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Jack4568012

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
Un'opera autobiografica fuori dagli schemi che racconta la storia dei "giorni matti" di Hideo Azuma, l'idea di disegnare la sua opera in stile gag manga è geniale, nonostante i fatti riportati siano tutt'altro che leggeri.
Il fumetto è diviso essenzialmente in tre parti, nella prima si parla della vita da clochard del fumettista, la seconda tratta del suo ritorno nella società e dei suoi lavori, mentre la terza ci racconta della sua esperienza in una casa di recupero.
Questa autobiografia fa luce su numerose fasce di popolazione che solitamente si tenta di nascondere all'opinione pubblica e ci racconta senza peli sulla lingua come le persone più bisognose o dipendenti da alcool cercano di sopravvivere nel migliore delle proprie opportunità. Durante il racconto di alcuni aneddoti si ci potrebbe anche concedere ad una risata non maliziosa, probabilmente data dai disegni prettamente satirici, che però si ferma all'istante data la compressione di ciò che sta accadendo.
Questo fumetto è molto importante anche per la compressione del mondo editoriale giapponese, che spesso purtroppo sfrutta sino allo sfinimento coloro che vi lavorano, costringendoli a fuggire o sparire o semplicemente piegarsi al loro volere.


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Mesciupippi

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8,5
Racconto straziante, interessante la scelta di Azuma di disegnarlo come se fosse un gag manga, un'ottimo modo per alleggerire il racconto.
La complessità con cui tratta temi come la vita dei clochard, la dipendenza da alcool, e la follia del mondo del lavoro giapponese è magistrale, il fatto che il tutto sia successo veramente nella vita dell'autore lo rende la perfezione assoluta.
Una storia così cruda che è difficile paragonarla in un genere, infatti quest'opera bisogna prenderla come una denuncia sociale del Giappone e dell'essere umano in generale, leggendo realizzi di quanto la vita alle volte sia così complessa da mangiarti dentro e farti preferire l'isolamento più totale dalla società, ti lascia un amaro in bocca e un senso di ripudio verso la società e al sistema in cui viviamo immaginabile. Rabbrividisci nel realizzare di come la società sia in grado di rovinare le persone e mangiarsele in un boccone.


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kirk

Volumi letti: 1/1 --- Voto 5,5
Avendo letto recensioni molto positive su quest’opera quando l’ho trovata mi sono fiondato a leggerla. Partendo però da aspettative molto alte quello che ho trovato mi ha deluso e non poco.
Conoscevo il nome di Hideo Azuma in quanto ho visto e rivisto sin da quando son bambino gli anime di C’era una volta Pollon (Olympus no Pollon) e Nana Supergirl (Nanako SOS) e dunque sapevo che era un autore portato per il comico, in seguito ho scoperto che era un autore anche del genere erotico, che ha portato al successo il sottogenere del lolicon (di cui è considerato un po’ il padre). Partendo da queste premesse probabilmente non avrei dovuto aspettarmi un prodotto drammatico o comunque di denuncia.
L’autore non denuncia niente, sembra quasi dire: cose che accadono…
Bisogna prendere le cose come vengono….

L’opera si divide in tre parti nelle quali Azuma parla di tre periodi della sua vita:
1 – Il primo è la sua fuga dagli impegni e l’inizio della sua vita come barbone, raccando i culi delle cicce, ed aggiustandosi con gli avanzi di cibo e alcool. La storia non è neanche brutta e fa capire che è stata una sua scelta
2 – Lo steso si può dire della sua seconda fuga nella quale diventa operaio di azienda di tubature del gas. Qui sono rimasto un po’ più deluso ancora... perché? I personaggi che compaiono hanno il chiaro obbiettivo di far ridere ma a me sembravano alquanto patetici.
3 – Stanco e stressato dal lavoro diviene un alcoolista e viene ospedalizzato per risanare la sua salute e per allontanarlo dalla sua dipendenza.

Nelle varie storie il sensei parla del suo lavoro, degli editor che lo perseguitano, del fatto che lo stress lo costringe a bere. Cita anche le sue opere di maggior successo e mi sono sorpreso di non averle di fatto mai sentite: le sue opere citate da me prima non vengono neanche prese in considerazione dall’autore.

Il tratto è inadatto per un’opera seria cosa che però secondo me non vuole essere diario della mia scomparsa. I personaggi maschili sono tutti brutti e bidimensionali, alcune ragazze potrebbero essere carine ma soffrono anch’esse di bidimensionalità.

Forse sono troppo severo ma non avendomi dato, né bei disegni, né una profondità di pensiero, né una crassa risata il mio voto non può essere sufficiente. Ma premio l’autore con un cinque e mezzo per aver tentato di creare una biografia di un tratto della sua vita, riportando la sua situazione anche se non è riuscito a fatto un buon tentativo di mostrare se stesso non come un mangaka di successo ma come uomo.


