Manga of the Dead
Ho trovato questo manga a tratti divertente e abbastanza piacevole da leggere e in altri pesante e piuttosto inutile , ma comunque è possibile apprezzare alcuni autori parecchio dotati o nella narrazione o nel disegno che tuttavia in storie così brevi e riguardanti un argomento, magari non adatto al loro tratto o alla loro vocazione, non hanno potuto rendere giustizia a quelle che secondo me sono le effettive potenzialità. Questo manga si può dividere tranquillamente in storie interessanti che rivisitano anche con originalità l'apocalisse zombie, ad esempio il primo racconto "I love Her" oppure quello di "Hokazono" autore di "Emerging", mangaka quasi sconosciuto ma che può essere molto godibile, e storie noiose che veramente non hanno niente da offrire al lettore come ad esempio la seconda o "Zombie boy". L'edizione GP è ottima, grande e di buona qualità ma fin troppo costosa per un manga che non ha così tanto da offrire . Il mio voto è 6- solo perché appunto ci sono storie che ho trovato gradevoli e sono presentate da autori molto interessanti e dotati altrimenti il giudizio sarebbe stato inferiore . Lo consiglio solo agli appassionati del genere zombi che sull'argomento hanno letto tutto lo scibile e non sono ancora sazi , io pur non amando il genere comprai il volume per due autori : Hiroaki Samura ( del quale dentro c'è solo un disegno ) e Masaya Hokazono ; chi vorrebbe avvicinarsi ai fumetti sugli zombie per la prima volta opti anzi per "The Walking Dead" o "I am a Hero", nettamente superiori sotto ogni aspetto .
Questa antologia in chiave zombie-horror ci presenta una selezione di raccontini disegnati da alcuni autori abbastanza famosi e da altri più o meno "emergenti". Le storie sono particolati e narrate tutte in modo originale. C'è dello splatter è vero ma per chi è avvezzo non potrà far altro che entusiasmare.
Inizia K. Terada con una bella storia di dramma familiare e con un protagonista in preda all'atarassia nonostante in casa sua succeda la tragedia più tremenda.
"Dead and fail to Die" opera del quasi esordiente H. Kino è una sequela di azione e horror, forse un po' confusionaria, che vede una squadra speciale e uno zombie... anti-zombie.
"Figli di Zombie" di S. Uguisu è quello che mi è piaciuto di più. Storia lineare, con una bella trama e concluso in maniera impeccabile. I disegni evocano le giuste atmosfere.
T. Shimada, invece, ci propone una storia più criptica. I disegni ricordano (almeno a me) quelli di Chester Gould. Strano.
"La Foresta degli Spettri" di M. Hokazono (Emerging) ci propone una commistione fra scienza e paranormale (rubando un po' anche da Pet Sematary di S.King) che coinvolge il lettore fino alla fine.
"Zombie Boy" di Shinichi Hiromoto è la storia più ironica e grottesca di tutte. Un ragazzo apatico che cerca di lavorare come pulitore di cadaveri e si ritrova invece a combattere contro un'intera orda di morti viventi.
"Fight of the Living Dead" di T. Koizumi è un bel tentativo di dare un po' di originalità al tema. L'atleta di arti marziali che diventa zombie durante il combattimento è un'idea nuova e divertente. Disegni atipici.
"Organogel" di A. Fukao è l'ultimo racconto che conclude il tutto. Il tratto utilizzato è scuro e opprimente ma è perfetto per narrare una storia cupa tra bioterrorismo e morte.
Il volume di Manga of the Dead è corredato da tre tavole di Hiroaki Samura (L'Immortale), Rei Hiroe (Black Lagoon) e Jiro Matstumoto (Freesia, Alice in Hell) più la copertina che è opera di Shou Tajima (MPD Psycho).
Consigliato agli appassionati di horror, zombie e seinen in genere. Si tengano distanti i fruitori di shojo e di tutte quelle commedie "rose e fiori".
Inizia K. Terada con una bella storia di dramma familiare e con un protagonista in preda all'atarassia nonostante in casa sua succeda la tragedia più tremenda.
"Dead and fail to Die" opera del quasi esordiente H. Kino è una sequela di azione e horror, forse un po' confusionaria, che vede una squadra speciale e uno zombie... anti-zombie.
"Figli di Zombie" di S. Uguisu è quello che mi è piaciuto di più. Storia lineare, con una bella trama e concluso in maniera impeccabile. I disegni evocano le giuste atmosfere.
