Uno Zoo d'Inverno
Fuyu no Doubutsuen, ovvero “Uno Zoo d’Inverno”, è un manga scritto e disegnato da Jiro Taniguchi tra il 2005 e il 2007. Nonostante risulti essere una delle opere meno note del maestro, venne candidato, nel 2012, come miglior graphic novel per il premio letterario, statunitense, Ignatz Awards.
Jiro Taniguchi come in ogni sua opera, o almeno quelle dal 1991 in poi, esprime uno stile maturo e intimo con il suo solito tratto delicato che, nonostante ricco di elementi tipicamente orientali, strizza l’occhio al tratto europeo.
La storia racconta di un giovane Hamaguchi che lavora presso un’azienda tessile mentre nel suo cuore alberga il sogno di diventare un’artista. Dopo una serie di peripezie legate alla figlia del proprietario dell’azienda per cui lavorava, il diciottenne, conscio anche del suo sogno, decide di trasferirsi a Tokyo per lavorare come assistente di un famoso mangaka, Shiro Kondo. Qui impara quanto sia dura la vita di un’artista ma capisce anche di aver trovato la sua vocazione.
Malgrado non sia esplicitamente espresso, la rievocazione della gioventù e dell’inizio della carriera di Taniguchi, è evidente. Le emozioni di un giovane che approccia la vita adulta trasudano da ogni singola vignetta.
La trama non è certamente un susseguirsi di colpi di scena ma l’espressività dei personaggi e l’eleganza del tratto, che racconta i dettagli dello studio del mangaka o della vita notturna che segue il rincorrersi delle scadenze, trasforma tutto in una piacevole poesia.
Sono un grande estimatore del maestro e questo è sicuramente il manga che più ho apprezzato per quanto io mi sia sentito coinvolto da quella dolce sensazione di calore che emana.
Uno Zoo D’Inverno. Un racconto lento, intimo e nostalgico.
Jiro Taniguchi come in ogni sua opera, o almeno quelle dal 1991 in poi, esprime uno stile maturo e intimo con il suo solito tratto delicato che, nonostante ricco di elementi tipicamente orientali, strizza l’occhio al tratto europeo.
La storia racconta di un giovane Hamaguchi che lavora presso un’azienda tessile mentre nel suo cuore alberga il sogno di diventare un’artista. Dopo una serie di peripezie legate alla figlia del proprietario dell’azienda per cui lavorava, il diciottenne, conscio anche del suo sogno, decide di trasferirsi a Tokyo per lavorare come assistente di un famoso mangaka, Shiro Kondo. Qui impara quanto sia dura la vita di un’artista ma capisce anche di aver trovato la sua vocazione.
Malgrado non sia esplicitamente espresso, la rievocazione della gioventù e dell’inizio della carriera di Taniguchi, è evidente. Le emozioni di un giovane che approccia la vita adulta trasudano da ogni singola vignetta.
La trama non è certamente un susseguirsi di colpi di scena ma l’espressività dei personaggi e l’eleganza del tratto, che racconta i dettagli dello studio del mangaka o della vita notturna che segue il rincorrersi delle scadenze, trasforma tutto in una piacevole poesia.
Sono un grande estimatore del maestro e questo è sicuramente il manga che più ho apprezzato per quanto io mi sia sentito coinvolto da quella dolce sensazione di calore che emana.
Uno Zoo D’Inverno. Un racconto lento, intimo e nostalgico.
Questa è in assoluto l’opera di Jiro Taniguchi che mi è piaciuta di più.
Siamo negli anni sessanta e Hamaguchi è un giovane timido e riservato, che lavora per una azienda tessile di Kyoto dove svolge mansioni generiche. Il lavoro non lo appassiona e nel suo tempo libero va spesso allo zoo, dove gli piace disegnare gli animali sul suo quaderno. Vorrebbe diventare disegnatore per la ditta dove lavora, visto che ha sentito che un talentuoso collega ha recentemente lasciato il posto.
Alla fine, tramite raccomandazione di un amico, si trasferirà a Tokyo, dove inizierà a lavorare per un famosissimo mangaka. Ritrovatosi catapultato all’improvviso e quasi per caso in un mondo tutto nuovo, Hamaguchi si applicherà con grande passione ed impegno. Malgrado tutto, sempre per caso, conoscerà qualcuno di speciale che diventerà importante per lui.
La storia ha molti elementi tipici della quotidianità giapponese, come il loro tipo di rapporto tra colleghi, la questione matrimonio e formalismi vari.
L’elemento di fondo è la crescita. Crescita professionale in primis, ma anche la crescita umana. Ed è molto bello vedere come si evolve il personaggio, grazie al suo impegno e alla perseveranza. La trama è lineare e chiara: il tutto funziona molto bene.
Lo stile di Taniguchi, autore apprezzato in tutto il mondo, è assolutamente impeccabile. E’ un manga del 2008, anno in cui J.T. ha compiuto 61 anni, pertanto non certo della prima parte della carriera, ma nel della sua maturità. Stile sempre molto realistico e dettagliato, con fondali sempre pienissimi. Retinatura mai esagerata.
Mi è molto piaciuto, come riesca a rendere l’idea della caratterizzazione di alcuni personaggi semplicemente mettendogli delle espressioni ben precise: dall’artista svogliato sempre sorridente, all’assistente sempre musone e un po’ impettito.
Manga stupendo, di recente è stato proposto nell’edizione da edicola, proposta assieme ad un quotidiano sportivo.
La trovo davvero una ghiotta opportunità, sia per questo titolo che per molti altri di Taniguchi.
Siamo negli anni sessanta e Hamaguchi è un giovane timido e riservato, che lavora per una azienda tessile di Kyoto dove svolge mansioni generiche. Il lavoro non lo appassiona e nel suo tempo libero va spesso allo zoo, dove gli piace disegnare gli animali sul suo quaderno. Vorrebbe diventare disegnatore per la ditta dove lavora, visto che ha sentito che un talentuoso collega ha recentemente lasciato il posto.
Alla fine, tramite raccomandazione di un amico, si trasferirà a Tokyo, dove inizierà a lavorare per un famosissimo mangaka. Ritrovatosi catapultato all’improvviso e quasi per caso in un mondo tutto nuovo, Hamaguchi si applicherà con grande passione ed impegno. Malgrado tutto, sempre per caso, conoscerà qualcuno di speciale che diventerà importante per lui.
La storia ha molti elementi tipici della quotidianità giapponese, come il loro tipo di rapporto tra colleghi, la questione matrimonio e formalismi vari.
L’elemento di fondo è la crescita. Crescita professionale in primis, ma anche la crescita umana. Ed è molto bello vedere come si evolve il personaggio, grazie al suo impegno e alla perseveranza. La trama è lineare e chiara: il tutto funziona molto bene.
Lo stile di Taniguchi, autore apprezzato in tutto il mondo, è assolutamente impeccabile. E’ un manga del 2008, anno in cui J.T. ha compiuto 61 anni, pertanto non certo della prima parte della carriera, ma nel della sua maturità. Stile sempre molto realistico e dettagliato, con fondali sempre pienissimi. Retinatura mai esagerata.
Mi è molto piaciuto, come riesca a rendere l’idea della caratterizzazione di alcuni personaggi semplicemente mettendogli delle espressioni ben precise: dall’artista svogliato sempre sorridente, all’assistente sempre musone e un po’ impettito.
Manga stupendo, di recente è stato proposto nell’edizione da edicola, proposta assieme ad un quotidiano sportivo.
La trovo davvero una ghiotta opportunità, sia per questo titolo che per molti altri di Taniguchi.
"Uno Zoo d'Inverno" è un volume unico di Jiro Taniguchi, edito dalla Rizzoli al costo di 17 euro. Si tratta di un volume unico spiccatamente autobiografico, ed è la prima opera che ho letto del maestro.
