"In Giappone la gente non fa più la gavetta da animatore. La Cina non è ancora al livello del Giappone perché hanno una serie di restrizioni sulla libertà creativa. Se allentassero le maglie, il Giappone verrebbe messo subito in ombra".
Il solito tempismo dei giapponesi. Non che abbia torto, ma avrebbe dovuto dirlo parecchio tempo fa. Adesso la situazione si è risollevata, e anche se ogni stagione ha la sua buona dose di serie spazzatura, nel 2023 ormai la "corsa selvaggia" al fanservice che c'era nel 2013 (annus horribilis nonostante i Giganti e pochissimo altro) si è parecchio smorzata. Siamo usciti dal periodo peggiore.
E comunque parlare di crisi creativa e poi affidare l'anime di Pluto a Netflix non è esattamente il massimo della coerenza...
La Cina soppianterà il Giappone? Not sure... La Corea del Sud potrebbe, se ci si mettesse. Dopotutto è successo anche con il k-pop (dal momento che il Giappone si è fatto sfuggire la possibilità di valorizzare il j-pop in Occidente) e la moda, e i manwha e i webtoon fanno una discreta concorrenza ai manga già da anni.
La corea non ha le risorse economiche per soppiantare il giappone, la cina invece si!
La corea non ha le risorse economiche per soppiantare il giappone, la cina invece si!
Mica è il terzo mondo la Corea del Sud. Alla Cina intraprendenza, manodopera e ambizione certo non mancano, ma non so se si può dire lo stesso per la mentalità... E certo non per la libertà creativa. E se gli animatori vengono sfruttati già in Giappone, figurarsi in quel di Pechino.
Ci sarebbe Hong Kong, che è più cosmopolita e libera... Ma fino a quando?
Temo poi che tra qualche anno ci ritroveremo pieni di anime cinesi di propaganda politica.
In Giappone la gente non fa più la gavetta da animatore.
La macchina di produzione dell'animazione giapponese secondo lui preferisce cercare in tutti i modi di soddisfare il pubblico
stessa indifferenza nei confronti del budget
"cambio spesso idea, dico un giorno una cosa e il giorno dopo ne dico un'altra"
Ma io credo che ad un certo punto, la cina vorra anche sviluppare la sua industria dell'intrattenimento, esportandola a livello mondiale, secondo me tra qualcue anno la cina mettera da parte la sua censura oppressiva per far in modo che anche l'occidente apprezzi le sue opere
Il solito tempismo dei giapponesi. Non che abbia torto, ma avrebbe dovuto dirlo parecchio tempo fa. Adesso la situazione si è risollevata, e anche se ogni stagione ha la sua buona dose di serie spazzatura, nel 2023 ormai la "corsa selvaggia" al fanservice che c'era nel 2013 (annus horribilis nonostante i Giganti e pochissimo altro) si è parecchio smorzata. Siamo usciti dal periodo peggiore.
E comunque parlare di crisi creativa e poi affidare l'anime di Pluto a Netflix non è esattamente il massimo della coerenza...
La Cina soppianterà il Giappone? Not sure... La Corea del Sud potrebbe, se ci si mettesse. Dopotutto è successo anche con il k-pop (dal momento che il Giappone si è fatto sfuggire la possibilità di valorizzare il j-pop in Occidente) e la moda, e i manwha e i webtoon fanno una discreta concorrenza ai manga già da anni.
Netflix ha solo i diritti di distribuzione della serie. Con il processo creativo non c’entra proprio un bel niente.
Era stato detto anche su Shirobako una decina di anni fa: questo boom degli anime è una bolla destinata a scoppiare.
Io l'unica cosa che posso dire è che negli ultimi anni se esce una serie valida a season, ma veramente valida, è grasso che cola
Netflix ha solo i diritti di distribuzione della serie. Con il processo creativo non c’entra proprio un bel niente.
E meno male. Però impone un format inadeguato per produzioni ad ampio respiro a cui servirebbero più episodi dei soliti 10-12 (quando va bene... Spriggan ne ha avuti solo 5), e quasi sempre affida titoloni a studi non all'altezza. E se i pochi episodi in questione non ricevono abbastanza visualizzazioni, il tutto viene abbandonato.
