Sono curioso di sapere quali sono l'espressioni di cui non si sente più il bisogno di tradurre poichè conosciuti dai lettori.
Lodevole iniziativa, in un Italia dove la "lettura" in ogni forma(non solo quella dei libri) è calata globalmente del 20% in 20 anni, cioè cala dell 1% ogni anno.
Se continua così la "lettura" diventerà un optional?
Sono curioso di sapere quali sono l'espressioni di cui non si sente più il bisogno di tradurre poichè conosciuti dai lettori.
Senpai, kōhai, onigiri, futon, tatami, ramen, tempura, nikuman, yukata, okonomiyaki, umeboshi, onsen sono i primi che mi vengono in mente. Sono talmente usati che chiunque legga manga anche da poche settimane li conosce. E i neofiti? Una volta ci voleva un glossario a fine volume o una nota a piè pagina (ancora necessari per termini meno usati), ma oggi chiunque, trovando un termine che non conosce, lo digita su Google e trova immediatamente una spiegazione soddisfacente. Io stesso l'ho fatto per controllare la grafia di kōhai (ci va "o" o "ō"?).
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"Il pop nipponico sta diventando cultura di massa" e
" ogni anno arrivano in Italia circa 20 romanzi giapponesi, a fronte di circa 20 manga ogni due settimane.”
In tempi in cui si avverte una certa stasi, se non regressione del fenomeno manga in Italia, dopo il boom degli anni '90/primi anni 2000, sono frasi che scaldano il cuore.
Forse il pubblico sopravvissuto a quel boom, proprio come accadde con gli anime dopo la sbornia degli anni '80, è cresciuto, maturato e si è fatto più selettivo e oggi l'amore per i manga passa anche attraverso le aule universitarie, non più solo attraverso le edicole.
Lodevole iniziativa per dimostrare che anche il pop ha dignità e spessore culturale.
Non sapevo che Torino vantasse così tanti traduttori dal giapponese nè conoscevo la rivista Manga academica..rimedierò^^