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Kenny159

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Il Diario della mia scomparsa è un manga abbastanza atipico, come lo sono tutti quelli dove l'autore parla di se stesso e della propria vita in generale.
Il Fumetto parla insomma della sua decisione di vivere come un Clochard, ormai stufo del suo lavoro da mangaka.
Ci racconta e ci mostra dunque le prime difficoltà, le sventure e le buone riuscite che ottenne vivendo in quel modo.
Si passa dal saper individuare una zona con dei cassonetti decenti a più capitoli dove l'autore ci racconta e ci spiega, sotto alcuni punti...anche abbastanza dettagliatamente, il lavoro che c'è dietro il sistema di tubazioni dell'acqua, in un appartenente. Davvero magnifico.
La seconda parte, all'incirca, invece parla della sua difficoltà con l'alcool...e quindi del suo periodo in un ospedale di cura per alcolizzati. Anche qua, devo dire che mi sono davvero impressionato.
In conclusione...manga unico che consiglio davvero tantissimo, così per capire e comprendere che dietro un'opera c'è sempre un autore che si impegna mattina e sera, con tutti i suoi problemi, difetti, necessità.
Il tratto cartoonesco e da gag manga è un taglio centrale perfetto...tra il come lo vedi e il cosa vedi.
Quindi...che dire più? Compratelo.


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Irene Tempesta

Volumi letti: 1/1 --- Voto 10
Un volume che potrei definire incredibile e indimenticabile, un capolavoro!

Hideo Azuma non lo conoscevo bene, sapevo di sfuggita che era l'autore di Pollon.
In questo volume unico autobiografico, l'autore narra con tono ironico i momenti più difficili della sua vita: La fuga da una vita opprimente e soffocante di mangaka per diventare un senzatetto, poi provando l'esperienza di operaio edile, la discesa nella dipendenza da alcol, il ricovero in un istituto di riabilitazione e le peripezie con le strampalate persone che conosce lungo il suo cammino.

La genialità di questo volume è il modo di narrare dell'autore, uno stile semplice nel tratto grafico e della narrazione, e l'ironia amara sempre presente che stride con le tematiche drammatiche.
La lettura è scorrevole, leggera, mai banale, toccante, amara, incredibilmente divertente a tratti.
Uno stile narrativo incredibile che incanta chi legge!
Lo consiglio vivamente per chiunque voglia immergersi in una lettura dove traspare autenticità e che ti porta in un turbinio di emozioni.
L'edizione della J-pop è bellissima, nulla da aggiungere.
C'è anche un seguito in patria : Shissō Nikki 2: Al-Chū Byōtō (Disappearance Diary 2: La corsia degli alcolisti) che però purtroppo non è ancora stato pubblicato da J-Pop, speriamo arrivi presto in Italia!
Straconsigliato!


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GorillaSpelacchiato

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
"Il Diario della mia Scomparsa" è un manga scritto e ideato di Hideo Azuma, celebre autore di Pollon e Nanako SOS, in cui il protagonista è l'autore stesso, infatti questo volume unico è un'autobiografia in cui parla del periodo da alcolizzato e da senzatetto che ha dovuto affrontare dopo un sempre più repentino calo di popolarità e fama.

Partendo dai disegni devo dire che mi sono piaciuti, Azuma ha utilizzato uno stile molto vecchio stile, quasi "bidimensionale", dove le vicende sembrano quasi svolgersi su un solo piano, come per esempio in "Doraemon". Non sento di avere molto altro da dire su questo punto data la loro semplicità, giustificata anche da un tipo di vicende dove, per forza di cose, è assente un qualunque tipo di azione.

Per quanto riguarda la storia (se così si può definire) mi ha saputo far immedesimare molto in quello che ha vissuto l'autore, facendomi percepire molto bene ogni singola sensazione che lui stesso ha provato nelle situazioni che lo vedono protagonista. Io da piccolo guardavo molto le opere create da Azuma, quindi quando sono venuto a conoscenza di questo volume e di quello che lui ha passato in quegli anni mi ha fatto davvero star male; pensare che una persona che ha sempre cercato di divertire con le sue opere abbia dovuto affrontare certe esperienze è davvero brutto, ed anche in questo volume unico cerca comunque di far divertire lo spettatore, per esempio quando vuole suicidarsi legando un cappio intorno ad un albero e buttandosi giù da una collina, un pensiero molto macabro che però l'autore decide di sfruttare per far divertire il lettore, in modo da non rendere la lettura troppo pesante.

Vorrei anche parlare dell'edizione JPOP, che ho trovato di ottima qualità: pagine per nulla trasparenti, sovraccoperta molto buona e, come cosa più importante, un'intervista esclusiva all'autore che renderà questo volume una chicca per tutti i fan di Hideo Azuma.