<b>(ATTENZIONE: lievi spoiler)</b>
Hamaguchi (evidente la somiglianza con Taniguchi) è un giovane impiegato. Il suo lavoro però lo soddisfa poco e dopo che la figlia del capo (che Hamaguchi aveva il compito di sorvegliare), fugge di casa, il giovane decide di trasferirsi a Tokyo e tentare la fortuna come fumettista. Infatti già da piccolo era particolarmente portato per il disegno e a Tokyo viene inaspettatamente ingaggiato come disegnatore presso un noto mangaka. I suoi anni di formazione presso lo studio di disegno procedono lentamente e quasi pigramente, fino a quando un giorno Hamaguchi comprende che è arrivato il momento di mettersi in gioco e di iniziare la sua carriera tentando la pubblicazione della sua prima storia breve su una nota rivista.
Il tratto di Taniguchi è quasi occidentale (e le stesse tavole si leggono da sinistra verso destra) e risulta molto gradevole per l'attenzione prestata agli sfondi. Le figure non sono caratterizzate in genere da grande dinamismo, ma risultano comunque molto realistiche ed ottima è la resa delle proporzioni.
Malgrado la storia non sia caratterizzata da una qualsiasi forma di dinamismo e le vicende procedano invece quasi pigramente sulla carta, "Uno Zoo d'Inverno" si configura indubbiamente come un'opera introspettiva. Infatti si tratta di un vero e proprio viaggio di crescita del giovane protagonista nel mondo del lavoro. Inizialmente Hamaguchi appare poco consapevole delle sue aspirazioni: la fuga della figlia del capo è l'episodio che risveglia in lui il desiderio di un cambiamento. Indubbiamente è stato molto interessante assistere alla nascita di un genio creativo quando era ancora un germoglio acerbo; ma ancor più interessante è stato notare come l'artista non sia slegato dagli affetti o dalla vita privata. Sono infatti gli impulsi esterni (dalle prime esperienze lavorative, al sostegno del fratello al primo sentimento d'amore) a risvegliare in Hamaguchi una passione in parte sopita.
"Uno Zoo d'Inverno" è quindi un'ottima opera per conoscere il maestro Taniguchi da un punto di vista più introspettivo: consiglio caldamente a tutti questo volume conclusivo.
<b>(ATTENZIONE: lievi spoiler)</b>
Hamaguchi (evidente la somiglianza con Taniguchi) è un giovane impiegato. Il suo lavoro però lo soddisfa poco e dopo che la figlia del capo (che Hamaguchi aveva il compito di sorvegliare), fugge di casa, il giovane decide di trasferirsi a Tokyo e tentare la fortuna come fumettista. Infatti già da piccolo era particolarmente portato per il disegno e a Tokyo viene inaspettatamente ingaggiato come disegnatore presso un noto mangaka. I suoi anni di formazione presso lo studio di disegno procedono lentamente e quasi pigramente, fino a quando un giorno Hamaguchi comprende che è arrivato il momento di mettersi in gioco e di iniziare la sua carriera tentando la pubblicazione della sua prima storia breve su una nota rivista.
Il tratto di Taniguchi è quasi occidentale (e le stesse tavole si leggono da sinistra verso destra) e risulta molto gradevole per l'attenzione prestata agli sfondi. Le figure non sono caratterizzate in genere da grande dinamismo, ma risultano comunque molto realistiche ed ottima è la resa delle proporzioni.
Malgrado la storia non sia caratterizzata da una qualsiasi forma di dinamismo e le vicende procedano invece quasi pigramente sulla carta, "Uno Zoo d'Inverno" si configura indubbiamente come un'opera introspettiva. Infatti si tratta di un vero e proprio viaggio di crescita del giovane protagonista nel mondo del lavoro. Inizialmente Hamaguchi appare poco consapevole delle sue aspirazioni: la fuga della figlia del capo è l'episodio che risveglia in lui il desiderio di un cambiamento. Indubbiamente è stato molto interessante assistere alla nascita di un genio creativo quando era ancora un germoglio acerbo; ma ancor più interessante è stato notare come l'artista non sia slegato dagli affetti o dalla vita privata. Sono infatti gli impulsi esterni (dalle prime esperienze lavorative, al sostegno del fratello al primo sentimento d'amore) a risvegliare in Hamaguchi una passione in parte sopita.
"Uno Zoo d'Inverno" è quindi un'ottima opera per conoscere il maestro Taniguchi da un punto di vista più introspettivo: consiglio caldamente a tutti questo volume conclusivo.
Jiro Taniguchi, con "Uno zoo d'inverno", ci guida attraverso i sui ricordi di ragazzo, intento a muovere i primi passi verso quello che diventerà il suo meraviglioso lavoro: il fumettista. Hamaguchi, alter ego dell'autore, appena diciannovenne si appresta così a vivere i due anni che cambieranno per sempre la propria vita. Le sue scelte, unite a tanto lavoro ed una buona dose di fortuna, lo indirizzeranno verso il futuro che tutti conosciamo.
Taniguchi ci presenta il protagonista come un ragazzo timido ed introverso e, soprattutto, deluso, amareggiato dalla vita. I suoi sogni sembrano essere stati già stroncati prima ancora che egli abbia provato ad inseguirli. Poi, come tante volte accade nella vita, qualcosa di inaspettato cambia il corso degli eventi e tutto ha inizio. Come se fosse mancato un piccolo tassello per far sì che l'intero puzzle potesse essere iniziato.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati, ma manca un approfondimento introspettivo che possa farceli comprendere appieno. Solo il protagonista gode di un trattamento privilegiato, ma anche nel suo caso impariamo a conoscerlo solamente grazie alle sue azioni quotidiane. C'è solo un brevissimo flash-back di un Hamaguchi bambino, che ci aiuta a decifrarne meglio la psiche, unito a qualche ricordo d'infanzia. Ciò che colpisce, invece, è l'attenzione posta nel descrivere l'importanza che hanno avuto determinate persone nel "creare" il Taniguchi autore. La maturazione artistica del ragazzo avviene quasi interamente grazie a queste presenze, che lo assistono e lo spronano continuamente.
Purtroppo non si può dire altrettanto dal punto di vista intellettuale; più che di una maturazione vera e propria, assistiamo all'ambientazione di Hama dopo il trasferimento. L'arco temporale narrato certo non è lunghissimo, ma una progressione in tal senso avrebbe giovato alla narrazione.
"Uno zoo d'inverno" è un manga ben scritto e sceneggiato; manca però quel "qualcosa", quella scintilla che sappia incantare e che magari faccia nascere il desiderio di un ulteriore approfondimento. Unico elemento che riesce ad emozionare abbastanza lo spettatore è la sofferta storia d'amore del protagonista. La lettura comunque scorre senza intoppi e riesce, pur narrando avvenimenti abbastanza normali, a tenere viva l'attenzione e la curiosità di chi legge.
A fare da cornice agli eventi è una Tokyo in fermento, quella degli anni sessanta. Taniguchi offre uno splendido spaccato sociale dell'epoca, riuscendo a ricrearne l'atmosfera, ed il lettore non può che rimanerne inebriato. Molto bella anche la ricostruzione della vita all'interno di uno studio, nel quale i vari ruoli si intersecano e sovrappongono in una fantastica catena di montaggio.
I disegni di Taniguchi sono, come sempre, estremamente puliti e precisi; il tratto è più che mai maturo. La città, ed in generale le location, sono minuziosamente ricostruite e più di una volta si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad una foto.
L'edizione edita da Rizzoli presenta solamente i risvolti di copertina. Una sovraccoperta sarebbe stata auspicabile, visto che la rigidezza e il formato della copertina e della "quarta" rendono difficoltosa la lettura delle prime ed ultime pagine. Inoltre il verso di lettura è quello occidentale. Il formato generoso rende comunque piacevole la lettura e la carta utilizzata è di buon livello, seppure leggermente troppo rigida.
Taniguchi ci presenta il protagonista come un ragazzo timido ed introverso e, soprattutto, deluso, amareggiato dalla vita. I suoi sogni sembrano essere stati già stroncati prima ancora che egli abbia provato ad inseguirli. Poi, come tante volte accade nella vita, qualcosa di inaspettato cambia il corso degli eventi e tutto ha inizio. Come se fosse mancato un piccolo tassello per far sì che l'intero puzzle potesse essere iniziato.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati, ma manca un approfondimento introspettivo che possa farceli comprendere appieno. Solo il protagonista gode di un trattamento privilegiato, ma anche nel suo caso impariamo a conoscerlo solamente grazie alle sue azioni quotidiane. C'è solo un brevissimo flash-back di un Hamaguchi bambino, che ci aiuta a decifrarne meglio la psiche, unito a qualche ricordo d'infanzia. Ciò che colpisce, invece, è l'attenzione posta nel descrivere l'importanza che hanno avuto determinate persone nel "creare" il Taniguchi autore. La maturazione artistica del ragazzo avviene quasi interamente grazie a queste presenze, che lo assistono e lo spronano continuamente.
