesso definì un gay eterosessuale. Oggi, in Giappone come in Occidente, il machismo non funziona più e gli eroi pop si adeguano.
Veramente sia Bruce Lee che Van Damme hanno sempre respinto l'etichetta di macho, Bruce Lee appena ha avuto l'ccasione di dirigersi un film da solo ha preso il Cheng tutto rabbia e vendetta dei primi film e lo ha trasformato in una macchietta comica. Lo stesso vale per Jackie Chan e Sammo Hung che ivece sono rimasti sempre fedeli alla commedia, infatti Holliwood ci ha messo ventanni per accorgersi di loro. Ma lo stesso vale per Kenshiro, sarà anche stato un'icona molto maschia, in compenso è stato il primo cartone animato che abbia visto in cui era presente una storia d'amore palesemente omosessuale. Lo stesso Kenshiro Raoh lo sconfigge usando il suo imlacabile sguardo da cucciolotto. - Proverai la paura per il terrore per l'orrore della morte del grande re di hokuto. - Hai gli occhi tristi! - Bang morto.
Complimenti Kotaro ottimo articolo! Penso che in ambito anime-manga le arti marziali siano pressochè sparite per via di un'evoluzione, che potremmo definire una sorta di UPGRADE, proprio per spettacolarizzare ed estremizzare i combattimenti, vedi la comparsa di super poteri, armi magiche/tecnologiche potentissime ecc... Come detto però, tutto ciò, ha portato ad un'involuzione sul piano umanistico/spirituale...
Bell'articolo, scritto con molto cuore. In effetti è vero ma io penso sia più che altro una fase. Gli anime,i manga e videogiochi giapponesi sono intrinsecamente legati dal punto di vista delle tematiche, e procedono per fasi decennali in cui si alternano i temi e gli argomenti. Io penso che le arti marziali torneranno sicuramente di moda, forse per la generazione dopo di questa, anche se per noi trentenni resteranno sempre parte della nostra adolescenza. Riguardo all'impossibilità di lanciare onde energetiche... non ne sarei così sicuro. Un mio amico che pratica arti marziali da 20 anni è partito per la Cina proprio per dimostrare il contrario.
Complimenti per l'articolo, e non posso che essere totalmente d'accordo. Io per 12 anni ho praticato Karate, oggi sono cintura blu. Ora non lo sto più facendo causa lavoro, ma appena salivi sul tatami, ti sentivi nuovo, e cominciavi a saccagnarle di brutto agli avversari che poi sono comunque tuoi amici. Il problema è proprio questo: è cambiata la società. La stessa che sta rovinando questo mondo, ahimè.
Utente26343
- 8 anni fa
00
È un argomento passato di moda: hanno sfruttato questo formato fino al suo possibile eccesso massimo (diventando successivamente stereotipato e ripetitivo [con quindi nessuna possibilità di innovarsi o rendersi appetibile per un nuovo pubblico]). Per quanto riguarda i videogiochi i picchiaduro sono passati di moda da quasi una ventina d'anni: i giocatori odierni non hanno alcuna voglia di imparare un elenco mosse a memoria da dover utilizzare in un possibile scontro virtuale (vogliono che sia tutto facilitato e automatico), il loro unico obiettivo e quello di sollazzarsi in una maniera che sia il più minimale possibile, per poter cosi sfuggire dallo stress di tutti i giorni.
Probabilmente, il genere ha dato più o meno tutto, ed è andato scemando nell'interesse del pubblico e dei produttori, anche se, dopo un rinnovato interesse in campo videoludico, può darsi che nuove produzioni in proposito possano arrivare anche per tv e fumetti.
Perintanto continuo a giocare, leggere e guardare le serie storiche :3
Esistono manga sulle arti marziali indubbiamente, ma credo che Kotaro abbia voluto dire che nei manga attuali, soprattutto quelli shonen, le arti marziali sono state sostituite per la maggior parte da "arti marziane", ovvero super-colpi energetici in cui non è nemmeno necessario il contatto fisico tra i 2 contendenti, si combatte con le aure spirituali, il "ki" e vari tipi di poteri più o meno sovrannaturali...
Nei manga attuali le arti marziali pure, cioè reali, sono state sostituite da arti marziali molto fantasy e non realistiche, gli Shonen attuali sono pieni di tecniche irreali, assurde, che non hanno nulla a che fare con le vere arti marziali.
Chissà perché c'è stato questo abbandono del voler mostrare le "vere" arti marziali nei manga.
Sembra che i mangaka shonen moderni preferiscano più il "fantasy" che il "realistico".
Peccato.
Bello l'articolo comunque, trasuda di passione, in parte anche condivisa, per l'argomento, è stato un piacere leggero pur col suo retrogusto amaro che trasmette.