T. Shimada, invece, ci propone una storia più criptica. I disegni ricordano (almeno a me) quelli di Chester Gould. Strano.
"La Foresta degli Spettri" di M. Hokazono (Emerging) ci propone una commistione fra scienza e paranormale (rubando un po' anche da Pet Sematary di S.King) che coinvolge il lettore fino alla fine.
"Zombie Boy" di Shinichi Hiromoto è la storia più ironica e grottesca di tutte. Un ragazzo apatico che cerca di lavorare come pulitore di cadaveri e si ritrova invece a combattere contro un'intera orda di morti viventi.
"Fight of the Living Dead" di T. Koizumi è un bel tentativo di dare un po' di originalità al tema. L'atleta di arti marziali che diventa zombie durante il combattimento è un'idea nuova e divertente. Disegni atipici.
"Organogel" di A. Fukao è l'ultimo racconto che conclude il tutto. Il tratto utilizzato è scuro e opprimente ma è perfetto per narrare una storia cupa tra bioterrorismo e morte.
Il volume di Manga of the Dead è corredato da tre tavole di Hiroaki Samura (L'Immortale), Rei Hiroe (Black Lagoon) e Jiro Matstumoto (Freesia, Alice in Hell) più la copertina che è opera di Shou Tajima (MPD Psycho).
Consigliato agli appassionati di horror, zombie e seinen in genere. Si tengano distanti i fruitori di shojo e di tutte quelle commedie "rose e fiori".
Il calcio, al di fuori delle strategie di gioco scelte dall'allenatore, si basa sulla formazione di una squadra con giocatori di talento. Avere dei giocatori forti nella propria rosa significa avere una sana base su cui poggiare la propria corsa verso la vittoria. Una squadra è raramente formata da soli fuoriclasse, spesso trova un equilibrio tra calciatori di alto livello e calciatori di medio livello, dando più importanza al sano gioco di squadra e spesso affidando la sorte della partita ai migliori in campo in modo di portare a casa qualche gol.
Purtroppo questa raccolta di storie brevi incentrate sugli zombi (o "zombie"?) si è ritrovata in mano una rosa di artisti meravigliosi, mangaka straordinari dal talento indiscusso, in queste pagine/partita fiacchi, stanchi o, peggio, sostituiti dal coach dopo una manciata di minuti.
Perdonatemi la volgare similitudine, ma non ho trovato modo migliore per descrivere in cosa consiste questo "Manga of the Dead". Brevi (brevissimi) racconti autoconclusivi a tema horror-zombie in cui gli autori si passano il testimone di luoghi comuni e banalità.
Tra splatter, violenza, relazioni deviate, nonsenso e morsi, il manga fila liscio, anche troppo, concludendosi con la stessa inconsistenza con cui si apre. I racconti, a causa della loro brevità e della poca voglia di sorprendere, si dimostrano insensati, esagerati nella violenza e poco disposti a lasciare un segno nel lettore.
Katsuya Terada apre il volume con un cinico racconto ad ambientazione familiare; la storia non è indimenticabile, ma fortunatamente il suo stile di disegno (qui un poco sotto tono) è manna per gli occhi.
Poi tocca a Kinoitoshi, autore a me sconosciuto, che spinge sul pedale dello splatter nudo e crudo condito da un filo di ecchi. Personaggi stereotipati si fanno largo tra sgozzamenti e arti volanti in un vago sentore di déjà vu. Anche qui storiella disturbante che regala ben poche emozioni oltre che a un leggero senso di nausea.
Sachiko Uguisu copia dal compagno Terada l'ambientazione familiare, ricalcando (involontariamente) alcuni passi narrativi. Purtroppo sortisce effetti più tragici, a causa di una scena a dir poco di cattivo gusto e concludendosi con una didascalia dagli esiti - non volutamente - comici barra imbarazzanti.
È il turno di Toranosuke Shimada che compensa un tratto apparentemente grossolano[1], con una storia ben giostrata a livello di inquadrature, tempi narrativi e dialoghi. L'autore, diversamente dai colleghi, cerca di creare un'atmosfera horror senza forzare la mano, cosa che gli riesce effettivamente bene incassando l'unico racconto veramente valido dell'intera raccolta.
Cosa che prova a fare pure Masaya Hokazono, però ostacolato da una trama pretenziosa e da un disegno incolore. Idea di partenza promettente, collassa nella prolissità dei passaggi centrali che rallentano la lettura fino alla noia. Ma almeno ci ha provato.
