Nine
"Nine" è un manga di genere shounen scritto e disegnato da Mitsuru Adachi nel 1978, qui in Italia è stato pubblicato dalla Flashbook solo nel lontano 2014 mentre in Giappone è stato serializzato dalla Shogakukan. La trama vede come protagonista il giovane Katsuya Nimi il quale è il detentore del record dei 100 metri, con l'inizio del liceo decide di entrare nel club di baseball , ma non lo farà solo per la passione di questo sport ma anche per la figlia del coach, Yuri Nakao la quale sarà anche sua compagna di classe, per la quale Nimi ha una cotta, da qui in poi inizierà una vita fatta di emozioni e sacrificio.
Il disegno di Mitsuru Adachi è molto semplice e leggero nel raffigurare i personaggi principali di quest'opera, non calca la mano e rappresenta sempre ottimi fondali durante il susseguirsi delle vicende, reputo il disegno dell'autore quasi rilassante, solo quando lo si guarda si percepisce tutta la sua bravura e leggerezza, mentre nelle scene sportive avremmo delle belle tavole che ci faranno entrare nel vivo delle partite di baseball.
Parlando dell'edizione, la Flashbook ci porta un edizione tankobon da 6,90€ nella quale ogni volumetto avrà una buona sovraccopertina e con un totale di circa 170 pagine e purtroppo nessuna a colori, possiede un ottima brossatura e il manga di per sé è molto apribile tale da farsi leggere comodamente così da ammirare meglio anche le tavole, carta liscia e sottile con pochissima trasparenza.
Concludo dicendo che per me è stata una piacevolissima lettura nella quale troveremo trattati molti temi differenti tra loro, come l'amicizia, l'amore, il sacrificio per lo sport e problemi in famiglia; devo dire che sono stati ottimi anche gli sviluppi relazionali tra i vari personaggi di quest'opera, in ogni numero ci sarà una continua evoluzione tra di essi e il finale devo dire che è stato molto giusto e mi è piaciuto molto tale da farmi assegnare questa valutazione.
Voto finale: 8
Il disegno di Mitsuru Adachi è molto semplice e leggero nel raffigurare i personaggi principali di quest'opera, non calca la mano e rappresenta sempre ottimi fondali durante il susseguirsi delle vicende, reputo il disegno dell'autore quasi rilassante, solo quando lo si guarda si percepisce tutta la sua bravura e leggerezza, mentre nelle scene sportive avremmo delle belle tavole che ci faranno entrare nel vivo delle partite di baseball.
Parlando dell'edizione, la Flashbook ci porta un edizione tankobon da 6,90€ nella quale ogni volumetto avrà una buona sovraccopertina e con un totale di circa 170 pagine e purtroppo nessuna a colori, possiede un ottima brossatura e il manga di per sé è molto apribile tale da farsi leggere comodamente così da ammirare meglio anche le tavole, carta liscia e sottile con pochissima trasparenza.
Concludo dicendo che per me è stata una piacevolissima lettura nella quale troveremo trattati molti temi differenti tra loro, come l'amicizia, l'amore, il sacrificio per lo sport e problemi in famiglia; devo dire che sono stati ottimi anche gli sviluppi relazionali tra i vari personaggi di quest'opera, in ogni numero ci sarà una continua evoluzione tra di essi e il finale devo dire che è stato molto giusto e mi è piaciuto molto tale da farmi assegnare questa valutazione.
Voto finale: 8
Finalmente, grazie a Flashbook, anche l'ultima lacuna è stata colmata e ora i fan italiani potranno godere di tutti i capisaldi della produzione "Adachiana".
Forse in pochi, escludendo gli amanti del maestro, sanno che una squadra di baseball è composta da nove giocatori. Basta questo dato a presentazione del mangaka che ha fatto dello sport, ed in particolare del baseball, il suo cavallo di battaglia.