Purtroppo non si può dire altrettanto dal punto di vista intellettuale; più che di una maturazione vera e propria, assistiamo all'ambientazione di Hama dopo il trasferimento. L'arco temporale narrato certo non è lunghissimo, ma una progressione in tal senso avrebbe giovato alla narrazione.
"Uno zoo d'inverno" è un manga ben scritto e sceneggiato; manca però quel "qualcosa", quella scintilla che sappia incantare e che magari faccia nascere il desiderio di un ulteriore approfondimento. Unico elemento che riesce ad emozionare abbastanza lo spettatore è la sofferta storia d'amore del protagonista. La lettura comunque scorre senza intoppi e riesce, pur narrando avvenimenti abbastanza normali, a tenere viva l'attenzione e la curiosità di chi legge.
A fare da cornice agli eventi è una Tokyo in fermento, quella degli anni sessanta. Taniguchi offre uno splendido spaccato sociale dell'epoca, riuscendo a ricrearne l'atmosfera, ed il lettore non può che rimanerne inebriato. Molto bella anche la ricostruzione della vita all'interno di uno studio, nel quale i vari ruoli si intersecano e sovrappongono in una fantastica catena di montaggio.
I disegni di Taniguchi sono, come sempre, estremamente puliti e precisi; il tratto è più che mai maturo. La città, ed in generale le location, sono minuziosamente ricostruite e più di una volta si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad una foto.
L'edizione edita da Rizzoli presenta solamente i risvolti di copertina. Una sovraccoperta sarebbe stata auspicabile, visto che la rigidezza e il formato della copertina e della "quarta" rendono difficoltosa la lettura delle prime ed ultime pagine. Inoltre il verso di lettura è quello occidentale. Il formato generoso rende comunque piacevole la lettura e la carta utilizzata è di buon livello, seppure leggermente troppo rigida.
E pensare che fino a qualche mese fa ero convinto di averne avuto abbastanza di Jirō Taniguchi. Fortunatamente sono tornato sui miei passi e ho scoperto splendidi lavori come Furari e Uno zoo d'inverno, di cui vi parlerò oggi. L'opera in questione, pubblicata nel 2008, mi ha attirato fin da subito per il semplice fatto che narra una storia palesemente autobiografica: tutti gli amanti di Taniguchi avranno infatti un'idea di come il maestro sia diventato un mangaka e di come abbia lentamente iniziato la sua lunga scalata verso il successo che lo ha reso uno dei fumettisti contemporanei più famosi al mondo, tanto da arrivare a collaborare alla fine degli Anni Novanta con Moebius, uno degli astri più acclamati del fumetto francese. A questo punto ne illustro la trama per sommi capi.
Nella Kyoto del 1966 il giovane Hamaguchi (e naturalmente si tratta del nostro Jirō, da notare la consonanza con il cognome originale) trova lavoro presso un'azienda tessile che però non lascia molto spazio alla sua innata vena artistica: egli infatti nel tempo libero si diletta nel disegno ritraendo, tra una passeggiata e l'altra, i luoghi circostanti e gli animali dello zoo cittadino. Grazie a un incontro dettato dal caso, la vita del ragazzo è destinata tuttavia a subire una svolta considerevole: Hamaguchi infatti si reca nella capitale giapponese del fumetto, la grande Tokyo, in un periodo, quello degli Anni Sessanta, di grande attività e fermento nel campo dell'editoria. Naturalmente, tra problemi con i colleghi di lavoro e scadenze da rispettare, le difficoltà e i momenti di sconforto non mancheranno di certo, ma il ragazzo non sembra volersi arrendere e presto la sua carriera sarà segnata per sempre da una ragazza dalla salute cagionevole...
Ancora una volta ci troviamo di fronte alle splendide tavole e allo stile omogeneo semi-realistico del maestro di Tottori, che perfettamente si adatta alle delicate e semplici storie quotidiane che tanto caratterizzano il suo modus operandi. Dobbiamo alla Rizzoli Lizard la pubblicazione di questo piccolo gioiello in Italia: il prezzo del volume non è particolarmente abbordabile, ma considerando la qualità dell'edizione e la raffinatezza dell'opera in questione, si tratta comunque di soldi spesi bene. In definitiva, consiglio Uno zoo d'inverno agli estimatori di Taniguchi interessati a scoprire qualcosa sulla sua vita e più in generale agli amanti del buon fumetto.
Nella Kyoto del 1966 il giovane Hamaguchi (e naturalmente si tratta del nostro Jirō, da notare la consonanza con il cognome originale) trova lavoro presso un'azienda tessile che però non lascia molto spazio alla sua innata vena artistica: egli infatti nel tempo libero si diletta nel disegno ritraendo, tra una passeggiata e l'altra, i luoghi circostanti e gli animali dello zoo cittadino. Grazie a un incontro dettato dal caso, la vita del ragazzo è destinata tuttavia a subire una svolta considerevole: Hamaguchi infatti si reca nella capitale giapponese del fumetto, la grande Tokyo, in un periodo, quello degli Anni Sessanta, di grande attività e fermento nel campo dell'editoria. Naturalmente, tra problemi con i colleghi di lavoro e scadenze da rispettare, le difficoltà e i momenti di sconforto non mancheranno di certo, ma il ragazzo non sembra volersi arrendere e presto la sua carriera sarà segnata per sempre da una ragazza dalla salute cagionevole...
Ancora una volta ci troviamo di fronte alle splendide tavole e allo stile omogeneo semi-realistico del maestro di Tottori, che perfettamente si adatta alle delicate e semplici storie quotidiane che tanto caratterizzano il suo modus operandi. Dobbiamo alla Rizzoli Lizard la pubblicazione di questo piccolo gioiello in Italia: il prezzo del volume non è particolarmente abbordabile, ma considerando la qualità dell'edizione e la raffinatezza dell'opera in questione, si tratta comunque di soldi spesi bene. In definitiva, consiglio Uno zoo d'inverno agli estimatori di Taniguchi interessati a scoprire qualcosa sulla sua vita e più in generale agli amanti del buon fumetto.
Ambientato negli anni 60, ha per protagonista il giovane Hamaguchi che sogna di diventare designer nell'azienda in cui lavora come fattorino. Purtroppo sembra non ci siano molte speranze per l'ambizione di Hamaguchi, ma si presenta l'opportunità di lavorare come assistente per un noto mangaka, lavoro che sembra dare poche certezze, ma che gli permetterebbe di vivere della sua grande passione, il disegno.
E' impossibile non empatizzare con Hamaguchi, perché con lui si vivono le insicurezze tipiche di chi è appena entrato nel mondo del lavoro: i primi sogni che si infrangono contro la realtà, la volontà ma anche la paura di cambiare il proprio stato, perché un'occupazione anche se poco soddisfacente resta comunque una certezza mentre un nuovo lavoro comporta spesso un elevato numero di incognite che spesso atterrisce. Cambiare impiego non porta automaticamente soddisfazione personale, potrebbe capitare di ritrovarsi ad aspirare a qualcosa di più, senza però avere il coraggio e la tenacia di provare a raggiungere quel qualcosa. Nella vita può pure capitare che un avvenimento venga in soccorso spingendo ad osare l'impossibile ma non si può mai sapere se i propri sforzi verranno premiati.
Privo di una trama sconvolgente ma semplice e reale, con un protagonista forse un pò noioso ma vero, questo manga lo consiglio soprattutto agli amanti dello slice of life.
E' impossibile non empatizzare con Hamaguchi, perché con lui si vivono le insicurezze tipiche di chi è appena entrato nel mondo del lavoro: i primi sogni che si infrangono contro la realtà, la volontà ma anche la paura di cambiare il proprio stato, perché un'occupazione anche se poco soddisfacente resta comunque una certezza mentre un nuovo lavoro comporta spesso un elevato numero di incognite che spesso atterrisce. Cambiare impiego non porta automaticamente soddisfazione personale, potrebbe capitare di ritrovarsi ad aspirare a qualcosa di più, senza però avere il coraggio e la tenacia di provare a raggiungere quel qualcosa. Nella vita può pure capitare che un avvenimento venga in soccorso spingendo ad osare l'impossibile ma non si può mai sapere se i propri sforzi verranno premiati.
