Caravan Kidd
Paragonato dalla Granata Press al momento dell'uscita di “Outlanders” ad autori come Rumiko Takahashi e Tetsuo Hara, Johnji Manabe è sicuramente stato negli anni novanta del secolo scorso un autore più amato dagli editori che dai lettori italiani.
Se di “Drakuun”, pubblicato su “Manga!” di Planet Manga, devo dire che è un'opera ben fatta, “Caravan Kidd” non mi ha convinto.
Tenterò di non trattare della trama che presenta dei “bubboni” di incoerenza e inizia con il salvataggio da parte Wataru di una ragazza che, come premio, mette il collare a lui e al suo socio Babo (un personaggio che può sembrare una mascotte, ma che in realtà è infido e tutto interessato al guadagno) facendoli diventare i suoi animaletti domestici.
Mian Toris, la protagonista, una dei quattro personaggi principali, è la tipica “beautifull girl with sword” che troviamo spesso nelle opere di Manabe. Il suo personaggio è coerente ma non abbastanza forte da spiccare: nel mondo degli shonen ci sono decine di personaggi con maggior carisma. Il protagonista maschile, Wataru, è senza spina dorsale, e il suo socio, Babo, che dovrebbe essere il personaggio buffo e divertente, riesce a conquistarmi una risata solo nell'episodio in cui ritorna nella sua città. L'ultimo personaggio importante è l'imperatrice – l'antagonista – che è un cyborg proprio come Mian Toris, solo che ha scelto di ribellarsi al suo creatore e di diventare padrona di se stessa.
Gli scagnozzi dell'imperatrice hanno nomi e divise ispirate all'esercito tedesco (il nome del comandante in capo mi ricorda una poesia di Piero Calamandrei...), invece le bettole che compaiono ogni tanto, animate da strani alieni, ricordano Star Wars.
Sinceramente non mi ricordo perché l'ho comprato tutto: il prezzo, 3.300 lire, è simile a quelli della Star Comics e della Planet Manga in quel periodo, ma la Star metteva nei suoi album 128 pagine contro le 100 della Comic Art (complessive di redazionali e rubrica della posta). Forse, non leggendolo tutto di un fiato, ma mese per mese, mi ha fatto una buona impressione... Vero che la carta era di qualità migliore e ad anni di distanza a sfogliarlo non perde pagine, ma il mio voto negativo va all'opera, non al buon lavoro della casa editrice.
Se di “Drakuun”, pubblicato su “Manga!” di Planet Manga, devo dire che è un'opera ben fatta, “Caravan Kidd” non mi ha convinto.
Tenterò di non trattare della trama che presenta dei “bubboni” di incoerenza e inizia con il salvataggio da parte Wataru di una ragazza che, come premio, mette il collare a lui e al suo socio Babo (un personaggio che può sembrare una mascotte, ma che in realtà è infido e tutto interessato al guadagno) facendoli diventare i suoi animaletti domestici.
Mian Toris, la protagonista, una dei quattro personaggi principali, è la tipica “beautifull girl with sword” che troviamo spesso nelle opere di Manabe. Il suo personaggio è coerente ma non abbastanza forte da spiccare: nel mondo degli shonen ci sono decine di personaggi con maggior carisma. Il protagonista maschile, Wataru, è senza spina dorsale, e il suo socio, Babo, che dovrebbe essere il personaggio buffo e divertente, riesce a conquistarmi una risata solo nell'episodio in cui ritorna nella sua città. L'ultimo personaggio importante è l'imperatrice – l'antagonista – che è un cyborg proprio come Mian Toris, solo che ha scelto di ribellarsi al suo creatore e di diventare padrona di se stessa.
Gli scagnozzi dell'imperatrice hanno nomi e divise ispirate all'esercito tedesco (il nome del comandante in capo mi ricorda una poesia di Piero Calamandrei...), invece le bettole che compaiono ogni tanto, animate da strani alieni, ricordano Star Wars.
Sinceramente non mi ricordo perché l'ho comprato tutto: il prezzo, 3.300 lire, è simile a quelli della Star Comics e della Planet Manga in quel periodo, ma la Star metteva nei suoi album 128 pagine contro le 100 della Comic Art (complessive di redazionali e rubrica della posta). Forse, non leggendolo tutto di un fiato, ma mese per mese, mi ha fatto una buona impressione... Vero che la carta era di qualità migliore e ad anni di distanza a sfogliarlo non perde pagine, ma il mio voto negativo va all'opera, non al buon lavoro della casa editrice.