Due compagni di classe eccellono sia nello studio che nello sport. Uno è il velocista che ha riscritto i record delle scuole medie, l'altro è il campione di judo in carica. Una volta giunti nel prestigioso liceo Seishu, però, si iscrivono entrambi nel club di baseball. Pare che la ragazza di cui si sono appena innamorati vada pazza per quello sport. Non vi basta come pretesto?
Da qui saranno tre anni di emozioni, dentro e fuori il campo da gioco, durante i quali i ragazzi punteranno ad aggiudicarsi la partecipazione al Koshien (mitico stadio in cui si tengono le finali del campionato di baseball studentesco) e la conquista del loro amore.
I personaggi, come sempre, sono il punto forte del maestro e la loro caratterizzazione ricopre un ruolo essenziale nella trama.
Anche in questo caso ci troviamo davanti a "prototipi" che verranno utilizzati più volte da qui a venire, per quanto, i caratteri che vengono descritti ancora non risultino sfaccettati e profondi come quelli presenti nelle opere future.
"Nine", primo lavoro con 'L' maiuscola di Adachi, presenta già quasi tutte le caratteristiche e tematiche a lui care, anche se la narrazione, rispetto a quasi tutti i suoi lavori futuri, offre la sola componente leggera, propria della commedia scolastica e sportiva. Anche la tensione agonistica viene del tutto accantonata, lasciando quindi che le pagine corrano via tra gag e battute. Persino il lato romantico della storia ci viene raccontato quasi del tutto privo di sofferenze. Insomma, un Adachi completamente rilassato e di buon umore quello degli esordi.
"Nine" è certamente un prodotto di ottimo livello, ma è fin troppo evidente come il talento di Adachi sia ancora acerbo. L'opera supera di molto altri suoi lavori poco ispirati e decisamente "insipidi", ma è ancora lontana dalle pietre miliari che hanno reso grande l'autore.
I disegni sono quelli tipici di Adachi, anche se lo stile non è ancora del tutto delineato. I personaggi, per quanto tratteggiati con linee semplicissime, riescono sempre a esternare perfettamente le proprie emozioni e i gesti atletici vengo perfettamente evidenziati.
Tali caratteristiche, proprie dell'autore e ora in fase di "collaudo", verranno con gli anni affinate sino a raggiungere la perfezione.
Forse in pochi, escludendo gli amanti del maestro, sanno che una squadra di baseball è composta da nove giocatori. Basta questo dato a presentazione del mangaka che ha fatto dello sport, ed in particolare del baseball, il suo cavallo di battaglia.
Due compagni di classe eccellono sia nello studio che nello sport. Uno è il velocista che ha riscritto i record delle scuole medie, l'altro è il campione di judo in carica. Una volta giunti nel prestigioso liceo Seishu, però, si iscrivono entrambi nel club di baseball. Pare che la ragazza di cui si sono appena innamorati vada pazza per quello sport. Non vi basta come pretesto?
Da qui saranno tre anni di emozioni, dentro e fuori il campo da gioco, durante i quali i ragazzi punteranno ad aggiudicarsi la partecipazione al Koshien (mitico stadio in cui si tengono le finali del campionato di baseball studentesco) e la conquista del loro amore.
I personaggi, come sempre, sono il punto forte del maestro e la loro caratterizzazione ricopre un ruolo essenziale nella trama.
Anche in questo caso ci troviamo davanti a "prototipi" che verranno utilizzati più volte da qui a venire, per quanto, i caratteri che vengono descritti ancora non risultino sfaccettati e profondi come quelli presenti nelle opere future.
"Nine", primo lavoro con 'L' maiuscola di Adachi, presenta già quasi tutte le caratteristiche e tematiche a lui care, anche se la narrazione, rispetto a quasi tutti i suoi lavori futuri, offre la sola componente leggera, propria della commedia scolastica e sportiva. Anche la tensione agonistica viene del tutto accantonata, lasciando quindi che le pagine corrano via tra gag e battute. Persino il lato romantico della storia ci viene raccontato quasi del tutto privo di sofferenze. Insomma, un Adachi completamente rilassato e di buon umore quello degli esordi.
