@Rukia
Il fatto è che ormai in Giappone il costo della vita si sta alzando come in tutto il mondo e spesso gli uomini fanno fatica a mantenere una famiglia con 1-2 figli da soli, per questo sono incentivati ancora di più a fare un sacco di straordinari. Ci sono un sacco di donne che vorrebbero lavorare e avere dei figli come nel resto del mondo ma non gli è consentito... io come esperienza personale posso parlare solo per quanto riguarda mio fratello, è una piccola famiglia giapponese del nord quindi non vive in città "importanti" e il costo della vita da loro è molto più basso rispetto al centro del Giappone... lui è un ingegnere e prende quanto un giapponese, fortunatamente non è screditato come tanti stranieri ma i soldi sono contati sulle mani. Per questo mi chiedo come possano famiglie delle grandi città, come Tokyo e tutte le altre, riuscire a sostenersi con una sola entrata fissa.
Ma da quello che si sente in giro comunque le cose stanno cambiando... tante donne ormai decidono di dedicarsi alla carriera ed evitare matrimoni e bimbi. Chissà se arriveranno presto a capire il perché e a cambiare sistema.
Qui in Italia non fanno distinzione tra uomo e donna, se non sei un genio o non hai la raccomandazione giusta, col binocolo la vedi la facoltà di medicina... questa è uguaglianza tra i sessi. Giapponesi, imparate
Qui in Italia non fanno distinzione tra uomo e donna, se non sei un genio o non hai la raccomandazione giusta, col binocolo la vedi la facoltà di medicina... questa è uguaglianza tra i sessi. Giapponesi, imparate
Hanno fatto una cosa brutta, stupida e inutile...
Però mi piacerebbe capire meglio la portata della notizia, a me mancano troppi elementi su l' "universo Giappone", quindi pongo qui i miei dubbi:
grazie a che vorrà aiutarmi a orientarmi meglio!
L'ateneo è pubblico o privato? Esiste in Giappone una legge che vieti discriminazioni in base al sesso nell'accesso ai corsi di laurea? Hanno fatto qualcosa di illegale?
Il fatto che la penalizzazione delle donne sia avvenuta nella fase di test a crocette mi sembra allora la via peggiore: i risultati di un test del genere non sono soggetti a valutazione discrezionale, infatti l'articolo dell'Independent citato da "Il mattino" parla dell'utilizzo di un coefficiente specifico per abbassare i punteggi delle candidate (una procedura "automatizzata", quindi) in caso di ricontrollo, di ricorso, di qualsivoglia indagine è una cosa molto facile da provare.
I membri della commissione si sono presi questo rischio? E il rischio è quello di uno scandalo o quello di una truffa? Commettere un reato per pura misoginia è diverso dall'attuare una politica discriminatoria, ma legale...
Secondo me il problema di molti commenti e' che giudicano come se Giappone ed Italia fossero lo stesso Paese. Invece, il Giappone aveva ed ha delle peculiarita' di cui si dovrebbe tener conto quando si va a commentare qualsiasi notizia che giunge da li'.
Intanto alcune doverose rettifiche:
1) Universita', pubbliche o private? E' vero che in Giappone ci sono molte prestigiose universita' private (ad esempio Keio e Waseda a Tokyo, Doshisha e Ritsumeikan e Sangyo a Kyoto) ma le due universita' piu' famose del Giappone sono pubbliche: la Todai (Tokyo Daigaku) e la Kyodai (Kyoto Daigaku)
2) Differenza salariale tra uomini e donne: e' vero, esiste ma nella maggior parte dei casi ha una giustificazione: gli uomini accettano una clausola contrattuale per la quale possono essere trasferiti in qualsiasi parte del Giappone in qualsiasi momento mentre le donne sono piuttosto restie ad accettarla e quindi i contratti (e di conseguenza i relativi stipendi) sono diversi.
