Dear friends
La protagonista di questa storia è una ragazza alla deriva. Ci sono diversi modi d'intendere una stessa persona la cui vita sembra arenarsi su di uno scoglio, scuro e tagliente. Vite spinte al limite, vite che precipitano verso il fondo, sia che siano state spinte con la forza, sia che ci si lancino inevitabilmente loro stesse. Rina le ha provate entrambe. Rina ha vissuto due vite. Eppure, quale delle due l'ha segnata davvero nel profondo? Quale delle due l'ha stimolata a mantenersi a galla, a nuotare, ad affrontare le onde gelide del mare per trovare la salvezza e la quiete della terra ferma? Quando si perde il valore della propria esistenza o dei valori per la guida di essa, l'inerzia della vita ci fa perdere di vista noi stessi.
Quella di Rina sembra essere una condotta priva di ogni pensiero. Leggera, indipendente, caotica, assente dalle preoccupazioni. Non vi sono limiti, non vi sono principi regolatori, non vi sono obbiettivi. Si prende ciò che viene, si assecondano le proprie voglie, si sbaglia e ci si diverte sopra ogni cosa, sopra ogni individuo.
Così inizia la storia di questa bellissima diciottenne, molto popolare fra i suoi coetanei, ma mai veramente vicina a nessuno di essi. Le cosiddette amicizie esistono per essere usate, così come le persone vanno gettate via o scambiate quando non ci sono più di alcuna utilità. Cammina rumorosamente sui tacchi alti, le gambe nude si muovono decise, i capelli lunghi ondeggiano sulla sua figura estremamente sottile e femminile. Lo scintillio degli orecchini incorniciano il volto che ospitano lo sguardo di chi sa di colpire nel segno. Tutti si girano a guardarla, ad ammirarla, a chiamarla per nome nella speranza di attirare l'attenzione della Regina del Club. Come ogni sera, la Regina balla in discoteca creando il vuoto attorno a lei. Il vuoto... Si compiace del vuoto della sua esistenza che non ha ambizioni, non ha legami, non ha certezze se non quella di essere bella e desiderata. E con queste sue armi, gioca con le persone, servendosene spietatamente. Ci prova gusto a ferirle, e a compiacersi della sua corazza il cui punto di forza è la solitudine. Non avere affetti significa non compromettere la propria felicità. Ma potrà bastare tutto questo quando la sua vita verrà sconvolta da una malattia improvvisa?
Si può scendere ancora più a fondo nel proprio baratro? Stavolta Rina si rende conto che le ombre che accumulava attorno a lei erano sorte ormai da tempo, e non per colpa della malattia. E' difficile ammettere che non si ha nulla tra le mani, quando si respinge tutto e tutti. Giunta a un momento così critico della sua vita in cui l'avvenenza e la determinatezza vengono meno, non c'è alcun modo per giocare ad avvicinare e respingere le persone. Rina è realmente sola e ferma. La sua vita caotica viene arrestata bruscamente. E il tempo si sa, è amico dei pensieri. Le riflessioni sui diciotto anni trascorsi senza avere creato nulla di significativo, profondo e speciale, l'assalgono nel silenzio della propria camera d'ospedale. I ricordi lasciano il tempo che trovano, mentre Rina sviene, vomita e deperisce.
Con tragicità ci viene mostrato il suo percorso turbinoso verso la deriva, e ogni scena e ogni angolazione con cui il suo fragile corpo viene scagliato sulla barriera rocciosa. Le notti insonni, il respiro affannoso, la perdita dei capelli, le umiliazioni, il pallore... Il tutto anticipato dalla sua piccola vicina di letto, che subisce le conseguenze della malattia prima di lei. E' dura guardare un corpo così piccolino e coraggioso, sapendo d'incorrere nella sua medesima condizione agonizzante. E' una battaglia contro il tempo in ogni caso. Contro il tempo speso troppo male, contro il tempo che indugia sui passi falsi del passato, e contro il tempo che ci porta lentamente verso la fine.
Allora, in cosa si distingue questa seconda esistenza vissuta dalla nostra protagonista? La risposta si trova in Maki. Questa personalità quasi trasparente e incolore, acquista spessore con la propria costanza e con le sue nobili intenzioni che danno forza a chiunque le sia attorno. Accomunate da uno stesso senso di solitudine - per motivi ben diversi - Maki ha visto per la prima volta una mano amica proprio dalla nostra Rina, anni fa, in età più giovane e innocente (quando ancora non rifiutava le pressanti e patetiche attenzioni della madre, o non faceva caso all'indifferenza con cui il padre accettava le sue bravate). Personalmente, dubito della consistenza di un personaggio abbastanza insipido come Maki, ma tant'è che risulta utile ai fini della storia. Una storia cruda, che non ci risparmia scene catartiche e spietate - sorprendentemente interpretate da Keiko Kitagawa, che ci mostra in maniera convincente i diversi volti di Rina.
Dalla vita colorata e piena di sfrenate eccitazioni e desideri di una giovane liceale spensierata, alla malattia grigia e scarna che la ospita in stanze d'ospedale vuote e piene di camici bianchi. I rumori della discoteca vengono sostituiti dalla musica di un dolce carillon, pieno di ricordi di infanzia. La vita non smette mai di sorprenderci, e di cambiare direzione. Allo stesso modo, le acque agitate che imprigionavano Rina non smettono di ondeggiare e mostrare nuove rotte.