"Nine" è certamente un prodotto di ottimo livello, ma è fin troppo evidente come il talento di Adachi sia ancora acerbo. L'opera supera di molto altri suoi lavori poco ispirati e decisamente "insipidi", ma è ancora lontana dalle pietre miliari che hanno reso grande l'autore.
I disegni sono quelli tipici di Adachi, anche se lo stile non è ancora del tutto delineato. I personaggi, per quanto tratteggiati con linee semplicissime, riescono sempre a esternare perfettamente le proprie emozioni e i gesti atletici vengo perfettamente evidenziati.
Tali caratteristiche, proprie dell'autore e ora in fase di "collaudo", verranno con gli anni affinate sino a raggiungere la perfezione.
"Nine" è la prima opera di un certo peso realizzata da Mitsuru Adachi alla fine degli anni '70.
Già, in questi cinque volumetti, si può intravedere quella che sarà, in certo senso, tutta la narrativa di questo autore negli anni a venire: l'adolescenza, l'amore, l'amicizia, lo sport come veicolo di crescita, la poesia del quotidiano, i silenzi, i giochi di sguardi, il modo delicato in cui l'autore passa, senza problemi e senza mai esagerare, dal comico al romantico, dal poetico al drammatico.
"Nine" ha una storia semplice, quella di un gruppo di ragazzi che si dividono fra gli studi e il club scolastico di baseball. Si allenano nella loro scalcinata squadretta col sogno irraggiungibile (ma chissà...) del Koushien e, al contempo, vivono al massimo la loro adolescenza, divertendosi con gli amici, cercando di far colpo sui propri innamorati, impegnandosi nello studio e nello sport.
A più di trent'anni dalla sua pubblicazione originale, "Nine" è l'ultima opera importante di Adachi a giungere in Italia, e chiaramente paga un po' lo scotto di questa pubblicazione tardiva, risultando un'opera più ingenua rispetto alle successive e un po' troppo figlia dei suoi tempi nella caratterizzazione di alcuni personaggi.
La protagonista femminile Yuri, dunque, appare in un certo senso un po' debole e remissiva in confronto alle future eroine di Adachi, il protagonista Katsuya non ha dei tratti distintivi particolari e praticamente tutti i personaggi del cast appaiono oggi "già visti" in opere successive dell'autore.
E' l'unico difetto di una storia che, tuttavia, anche a più di trent'anni dalla sua pubblicazione originale, ci mette ben poco a farlo dimenticare, risultando sin da subito coinvolgente e poetica nella sua semplicità.
Una vasta rosa di personaggi secondari affiancano Katsuya e Yuri nella loro storia d'amore. Ognuno di loro ha un suo carattere, una sua storia, dei sentimenti, e riesce ad imprimersi nel lettore, a farlo sorridere con una gag, a emozionarlo con i suoi comportamenti. L'autore si dimostra bravo nel caratterizzarli tutti quanti, creando anche delle figure che poi riutilizzerà in futuro in altri manga con risultati diversi, e così l'opera acquisisce una piacevolissima coralità.
Più che per i singoli personaggi, dunque, "Nine" colpisce per il suo essere una sorta di ideale simbolo dell'adolescenza stessa, di cui mette in scena tutte le caratteristiche, gli attori, i passi fondamentali: i primi amori, le gelosie, i triangoli amorosi, le vacanze con gli amici, i primi e impacciati contatti con l'altro sesso, l'impegnarsi per realizzare i propri sogni o per far colpo sulla persona di cui si è innamorati.
Ma soprattutto, la visione, sempre presente nelle opere di Adachi, dei tre anni del liceo intesi come un palcoscenico ricco di speranze, esperienze e occasioni di crescita su cui salire e dare spettacolo.
Il finale dell'opera, con la sua atmosfera poetica e delicata, gioca proprio su questo concetto e, una volta letta l'ultima vignetta, sarà un po' come se tocchi a noi a scendere da quel palcoscenico e abbandonare i cari amici con cui abbiamo condiviso tanti importanti momenti della nostra vita.