Privo di una trama sconvolgente ma semplice e reale, con un protagonista forse un pò noioso ma vero, questo manga lo consiglio soprattutto agli amanti dello slice of life.
È giusto essere obiettivi ed è giusto che per tante volte che ho decantato il maestro almeno una volta io gli tiri le orecchie. Questa volta mi dispiace ma Jiro non mi sorprende o stupisce. Avevo letto che sotto sotto questo volume racchiudeva un tantino di cenni autobiografici dell'autore e per giunta non potevo lasciarmelo sfuggire (anche se non me lo sarei lasciato sfuggire comunque). In realtà l'ho trovato un tantino piatto, banale, senza grandi emozioni che in teoria l'autore è solito rilasciare. Ovviamente non è tutto da buttare come sembra dalle prime righe della mia recensione, diciamo che mi ha abituato troppo bene. Se uno leggesse solo ed esclusivamente questo romanzo probabilmente lo promuoverebbe a pieni voti ma avendo letto tutto il leggibile di questo autore mi sentirei di consigliare a chi volesse approcciarsi a Taniguchi altri titoli, non questo. Promosso, ma il maestro può fare di più.
Ho faticato a trovare questo volume, ma alla fine ero veramente felice di poterlo leggere. L'ho letto tutto, ma alla fine non ne sono rimasto molto colpito, anzi, credo che deluso sia la parola giusta. Mancherò probabilmente di sensibilità, ma è quello che penso.
Un formato poco pratico alla lettura, disegni belli, ma a mio parere non eccezionali, costo elevato, storia che si conclude in modo un pochino scontato con un messaggio trito e ritrito. Mi aspettavo molto di più sinceramente.
La vicenda narra la storia di questo giovane designer di nome Hamaguchi, il quale sogna un futuro più consono ai suoi sogni. Infatti egli lavora come fattorino presso la Watanabe S.p.a, nota azienda tessile di Kyoto, ma in realtà vorrebbe essere lui a disegnare i capi che vendono in quella rinomata azienda. Nei rari momenti di svago dal lavoro, il giovane si rifugia allo zoo, ove il suo talento può finalmente prendere vita, disegnando tutto ciò che vede.
Per una complessa, (e snocciolata rapidamente) tresca sentimentale, Hamaguchi viene licenziato, e decide di farsi una nuova vita nella capitale, Tokyo. Qui grazie a un suo vecchio amico, Tamura, entra a far parte del fantastico mondo dei manga, lavorando come assistente per uno dei più celebri mangaka degli anni '60.
In realtà la storia finisce qui, non c'è molto da aggiungere; il protagonista sembra quasi incontrare le persone per caso, come se non ci fosse un vero e proprio senso logico. Ci sarà un incontro importante, forse l'unico che vale veramente la pena di citare: il giovane incontrerà una ragazza malata (anche il modo in cui si incontrano è un po' tirato) di una malattia non mortale ma di cui non è dato sapere nulla, l'unica cosa che si sa è che starà sempre male e vivrà praticamente in ospedale. Lei darà la forza al protagonista di esaudire i suoi sogni, ovviamente con la delusione di non poter mai stare insieme.
Raramente mi capita, ma non ho provato nessuna emozione quando ho finito di leggere la storia, niente di innovativo che mi ha sollecitato delle sensazioni che possano aver dato un senso alla lettura. Il protagonista non mi è piaciuto, è sempre triste, malinconico anche quando gli fanno dei complimenti o gli capitano delle cose interessanti; sembra quasi che la vita in generale lo opprima, che si faccia scivolare gli eventi addosso come se quello che lo circonda non lo tangesse, ma non ne fa mai accenno nei suoi monologhi interiori, anzi, sembra quasi che fare un manga sia la sua ragione di vita, ma entusiasmo sempre zero.
Gli altri personaggi sono sempre brave persone, al massimo lo svegliano nel cuore della notte per andare a bere in un bar e dirsi cose che alla fine, per la storia, sono pure poco utili.
Ho cercato e comprato questo fumetto per l'abilità e il talento riconosciuto di Taniguchi, ma i voti così alti, penso (mia discutibilissima idea) che siano dovuti a un riflesso delle sue vecchie opere. M si sa, i gusti sono gusti.
Un formato poco pratico alla lettura, disegni belli, ma a mio parere non eccezionali, costo elevato, storia che si conclude in modo un pochino scontato con un messaggio trito e ritrito. Mi aspettavo molto di più sinceramente.
La vicenda narra la storia di questo giovane designer di nome Hamaguchi, il quale sogna un futuro più consono ai suoi sogni. Infatti egli lavora come fattorino presso la Watanabe S.p.a, nota azienda tessile di Kyoto, ma in realtà vorrebbe essere lui a disegnare i capi che vendono in quella rinomata azienda. Nei rari momenti di svago dal lavoro, il giovane si rifugia allo zoo, ove il suo talento può finalmente prendere vita, disegnando tutto ciò che vede.
Per una complessa, (e snocciolata rapidamente) tresca sentimentale, Hamaguchi viene licenziato, e decide di farsi una nuova vita nella capitale, Tokyo. Qui grazie a un suo vecchio amico, Tamura, entra a far parte del fantastico mondo dei manga, lavorando come assistente per uno dei più celebri mangaka degli anni '60.
In realtà la storia finisce qui, non c'è molto da aggiungere; il protagonista sembra quasi incontrare le persone per caso, come se non ci fosse un vero e proprio senso logico. Ci sarà un incontro importante, forse l'unico che vale veramente la pena di citare: il giovane incontrerà una ragazza malata (anche il modo in cui si incontrano è un po' tirato) di una malattia non mortale ma di cui non è dato sapere nulla, l'unica cosa che si sa è che starà sempre male e vivrà praticamente in ospedale. Lei darà la forza al protagonista di esaudire i suoi sogni, ovviamente con la delusione di non poter mai stare insieme.
Raramente mi capita, ma non ho provato nessuna emozione quando ho finito di leggere la storia, niente di innovativo che mi ha sollecitato delle sensazioni che possano aver dato un senso alla lettura. Il protagonista non mi è piaciuto, è sempre triste, malinconico anche quando gli fanno dei complimenti o gli capitano delle cose interessanti; sembra quasi che la vita in generale lo opprima, che si faccia scivolare gli eventi addosso come se quello che lo circonda non lo tangesse, ma non ne fa mai accenno nei suoi monologhi interiori, anzi, sembra quasi che fare un manga sia la sua ragione di vita, ma entusiasmo sempre zero.
Gli altri personaggi sono sempre brave persone, al massimo lo svegliano nel cuore della notte per andare a bere in un bar e dirsi cose che alla fine, per la storia, sono pure poco utili.
Ho cercato e comprato questo fumetto per l'abilità e il talento riconosciuto di Taniguchi, ma i voti così alti, penso (mia discutibilissima idea) che siano dovuti a un riflesso delle sue vecchie opere. M si sa, i gusti sono gusti.
Taniguchi è un autore unico ed inimitabile, riesce a sfornare titoli di ogni genere e quasi sempre ci troviamo davanti a lavori dall’imparagonabile bellezza. Ma una peculiarità di questo Artista è la capacità di infondere dentro ad alcune storie dei pezzi di biografia, o semplicemente delle esperienze personali, ma in questo manga raggiunge l’apoteosi diventando praticamente un diario della sua giovinezza , seppur non ci sia dato sapere se romanzato troppo, quindi è un lavoro imperdibile per ogni suo fan.
Hamaguchi è un ragazzo che sogna di diventare un designer nel campo dell’abbigliamento, magari proprio nella Watanabe SPA dove per ora si limita a fare da semplice fattorino, ma un nuovo compito lo aspetta, deve scortare la figlia del capo che recentemente si è fatta notare per un divorzio a causa della sua infedeltà. Questa giovane donna sembra entrare sempre più in intimità con Hamaguchi fino a quando, in pieno inverno, lo obbliga a scortarla fino allo Zoo ricoperto di neve, dove avverrà il primo dei tanti fatti che spingeranno Hamaguchi a cambiare se stesso e la sua vita.
