Ma, tanto per cominciare, una delle tante possibili "toppe" a questa visione pessimistica, è il miglioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Ciò porterebbe ad una collettiva consapevolezza di cosa significhi "dignità del lavoro", facendo sì - auspicabilmente - che tutte le società medio-grandi adottino misure atte a eliminare il superlavoro.
Alla fine se passano da 100 anime a 90 probabilmente tagliano 1 anime buono e 9 ciofeche quindi non lo vedo come un gran problema
Sono anni oramai che si parla di queste cose ma la situazione non accenna a migliorare. Ora come ora, su due piedi, non so dire se una minor produzione sarebbe un bene o un male (sicuri che a venir tagliate sarebbero le serie "brutte" e non il contrario?). Quello che è certo è il discorso sulle condizioni lavorative, ma il Giappone è duro a cambiare modus operandi.
Sicuramente gli adattamenti dei Jump non sparirebbero, ma come isekai, moe ed ecchi harem, che nel bene o nel male vendono molto. Un taglio nella produzione, più che necessario per altri motivi, non necessariamente si tradurrebbe in meno serie "copia-incolla" secondo me.Le serie grosse grosse (Jujutsu, attack on titan,...) verranno sempre fatte, verrebbero tagliate le serie originali o quelle basate su cose meno famose e la probabilità queste ultime siano peggiori è maggiore (una serie del Jump con più di 100 numeri è quasi impossibile sia brutta, mentre la stressa cosa non si può dire di una light novel poco conosciuta o dell'idea del nuovo assunto del reparto creatività).
Non per nulla per per il semplice fatto che un manga famoso e con un numero decente di capitoli per arrivare dove è arrivato ha dovuto sopravvivere a mesi se non anni di giudizi di pubblico e critica
Sicuramente gli adattamenti dei Jump non sparirebbero, ma come isekai, moe ed ecchi harem, che nel bene o nel male vendono molto. Un taglio nella produzione, più che necessario per altri motivi, non necessariamente si tradurrebbe in meno serie "copia-incolla" secondo me.
Sicuramente gli adattamenti dei Jump non sparirebbero, ma come isekai, moe ed ecchi harem, che nel bene o nel male vendono molto. Un taglio nella produzione, più che necessario per altri motivi, non necessariamente si tradurrebbe in meno serie "copia-incolla" secondo me.
Ma infatti, senza offesa per nessuno per carità, è palesemente ignorante asserire che una diminuzione di produzioni porti ad un miglioramento della qualità generale delle produzioni stesse.
E' un pensiero semplicistico di una mente che non ha esperienza nel campo manageriale, economico ed aziendale, oltre che una soluzione ingenua ad un problema di portata e misura molto complessa.
Il fatto che si abbiano di questi problemi è sintomo che l'industria di animazione giapponese è 'malata', da anni aggiungerei, ed il fatto che molti studios chiudano ne è una palese testimonianza.
Urge che cambino il loro approccio sociale ed economico al medium, svecchiando il sistema lavorativo anche con nuove normative che migliorino le condizioni di lavoro e di vita soprattutto dei propri dipendenti oltre che implementare dei business plan che si proiettino nel futuro, aprendosi anche inevitabilmente al mercato internazionale.
Sarà difficile, si perderà buona parte di quello che caratterizzava il medium negli anni passati, ma sono compromessi a cui si deve scendere, per non far morire tutta un'industria, i cambiamenti non sono mai facili ed indolore.
Ma la mia sembra più un'utopia che altro, in una società classista dove i dirigenti davanti l'evidenza preferiscono negare il problema mettendo la testa nella sabbia come gli struzzi.
Staremo a vedere l'evolversi della vicenda.
"Bello" o "brutto" è soggettivo, molti considererebbero tutti questi dei "copia-incolla".Ho spiegato il perchè. da una parte hai gli adattamenti di opere famose (che non verranno mai tagliati) con probabilità di riuscita vicina al 100%, dall'altra tutto il resto con probabilità di riuscita non vicina al 100%.
E' un pensiero semplicistico di una mente che non ha esperienza nel campo matematico non comprendere come una media pesata fra i due insiemi tenda a crescere con il diminuire del peso del secondo insieme (cioè con il diminuire dei non adattamenti da opere famose che è ciò che succede se si taglia il numero totale dei titoli)
Prendiamo l'esempio di questa stagione, conto 6 titoli basati su opere famose (Danmachi, Fire Force, Haikyuu, Jujustu, Black Clover, Dragon Quest), di questi ne seguo 4 e 4 sono buoni, facciamo i negativi e supponiamo Black Clover e Danmachi facciano pena, siamo al 66% di bontà, ora i casi sono 2
1) il 66% di TUTTI i titoli stagionali è buono
2) ho ragione io e riducendo i titoli stagionali aumenta la qualità (dato che tende al valore di qualità dei titoli famosi)
e questo supponendo Black Clover e Danmachi siano brutti
E' un pensiero semplicistico di una mente che non ha esperienza nel campo matematico non comprendere come una media pesata fra i due insiemi tenda a crescere con il diminuire del peso del secondo insieme (cioè con il diminuire dei non adattamenti da opere famose che è ciò che succede se si taglia il numero totale dei titoli)
Ma la produttività sfrenata, figlia del consumismo spropositato, ha reso le aziende cieche e bieche solamente al risultato più utile, pensando più all'immediato che al futuro.
