Ryou
Se c'è una cosa che odio, quando leggo un manga, è il non essere avvertito riguardo a quello che ci trovo dentro. Immaginate di prendere in mano un Seinen, per poi scoprire che si sono scordati di avvertirvi che era anche un Lolicon; oppure, immaginate di avere fra le mani un manga targato come Shojo, per poi trovarci all'interno scene splatter, che potrebbero turbare le vostre sensibili menti (sto andando per ipotesi, eh, non prendetemi alla lettera). Ora, immaginate come mi sono sentito io quando ho iniziato questo manga, ingannato dalla presenza delle tag "Storico", "Drammatico", "Tragico", e l'assenza delle tag "Commedia" e "Soprannaturale", per poi scoprire che l'autrice è andata ad inventarsi delle boiate - e sottolineo la parola "boiate" - di proporzioni colossali. Viaggi nel tempo? D'accordo, ci posso anche stare, basta che questo elemento sia impiegato con moderazione, e non renda il tutto un groviglio fantascientifico. Personaggi imbecilli? Va bene, ci posso passare sopra, d'altronde che gusto c'è a leggere una storia che mette la depressione? Strafalcioni vari: gente ipnotizzata con un accendino, pistole precise come M24, un monaco del XII secolo armato di tutto punto che se ne può andare spensieratamente in giro senza neanche attirare uno sguardo, ma venendo convenientemente - e sottolineo il "convenientemente" - arrestato quando era il momento di dare una spinta alla storia, una ragazza neanche maggiorenne che può allegramente spacciarsi per la sorella di un detenuto e addirittura andarlo a trovare, e, dulcis in fundo, psicopatici che riescono a far passare un completo estraneo per il loro compianto bambino, nonostante l'evidente scarto d'età, e nonostante amici, conoscenti e parenti che sicuramente devono aver conosciuto il bambino in questione, quest'ultimo si rende conto della verità solo nel momento in cui, convenientemente, arriva...? Accidenti, questi sono sicuramente gravi demeriti da parte dell'autrice, ma hey, la storia è interessante e coinvolgente, perdoniamoglieli dunque, a patto che siano le ultime cose su cui bisognerà sospendere l'incredulità più del dovuto.
E invece no! Dopo una lunga e piacevole parentesi di relativa quiete, l'autrice è riuscita, con il nono volume, nell'incredibile impresa di inserire ulteriori, numerose, pantagrueliche boiate, le quali a loro volta contengono boiate più piccole, quasi come in una struttura submolecolare, dove le boiate-neutroni, le boiate-protoni e le boiate-elettroni che gravitano attorno al nucleo costituiscono l'atomo-boiata che rovina l'intera molecola-trama.
Per qualche volume - anzi, più di qualche, almento 7 o 8 - si era riusciti nell'impresa di mantenere la vicenda con i piedi per terra, opportunamente romanzata, ma comunque con i piedi per terra. E' un autentico delitto il fatto che il voto finale dell'opera non rispecchi minimamente quanto questo manga mi abbia appassionato, ma purtroppo non posso farci nulla. E dire che gran parte delle idee su cui la mangaka ha costruito la storia erano valevoli e innovative. Ho sempre adorato i manga di tema storico e, fresco del mio 30 nell'esame di Storia e Istituzioni dell'Asia Orientale, quando ho notato per la prima volta "Ryou" di Rinko Ueda - autrice che mi aveva già interessato grazie al suo "Hadashi de Bara o Fume" - ho creduto che sarebbe stato divertente leggere un'opera ambientata nel periodo degli uomini d'arme e dei monaci, degli imperatori in ritiro e dei primi condottieri, il periodo dei Fujiwara, dei Minamoto, dei Taira: il tardo periodo Heian, insomma. Devo dire che, da questo punto di vista, le mie aspettative sono state perlopiù esaudite. L'idea che uno dei più grandi eroi della storia del Giappone, Minamoto no Yoshitsune, sia stato in realtà una donna era piuttosto affascinante, e la vicenda che l'autrice è stata capace di costruirci intorno era assolutamente degna di un romanzo. Dopo una partenza non proprio di prim'ordine, la storia si stabilizza facendosi sempre più intrigante, sempre più ricca di eventi e sorprese, e anche se neanche qui mancano gli strafalcioni (Ryo non riesce giustamente a leggere un testo in giapponese antico, poiché scritto completamente in kanji senza l'ausilio dei kana, ma nonostante questo non ha la minima difficoltà nell'esprimersi oralmente, conversare e capire un paio di scioglilingua in una lingua che precede di ottocento anni la sua), essi sono del tutto trascurabili, tanto è coinvolgente la trama. Non mi è piaciuto il ritratto che è stato fatto di alcuni personaggi: - Minamoto no Yoshinaka sembra un completo idiota, mentre Taira no Kiyomori viene dipinto come il demonio incarnato -, ma questi sono ovviamente gusti personali. Insomma, per farla breve, prima di posare gli occhi sul nono volume, avevo tutta l'intenzione di assegnare all'opera almeno un 7, invece, come ho già detto, la serie di boiate presente sin dal primo capitolo, che sembrava essersi assopita per non svegliarsi mai più, è tornata alla carica più invasiva e devastante che mai, calpestando quanto di buono si era costruito fino a quel momento e facendo del tutto a pezzi la credibilità dell'opera.
