Questo non è il mio corpo
Finalmente dopo molte difficoltà (reperire i manga della Kappa Edizioni è sempre un problema) sono riuscita a recuperare questo manga.
"Questo non è il mio corpo" è la travagliata storia della miserabile Noko, office lady sovrappeso, trattata male dalle colleghe (soprattutto dalla demoniaca Mayumi), dal suo capo e dal suo fidanzato. Noko riconduce tutte le sue disgrazie al fatto di essere grassa, e decide di fare qualcosa per dimagrire, ma una volta magra, riuscirà a essere felice?
È veramente difficile cercare di concentrare la trama di questo manga in poche righe, visto che il peso sembra essere l'elemento centrale quando invece è solo il simbolo di un malessere molto più grande e radicato.
I personaggi sono tutti insoddisfatti e a loro modo malati: Noko sembra la più miserabile di tutti, ma anche la collega Mayumi, bella e arrogante, è ossessionata dall'idea di prendersela con i più deboli per sfogare lo stress e le sue manie di grandezza. Idem per il ragazzo di Noko, che sta con lei solo per dimostrare di essere un bravo ragazzo che non si preoccupa dell'aspetto fisico, e invece è solo un egocentrico frustrato per il suo rapporto ossessivo con la madre, con la quale ancora vive.
"Questo non è il mio corpo" racconta in sostanza delle ossessioni e delle "malattie" di una società moderna, veloce, crudele e disorientata. Non ci sono buoni o figure positive, sono tutti degradati e spinti dalla loro fissazione morbosa.
Quanto al disegno, la Anno presenta un'inchiostrazione (volutamente, credo) poco curata, essenziale, come se fosse fatta di corsa, e il bianco prevale, la retinatura è ridotta al minimo e anch'essa a volte poco precisa. Il tratto grafico comunque rimane uno dei punti di forza della Anno.
Personalmente non sono una grande fan di questa autrice, finora ho sempre considerato le sue opere più come esercizi di stile che come manga completi (come "Sugar Sugar Rune" che mancava assolutamente di una trama originale- avete mai visto "Bia e la sfida della magia"? ecco- ma vantava di un comparto grafico assolutamente unico), e devo dire che senz'altro la preferisco quando si dedica a un pubblico adulto.
Manca sempre un po' di sostanza, soprattutto nel finale, anche se probabilmente "Questo non è il mio corpo" vuole solo essere un racconto negativo su una società sull'orlo della crisi.
Due parole per l'edizione della Kappa.
Apprezzo molto il catalogo della Kappa Edizioni, hanno portato ottimi titoli per adulti che altrimenti molto difficilmente (leggi mai) avremmo letto in italiano (come "G.I.D."). Quello che apprezzo meno è la difficoltà straziante nel reperire gli arretrati, e poi il prezzo, che oscilla tra gli 11 e i 9.50€, decisamente troppo, anche per un'edizione con la copertina più spessa del solito e una rilegatura più simile a quella di un libro.
"Questo non è il mio corpo" è la travagliata storia della miserabile Noko, office lady sovrappeso, trattata male dalle colleghe (soprattutto dalla demoniaca Mayumi), dal suo capo e dal suo fidanzato. Noko riconduce tutte le sue disgrazie al fatto di essere grassa, e decide di fare qualcosa per dimagrire, ma una volta magra, riuscirà a essere felice?
È veramente difficile cercare di concentrare la trama di questo manga in poche righe, visto che il peso sembra essere l'elemento centrale quando invece è solo il simbolo di un malessere molto più grande e radicato.
I personaggi sono tutti insoddisfatti e a loro modo malati: Noko sembra la più miserabile di tutti, ma anche la collega Mayumi, bella e arrogante, è ossessionata dall'idea di prendersela con i più deboli per sfogare lo stress e le sue manie di grandezza. Idem per il ragazzo di Noko, che sta con lei solo per dimostrare di essere un bravo ragazzo che non si preoccupa dell'aspetto fisico, e invece è solo un egocentrico frustrato per il suo rapporto ossessivo con la madre, con la quale ancora vive.
"Questo non è il mio corpo" racconta in sostanza delle ossessioni e delle "malattie" di una società moderna, veloce, crudele e disorientata. Non ci sono buoni o figure positive, sono tutti degradati e spinti dalla loro fissazione morbosa.
Quanto al disegno, la Anno presenta un'inchiostrazione (volutamente, credo) poco curata, essenziale, come se fosse fatta di corsa, e il bianco prevale, la retinatura è ridotta al minimo e anch'essa a volte poco precisa. Il tratto grafico comunque rimane uno dei punti di forza della Anno.
Personalmente non sono una grande fan di questa autrice, finora ho sempre considerato le sue opere più come esercizi di stile che come manga completi (come "Sugar Sugar Rune" che mancava assolutamente di una trama originale- avete mai visto "Bia e la sfida della magia"? ecco- ma vantava di un comparto grafico assolutamente unico), e devo dire che senz'altro la preferisco quando si dedica a un pubblico adulto.
Manca sempre un po' di sostanza, soprattutto nel finale, anche se probabilmente "Questo non è il mio corpo" vuole solo essere un racconto negativo su una società sull'orlo della crisi.
Due parole per l'edizione della Kappa.
Apprezzo molto il catalogo della Kappa Edizioni, hanno portato ottimi titoli per adulti che altrimenti molto difficilmente (leggi mai) avremmo letto in italiano (come "G.I.D."). Quello che apprezzo meno è la difficoltà straziante nel reperire gli arretrati, e poi il prezzo, che oscilla tra gli 11 e i 9.50€, decisamente troppo, anche per un'edizione con la copertina più spessa del solito e una rilegatura più simile a quella di un libro.
Appunto pagina 78:
"-Il mondo moderno è tutto sottosopra. Abbiamo inquinato l'acqua, la terra, e persino l'anima della gente.
Persone cattive come Tachibana hanno vita facile e per le persone ingenue come noi vivere in mezzo a loro è una continua fonte di stress, al punto che finiamo per distruggere il nostro equilibrio psicofisico.
Il motivo per cui sei ingrassata è di sicuro lo stress. Devi smettere di frequentare questa gente! Sono marce dentro!"