In un mondo lontano esiste una federazione galattica che ha provveduto a una classificazione dei vari pianeti esistenti attribuendo ad ognuno un valore. Il pianeta su cui si svolgono le vicende si trova, chiaramente, all'ultimo posto; e se questo non significa distruzione significa certamente “sfruttamento”. Gli abitanti sono del tutto all'oscuro del gramo posto occupato nell'universo ma si trovano assoggettati ad un impero la cui guida, Shion, è un cyborg inviato dalla federazione al fine di prosciugare il pianeta da ogni forma di energia disponibile. Shion però malfunziona e comincia a covare desideri di ribellione; questa eventualità è ben nota alla federazione, che aveva adottato come contromisura la presenza di altri cyborg che sarebbero entrati in funzione per distruggere l'anomalia. Una di queste è Mian Toris che, accompagnato dalle sue due bestioline, compirà un lungo viaggio verso la capitale dell'impero per sconfiggere Shion. Le bestioline di Mian, però, non sono un cane o un gatto: sono invece due persone raccattate durante un suo combattimento e da lei unilateralmente destinate a questo scopo. Le due persone in oggetto sono un Wataru, un essere umano senza nessuna qualità se non un gran coraggio qua e là, e Babo, la cui razza è conosciuta da tutti come composta da mercanti senza scrupoli, di cui Babo fa degnamente parte.
La trama di Caravan Kidd in realtà non è un granché; niente di orribile, ma neanche niente di così originale. Ciò che però fa decollare questo anime è la caratterizzazione, davvero ben riuscita, dei personaggi, che svolgono magnificamente il loro ruolo tragicomico. Babo, in particolare, è una vera chicca e le sue uscite suscitano sempre grande ilarità (“Wataru sei ancora vivo? Addio soldi dall'assicurazione sulla tua vita”).
Così una valutazione da sufficienza scarsa si trasforma in una molto migliore. Ancora oggi, a distanza di molti anni, lo rileggo con enorme piacere e ciò da sé è una motivazione più che valida al mio voto.
La trama di Caravan Kidd in realtà non è un granché; niente di orribile, ma neanche niente di così originale. Ciò che però fa decollare questo anime è la caratterizzazione, davvero ben riuscita, dei personaggi, che svolgono magnificamente il loro ruolo tragicomico. Babo, in particolare, è una vera chicca e le sue uscite suscitano sempre grande ilarità (“Wataru sei ancora vivo? Addio soldi dall'assicurazione sulla tua vita”).
Così una valutazione da sufficienza scarsa si trasforma in una molto migliore. Ancora oggi, a distanza di molti anni, lo rileggo con enorme piacere e ciò da sé è una motivazione più che valida al mio voto.
Manga molto divertente che riflette l'atmosfera dei manga anni '80. Nel leggere questa storia sembra di rivedere le situazioni di manga come Lamù, infatti Manabe possiede uno stile molto vicino alla Takahashi sia nei disegni che nel modo di raccontare la storia.
L'ambientazione però può ricordare maggiormente quella dei manga di Toriyama con la presenza di tanti animaletti antropomorfi decisamente bizzarri, tra cui Babo (e la sua razza) che risulta decisamente il personaggio più esilarante di tutta la vicenda.
Mi sono avvicinato a questo manga con un acquisto decisamente scontato e devo dire che ne è valsa la pena, la storia è "on the road", basata per lo più su episodi autoconclusivi inseriti in un contesto molto più ampio.
Ci sono anche degli interessanti colpi di scena sulla natura dell'impero nemico, dell'antagonista che potrebbero dar vita a spunti per altri manga.
Il punto di forza comunque sta nella vis comica dei protagonisti, un gruppo decisamente eterogeneo ma interessante.
Concludendo non è certamente un capolavoro, ma la storia è carina, i disegni pure, i personaggi simpatici quindi una lettura la merita davvero.
L'ambientazione però può ricordare maggiormente quella dei manga di Toriyama con la presenza di tanti animaletti antropomorfi decisamente bizzarri, tra cui Babo (e la sua razza) che risulta decisamente il personaggio più esilarante di tutta la vicenda.
Mi sono avvicinato a questo manga con un acquisto decisamente scontato e devo dire che ne è valsa la pena, la storia è "on the road", basata per lo più su episodi autoconclusivi inseriti in un contesto molto più ampio.
Ci sono anche degli interessanti colpi di scena sulla natura dell'impero nemico, dell'antagonista che potrebbero dar vita a spunti per altri manga.
Il punto di forza comunque sta nella vis comica dei protagonisti, un gruppo decisamente eterogeneo ma interessante.
Concludendo non è certamente un capolavoro, ma la storia è carina, i disegni pure, i personaggi simpatici quindi una lettura la merita davvero.