Ma infatti, senza offesa per nessuno per carità, è palesemente ignorante asserire che una diminuzione di produzioni porti ad un miglioramento della qualità generale delle produzioni stesse.
Il report sottolinea infatti che l'efficienza della gestione delle imprese sarà il fattore cruciale che delineerà l'andamento del settore dell'animazione per tutto il 2020.
Se non ricordo in un articolo sempre vostro leggevo dei "capi" super stipendiati e pure senza competenze, mannaggia a loro, non aiutano di certo z-z
E' un pensiero semplicistico di una mente che non ha esperienza nel campo matematico non comprendere come una media pesata fra i due insiemi tenda a crescere con il diminuire del peso del secondo insieme (cioè con il diminuire dei non adattamenti da opere famose che è ciò che succede se si taglia il numero totale dei titoli)
Con tutto il rispetto ed il bene che ti si possa volere, hai applicato una media ponderata ad un problema di macro economia, ti pare che possa venire una cosa empiricamente logica ? Dai, smetto anche di discutere su questi pout-pourri gnoseologici forzati.
Il punto lo ha colto poi @Alex Ziro, sebbene spesso non mi trovi d'accordo con le sue opinioni ha centrato il discorso, la maggior parte delle produzioni sono pensate per un pubblico giovane GIAPPONESE, che guarda caso, complice il calo delle nascite sta diminuendo di anno in anno.
Questo è una delle molteplici cause che stanno facendo ammalare il mercato dell'animazione giapponese, ma vi invito a riflettere su un punto, non dovete mettere la questione dal vostro punto di vista personale e soggettivo, è inevitabile che pensereste che certe serie sono meglio di altre, dovute eccezioni a parte.
Quando un mercato o un medium offre una varietà che soddisfa più di una domanda, è sintomo del fatto che quell'industria sta bene ed è differenziata, ed è normale che vi siano delle produzioni 'simili', sono quelle che fanno portare la pagnotta a casa alle aziende in maniera 'facile'.
Quando succede il contrario, come prevede il trend di questo studio, l'offerta variegata viene meno, la domanda inevitabilmente si abbassa e di conseguenza le aziende chiudono.
Possiamo stare qui a parlarne quanto volete, ma ho spiegato in maniera semplicistica come funziona qualche principio di macro economia (e probabilmente per strada avrò grossolanamente spiegato male qualcosa, non sono ferrato in materia come un laureato), ma il problema è comunque talmente complesso che semplicizzare il tutto a 'diminuzione di serie = maggiora qualità" è fondamentalmente sbagliato su tutta la linea.
Detto questo mi eclisso, ho scritto già abbastanza.
Sicuramente gli adattamenti dei Jump non sparirebbero, ma come isekai, moe ed ecchi harem, che nel bene o nel male vendono molto. Un taglio nella produzione, più che necessario per altri motivi, non necessariamente si tradurrebbe in meno serie "copia-incolla" secondo me.
Ma infatti, senza offesa per nessuno per carità, è palesemente ignorante asserire che una diminuzione di produzioni porti ad un miglioramento della qualità generale delle produzioni stesse.
E' un pensiero semplicistico di una mente che non ha esperienza nel campo manageriale, economico ed aziendale, oltre che una soluzione ingenua ad un problema di portata e misura molto complessa.
Il fatto che si abbiano di questi problemi è sintomo che l'industria di animazione giapponese è 'malata', da anni aggiungerei, ed il fatto che molti studios chiudano ne è una palese testimonianza.
Urge che cambino il loro approccio sociale ed economico al medium, svecchiando il sistema lavorativo anche con nuove normative che migliorino le condizioni di lavoro e di vita soprattutto dei propri dipendenti oltre che implementare dei business plan che si proiettino nel futuro, aprendosi anche inevitabilmente al mercato internazionale.
Sarà difficile, si perderà buona parte di quello che caratterizzava il medium negli anni passati, ma sono compromessi a cui si deve scendere, per non far morire tutta un'industria, i cambiamenti non sono mai facili ed indolore.
Ma la mia sembra più un'utopia che altro, in una società classista dove i dirigenti davanti l'evidenza preferiscono negare il problema mettendo la testa nella sabbia come gli struzzi.
Staremo a vedere l'evolversi della vicenda.
un modello di una complessità media difficilmente risulterà utile, richiede una quantità di tempo per dare risultati che non giustifica il (minimo) aumento di precisione della previsione che ne consegue, i modelli o sono estremamente dettagliati (e a quel punto dovremmo parlare del pubblico, di chi fruisca gli anime dove, l'età, le serie che vengono apprezzate, quanto produrre 10 serie pessime sia peggiore o migliore di 5 buone,...) o vanno benissimo quelli immediati.
Ma, tanto per cominciare, una delle tante possibili "toppe" a questa visione pessimistica, è il miglioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Ciò porterebbe ad una collettiva consapevolezza di cosa significhi "dignità del lavoro", facendo sì - auspicabilmente - che tutte le società medio-grandi adottino misure atte a eliminare il superlavoro.
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Se non ricordo in un articolo sempre vostro leggevo dei "capi" super stipendiati e pure senza competenze, mannaggia a loro, non aiutano di certo z-z