Amici che, come sempre nelle opere di Adachi, sembrano incredibili e straordinari ma, in realtà, non sono tanto diversi dalle persone che ci stanno attorno giorno dopo giorno nella nostra vita.
E' la magia tipica delle storie di Adachi, che riesce a farci emozionare, piangere e commuovere con vicende di tutti i giorni, ricordandoci di vivere più intensamente, di impegnarci per rincorrere i nostri sogni, di assaporare con gioia ogni momento vissuto in compagnia dei nostri cari, di giocare al massimo delle forze la nostra personale partita in modo da non avere alcun rimpianto. Una magia che qui è ancora acerba in alcuni aspetti, ma che, nonostante questo, già funziona perfettamente, regalandoci un'esperienza bellissima che, a seconda del nostro rapporto con Adachi, sarà la prima o l'ennesima di una lunga serie.
Già, in questi cinque volumetti, si può intravedere quella che sarà, in certo senso, tutta la narrativa di questo autore negli anni a venire: l'adolescenza, l'amore, l'amicizia, lo sport come veicolo di crescita, la poesia del quotidiano, i silenzi, i giochi di sguardi, il modo delicato in cui l'autore passa, senza problemi e senza mai esagerare, dal comico al romantico, dal poetico al drammatico.
"Nine" ha una storia semplice, quella di un gruppo di ragazzi che si dividono fra gli studi e il club scolastico di baseball. Si allenano nella loro scalcinata squadretta col sogno irraggiungibile (ma chissà...) del Koushien e, al contempo, vivono al massimo la loro adolescenza, divertendosi con gli amici, cercando di far colpo sui propri innamorati, impegnandosi nello studio e nello sport.
A più di trent'anni dalla sua pubblicazione originale, "Nine" è l'ultima opera importante di Adachi a giungere in Italia, e chiaramente paga un po' lo scotto di questa pubblicazione tardiva, risultando un'opera più ingenua rispetto alle successive e un po' troppo figlia dei suoi tempi nella caratterizzazione di alcuni personaggi.
La protagonista femminile Yuri, dunque, appare in un certo senso un po' debole e remissiva in confronto alle future eroine di Adachi, il protagonista Katsuya non ha dei tratti distintivi particolari e praticamente tutti i personaggi del cast appaiono oggi "già visti" in opere successive dell'autore.
E' l'unico difetto di una storia che, tuttavia, anche a più di trent'anni dalla sua pubblicazione originale, ci mette ben poco a farlo dimenticare, risultando sin da subito coinvolgente e poetica nella sua semplicità.
Una vasta rosa di personaggi secondari affiancano Katsuya e Yuri nella loro storia d'amore. Ognuno di loro ha un suo carattere, una sua storia, dei sentimenti, e riesce ad imprimersi nel lettore, a farlo sorridere con una gag, a emozionarlo con i suoi comportamenti. L'autore si dimostra bravo nel caratterizzarli tutti quanti, creando anche delle figure che poi riutilizzerà in futuro in altri manga con risultati diversi, e così l'opera acquisisce una piacevolissima coralità.
Più che per i singoli personaggi, dunque, "Nine" colpisce per il suo essere una sorta di ideale simbolo dell'adolescenza stessa, di cui mette in scena tutte le caratteristiche, gli attori, i passi fondamentali: i primi amori, le gelosie, i triangoli amorosi, le vacanze con gli amici, i primi e impacciati contatti con l'altro sesso, l'impegnarsi per realizzare i propri sogni o per far colpo sulla persona di cui si è innamorati.
Ma soprattutto, la visione, sempre presente nelle opere di Adachi, dei tre anni del liceo intesi come un palcoscenico ricco di speranze, esperienze e occasioni di crescita su cui salire e dare spettacolo.
