Young Black Jack
"Young Black Jack" non è un manga semplice di cui parlare.
Si inquadra come un prequel della serie di Tezuka, ed è composto da una serie di archi narrativi più o meno scollegati tra loro che raccontano di vari periodi della difficile vita di Kuroo Hazama, passando dalle origini delle sue cicatrici, agli anni dell'università, fino al Vietnam e così via.
Quello che ne emerge è un manga composto da vari archi, alcuni più interessanti e altri molto, ma molto, più pesanti.
In linea generale però, l'atmosfera rimane sempre la stessa: cupa, drammatica, talmente dura che è difficile da sopportare, un susseguirsi di eventi spietati e dolorosi, per Hazama e per gli altri.
Alle parti strettamente mediche, a volte molto cruente, si unisce una trama non sempre facile da seguire o interessante, cruda e che non lascia alcuno spiraglio a ogni forma di speranza.
Amalgamando questi elementi viene fuori un manga duro, che però non è sempre raccontato come meriterebbe.
"Young Black Jack" è infarcito di riferimenti a altri personaggi di Tezuka, che faranno felici gli appassionati di questo grande autore, ma la sceneggiatura è vuota, troppo frammentaria e non coerente e accattivante come potrebbe essere, al punto da far sembrare le sofferenze dei personaggi del tutto gratuite.
L' unico lato sicuramente positivo del manga sono i disegni, eccezionali dal punto di vista dell' anatomia e del resto: il disegno di Ookuma è pulito, bello, limpido, energico, ma la disposizione delle tavole non è sempre accattivante e alla lunga risulta opprimente e monotona. Peccato. Troppi neri e troppi pochi retini, il che rende l' atmosfera del manga ancora più raggelante e ostica.
L' edizione italiana della Star Comics arriva con una sovraccoperta e prosegue in modo lento ma regolare.
In conclusione, "Young Black Jack" è un manga difficile, che tutte le volte mi fa dubitare se comprare il volume successivo o meno, visto che siamo passati da volumi pesanti e cruenti ad altri soporiferi ma ugualmente cruenti.
Forse se la storia fosse narrata in linea retta, se ci fosse un chiaro filo conduttore, se ci fosse qualcosa che non facesse divagare continuamente lo sceneggiatore, ne varrebbe la pena.
Non so neanche se potrebbe soddisfare un vero appassionato dell' opera originale, probabilmente no.
E continuare a comprarlo solo per i disegni, arrivata al quinto volume, dopo una serie di capitoli disastrosi, inizia a sembrare una follia.
Forse bisognerebbe lasciare stare le manovre di marketing e andare a rileggersi l'opera originale di Osamu Tezuka.
Si inquadra come un prequel della serie di Tezuka, ed è composto da una serie di archi narrativi più o meno scollegati tra loro che raccontano di vari periodi della difficile vita di Kuroo Hazama, passando dalle origini delle sue cicatrici, agli anni dell'università, fino al Vietnam e così via.
Quello che ne emerge è un manga composto da vari archi, alcuni più interessanti e altri molto, ma molto, più pesanti.
In linea generale però, l'atmosfera rimane sempre la stessa: cupa, drammatica, talmente dura che è difficile da sopportare, un susseguirsi di eventi spietati e dolorosi, per Hazama e per gli altri.
Alle parti strettamente mediche, a volte molto cruente, si unisce una trama non sempre facile da seguire o interessante, cruda e che non lascia alcuno spiraglio a ogni forma di speranza.
Amalgamando questi elementi viene fuori un manga duro, che però non è sempre raccontato come meriterebbe.
"Young Black Jack" è infarcito di riferimenti a altri personaggi di Tezuka, che faranno felici gli appassionati di questo grande autore, ma la sceneggiatura è vuota, troppo frammentaria e non coerente e accattivante come potrebbe essere, al punto da far sembrare le sofferenze dei personaggi del tutto gratuite.
L' unico lato sicuramente positivo del manga sono i disegni, eccezionali dal punto di vista dell' anatomia e del resto: il disegno di Ookuma è pulito, bello, limpido, energico, ma la disposizione delle tavole non è sempre accattivante e alla lunga risulta opprimente e monotona. Peccato. Troppi neri e troppi pochi retini, il che rende l' atmosfera del manga ancora più raggelante e ostica.
L' edizione italiana della Star Comics arriva con una sovraccoperta e prosegue in modo lento ma regolare.
In conclusione, "Young Black Jack" è un manga difficile, che tutte le volte mi fa dubitare se comprare il volume successivo o meno, visto che siamo passati da volumi pesanti e cruenti ad altri soporiferi ma ugualmente cruenti.
Forse se la storia fosse narrata in linea retta, se ci fosse un chiaro filo conduttore, se ci fosse qualcosa che non facesse divagare continuamente lo sceneggiatore, ne varrebbe la pena.
Non so neanche se potrebbe soddisfare un vero appassionato dell' opera originale, probabilmente no.
E continuare a comprarlo solo per i disegni, arrivata al quinto volume, dopo una serie di capitoli disastrosi, inizia a sembrare una follia.
Forse bisognerebbe lasciare stare le manovre di marketing e andare a rileggersi l'opera originale di Osamu Tezuka.