Hiromoto Shinichi, autore che ritenevo incoraggiante, dimostra che quando si parla di zombi non ci vuole nulla per portare a casa 42 pagine completamente fuori di testa. Protagonisti privi di alcuna logica[2], come lo sono l'ambientazione e lo scorrere degli eventi. Buoni i disegni, anche se da Hiromoto mi aspettavo qualcosa di più.
Tomohiro Koizumi è il classico ragazzo che "è intelligente, ma non si impegna". Idea centrale piena di potenziale, soffocata dalle poche pagine a disposizione e dall'identità confusa del racconto: il genere voluto era quello umoristico? Io personalmente non sono riuscito a capirlo. Due vignette mi hanno fatto ridere, ma con la sensazione di star ridendo di qualcosa di sbagliato.
Infine tocca a Atsushi Fukao, l'autore che mi ha innervosito più di tutti. Con uno stile sporco e dark molto simile a quello di Tsutomu Nihei, inganna il lettore fingendo di avere in testa un racconto lineare e dai disegni incredibili, in realtà senza senso, confuso, a tratti incomprensibile e goffo nella realizzazione. Peccato davvero.
Passiamo a parlare dei campioni, quei nomi in quarta di copertina che facevano sperare in racconti di gran valore. Parlo di Rei Hiroe, Hiroaki Samura e Jiro Matsumoto. Purtroppo questi tre autori si sono limitati a illustrazioni di due pagine ciascuno. I fuoriclasse scesi in campo giusto per palleggiare con la palla il tempo di un time-out. Miracolosamente, da veri giganti quali sono, riescono a racchiudere in tre "disegni" più di quanto sono riusciti a fare gli altri mangaka; specialmente Samura, con una piccola descrizione laterale del proprio lavoro, dimostra il possesso di un intero mondo creativo rinchiuso in una splash-page: una composizione della tavola da togliere il fiato e poche righe riescono a rievocare più tensione "horror-zombie" di tutto il resto del volume. Cosa degna di un grande artista consapevole dei propri mezzi narrativi.[3]
Parlando dell'edizione: prezzo consono al formato più grande della media; carta morbida e flessibile e rilegatura parecchio resistente. Male invece la completa assenza di pagine a colori e il tipo di carta (fragilissima) usato per la sovraccoperta.
Concludendo: volume deludente su quasi tutti i fronti e venduto cavalcando la moda temporanea degli zombi. Da "Manga of the Dead" non dovete aspettarvi nulla di nuovo, il carisma dei non morti presenti in "I am a Hero" è ben lontano da questi brevi racconti di poco valore. In tutta onestà: quando su 240 pagine totali l'opera meglio riuscita è un'illustrazione significa che qualcosa è andato storto.
In definitiva un forte dispiacere: la squadra di giocatori non era affatto male, anche se il calcio non mi è mai, mai, mai piaciuto.
NOTE:
[1]: anche se l'ho trovato adattissimo al racconto.
[2]: in senso negativo.
[3]: molto simpatica e ben illustrata anche l'idea di Jiro Matsumoto. Hiroe invece si sbriga con una marchetta concettualmente banale, ma realizzata in maniera impeccabile.
Purtroppo questa raccolta di storie brevi incentrate sugli zombi (o "zombie"?) si è ritrovata in mano una rosa di artisti meravigliosi, mangaka straordinari dal talento indiscusso, in queste pagine/partita fiacchi, stanchi o, peggio, sostituiti dal coach dopo una manciata di minuti.
Perdonatemi la volgare similitudine, ma non ho trovato modo migliore per descrivere in cosa consiste questo "Manga of the Dead". Brevi (brevissimi) racconti autoconclusivi a tema horror-zombie in cui gli autori si passano il testimone di luoghi comuni e banalità.
Tra splatter, violenza, relazioni deviate, nonsenso e morsi, il manga fila liscio, anche troppo, concludendosi con la stessa inconsistenza con cui si apre. I racconti, a causa della loro brevità e della poca voglia di sorprendere, si dimostrano insensati, esagerati nella violenza e poco disposti a lasciare un segno nel lettore.
Katsuya Terada apre il volume con un cinico racconto ad ambientazione familiare; la storia non è indimenticabile, ma fortunatamente il suo stile di disegno (qui un poco sotto tono) è manna per gli occhi.