Il finale dell'opera, con la sua atmosfera poetica e delicata, gioca proprio su questo concetto e, una volta letta l'ultima vignetta, sarà un po' come se tocchi a noi a scendere da quel palcoscenico e abbandonare i cari amici con cui abbiamo condiviso tanti importanti momenti della nostra vita.
Amici che, come sempre nelle opere di Adachi, sembrano incredibili e straordinari ma, in realtà, non sono tanto diversi dalle persone che ci stanno attorno giorno dopo giorno nella nostra vita.
E' la magia tipica delle storie di Adachi, che riesce a farci emozionare, piangere e commuovere con vicende di tutti i giorni, ricordandoci di vivere più intensamente, di impegnarci per rincorrere i nostri sogni, di assaporare con gioia ogni momento vissuto in compagnia dei nostri cari, di giocare al massimo delle forze la nostra personale partita in modo da non avere alcun rimpianto. Una magia che qui è ancora acerba in alcuni aspetti, ma che, nonostante questo, già funziona perfettamente, regalandoci un'esperienza bellissima che, a seconda del nostro rapporto con Adachi, sarà la prima o l'ennesima di una lunga serie.
Come si può intuire dal titolo, "Nine" è uno slice of life scolastico sul baseball, ambientazione molto cara ad Adachi. Katsuya, il protagonista, decide di entrare a far parte del club di baseball dopo aver visto piangere la manager, perché convinto di dover fare la sua parte per risollevare l'umore della ragazza. Come suo solito l'autore ci introduce nel suo mondo col classico protagonista "bravo ragazzo" che si innamora della "bella e piena di virtù" e con uno svolgimento di trama scontatissimo, ma sempre gradevole da leggere. In "Nine" il Koshien non ricopre grande importanza, non ci sono stelle nel club del Seishu e questo fatto permette ai ragazzi di essere consci dei propri limiti e di impegnarsi nello sport con serenità, senza nutrire sogni di gloria, ma divertendosi a giocare.
Di questo manga ho apprezzato molto lo stile narrativo, sempre molto spontaneo e naturale. Di contro devo dire che ho un'opinione molto bassa della coppia protagonista. Probabilmente il problema è che questo manga ha più di 30 anni ed evidentemente questo rapporto di coppia rispecchia il maschilismo dell'epoca. Ammetto però che non sono in grado di contestualizzare di fronte a simili atteggiamenti, per me è inconcepibile che un ragazzo ritenga di avere il diritto di dare uno "schiaffo educativo" ad una sua coetanea, manco ne fosse il padre. Ma la cosa che ha mi ha disturbata maggiormente è il fatto che la ragazza si senta lusingata da un gesto del genere perché il significato dello schiaffo è "lui tiene a me".
In conclusione consiglio questo manga solo ai fan di Adachi, è una storia semplice e con difetti non indifferenti, ma lo stile del maestro, anche se ancora acerbo, ve lo farà apprezzare.
Di questo manga ho apprezzato molto lo stile narrativo, sempre molto spontaneo e naturale. Di contro devo dire che ho un'opinione molto bassa della coppia protagonista. Probabilmente il problema è che questo manga ha più di 30 anni ed evidentemente questo rapporto di coppia rispecchia il maschilismo dell'epoca. Ammetto però che non sono in grado di contestualizzare di fronte a simili atteggiamenti, per me è inconcepibile che un ragazzo ritenga di avere il diritto di dare uno "schiaffo educativo" ad una sua coetanea, manco ne fosse il padre. Ma la cosa che ha mi ha disturbata maggiormente è il fatto che la ragazza si senta lusingata da un gesto del genere perché il significato dello schiaffo è "lui tiene a me".
In conclusione consiglio questo manga solo ai fan di Adachi, è una storia semplice e con difetti non indifferenti, ma lo stile del maestro, anche se ancora acerbo, ve lo farà apprezzare.