Ed ora un po' di "storia" su come funzionava il mondo del lavoro in Giappone: in Italia molte donne vogliono giustamente lavorare perche' vogliono essere economicamente indipendenti e non vogliono dover chiedere soldi al marito/partner. In Giappone non era cosi'. Il marito lavorava e "consegnava fisicamente" (quando ancora non c'erano gli accrediti bancari) tutti i suoi soldi alla moglie che era libera di gestirli. Tanto per essere chiari, il marito qualche volta "nascondeva" una piccola parte di questi soldi perche' quando chiedeva alla moglie "mi dai un po' di soldi per andare a bere con gli amici", la moglie poteva benissimo rifiutarglieli. Basta solo questo per capire come quasi nessuna donna avesse tutta questa grande voglia di andare a lavorare. E come controprova, le donne single che oggi lavorano, lavorano ne' piu' ne' meno dei maschi e, quindi, una donna single vive da "schiava" oberata di straordinari esattamente come i colleghi maschi. Di conseguenza, molte avevano (e molte ancora hanno...) come unico obiettivo quello di sposarsi, possibilmente con un uomo-bancomat che portasse tanti soldi a casa (e che lavorasse tanto...Restare tanto tempo al lavoro, infatti, era motivo di orgoglio e permetteva al marito di non essere cazziato quotidianamente dalla moglie e alla moglie di non dover "sopportare" la presenza del marito in casa). Purtroppo, questa "pacchia" e' finita e molte donne sono costrette a dover lavorare. Anche qui la scelta e' tra un lavoretto (ma il loro part time job e' quasi come il nostro normale orario di lavoro) oppure un lavoro "vero e proprio" (e allora, se si deve restare a dormire in ufficio si resta a dormire in ufficio, proprio come un uomo).
Detto cio', premetto che sono contrario ad ogni forma di discriminazione tra uomo e donna ma bisognerebbe inquadrare ancora meglio la situazione:
1) intanto, ad essere discriminati dall'universita' oggetto di discussione erano anche gli uomini, per l'esattezza quelli che ripetevano per un tot numero di volte l'esame. Anche loro erano segati senza pieta'...
2) Il lavoro del medico in Giappone e', se possibile, ancora piu' faticoso del corrispettivo in Italia. Di conseguenza in Giappone gia' esiste da tempo una differenziazione tra le varie specializzazioni per cui "normalmente" gli uomini fanno le cose piu' "complesse" (ad esempio, cardiologia) mentre le donne scelgono cose meno "complesse" (ad esempio, una mia studentessa e' otorinolaringoiatra). Stante cio', se si sommano queste due considerazioni <1) il servizio medico offerto in Giappone e' straordinariamente impegnativo 2) il numero degli anziani (e quindi dei "pazienti") aumenta vertiginosamente, molto piu' dell'aumento dei medici> si capisce come sia interesse delle aziende ospedaliere (gli ospedali sono vere e proprie ditte....) avere impiegati uomini (che non devono tornare a casa perche' il bimbo non si sente bene, che fanno sempre le "notti" in ospedale - mentre la mamma di un bambino piccolo non puo' - , che hanno una reperibilita' totale, che non fanno sorgere il gravoso "problema" di pagare due volte, da una parte la maternita' ad una donna ed insieme lo stipendio al suo sostituto, etc..).
Soluzioni? E' facile dire "vergogna" ma secondo me andrebbero offerte anche soluzioni concrete e compatibili con la societa' giapponese. Io, per quanto abiti qui, in questo momento non riesco a trovarne...aiutatemi...
E come controprova, le donne single che oggi lavorano, lavorano ne' piu' ne' meno dei maschi e, quindi, una donna single vive da "schiava" oberata di straordinari esattamente come i colleghi maschi.
2) il numero degli anziani (e quindi dei "pazienti") aumenta vertiginosamente, molto piu' dell'aumento dei medici> si capisce come sia interesse delle aziende ospedaliere (gli ospedali sono vere e proprie ditte....) avere impiegati uomini (che non devono tornare a casa perche' il bimbo non si sente bene, che fanno sempre le "notti" in ospedale - mentre la mamma di un bambino piccolo non puo' - , che hanno una reperibilita' totale, che non fanno sorgere il gravoso "problema" di pagare due volte, da una parte la maternita' ad una donna ed insieme lo stipendio al suo sostituto, etc..).
1) intanto, ad essere discriminati dall'universita' oggetto di discussione erano anche gli uomini, per l'esattezza quelli che ripetevano per un tot numero di volte l'esame. Anche loro erano segati senza pieta'
Essere mantenute da un uomo-bancomat ha come rovescio della medaglia il non poterlo lasciare senza perdere il sostentamento economico: e questa non è una bella situazione
No, questa lettura e' ancora troppo "occidentale". Molte signore hanno un amante e, come racconta benissimo Pio D'Emilia in questo articolo, molte divorziano quando il marito arriva in pensione e continuano a godersi i soldi: https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/22/giappone-le-pari-opportunita-post-divorzio-le-donne-tornano-single-e-felici/918946/
L'unica vera categoria di donne che ha un problema serio in Giappone e' quella delle "single mother"...