"Questo non è il mio corpo", si presenta in modo sintetico ed elegante, come d'altronde la signorina che vi è illustratain copertina. Ed è proprio di questo che al suo interno si parla. L'argomento "bulimia- anoressia" è uno sfondo per trattare un altro tema, o meglio un'altra apparente realtà. Da premettere, però, che l'opera non va letta come fine a sé stessa, perché non ha un intento divulgativo o descrittivo è parte, appunto, della sfilza accusatoria di Moyoco Anno. L'apparente realtà sopra citata è lo stato attuale di "identità fisica", cioè la consapevolezza di un certo stato fisico, sopratutto la libertà esente da mode o "status symbol" di decidere quale sia la forma fisica che più ci soddisfa. Infatti, la Anno crea un insieme di personaggi tutti antagonisti che non hanno alcun carattere da "eroe", nessuna coscienza intelligente. La frase sopra riportata tratta dal volume è la chiara dimostrazione di ciò che sono le vittime di quest'opera, in primo luogo Noko Hanazawa, la protagonista, a seguire Tabata, la collega "racchia" che tenta in ogni modo di affrontare una guerra punica. La difesa alla vita di Noko, il cibo, è un'accusa ai suoi persecutori, come ad incolpare gli altri di essere debole. Noko è circondata da personaggi quali Tachibana, impiegata "allettante" e provocatrice, tutt'altro che perbenista, in quanto si sente migliore nel far sentire peggiori elementi come Noko, oppure Saito, il fidanzato della ragazza che intrattiene una relazione con Tachibana, il quale essendo del tutto anonimo ma al contempo orgoglioso non riesce ad imporre la propria autonomia a nessun altro che non a Noko, incapace, per paura di perderlo, di mettere in discussione i suoi continui tradimenti.
Non credo sia spoiler scrivere della drastica dieta di Noko, in quanto l'opera non si erge su i colpi di scena o su una struttura di svolgimenti che sono il punto portante della storia, ma bensì su un'atmosfera che cerca di coinvolgere il lettore, rendendolo partecipe di quello in cui in realtà è già inserito, l'ironico e assurdo mondo dell'insoddisfazione personale. Noko decide di riprendersi quello che con tanta pazienza era riuscita ad inserire nella sua vita, Saito. Piuttosto decisa in quanto unica soddisfazione che riesce a calcolare nella sua vita, rendendosi essa stessa brutta ed immeritevole di avere un ragazzo, proprio per questo, tenta di diventare bella e magra come Tachibana, non pensando minimamente ad un suo gusto personale, ad una sua lotta contro la debolezza e la schiavitù di qualcosa di "inutile" e sopratutto prendendo a modo un modello preimpostato che a priori è considerato bello, cioè il magro, sicura di poter diventare migliore e felice diventando esteticamente accettabile.
Ci troviamo di fronte ad una protagonista che non ha alcun buon senso, alcuna qualità ed alcuna particolarità, e non si può di certo inserire nelle particolarità il fatto che sia obesa, bulimica e di conseguenza anoressica. Il suo "spirito di rivalsa" non presenta alcun buon proposito, c'è solo il pronostico di essere felice dopo, dopo essere dimagrita, godendo dell'essere magra.
Ed una volta dimagrita si trova ed essere pur sempre infelice (affermazione che ormai, per quest'opera, è diventata luogo comune), che veste essa stessa i panni della "terribile Tachibana" che gode di aver offeso ragazze " né belle né magre", stupendosi però della strana fiducia che esse hanno in sé stesse.
Non c'è una crescita nel personaggio di Noko, come non c'è per nessuno di questi, perché sono totalmente esenti dal comprendere di star sbagliando, sono volutamente inseriti in un ruolo, e capacitati di dover lottare inutilmente con sé stessi, concepiscono parallelamente di non avere scampo al di fuori di quel ruolo. Proprio per questo Noko continua inesorabile la sua altalena fisica e psichica tra il grasso ed il magro, senza mai trovare un equilibrio, appunto, perché incapace sia di capire dove stia di casa quest'equilibrio e sopratutto di sapere davvero se esiste un equilibrio.
Il dramma di ognuno si trova nel loro calcare stereotipi preimpostati dalla società, e la loro lotta è egualmente impostata. Non possono combinar nulla di buono perché non hanno padronanza del loro corpo, delle loro scelte, guidati unicamente da modelli di vita insensibili e privi di "felicità" che non riescono a portare a nulla se non ad una vita piena di insoddisfazioni e continue lotte contro mulini a vento.
E' importante sapere chi sia l'autrice di questo manga sopratutto a livello di tematiche. Un consueto lettore delle opere di Moyoco Anno non può non capire come ogni sua opera sia una continua accusa ai diversi aspetti della società e di come essi vadano a mutare non solo le vite delle persone ma le loro intere personalità ed intelligenze. E' proprio in questo la vera accusa che "Questo non è il mio corpo" vuole andare a parare. La bulimia, l'anoressia sono due delle conseguenze di una società che induce l'azzerare della propria individualità con la mutazione del corpo, della mente, e di conseguenza un perenne stato di insoddisfazione e sofferenza che rende anonimi. Non c'è quindi da stupirsi se sotto il punto di vista medico ci sia una superficialità nell'opera, la quale non dico debba venir giustificata ma guardata con occhio meno critico.
Nonostante l'atmosfera opprimente e pesante, tutto è cosparso da una sottilissima vena ironica, come se la Anno piano piano che tesse le povere vite di questi disgraziati se la stia ridendo alla grossa. Personaggi come il signor Fujimoto o le proprietarie del centro di dimagrimento sembrano essere figurine felliniane che donano un certo tocco di irreale ed insensato, proprio ad accentuare la situazione paradossale in cui ci si è ridotti a vivere.
Se si è letti opere come "L'umorismo" si Pirandello non si può non notare l'amara ironia con cui tutta l'opera viene scritta. Anche la semplicità di comprensione dei temi nasconde un altro universo, quello del messaggio sociale, ed il senso di pena che si prova nei confronti di Noko è lo stesso che si prova nella risata cinica e amara che si concede ad una figura grossolana così distante dalla bellezza utopica che si trova alla vetta.
Lo stile di disegno ben riesce nel creare una situazione sospesa tra il disagio e l'amarezza, uno squallore insopportabile, quasi a voler farci sentire migliori, e pensare di esserlo, leggendo e guardando la vita di Noko rendersi ridicola ad ogni vignetta, avendo in essa un trasporto e coinvolgimento che vede sentimenti tutt'altro che positivi. Un continuo senso di pena dato da i grigi sbafati e dalle figure grottesche, che nonostante alcune siano magre siano sempre brutte, ed ambienti a volte anche surreali, come l'ufficio nello scantinato dove vengono "buttati" gli emarginati dell'ufficio, personaggi così "brutti ed inutili" da essere rinchiusi, altro elemento metaforico e bizzarro.
