Ginga densetsu Weed Gaiden
“Ginga densetsu Weed Gaiden” è un volume unico realizzato da Yoshihiro Takahashi nel 2001. Il titolo rischia in parte di essere fuorviante, visto che dei vari capitoli contenuti nell’albo, soltanto il primo, con protagonista il piccolo Mer, ha effettivamente a che fare con “Ginga densetsu Weed”, mentre le altre sono storie del tutto autonome e indipendenti.
In generale si tratta di storie che fanno leva su una componente fortemente emotiva, con delle vicende spesso drammatiche e malinconiche. Fa eccezione il primo capitolo, che in un certo senso è possibile definire come un breve episodio spin-off/parallel della serie principale. Evitabilissimo, ma sommariamente carino. Gli altri sono racconti più profondi e originali, anche se devo ammettere che ogni tanto spunta fuori qualche cliché un po’ ridondante, almeno per coloro che già hanno letto altre opere dell’autore prima di questa. Il disegno per me è sempre ottimo, cosi come le splendide ambientazioni naturali.
Complessivamente quelli contenuti in “Ginga densetsu Weed Gaiden” sono dei racconti interessanti, ma dimenticabili, indubbiamente apprezzabili per gli amanti dell’autore e della saga di “Ginga”, ma poco appetibili per tutti gli altri. Vale sicuramente la pena dagli un’opportunità, senza però farsi aspettative irrealistiche.
In generale si tratta di storie che fanno leva su una componente fortemente emotiva, con delle vicende spesso drammatiche e malinconiche. Fa eccezione il primo capitolo, che in un certo senso è possibile definire come un breve episodio spin-off/parallel della serie principale. Evitabilissimo, ma sommariamente carino. Gli altri sono racconti più profondi e originali, anche se devo ammettere che ogni tanto spunta fuori qualche cliché un po’ ridondante, almeno per coloro che già hanno letto altre opere dell’autore prima di questa. Il disegno per me è sempre ottimo, cosi come le splendide ambientazioni naturali.
Complessivamente quelli contenuti in “Ginga densetsu Weed Gaiden” sono dei racconti interessanti, ma dimenticabili, indubbiamente apprezzabili per gli amanti dell’autore e della saga di “Ginga”, ma poco appetibili per tutti gli altri. Vale sicuramente la pena dagli un’opportunità, senza però farsi aspettative irrealistiche.
Nonostante il titolo, Ginga Densetsu Weed Gaiden ha ben poco in comune con la grande saga di cui porta il nome. Si tratta invece di un volume antologico che raccoglie quattro storie brevi (rispettivamente di uno, due, due e un capitolo a testa) del suo autore Yoshihiro Takahashi.
L’unico trait d’union fra questo volume e la saga Ginga Densetsu sta nel primo dei racconti presentati, “Il viaggio di Mel”, che ha come protagonista per l’appunto Mel, un cagnolino che figurava fra i protagonisti del suddetto Ginga Densetsu Weed.
In questa storia breve, vedremo Mel impegnato in un lungo viaggio dalla città ai monti Ou, dove spera di ricongiungersi con l'amico Weed, ma un piccolo incidente di percorso lo porterà a scontrarsi con un duo di evasi di prigione che seminano il panico per le strade e con la banda dei Seigi Dogs, un gruppo di cani atti alla protezione dei loro padroni umani.
Segue poi “Lonely Ron”, la storia di un cane gigantesco e fifone, che, fuggito dalla casa dei padroni per assaporare la libertà, farà amicizia con un coraggioso e tormentato randagio dal quale apprenderà come vivere con coraggio.
Il terzo racconto, “L’uragano di Shion”, segue le vicende di Kenta, un bambino frignone e vittima di bullismo, che prenderà coraggio dall’incontro con un cucciolo randagio a cui darà nome Shion .
La quarta storia, “Hanako”, è invece un racconto autobiografico dell’autore, che narra non soltanto del suo rapporto con i cani e i territori montuosi della prefettura di Akita, ma anche della convivenza con Hanako, una cagna ibrida in parte lupo che si trovò a portare a casa dall’America.
Si sarà capito, dato l’elevato numero di volte che ho riportato questa parola, che l’argomento principale di Ginga Densetsu Weed Gaiden sono i cani. Del resto, come ci spiega l’ultimo racconto, Yoshihiro Takahashi è nato e cresciuto nella prefettura di Akita, dove veder girare cani da caccia è la norma, e inoltre fra i suoi antenati figura un leggendario addestratore di cani. È quindi destino che lui sia diventato un mangaka che tratti di cani e di animali nelle sue storie, storie che riescono sempre a colpire il lettore grazie a uno stile di disegno particolarissimo, capace di ritrarre in maniera efficace ed espressiva differenti razze canine e di dipingere una vasta varietà di paesaggi e ambientazioni sempre con grande realismo.
I temi delle sue storie, come quelle presenti in questa raccolta, sono la scoperta di sé stessi, la crescita personale, il coraggio, un ambivalente rapporto di amore, fedeltà e ricerca di indipendenza fra l’uomo e il cane, una rappresentazione dell’infanzia che mostra giochi all’aria aperta insieme a cuccioli e animali, ma soprattutto quello che Jack London chiamerebbe “il richiamo della foresta”, ossia un anelito alla libertà, una ricerca di sé stessi attraverso il ritorno alla natura, a primordiali sentimenti di autoaffermazione.
