Island
Ho deciso di leggere questo "Island" di In-Wan Youn spinto dalle buone recensioni e una trama horror che sembrava interessante, ma purtroppo mi sento di bocciarlo sotto tutti i punti di vista dopo soli tre volumi. Dopo diciassette capitoli di noia totale (in circa sei mesi) non sono riuscito a continuare e l'ho droppato.
La trama da cui prende il via la storia è semplice: una ragazza ricchissima viene trasferita in un posto sperduto a fare l'insegnante per volere del padre. L'isola sperduta nella quale si trova però è popolata da spiriti maligni (e non solo). Mentre uno di questi sta per ucciderla interviene un pericolosissimo e spietatissimo assassino che la salva e accetta di proteggerla sotto pagamento di somme di denaro esorbitanti. Da qua inizia una carneficina di demoni per mano di questo fantomatico assassino, senza però seguire una trama precisa, quasi che ogni piccola mini saga (circa due, tre o quattro capitoli) sia fine a se stessa.
Quando la mia voglia di continuare questo manga era arrivata quasi a zero è stato introdotto un nuovo personaggio, anche lui in grado di uccidere questi demoni, ma dopo pochi capitoli non ho avuto la pazienza di approfondire la sua conoscenza dato che il copione era sempre lo stesso: demone arrabbiato, lotta e sua sconfitta.
Il fatto di non aver trovato una parvenza di trama, e il poco spessore degli unici personaggi che compaiono per più di tre capitoli di fila (la ragazza ed il suo personale assassino) hanno contribuito alla decisione di droppare "Island". Miho sembra una dura, ma non essendo caratterizzata in maniera decente non si sa che pensare di lei, mentre l'assassino sembra interessato solo ai soldi e ai demoni, dando l'impressione che la sua vita non abbia altro significato che uccidere esseri e diventare ricchissimo. Questa strana coppia è improponibile a mio avviso e le loro poche conversazioni rasentano il ridicolo.
I disegni non sono male, ma nemmeno memorabili, anche se forse dopo tutta la pochezza presente sono forse l'unica nota positiva di tutta l'opera.
Forse è solo il mio gusto personale, forse non ho capito il significato dell'opera o forse non ho avuto abbastanza pazienza, ma Island per me non vale più di un 4 tondo tondo.
La trama da cui prende il via la storia è semplice: una ragazza ricchissima viene trasferita in un posto sperduto a fare l'insegnante per volere del padre. L'isola sperduta nella quale si trova però è popolata da spiriti maligni (e non solo). Mentre uno di questi sta per ucciderla interviene un pericolosissimo e spietatissimo assassino che la salva e accetta di proteggerla sotto pagamento di somme di denaro esorbitanti. Da qua inizia una carneficina di demoni per mano di questo fantomatico assassino, senza però seguire una trama precisa, quasi che ogni piccola mini saga (circa due, tre o quattro capitoli) sia fine a se stessa.
Quando la mia voglia di continuare questo manga era arrivata quasi a zero è stato introdotto un nuovo personaggio, anche lui in grado di uccidere questi demoni, ma dopo pochi capitoli non ho avuto la pazienza di approfondire la sua conoscenza dato che il copione era sempre lo stesso: demone arrabbiato, lotta e sua sconfitta.
Il fatto di non aver trovato una parvenza di trama, e il poco spessore degli unici personaggi che compaiono per più di tre capitoli di fila (la ragazza ed il suo personale assassino) hanno contribuito alla decisione di droppare "Island". Miho sembra una dura, ma non essendo caratterizzata in maniera decente non si sa che pensare di lei, mentre l'assassino sembra interessato solo ai soldi e ai demoni, dando l'impressione che la sua vita non abbia altro significato che uccidere esseri e diventare ricchissimo. Questa strana coppia è improponibile a mio avviso e le loro poche conversazioni rasentano il ridicolo.
