Love My Life
Questo manga è molto atipico sotto tanti aspetti.
Innanzitutto, lo stile di disegno è senza dubbio piuttosto personale, essenziale, spigoloso (soprattutto quando disegna le mani), uno stile particolare insomma. Però, gli sfondi totalmente vuoti che l'autrice ci propina quasi in ogni tavola mi hanno lasciato perplessa: disegnarli non dovrebbe essere un'optional! Tutto quel biancore dà un senso di straniamento al lettore: non capisco però se sia un effetto voluto o meno.
La storia è molto semplice, intimista e malinconica, con qualche sprazzo di allegria qua e là. Alcuni potrebbero trovarla noiosa, ma io l'ho apprezzata, in fondo, pur se con qualche riserva.
Quello che mi è piaciuto di meno è l'infantilismo della protagonista, Ichiko, una giovane ragazza con un'espressione poco intelligente perennemente dipinta sul volto(e no, anche qui non capisco se l'autrice l'abbia fatto di proposito o meno), lei stessa rivolgendosi al lettore ammette di essere ancora immatura. La sua ragazza, Eri, è caratterizzata molto meglio di lei, ma verso la fine della storia il suo comportamento mi è sembrato poco in linea con la sua personalità.
Un'altra cosa di cui vale la pena parlare è che praticamente quasi tutti i personaggi della storia sono omosessuali. Non leggo quasi mai manga che trattano il tema dell'omosessualità, e non ne avevo letto nessuno prima d'ora sul "coming out", per questo mi ci sono interessata.
Si parla molto della difficoltà di spiegare ai propri amici e genitori cosa davvero si prova; si parla di omofobia, gelosia, tradimento, tante cose insomma, però a volte i vari capitoli sembrano slegati fra loro. Il colpo di scena iniziale è bello tosto, ma per il resto non ce ne sono molti altri nella storia, se non verso la fine.
I dialoghi sono forse una delle parti migliori del manga, a parte alcuni che non mi hanno convinto molto.
Ecco, devo dire che questo manga mi ha lasciato in balia di sentimenti contrastanti. Da una parte mi è piaciuto, e trovo che abbia una trama interessante e degli argomenti profondi di cui parlare, dall'altra mi ha lasciata un po' perplessa. Però, in fondo, ha saputo emozionarmi e anche farmi riflettere.
Consiglio questo manga soprattutto ad un pubblico di omosessuali e di donne.
Innanzitutto, lo stile di disegno è senza dubbio piuttosto personale, essenziale, spigoloso (soprattutto quando disegna le mani), uno stile particolare insomma. Però, gli sfondi totalmente vuoti che l'autrice ci propina quasi in ogni tavola mi hanno lasciato perplessa: disegnarli non dovrebbe essere un'optional! Tutto quel biancore dà un senso di straniamento al lettore: non capisco però se sia un effetto voluto o meno.
La storia è molto semplice, intimista e malinconica, con qualche sprazzo di allegria qua e là. Alcuni potrebbero trovarla noiosa, ma io l'ho apprezzata, in fondo, pur se con qualche riserva.
Quello che mi è piaciuto di meno è l'infantilismo della protagonista, Ichiko, una giovane ragazza con un'espressione poco intelligente perennemente dipinta sul volto(e no, anche qui non capisco se l'autrice l'abbia fatto di proposito o meno), lei stessa rivolgendosi al lettore ammette di essere ancora immatura. La sua ragazza, Eri, è caratterizzata molto meglio di lei, ma verso la fine della storia il suo comportamento mi è sembrato poco in linea con la sua personalità.
Un'altra cosa di cui vale la pena parlare è che praticamente quasi tutti i personaggi della storia sono omosessuali. Non leggo quasi mai manga che trattano il tema dell'omosessualità, e non ne avevo letto nessuno prima d'ora sul "coming out", per questo mi ci sono interessata.
Si parla molto della difficoltà di spiegare ai propri amici e genitori cosa davvero si prova; si parla di omofobia, gelosia, tradimento, tante cose insomma, però a volte i vari capitoli sembrano slegati fra loro. Il colpo di scena iniziale è bello tosto, ma per il resto non ce ne sono molti altri nella storia, se non verso la fine.
I dialoghi sono forse una delle parti migliori del manga, a parte alcuni che non mi hanno convinto molto.
Ecco, devo dire che questo manga mi ha lasciato in balia di sentimenti contrastanti. Da una parte mi è piaciuto, e trovo che abbia una trama interessante e degli argomenti profondi di cui parlare, dall'altra mi ha lasciata un po' perplessa. Però, in fondo, ha saputo emozionarmi e anche farmi riflettere.
Consiglio questo manga soprattutto ad un pubblico di omosessuali e di donne.
Un'altra occasione sprecata da parte di Ebine Yamaji, che presa dalla smania di arrivare dappertutto riesce, come spesso accade in questi casi, a concludere ben poco. Difficile stabilire se il problema stia in una sua incapacità di dare forma a ciò che vorrebbe comunicare al lettore oppure nell'esclusività del target di riferimento, ma alla luce della mia precedente esperienza con un'altra sua opera, "Free Soul", comincio a propendere per una combinazione di questi due fattori.