L'edizione Kappa è davvero meritevole, ottima carta, pagine a colori e buona resistenza, senza sovra copertina ma l'ampiezza del volume e la serietà di grafica ed impostazione rendono meglio di un gingillo che forse non serve. Il prezzo è di 9 e 50, forse un pò strano per qualcosa che ha tutta l'aria di un romanzo.
Consiglio l'opera sopratutto ai lettori frequenti della Anno, ma si badi a non pensare che sia un'opera per pochi. Non penso però sia un'opera per tutti, proprio per la feroce volontà di prendere in giro e di catapultare in prima persona il lettore in una storia esplicita di uno stile di vita tanto reale quanto distante e proprio per questo lettura tutt'altro che piacevole.
Ed è proprio questo che "ammiro" di "Questo non è il mio corpo", la vena ironica che si concede anche a temi sempre trattati in modo pesante e contornati dalla voglia di far pensare alla morte.
Trovo incredibili le continue prese in giro di Moyoco Anno, ed è forse per questo che le voglio tanto bene.
"-Il mondo moderno è tutto sottosopra. Abbiamo inquinato l'acqua, la terra, e persino l'anima della gente.
Persone cattive come Tachibana hanno vita facile e per le persone ingenue come noi vivere in mezzo a loro è una continua fonte di stress, al punto che finiamo per distruggere il nostro equilibrio psicofisico.
Il motivo per cui sei ingrassata è di sicuro lo stress. Devi smettere di frequentare questa gente! Sono marce dentro!"
"Questo non è il mio corpo", si presenta in modo sintetico ed elegante, come d'altronde la signorina che vi è illustratain copertina. Ed è proprio di questo che al suo interno si parla. L'argomento "bulimia- anoressia" è uno sfondo per trattare un altro tema, o meglio un'altra apparente realtà. Da premettere, però, che l'opera non va letta come fine a sé stessa, perché non ha un intento divulgativo o descrittivo è parte, appunto, della sfilza accusatoria di Moyoco Anno. L'apparente realtà sopra citata è lo stato attuale di "identità fisica", cioè la consapevolezza di un certo stato fisico, sopratutto la libertà esente da mode o "status symbol" di decidere quale sia la forma fisica che più ci soddisfa. Infatti, la Anno crea un insieme di personaggi tutti antagonisti che non hanno alcun carattere da "eroe", nessuna coscienza intelligente. La frase sopra riportata tratta dal volume è la chiara dimostrazione di ciò che sono le vittime di quest'opera, in primo luogo Noko Hanazawa, la protagonista, a seguire Tabata, la collega "racchia" che tenta in ogni modo di affrontare una guerra punica. La difesa alla vita di Noko, il cibo, è un'accusa ai suoi persecutori, come ad incolpare gli altri di essere debole. Noko è circondata da personaggi quali Tachibana, impiegata "allettante" e provocatrice, tutt'altro che perbenista, in quanto si sente migliore nel far sentire peggiori elementi come Noko, oppure Saito, il fidanzato della ragazza che intrattiene una relazione con Tachibana, il quale essendo del tutto anonimo ma al contempo orgoglioso non riesce ad imporre la propria autonomia a nessun altro che non a Noko, incapace, per paura di perderlo, di mettere in discussione i suoi continui tradimenti.
Non credo sia spoiler scrivere della drastica dieta di Noko, in quanto l'opera non si erge su i colpi di scena o su una struttura di svolgimenti che sono il punto portante della storia, ma bensì su un'atmosfera che cerca di coinvolgere il lettore, rendendolo partecipe di quello in cui in realtà è già inserito, l'ironico e assurdo mondo dell'insoddisfazione personale. Noko decide di riprendersi quello che con tanta pazienza era riuscita ad inserire nella sua vita, Saito. Piuttosto decisa in quanto unica soddisfazione che riesce a calcolare nella sua vita, rendendosi essa stessa brutta ed immeritevole di avere un ragazzo, proprio per questo, tenta di diventare bella e magra come Tachibana, non pensando minimamente ad un suo gusto personale, ad una sua lotta contro la debolezza e la schiavitù di qualcosa di "inutile" e sopratutto prendendo a modo un modello preimpostato che a priori è considerato bello, cioè il magro, sicura di poter diventare migliore e felice diventando esteticamente accettabile.
Ci troviamo di fronte ad una protagonista che non ha alcun buon senso, alcuna qualità ed alcuna particolarità, e non si può di certo inserire nelle particolarità il fatto che sia obesa, bulimica e di conseguenza anoressica. Il suo "spirito di rivalsa" non presenta alcun buon proposito, c'è solo il pronostico di essere felice dopo, dopo essere dimagrita, godendo dell'essere magra.
Ed una volta dimagrita si trova ed essere pur sempre infelice (affermazione che ormai, per quest'opera, è diventata luogo comune), che veste essa stessa i panni della "terribile Tachibana" che gode di aver offeso ragazze " né belle né magre", stupendosi però della strana fiducia che esse hanno in sé stesse.
Non c'è una crescita nel personaggio di Noko, come non c'è per nessuno di questi, perché sono totalmente esenti dal comprendere di star sbagliando, sono volutamente inseriti in un ruolo, e capacitati di dover lottare inutilmente con sé stessi, concepiscono parallelamente di non avere scampo al di fuori di quel ruolo. Proprio per questo Noko continua inesorabile la sua altalena fisica e psichica tra il grasso ed il magro, senza mai trovare un equilibrio, appunto, perché incapace sia di capire dove stia di casa quest'equilibrio e sopratutto di sapere davvero se esiste un equilibrio.
Il dramma di ognuno si trova nel loro calcare stereotipi preimpostati dalla società, e la loro lotta è egualmente impostata. Non possono combinar nulla di buono perché non hanno padronanza del loro corpo, delle loro scelte, guidati unicamente da modelli di vita insensibili e privi di "felicità" che non riescono a portare a nulla se non ad una vita piena di insoddisfazioni e continue lotte contro mulini a vento.
E' importante sapere chi sia l'autrice di questo manga sopratutto a livello di tematiche. Un consueto lettore delle opere di Moyoco Anno non può non capire come ogni sua opera sia una continua accusa ai diversi aspetti della società e di come essi vadano a mutare non solo le vite delle persone ma le loro intere personalità ed intelligenze. E' proprio in questo la vera accusa che "Questo non è il mio corpo" vuole andare a parare. La bulimia, l'anoressia sono due delle conseguenze di una società che induce l'azzerare della propria individualità con la mutazione del corpo, della mente, e di conseguenza un perenne stato di insoddisfazione e sofferenza che rende anonimi. Non c'è quindi da stupirsi se sotto il punto di vista medico ci sia una superficialità nell'opera, la quale non dico debba venir giustificata ma guardata con occhio meno critico.