I disegni non sono male, ma nemmeno memorabili, anche se forse dopo tutta la pochezza presente sono forse l'unica nota positiva di tutta l'opera.
Forse è solo il mio gusto personale, forse non ho capito il significato dell'opera o forse non ho avuto abbastanza pazienza, ma Island per me non vale più di un 4 tondo tondo.
Pubblicato dalla "Enterbrain", casa editrice giapponese, Island è, però, un manga partorito dalla mente di due artisti coreani, e cioè In-Wan Youn per la storia e Kyung-Il Yang per i disegni. E' questa una premessa d'obbligo in quanto, mai come in questo caso, stabilire la paternità di questo titolo è fondamentale per comprenderne anche il contenuto, che si dimostrerà essere molto più complesso di quanto i primi volumetti lasciavano immaginare.
In effetti questo manga può essere diviso facilmente in due parti. La prima è una banalissima storia di spiriti, monaci ed esorcisti: Miho è la figlia di un ricchissimo uomo d'affari coreano che, al fine di forgiarne il carattere, le procura un lavoro come insegnante su un'isola sperduta. Arrivata sul posto, la ragazza dovrà subito fare i conti con una realtà molto diversa rispetto a quella che si aspettava: l'isola è invasa da migliaia di spettri che le daranno costantemente la caccia. A sua difesa si pone Vaan, un misterioso personaggio dall'animo non proprio nobile ma in grado di annientare questi spiriti con la sua magia; costui si rivelerà essere poi una specie di monaco buddhista.
Seppur arricchita da altri personaggi molto interessanti, la storia non è davvero nulla di originale e, nonostante non si riveli essere mai troppo noioso si ha netta la sensazione che la pazienza dello spettatore sia destinata ad esaurirsi in breve tempo (specie per gli occidentali, poco avvezzi alle varie culture religiose orientali).
Improvvisamente, però, la trama cambia completamente: gli spiriti che infestavano l'isola sembrano scomparire del tutto e se è vero che i vari monaci restano (anzi aumentano di numero), la loro funzione all'interno della storia cambia in modo davvero inaspettato, trasformandosi da maestri del culto in veri e propri investigatori. Ed è proprio qui che la provenienza dei due autori diviene rilevante, esattamente come avevo preannunciato all'inizio: nella seconda parte, infatti, Island parla di storia, quella con la "S" maiuscola.
La narrazione, in sostanza, si sposta sulla descrizione del risentimento che i coreani nutrono ancora oggi per i crimini di guerra posti in essere dall'esercito giapponese durante la seconda mondiale. Vengono, in particolare, ricordati gli orrori dell'unità 731, una specie di centro di ricerca composto da autentici macellai e di cui, oltre ai coreani, hanno dovuto far le spese anche civili russi e cinesi durante gli anni dell'occupazione nipponica.
L'amarezza dei due autori è evidente, soprattutto in relazione al fatto che queste vittime non hanno goduto nemmeno della magra consolazione di una giustizia o di un ricordo postumo: questi drammatici eventi, infatti, verranno nascosti all'opinione pubblica e gli scienziati, al pari di quelli nazisti, verranno difesi e nascosti dalle potenze vincitrici interessate ai risultati delle loro scellerate ricerche.
E non mi ha per nulla convinto il finale "buonista" scelto, secondo cui il riconoscimento ufficiale delle responsabilità giapponesi e le conseguenti scuse ufficiali avrebbero finalmente posto fine a questo ormai secolare risentimento. A mio avviso i due autori lo ritengono certamente come un passo necessario e imprescindibile; ma avverto un certo pessimismo di fondo sul fatto che ritengano tale passo anche sufficiente.
Tornando al manga in sé non si può certo considerare questo "Island" come un capolavoro; ma in virtù della sua funzione informativa e per aver rappresentato un modo, piccolissimo senza dubbio ma non per questo privo d'importanza, per ricordare delle vittime innocenti delle barbarie dell'uomo, la mia valutazione complessiva non può non essere che positiva.