2) Il lavoro del medico in Giappone e', se possibile, ancora piu' faticoso del corrispettivo in Italia. Di conseguenza in Giappone gia' esiste da tempo una differenziazione tra le varie specializzazioni per cui "normalmente" gli uomini fanno le cose piu' "complesse" (ad esempio, cardiologia) mentre le donne scelgono cose meno "complesse" (ad esempio, una mia studentessa e' otorinolaringoiatra). Stante cio', se si sommano queste due considerazioni <1) il servizio medico offerto in Giappone e' straordinariamente impegnativo 2) il numero degli anziani (e quindi dei "pazienti") aumenta vertiginosamente, molto piu' dell'aumento dei medici> si capisce come sia interesse delle aziende ospedaliere (gli ospedali sono vere e proprie ditte....) avere impiegati uomini (che non devono tornare a casa perche' il bimbo non si sente bene, che fanno sempre le "notti" in ospedale - mentre la mamma di un bambino piccolo non puo' - , che hanno una reperibilita' totale, che non fanno sorgere il gravoso "problema" di pagare due volte, da una parte la maternita' ad una donna ed insieme lo stipendio al suo sostituto, etc..).
2) Il lavoro del medico in Giappone e', se possibile, ancora piu' faticoso del corrispettivo in Italia. Di conseguenza in Giappone gia' esiste da tempo una differenziazione tra le varie specializzazioni per cui "normalmente" gli uomini fanno le cose piu' "complesse" (ad esempio, cardiologia) mentre le donne scelgono cose meno "complesse" (ad esempio, una mia studentessa e' otorinolaringoiatra). Stante cio', se si sommano queste due considerazioni <1) il servizio medico offerto in Giappone e' straordinariamente impegnativo 2) il numero degli anziani (e quindi dei "pazienti") aumenta vertiginosamente, molto piu' dell'aumento dei medici> si capisce come sia interesse delle aziende ospedaliere (gli ospedali sono vere e proprie ditte....) avere impiegati uomini (che non devono tornare a casa perche' il bimbo non si sente bene, che fanno sempre le "notti" in ospedale - mentre la mamma di un bambino piccolo non puo' - , che hanno una reperibilita' totale, che non fanno sorgere il gravoso "problema" di pagare due volte, da una parte la maternita' ad una donna ed insieme lo stipendio al suo sostituto, etc..).
Non capisco con quale criterio valuti una specializzazione più complicata di un'altra e allo stesso modo non comprendo il confronto con il lavoro di medico i Italia.
A parte questo il problema dell'invecchiamento della popolazione è ben presente anche in Italia insieme alla carenza di personale medico e infermieristico.
Anche qui gli ospedali non hanno risorse infinite, non possono quindi permettersi di spendere quello che vogliono e comunque anche i maschi hanno il diritto alla paternità, che non sarà prolungata come la maternità, ma comunque è un costo da sostenere.
Detto questo non mi pare che le problematiche da te elencate possano essere risolte falsificando un test di ingresso (sulla base di un pregiudizio) e un tale fatto non mi sembra possa essere giustificato, da qualsiasi parte lo si guardi.
@Galvan73: ti ringrazio per la risposta e per il link, però mi sembra che i dati riportati nell'articolo confermino quanto scrivevo sopra: se il maggior incremento di divorzi si ha dopo la pensione del marito e, soprattutto, dopo che la legge del 2005 ha reso possibile per queste signore ottenere una sicurezza economica, significa che non sono contente della vita coniugale e che avrebbero divorziato prima se economicamente fosse stato loro possibile.
Aspettare tra i 50 e 70 anni per una vita serena e del sesso soddisfacente non mi sembra proprio una "pacchia"
Concordo con Wendy Rose che una retribuzione più equa per le donne contribuirebbe a limare una parte dei problemi. Sicuramente sarebbe più efficace dell’eliminare delle candidate al corso di medicina come è stato fatto.
Che poi se ne parli poco sulla stampa locale e nulla nelle conversazioni private, e che molte persone comprendano le motivazioni dell'università è forse sintomo del fatto che il problema non viene affrontato, non che non ci sia...
Mah io ho vissuto in Giappone dal 2009 al 2014, la mia famiglia (italiana) è fortunatamente benestante e ho potuto permettermi di finire l'università e fare un master proprio là. Mio fratello ha deciso di restarci, io ho capito che non faceva per me. Mi sono sposata là e vedevo mio marito 3 volte la settimana se mi andava bene... quando ho capito che questo non faceva bene ne a me ne a lui abbiamo preso e siamo venuti in Italia. La differenza è che io, Italiana in Giappone, ero screditata mentre lui ad essere giapponese in Italia ha avuto solo vantaggi e ha trovato lavoro dopo una settimana senza neanche conoscere la lingua. Questo per dire che anche io so come funziona la vita in Giappone e le differenza tra i due paesi e non parlo per sentito dire.