Nonostante l'atmosfera opprimente e pesante, tutto è cosparso da una sottilissima vena ironica, come se la Anno piano piano che tesse le povere vite di questi disgraziati se la stia ridendo alla grossa. Personaggi come il signor Fujimoto o le proprietarie del centro di dimagrimento sembrano essere figurine felliniane che donano un certo tocco di irreale ed insensato, proprio ad accentuare la situazione paradossale in cui ci si è ridotti a vivere.
Se si è letti opere come "L'umorismo" si Pirandello non si può non notare l'amara ironia con cui tutta l'opera viene scritta. Anche la semplicità di comprensione dei temi nasconde un altro universo, quello del messaggio sociale, ed il senso di pena che si prova nei confronti di Noko è lo stesso che si prova nella risata cinica e amara che si concede ad una figura grossolana così distante dalla bellezza utopica che si trova alla vetta.
Lo stile di disegno ben riesce nel creare una situazione sospesa tra il disagio e l'amarezza, uno squallore insopportabile, quasi a voler farci sentire migliori, e pensare di esserlo, leggendo e guardando la vita di Noko rendersi ridicola ad ogni vignetta, avendo in essa un trasporto e coinvolgimento che vede sentimenti tutt'altro che positivi. Un continuo senso di pena dato da i grigi sbafati e dalle figure grottesche, che nonostante alcune siano magre siano sempre brutte, ed ambienti a volte anche surreali, come l'ufficio nello scantinato dove vengono "buttati" gli emarginati dell'ufficio, personaggi così "brutti ed inutili" da essere rinchiusi, altro elemento metaforico e bizzarro.
L'edizione Kappa è davvero meritevole, ottima carta, pagine a colori e buona resistenza, senza sovra copertina ma l'ampiezza del volume e la serietà di grafica ed impostazione rendono meglio di un gingillo che forse non serve. Il prezzo è di 9 e 50, forse un pò strano per qualcosa che ha tutta l'aria di un romanzo.
Consiglio l'opera sopratutto ai lettori frequenti della Anno, ma si badi a non pensare che sia un'opera per pochi. Non penso però sia un'opera per tutti, proprio per la feroce volontà di prendere in giro e di catapultare in prima persona il lettore in una storia esplicita di uno stile di vita tanto reale quanto distante e proprio per questo lettura tutt'altro che piacevole.
Ed è proprio questo che "ammiro" di "Questo non è il mio corpo", la vena ironica che si concede anche a temi sempre trattati in modo pesante e contornati dalla voglia di far pensare alla morte.
Trovo incredibili le continue prese in giro di Moyoco Anno, ed è forse per questo che le voglio tanto bene.
Ho adorato questo manga, tanto che a distanzi di anni ogni tanto lo rileggo sempre con piacere.
La protagonista lavora in ufficio dove quasi tutte le colleghe sono belle ragazze. Lei invece è in sovrappeso, il che non è certo un problema. Il dramma sta nel fatto che ogni difficoltà, in primis le discussioni con il suo fidanzato, la portano a sfogarsi con il cibo, mangiando di tutto e di più. Quando Noko (il nome della protagonista) scopre che l'antipatica mangiauomini Mayumi, sua collega, ha avuto una tresca con il suo ragazzo, la donna decide che è arrivata l'ora di cambiare drasticamente la sua vita, dimagrendo.
Si iscrive dunque in un programma per perdere peso in un centro gestito da due donne lesbiche; ma come si sa, una dieta ben ponderata e sana i risultati veri e propri li mostra dopo un paio di mesi. La ragazza è scoraggiata da questa "lentezza" nel perdere peso e ad un certo punto comincia a vomitare quello che mangia: in poco tempo diventa magra ma anche bulimica.
In ufficio non la riconoscono quasi piu', ma ormai lei è entrata in un vortice distruttivo e il suo rapporto d'odio e amore con Saito, il suo ragazzo, rende tutto il piu' difficile.
Manga di questo tipo se ne leggono davvero pochi, lo consiglio a tutti quanti. Per vari aspetti. Soprattutto perché di problemi alimentari se ne parla davvero poco in generale, tanto meno nei manga. E poi appunto per il fatto che è dannatamente reale e tutti quanti, anche chi non ha avuto di questi problemi, puo' immedesimarmi nei sentimenti della protagonista.
L'edizione italiana è ottima, come tutte quelle della collana Manga San d'altra parte. Copertina rigida senza sovra coperta, ottima rilegatura. Vorrei tanto che uscissero altri titoli simili ma penso che sarà solo un mio miraggio (ma spero di sbagliarmi). Consigliatissimo!
La protagonista lavora in ufficio dove quasi tutte le colleghe sono belle ragazze. Lei invece è in sovrappeso, il che non è certo un problema. Il dramma sta nel fatto che ogni difficoltà, in primis le discussioni con il suo fidanzato, la portano a sfogarsi con il cibo, mangiando di tutto e di più. Quando Noko (il nome della protagonista) scopre che l'antipatica mangiauomini Mayumi, sua collega, ha avuto una tresca con il suo ragazzo, la donna decide che è arrivata l'ora di cambiare drasticamente la sua vita, dimagrendo.
Si iscrive dunque in un programma per perdere peso in un centro gestito da due donne lesbiche; ma come si sa, una dieta ben ponderata e sana i risultati veri e propri li mostra dopo un paio di mesi. La ragazza è scoraggiata da questa "lentezza" nel perdere peso e ad un certo punto comincia a vomitare quello che mangia: in poco tempo diventa magra ma anche bulimica.
In ufficio non la riconoscono quasi piu', ma ormai lei è entrata in un vortice distruttivo e il suo rapporto d'odio e amore con Saito, il suo ragazzo, rende tutto il piu' difficile.
Manga di questo tipo se ne leggono davvero pochi, lo consiglio a tutti quanti. Per vari aspetti. Soprattutto perché di problemi alimentari se ne parla davvero poco in generale, tanto meno nei manga. E poi appunto per il fatto che è dannatamente reale e tutti quanti, anche chi non ha avuto di questi problemi, puo' immedesimarmi nei sentimenti della protagonista.
L'edizione italiana è ottima, come tutte quelle della collana Manga San d'altra parte. Copertina rigida senza sovra coperta, ottima rilegatura. Vorrei tanto che uscissero altri titoli simili ma penso che sarà solo un mio miraggio (ma spero di sbagliarmi). Consigliatissimo!
