Kai duan
La continua ripetizione di un giorno è il massimo della noia, giusto? No, sbagliato. Perché in questo mini-drama di soli 15 episodi da circa 40 minuti non ce ne sono cinque di noia. Anche quando, verso la fine, pare che il ritmo per un paio di puntate rallenti fino a fermarsi, in realtà il coinvolgimento emotivo è tale che non si avverte alcun sintomo di stanchezza.
Si comincia dal primo episodio, decisamente straniante, in cui ci si ritrova su un bus. Una ragazza, seduta accanto ad un ragazzo, improvvisamente lo accusa falsamente di averla palpeggiata e fa una scenata per scendere dal bus con lui, per poi andarsene per la sua strada. Ma, poco dopo, lei viene investita da una moto e finisce all’ospedale mentre lui, che nel frattempo ha preso un taxi, rimane coinvolto nell’esplosione del mezzo da cui sono appena scesi. La polizia indaga, partendo dalla discesa dei due dall’automezzo, immortalata dalle telecamere di sorveglianza. E ben presto scopriamo che quel bus continua ad esplodere ripetutamente, in un continuo loop temporale, qualsiasi cosa la protagonista, e poi il ragazzo, e poi la polizia facciano…
In un crescendo di altissima tensione, con punte da cardiopalma, con pochissimi momenti di sollievo umoristico, ma con la perfetta descrizione dell’urgenza, della paura continua cui i protagonisti sono soggetti, scopriamo a mano a mano i meccanismi di questo circolo vizioso, e le dolorose storie personali degli ignari passeggeri dell’autobus che vi sono intrappolati. Oltre a lottare contro gli sconosciuti che fanno esplodere il mezzo, i due ragazzi devono anche guardarsi dalle onnipresenti telecamere, cercando nel contempo di ottenere l’aiuto della polizia. Lungi dall’essere ripetitivo o noioso, il continuo reiterarsi delle condizioni di partenza, ogni volta sviluppate in modo più o meno diverso, contribuisce a rendere l’atmosfera oppressiva e claustrofobica, lasciando lo spettatore senza fiato, come se stesse correndo con i protagonisti alla ricerca di risposte, soluzioni, vita. Perché il numero delle ripetizioni possibili non è infinito… Il canone in D di Pachelbel, che pure tanto mi affascinava già prima della visione di questo drama, sicuramente non mi uscirà più dalla mente.
Nel proseguire delle vicende l’affiatamento dei due protagonisti aumenta, partendo da una comprensibile sfiducia reciproca fino allo sbocciare di una credibile storia d’amore, con un’ottima chimica fra i due, supportata da una recitazione davvero verosimile, e mai esagerata. In verità l’intero cast recita in maniera ammirevole, senza mai eccedere, pur riuscendo a trasmettere una grande varietà di emozioni.
Non solo il protagonista maschile Bai Jing Ting che, nonostante non abbia ancora 30 anni ha già al suo attivo decine di ruoli in altrettanti film, drama e show televisivi, ci consegna un ottimo ritratto di un giovane sviluppatore di giochi che cerca inutilmente di non farsi coinvolgere in una situazione letale, rimanendovi tuttavia immischiato fisicamente ed emotivamente.
Non solo Zhao Jin Mai, di appena vent’anni e con alle spalle già una sequela infinita di ruoli anche principali risalenti fin dalla tenera età, interpreta alla perfezione il ruolo di una studentessa appassionata e un po’ ingenua, decisa a salvare tutti i passeggeri del bus condannato, dibattendosi contro le infinite difficoltà generate dalla situazione improvvisa e estrema.
Il cast secondario è costellato di attori di fama, che aggiungono peso e spessore al drama. Tra tutti, citiamo Liu Tao, che interpreta la vice capo della stazione di polizia, e che in passato ebbe il ruolo da protagonista nientemeno che in Nirvana in fire, e Liu Yi Jun, capitano della stessa stazione, anche lui già visto in Nirvana in fire e in almeno una cinquantina di altri drama. Ma anche la maggior parte degli altri personaggi, eccetto forse la madre isterica del gattaro, un po’ troppo caricaturale, sono resi mirabilmente, contribuendo non poco alla riuscita della serie.