E tutto questo accadeva già anche senza Netflix.
Allora, non è stato Netflix ad affidare l’adattamento di Pluto a M2. È Maruyama che, dopo aver lasciato MAPPA, ha deciso di iniziare questo progetto nel 2017.
Netflix è entrata dopo solo per accaparrarsi i diritti streaming.
In Giappone la gente non fa più la gavetta da animatore
La Cina non è ancora al livello del Giappone perché hanno una serie di restrizioni sulla libertà creativa. Se allentassero le maglie, il Giappone verrebbe messo subito in ombra
He fears Japan is so hell-bent on cranking out money-spinning genres, such as those starring "kawaii" cute female characters,
that its anime "doesn't necessarily outshine" America's Disney or France's arthouse productions in terms of creativity
Allora, non è stato Netflix ad affidare l’adattamento di Pluto a M2. È Maruyama che, dopo aver lasciato MAPPA, ha deciso di iniziare questo progetto nel 2017.
Netflix è entrata dopo solo per accaparrarsi i diritti streaming.
Infatti è quello che ho detto nel mio primo commento. Fare queste dichiarazioni dopo aver affidato un titolo come Pluto a Netflix non è stata una mossa coerente da parte di Maruyama.
Se trattassero meglio gli animatori, non succederebbe. A distanza di anni, ancora non hanno sindacati, benefit, unions... Fanno troppo affidamento sulla cultura giapponese del lavoratore abituato a spezzarsi la schiena. Ovvio che i giovani nipponici d'oggi aspirino a una vita migliore.
Il problema è che temo che se anche il Giappone iniziasse a istituire delle norme per tutelare i suoi animatori, pagarli quanto dovuto e tutto, il risultato sarebbe che sempre più produttori trasferirebbero il lavoro in Cina, in Corea o nelle Filippine.
La macchina di produzione dell'animazione giapponese secondo lui preferisce cercare in tutti i modi di soddisfare il pubblico sfornando sempre lo stesso tipo di narrativa con personaggi femminili kawaii
Ma io credo che ad un certo punto, la cina vorra anche sviluppare la sua industria dell'intrattenimento, esportandola a livello mondiale, secondo me tra qualcue anno la cina mettera da parte la sua censura oppressiva per far in modo che anche l'occidente apprezzi le sue opere
Togliere o ammorbidire la censura solo per valorizzare un media nato in Giappone, paese "nemico"? Ce li vedo proprio. Punterebbero principalmente al mercato interno, ancora di più di quanto già facciano i giapponesi. Le opere occidentali poi sono caratterizzate, nel bene o nel male, dall'inclusività, che in Cina neanche sanno cosa sia. Almeno il Giappone qualche progressino in materia lo ha fatto e di certo ne farà ancora.
Una mentalità molto da imprenditore italiano se posso dire.Ovvero in Giappone ora gli animatori pretendono di essere pagati, inaudito!
Ma io credo che ad un certo punto, la cina vorra anche sviluppare la sua industria dell'intrattenimento, esportandola a livello mondiale, secondo me tra qualcue anno la cina mettera da parte la sua censura oppressiva per far in modo che anche l'occidente apprezzi le sue opere
Togliere o ammorbidire la censura solo per valorizzare un media nato in Giappone, paese "nemico"? Ce li vedo proprio. Punterebbero principalmente al mercato interno, ancora di più di quanto già facciano i giapponesi. Le opere occidentali poi sono caratterizzate, nel bene o nel male, dall'inclusività, che in Cina neanche sanno cosa sia. Almeno il Giappone qualche progressino in materia lo ha fatto e di certo ne farà ancora.
Non mi stupirei se in un futuro in Cina facessero opere, non necessariamente solo anime, destinate esclusivamente al mercato esterno.
Alla fine i soldi sono soldi anche e soprattutto là. E poi esportare opere da "debosciati" contribuisce a indebolire il già moralmente esausto Occidente, no?