Poi tocca a Kinoitoshi, autore a me sconosciuto, che spinge sul pedale dello splatter nudo e crudo condito da un filo di ecchi. Personaggi stereotipati si fanno largo tra sgozzamenti e arti volanti in un vago sentore di déjà vu. Anche qui storiella disturbante che regala ben poche emozioni oltre che a un leggero senso di nausea.
Sachiko Uguisu copia dal compagno Terada l'ambientazione familiare, ricalcando (involontariamente) alcuni passi narrativi. Purtroppo sortisce effetti più tragici, a causa di una scena a dir poco di cattivo gusto e concludendosi con una didascalia dagli esiti - non volutamente - comici barra imbarazzanti.
È il turno di Toranosuke Shimada che compensa un tratto apparentemente grossolano[1], con una storia ben giostrata a livello di inquadrature, tempi narrativi e dialoghi. L'autore, diversamente dai colleghi, cerca di creare un'atmosfera horror senza forzare la mano, cosa che gli riesce effettivamente bene incassando l'unico racconto veramente valido dell'intera raccolta.
Cosa che prova a fare pure Masaya Hokazono, però ostacolato da una trama pretenziosa e da un disegno incolore. Idea di partenza promettente, collassa nella prolissità dei passaggi centrali che rallentano la lettura fino alla noia. Ma almeno ci ha provato.
Hiromoto Shinichi, autore che ritenevo incoraggiante, dimostra che quando si parla di zombi non ci vuole nulla per portare a casa 42 pagine completamente fuori di testa. Protagonisti privi di alcuna logica[2], come lo sono l'ambientazione e lo scorrere degli eventi. Buoni i disegni, anche se da Hiromoto mi aspettavo qualcosa di più.
Tomohiro Koizumi è il classico ragazzo che "è intelligente, ma non si impegna". Idea centrale piena di potenziale, soffocata dalle poche pagine a disposizione e dall'identità confusa del racconto: il genere voluto era quello umoristico? Io personalmente non sono riuscito a capirlo. Due vignette mi hanno fatto ridere, ma con la sensazione di star ridendo di qualcosa di sbagliato.
Infine tocca a Atsushi Fukao, l'autore che mi ha innervosito più di tutti. Con uno stile sporco e dark molto simile a quello di Tsutomu Nihei, inganna il lettore fingendo di avere in testa un racconto lineare e dai disegni incredibili, in realtà senza senso, confuso, a tratti incomprensibile e goffo nella realizzazione. Peccato davvero.
Passiamo a parlare dei campioni, quei nomi in quarta di copertina che facevano sperare in racconti di gran valore. Parlo di Rei Hiroe, Hiroaki Samura e Jiro Matsumoto. Purtroppo questi tre autori si sono limitati a illustrazioni di due pagine ciascuno. I fuoriclasse scesi in campo giusto per palleggiare con la palla il tempo di un time-out. Miracolosamente, da veri giganti quali sono, riescono a racchiudere in tre "disegni" più di quanto sono riusciti a fare gli altri mangaka; specialmente Samura, con una piccola descrizione laterale del proprio lavoro, dimostra il possesso di un intero mondo creativo rinchiuso in una splash-page: una composizione della tavola da togliere il fiato e poche righe riescono a rievocare più tensione "horror-zombie" di tutto il resto del volume. Cosa degna di un grande artista consapevole dei propri mezzi narrativi.[3]
Parlando dell'edizione: prezzo consono al formato più grande della media; carta morbida e flessibile e rilegatura parecchio resistente. Male invece la completa assenza di pagine a colori e il tipo di carta (fragilissima) usato per la sovraccoperta.
Concludendo: volume deludente su quasi tutti i fronti e venduto cavalcando la moda temporanea degli zombi. Da "Manga of the Dead" non dovete aspettarvi nulla di nuovo, il carisma dei non morti presenti in "I am a Hero" è ben lontano da questi brevi racconti di poco valore. In tutta onestà: quando su 240 pagine totali l'opera meglio riuscita è un'illustrazione significa che qualcosa è andato storto.
In definitiva un forte dispiacere: la squadra di giocatori non era affatto male, anche se il calcio non mi è mai, mai, mai piaciuto.
NOTE:
[1]: anche se l'ho trovato adattissimo al racconto.
[2]: in senso negativo.
[3]: molto simpatica e ben illustrata anche l'idea di Jiro Matsumoto. Hiroe invece si sbriga con una marchetta concettualmente banale, ma realizzata in maniera impeccabile.