In effetti questo manga può essere diviso facilmente in due parti. La prima è una banalissima storia di spiriti, monaci ed esorcisti: Miho è la figlia di un ricchissimo uomo d'affari coreano che, al fine di forgiarne il carattere, le procura un lavoro come insegnante su un'isola sperduta. Arrivata sul posto, la ragazza dovrà subito fare i conti con una realtà molto diversa rispetto a quella che si aspettava: l'isola è invasa da migliaia di spettri che le daranno costantemente la caccia. A sua difesa si pone Vaan, un misterioso personaggio dall'animo non proprio nobile ma in grado di annientare questi spiriti con la sua magia; costui si rivelerà essere poi una specie di monaco buddhista.
Seppur arricchita da altri personaggi molto interessanti, la storia non è davvero nulla di originale e, nonostante non si riveli essere mai troppo noioso si ha netta la sensazione che la pazienza dello spettatore sia destinata ad esaurirsi in breve tempo (specie per gli occidentali, poco avvezzi alle varie culture religiose orientali).
Improvvisamente, però, la trama cambia completamente: gli spiriti che infestavano l'isola sembrano scomparire del tutto e se è vero che i vari monaci restano (anzi aumentano di numero), la loro funzione all'interno della storia cambia in modo davvero inaspettato, trasformandosi da maestri del culto in veri e propri investigatori. Ed è proprio qui che la provenienza dei due autori diviene rilevante, esattamente come avevo preannunciato all'inizio: nella seconda parte, infatti, Island parla di storia, quella con la "S" maiuscola.
La narrazione, in sostanza, si sposta sulla descrizione del risentimento che i coreani nutrono ancora oggi per i crimini di guerra posti in essere dall'esercito giapponese durante la seconda mondiale. Vengono, in particolare, ricordati gli orrori dell'unità 731, una specie di centro di ricerca composto da autentici macellai e di cui, oltre ai coreani, hanno dovuto far le spese anche civili russi e cinesi durante gli anni dell'occupazione nipponica.
L'amarezza dei due autori è evidente, soprattutto in relazione al fatto che queste vittime non hanno goduto nemmeno della magra consolazione di una giustizia o di un ricordo postumo: questi drammatici eventi, infatti, verranno nascosti all'opinione pubblica e gli scienziati, al pari di quelli nazisti, verranno difesi e nascosti dalle potenze vincitrici interessate ai risultati delle loro scellerate ricerche.
E non mi ha per nulla convinto il finale "buonista" scelto, secondo cui il riconoscimento ufficiale delle responsabilità giapponesi e le conseguenti scuse ufficiali avrebbero finalmente posto fine a questo ormai secolare risentimento. A mio avviso i due autori lo ritengono certamente come un passo necessario e imprescindibile; ma avverto un certo pessimismo di fondo sul fatto che ritengano tale passo anche sufficiente.
Tornando al manga in sé non si può certo considerare questo "Island" come un capolavoro; ma in virtù della sua funzione informativa e per aver rappresentato un modo, piccolissimo senza dubbio ma non per questo privo d'importanza, per ricordare delle vittime innocenti delle barbarie dell'uomo, la mia valutazione complessiva non può non essere che positiva.
Ma che cosa è 'sta roba?! Io proprio non capisco come possa essere così lodato dai miei amici che me l'hanno consigliato. I protagonisti sono tutti antipatici, lei poi è oscena. La trama è inutile: una tipa ricca arriva su un'isola maledetta e dei mostri vogliono ucciderla, allora lei decide di pagare un killer che sa praticare la magia conosciuto per caso per proteggerla. E lui vuole anche un casino di soldi! Va bene essere ricchi, ma questa gnocca al terzo volume dovrebbe già abitare sotto un ponte cavolo! Neanche le sequenze di combattimento sono fatte bene. Più di così non so che dire. I disegni non sono male. Basta, va bene così. Io lo sconsiglio, poi fate come volete.
