Sto recuperando Chihayafuru proprio in queste ultime settimane, in vista della terza stagione. E mi sta piacendo tantissimo! Forse un po' troppo. In mezzo alla giornata spunta continuamente tra i miei pensieri una voce che recita il poema di apertura. Ma è bello sapere che ho imparato a memoria una poesia in giapponese senza nemmeno farlo apposta.
Comunque. Adoro sempre questo tipo di articoli, ma qui sono rimasto davvero stupito. I luoghi sono rappresentati in modo assolutamente fedele. Spesso capita che vengano abbelliti, e invece no, sono davvero così. Che meraviglia. Adesso riesco a sentirli ancora più veri, più vivi. E poi, sarà un dettaglio scemo, ma vedere che nell'Omi Learning Center tengono lungo i corridoi i cartonati dei personaggi è qualcosa di stupendo
Chihayafuru è uno dei miei manga/anime preferiti, non vedo l'ora che inizi la terza stagione! La grande attenzione ai dettagli è sicuramente uno dei punti forte dell'anime ma non credevo che gli sfondi fossero così fedeli alla realtà.
Tradurre i waka è sempre complicato e decifrarli ancora di più perchè, tra le altre cose, sono pieni di figure retoriche che consentono molteplici interpretazioni. 千早ぶる (chihayaburu o chihayafuru, entrambe le letture sono possibili) è una "parola cuscino" (makura kotoba) cioè una specie di epiteto. Normalmente gli epiteti si accompagnano ai nomi a cui si riferiscono ma i makura kotoba possono anche sottinderli (come nel nostro caso, perchè chihayaburu sta ad indicare i "kami"). Ho qualche dubbio sulla traduzione qui offerta ("dei pietosi"); di solito viene tradotto come "(dei) possenti" o "(dei) potenti" (nelle traduzioni inglesi, invece, troviamo "shaken in fury" o "swift in fury", anche se il celebre Mostow preferisce "awesome"). Altrettanto interessante è la lettura del verbo che qui viene tradotto come "tingersi". Alcuni propendono per la lettura "kuguru" (e quindi "passare sotto, attraversare" mentre altri per quella "kukuru" (e, appunto, tingere). L'autore dell'articolo propende per "tingere" che, in effetti, è l'interpretazione che oggi va per la maggiore ma è meglio ricordare che Teika probabilmente preferiva l'altra (e, quindi, la traduzione sarebbe più o meno "le acque del fiume Tatsuta scorrono al di sotto di un manto scarlatto"). Infine, un'ultima curiosità: questo waka è attribuito al celebre Ariwara no Narihira, praticamente il don Giovanni / il Casanova per definizione dell'epoca Heian, probabile ispiratore della figura di Genji (sì, quello del Genji Monogatari), primo grande corteggiatore della letteratura giapponese e - si pensa - protagonista dell'Ise Monogatari. "La sua figura è divenuta l'archetipo letterario giapponese del libertino, il quale "si prende cura di tutte le donne, gli piacciano o meno", e supera ogni sorta di traversia pur di passare una notte tra le braccia dell'amante, senza provare il minimo scrupolo morale anche quando si trova ad affrontare una relazione "proibita" (un tipico esempio è l'avventura con la Sacerdotessa di Ise, che doveva appartenere al ramo principale della famiglia imperiale e rimanere illibata)" (wikipedia). Tra le sue conquiste, Fujiwara no Takako 藤原高子 (o Kōshi, 842-910) consorte dell'imperatore Seiwa 清和 (850-881, regnante tra il 858 e l' 876), anche nota come Nijō no kisaki (imperatrice del secondo viale) e a questo rapporto potrebbe fare riferimento la parte del waka che dice "kami yo" (ossia l'era degli dei)
Avevo immaginato che il tempio esistesse davvero, ma non che anche il luogo dove tengono le competizioni fosse una riproduzione fedele. Caspita con quanta cura sono stati riprodotti. Sono davvero identici.
Comunque. Adoro sempre questo tipo di articoli, ma qui sono rimasto davvero stupito. I luoghi sono rappresentati in modo assolutamente fedele. Spesso capita che vengano abbelliti, e invece no, sono davvero così. Che meraviglia. Adesso riesco a sentirli ancora più veri, più vivi.
E poi, sarà un dettaglio scemo, ma vedere che nell'Omi Learning Center tengono lungo i corridoi i cartonati dei personaggi è qualcosa di stupendo