Ichiko Izumiya ha un problema: vorrebbe poter condividere con suo padre Housei la gioia che prova nell'essere fidanzata con Eri, ma al tempo stesso ha paura che, rivelandogli la propria omosessualità, il loro rapporto ne risulti irrimediabilmente compromesso. Non sa che anche Housei le nasconde un segreto ancora più grande, di quelli capaci di sconvolgere per sempre la visione del mondo di una persona. Starà a lei far sì che le scoperte a cui si appresta inconsapevolmente ad andare incontro costituiscano, per sé e per gli altri, un nuovo e radioso inizio.
Ciascun capitolo rappresenta un episodio della vita di Ichiko, che è solita rivolgersi al lettore in maniera fastidiosamente infantile e confidenziale. A parte quest'ultima osservazione, da reputarsi di natura esclusivamente personale, non ho altro da segnalare sul fronte della sceneggiatura, che si presenta lineare ed accessibile a qualsiasi tipo di lettore, indipendentemente - com'è giusto che sia - dal suo contenuto.
Allo stesso modo in cui l'azione viene ripartita in segmenti regolari, la Yamaji si serve dei vari personaggi per soffermarsi, di volta in volta, sui "volti" dell'omosessualità che ha deciso di sviluppare. Se da una parte sarebbe disonesto affermare che in tutto ciò ci sia qualcosa di sbagliato, dall'altra il quadro che ne emerge risulta fin troppo frammentario e dispersivo. Mettiamola così: presi singolarmente i capitoli - pur con qualche sporadico scivolone - rendono piuttosto bene l'idea, ma l'insieme è inaspettatamente disarmonico, slegato, quasi casuale. Inoltre non si può fare a meno di notare come le poche figure eterosessuali della storia sembrino avere più difetti che pregi, al contrario di quanto accade con Ichiko e con le persone a lei più care. Gli unici due personaggi omosessuali che sfuggono a questa tacita e, mi auguro, involontaria regola vengono ritratti sotto una luce quantomeno ambigua: di uno si può può pensare che sia soltanto innamorato, mentre l'altra gode di una specie di immunità dovuto al suo presunto carisma. La mia domanda è: perché? Che senso ha questa disparità di intenti, e soprattutto, cosa può aggiungere a una storia come questa?
Un altro personaggio che non mi ha convinta è proprio Ichiko, che come protagonista ho trovato piuttosto insipida. Eri, per fortuna, è caratterizzata molto meglio, ma nel finale si rovina con le sue stesse mani scadendo nel più triste e bieco OOC, acronimo di "Out Of Character". Tutti gli altri personaggi sono tristemente non pervenuti, a parte forse Housei e il migliore amico di Ichiko.
Il tratto della Yamaji si conferma molto personale, quasi sgradevole a vedersi a causa della sua atipicità ma al tempo stesso ricco di fascino. Il manga dà quasi l'idea di essere stato disegnato sulla neve fresca, tanto è abbacinante il biancore delle tavole, e ciò contribuisce ad accrescere le distanze tra la storia e il lettore.
Per tutti questi motivi non mi sento di assegnare a "Love My Life" più della sufficienza, con la speranza che in futuro, con le dovute correzioni, Ebine Yamaji possa riservare delle piacevoli sorprese a chi, come me, intravede in lei del potenziale al di là delle storie e del tipo di destinatario in oggetto.
Ichiko Izumiya ha un problema: vorrebbe poter condividere con suo padre Housei la gioia che prova nell'essere fidanzata con Eri, ma al tempo stesso ha paura che, rivelandogli la propria omosessualità, il loro rapporto ne risulti irrimediabilmente compromesso. Non sa che anche Housei le nasconde un segreto ancora più grande, di quelli capaci di sconvolgere per sempre la visione del mondo di una persona. Starà a lei far sì che le scoperte a cui si appresta inconsapevolmente ad andare incontro costituiscano, per sé e per gli altri, un nuovo e radioso inizio.
Ciascun capitolo rappresenta un episodio della vita di Ichiko, che è solita rivolgersi al lettore in maniera fastidiosamente infantile e confidenziale. A parte quest'ultima osservazione, da reputarsi di natura esclusivamente personale, non ho altro da segnalare sul fronte della sceneggiatura, che si presenta lineare ed accessibile a qualsiasi tipo di lettore, indipendentemente - com'è giusto che sia - dal suo contenuto.