La storia procede senza intoppi, soffermandosi solo sulle parti più interessanti della vita di questo fumettista in erba, fino a quando Taniguchi ci delizierà a straziarci il cuore tramite una dolce angoscia che ci pervaderà nel romantico finale.
I disegni dell’autore sono semplici, niente uomini dalla bellezza sfavillante o dal fisico scultoreo, così come non ci saranno donne dalle improbabili abbondanze forme e dal viso angelico, Taniguchi come sempre preferisce uno stile sobrio e naturale, senza né belli né brutti, come per invogliare il lettore a passare oltre l’aspetto esteriore per comprendere meglio i personaggi ed i loro gesti. Il tutto è contornato da stupendi e puliti fondali molto curati e dettagliati, apprezzabili soprattutto nelle bellissime prospettive cittadine.
L’edizione italiana targata Rizzoli Lizard è veramente per un pubblico che dispone di maggiori economie, il prezzo ci fa subito comprendere che non è un banale fumetto da pochi soldi da prendere ad un fanciullo in fase di crescita, ma che si tratta di un’opera matura per persone mature. Seppur senza sovraccoperta, la copertina rigida è dotata di due risvolti, inoltre la rilegatura è visibilmente salda e resistente e le pagine bianche, dal grandissimo formato ma dalle evidenti trasparenze, non pendono a favore del rapporto qualità/prezzo.
Un’opera imperdibile per ogni fan di Taniguchi, che finalmente può scoprire come tutto è iniziato ed anche per conoscere i suoi primi maestri che a loro tempo hanno fatto la storia del manga.
Dall’altro lato della medaglia, cosa potrebbe trovarci un lettore che si avvicina per la priva volta a questo autore o ad un manga?
Ebbene, se non si conosce Taniguchi o non si è interessati al suo passato si troverà comunque un’opera profonda. Vedremo come vari avvenimenti influenzeranno i pensieri e le scelte delle persone, di come cambieranno interiormente e di come tramuteranno di conseguenza i sogni e il metodo di inseguirli, semplicemente il giovane Hamaguchi ha vissuto, ha accumulato le esperienze ed è andato avanti, giorno dopo giorno proprio come tutti noi, per perseguire l’obbiettivo che tutti cerchiamo, la felicità.
Hamaguchi è un ragazzo che sogna di diventare un designer nel campo dell’abbigliamento, magari proprio nella Watanabe SPA dove per ora si limita a fare da semplice fattorino, ma un nuovo compito lo aspetta, deve scortare la figlia del capo che recentemente si è fatta notare per un divorzio a causa della sua infedeltà. Questa giovane donna sembra entrare sempre più in intimità con Hamaguchi fino a quando, in pieno inverno, lo obbliga a scortarla fino allo Zoo ricoperto di neve, dove avverrà il primo dei tanti fatti che spingeranno Hamaguchi a cambiare se stesso e la sua vita.
La storia procede senza intoppi, soffermandosi solo sulle parti più interessanti della vita di questo fumettista in erba, fino a quando Taniguchi ci delizierà a straziarci il cuore tramite una dolce angoscia che ci pervaderà nel romantico finale.
I disegni dell’autore sono semplici, niente uomini dalla bellezza sfavillante o dal fisico scultoreo, così come non ci saranno donne dalle improbabili abbondanze forme e dal viso angelico, Taniguchi come sempre preferisce uno stile sobrio e naturale, senza né belli né brutti, come per invogliare il lettore a passare oltre l’aspetto esteriore per comprendere meglio i personaggi ed i loro gesti. Il tutto è contornato da stupendi e puliti fondali molto curati e dettagliati, apprezzabili soprattutto nelle bellissime prospettive cittadine.
L’edizione italiana targata Rizzoli Lizard è veramente per un pubblico che dispone di maggiori economie, il prezzo ci fa subito comprendere che non è un banale fumetto da pochi soldi da prendere ad un fanciullo in fase di crescita, ma che si tratta di un’opera matura per persone mature. Seppur senza sovraccoperta, la copertina rigida è dotata di due risvolti, inoltre la rilegatura è visibilmente salda e resistente e le pagine bianche, dal grandissimo formato ma dalle evidenti trasparenze, non pendono a favore del rapporto qualità/prezzo.
Un’opera imperdibile per ogni fan di Taniguchi, che finalmente può scoprire come tutto è iniziato ed anche per conoscere i suoi primi maestri che a loro tempo hanno fatto la storia del manga.
Dall’altro lato della medaglia, cosa potrebbe trovarci un lettore che si avvicina per la priva volta a questo autore o ad un manga?
Ebbene, se non si conosce Taniguchi o non si è interessati al suo passato si troverà comunque un’opera profonda. Vedremo come vari avvenimenti influenzeranno i pensieri e le scelte delle persone, di come cambieranno interiormente e di come tramuteranno di conseguenza i sogni e il metodo di inseguirli, semplicemente il giovane Hamaguchi ha vissuto, ha accumulato le esperienze ed è andato avanti, giorno dopo giorno proprio come tutti noi, per perseguire l’obbiettivo che tutti cerchiamo, la felicità.
Uno zoo d'inverno è una breve storia, delicata e a tratti malinconica, che mostra l'ardua strada da percorrere per diventare un mangaka. È una storia autobiografica molto emozionante, capace di catturare il lettore fin dal principio.
Taniguchi ci trasporta con elegante maestria nel Giappone degli anni 60, una periodo duro per quanto riguarda il campo lavorativo, dove per avere successo si deve dare il massimo e, soprattutto, saper rimanere al proprio posto.
Il protagonista, Hamaguchi, è un giovane ragazzo di Tottori, impiegato presso una ditta tessile di Kyoto come addetto al facchinaggio, anche se, da sempre, aspira al ruolo di designer.
La passione per il disegno lo porta a preferire alle partite di baseball con i colleghi rilassanti passeggiate allo Zoo, dove si ritrova a disegnare quasi per caso i vari animali.
Durante una visita a Tokyo, il suo amico Tamura lo presenterà ad un famoso mangaka, che lo prenderà come assistente temporaneo. Dopo un mese di lavoro, Hamaguchi lascerà la ditta tessile per trasferirsi stabilmente nella capitale.
Nello studio del maestro Kondo, il ragazzo imparerà ad amare il proprio lavoro e farà conoscenza dei suoi nuovi colleghi, un gruppo molto eterogeneo che lo sosterrà sia sul campo lavorativo che in quello privato.
Hamaguchi, nella sua nuova caotica vita, imparerà che il mondo non è poi sempre giusto e scoprirà le mille emozioni che l'affetto verso una persona può donare. Sarà grazie anche a queste esperienze che troverà la sua vera strada.
Non avendo letto altre opere di Taniguchi non posso fare paragoni, ma ho trovato questo volume molto bello e interessante. I disegni sono molto accurati, soprattutto negli sfondi, e per la loro delicatezza si intonano perfettamente con la storia.
Per quanto riguarda l'edizione, è vero, il lavoro poteva essere fatto meglio. Di rilievo la trasparenza delle pagine e alcuni errori ortografici. Il volume è un po' caro (17 euro), ma il prezzo non deve essere un freno: per quello che andrete a leggere ne varrà la pena.
Voto finale 9. Consiglio veramente a tutti di comprarsi questo volume e senza indugi.
Buona lettura!
Taniguchi ci trasporta con elegante maestria nel Giappone degli anni 60, una periodo duro per quanto riguarda il campo lavorativo, dove per avere successo si deve dare il massimo e, soprattutto, saper rimanere al proprio posto.
Il protagonista, Hamaguchi, è un giovane ragazzo di Tottori, impiegato presso una ditta tessile di Kyoto come addetto al facchinaggio, anche se, da sempre, aspira al ruolo di designer.
La passione per il disegno lo porta a preferire alle partite di baseball con i colleghi rilassanti passeggiate allo Zoo, dove si ritrova a disegnare quasi per caso i vari animali.
