Eat-man
Bolt Cranck è un avventuriero, il più famoso del suo mondo, fama mista a mito in quanto il suo viso stranamente non è molto noto agli abitanti del suo pianeta. Si sa che è un tipo solitario, che porta sempre a termine i suoi compiti e che gira con un ingombrante soprabito tanto da rendere la sagoma un po' ridicola in alcuni frangenti (per certi versi mi sembra di vedere le divise dei capistazione giapponesi con le spalline alte). Bolt vive in un mondo sci-fantasy di frontiera non precisato in cui il sindaco o il "capocittà" spesso spadroneggia. A volte vediamo mostri simili a draghi, altre volte trasporti e moto volanti, tutto incrementa il sense of wonder di cui Bolt fa parte.
Lo stesso Bolt è bizzarro quanto il mondo in cui vive. In tutti le sue avventure non l'ho mai visto mangiare cibo normale, al massimo sostare davanti ad un bicchiere al bar. Bolt (si scoprirà nelle sue avventure che forse "bolt" è un soprannome) mangia di tutto, dal legno, al muro di una cella, meglio se sono parti meccaniche o armi. Le mangia e le rimonta perfettamente espellendole dalle mani. Il personaggio è monolitico e non cambierà mai nel corso delle sue avventure: parla poco e quando parla le sue parole sono spesso capite male. E' sempre un passo avanti agli altri e non si scompone per nulla, Bolt è infatti il duro, silenzioso "che non deve chiedere mai". Nelle sue avventure è accompagnato quasi sempre da una donna differente (a volte amica, a volte cliente, ma mai amante), salvo due episodi in cui il suo compagno ha quattro zampe ed un'altra in cui c'è un altro avventuriero. Tutte le sue avventure sono autoconclusive e salvo alcuni episodi verso fine serie possono esser lette in ordine sparso. Ecco, questo è anche il limite e pregio di quest'opera disegnata bene e leggera (vi è sempre un lieto fine per ogni storia): dopo un po' di storie si perde il mordente poiché i misteri, il primo fra tutti chi sia Bolt, non vengono approfonditi e svelati. Si incontrano molte persone che lo conoscono, ma che l'hanno sempre visto così. Lo stesso mondo in cui si muove Bolt non è spiegato ne organizzato, ne si tenta di pennellare l'ambientazione se non usarla come sfondo alle sue avventure. In un mondo sci-fantasy si muove il monolitico e taciturno Bolt e risolve i problemi degli altri in modo bizzarro, punto. Questo è Bolt. Il voto è legato alla mancanza di evoluzione del personaggio e alla approssimativa caratterizzazione dell'ambientazione, per il resto è godibile.
Lo stesso Bolt è bizzarro quanto il mondo in cui vive. In tutti le sue avventure non l'ho mai visto mangiare cibo normale, al massimo sostare davanti ad un bicchiere al bar. Bolt (si scoprirà nelle sue avventure che forse "bolt" è un soprannome) mangia di tutto, dal legno, al muro di una cella, meglio se sono parti meccaniche o armi. Le mangia e le rimonta perfettamente espellendole dalle mani. Il personaggio è monolitico e non cambierà mai nel corso delle sue avventure: parla poco e quando parla le sue parole sono spesso capite male. E' sempre un passo avanti agli altri e non si scompone per nulla, Bolt è infatti il duro, silenzioso "che non deve chiedere mai". Nelle sue avventure è accompagnato quasi sempre da una donna differente (a volte amica, a volte cliente, ma mai amante), salvo due episodi in cui il suo compagno ha quattro zampe ed un'altra in cui c'è un altro avventuriero. Tutte le sue avventure sono autoconclusive e salvo alcuni episodi verso fine serie possono esser lette in ordine sparso. Ecco, questo è anche il limite e pregio di quest'opera disegnata bene e leggera (vi è sempre un lieto fine per ogni storia): dopo un po' di storie si perde il mordente poiché i misteri, il primo fra tutti chi sia Bolt, non vengono approfonditi e svelati. Si incontrano molte persone che lo conoscono, ma che l'hanno sempre visto così. Lo stesso mondo in cui si muove Bolt non è spiegato ne organizzato, ne si tenta di pennellare l'ambientazione se non usarla come sfondo alle sue avventure. In un mondo sci-fantasy si muove il monolitico e taciturno Bolt e risolve i problemi degli altri in modo bizzarro, punto. Questo è Bolt. Il voto è legato alla mancanza di evoluzione del personaggio e alla approssimativa caratterizzazione dell'ambientazione, per il resto è godibile.