Allo stesso modo in cui l'azione viene ripartita in segmenti regolari, la Yamaji si serve dei vari personaggi per soffermarsi, di volta in volta, sui "volti" dell'omosessualità che ha deciso di sviluppare. Se da una parte sarebbe disonesto affermare che in tutto ciò ci sia qualcosa di sbagliato, dall'altra il quadro che ne emerge risulta fin troppo frammentario e dispersivo. Mettiamola così: presi singolarmente i capitoli - pur con qualche sporadico scivolone - rendono piuttosto bene l'idea, ma l'insieme è inaspettatamente disarmonico, slegato, quasi casuale. Inoltre non si può fare a meno di notare come le poche figure eterosessuali della storia sembrino avere più difetti che pregi, al contrario di quanto accade con Ichiko e con le persone a lei più care. Gli unici due personaggi omosessuali che sfuggono a questa tacita e, mi auguro, involontaria regola vengono ritratti sotto una luce quantomeno ambigua: di uno si può può pensare che sia soltanto innamorato, mentre l'altra gode di una specie di immunità dovuto al suo presunto carisma. La mia domanda è: perché? Che senso ha questa disparità di intenti, e soprattutto, cosa può aggiungere a una storia come questa?
Un altro personaggio che non mi ha convinta è proprio Ichiko, che come protagonista ho trovato piuttosto insipida. Eri, per fortuna, è caratterizzata molto meglio, ma nel finale si rovina con le sue stesse mani scadendo nel più triste e bieco OOC, acronimo di "Out Of Character". Tutti gli altri personaggi sono tristemente non pervenuti, a parte forse Housei e il migliore amico di Ichiko.
Il tratto della Yamaji si conferma molto personale, quasi sgradevole a vedersi a causa della sua atipicità ma al tempo stesso ricco di fascino. Il manga dà quasi l'idea di essere stato disegnato sulla neve fresca, tanto è abbacinante il biancore delle tavole, e ciò contribuisce ad accrescere le distanze tra la storia e il lettore.
Per tutti questi motivi non mi sento di assegnare a "Love My Life" più della sufficienza, con la speranza che in futuro, con le dovute correzioni, Ebine Yamaji possa riservare delle piacevoli sorprese a chi, come me, intravede in lei del potenziale al di là delle storie e del tipo di destinatario in oggetto.
Ho letto questo manga per lo stile grafico essenziale, senza sfondi, senza retini, ridotto davvero ai minimi termini. Si tratta di uno stile personale lontano dalle mode ed ho voluto dargli una possibilità. Dalla copertina sembrava un manga yuri, genere che conosco molto poco, motivo per cui ho pensato "proviamolo!".
Effettivamente si tratta di un manga yuri al femminile che sembra scritto per un pubblico omosessuale. Questo è probabilmente il suo limite e devo dire che si è rivelato essere abbastanza difficile da digerire per me che non sono né donna né lesbica. La storia è quella di una ragazza che si scopra lesbica ed è amica di un gay; scopre poi che anche la madre, morta quando lei era bambina, era in realtà lesbica, mentre il padre è un gay. I due l'hanno generata in preda ad un desiderio di paternità/maternità, ma senza amarsi veramente e anzi continuando ad avere degli amanti esterni. I brevi racconti che compongono questo volume unico sono ben narrati, non posso fare critiche a livello di sceneggiatura.
Semplicemente, il tema è alieno della mia esperienza; si trovano alcune pagine condivisibili contro l'omofobia, alcune pagine meno condivisibili sull'attrazione irresistibile verso donne rasate a zero, molte pagine sulle difficoltà dell'amore omosessuale e qualcosa sul difficile rapporto con un padre retrogrado; questa è stata la parte parte più comprensibile, ma questo spunto si è chiuso subito. Il lieto fine risulta abbastanza fuori luogo in un'opera che è più malinconica che altro. Insomma non sono riuscito a capire i personaggi. Mi piacerebbe conoscere il giudizio di una persona omosessuale su quest'opera, io nel dubbio assegno un 6,5.
Effettivamente si tratta di un manga yuri al femminile che sembra scritto per un pubblico omosessuale. Questo è probabilmente il suo limite e devo dire che si è rivelato essere abbastanza difficile da digerire per me che non sono né donna né lesbica. La storia è quella di una ragazza che si scopra lesbica ed è amica di un gay; scopre poi che anche la madre, morta quando lei era bambina, era in realtà lesbica, mentre il padre è un gay. I due l'hanno generata in preda ad un desiderio di paternità/maternità, ma senza amarsi veramente e anzi continuando ad avere degli amanti esterni. I brevi racconti che compongono questo volume unico sono ben narrati, non posso fare critiche a livello di sceneggiatura.
Semplicemente, il tema è alieno della mia esperienza; si trovano alcune pagine condivisibili contro l'omofobia, alcune pagine meno condivisibili sull'attrazione irresistibile verso donne rasate a zero, molte pagine sulle difficoltà dell'amore omosessuale e qualcosa sul difficile rapporto con un padre retrogrado; questa è stata la parte parte più comprensibile, ma questo spunto si è chiuso subito. Il lieto fine risulta abbastanza fuori luogo in un'opera che è più malinconica che altro. Insomma non sono riuscito a capire i personaggi. Mi piacerebbe conoscere il giudizio di una persona omosessuale su quest'opera, io nel dubbio assegno un 6,5.