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Melany

Volumi letti: 1/1 --- Voto 4
Ma che razza di finale è? Tra le conclusioni più oscene che ho avuto la sfortuna di leggere. Peccato, l'inizio prometteva bene e c'erano i prosupposti per creare una storia carina e interessante, ma l'autrice o chi per lei ha mandato in malora tutto quanto, dai personaggi al senso dell'opera.

Il protagonista è il liceale Ryuu Kagaya che gestisce insieme allo zio un negozio di bici. Una mattina, a scuola, prova ad intavolare un dialogo con lo studente modello Naruse, il suo vicino di banco, ma cotui lo ignora beatamente. Girano delle voci maligne sul suo conto, ma Ryuu non vuole crederci e si arrabbia un sacco quando vede che il soggetto in questione non fa nulla per smentirle. Le cose tra di loro si fanno serie quando si scopre che Naruse è un cliente abituale del negozio di bici. Proprio quando il rapporto tra i due sembra finalmente decollare, entra in scena il fratello di Naruse.

Fino ad un certo punto le vicende del triangolo amoroso mi hanno incollata tra le pagine, si percepisce l'angoscia, la tensione e l'immediata empatia coi personaggi. Il ragazzo conteso non è lo smidollato di turno succube degli eventi, ragiona con la propria testa e si comporta spontaneamente, per questi suoi pregi si fa apprezzare dal riservato Naruse, che si rivela essere una persona protettiva e matura. Contrarialmente a lui, il fratello è infantile e egoista, che agisce con cattiveria. Si comporta come se qualcuno gli avesse fatto un torto attribuendo la colpa alle persone sbagliate.
La storia lentamente va in discesa, alla fine succede l'inaspettabile, o forse bisognerebbe dire nell'ovvietà, perché il fenomeno della sindrome di Stoccocalma continuo a non concepirlo, per me è da abolire se non c'è una valida spiegazione dietro. Qui decisamente si scade nel ridicolo, okay che sono per il perdono e il sacrificio, ma in questo caso la scelta del protagonista è insensata poiché non si sposa bene con le idee presentate, tra l'altro è stato un passaggio così rapido e ipocrita che tuttora mi è inspiegabile. Questa parte ha fatto andare in vacca tutta l'opera. Finale deludente e davvero imbarazzante, per di più irrealistico. Sia chiaro, non mi ha dato fastidio che il tizio abbia scelto uno piuttosto che l'altro, ma metto in discussione il modo in cui è accaduto. Le questioni importanti come l'odio, la violenza e l'umiliazione vengono risolte troppo superficialmente.
Penso che qualche capitolo o volume in più avrebbe giovato, dando l'opportunità di far sviluppare la storia in modo coerente, anziché farla finire in questa maniera pietosa. Avrebbe potuto essere migliore se fosse stato più lungo, un volume non è sufficiente per raccontare una storia così contorta come questa. Si nota che gli ultimi capitoli erano sbrigativi e campati in aria. Probabilmente l'autrice non ha avuto la possibilità e il tempo di concluderlo come voleva. O magari no, magari era qui che la trama voleva parare, sai l'effetto colpo di scena. Riuscita male però.

L'arte è decente, seppure povera con pochi dettagli nel tratteggiare i personaggi e una noncuranza degli sfondi, pressoché inesistenti, e con un uso altrettanto mancante dei retini. Tuttavia questo tipo di tratto essenziale e delicato non mi irrita, purché le proporzioni vengano rispettate. Il manga non abbonda di scene spinte, ma quelle presenti sono alquanto dure da digerire.

Per chi segue e legge i boys love sa chi è Masara Minase, una donnina che ha sfornato numerosi volumi unici e serie brevi che l'hanno resa famosa tra le disegnatrici di yaoi. Dato che conosco e ho letto tutte le sue opere, posso affermare con lucidità che "Unbalance na Netsu" è tra i suoi lavori più brutti. Quattro. Nessun rimpianto. Nessun. Rimpianto.