Hero
Hero è un manwha sequel di un'opera che s'intitolava "Il nuovo arrivato" che (per quanto io sappia) qui da noi non è mai stata pubblicata da nessuna casa editrice. Peccato, ma poco male in quanto Hero è leggibilissimo anche senza conoscere le vicende che l'hanno preceduto. La trama sembra essere più o meno la solita dei titoli picchierecci ossia scontri tra bande rivali scolastiche.
La scuola Bookil è frequentata da alcuni tra i più temibili "teppisti" della regione. A primo acchito dunque potremmo dire che gli studenti "normali" se la passino alquanto male ma contrariamente a ciò si tratta invece di bande che hanno uno scopo quasi protettivo nei confronti dei loro compagni di scuola. Questo particolare equilibrio interno verrà sconvolto da due fatti quasi contemporanei, ossia l'arrivo di un misterioso individuo che malmena da solo i membri più potenti delle suddette bande e, di lì a poco, l'efferato omicidio di un capobanda particolarmente forte e rispettato. Questi due fatti sono da collegare tra loro o si tratta di una semplice coincidenza?
Queste sono le premesse ma limitare il (pre)giudizio su Hero pensando che si tratti solo di questo sarebbe un pesante errore di valutazione essendo invece un Manwha nato come forma di allarme sociale, specialmente per quanto riguarda l'uso delle droghe.
Il finale non affoga affatto nella consueta banalità ma anzi, lancia interessanti e seri spunti di riflessione, così come ci si aspetterebbe da un'opera di questo genere.
Lascia addirittura spiazzati.
Hero è disegnato benissimo con uno stile tutto particolare, pulito e dettagliato nei momenti seri e di azione, molto più semplice e "kawaii" durante le situazioni più divertenti. I personaggi sono molto curati e ben caratterizzati e se non vi fosse stato il limite di soli quattro volumetti sarebbero potuti essere "analizzati" molto ma molto meglio.
Così come le altre opere edite dalla j.pop Hero ha un elegante e curatissima sovraccoperta che senz'altro (a suo tempo) contribuì a farne lievitare il prezzo ma gli amanti delle cose belle sapranno sicuramente apprezzare, tanto più che dietro ad una bella forma stavolta possiamo trovare anche una certa sostanza.
La scuola Bookil è frequentata da alcuni tra i più temibili "teppisti" della regione. A primo acchito dunque potremmo dire che gli studenti "normali" se la passino alquanto male ma contrariamente a ciò si tratta invece di bande che hanno uno scopo quasi protettivo nei confronti dei loro compagni di scuola. Questo particolare equilibrio interno verrà sconvolto da due fatti quasi contemporanei, ossia l'arrivo di un misterioso individuo che malmena da solo i membri più potenti delle suddette bande e, di lì a poco, l'efferato omicidio di un capobanda particolarmente forte e rispettato. Questi due fatti sono da collegare tra loro o si tratta di una semplice coincidenza?
Queste sono le premesse ma limitare il (pre)giudizio su Hero pensando che si tratti solo di questo sarebbe un pesante errore di valutazione essendo invece un Manwha nato come forma di allarme sociale, specialmente per quanto riguarda l'uso delle droghe.
Il finale non affoga affatto nella consueta banalità ma anzi, lancia interessanti e seri spunti di riflessione, così come ci si aspetterebbe da un'opera di questo genere.
Lascia addirittura spiazzati.
Hero è disegnato benissimo con uno stile tutto particolare, pulito e dettagliato nei momenti seri e di azione, molto più semplice e "kawaii" durante le situazioni più divertenti. I personaggi sono molto curati e ben caratterizzati e se non vi fosse stato il limite di soli quattro volumetti sarebbero potuti essere "analizzati" molto ma molto meglio.
Così come le altre opere edite dalla j.pop Hero ha un elegante e curatissima sovraccoperta che senz'altro (a suo tempo) contribuì a farne lievitare il prezzo ma gli amanti delle cose belle sapranno sicuramente apprezzare, tanto più che dietro ad una bella forma stavolta possiamo trovare anche una certa sostanza.
Ho comprato "Hero" perché conoscevo l'autore, Kim Hwan, che mi aveva già fatto innamorare con Sin. Come mi aspettavo, i disegni di questo manhwa sono fenomenali, pieni di dettagli, e contribuiscono a tratteggiare il carattere dei personaggi in maniera più precisa, rendendo al manhwa quello che la trama gli fa mancare.
Infatti, la trama è appena abbozzata e frettolosa, si vede chiaramente che l'autore aveva intenzione di proseguire per almeno altri 6 volumi. La storia del "vendicatore solitario" Sung Jin contro la banda Knights si intreccia con droga, passato tormentato, ambizioni distruttive, polizia e kung fu, il tutto ad una velocità tale da non permettere che il lettore possa mettere ordine in mezzo ad un'incredibile confusione. Oltre a questo, mi ha lasciato a dir poco basita il trattamento che l'autore riserva ai personaggi: dei due apparenti protagonisti iniziali, uno non fa quasi niente e l'altro "scompare" alla fine del terzo volume, mentre al contrario alcuni personaggi secondari hanno fin troppo spazio.
Nonostante tutto ciò, bisogna comunque dire che questa è una lettura divertente ed appassionante e, perfino in quattro volumi, riesce a collezionare una serie di notevoli (seppur non eccezionali) colpi di scena, soprattutto per quel che riguarda il comportamento dei personaggi. In questo senso, con qualche volume in più Kim Hwan avrebbe forse potuto fare una mediazione intelligente tra i generi "psicologico" e "botte da orbi".
Un 7 mi sembra un voto equilibrato, mediando tra i disegni secondo me eccezionali, trama confusa e idee degne di rispetto.
Infatti, la trama è appena abbozzata e frettolosa, si vede chiaramente che l'autore aveva intenzione di proseguire per almeno altri 6 volumi. La storia del "vendicatore solitario" Sung Jin contro la banda Knights si intreccia con droga, passato tormentato, ambizioni distruttive, polizia e kung fu, il tutto ad una velocità tale da non permettere che il lettore possa mettere ordine in mezzo ad un'incredibile confusione. Oltre a questo, mi ha lasciato a dir poco basita il trattamento che l'autore riserva ai personaggi: dei due apparenti protagonisti iniziali, uno non fa quasi niente e l'altro "scompare" alla fine del terzo volume, mentre al contrario alcuni personaggi secondari hanno fin troppo spazio.
Nonostante tutto ciò, bisogna comunque dire che questa è una lettura divertente ed appassionante e, perfino in quattro volumi, riesce a collezionare una serie di notevoli (seppur non eccezionali) colpi di scena, soprattutto per quel che riguarda il comportamento dei personaggi. In questo senso, con qualche volume in più Kim Hwan avrebbe forse potuto fare una mediazione intelligente tra i generi "psicologico" e "botte da orbi".
Un 7 mi sembra un voto equilibrato, mediando tra i disegni secondo me eccezionali, trama confusa e idee degne di rispetto.