Geobreeders
Avete mai letto un manga in cui, nelle scene di azione, non si riesce a capire cosa stia succedendo? Protagonisti persi in nuvole di linee cinetiche, inquadrature che saltano da una parte all'altra, con i personaggi che, da una vignetta all'altra, nel tempo di un pugno, o un calcio, cambiano posizione in maniera incoerente che, nella realtà, richiederebbe dieci secondi di balletto?
Ecco, questo, in Geobreeders, non succede!
Akihiro Itoh è forse il mangaka più efficace che io conosca nel rendere le scene di azione. Il suo stile, pulito e cinematografico, fa si che, da una vignetta all'altra, ci possano essere una dozzina di personaggi in azione frenetica, ma si riesca sempre a cogliere perfettamente il movimento compiuto da ognuno di essi.
Forse attratto da questa particolarità, mi ha sempre stupito il sostanziale disinteresse, quando non l'aperta ostilità da parte di alcuni recensori con cui le sue opere, Lawman e soprattutto Geobreeders, sono stati accolti in Italia.
Tra i "con" dell'opera (se si può considerare un difetto), c'è l'essere piena di fanservice. D'altronde la squadra dei protagonisti (ed una buona quota degli avversari) è quasi tutta al femminile, e spesso svestita.
Tra i "pro", tutto il resto.
La scheda parla di Mc Gyver e Baywatch, ma la prima citazione dal vivo che mi viene in mente parlando di Geobreeders, sono piuttosto le scene di inseguimento/combattimento di Indiana Jones, o quelle dei Blues Brothers. Non si possono quindi pretendere grandi riflessioni. Il manga è, prima di tutto, un manga di pura azione, a base di qualsiasi cosa si muova (in terra, mare o cielo, dai pattini all'aeroplano) e/o spari. Quando non c'è azione, c'è commedia, assicurata dalle peculiari, e configgenti, personalità dei protagonisti.
La trama comunque esiste, ed è anche abbastanza complessa, anche se il suo essere "a lievitazione lenta" può aver tratto in inganno chi ha dato un giudizio sull'opera dopo aver letto uno o due volumetti. Oltretutto la squadra dei protagonisti, per lungo tempo, ne rimane ai margini, combattendo più gli effetti che le cause del problema (cosa che contribuisce all'azione, rendendoli delle schegge impazzite, eternamente "fuori posto", spesso solo casualmente coinvolti, ed ignari di cosa accada sopra le loro teste).
La collana italiana della Panini è rimasta interrotta, senza speranze di essere conclusa, nel periodo in cui le serie di manga, tranne le più popolari, faticavano a restare in vita nelle distribuzioni in edicola. E' difficile pensare che l'opera (che conta 16 volumetti originali, per due serie complete), possa essere ora ripresa da capo per in una distribuzione in libreria. Ma la speranza è l'ultima a morire...
Ecco, questo, in Geobreeders, non succede!
Akihiro Itoh è forse il mangaka più efficace che io conosca nel rendere le scene di azione. Il suo stile, pulito e cinematografico, fa si che, da una vignetta all'altra, ci possano essere una dozzina di personaggi in azione frenetica, ma si riesca sempre a cogliere perfettamente il movimento compiuto da ognuno di essi.
Forse attratto da questa particolarità, mi ha sempre stupito il sostanziale disinteresse, quando non l'aperta ostilità da parte di alcuni recensori con cui le sue opere, Lawman e soprattutto Geobreeders, sono stati accolti in Italia.
Tra i "con" dell'opera (se si può considerare un difetto), c'è l'essere piena di fanservice. D'altronde la squadra dei protagonisti (ed una buona quota degli avversari) è quasi tutta al femminile, e spesso svestita.
Tra i "pro", tutto il resto.
La scheda parla di Mc Gyver e Baywatch, ma la prima citazione dal vivo che mi viene in mente parlando di Geobreeders, sono piuttosto le scene di inseguimento/combattimento di Indiana Jones, o quelle dei Blues Brothers. Non si possono quindi pretendere grandi riflessioni. Il manga è, prima di tutto, un manga di pura azione, a base di qualsiasi cosa si muova (in terra, mare o cielo, dai pattini all'aeroplano) e/o spari. Quando non c'è azione, c'è commedia, assicurata dalle peculiari, e configgenti, personalità dei protagonisti.
La trama comunque esiste, ed è anche abbastanza complessa, anche se il suo essere "a lievitazione lenta" può aver tratto in inganno chi ha dato un giudizio sull'opera dopo aver letto uno o due volumetti. Oltretutto la squadra dei protagonisti, per lungo tempo, ne rimane ai margini, combattendo più gli effetti che le cause del problema (cosa che contribuisce all'azione, rendendoli delle schegge impazzite, eternamente "fuori posto", spesso solo casualmente coinvolti, ed ignari di cosa accada sopra le loro teste).
La collana italiana della Panini è rimasta interrotta, senza speranze di essere conclusa, nel periodo in cui le serie di manga, tranne le più popolari, faticavano a restare in vita nelle distribuzioni in edicola. E' difficile pensare che l'opera (che conta 16 volumetti originali, per due serie complete), possa essere ora ripresa da capo per in una distribuzione in libreria. Ma la speranza è l'ultima a morire...