Non solo della coppia principale, ma anche di molti dei passeggeri del bus conosciamo via via le vicende, il che contribuisce non poco a dar loro spessore, evitando di relegarli a semplici figure di cartone destinate a bruciare nel prossimo loop.
E’ soprattutto apprezzabile che, oltre a mantenere alta la tensione praticamente per tutte le puntate, vengano delineate chiaramente, e seguite, le leggi che governano il susseguirsi dei vari loop e il modo per interromperli. L’unica mancanza in proposito è che non ci viene spiegato come e perché i protagonisti vi si siano ritrovati invischiati. Voglio credere e spero che sia perché intendono farne una seconda stagione, possibilmente con gli stessi attori, ma credo sarà difficile: la serie è un adattamento del romanzo Kai Duan di Qi Dao Jun, che ha anche partecipato alla sceneggiatura. Peraltro, gira voce che esista una seconda coppia intrappolata in un loop parallelo, che non viene mostrata in quest'opera, quindi non è escluso che uno spin off non venga mai realizzato. Difficile a dirsi, quando in Cina, nonostante alcune opere siano ricevute benissimo, le trilogie si fermano magari alla prima serie e rimangono poi lettera morta.
Il tutto è aiutato da un’ottima cinematografia, attenta e non avara di momenti spettacolari. Pur non trattandosi di un colossal, non si tratta nemmeno di una produzione a budget completamente risicato. Quello che hanno risparmiato nei costumi (trattandosi di continue ripetizioni, i vestiti cambiano poco) lo hanno sicuramente investito in altri comparti. Il commento musicale è piacevole e attinente alle scene e, soprattutto, vanta My Only , una canzone cantata dal magnifico Zhou Shen: un nome, una garanzia.
In sunto, un drama adrenalinico che non pecca in coerenza, magnificamente interpretato, con un finale che non deluderà gli spettatori, lasciando un buon sapore in bocca e una distinta sensazione di vuoto allo stomaco, sintomo inequivocabile dell’inizio di una potente crisi di astinenza.
Vale la pena citare che questa serie si posiziona attualmente al nono posto in base alle votazioni degli utenti, con un punteggio di 9,1, su Mydramalist e, su Rakuten Viki, ha raccolto uno stratosferico 9,7. Non male.
Si comincia dal primo episodio, decisamente straniante, in cui ci si ritrova su un bus. Una ragazza, seduta accanto ad un ragazzo, improvvisamente lo accusa falsamente di averla palpeggiata e fa una scenata per scendere dal bus con lui, per poi andarsene per la sua strada. Ma, poco dopo, lei viene investita da una moto e finisce all’ospedale mentre lui, che nel frattempo ha preso un taxi, rimane coinvolto nell’esplosione del mezzo da cui sono appena scesi. La polizia indaga, partendo dalla discesa dei due dall’automezzo, immortalata dalle telecamere di sorveglianza. E ben presto scopriamo che quel bus continua ad esplodere ripetutamente, in un continuo loop temporale, qualsiasi cosa la protagonista, e poi il ragazzo, e poi la polizia facciano…
In un crescendo di altissima tensione, con punte da cardiopalma, con pochissimi momenti di sollievo umoristico, ma con la perfetta descrizione dell’urgenza, della paura continua cui i protagonisti sono soggetti, scopriamo a mano a mano i meccanismi di questo circolo vizioso, e le dolorose storie personali degli ignari passeggeri dell’autobus che vi sono intrappolati. Oltre a lottare contro gli sconosciuti che fanno esplodere il mezzo, i due ragazzi devono anche guardarsi dalle onnipresenti telecamere, cercando nel contempo di ottenere l’aiuto della polizia. Lungi dall’essere ripetitivo o noioso, il continuo reiterarsi delle condizioni di partenza, ogni volta sviluppate in modo più o meno diverso, contribuisce a rendere l’atmosfera oppressiva e claustrofobica, lasciando lo spettatore senza fiato, come se stesse correndo con i protagonisti alla ricerca di risposte, soluzioni, vita. Perché il numero delle ripetizioni possibili non è infinito… Il canone in D di Pachelbel, che pure tanto mi affascinava già prima della visione di questo drama, sicuramente non mi uscirà più dalla mente.