Non mi stancherò mai di ripeterlo: avere una storia da raccontare non significa necessariamente essere in grado di farlo. Le cause di tale dissonanza possono essere molteplici, dall'incapacità di un autore di applicare la regola dello "Show, don't tell" alla mancanza di un'adeguata documentazione pregressa sull'argomento che si è scelto di trattare, passando per "classici" tristemente famosi quali, ad esempio, l'abuso di espedienti costruiti ad arte e una discutibile caratterizzazione dei personaggi. Pur non essendo una lettura propriamente sgradevole, se non magari per la tematica ivi affrontata, "Questo non è il mio corpo" sembra presentare, in misura variabile, tutti questi sintomi.
Noko Hanazawa lavora come impiegata in una grossa ditta all'interno della quale è considerata, prima ancora che un'impiegata, il perfetto capro espiatorio. Anni di feroci prese in giro riguardanti le sue forme generose hanno fatto di lei una donna arrendevole e sfiduciata, disposta a passare sopra ai peggiori soprusi pur di non avere ulteriori problemi. Sfortunatamente i suoi sforzi per mantenere un basso profilo sembrano sortire l'effetto diametralmente opposto, dal momento che più si schermisce e più gli altri, in particolare la perfida Mayumi, si sentono in diritto di infierire a più non posso su lei. Priva di qualsivoglia valvola di sfogo - non ha amiche con cui uscire e confidarsi né, apparentemente, una famiglia che le possa fungere da supporto; quanto al sesso, il suo fidanzamento di lungo corso con Saito ha drasticamente inibito il desiderio sessuale di entrambi - l'infelice combatte lo stress a cui viene sottoposta ogni giorno nell'unico modo che conosce, vale a dire ingurgitando enormi quantità di cibo. Ecco quindi che, paradossalmente, la causa dei suoi mali - o perlomeno ciò che ella percepisce come tale - ne diventa al tempo stesso la cura, anche se il suo effetto si fa sempre meno duraturo.
Un giorno Noko scopre che Saito e Mayumi intrattengono una relazione alle sue spalle, ma ancora una volta le manca il coraggio di prendere la situazione di petto. Finisce così per addossarsene la colpa, convinta che il solo fatto che lui sia rimasto per tutto questo tempo al fianco di una nullità come lei lo dispensi da ogni responsabilità; da qui a giungere alla conclusione che niente di tutto ciò sarebbe accaduto se solo fosse stata più magra il passo è drammaticamente breve. Ma davvero un corpo snello è sinonimo di bellezza, di benessere e di successo?
Un intreccio tanto lineare dovrebbe essere esente da sbavature di sorta, eppure la sceneggiatura è letteralmente cosparsa di buchi di varia entità. Come se non bastasse i tentativi da parte di Moyoco Anno di ovviare a questo problema sono, in alcuni frangenti, talmente fiacchi e sbrigativi da indurre il lettore a chiedersi se ci abbia provato per davvero. La tresca tra Mayumi e Saito, ad esempio, risulta del tutto priva di un contesto credibile, così come non è chiara l'esatta funzione di personaggi come Tabata - il "punching ball di riserva" della ditta - e il vecchio Fujimoto, il cui sviluppo poggia su fondamenta tanto fragili da dare una sgradevole impressione di innaturalezza; in altre parole, di un "Deux ex machina" antropomorfo, per giunta utilizzato ben al di sotto delle sue possibilità.
Ho apprezzato, invece, le scene di fantozziana memoria ambientate nel sotterraneo della compagnia, dove vengono confinati i dipendenti ormai considerati improduttivi.
[Attenzione, possibili lievi spoiler] Se da una parte è vero che un manga non può essere considerato attendibile quanto un manuale di medicina, dall'altra liquidare una malattia tanto complessa come la bulimia a una mera alternanza di abbuffate e di sessioni di vomito autoindotto risulta quantomeno inopportuno, anche tenendo conto della brevità dell'opera. Posto che il confine tra i vari disturbi alimentari psicogeni non è sempre netto, inoltre, un calo di peso come quello di Noko risulta, per entità e continuità, più riconducibile ad un caso di anoressia nervosa, in quanto privo delle oscillazioni a cui vanno soggetti i pazienti bulimici.
Fatta questa precisazione è piuttosto improbabile che, con tutti gli effetti collaterali che si accompagnano al dimagrimento, la nostra eroina se la cavi con un po' di fiacchezza e con le borse sotto agli occhi, quando l'indulgere nel provocarsi il vomito comporta rischi ben più gravi e tangibili per la salute di una persona. Infine, nella vita reale l'indecisione mostrata da Kiyo, la donna a cui Noko si rivolge per raggiungere il suo obiettivo - e di conseguenza l'unica persona a cui non dovrebbe riuscire a darla a bere - nell'intervenire avrebbe potuto costare la vita alla sua assistita. [Fine spoiler]
La psicologia dei personaggi è un altro punto dolente. Più che le idee, a Moyoco Anno sembra mancare la costanza necessaria per portare a termine quanto iniziato, come se si fosse limitata a disseminare per tutto il manga delle briciole di pane che conducono, nella maggior parte dei casi, ad un vicolo cieco. Ciò è particolarmente evidente nel caso di Mayumi, il cui conclamato odio per le cose brutte non giustifica la sua bassezza morale. Inoltre il gesto da lei compiuto verso la fine del manga va contro ogni logica: possibile che l'avversione che prova nei confronti di Noko - di cui sarebbe stato interessante assistere alla genesi - sia più forte del suo amor proprio? Quanto a Saito, il suo disagio nel rapportarsi ad un certo tipo di donne risulta più comico di quanto non dovrebbe essere in realtà.
Noko è indubbiamente un personaggio molto interessante e moderno, ma manca di una vera e propria crescita a livello psicologico: ha visto l'inferno ed è riuscita ad uscirne, ma non l'ha propriamente attraversato. È tutto ciò che posso dire in merito senza rischiare di fare degli ulteriori spoiler, e mi rendo conto che può sembrare privo di senso, ma sono certa che chi ha già letto il manga avrà capito che cosa intendo.
Il tratto di Moyoco Anno è come al solito particolarissimo, dalla dirompenza e dall'eloquenza quasi insostenibili. Il biancore estremo delle tavole, infine, è quello che ci vuole per mettere in risalto il senso di vuoto - esistenziale, fisico e sociale - che comunica il manga, mentre purtroppo la costruzione delle tavole, pur denotando un discreto intuito, risente pesantemente delle pecche presenti nella sceneggiatura.
Voto finale: 5 e mezzo, arrotondato a 6 perché mi pare giusto premiare lo sforzo di regalare al pubblico una storia attuale, delicata e soprattutto autentica come questa. Tuttavia non posso ignorare il fatto che si sarebbe potuto - e dovuto - fare di più.
