Confession
La serata 25 aprile al Far East Film Festival 17 di Udine si tinge di colori cupi con il dolente dramma familiare "Confession" del regista sud coreano Lee Do-Yun, alla sua opera prima. Il film narra la storia di tre amici molto legati sin dai giorni di scuola. Hyun-Tae (Ji Sung) ha un forte senso di giustizia, lavora come pompiere e ha una moglie e una figlia. In-Chul (Ju Ji-Hoon) lavora come agente assicurativo, ma è impelagato in traffici poco trasparenti. Min-Soo (Lee Kwang-Soo) è un single con problemi di alcolismo, ha una piccola attività in proprio e considera i suoi amici come la sua vera famiglia. La loro forte amicizia però si incrina quando la madre di Hyun-Tae muore accidentalmente durante l'incendio alla sua sala giochi messo in scena con la complicità di In-Chul e Min-Soo al fine di riscuotere il premio assicurativo. A questo punto si crea una situazione contorta, straziante in cui nessuno vuole fare del male, pur tuttavia tutti riescono a danneggiarsi a vicenda.
Per quanto si sforzi di fare qualcosa di veramente originale e distintivo, nella complessa e articolata scrittura del plot, il giovane regista ci propone un noir che per certi versi ricorda altri film del genere, come "Blood simple", "Non è un paese per vecchi" e soprattutto "Onora il padre e la madre" di De Palma (per le implicazioni familiari), nel riproporre la scorciatoia per la felicità in cui però qualcosa va storto. Casualità o destino segnato nelle personalità dei tre amici che non potrebbero essere più diverse?
Forse ciò che difetta di più a questo film è un contrappunto di speranza, perché la ruota del caso sembra davvero essere guidata da un fato davvero crudele. Per essere un esordiente, Lee Do-Yun è un regista e sceneggiatore perfettamente a suo agio con il mestiere del cinema, sa come generare tensione con il montaggio, come usare l'ambientazione e le inquadrature per esaltare i sentimenti dei protagonisti. Il regista crea un mondo intorno a personaggi a tutto tondo e lo descrive con un emozionante stile visivo e un'estrema attenzione ai dettagli, e sembra essere in sintonia con le motivazioni che spingono l'umanità ad essere sorprendentemente disinteressata e sconsideratamente crudele. Quello per cui il film eccelle è proprio la gestione dei personaggi, ritratti magnificamente nella complessità dell'intreccio. L'interpretazione dei tre protagonisti è potente, piena di sfumature e l'autore riesce a orchestrare con maestria il groviglio dei legami affettivi e il mutare delle dinamiche nei rapporti fra i tre amici.
Pur non avendo ottenuto grandi incassi al botteghino in patria, in un periodo in cui certo cinema noir sembra ormai inflazionato in Sud Corea, "Confession" ha ricevuto un'ottima accoglienza dal pubblico di Udine che gli ha tributato una buona dose di applausi. E' un film intrigante e pieno di suspense, capace di svecchiare schemi classici, scene già viste e situazioni didascaliche, e che ci fa scoprire il fresco e straordinario talento del giovane Lee Do-yun.
Per quanto si sforzi di fare qualcosa di veramente originale e distintivo, nella complessa e articolata scrittura del plot, il giovane regista ci propone un noir che per certi versi ricorda altri film del genere, come "Blood simple", "Non è un paese per vecchi" e soprattutto "Onora il padre e la madre" di De Palma (per le implicazioni familiari), nel riproporre la scorciatoia per la felicità in cui però qualcosa va storto. Casualità o destino segnato nelle personalità dei tre amici che non potrebbero essere più diverse?
Forse ciò che difetta di più a questo film è un contrappunto di speranza, perché la ruota del caso sembra davvero essere guidata da un fato davvero crudele. Per essere un esordiente, Lee Do-Yun è un regista e sceneggiatore perfettamente a suo agio con il mestiere del cinema, sa come generare tensione con il montaggio, come usare l'ambientazione e le inquadrature per esaltare i sentimenti dei protagonisti. Il regista crea un mondo intorno a personaggi a tutto tondo e lo descrive con un emozionante stile visivo e un'estrema attenzione ai dettagli, e sembra essere in sintonia con le motivazioni che spingono l'umanità ad essere sorprendentemente disinteressata e sconsideratamente crudele. Quello per cui il film eccelle è proprio la gestione dei personaggi, ritratti magnificamente nella complessità dell'intreccio. L'interpretazione dei tre protagonisti è potente, piena di sfumature e l'autore riesce a orchestrare con maestria il groviglio dei legami affettivi e il mutare delle dinamiche nei rapporti fra i tre amici.
Pur non avendo ottenuto grandi incassi al botteghino in patria, in un periodo in cui certo cinema noir sembra ormai inflazionato in Sud Corea, "Confession" ha ricevuto un'ottima accoglienza dal pubblico di Udine che gli ha tributato una buona dose di applausi. E' un film intrigante e pieno di suspense, capace di svecchiare schemi classici, scene già viste e situazioni didascaliche, e che ci fa scoprire il fresco e straordinario talento del giovane Lee Do-yun.