In conclusione, ho trovato questo volume molto interessante per quello che vuole raccontare, facendolo sempre con l'obiettivo di far divertire il lettore, con dei bei disegni vecchio stile e un'ottima edizione.


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Ais Quin

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
Non è raro che coloro che si guadagnano da vivere facendo ridere la gente abbiano, in realtà, un animo incline alla tristezza e all'autodistruzione: non per niente Pierrot, il pagliaccio solitario divenuto il simbolo di questa dualità, viene raffigurato con delle lacrime nere a solcargli il volto cosparso di cerone bianco. Hideo Azuma, padre di "C'era una volta...Pollon" e pioniere del lolicon, non fa eccezione. "Disappearance Diary" è la storia di un uomo che, messo alle strette dalla vita, è più volte sceso all'inferno, e di come ciò che ha imparato laggiù gli sia servito per ritrovare la strada del ritorno.

Nato nel 1950, a diciannove anni Azuma fa il suo debutto sulla rivista "Manga Ō", di proprietà dell'editore Akita Shoten. Da lì in poi produce manga a getto continuo fino alla fine degli Anni Ottanta, quando il peso di tutti quegli anni passati a destreggiarsi fra editor che premono affinché faccia il salto di qualità definitivo e scadenze proibitive gli crolla addosso tutto in una volta. Ormai a corto di idee e di passione inizia a bere massicce quantità d'alcol e ad anelare il suicidio, arrivando persino a tentare di impiccarsi; accantonato questo proposito diventa un senzatetto. Torna alla sua vecchia vita dopo qualche mese, ma nel 1992 ha una ricaduta a seguito della quale non si avranno sue notizie per oltre un anno. Nel 1998, infine, la sua assuefazione all'alcol si aggrava al punto da richiedere un ricovero coatto.

Il manga si divide in tre parti: "Camminando di notte", "Camminando in città" e "Reparto alcolisti". In "Camminando di notte" Azuma, alla sua prima esperienza da barbone, si ritrova a dover aguzzare l'ingegno per riuscire a sopravvivere all'inverno ormai imminente; uscendo in avanscoperta soltanto di notte, il suo mondo gira ora in direzione opposta rispetto a quello degli altri. "Camminando in città", invece, narra della sua seconda fuga da casa durante la quale, reinventatosi manutentore dei tubi del gas, comincerà a provare nostalgia per il suo vecchio mestiere. In "Reparto alcolisti", infine, lo vediamo alle prese con i curiosi individui che gli fanno compagnia nell'ospedale dov'è ricoverato e che, come lui, partecipano al programma di riabilitazione che dovrebbe fornire loro le basi per sconfiggere la dipendenza. Azuma ci racconta tutto questo con uno stile falsamente casuale da Slice Of Life umoristico sotto la cui superficie ristagna un forte senso di malessere: non lo vedremo mai inveire contro le nuvole, ma neppure edulcorare la pillola a se stesso o al lettore.

Il contrasto tra forma e contenuto viene ulteriormente enfatizzato dall'utilizzo di tavole dai pannelli regolari, tipici dei gag manga, e di un tratto dalla forte vena caricaturale: una scelta stilistica vincente dal momento che, lungi dall'avere esclusivamente la valenza di una denuncia sociale, "Disappearance Diary" si ripropone di essere un'opera positiva. Se Azuma avesse adattato il suo modo di disegnare alla storia, inoltre, avrebbe probabilmente avuto - e dato - l'impressione di raccontare l'epopea di qualcun altro, vanificando così la ragion d'essere della stessa.

Ehi, tu! Sì, proprio tu, che forse hai già la mente rivolta a qualsiasi cosa ti attenda una volta terminata la lettura di questa recensione. Qualunque sia la tua età, di qualunque cosa tu ti occupi nella vita, qualunque sia la tua storia sappi che qualcuno ha scritto questo manga anche per te.


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riko akasaka

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
Qualcuno ha detto che la miglior sceneggiatura è la vita, sono sempre stata d'accordo con questa frase e "Disappearance Diary" ne è l'ennesima conferma. Non sapevo molto di Hideo Azuma, per me era solo l'autore di Pollon e Nanako SOS, quindi questo titolo letto per caso è stata una piacevole sorpresa. Questo manga è un racconto autobiografico di periodi molto difficili dell'esistenza di Azuma: la fuga dalle pressioni della vita da mangaka per diventare un senzatetto prima, un operaio poi, la dipendenza dall'alcol, le allucinazioni e l'internamento in un istituto psichiatrico. Tutto viene narrato con semplice crudezza e amara ironia, nonostante i temi pesanti la lettura risulta leggera e scorrevole, si seguono con interesse le vicende dello stralunato Azuma e delle strambe persona che incontra.
Un manga semplice, toccante, amaro, ironico e vero, non saprei chiedere di più per essere appagata da una lettura: consigliato.