Tropical Citron
Oltre “Mikai no Hoshi” e ben oltre “Freesia” c'è “Tropical Citron”, senz'alcun dubbio l'opera più psichedelica e malata concepita dalla mente di Jiro Matsumoto. Il termine “psichedelico” non è scelto a caso: quest'opera in due volumi presenta molti rimandi, sia tematici che stilistici, alle opere lisergiche anni '70 o giù di lì, alla Jodorowski, per capirci.
La trama è sconnessa, onirica e, francamente, non molto importante ai fini del manga: una classicissima “caccia alla droga” che sembra veramente presa dritta da un exploitation anni '70, conduce infine ad una lotta senza quartiere tra un fotografo, il suo manipolo di interessi amorosi e un demonico... coniglietto. Ciò che veramente tiene in piedi questo manga è l'inventiva, la fantasia sbrigliata e le interazioni tra personaggi, forse non così contorte come in “Freesia” ma almeno altrettanto accattivanti.
Il disegno, come quasi sempre accade nelle opere di Jiro Matsumoto, è ottimo ma sicuramente peculiare: ricco di riferimenti al fumetto occidentale, a volte grottescamente kawaii, gioca molto sulla visualità psichedelica ed onirica, ma senza esagerare in fronzoli e colori.
Manga consigliatissimo ai fanatici della psichedelia anni '70, agli amanti dell'avantgarde, e a chiunque cerchi in generale un'opera innovativa, ma comunque ben disegnata.