Miho, una splendida ragazza dal carattere molto forte (forse anche un po' troppo forte), viene mandata dal padre, un potente uomo d'affari, a gestire delle faccende lavorative in un'isola Coreana non troppo distante dai confini Giapponesi. Quest'isola ha una rinomata storia composta da "miti e leggende" riguardanti demoni e affini che ne infestano le terre. Sin troppo presto la protagonista sarà costretta a rendersi conto conto che proprio di "leggende" non si tratta. Sul suo cammino incontrerà un personaggio a dir poco misterioso, inquietante e controverso che ha le potenzialità per poterla difendere (rigorosamente sotto compenso) da qualunque demone le si possa prospettare dinnanzi, ma di lui stesso non si può certo parlare in termini rassicuranti, una sola parola al posto sbagliato e da difensore potrebbe tramutarsi facilmente in carnefice della giovane.
Veramente molto bella la caratterizzazione di tutti i personaggi principali, che non mancheranno di stupire il lettore con diversi colpi di scena, affascinante il tratto del disegno, molto belli i combattimenti, ottima anche la trama, parecchio appassionante e abbastanza profonda seppur vagamente "tediata" da alcune fasi narrative incentrate sul dialogo e sulla descrizione di fatti storici più o meno verosimili; ma è anche questo che fa da collante rendendo la trama solida e con un certo spessore!
Apprezzabile anche il finale, per quanto si tratti di un finale "aperto". Del resto, come da nota degli stessi autori a conclusione del settimo e ultimo volumetto, si sarebbe dovuto trattare di un "arrivederci e non di un addio", questione di poco tempo o al massimo di un paio di annetti, fatto sta che di anni ormai ne sono passati una decina e notizie di un eventuale seguito non ci sono mai state, un vero peccato. Fermo restando che il suddetto finale "aperto" può essere già considerato assai migliore di tanti altri sedicenti finali "definitivi", sarebbe stato davvero bello poter ritornare ancora su un'opera di questo spessore. Come si dice? La speranza è l'ultima a morire!
Mi sento di consigliarlo vivamente a chiunque possa essere vagamente interessato a questo genere, ma non solo a loro. Il sottoscritto per esempio raramente vede di buon occhio opere come questa, con componenti splatter e mostri di vario tipo, tuttavia con Island è stato subito "amore".
Si tratta di un'edizione Flashbook, quindi ben curata, con una bella sovraccopertina e una buona qualità di stampa, solo sette volumetti e credo siano ancora facili da reperire. Il costo non era dei più bassi (5.90 euro), ma credo li valga tutti.
Veramente molto bella la caratterizzazione di tutti i personaggi principali, che non mancheranno di stupire il lettore con diversi colpi di scena, affascinante il tratto del disegno, molto belli i combattimenti, ottima anche la trama, parecchio appassionante e abbastanza profonda seppur vagamente "tediata" da alcune fasi narrative incentrate sul dialogo e sulla descrizione di fatti storici più o meno verosimili; ma è anche questo che fa da collante rendendo la trama solida e con un certo spessore!
Apprezzabile anche il finale, per quanto si tratti di un finale "aperto". Del resto, come da nota degli stessi autori a conclusione del settimo e ultimo volumetto, si sarebbe dovuto trattare di un "arrivederci e non di un addio", questione di poco tempo o al massimo di un paio di annetti, fatto sta che di anni ormai ne sono passati una decina e notizie di un eventuale seguito non ci sono mai state, un vero peccato. Fermo restando che il suddetto finale "aperto" può essere già considerato assai migliore di tanti altri sedicenti finali "definitivi", sarebbe stato davvero bello poter ritornare ancora su un'opera di questo spessore. Come si dice? La speranza è l'ultima a morire!
Mi sento di consigliarlo vivamente a chiunque possa essere vagamente interessato a questo genere, ma non solo a loro. Il sottoscritto per esempio raramente vede di buon occhio opere come questa, con componenti splatter e mostri di vario tipo, tuttavia con Island è stato subito "amore".