Noko Hanazawa lavora come impiegata in una grossa ditta all'interno della quale è considerata, prima ancora che un'impiegata, il perfetto capro espiatorio. Anni di feroci prese in giro riguardanti le sue forme generose hanno fatto di lei una donna arrendevole e sfiduciata, disposta a passare sopra ai peggiori soprusi pur di non avere ulteriori problemi. Sfortunatamente i suoi sforzi per mantenere un basso profilo sembrano sortire l'effetto diametralmente opposto, dal momento che più si schermisce e più gli altri, in particolare la perfida Mayumi, si sentono in diritto di infierire a più non posso su lei. Priva di qualsivoglia valvola di sfogo - non ha amiche con cui uscire e confidarsi né, apparentemente, una famiglia che le possa fungere da supporto; quanto al sesso, il suo fidanzamento di lungo corso con Saito ha drasticamente inibito il desiderio sessuale di entrambi - l'infelice combatte lo stress a cui viene sottoposta ogni giorno nell'unico modo che conosce, vale a dire ingurgitando enormi quantità di cibo. Ecco quindi che, paradossalmente, la causa dei suoi mali - o perlomeno ciò che ella percepisce come tale - ne diventa al tempo stesso la cura, anche se il suo effetto si fa sempre meno duraturo.
Un giorno Noko scopre che Saito e Mayumi intrattengono una relazione alle sue spalle, ma ancora una volta le manca il coraggio di prendere la situazione di petto. Finisce così per addossarsene la colpa, convinta che il solo fatto che lui sia rimasto per tutto questo tempo al fianco di una nullità come lei lo dispensi da ogni responsabilità; da qui a giungere alla conclusione che niente di tutto ciò sarebbe accaduto se solo fosse stata più magra il passo è drammaticamente breve. Ma davvero un corpo snello è sinonimo di bellezza, di benessere e di successo?
Un intreccio tanto lineare dovrebbe essere esente da sbavature di sorta, eppure la sceneggiatura è letteralmente cosparsa di buchi di varia entità. Come se non bastasse i tentativi da parte di Moyoco Anno di ovviare a questo problema sono, in alcuni frangenti, talmente fiacchi e sbrigativi da indurre il lettore a chiedersi se ci abbia provato per davvero. La tresca tra Mayumi e Saito, ad esempio, risulta del tutto priva di un contesto credibile, così come non è chiara l'esatta funzione di personaggi come Tabata - il "punching ball di riserva" della ditta - e il vecchio Fujimoto, il cui sviluppo poggia su fondamenta tanto fragili da dare una sgradevole impressione di innaturalezza; in altre parole, di un "Deux ex machina" antropomorfo, per giunta utilizzato ben al di sotto delle sue possibilità.
Ho apprezzato, invece, le scene di fantozziana memoria ambientate nel sotterraneo della compagnia, dove vengono confinati i dipendenti ormai considerati improduttivi.
[Attenzione, possibili lievi spoiler] Se da una parte è vero che un manga non può essere considerato attendibile quanto un manuale di medicina, dall'altra liquidare una malattia tanto complessa come la bulimia a una mera alternanza di abbuffate e di sessioni di vomito autoindotto risulta quantomeno inopportuno, anche tenendo conto della brevità dell'opera. Posto che il confine tra i vari disturbi alimentari psicogeni non è sempre netto, inoltre, un calo di peso come quello di Noko risulta, per entità e continuità, più riconducibile ad un caso di anoressia nervosa, in quanto privo delle oscillazioni a cui vanno soggetti i pazienti bulimici.
Fatta questa precisazione è piuttosto improbabile che, con tutti gli effetti collaterali che si accompagnano al dimagrimento, la nostra eroina se la cavi con un po' di fiacchezza e con le borse sotto agli occhi, quando l'indulgere nel provocarsi il vomito comporta rischi ben più gravi e tangibili per la salute di una persona. Infine, nella vita reale l'indecisione mostrata da Kiyo, la donna a cui Noko si rivolge per raggiungere il suo obiettivo - e di conseguenza l'unica persona a cui non dovrebbe riuscire a darla a bere - nell'intervenire avrebbe potuto costare la vita alla sua assistita. [Fine spoiler]
La psicologia dei personaggi è un altro punto dolente. Più che le idee, a Moyoco Anno sembra mancare la costanza necessaria per portare a termine quanto iniziato, come se si fosse limitata a disseminare per tutto il manga delle briciole di pane che conducono, nella maggior parte dei casi, ad un vicolo cieco. Ciò è particolarmente evidente nel caso di Mayumi, il cui conclamato odio per le cose brutte non giustifica la sua bassezza morale. Inoltre il gesto da lei compiuto verso la fine del manga va contro ogni logica: possibile che l'avversione che prova nei confronti di Noko - di cui sarebbe stato interessante assistere alla genesi - sia più forte del suo amor proprio? Quanto a Saito, il suo disagio nel rapportarsi ad un certo tipo di donne risulta più comico di quanto non dovrebbe essere in realtà.
Noko è indubbiamente un personaggio molto interessante e moderno, ma manca di una vera e propria crescita a livello psicologico: ha visto l'inferno ed è riuscita ad uscirne, ma non l'ha propriamente attraversato. È tutto ciò che posso dire in merito senza rischiare di fare degli ulteriori spoiler, e mi rendo conto che può sembrare privo di senso, ma sono certa che chi ha già letto il manga avrà capito che cosa intendo.
Il tratto di Moyoco Anno è come al solito particolarissimo, dalla dirompenza e dall'eloquenza quasi insostenibili. Il biancore estremo delle tavole, infine, è quello che ci vuole per mettere in risalto il senso di vuoto - esistenziale, fisico e sociale - che comunica il manga, mentre purtroppo la costruzione delle tavole, pur denotando un discreto intuito, risente pesantemente delle pecche presenti nella sceneggiatura.
Voto finale: 5 e mezzo, arrotondato a 6 perché mi pare giusto premiare lo sforzo di regalare al pubblico una storia attuale, delicata e soprattutto autentica come questa. Tuttavia non posso ignorare il fatto che si sarebbe potuto - e dovuto - fare di più.
<i>"Anche se sono dimagrita, non è cambiato nulla. Come al solito, sono la più debole. Nel mondo ci sono regole che non conosco... forse sono l'unica a non saperle, è per questo che mi trovo sempre in difficoltà."</i>
<i>“Questo non è il mio corpo”</i> esprime, fin dal titolo, una profonda conoscenza della tortura psicologica e fisica che è causa, e insieme conseguenza, di un problema tanto diffuso quanto ignorato: la bulimia.