<b>[Attenzione, possibili spoiler.]</b>
Nine. Nove. Come gli inning di una partita di baseball, tutti da giocare, tutti importanti, tutti ugualmente determinanti ai fini del risultato finale. Nove, come i giocatori di ogni squadra, ognuno con il suo ruolo ben preciso, ognuno ugualmente prezioso, ognuno con in pugno le sorti dell’intera squadra. Nove, come i protagonisti di questa storia:
Katsuya Niimi e Susumu Karasawa, che lasceranno le rispettive brillanti carriere sportive e si dedicheranno al baseball solo per un sorriso della bella Yuri Nakao, futura manager del club di baseball (segretamente innamorata di Katsuya).
Eiji Kurahashi, impeccabile lanciatore, costretto dal padre ad abbandonare lo sport che tanto ama ma che con l’aiuto degli amici troverà la forza di ribellarsi e tornerà a giocare.
Il Coach Nakao, l’allenatore della squadra e padre di Yuri, buffissimo e inconsapevole artefice di tutta la storia e protagonista di tante piccole gag, che passa dal rischiare il licenziamento a sognare (e raggiungere) prima una vittoria e poi il Koushien, forse non sarà un granché come guida ma incarna sicuramente quello che dovrebbe essere l’amore per questo sport.
Kentarou Yamanaka, amico d’infanzia innamorato di Yuri ed “eroe” del Koushien, idolo delle ragazze, in poche parole “un degno rivale” su tutti i fronti ma destinato a perdere la partita più importante.
Yukimi Yasuda, membro del club di atletica, anche lei innamorata di Katsuya nel quale rivede il fratello deceduto in un incidente.
Jirou Yamanaka, fratello minore di Kentarou, teppistello ribelle che infondo teme il confronto con il fratello, metterà la testa a posto per amore di Yukimi e del baseball.
E infine l’ultimo, ma non per importanza, protagonista di questa storia, proprio lui: il baseball.
Nel baseball non c’è solo il lanciatore, il baseball si gioca in nove e ognuno di questi nove giocatori, come le tessere di un puzzle, contribuisce in egual misura al gioco; ma non solo, ognuno di questi nove giocatori potrebbe essere colui che, con la sua abilità, il suo impegno o semplicemente un colpo di fortuna, porterà la squadra alla vittoria.
Credo che sia sostanzialmente questo lo spirito di Nine. Non la storia di un campione baciato da mille talenti che sacrifica tutto per la vittoria finale, ma bensì la storia di tanti ragazzi normali ognuno con i suoi pregi e i suoi difetti, uniti da tanti sentimenti: amore, amicizia, gioia di vivere ma anche tristezza, malinconia, grandi e piccole difficoltà della vita e soprattutto, immancabile in quasi tutti i lavori di Adachi, la passione per uno sport, il baseball, che li porterà ad incontrarsi, conoscersi e crescere insieme, riempiendo di bellissimi ricordi quello che è probabilmente il periodo più bello della vita di tutti noi.
A mio avviso, sono proprio la normalità e la semplicità la grande forza di questo manga dove i vari elementi e “coup de théatre” che, tipicamente, riescono a tenere incollato il lettore alle pagine di un manga, non sono concentrati su un unico protagonista ma bensì sono sapientemente dosati e distribuiti a tutti i personaggi e questo fa anche sì che non si possa fare a meno di affezionarsi ad ognuno di loro. In Nine c’è molto di più di una semplice storia d’amore tra un lui e una lei ostacolati da mille “terzi incomodi”, c’è molto di più di una storia sul baseball dove il Koushien è tutto. In Nine c’è raccontata semplicemente la vita di tanti ragazzi che il destino, e il baseball, hanno fatto incontrare e che da quel momento scorreranno su binari paralleli.
La storia è semplice, dicevo, ma sicuramente mai banale. Come la vita di tutti noi, scorre sostanzialmente tranquilla nella sua quotidianità, ma punteggiata qua e là da grandi e piccole avventure, grandi e piccoli aneddoti che la segnano e che sono destinati ad imprimersi nei nostri cuori e nelle nostre menti (e in quelli dei protagonisti) più di quanto possiamo immaginare sul momento. Sono le piccole cose che la renderanno degna di essere vissuta e che rendono questo manga degno di essere letto ed apprezzato.