@Galvan73 non so che lavoro fai ma se hai delle studentesse suppongo che tu sia un insegnante (correggimi se sbaglio). Sei contento di sapere che avranno un futuro orribile rispetto ai loro colleghi uomini? Nel mio contratto di lavoro non mi è mai stato chiesto se volevo trasferirmi, avevo 12 ore da fare al giorno e facevo un lavoro abbastanza ben pagato per essere una donna (in studi dentistici). Mio marito prendeva quasi il doppio di me ed era un normalissimo impiegato. E' giusto? No. Quando sono rimasta incinta sono stati chiari "Quella è la porta" ma comunque lo sapevo e il bimbo era voluto (poi abbiamo scoperto erano due) quindi non ho da che lamentarmi, e vivevamo a Obihiro sperduti nelle montagne e nel freddo, non c'è assolutamente niente lì e con un solo stipendio non ce la facevamo. Abbiamo preso i risparmi di famiglia e siamo voluti in Italia e non ce ne siamo pentiti.
E' verissimo che avevo colleghe che a lavoro si lamentavano continuamente con frasi come "Vorrei un marito così da poter vivere la mia vita con tranquillità e circondata da bambini!" e c'era chi faceva il filo al dottore single di turno... ma c'erano anche colleghe che invece dicevano "Ho studiato anni per diventare assistente odontoiatrica e devo mollare tutto appena mi sposo? Non se ne parla!"
I problemi lì sono tanti ma non tutte le donne sono delle tiranne succhiasangue. Lo schifo è che un uomo con il suo stipendio può viverci benissimo da solo e fare anche una bella vita agiata volendo, una donna da sola fa fatica ad arrivare a fine mese vivendo nel monolocale di 40m2. Allora se già solo iniziassimo a pagare meglio le donne forse vedresti che:
1 - Io donna single riesco a sostenermi e non devo necessariamente trovare un uomo per farmi mantenere;
2 - Io donna sposata posso aiutare la condizione economica della mia famiglia seriamente e sono più invogliata a lavorare;
Inoltre i bimbi giapponesi già dopo i 5-6 anni sono indipendenti e sveglissimi, ne ho viste di madri che abbandonano i bimbi in giro per le strade e li mandano a fare commissioni con i soldi in tasca, altroché "accudire i bambini finché diventano adulti e responsabili". Non hanno neanche bisogno di mandarli in asilo o chissà dove, sono in grado di stare a casa da soli.
Le donne in Giappone non lavorano perché non traggono beneficio dal farlo e non perché non vogliono! Neanche in Italia le donne vanno a lavorare per 200 euro al mese eh.
@Galvan73: ti ringrazio per la risposta e per il link, però mi sembra che i dati riportati nell'articolo confermino quanto scrivevo sopra: se il maggior incremento di divorzi si ha dopo la pensione del marito e, soprattutto, dopo che la legge del 2005 ha reso possibile per queste signore ottenere una sicurezza economica, significa che non sono contente della vita coniugale e che avrebbero divorziato prima se economicamente fosse stato loro possibile.
Aspettare tra i 50 e 70 anni per una vita serena e del sesso soddisfacente non mi sembra proprio una "pacchia"
Concordo con Wendy Rose che una retribuzione più equa per le donne contribuirebbe a limare una parte dei problemi. Sicuramente sarebbe più efficace dell’eliminare delle candidate al corso di medicina come è stato fatto.
Che poi se ne parli poco sulla stampa locale e nulla nelle conversazioni private, e che molte persone comprendano le motivazioni dell'università è forse sintomo del fatto che il problema non viene affrontato, non che non ci sia...
Mah io ho vissuto in Giappone dal 2009 al 2014, la mia famiglia (italiana) è fortunatamente benestante e ho potuto permettermi di finire l'università e fare un master proprio là. Mio fratello ha deciso di restarci, io ho capito che non faceva per me. Mi sono sposata là e vedevo mio marito 3 volte la settimana se mi andava bene... quando ho capito che questo non faceva bene ne a me ne a lui abbiamo preso e siamo venuti in Italia. La differenza è che io, Italiana in Giappone, ero screditata mentre lui ad essere giapponese in Italia ha avuto solo vantaggi e ha trovato lavoro dopo una settimana senza neanche conoscere la lingua. Questo per dire che anche io so come funziona la vita in Giappone e le differenza tra i due paesi e non parlo per sentito dire.