Il lettore rimane incantato da questo mondo fatto di personaggi canini che ragionano in tutto e per tutto come gli umani pur rimanendo comunque cani e assecondando perfettamente la loro natura. Le storie di Yoshihiro Takahashi riescono a colpire nel profondo, mostrando un grandissimo amore per la natura, gli animali, i cani e il proprio paese, con le sue leggende, storie e tradizioni, a volte un po’ barbare (come la caccia degli orsi e l’allevamento di cani da caccia nei monti Ou di Akita) ma comunque ammantate di una sorta di spiritualità di fondo, quando non addirittura di metafore (si veda ad esempio il parallelo religioso fra il monte Sion e il cagnolino Shion, che in giapponese si pronuncia allo stesso modo del mitico luogo sacro), che riescono sempre ad affascinare chi legge.
Chi conosce Yoshihiro Takahashi e le sue opere ritroverà in questa raccolta molti temi cari all’autore. Se, da un lato, è vero che per un lettore avvezzo alla saga Ginga Densetsu le storie presenti in questo volume perderanno un po’ in originalità, dall’altro si dimostreranno l’ennesima conferma del grande talento del maestro Takahashi e dell’altrettanto grande amore che ha per la natura e gli animali. Sarà quindi impossibile non rimanere colpiti dall’ultimo racconto, che metterà finalmente a nudo i sentimenti di quest’uomo che continua a disegnare cani da trent’anni, e adesso ne scopriamo finalmente il perché.
L’unico trait d’union fra questo volume e la saga Ginga Densetsu sta nel primo dei racconti presentati, “Il viaggio di Mel”, che ha come protagonista per l’appunto Mel, un cagnolino che figurava fra i protagonisti del suddetto Ginga Densetsu Weed.
In questa storia breve, vedremo Mel impegnato in un lungo viaggio dalla città ai monti Ou, dove spera di ricongiungersi con l'amico Weed, ma un piccolo incidente di percorso lo porterà a scontrarsi con un duo di evasi di prigione che seminano il panico per le strade e con la banda dei Seigi Dogs, un gruppo di cani atti alla protezione dei loro padroni umani.
Segue poi “Lonely Ron”, la storia di un cane gigantesco e fifone, che, fuggito dalla casa dei padroni per assaporare la libertà, farà amicizia con un coraggioso e tormentato randagio dal quale apprenderà come vivere con coraggio.
Il terzo racconto, “L’uragano di Shion”, segue le vicende di Kenta, un bambino frignone e vittima di bullismo, che prenderà coraggio dall’incontro con un cucciolo randagio a cui darà nome Shion .
La quarta storia, “Hanako”, è invece un racconto autobiografico dell’autore, che narra non soltanto del suo rapporto con i cani e i territori montuosi della prefettura di Akita, ma anche della convivenza con Hanako, una cagna ibrida in parte lupo che si trovò a portare a casa dall’America.
Si sarà capito, dato l’elevato numero di volte che ho riportato questa parola, che l’argomento principale di Ginga Densetsu Weed Gaiden sono i cani. Del resto, come ci spiega l’ultimo racconto, Yoshihiro Takahashi è nato e cresciuto nella prefettura di Akita, dove veder girare cani da caccia è la norma, e inoltre fra i suoi antenati figura un leggendario addestratore di cani. È quindi destino che lui sia diventato un mangaka che tratti di cani e di animali nelle sue storie, storie che riescono sempre a colpire il lettore grazie a uno stile di disegno particolarissimo, capace di ritrarre in maniera efficace ed espressiva differenti razze canine e di dipingere una vasta varietà di paesaggi e ambientazioni sempre con grande realismo.
I temi delle sue storie, come quelle presenti in questa raccolta, sono la scoperta di sé stessi, la crescita personale, il coraggio, un ambivalente rapporto di amore, fedeltà e ricerca di indipendenza fra l’uomo e il cane, una rappresentazione dell’infanzia che mostra giochi all’aria aperta insieme a cuccioli e animali, ma soprattutto quello che Jack London chiamerebbe “il richiamo della foresta”, ossia un anelito alla libertà, una ricerca di sé stessi attraverso il ritorno alla natura, a primordiali sentimenti di autoaffermazione.
Il lettore rimane incantato da questo mondo fatto di personaggi canini che ragionano in tutto e per tutto come gli umani pur rimanendo comunque cani e assecondando perfettamente la loro natura. Le storie di Yoshihiro Takahashi riescono a colpire nel profondo, mostrando un grandissimo amore per la natura, gli animali, i cani e il proprio paese, con le sue leggende, storie e tradizioni, a volte un po’ barbare (come la caccia degli orsi e l’allevamento di cani da caccia nei monti Ou di Akita) ma comunque ammantate di una sorta di spiritualità di fondo, quando non addirittura di metafore (si veda ad esempio il parallelo religioso fra il monte Sion e il cagnolino Shion, che in giapponese si pronuncia allo stesso modo del mitico luogo sacro), che riescono sempre ad affascinare chi legge.
Chi conosce Yoshihiro Takahashi e le sue opere ritroverà in questa raccolta molti temi cari all’autore. Se, da un lato, è vero che per un lettore avvezzo alla saga Ginga Densetsu le storie presenti in questo volume perderanno un po’ in originalità, dall’altro si dimostreranno l’ennesima conferma del grande talento del maestro Takahashi e dell’altrettanto grande amore che ha per la natura e gli animali. Sarà quindi impossibile non rimanere colpiti dall’ultimo racconto, che metterà finalmente a nudo i sentimenti di quest’uomo che continua a disegnare cani da trent’anni, e adesso ne scopriamo finalmente il perché.