Noko è una ragazza ventenne, gentile e insicura, ingenua e remissiva, costretta a vivere una vita orribile, in una società cinica, dove viene maltrattata, insultata e discriminata per via del suo fisico.
Sì, perché Noko è una ragazza sovrappeso, circondata da amiche bellissime e false, che amano ferirla lanciandole frecciatine crudeli e criticandola per il suo aspetto, il suo carattere ed il suo atteggiamento sottomesso a tutti, del quale però si approfittano volentieri.
In tutto questo, la fragile ragazza trova conforto solo nel cibo: mangiando, Noko si sente bene, anche se tutto il resto è un incubo: e quindi mangia, mangia, e ingrassa sempre di più.
<i>"Se mangio, mi sento bene. Finché posso mangiare, è tutto a posto. Anche se tutto il resto va male."</i>
Noko si sente importante solo quando il suo fidanzato, Saito, bello e piacente ma non meno complessato, la degna di una minima attenzione fra un tradimento e l’altro che la ragazza finge di non vedere, perdonandogli qualunque prepotenza e mancanza di rispetto.
Convinta che la soluzione ad ogni suo problema sia dimagrire, Noko trova la chiave della felicità nel dimagrimento: dimagrendo tutti la rispetteranno, non avrà più complessi, nessuno la maltratterà, né la deriderà più e Saito avrà occhi solo per lei.
La spinta a dimagrire, però, diventerà presto una vera e propria ossessione che la trascinerà attraverso un circolo vizioso di abbuffate, vomito autoindotto e promesse a se stessa che non saprà più mantenere.
<b>[Attenzione, possibile spoiler]</b>Noko, raggiunto l’obiettivo che si era posta, non riuscirà più a trovare un equilibrio, comprendendo infine che la magrezza non è sinonimo di felicità e che nella vita, per quanto si possa essere snelli, attraenti e sensuali, si può essere davvero apprezzati dagli altri solo se per primi si apprezza se stessi. <b>[Fine spoiler]</b>
Il tema del manga è sicuramente insolito, per via della delicatezza dell’argomento e per la generale difficoltà a comprendere, per chi non l’ha mai sperimentato, un disturbo psicologico come quello alimentare e i meccanismi che lo governano.
Il disagio della protagonista è trattato senza crudezza, riuscendo comunque a esprimere, almeno in parte, il malessere interiore dato dalla bulimia di cui è vittima, o meglio: dalla bulimia attraverso la quale sfoga il senso di frustrazione e di impotenza da cui è schiacciata, dovendo vivere in una società basata su apparenza, pregiudizi e superficialità, tipica di quella giapponese.
Non saranno scene di vomito o gesti insani e violenti contro il proprio corpo da parte di Noko ad infastidirvi nella lettura, bensì il profondo distacco dell’autrice nel narrare per intero le vicende: la protagonista sembra odiata dalla stessa autrice, Moyoco Anno. Il tutto è amplificato da una narrazione non particolarmente accattivante e uno stile di disegno essenziale, ricco di spazi bianchi e approssimativo.
Ammirevole, invece, il realismo che caratterizza la psicologia dei personaggi, di Noko in particolare.
Il tratto, tipico dell’autrice, è delicato quanto dettagliato nella realizzazione degli sfondi, nelle ambientazioni esterne e nelle corporature femminili; ahimè è poco ispirato il character design dei personaggi secondari, ed è poco convincente la radicale trasformazione nei lineamenti facciali della protagonista (verificate voi stessi paragonando la seconda immagine qui a fianco con la sesta).
L’uso di qualche retino in più non sarebbe guastato nelle ombreggiature.
Il manga è pubblicato dalla Kappa Edizioni in un formato grande (15x21 cm), l’albo ha una rilegatura resistente ma legnosa, tale da impedire un’ampia apertura; copertine spesse e con un design essenziale quanto incisivo; iniziali pagine a colori; carta buona nella realizzazione delle chine e dei retini ma giallognola rispetto altri titoli della stessa casa editrice. Il prezzo è 9,50€.
Complessivamente è un manga particolare, forse troppo restrittivo per un tema tanto complesso e delicato: la narrazione infatti ne risente molto, accelerando bruscamente verso gli ultimi capitoli e lasciando il lettore in uno stato confusionario e distaccato.
E’ un manga freddo e spietato; un manga in cui non ci sono buoni, ma solo vittime; un manga che difficilmente attira la simpatia del lettore.
Voto complessivo: 7; consigliato principalmente a chi ha vissuto un'esperienza simile e a chi vuole conoscere un aspetto della società ampio ma ignorato.
<i>“Questo non è il mio corpo”</i> esprime, fin dal titolo, una profonda conoscenza della tortura psicologica e fisica che è causa, e insieme conseguenza, di un problema tanto diffuso quanto ignorato: la bulimia.
Noko è una ragazza ventenne, gentile e insicura, ingenua e remissiva, costretta a vivere una vita orribile, in una società cinica, dove viene maltrattata, insultata e discriminata per via del suo fisico.
Sì, perché Noko è una ragazza sovrappeso, circondata da amiche bellissime e false, che amano ferirla lanciandole frecciatine crudeli e criticandola per il suo aspetto, il suo carattere ed il suo atteggiamento sottomesso a tutti, del quale però si approfittano volentieri.
In tutto questo, la fragile ragazza trova conforto solo nel cibo: mangiando, Noko si sente bene, anche se tutto il resto è un incubo: e quindi mangia, mangia, e ingrassa sempre di più.
<i>"Se mangio, mi sento bene. Finché posso mangiare, è tutto a posto. Anche se tutto il resto va male."</i>
Noko si sente importante solo quando il suo fidanzato, Saito, bello e piacente ma non meno complessato, la degna di una minima attenzione fra un tradimento e l’altro che la ragazza finge di non vedere, perdonandogli qualunque prepotenza e mancanza di rispetto.
Convinta che la soluzione ad ogni suo problema sia dimagrire, Noko trova la chiave della felicità nel dimagrimento: dimagrendo tutti la rispetteranno, non avrà più complessi, nessuno la maltratterà, né la deriderà più e Saito avrà occhi solo per lei.
La spinta a dimagrire, però, diventerà presto una vera e propria ossessione che la trascinerà attraverso un circolo vizioso di abbuffate, vomito autoindotto e promesse a se stessa che non saprà più mantenere.