Persino il baseball delle scuole superiori, sempre grande protagonista nei lavori di Adachi, qui recupera (o sarebbe più giusto dire “ha ancora”) la sua giusta dimensione di sport, di hobby, di “attività extracurricolare” fatto per passione e per divertimento insieme agli amici. Il mitico Koushien è visto come una chimera, un sogno lontanissimo e irraggiungibile, un “sarebbe bello se… ma…”; è visto, insomma, con gli occhi dei “perdenti”, degli sconfitti, di quelli che non ci sono mai arrivati; anzi, non ci si sono mai nemmeno avvicinati (e sono molto più numerosi dei campioni che lo vincono!), ma questo non intacca minimamente l’amore e la passione di questi ragazzi per questo sport né la gioia e l’allegria con cui continuano a scendere in campo e ad allenarsi ogni giorno. Ed è con questi sentimenti che riusciranno, alla fine, a raggiungere, increduli, il tanto agognato quanto insperato traguardo e che lo affronteranno. È con il sorriso sulle labbra che sconfiggeranno squadre, giocatori e grandi campioni che invece hanno sacrificato tutto per questo sport perdendo di vista la cosa più importante: la gioia e il piacere di giocare. Ed è sempre con il sorriso sulle labbra e il cuore colmo di soddisfazione e bellissimi ricordi che torneranno a casa e riprenderanno le loro vite, la scuola, lo studio. È con una punta di tristezza e di malinconia che lasceranno il club per prepararsi ad affrontare gli esami finali, l’università e poi la vita, una vita probabilmente senza il baseball perché nessuno di loro è un gran campione, ma sicuramente una vita senza rimpianti e vissuta fino infondo.
Nine. Nove. Come il voto che do a questo piccolo grande capolavoro.
Nine. Nove. Come gli inning di una partita di baseball, tutti da giocare, tutti importanti, tutti ugualmente determinanti ai fini del risultato finale. Nove, come i giocatori di ogni squadra, ognuno con il suo ruolo ben preciso, ognuno ugualmente prezioso, ognuno con in pugno le sorti dell’intera squadra. Nove, come i protagonisti di questa storia:
Katsuya Niimi e Susumu Karasawa, che lasceranno le rispettive brillanti carriere sportive e si dedicheranno al baseball solo per un sorriso della bella Yuri Nakao, futura manager del club di baseball (segretamente innamorata di Katsuya).
Eiji Kurahashi, impeccabile lanciatore, costretto dal padre ad abbandonare lo sport che tanto ama ma che con l’aiuto degli amici troverà la forza di ribellarsi e tornerà a giocare.
Il Coach Nakao, l’allenatore della squadra e padre di Yuri, buffissimo e inconsapevole artefice di tutta la storia e protagonista di tante piccole gag, che passa dal rischiare il licenziamento a sognare (e raggiungere) prima una vittoria e poi il Koushien, forse non sarà un granché come guida ma incarna sicuramente quello che dovrebbe essere l’amore per questo sport.
Kentarou Yamanaka, amico d’infanzia innamorato di Yuri ed “eroe” del Koushien, idolo delle ragazze, in poche parole “un degno rivale” su tutti i fronti ma destinato a perdere la partita più importante.
Yukimi Yasuda, membro del club di atletica, anche lei innamorata di Katsuya nel quale rivede il fratello deceduto in un incidente.
Jirou Yamanaka, fratello minore di Kentarou, teppistello ribelle che infondo teme il confronto con il fratello, metterà la testa a posto per amore di Yukimi e del baseball.
E infine l’ultimo, ma non per importanza, protagonista di questa storia, proprio lui: il baseball.