Si tratta di un'edizione Flashbook, quindi ben curata, con una bella sovraccopertina e una buona qualità di stampa, solo sette volumetti e credo siano ancora facili da reperire. Il costo non era dei più bassi (5.90 euro), ma credo li valga tutti.
Manwha assolutamente da avere. Island è la fusione tra azione, sovrannaturale e grottesco, senza lasciarsi sfuggire anche una solida trama avvincente e una sua morale.
Non manca niente, in pratica.
Miho è la protagonista di quest'opera. Una ragazza di 24 anni che decide di cambiare vita e grazie al padre, un ricco industriale, trova un posto come insegnante di etica in un'isola a sud della Corea.
Appena giunta su quest'isola, Miho si troverà a faccia a faccia con un autentico Demone. A salvarla giungerà il sinistro e tenebroso Vaan. La trama verterà inizialmente sul loro strano rapporto "lavorativo", finché poi arriveranno nuovi e interessanti personaggi, come l'esorcista John e i quattro detective Giapponesi che fanno uso di strane tecniche soprannaturali, come la necromanzia, lo sciamanesimo ed esoterismo buddhista. Intanto, pian piano si scopre il losco passato di Vaan, che sembra sempre di meno un essere umano...
Disegni perfetti per il tipo di storia, realistici e schietti, senza troppi fronzoli. Personaggi studiati e portati avanti con estrema precisione, tracciando profili interessanti che fanno affezionare a tutti i personaggi, anche se in contrasto tra loro. Finale sempre incerto, con diversi colpi di scena che sanno emozionare e stupire.
Ho preso questo Manwha un po' scettico, ma ogni volta che finivo un numero correvo a prendermene un altro, fino al fatidico settimo e ultimo numero. Assolutamente coinvolgente e scorrevole.
Ho gradito molto la morale che serpeggia tra le pagine, fino a prendere forma autentica nel finale. Pollice alzato per quest'opera.
Do un nove e non un dieci semplicemente perché non regge il confronto con altri "big" da dieci, come Berserk o simili. Inoltre una piccola critica va anche al finale, a mio parere troppo sbrigativo e poco curato. Il voto reale sarebbe un 9 meno!
Non manca niente, in pratica.
Miho è la protagonista di quest'opera. Una ragazza di 24 anni che decide di cambiare vita e grazie al padre, un ricco industriale, trova un posto come insegnante di etica in un'isola a sud della Corea.
Appena giunta su quest'isola, Miho si troverà a faccia a faccia con un autentico Demone. A salvarla giungerà il sinistro e tenebroso Vaan. La trama verterà inizialmente sul loro strano rapporto "lavorativo", finché poi arriveranno nuovi e interessanti personaggi, come l'esorcista John e i quattro detective Giapponesi che fanno uso di strane tecniche soprannaturali, come la necromanzia, lo sciamanesimo ed esoterismo buddhista. Intanto, pian piano si scopre il losco passato di Vaan, che sembra sempre di meno un essere umano...
Disegni perfetti per il tipo di storia, realistici e schietti, senza troppi fronzoli. Personaggi studiati e portati avanti con estrema precisione, tracciando profili interessanti che fanno affezionare a tutti i personaggi, anche se in contrasto tra loro. Finale sempre incerto, con diversi colpi di scena che sanno emozionare e stupire.
Ho preso questo Manwha un po' scettico, ma ogni volta che finivo un numero correvo a prendermene un altro, fino al fatidico settimo e ultimo numero. Assolutamente coinvolgente e scorrevole.
Ho gradito molto la morale che serpeggia tra le pagine, fino a prendere forma autentica nel finale. Pollice alzato per quest'opera.
Do un nove e non un dieci semplicemente perché non regge il confronto con altri "big" da dieci, come Berserk o simili. Inoltre una piccola critica va anche al finale, a mio parere troppo sbrigativo e poco curato. Il voto reale sarebbe un 9 meno!