Durante una visita a Tokyo, il suo amico Tamura lo presenterà ad un famoso mangaka, che lo prenderà come assistente temporaneo. Dopo un mese di lavoro, Hamaguchi lascerà la ditta tessile per trasferirsi stabilmente nella capitale.
Nello studio del maestro Kondo, il ragazzo imparerà ad amare il proprio lavoro e farà conoscenza dei suoi nuovi colleghi, un gruppo molto eterogeneo che lo sosterrà sia sul campo lavorativo che in quello privato.
Hamaguchi, nella sua nuova caotica vita, imparerà che il mondo non è poi sempre giusto e scoprirà le mille emozioni che l'affetto verso una persona può donare. Sarà grazie anche a queste esperienze che troverà la sua vera strada.
Non avendo letto altre opere di Taniguchi non posso fare paragoni, ma ho trovato questo volume molto bello e interessante. I disegni sono molto accurati, soprattutto negli sfondi, e per la loro delicatezza si intonano perfettamente con la storia.
Per quanto riguarda l'edizione, è vero, il lavoro poteva essere fatto meglio. Di rilievo la trasparenza delle pagine e alcuni errori ortografici. Il volume è un po' caro (17 euro), ma il prezzo non deve essere un freno: per quello che andrete a leggere ne varrà la pena.
Voto finale 9. Consiglio veramente a tutti di comprarsi questo volume e senza indugi.
Buona lettura!
Chi ha letto lo splendido romanzo di Haruki Murakami intitolato "Norwegian Wood" sa già cosa significava essere un ragazzo nel Giappone degli anni ’60.
Uno zoo d’inverno, opera più recente del prolifico maestro Jiro Taniguchi, cala noi lettori ancora una volta in quel mondo, nella Tokyo degli anni ’60, visto dagli occhi giovani e volenterosi di Hideo Hamaguchi, giovane fattorino in una ditta di design.
Lo zoo del titolo è quello di Kyoto, dove si trova la suddetta ditta e dove Hamaguchi si reca nei giorni liberi, ritraendo gli animali ed esercitando la propria abilità di disegnatore, ma è anche il teatro di una serie di avvenimenti che porteranno il nostro a lasciare il lavoro.
Trasferitosi a Tokyo sotto consiglio di un amico, Yamaguchi comincia a lavorare come assistente per il noto fumettista Jiro Kondo. Il clima di Tokyo si rivelerà essere profondamente diverso da quello di Kyoto e alla solitudine dello zoo d’inverno si sostituisce un universo urbano, casinista, psichedelico, sregolato, fatto di ore piccole passate a lavorare sulle tavole, di locali, di discoteche, di ubriacature, di esperienze, sogni e conoscenze, dove crescere umanamente e professionalmente e, perché no, trovare anche l’amore.
L’entourage del maestro Kondo è composto da un manipolo di persone completamente diverse fra loro, che avranno tutte qualcosa da insegnare al nostro Hamaguchi sia sul piano professionale sia sul piano della vita. Fra questi spicca il bizzarro signor Kikuchi, un ex mangaka perdigiorno un po’ hippy, un po’ playboy e un po’ strampalato dispensatore di consigli di vita, che prenderà il ragazzo sotto la sua ala permettendogli di vivere alcune esperienze davvero importanti.
Con Uno zoo d’inverno il maestro Taniguchi torna a ripescare elementi dal cassetto della sua memoria, per amalgamarli in una storia a sé stante. Stavolta, abbandonate le familiari atmosfere della natia Tottori, dove il fumettista è nato ed ha passato l’infanzia, ci racconta di un apprendista mangaka che lavora come assistente in una grande città, esperienza realmente vissuta dall’autore stesso in gioventù.
La storia del giovane Hamaguchi si colora così di tinte autobiografiche e ci viene raccontata con la consueta poesia e delicatezza tipica delle produzioni di Jiro Taniguchi, di cui questo Uno zoo d'inverno può ampiamente ritenersi una delle più riuscite.
La narrazione è delicata e priva di grossi guizzi a livello di storia, ma non parca di emozioni, e riesce a calarci nel contesto del Giappone degli anni ’60, con la loro musica, i loro locali, la loro sete di libertà e il loro vento di rivoluzione artistica e sociale.
Taniguchi ci mostra tutto questo attraverso gli occhi speranzosi di un ragazzo che insegue un sogno e ricerca il proprio posto sulla strada della vita, una strada irta di ostacoli e difficoltà ma senza dubbio degna di essere percorsa fino in fondo.
La Tokyo qui descritta è realistica e affascinante, uno spaccato del Giappone che si fa crocevia dei sogni, delle vite e delle aspirazioni di tutta una serie di personaggi azzeccatissimi e particolari.
Lo stile di disegno dell’autore, ormai ben noto a chi, come me, lo segue da parecchi anni, è semplicissimo, pulito, ordinato, capace di ritrarre volti semplici eppur espressivi e paesaggi e sfondi dipinti con un realismo maniacale. Sono disegni tranquilli come la storia che raccontano, e della loro tranquillità fanno la loro forza, poiché riescono a trasmettere al lettore emozioni semplici, quotidiane, ma non meno importanti di quelle che magari possono giungerci dalla visione di disegni più mirabolanti ed elaborati.
Uno zoo d’inverno si conferma come l’ennesimo capolavoro del maestro Taniguchi, una storia realistica, profonda e toccante, narrata con un velo di malinconia per mezzo di disegni eccelsi e privi di qualsiasi sbavatura. Nonostante si tratti di un volume unico, nessun elemento verrà lasciato da parte e ogni componente della vicenda sarà ampiamente approfondita, contribuendo a donarci un affresco variegato e appassionante di quello che significava essere giovani negli anni ’60, in Giappone, ma anche un piccolo scorcio di ciò che significava (e, con tutta probabilità, significa ancora) diventare un mangaka di successo.
L’edizione italiana proposta da Rizzoli Lizard, bisogna dire, non è purtroppo esente da difetti, a cominciare dalla copertina, che non è quella originale ma è una delle pin-up interne colorata artigianalmente, come si soleva fare anni fa con certi manga della Star Comics. Tuttavia, neppure la pregiatissima edizione francese della Casterman, uscita sul mercato qualche mese prima della nostra, possiede la copertina originale, quindi possiamo addurre come scusante che probabilmente manchi per una decisione dell’editore giapponese.
La carta utilizzata è, a mio avviso, troppo sottile, e spesso e volentieri, nei primi capitoli, potremo intravedere ciò che si trova dietro la pagina che stiamo leggendo, creando un effetto a volte fastidioso ma che sparirà via via che si prosegue nella lettura del volume. Inoltre, sempre nei primi capitoli, sono presenti alcuni errori di editing abbastanza fastidiosi all’interno dei balloon.
In conclusione, salta subito all’occhio, confrontando questo Uno zoo d’inverno con i precedenti volumi dell’autore pubblicati da altri editori o anche con La montagna magica, precedente opera di Taniguchi pubblicata da Rizzoli Lizard, la mancanza di un qualsivoglia tipo di editoriale o di postfazione, la cui assenza personalmente mi stupisce, dato che l’autore solitamente scrive sempre qualche pagina di riflessioni personali in chiusura delle sue opere.
A fronte di un’edizione purtroppo non perfetta e di un prezzo forse un po’ troppo elevato, Uno zoo d’inverno delude leggermente dal lato puramente tecnico, ma si conferma un’opera di per sé ottima e meritevole di una lettura. Ancora una volta, Jiro Taniguchi ci regala un ottimo romanzo a fumetti, da leggere tutto d’un fiato, da esporre con orgoglio nella propria libreria e da regalare ad amici appassionati di fumetto.
Uno zoo d’inverno, opera più recente del prolifico maestro Jiro Taniguchi, cala noi lettori ancora una volta in quel mondo, nella Tokyo degli anni ’60, visto dagli occhi giovani e volenterosi di Hideo Hamaguchi, giovane fattorino in una ditta di design.
Lo zoo del titolo è quello di Kyoto, dove si trova la suddetta ditta e dove Hamaguchi si reca nei giorni liberi, ritraendo gli animali ed esercitando la propria abilità di disegnatore, ma è anche il teatro di una serie di avvenimenti che porteranno il nostro a lasciare il lavoro.
