Gogo Monster
Makoto: "Dove stai andando, Yuki?"
Yuki: "Vorrei saperlo anch'io"
Ci sono bambini che vengono considerati fuori dall'ordinario, che per un motivo o per un altro sono ritenuti "speciali"; Yuki Tachibana a causa della sua fervida immaginazione viene riconosciuto come tale. A riprova di ciò gli altri coetanei lo scherniscono e lo isolano, Yuki dal canto suo inizia a rifugiarsi ulteriormente nel proprio mondo fantastico, popolato da amici immaginari, ovvero la proiezione del desiderio di creare legami interpersonali, e da mostri meno amichevoli che paiono rappresentare tutti i suoi sentimenti più negativi, venendo spesso usati come capro espiatorio a cui imputare le problematiche che sorgono attorno a lui.
Attraverso la quotidianità della vita scolastica, ci ritroviamo paradossalmente in bilico tra realtà e fantasia, arrivando a chiederci dove inizi una e finisca l'altra. Il confine che divide le due estremità si fa di giorno in giorno sempre più sottile, quasi impercettibile a causa del passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza. Il fragile equilibrio interiore inizia a vacillare all'arrivo di un nuovo compagno di classe, Makoto, il quale in breve tempo farà scoprire a Yuki il significato del termine "amicizia", parola che il giovane finora aveva associato solo a figure immaginarie che oramai stanno scomparendo a poco a poco dai suoi occhi. Questo comporta l'insorgere di nuove paure, le quali si accumulano alla confusione personale, in un periodo di veloce transizione, dove iniziano ad arrivare le prime responsabilità e si comincia a sviluppare la propria consapevolezza di sé, ponendosi domande che spesso non trovano risposta.
Yuki si rende conto che il tempo per scorgere "l'altra parte" sta per terminare, deve decidere se rimanere perpetuamente schiavo delle sue fantasie e continuare a fuggire da una realtà che lo angoscia o altrimenti affrontare ciò che lo tormenta, accettando l'inevitabile crescita con conseguenti gioie e dolori. L'ignoto tende a incutere timore, ogni scelta implica il rinunciare a qualcosa. Interiorizzare e normalizzare la propria condizione di solitudine crogiolandosi in essa oppure aprirsi, con i relativi rischi, al prossimo? Tutte scelte che il giovane ragazzo si troverà costretto a prendere per via dell'inesorabile scorrere del tempo.
Matsumoto è un maestro nel tratteggiare con delicatezza, quasi in punta di piedi, il magico periodo dell'infanzia: idilliaco per alcuni, opprimente per altri. Con un tratto tendente al realistico ma al contempo semplice, in certi frangenti persino stilizzato, veniamo immersi in un intimo tepore emotivo. Inquadrature grandangolari, intensi primi piani, il netto contrasto tra bianco e nero danno forma a un racconto di formazione infarcito di simbolismi (l'aereo, il girasole, la fisarmonica, il bianconiglio, etc.).
E, alla fine, in un continuo ripetersi di situazioni e schemi, vediamo i piccoli cambiamenti, quelli più significativi, frutto dell'inesorabile intreccio formato dalle nostre decisioni e dalla casualità della vita.
Chapeau a Matsumoto perché anche stavolta riesce a rendere tangibili sentimenti e pensieri attraverso una toccante semplicità, tenendosi alla larga da freddi virtuosismi di ogni genere. Complimenti e grazie a J-POP per aver portato in Italia un volume a dir poco prezioso per qualunque lettore di manga e non.
Yuki: "Vorrei saperlo anch'io"
Ci sono bambini che vengono considerati fuori dall'ordinario, che per un motivo o per un altro sono ritenuti "speciali"; Yuki Tachibana a causa della sua fervida immaginazione viene riconosciuto come tale. A riprova di ciò gli altri coetanei lo scherniscono e lo isolano, Yuki dal canto suo inizia a rifugiarsi ulteriormente nel proprio mondo fantastico, popolato da amici immaginari, ovvero la proiezione del desiderio di creare legami interpersonali, e da mostri meno amichevoli che paiono rappresentare tutti i suoi sentimenti più negativi, venendo spesso usati come capro espiatorio a cui imputare le problematiche che sorgono attorno a lui.
Attraverso la quotidianità della vita scolastica, ci ritroviamo paradossalmente in bilico tra realtà e fantasia, arrivando a chiederci dove inizi una e finisca l'altra. Il confine che divide le due estremità si fa di giorno in giorno sempre più sottile, quasi impercettibile a causa del passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza. Il fragile equilibrio interiore inizia a vacillare all'arrivo di un nuovo compagno di classe, Makoto, il quale in breve tempo farà scoprire a Yuki il significato del termine "amicizia", parola che il giovane finora aveva associato solo a figure immaginarie che oramai stanno scomparendo a poco a poco dai suoi occhi. Questo comporta l'insorgere di nuove paure, le quali si accumulano alla confusione personale, in un periodo di veloce transizione, dove iniziano ad arrivare le prime responsabilità e si comincia a sviluppare la propria consapevolezza di sé, ponendosi domande che spesso non trovano risposta.
Yuki si rende conto che il tempo per scorgere "l'altra parte" sta per terminare, deve decidere se rimanere perpetuamente schiavo delle sue fantasie e continuare a fuggire da una realtà che lo angoscia o altrimenti affrontare ciò che lo tormenta, accettando l'inevitabile crescita con conseguenti gioie e dolori. L'ignoto tende a incutere timore, ogni scelta implica il rinunciare a qualcosa. Interiorizzare e normalizzare la propria condizione di solitudine crogiolandosi in essa oppure aprirsi, con i relativi rischi, al prossimo? Tutte scelte che il giovane ragazzo si troverà costretto a prendere per via dell'inesorabile scorrere del tempo.
Matsumoto è un maestro nel tratteggiare con delicatezza, quasi in punta di piedi, il magico periodo dell'infanzia: idilliaco per alcuni, opprimente per altri. Con un tratto tendente al realistico ma al contempo semplice, in certi frangenti persino stilizzato, veniamo immersi in un intimo tepore emotivo. Inquadrature grandangolari, intensi primi piani, il netto contrasto tra bianco e nero danno forma a un racconto di formazione infarcito di simbolismi (l'aereo, il girasole, la fisarmonica, il bianconiglio, etc.).
E, alla fine, in un continuo ripetersi di situazioni e schemi, vediamo i piccoli cambiamenti, quelli più significativi, frutto dell'inesorabile intreccio formato dalle nostre decisioni e dalla casualità della vita.
Chapeau a Matsumoto perché anche stavolta riesce a rendere tangibili sentimenti e pensieri attraverso una toccante semplicità, tenendosi alla larga da freddi virtuosismi di ogni genere. Complimenti e grazie a J-POP per aver portato in Italia un volume a dir poco prezioso per qualunque lettore di manga e non.