Il modo in cui sono venuta a contatto con questa serie è alquanto strano. Stavo navigando qui su Animeclick quando noto, nella schermata, questo manga che non avevo mai sentito nominare prima. Incuriosita dal titolo, guardo e rimango stupefatta da quello che vedo. Un uomo che può mangiare tutto? Ma che trama è? È una cosa seria? E come fa a durare ben 19 volumi? Queste sono state le domande che mi sono posta, tra l'ilarità e lo stupore. Così ho detto a mia sorella – presente nella stanza con me – che, se avessi trovato Eat-Man, l'avrei sicuramente letto. Detto, fatto...
I diciannove volumi della serie si compongono di storie autoconclusive. Non è la tipologia di manga che mi piace di più, anzi: la trovo troppo frammentaria e dispersiva. Con una storia unica, infatti, è facile capire quando ci si trova di fronte ad un calo narrativo, ma con più storie è più complesso. Può capitare infatti il volume composto solamente da storie che non piacciono come quello composto solamente da storie che si gradisce; è una cosa derivante quasi esclusivamente dal caso. Inoltre, mentre una storia unica ha – si spera – un inizio e una fine determinati, le storie conclusive possono andare avanti virtualmente all'infinito. Per questi due motivi cerco di evitare il più possibile questo tipo di manga, ma con Eat-Man questi problemi non si sono posti. Non ho trovato né cali narrativi né volumi più brutti degli altri, anche se ovviamente non tutte le storie mi sono piaciute allo stesso modo. Penso che sia una serie solida e compatta, proprio come il suo protagonista, anche se le varie storie sono molto diversificate tra di loro. Ovviamente ci sono alcune idee che si ripetono (esempio stupido: la protagonista di turno che rischia di venire stuprata, ma poi viene sempre salvata), ma più che di canovaccio io parlerei di scelta stilistica ben definita. L'autore, Akihito Yoshitomi, sembra sapere esattamente che direzione vuole far prendere alla sua creatura: non è roba da tutti i mangaka, anzi.
Riguardo i personaggi, invece... o dovrei forse dire <i>il</i> personaggio? Com'è intuibile dal titolo e dalla trama, il personaggio più di rilievo è Bolt Crank, l'esploratore in grado di mangiare tutto (e per tutto, intendo davvero tutto). Ci sono dei personaggi che appaiono più volte, alcuni fino a diventare comprimari a tutti gli effetti, ma l'unico collante tra le varie storie rimane in ogni caso lui. Proprio per questo Bolt è il personaggio meglio caratterizzato, sebbene molti lati di lui rimangano oscuri al lettore. Contraddizione? No, perché l'aura di mistero che lo avvolge è anch'essa una caratteristica dell'uomo, forse la più preponderante. Anche gli altri personaggi, comunque, sono ben caratterizzati: mi riferisco in particolare a quelli secondari, alle comparse che affollano le storie. Ad alcuni ci si affeziona perfino. Unici difetti nell'introspezione psicologica sono i sopraccitati personaggi primari, che ho trovato poco carismatici e noiosi, e il fatto che Bolt Crank, nonostante tutto, sia solo dalla parte dei buoni, anche se il suo lavoro non sempre lo permette. Ma sono quisquilie.