Trasferitosi a Tokyo sotto consiglio di un amico, Yamaguchi comincia a lavorare come assistente per il noto fumettista Jiro Kondo. Il clima di Tokyo si rivelerà essere profondamente diverso da quello di Kyoto e alla solitudine dello zoo d’inverno si sostituisce un universo urbano, casinista, psichedelico, sregolato, fatto di ore piccole passate a lavorare sulle tavole, di locali, di discoteche, di ubriacature, di esperienze, sogni e conoscenze, dove crescere umanamente e professionalmente e, perché no, trovare anche l’amore.
L’entourage del maestro Kondo è composto da un manipolo di persone completamente diverse fra loro, che avranno tutte qualcosa da insegnare al nostro Hamaguchi sia sul piano professionale sia sul piano della vita. Fra questi spicca il bizzarro signor Kikuchi, un ex mangaka perdigiorno un po’ hippy, un po’ playboy e un po’ strampalato dispensatore di consigli di vita, che prenderà il ragazzo sotto la sua ala permettendogli di vivere alcune esperienze davvero importanti.
Con Uno zoo d’inverno il maestro Taniguchi torna a ripescare elementi dal cassetto della sua memoria, per amalgamarli in una storia a sé stante. Stavolta, abbandonate le familiari atmosfere della natia Tottori, dove il fumettista è nato ed ha passato l’infanzia, ci racconta di un apprendista mangaka che lavora come assistente in una grande città, esperienza realmente vissuta dall’autore stesso in gioventù.
La storia del giovane Hamaguchi si colora così di tinte autobiografiche e ci viene raccontata con la consueta poesia e delicatezza tipica delle produzioni di Jiro Taniguchi, di cui questo Uno zoo d'inverno può ampiamente ritenersi una delle più riuscite.
La narrazione è delicata e priva di grossi guizzi a livello di storia, ma non parca di emozioni, e riesce a calarci nel contesto del Giappone degli anni ’60, con la loro musica, i loro locali, la loro sete di libertà e il loro vento di rivoluzione artistica e sociale.
Taniguchi ci mostra tutto questo attraverso gli occhi speranzosi di un ragazzo che insegue un sogno e ricerca il proprio posto sulla strada della vita, una strada irta di ostacoli e difficoltà ma senza dubbio degna di essere percorsa fino in fondo.
La Tokyo qui descritta è realistica e affascinante, uno spaccato del Giappone che si fa crocevia dei sogni, delle vite e delle aspirazioni di tutta una serie di personaggi azzeccatissimi e particolari.
Lo stile di disegno dell’autore, ormai ben noto a chi, come me, lo segue da parecchi anni, è semplicissimo, pulito, ordinato, capace di ritrarre volti semplici eppur espressivi e paesaggi e sfondi dipinti con un realismo maniacale. Sono disegni tranquilli come la storia che raccontano, e della loro tranquillità fanno la loro forza, poiché riescono a trasmettere al lettore emozioni semplici, quotidiane, ma non meno importanti di quelle che magari possono giungerci dalla visione di disegni più mirabolanti ed elaborati.
Uno zoo d’inverno si conferma come l’ennesimo capolavoro del maestro Taniguchi, una storia realistica, profonda e toccante, narrata con un velo di malinconia per mezzo di disegni eccelsi e privi di qualsiasi sbavatura. Nonostante si tratti di un volume unico, nessun elemento verrà lasciato da parte e ogni componente della vicenda sarà ampiamente approfondita, contribuendo a donarci un affresco variegato e appassionante di quello che significava essere giovani negli anni ’60, in Giappone, ma anche un piccolo scorcio di ciò che significava (e, con tutta probabilità, significa ancora) diventare un mangaka di successo.
L’edizione italiana proposta da Rizzoli Lizard, bisogna dire, non è purtroppo esente da difetti, a cominciare dalla copertina, che non è quella originale ma è una delle pin-up interne colorata artigianalmente, come si soleva fare anni fa con certi manga della Star Comics. Tuttavia, neppure la pregiatissima edizione francese della Casterman, uscita sul mercato qualche mese prima della nostra, possiede la copertina originale, quindi possiamo addurre come scusante che probabilmente manchi per una decisione dell’editore giapponese.
La carta utilizzata è, a mio avviso, troppo sottile, e spesso e volentieri, nei primi capitoli, potremo intravedere ciò che si trova dietro la pagina che stiamo leggendo, creando un effetto a volte fastidioso ma che sparirà via via che si prosegue nella lettura del volume. Inoltre, sempre nei primi capitoli, sono presenti alcuni errori di editing abbastanza fastidiosi all’interno dei balloon.
In conclusione, salta subito all’occhio, confrontando questo Uno zoo d’inverno con i precedenti volumi dell’autore pubblicati da altri editori o anche con La montagna magica, precedente opera di Taniguchi pubblicata da Rizzoli Lizard, la mancanza di un qualsivoglia tipo di editoriale o di postfazione, la cui assenza personalmente mi stupisce, dato che l’autore solitamente scrive sempre qualche pagina di riflessioni personali in chiusura delle sue opere.
A fronte di un’edizione purtroppo non perfetta e di un prezzo forse un po’ troppo elevato, Uno zoo d’inverno delude leggermente dal lato puramente tecnico, ma si conferma un’opera di per sé ottima e meritevole di una lettura. Ancora una volta, Jiro Taniguchi ci regala un ottimo romanzo a fumetti, da leggere tutto d’un fiato, da esporre con orgoglio nella propria libreria e da regalare ad amici appassionati di fumetto.
Non posso evitare di dargli dieci. Forse tra i fumetti di Taniguchi questo è il più significativo che mai abbia creato. Certo, come in ogni sua opera non manca mai il grande rilievo dato alle sensazioni e alle riflessioni del protagonista, così come l'atmosfera a tratti lievemente malinconica e velata, tuttavia riesce ad essere in qualche modo particolare, unico nel suo genere. L'inizio è un po' troppo improvviso e fugge in poche pagine, dando immediatamente spazio alla "vera" vita del protagonista, una vita in cui riesce a realizzarsi, ad inseguire il proprio sogno, contrariamente a quella "precedente". Forse è questo che riesce a rendere questo manga così particolare: l'inseguimento di un sogno. È un tema comune, intendiamoci, ma in questo caso non viene rappresentato come un obbiettivo per il quale si devono superare mille avventure, bensì un sogno vero, reale, che non morirà mai anche se incontrerà mille difficoltà e che viene realizzato con tutte le forze di un comune mortale. La presenza di questo argomento è chiaramente autobiografica ed è probabilmente per questo che Taniguchi, forse senza neppure rendersene conto, ha coinvolto tutto se stesso nella realizzazione di "Uno zoo d'inverno", riuscendo a riportare sulla carta ciò che realmente provò.
Consiglio di leggerlo a tutti, specialmente a chi desidera scoprire un Taniguchi impercettibilmente "diverso".
Consiglio di leggerlo a tutti, specialmente a chi desidera scoprire un Taniguchi impercettibilmente "diverso".
Jiro Taniguchi, Uno Zoo d'Inverno,
Rizzoli/Lizard 2010 (231 pp., 17,00 €)
In questo volume autoconclusivo, il noto e amato mangaka Jiro Taniguchi racconta, tramite le vicende del giovane Hideo Hamaguchi, il lungo e arduo percorso che lo ha innalzato sull'Olimpo dei mangaka più ammirati e apprezzati in Occidente.