Tra i motivi per cui non ho assegnato un voto inferiore a 5 c'è lo splendido character design, le ottime ambientazioni e la flessibilità del tratto. Neanche Rumiko Takahashi sarebbe in grado di competere.
Il fatto che si sia ormai perso il conto di quante volte il morfema "boiat-" è stato usato in questa recensione dovrebbe darvi un chiaro indizio di quanto io abbia ritenuto il nono volume capace di demolire l'intera vicenda. Un consiglio spassionato: se mai vi venisse voglia di leggere questo manga, interrompete la lettura all'ottavo volume e andate su Wikipedia per vedere come si è conclusa la storia, voce "Guerra Genpei". Vi risparmiereste una delusione enorme.
E invece no! Dopo una lunga e piacevole parentesi di relativa quiete, l'autrice è riuscita, con il nono volume, nell'incredibile impresa di inserire ulteriori, numerose, pantagrueliche boiate, le quali a loro volta contengono boiate più piccole, quasi come in una struttura submolecolare, dove le boiate-neutroni, le boiate-protoni e le boiate-elettroni che gravitano attorno al nucleo costituiscono l'atomo-boiata che rovina l'intera molecola-trama.
Per qualche volume - anzi, più di qualche, almento 7 o 8 - si era riusciti nell'impresa di mantenere la vicenda con i piedi per terra, opportunamente romanzata, ma comunque con i piedi per terra. E' un autentico delitto il fatto che il voto finale dell'opera non rispecchi minimamente quanto questo manga mi abbia appassionato, ma purtroppo non posso farci nulla. E dire che gran parte delle idee su cui la mangaka ha costruito la storia erano valevoli e innovative. Ho sempre adorato i manga di tema storico e, fresco del mio 30 nell'esame di Storia e Istituzioni dell'Asia Orientale, quando ho notato per la prima volta "Ryou" di Rinko Ueda - autrice che mi aveva già interessato grazie al suo "Hadashi de Bara o Fume" - ho creduto che sarebbe stato divertente leggere un'opera ambientata nel periodo degli uomini d'arme e dei monaci, degli imperatori in ritiro e dei primi condottieri, il periodo dei Fujiwara, dei Minamoto, dei Taira: il tardo periodo Heian, insomma. Devo dire che, da questo punto di vista, le mie aspettative sono state perlopiù esaudite. L'idea che uno dei più grandi eroi della storia del Giappone, Minamoto no Yoshitsune, sia stato in realtà una donna era piuttosto affascinante, e la vicenda che l'autrice è stata capace di costruirci intorno era assolutamente degna di un romanzo. Dopo una partenza non proprio di prim'ordine, la storia si stabilizza facendosi sempre più intrigante, sempre più ricca di eventi e sorprese, e anche se neanche qui mancano gli strafalcioni (Ryo non riesce giustamente a leggere un testo in giapponese antico, poiché scritto completamente in kanji senza l'ausilio dei kana, ma nonostante questo non ha la minima difficoltà nell'esprimersi oralmente, conversare e capire un paio di scioglilingua in una lingua che precede di ottocento anni la sua), essi sono del tutto trascurabili, tanto è coinvolgente la trama. Non mi è piaciuto il ritratto che è stato fatto di alcuni personaggi: - Minamoto no Yoshinaka sembra un completo idiota, mentre Taira no Kiyomori viene dipinto come il demonio incarnato -, ma questi sono ovviamente gusti personali. Insomma, per farla breve, prima di posare gli occhi sul nono volume, avevo tutta l'intenzione di assegnare all'opera almeno un 7, invece, come ho già detto, la serie di boiate presente sin dal primo capitolo, che sembrava essersi assopita per non svegliarsi mai più, è tornata alla carica più invasiva e devastante che mai, calpestando quanto di buono si era costruito fino a quel momento e facendo del tutto a pezzi la credibilità dell'opera.
Tra i motivi per cui non ho assegnato un voto inferiore a 5 c'è lo splendido character design, le ottime ambientazioni e la flessibilità del tratto. Neanche Rumiko Takahashi sarebbe in grado di competere.
Il fatto che si sia ormai perso il conto di quante volte il morfema "boiat-" è stato usato in questa recensione dovrebbe darvi un chiaro indizio di quanto io abbia ritenuto il nono volume capace di demolire l'intera vicenda. Un consiglio spassionato: se mai vi venisse voglia di leggere questo manga, interrompete la lettura all'ottavo volume e andate su Wikipedia per vedere come si è conclusa la storia, voce "Guerra Genpei". Vi risparmiereste una delusione enorme.