Forse da un lato si sono adeguati alla moda del momento e a ciò che quindi in quel momento sembrava piacere al pubblico, dall'altro rendere gli scontri meno "fisici" permettere di semplificare notevolmente le dinamiche e coreografie dei combattimenti (almeno secondo la mia modestissima impressione).
Forse da un lato si sono adeguati alla moda del momento e a ciò che quindi in quel momento sembrava piacere al pubblico, dall'altro rendere gli scontri meno "fisici" permette di semplificare notevolmente le dinamiche e coreografie dei combattimenti (almeno secondo la mia modestissima impressione).
E' vero, le radici del "problema" sono antiche, anche se il trend non sembra destinato a cambiare molto presto...un bene? un male? boh, come al solito ai posteri l'ardua sentenza!
E' innegabile che le arti marziali mi siano sempre piaciute tantissimo e che abbiano giocato un ruolo fondamentale nei miei gusti in fatto di manga, anime e videogiochi. E' vero, anche io ho fatto caso che negli ultimi anni (direi pure un bel po') il genere si sia un po' troppo affossato. Non tira più come una volta e di questo mi dispiace tantissimo. I pochissimi titoli che escono non vanno più di tanto e ormai sono rivolti perlopiù ai fan storici.
Ken è il personaggio di street fighter che preferisco....
La nostra generazione ha conosciuto lo spirito della lotta, la profondità dello scambio di colpi, il dolore e la crescita personale che comporta uno scontro, la morale che insegna a non arrendersi mai e che se ci si impegna, si possono superare i propri limiti personali arrivando alla vittoria, dove la cosa più importante non è stendere il proprio avversario, ma conoscere se stessi. Kotaro ha giustamente messo l'immagine di Ken e Raoh che si scagliano addosso con un pesante pugno reciproco, un pugno che per chi conosce la serie, saprà che è pieno di tante cose, un pugno che racchiude il dolore e la forza di andare avanti senza mai voltarsi indietro, mentre l'altro racchiude la forza e l'ambizione di chi vuole dominare il mondo, nascondendo al contempo una profonda solitudine dettata nell'essere un leader solitario... le arti marziali ci hanno insegnato questo e altro, quindi trovo molto triste la loro lenta scomparsa nel panorama manga e anime. La mia generazione è stata l'ultima a essere stata "analogica" nell'infanzia, non avevamo diavolerie rettangolari che ci permettevano di fare un sacco di cose essendo sempre interconnessi... noi avevamo soltanto le nostre mani, che usevamo per migliorare e crescere. Per capire un po' il mio discorso faccio un esempio: Prendete un 20 enne nato negli anni 80 e dateci in mano un cacciavite per montare un mobile (non del Ikea xD) e poi prendetene uno nato nel 1996 per fare la stessa cosa... fidatevi che ne vedrete delle belle, perchè il primo avrà un capacità manuale più spiccata, dato che è abituato a prendere in mano le cose per costruirle, mentre l'altro avrà grosse difficoltà nell'uso di viti e chiavi, dato che è cresciuto in una società dove è tutto già costruito, che quando si guasta si rottama, perchè è più conveniente e dove il grosso del lavoro viene fatto da mezzi esterni tipo computer. Io a 17 anni mi sono costruito il mio primo ricevitore radio, me lo sono progettato con calcoli tradizionali su carta, mentre adesso basta avviare un programma su pc e via. Ho fatto questo discorso per fare capire come è sparita la parte fisica per fare posto al bisogno di un potere esterno più potente, che però non fa crescere direttamente l'utilizzatore. Come dice Kotaro i tempi sono cambiati...
Uno dei cardini della questione è la fine dell'esotismo insito nelle arti marziali stesse. Esotismo temporale per i giapponesi (che si ricollegavano anche così alle loro tradizioni) ed esotismo spaziale per gli occidentali (la cui tradizione marziale aveva sfumature diverse). Ma nell'era globalizzata non c'è spazio per alcuna forma di esotismo. Tutto è adattato, reso familiare, confortante, meno faticoso, appetibile per più persone possibile e quindi meno "marziale".
Altro problema può essere anche la diversa impostazione della figura maschile. Anche se le arti marziali non sono esclusiva del maschio, lo schema culturale tipico era quello del machismo. Non a caso il genere raggiunse l'apice negli anni Ottanta, dove anche le femmine si davano al bodybuilding e al cinema trionfavano Schwarzy e Sly. Da Bruce Lee a Van Damme lo schema era simile e cose come Ken il guerriero riassumevano questo concetto. Già all'epoca però c'era un Calvin Klein che proponeva un nuovo modello maschile, che egli stesso definì un gay eterosessuale. Oggi, in Giappone come in Occidente, il machismo non funziona più e gli eroi pop si adeguano. Se si confrontassero anche nell'aspetto, gli eroi shonen di trent'anni fa vedrebbero quelli di oggi come le loro controparti femminili. Anche se attingono a piene mani dai predecessori, gli anime/manga di oggi che toccano temi di confronto/lotta/sport sono figli di questo dislivello. Facendo le ovvie distinzioni il gap che più salta all'occhio è proprio quello sulla figura dell'eroe, sulla sua "presenza scenica" si potrebbe dire. Kenshiro e Tommy la stella dei Giants sono delle statue granitiche, Naruto e i pallavolisti di Haikyuu sono dei metrosexual.