Nel proseguire delle vicende l’affiatamento dei due protagonisti aumenta, partendo da una comprensibile sfiducia reciproca fino allo sbocciare di una credibile storia d’amore, con un’ottima chimica fra i due, supportata da una recitazione davvero verosimile, e mai esagerata. In verità l’intero cast recita in maniera ammirevole, senza mai eccedere, pur riuscendo a trasmettere una grande varietà di emozioni.
Non solo il protagonista maschile Bai Jing Ting che, nonostante non abbia ancora 30 anni ha già al suo attivo decine di ruoli in altrettanti film, drama e show televisivi, ci consegna un ottimo ritratto di un giovane sviluppatore di giochi che cerca inutilmente di non farsi coinvolgere in una situazione letale, rimanendovi tuttavia immischiato fisicamente ed emotivamente.
Non solo Zhao Jin Mai, di appena vent’anni e con alle spalle già una sequela infinita di ruoli anche principali risalenti fin dalla tenera età, interpreta alla perfezione il ruolo di una studentessa appassionata e un po’ ingenua, decisa a salvare tutti i passeggeri del bus condannato, dibattendosi contro le infinite difficoltà generate dalla situazione improvvisa e estrema.
Il cast secondario è costellato di attori di fama, che aggiungono peso e spessore al drama. Tra tutti, citiamo Liu Tao, che interpreta la vice capo della stazione di polizia, e che in passato ebbe il ruolo da protagonista nientemeno che in Nirvana in fire, e Liu Yi Jun, capitano della stessa stazione, anche lui già visto in Nirvana in fire e in almeno una cinquantina di altri drama. Ma anche la maggior parte degli altri personaggi, eccetto forse la madre isterica del gattaro, un po’ troppo caricaturale, sono resi mirabilmente, contribuendo non poco alla riuscita della serie.
Non solo della coppia principale, ma anche di molti dei passeggeri del bus conosciamo via via le vicende, il che contribuisce non poco a dar loro spessore, evitando di relegarli a semplici figure di cartone destinate a bruciare nel prossimo loop.
E’ soprattutto apprezzabile che, oltre a mantenere alta la tensione praticamente per tutte le puntate, vengano delineate chiaramente, e seguite, le leggi che governano il susseguirsi dei vari loop e il modo per interromperli. L’unica mancanza in proposito è che non ci viene spiegato come e perché i protagonisti vi si siano ritrovati invischiati. Voglio credere e spero che sia perché intendono farne una seconda stagione, possibilmente con gli stessi attori, ma credo sarà difficile: la serie è un adattamento del romanzo Kai Duan di Qi Dao Jun, che ha anche partecipato alla sceneggiatura. Peraltro, gira voce che esista una seconda coppia intrappolata in un loop parallelo, che non viene mostrata in quest'opera, quindi non è escluso che uno spin off non venga mai realizzato. Difficile a dirsi, quando in Cina, nonostante alcune opere siano ricevute benissimo, le trilogie si fermano magari alla prima serie e rimangono poi lettera morta.
Il tutto è aiutato da un’ottima cinematografia, attenta e non avara di momenti spettacolari. Pur non trattandosi di un colossal, non si tratta nemmeno di una produzione a budget completamente risicato. Quello che hanno risparmiato nei costumi (trattandosi di continue ripetizioni, i vestiti cambiano poco) lo hanno sicuramente investito in altri comparti. Il commento musicale è piacevole e attinente alle scene e, soprattutto, vanta My Only , una canzone cantata dal magnifico Zhou Shen: un nome, una garanzia.
In sunto, un drama adrenalinico che non pecca in coerenza, magnificamente interpretato, con un finale che non deluderà gli spettatori, lasciando un buon sapore in bocca e una distinta sensazione di vuoto allo stomaco, sintomo inequivocabile dell’inizio di una potente crisi di astinenza.
Vale la pena citare che questa serie si posiziona attualmente al nono posto in base alle votazioni degli utenti, con un punteggio di 9,1, su Mydramalist e, su Rakuten Viki, ha raccolto uno stratosferico 9,7. Non male.