<b>[Attenzione, possibile spoiler]</b>Noko, raggiunto l’obiettivo che si era posta, non riuscirà più a trovare un equilibrio, comprendendo infine che la magrezza non è sinonimo di felicità e che nella vita, per quanto si possa essere snelli, attraenti e sensuali, si può essere davvero apprezzati dagli altri solo se per primi si apprezza se stessi. <b>[Fine spoiler]</b>
Il tema del manga è sicuramente insolito, per via della delicatezza dell’argomento e per la generale difficoltà a comprendere, per chi non l’ha mai sperimentato, un disturbo psicologico come quello alimentare e i meccanismi che lo governano.
Il disagio della protagonista è trattato senza crudezza, riuscendo comunque a esprimere, almeno in parte, il malessere interiore dato dalla bulimia di cui è vittima, o meglio: dalla bulimia attraverso la quale sfoga il senso di frustrazione e di impotenza da cui è schiacciata, dovendo vivere in una società basata su apparenza, pregiudizi e superficialità, tipica di quella giapponese.
Non saranno scene di vomito o gesti insani e violenti contro il proprio corpo da parte di Noko ad infastidirvi nella lettura, bensì il profondo distacco dell’autrice nel narrare per intero le vicende: la protagonista sembra odiata dalla stessa autrice, Moyoco Anno. Il tutto è amplificato da una narrazione non particolarmente accattivante e uno stile di disegno essenziale, ricco di spazi bianchi e approssimativo.
Ammirevole, invece, il realismo che caratterizza la psicologia dei personaggi, di Noko in particolare.
Il tratto, tipico dell’autrice, è delicato quanto dettagliato nella realizzazione degli sfondi, nelle ambientazioni esterne e nelle corporature femminili; ahimè è poco ispirato il character design dei personaggi secondari, ed è poco convincente la radicale trasformazione nei lineamenti facciali della protagonista (verificate voi stessi paragonando la seconda immagine qui a fianco con la sesta).
L’uso di qualche retino in più non sarebbe guastato nelle ombreggiature.
Il manga è pubblicato dalla Kappa Edizioni in un formato grande (15x21 cm), l’albo ha una rilegatura resistente ma legnosa, tale da impedire un’ampia apertura; copertine spesse e con un design essenziale quanto incisivo; iniziali pagine a colori; carta buona nella realizzazione delle chine e dei retini ma giallognola rispetto altri titoli della stessa casa editrice. Il prezzo è 9,50€.
Complessivamente è un manga particolare, forse troppo restrittivo per un tema tanto complesso e delicato: la narrazione infatti ne risente molto, accelerando bruscamente verso gli ultimi capitoli e lasciando il lettore in uno stato confusionario e distaccato.
E’ un manga freddo e spietato; un manga in cui non ci sono buoni, ma solo vittime; un manga che difficilmente attira la simpatia del lettore.
Voto complessivo: 7; consigliato principalmente a chi ha vissuto un'esperienza simile e a chi vuole conoscere un aspetto della società ampio ma ignorato.
Questa è la prima opera che leggo di Moyoko Anno, fumettista giapponese nata il 26/03/1971. Lei è sposata con il famoso regista Hideaki Anno (co-fondatore dello studio GAINAX). In Italia sono stati pubblicati altri suoi lavori, come Happy Mania, Tokyo Style.
Questo fumetto rientra nel genere per adulti, trattando tematiche problematiche come l'anoressia, la bulimia, l'accettazione di se stessi, le malignità in ambiente lavorativo.
La protagonista, Noko Hanazawa, lavora come office lady in una grande società e ha la caratteristica di essere obesa.
Di fronte a tutte le difficoltà che incontra si sfoga in un continuo consumo di cibo. La storia narra dei suoi rapporti da un lato con il suo ragazzo, Saito, e con le sue colleghe di lavoro dall'altro.
C'è una forte componente psicologica nei personaggi, tutti caratterizzati da qualche tipo di disequilibrio.
Il tratto è abbastanza moderno ed essenziale che si abbina bene con i fatti proposti.
<b>[Attenzione Spoiler]</b>
Alcune scelte narrative sono discutibili, come per esempio la scoperta che il signore anziano, col quale ha un rapporto sessuale occasionale, sia a capo di una grande società. Non so poi quanto sia verosimile la perdita di peso della protagonista, in un arco temporale così breve, senza che si presentino grosse ripercussioni sulla salute. Questo aspetto mi ha lasciato piuttosto perplesso, la mancanza di maggiori complicazioni e approfondimenti di tipo medico è una lacuna del volume a parer mio.
Nel complesso un manga molto orientato verso il pubblico femminile e che fotografa uno dei grossi drammi delle adolescenti di oggi. Il finale è abbastanza pessimista e freddo: la protagonista, pur avendo raggiunto il suo obiettivo, non raggiunge una vita più serena e non trova il consenso attorno a se.
<b>[Fine Spoiler]</b>
In generale è una lettura che fa riflettere ma non dà risposte, è un triste spaccato di una realtà che in molti ignorano.
Questo fumetto rientra nel genere per adulti, trattando tematiche problematiche come l'anoressia, la bulimia, l'accettazione di se stessi, le malignità in ambiente lavorativo.
La protagonista, Noko Hanazawa, lavora come office lady in una grande società e ha la caratteristica di essere obesa.
Di fronte a tutte le difficoltà che incontra si sfoga in un continuo consumo di cibo. La storia narra dei suoi rapporti da un lato con il suo ragazzo, Saito, e con le sue colleghe di lavoro dall'altro.
C'è una forte componente psicologica nei personaggi, tutti caratterizzati da qualche tipo di disequilibrio.
Il tratto è abbastanza moderno ed essenziale che si abbina bene con i fatti proposti.
<b>[Attenzione Spoiler]</b>
Alcune scelte narrative sono discutibili, come per esempio la scoperta che il signore anziano, col quale ha un rapporto sessuale occasionale, sia a capo di una grande società. Non so poi quanto sia verosimile la perdita di peso della protagonista, in un arco temporale così breve, senza che si presentino grosse ripercussioni sulla salute. Questo aspetto mi ha lasciato piuttosto perplesso, la mancanza di maggiori complicazioni e approfondimenti di tipo medico è una lacuna del volume a parer mio.
Nel complesso un manga molto orientato verso il pubblico femminile e che fotografa uno dei grossi drammi delle adolescenti di oggi. Il finale è abbastanza pessimista e freddo: la protagonista, pur avendo raggiunto il suo obiettivo, non raggiunge una vita più serena e non trova il consenso attorno a se.
<b>[Fine Spoiler]</b>
In generale è una lettura che fa riflettere ma non dà risposte, è un triste spaccato di una realtà che in molti ignorano.