Infine c'è il cambiamento generazionale. I giapponesi del XX secolo erano quelli dell'industrializzazione a tappe serrate per entrare nella modernità e del progressismo militante per risollevarsi da Hiroshima. L'eroe doveva essere sempre pronto a lottare, a dare il tutto per tutto, a sacrificarsi in nome di una morale samuraica che molto deve al pensiero marziale. Oggi ogni settore è reso instabile dalla Crisi, e lo spettro dell'atomica è tornato a farsi sentire. Non si può prendere a pugni Fukushima, non si può vincere una crisi aziendale in un regolare duello a singolar tenzone.
Credo che i manga, gli anime e i loro generi debbano per forza tener conto (come tutte le produzioni di cultura popolare) della velocità con cui cambiano i costumi, la società ecc. Questo però non impedisce di continuare a dare e togliere la cera. Basta tener conto di una delle leggi delle arti marziali, l'adattabilità. Come diceva Bruce Lee, bisogna essere come l'acqua. Assume qualunque forma ma rimane sempre sé stessa.
Be water my friend!
Qualche manga che ne tratta ovviamente c'è ancora, ma il succo del discorso è che se oggi è "qualche" manga, qualche decennio fa era "tanti"
Non è una colpa (come detto nell'articolo, di chi è la colpa non lo so
Secondo me in parte dipende dal fatto che per anni il genere ha praticamente vissuto di rendita su archetipi creati a Hong Kong e negli USA. Tutti i riferimenti citati per Street Fighter, dal mestro di arti marziali trafficante di droga ai combattimenti in stile dungeon vengono quasi interamente dai film di Bruce Lee. E in parte perchè le arti marziali sono praticamente state assimilate dal genere action, fino al punto in cui non c'è stato neanche più bisogno di un genere a sé stante, se non per i fan più sfegatati. In qualunque film o telefilm d'azione se c'è uno scontro fisico, quasi sicuramente ricorrono alle arti marziali. Persino i personaggi che vengono dai fumetti classici americani le usano, Tim Burton l'ha fatto già in tempi non sospetti con Batman, ma dopo La Tigre e il dragone è stata una vera epidemia.
Veramente sia Bruce Lee che Van Damme hanno sempre respinto l'etichetta di macho, Bruce Lee appena ha avuto l'ccasione di dirigersi un film da solo ha preso il Cheng tutto rabbia e vendetta dei primi film e lo ha trasformato in una macchietta comica. Lo stesso vale per Jackie Chan e Sammo Hung che ivece sono rimasti sempre fedeli alla commedia, infatti Holliwood ci ha messo ventanni per accorgersi di loro.
Ma lo stesso vale per Kenshiro, sarà anche stato un'icona molto maschia, in compenso è stato il primo cartone animato che abbia visto in cui era presente una storia d'amore palesemente omosessuale. Lo stesso Kenshiro Raoh lo sconfigge usando il suo imlacabile sguardo da cucciolotto.
- Proverai la paura per il terrore per l'orrore della morte del grande re di hokuto.
- Hai gli occhi tristi!
- Bang morto.
Penso che in ambito anime-manga le arti marziali siano pressochè sparite per via
di un'evoluzione, che potremmo definire una sorta di UPGRADE, proprio per
spettacolarizzare ed estremizzare i combattimenti, vedi la comparsa di super
poteri, armi magiche/tecnologiche potentissime ecc...
Come detto però, tutto ciò, ha portato ad un'involuzione sul piano
umanistico/spirituale...
Peccato che i commenti abbiano preso una piega decisamente ridicola.
Riguardo all'impossibilità di lanciare onde energetiche... non ne sarei così sicuro. Un mio amico che pratica arti marziali da 20 anni è partito per la Cina proprio per dimostrare il contrario.
Io per 12 anni ho praticato Karate, oggi sono cintura blu. Ora non lo sto più facendo causa lavoro, ma appena salivi sul tatami, ti sentivi nuovo, e cominciavi a saccagnarle di brutto agli avversari che poi sono comunque tuoi amici.
Il problema è proprio questo: è cambiata la società.
La stessa che sta rovinando questo mondo, ahimè.
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