@Galvan73 non so che lavoro fai ma se hai delle studentesse suppongo che tu sia un insegnante (correggimi se sbaglio). Sei contento di sapere che avranno un futuro orribile rispetto ai loro colleghi uomini? Nel mio contratto di lavoro non mi è mai stato chiesto se volevo trasferirmi, avevo 12 ore da fare al giorno e facevo un lavoro abbastanza ben pagato per essere una donna (in studi dentistici). Mio marito prendeva quasi il doppio di me ed era un normalissimo impiegato. E' giusto? No. Quando sono rimasta incinta sono stati chiari "Quella è la porta" ma comunque lo sapevo e il bimbo era voluto (poi abbiamo scoperto erano due) quindi non ho da che lamentarmi, e vivevamo a Obihiro sperduti nelle montagne e nel freddo, non c'è assolutamente niente lì e con un solo stipendio non ce la facevamo. Abbiamo preso i risparmi di famiglia e siamo voluti in Italia e non ce ne siamo pentiti.
E' verissimo che avevo colleghe che a lavoro si lamentavano continuamente con frasi come "Vorrei un marito così da poter vivere la mia vita con tranquillità e circondata da bambini!" e c'era chi faceva il filo al dottore single di turno... ma c'erano anche colleghe che invece dicevano "Ho studiato anni per diventare assistente odontoiatrica e devo mollare tutto appena mi sposo? Non se ne parla!"
I problemi lì sono tanti ma non tutte le donne sono delle tiranne succhiasangue. Lo schifo è che un uomo con il suo stipendio può viverci benissimo da solo e fare anche una bella vita agiata volendo, una donna da sola fa fatica ad arrivare a fine mese vivendo nel monolocale di 40m2. Allora se già solo iniziassimo a pagare meglio le donne forse vedresti che:
1 - Io donna single riesco a sostenermi e non devo necessariamente trovare un uomo per farmi mantenere;
2 - Io donna sposata posso aiutare la condizione economica della mia famiglia seriamente e sono più invogliata a lavorare;
Inoltre i bimbi giapponesi già dopo i 5-6 anni sono indipendenti e sveglissimi, ne ho viste di madri che abbandonano i bimbi in giro per le strade e li mandano a fare commissioni con i soldi in tasca, altroché "accudire i bambini finché diventano adulti e responsabili". Non hanno neanche bisogno di mandarli in asilo o chissà dove, sono in grado di stare a casa da soli.
Le donne in Giappone non lavorano perché non traggono beneficio dal farlo e non perché non vogliono! Neanche in Italia le donne vanno a lavorare per 200 euro al mese eh.
Scusami ma secondo me fai un po' di confusione. Intanto, e lo ripeto per la millesima volta, il salary gap esiste ma non nel pubblico e non - di solito - nelle grandi aziende. Se esiste e' in quelle piccole e medie (e bisognerebbe di capire a che percentuale del mondo del lavoro esse corrispandono). Secondariamente, di nuovo, questa disparita' e' giustificata dalla clausola. E' ovvio che tu non ce l'avevi perche' io sto parlando di lavoro in azienda (kaishain) e non di lavori tecnici in uno studio come era il tuo. Secondariamente, il confronto tra il tuo stipendio e quello di tuo marito non sta ne' il cielo ne' in terra. Scusami ma facevate lavori diversi, come puoi comparare lo stipendio? Diverso sarebbe stato se nello studio dove lavoravi, un collega maschio con la tua stessa mansione avesse preso piu' di te. Questo lo puoi affermare con sicurezza?
L'altro errore che commetti e' pensare che la vita nelle grandi citta' (io vivo a Kyoto, non enorme ma nemmeno piccola) sia simile a quella del posto sperduto sulle montagne dove hai detto che vivevi. Comunque, in generale, le mamme seguono i figli fino alla fine della scuola elementare perche' dopo dalla scuola media in poi i figli tornano a casa tardi perche' quasi tutti frequentano il juku (altra orribile "invenzione" giapponese). Io sono felice quando le mie studentesse sono felici. Se una e' felice facendo la mamma, ne sono felice. Ho anche studentesse che - ormai di una certa eta' - sono state "ambiziose" e hanno fatto carriera ma ben poche di loro si sono sposate. Evidentemente, almeno qui, carriera e famiglia sono difficilmente compatibili. Infine, piccola considerazione personale, visto l'inferno del mondo del lavoro giapponese non mi stupisco del fatto che molte preferiscano sposarsi e fare un arbaito piuttosto che restare single e morire di karoshi. Pare che le malattie cardiovascolari tra le donne siano in aumento. Non e' che tra un po' anche il numero dei suicidi donne aumentera'? Mi auguro di no...
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