Il racconto segue la vita e le vicende del giovane Hideo Hamaguchi, un impiegato tessile nella Kyoto del 1966. Hamaguchi è un ragazzo come tanti, con il proprio sogno nel cassetto, il proprio bagaglio di aspirazioni e delusioni, le proprie aspettative riguardo un futuro sempre più minaccioso. Ma, al contempo, Hamaguchi è diverso dagli altri ragazzi: ai colleghi, che tanto lo vorrebbero nella loro squadra di baseball, preferisce lo zoo cittadino, dove immancabilmente si reca a ritrarre gli animali. Lo zoo sembra essere il luogo dove il ragazzo si sente più a suo agio, il luogo dove riesce a sentirsi in pace con se stesso, senza correre il pericolo di essere infastidito da alcuno. La sua grande passione per il disegno e la sua volontà di fare il designer non vengono però ascoltate e Hamaguchi, oppresso da un sistema che gli impedisce di spiegare le ali, deciderà di licenziarsi e di partire alla volta di Tokyo. Qui entrerà in contatto con una piccola comitiva di mangaka, capitanata dal maestro Kondo, il quale assumerà il giovane Hamaguchi come suo assistente. A Tokyo, l’impacciato e timido Hamaguchi farà la conoscenza di molte persone, trovandosi a fare i conti con una realtà del tutto diversa da quella “circoscritta” di Kyoto. Avrà modo di provare nuove esperienze, sinora solo immaginate e di conoscere per la prima volta il corpo femminile e le donne. L’atmosfera di Tokyo gli farà vivere anche l’amore nella sua forma più pura e delicata, incarnato nella figura della fragile Fukiko, giovane donna dalla salute molto cagionevole.
Uno Zoo d’Inverno è la storia di una vita, una vita vissuta all’inseguimento dei propri sogni, i quali cercano di venire spenti dagli eventi della vita, come è accaduto al fratello del protagonista, che solo ora comprende che cosa significhi vivere liberi. Ma è anche una storia di tanto lavoro e sacrificio, valori impersonati perlopiù dalle figure del maestro Kondo e dei suoi assistenti. È una storia di delusioni e fallimenti, testimoniati dalle figure di Kikuchi e dell’artista Tomo, che rappresentano a tutti gli effetti degli scarti, degli emarginati dalla società. Infine è una storia d’amore raffinata e intima, che vede il sentimento di Hamaguchi e Fukiko superare ogni altro ostacolo.
Ancora una volta il maestro Jiro Taniguchi dimostra di saper rappresentare abilmente gli stati d'animo, le emozioni, le paure, i sogni più intrinseci dell'essere umano. Il suo stile realistico, intimo, semplice quanto complesso - dettato da una cura dei dettagli maniacale - si coniuga perfettamente con la storia che ha voluto comunicarci ed i temi di cui ci ha resi partecipi. Il disegno rispecchia eccellentemente il senso di insicurezza e timidezza del protagonista verso il mondo, con tavole ricche di espressioni spente, meste, amare; come rispecchia la spensieratezza, la magia, la follia, la voglia d’evasione della comitiva del maestro Kondo. Ma il disegno è caratterizzato anche dalle numerose tavole rappresentanti gli sfondi, che sono uno dei cavalli di battaglia dell’autore nipponico. Si possono così ammirare delle curatissime rappresentazioni delle città di Kyoto, Tokyo e dei loro quartieri, degli zoo e dei parchi, ma anche rappresentazioni mirabili d’interni come lo studio del mangaka Kondo e i vari locali del quartiere di Shinjuku, dove avvengono i momenti di follia del protagonista.
Uno Zoo d’Inverno è indubbiamente un’opera che sa attirare l’attenzione del lettore che si presta a letture di livello decisamente più alto e impegnativo. Rizzoli/Lizzard, nel complesso, ha realizzato un’edizione di buona fattura, anche se è doveroso dire che la carta utilizzata possiede un notevole grado di trasparenza, che si avverte molto la mancanza di redazionali contenenti le postille dell’autore e che, infine, sono stati commessi degli errori di ortografia che interessano i primi capitoli dell’opera. Ma, nonostante i piccoli difetti, l’ultima fatica di Taniguchi approdata in Italia merita veramente di essere letta più e più volte, poiché ogni volta ti insegna qualcosa di nuovo e i messaggi che Taniguchi veicola attraverso il racconto non sono mai scontati. Incantevole.
Rizzoli/Lizard 2010 (231 pp., 17,00 €)
In questo volume autoconclusivo, il noto e amato mangaka Jiro Taniguchi racconta, tramite le vicende del giovane Hideo Hamaguchi, il lungo e arduo percorso che lo ha innalzato sull'Olimpo dei mangaka più ammirati e apprezzati in Occidente.
Il racconto segue la vita e le vicende del giovane Hideo Hamaguchi, un impiegato tessile nella Kyoto del 1966. Hamaguchi è un ragazzo come tanti, con il proprio sogno nel cassetto, il proprio bagaglio di aspirazioni e delusioni, le proprie aspettative riguardo un futuro sempre più minaccioso. Ma, al contempo, Hamaguchi è diverso dagli altri ragazzi: ai colleghi, che tanto lo vorrebbero nella loro squadra di baseball, preferisce lo zoo cittadino, dove immancabilmente si reca a ritrarre gli animali. Lo zoo sembra essere il luogo dove il ragazzo si sente più a suo agio, il luogo dove riesce a sentirsi in pace con se stesso, senza correre il pericolo di essere infastidito da alcuno. La sua grande passione per il disegno e la sua volontà di fare il designer non vengono però ascoltate e Hamaguchi, oppresso da un sistema che gli impedisce di spiegare le ali, deciderà di licenziarsi e di partire alla volta di Tokyo. Qui entrerà in contatto con una piccola comitiva di mangaka, capitanata dal maestro Kondo, il quale assumerà il giovane Hamaguchi come suo assistente. A Tokyo, l’impacciato e timido Hamaguchi farà la conoscenza di molte persone, trovandosi a fare i conti con una realtà del tutto diversa da quella “circoscritta” di Kyoto. Avrà modo di provare nuove esperienze, sinora solo immaginate e di conoscere per la prima volta il corpo femminile e le donne. L’atmosfera di Tokyo gli farà vivere anche l’amore nella sua forma più pura e delicata, incarnato nella figura della fragile Fukiko, giovane donna dalla salute molto cagionevole.
Uno Zoo d’Inverno è la storia di una vita, una vita vissuta all’inseguimento dei propri sogni, i quali cercano di venire spenti dagli eventi della vita, come è accaduto al fratello del protagonista, che solo ora comprende che cosa significhi vivere liberi. Ma è anche una storia di tanto lavoro e sacrificio, valori impersonati perlopiù dalle figure del maestro Kondo e dei suoi assistenti. È una storia di delusioni e fallimenti, testimoniati dalle figure di Kikuchi e dell’artista Tomo, che rappresentano a tutti gli effetti degli scarti, degli emarginati dalla società. Infine è una storia d’amore raffinata e intima, che vede il sentimento di Hamaguchi e Fukiko superare ogni altro ostacolo.
Ancora una volta il maestro Jiro Taniguchi dimostra di saper rappresentare abilmente gli stati d'animo, le emozioni, le paure, i sogni più intrinseci dell'essere umano. Il suo stile realistico, intimo, semplice quanto complesso - dettato da una cura dei dettagli maniacale - si coniuga perfettamente con la storia che ha voluto comunicarci ed i temi di cui ci ha resi partecipi. Il disegno rispecchia eccellentemente il senso di insicurezza e timidezza del protagonista verso il mondo, con tavole ricche di espressioni spente, meste, amare; come rispecchia la spensieratezza, la magia, la follia, la voglia d’evasione della comitiva del maestro Kondo. Ma il disegno è caratterizzato anche dalle numerose tavole rappresentanti gli sfondi, che sono uno dei cavalli di battaglia dell’autore nipponico. Si possono così ammirare delle curatissime rappresentazioni delle città di Kyoto, Tokyo e dei loro quartieri, degli zoo e dei parchi, ma anche rappresentazioni mirabili d’interni come lo studio del mangaka Kondo e i vari locali del quartiere di Shinjuku, dove avvengono i momenti di follia del protagonista.
Uno Zoo d’Inverno è indubbiamente un’opera che sa attirare l’attenzione del lettore che si presta a letture di livello decisamente più alto e impegnativo. Rizzoli/Lizzard, nel complesso, ha realizzato un’edizione di buona fattura, anche se è doveroso dire che la carta utilizzata possiede un notevole grado di trasparenza, che si avverte molto la mancanza di redazionali contenenti le postille dell’autore e che, infine, sono stati commessi degli errori di ortografia che interessano i primi capitoli dell’opera. Ma, nonostante i piccoli difetti, l’ultima fatica di Taniguchi approdata in Italia merita veramente di essere letta più e più volte, poiché ogni volta ti insegna qualcosa di nuovo e i messaggi che Taniguchi veicola attraverso il racconto non sono mai scontati. Incantevole.