La vita conosce ostacoli continui, ed è attraverso il travolgimento di essi (che li si superi o meno) che apriamo gli occhi, che consideriamo ciò che abbiamo accumulato fin d'ora e ciò che abbiamo trascinato dietro di noi, compreso il nulla. Questa è la storia di un'esistenza priva di radici e moralità, che in modo pacato e deciso conduce una personalità sfacciata come quella di Rina a ingentilirsi nel modo più duro possibile. Attraverso il dolore, le mortificazioni, ma soprattutto, attraverso il coraggio infuso da un'amica.
Quella di Rina sembra essere una condotta priva di ogni pensiero. Leggera, indipendente, caotica, assente dalle preoccupazioni. Non vi sono limiti, non vi sono principi regolatori, non vi sono obbiettivi. Si prende ciò che viene, si assecondano le proprie voglie, si sbaglia e ci si diverte sopra ogni cosa, sopra ogni individuo.
Così inizia la storia di questa bellissima diciottenne, molto popolare fra i suoi coetanei, ma mai veramente vicina a nessuno di essi. Le cosiddette amicizie esistono per essere usate, così come le persone vanno gettate via o scambiate quando non ci sono più di alcuna utilità. Cammina rumorosamente sui tacchi alti, le gambe nude si muovono decise, i capelli lunghi ondeggiano sulla sua figura estremamente sottile e femminile. Lo scintillio degli orecchini incorniciano il volto che ospitano lo sguardo di chi sa di colpire nel segno. Tutti si girano a guardarla, ad ammirarla, a chiamarla per nome nella speranza di attirare l'attenzione della Regina del Club. Come ogni sera, la Regina balla in discoteca creando il vuoto attorno a lei. Il vuoto... Si compiace del vuoto della sua esistenza che non ha ambizioni, non ha legami, non ha certezze se non quella di essere bella e desiderata. E con queste sue armi, gioca con le persone, servendosene spietatamente. Ci prova gusto a ferirle, e a compiacersi della sua corazza il cui punto di forza è la solitudine. Non avere affetti significa non compromettere la propria felicità. Ma potrà bastare tutto questo quando la sua vita verrà sconvolta da una malattia improvvisa?
Si può scendere ancora più a fondo nel proprio baratro? Stavolta Rina si rende conto che le ombre che accumulava attorno a lei erano sorte ormai da tempo, e non per colpa della malattia. E' difficile ammettere che non si ha nulla tra le mani, quando si respinge tutto e tutti. Giunta a un momento così critico della sua vita in cui l'avvenenza e la determinatezza vengono meno, non c'è alcun modo per giocare ad avvicinare e respingere le persone. Rina è realmente sola e ferma. La sua vita caotica viene arrestata bruscamente. E il tempo si sa, è amico dei pensieri. Le riflessioni sui diciotto anni trascorsi senza avere creato nulla di significativo, profondo e speciale, l'assalgono nel silenzio della propria camera d'ospedale. I ricordi lasciano il tempo che trovano, mentre Rina sviene, vomita e deperisce.
Con tragicità ci viene mostrato il suo percorso turbinoso verso la deriva, e ogni scena e ogni angolazione con cui il suo fragile corpo viene scagliato sulla barriera rocciosa. Le notti insonni, il respiro affannoso, la perdita dei capelli, le umiliazioni, il pallore... Il tutto anticipato dalla sua piccola vicina di letto, che subisce le conseguenze della malattia prima di lei. E' dura guardare un corpo così piccolino e coraggioso, sapendo d'incorrere nella sua medesima condizione agonizzante. E' una battaglia contro il tempo in ogni caso. Contro il tempo speso troppo male, contro il tempo che indugia sui passi falsi del passato, e contro il tempo che ci porta lentamente verso la fine.
Allora, in cosa si distingue questa seconda esistenza vissuta dalla nostra protagonista? La risposta si trova in Maki. Questa personalità quasi trasparente e incolore, acquista spessore con la propria costanza e con le sue nobili intenzioni che danno forza a chiunque le sia attorno. Accomunate da uno stesso senso di solitudine - per motivi ben diversi - Maki ha visto per la prima volta una mano amica proprio dalla nostra Rina, anni fa, in età più giovane e innocente (quando ancora non rifiutava le pressanti e patetiche attenzioni della madre, o non faceva caso all'indifferenza con cui il padre accettava le sue bravate). Personalmente, dubito della consistenza di un personaggio abbastanza insipido come Maki, ma tant'è che risulta utile ai fini della storia. Una storia cruda, che non ci risparmia scene catartiche e spietate - sorprendentemente interpretate da Keiko Kitagawa, che ci mostra in maniera convincente i diversi volti di Rina.
Dalla vita colorata e piena di sfrenate eccitazioni e desideri di una giovane liceale spensierata, alla malattia grigia e scarna che la ospita in stanze d'ospedale vuote e piene di camici bianchi. I rumori della discoteca vengono sostituiti dalla musica di un dolce carillon, pieno di ricordi di infanzia. La vita non smette mai di sorprenderci, e di cambiare direzione. Allo stesso modo, le acque agitate che imprigionavano Rina non smettono di ondeggiare e mostrare nuove rotte.
La vita conosce ostacoli continui, ed è attraverso il travolgimento di essi (che li si superi o meno) che apriamo gli occhi, che consideriamo ciò che abbiamo accumulato fin d'ora e ciò che abbiamo trascinato dietro di noi, compreso il nulla. Questa è la storia di un'esistenza priva di radici e moralità, che in modo pacato e deciso conduce una personalità sfacciata come quella di Rina a ingentilirsi nel modo più duro possibile. Attraverso il dolore, le mortificazioni, ma soprattutto, attraverso il coraggio infuso da un'amica.