Per il resto, niente da segnalare. Mi piace molto il tratto di Yoshitomi: pulito, definito, con un ottimo gusto per le inquadrature. Per la sceneggiatura invece si poteva fare qualcosa di più, ma pazienza. Il vero peccato qui è un altro, e con la serie in sé c'entra poco: è la brutale interruzione della pubblicazione italiana, a dieci volumi su diciannove. Non penso che Eat-Man sia una serie per tutti, considerando le caratteristiche che ho detto prima, ma mi amareggia comunque sapere che qui in Italia – e anche in America – questo manga sia destinato a rimanere sconosciuto a tantissimi, e per sempre senza una fine. Ovviamente non posso cambiare questo fatto... anche se, a ben pensarci, una cosa che posso fare in tal senso c'è: questa recensione.
I diciannove volumi della serie si compongono di storie autoconclusive. Non è la tipologia di manga che mi piace di più, anzi: la trovo troppo frammentaria e dispersiva. Con una storia unica, infatti, è facile capire quando ci si trova di fronte ad un calo narrativo, ma con più storie è più complesso. Può capitare infatti il volume composto solamente da storie che non piacciono come quello composto solamente da storie che si gradisce; è una cosa derivante quasi esclusivamente dal caso. Inoltre, mentre una storia unica ha – si spera – un inizio e una fine determinati, le storie conclusive possono andare avanti virtualmente all'infinito. Per questi due motivi cerco di evitare il più possibile questo tipo di manga, ma con Eat-Man questi problemi non si sono posti. Non ho trovato né cali narrativi né volumi più brutti degli altri, anche se ovviamente non tutte le storie mi sono piaciute allo stesso modo. Penso che sia una serie solida e compatta, proprio come il suo protagonista, anche se le varie storie sono molto diversificate tra di loro. Ovviamente ci sono alcune idee che si ripetono (esempio stupido: la protagonista di turno che rischia di venire stuprata, ma poi viene sempre salvata), ma più che di canovaccio io parlerei di scelta stilistica ben definita. L'autore, Akihito Yoshitomi, sembra sapere esattamente che direzione vuole far prendere alla sua creatura: non è roba da tutti i mangaka, anzi.
Riguardo i personaggi, invece... o dovrei forse dire <i>il</i> personaggio? Com'è intuibile dal titolo e dalla trama, il personaggio più di rilievo è Bolt Crank, l'esploratore in grado di mangiare tutto (e per tutto, intendo davvero tutto). Ci sono dei personaggi che appaiono più volte, alcuni fino a diventare comprimari a tutti gli effetti, ma l'unico collante tra le varie storie rimane in ogni caso lui. Proprio per questo Bolt è il personaggio meglio caratterizzato, sebbene molti lati di lui rimangano oscuri al lettore. Contraddizione? No, perché l'aura di mistero che lo avvolge è anch'essa una caratteristica dell'uomo, forse la più preponderante. Anche gli altri personaggi, comunque, sono ben caratterizzati: mi riferisco in particolare a quelli secondari, alle comparse che affollano le storie. Ad alcuni ci si affeziona perfino. Unici difetti nell'introspezione psicologica sono i sopraccitati personaggi primari, che ho trovato poco carismatici e noiosi, e il fatto che Bolt Crank, nonostante tutto, sia solo dalla parte dei buoni, anche se il suo lavoro non sempre lo permette. Ma sono quisquilie.
Per il resto, niente da segnalare. Mi piace molto il tratto di Yoshitomi: pulito, definito, con un ottimo gusto per le inquadrature. Per la sceneggiatura invece si poteva fare qualcosa di più, ma pazienza. Il vero peccato qui è un altro, e con la serie in sé c'entra poco: è la brutale interruzione della pubblicazione italiana, a dieci volumi su diciannove. Non penso che Eat-Man sia una serie per tutti, considerando le caratteristiche che ho detto prima, ma mi amareggia comunque sapere che qui in Italia – e anche in America – questo manga sia destinato a rimanere sconosciuto a tantissimi, e per sempre senza una fine. Ovviamente non posso cambiare questo fatto... anche se, a ben pensarci, una cosa che posso fare in tal senso c'è: questa recensione.