Molto bello, il mio interesse verso Close knit cresce ulteriormente. Avrò un'opinione più precisa dopo che avrò visto il film con i miei occhi ma le parole della regista non fanno che confermare che Toma Ikuta sia un magnifico attore!
Bellissimo reportage, la particolarità del film Close-Knit in effetti induce a farsi tante domande sul "dietro le quinte" di com'è nato il film, se il tema fosse sul personaggio transgender o sulla famiglia, la scelta degli attori e la difficoltà dei ruoli, etc, quindi è stato davvero interessante approfondire tutte queste curiosità.
>>Guardando alla TV si accetta che ci siano dei transgender, però questi ci disturbano molto se abbiamo una persona omosessuale nella nostra famiglia o nel nostro vicinato, non è una cosa ben accetta. Già, la realtà è questa. Magari ci fa strano sapere che in Giappone sia così, quando alla TV hanno probabilmente diverse star "trans" famose, però appunto, una cosa è la finzione televisiva, e tutt'altra è la realtà.
Bella la domanda sulla voce di Toma su Rinko (altra curiosità soddisfatta!), anche se personalmente ritengo che si sentisse abbastanza bene che quello non era il suo tono naturale. Ma di nuovo, tanto di cappello all'attore, bravissimo.
Ho trovato entrambe le interviste molto interessanti. Ammetto che il mio interesse principale è rivolto a "Close-Knit", sia per le tematiche affrontate sia per le curiosità che sono venute fuori da quanto riportato nell'articolo. Spero di poterlo recuperare al più presto.
Devo dire che Close-Knit è stata una delle sorprese più piacevoli di questo festival. Godibilissimo e fruibile da tutti (concordo sull’opportunità di proiettarlo nelle scuole a scopo didattico, come suggerito nell’intervista), riesce nell’intento di proporre un tema non facile (che spesso è affrontato in modo pietistico e/o vittimistico) con un approccio molto originale, lucido e attento, da diversi punti di vista, fra cui quello dei bambini (il che è quantomeno insolito), mettendoci la giusta dose di leggerezza e giocosità che non scade mai nella farsa o nel consolatorio. Seguire l’autrice è stato altrettanto piacevole, ed è sempre molto interessante sviscerare i risvolti e i retroscena della lavorazione di un film. Ora vorrei tanto recuperare qualche sua opera precedente, tipo il citato Rent a neko.
Tra i due film sul tradimento ho preferito di gran lunga The city of betrayal, con la sua storia scabrosa e umorale, raccontata in modo schietto e senza troppi peli sulla lingua. Bravi gli attori. Su Daisuke Miura consiglierei anche la visione di Be my baby, film del 2013 di Hitoshi One, già passato al FEFF, di cui Miura ha scritto il soggetto e la sceneggiatura.
Tiepide invece le reazioni per Hirugao, melodrammone romantico che sconfina nella soap opera, interamente ricamato addosso alla starlette Aya Ueto (di quest'ultima si riparlerà in un altro articolo prossimamente).