Non tocco nemmeno il discorso degli stipendi perché se n'è parlato tanto nel tempo, ma finché l'animazione resta uno sponsor di opere cartacee e quasi null'altro, non vedo possibilità di migliorare.
Mancano autori seri nel settore, mancano come il pane.
Non esagererei, detto che anche grandi successi dell'animazione nipponica del passato storicamente sono stati comunque o trasposizioni o progetti cross-mediali.
Così come ancora oggi ci sono anime originali di successo.
LYCORIS RECOIL tanto per citarne uno recente.
I casi alla Evangelion sono comunque rari a prescindere, non possono essere IL riferimento.
Poi certamente il prodotto adattato vive anche per fare pubblicità all'originale ma d'altra parte si avvantaggia in partenza del successo proprio dell'opera originale, partendo con 1 o 2 marce in più rispetto al prodotto originale che invece deve conquistare il successo interamente da solo e quindi con molti più rischi.
La trasposizione di un'opera di successo è un rischio minore, anche per questo è preferibile per riempire i cataloghi cosa altrimenti difficile (o rischiosissima) con opere originali.
Ma sono ragionamenti applicabili in tutte le opere video, vale anche per i film e per i serial TV, la trasposizione di un libro, o persino di un franchising di successo (star wars, LOTR, star trek) è sempre un vantaggio, anche se a livello social oggi il rischio di scontrarsi con i giudizi degli appassionati è più grande che in passato.
Non esagererei, detto che anche grandi successi dell'animazione nipponica del passato storicamente sono stati comunque o trasposizioni o progetti cross-mediali.
Così come ancora oggi ci sono anime originali di successo.
LYCORIS RECOIL tanto per citarne uno recente.
I casi alla Evangelion sono comunque rari a prescindere, non possono essere IL riferimento.
Poi certamente il prodotto adattato vive anche per fare pubblicità all'originale ma d'altra parte si avvantaggia in partenza del successo proprio dell'opera originale, partendo con 1 o 2 marce in più rispetto al prodotto originale che invece deve conquistare il successo interamente da solo e quindi con molti più rischi.
La trasposizione di un'opera di successo è un rischio minore, anche per questo è preferibile per riempire i cataloghi cosa altrimenti difficile (o rischiosissima) con opere originali.
Ma sono ragionamenti applicabili in tutte le opere video, vale anche per i film e per i serial TV, la trasposizione di un libro, o persino di un franchising di successo (star wars, LOTR, star trek) è sempre un vantaggio, anche se a livello social oggi il rischio di scontrarsi con i giudizi degli appassionati è più grande che in passato.
No ovvio, ci mancherebbe. Ho riportato dei capolavori ma non vuol dire pretenderli a ripetizione. In generale vorrei più studi come quello Trigger, che si gettano su produzioni che iniziano e finiscono.
Quanti anime vediamo che durano una stagione o due e poi per proseguire quella storia devi dedicarti al cartaceo? Fin troppi.
In realtà si vedono anche robe originali di cui ci si scorda il giorno dopo eh. Già sono pochissime in generale queste opere, se poi è roba dimenticabilissima... per quello dico che mancano autori seri nell'animazione.
E sì, capisco il fatto che sia conveniente fare trasposizioni, ma nel resto dei medium non ha una percentuale gargantuesca come qui. Soprattutto qui c'è l'aggravante dell'opera che già sai non si concluderà. Ti devi accontentare di 12/24 episodi molto spesso e per il resto sai che il finale di quella serie che ti stava prendendo, non lo vedrai mai, a meno che non ti sposti all'altro medium. Uno se ne fa una ragione e si sposta sul manga, ok, ma se prendiamo solo l'animazione, il finale non lo vedresti quasi mai. È grave eh.
Gente invito tutti a ritornare al discorso precedente
Anche lì non ci sono più giovani che vogliono farsi schiavizz... ehm lavorare?
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Questo mi fa venire in mente quando l'altro ieri lessi un post Instagram sulla notizia dello sciopero degli sceneggiatori in America, uno dei commenti diceva "per fortuna gli anime continueranno ad uscire" ed io "hmm, si... con la situazione delle produzioni attuali e più un male che un bene 😬"