Nel baseball non c’è solo il lanciatore, il baseball si gioca in nove e ognuno di questi nove giocatori, come le tessere di un puzzle, contribuisce in egual misura al gioco; ma non solo, ognuno di questi nove giocatori potrebbe essere colui che, con la sua abilità, il suo impegno o semplicemente un colpo di fortuna, porterà la squadra alla vittoria.
Credo che sia sostanzialmente questo lo spirito di Nine. Non la storia di un campione baciato da mille talenti che sacrifica tutto per la vittoria finale, ma bensì la storia di tanti ragazzi normali ognuno con i suoi pregi e i suoi difetti, uniti da tanti sentimenti: amore, amicizia, gioia di vivere ma anche tristezza, malinconia, grandi e piccole difficoltà della vita e soprattutto, immancabile in quasi tutti i lavori di Adachi, la passione per uno sport, il baseball, che li porterà ad incontrarsi, conoscersi e crescere insieme, riempiendo di bellissimi ricordi quello che è probabilmente il periodo più bello della vita di tutti noi.
A mio avviso, sono proprio la normalità e la semplicità la grande forza di questo manga dove i vari elementi e “coup de théatre” che, tipicamente, riescono a tenere incollato il lettore alle pagine di un manga, non sono concentrati su un unico protagonista ma bensì sono sapientemente dosati e distribuiti a tutti i personaggi e questo fa anche sì che non si possa fare a meno di affezionarsi ad ognuno di loro. In Nine c’è molto di più di una semplice storia d’amore tra un lui e una lei ostacolati da mille “terzi incomodi”, c’è molto di più di una storia sul baseball dove il Koushien è tutto. In Nine c’è raccontata semplicemente la vita di tanti ragazzi che il destino, e il baseball, hanno fatto incontrare e che da quel momento scorreranno su binari paralleli.
La storia è semplice, dicevo, ma sicuramente mai banale. Come la vita di tutti noi, scorre sostanzialmente tranquilla nella sua quotidianità, ma punteggiata qua e là da grandi e piccole avventure, grandi e piccoli aneddoti che la segnano e che sono destinati ad imprimersi nei nostri cuori e nelle nostre menti (e in quelli dei protagonisti) più di quanto possiamo immaginare sul momento. Sono le piccole cose che la renderanno degna di essere vissuta e che rendono questo manga degno di essere letto ed apprezzato.
Persino il baseball delle scuole superiori, sempre grande protagonista nei lavori di Adachi, qui recupera (o sarebbe più giusto dire “ha ancora”) la sua giusta dimensione di sport, di hobby, di “attività extracurricolare” fatto per passione e per divertimento insieme agli amici. Il mitico Koushien è visto come una chimera, un sogno lontanissimo e irraggiungibile, un “sarebbe bello se… ma…”; è visto, insomma, con gli occhi dei “perdenti”, degli sconfitti, di quelli che non ci sono mai arrivati; anzi, non ci si sono mai nemmeno avvicinati (e sono molto più numerosi dei campioni che lo vincono!), ma questo non intacca minimamente l’amore e la passione di questi ragazzi per questo sport né la gioia e l’allegria con cui continuano a scendere in campo e ad allenarsi ogni giorno. Ed è con questi sentimenti che riusciranno, alla fine, a raggiungere, increduli, il tanto agognato quanto insperato traguardo e che lo affronteranno. È con il sorriso sulle labbra che sconfiggeranno squadre, giocatori e grandi campioni che invece hanno sacrificato tutto per questo sport perdendo di vista la cosa più importante: la gioia e il piacere di giocare. Ed è sempre con il sorriso sulle labbra e il cuore colmo di soddisfazione e bellissimi ricordi che torneranno a casa e riprenderanno le loro vite, la scuola, lo studio. È con una punta di tristezza e di malinconia che lasceranno il club per prepararsi ad affrontare gli esami finali, l’università e poi la vita, una vita probabilmente senza il baseball perché nessuno di loro è un gran campione, ma sicuramente una vita senza rimpianti e vissuta fino infondo.
Nine. Nove. Come il voto che do a questo piccolo grande capolavoro.