Palepoli
“Di ritorno dal doposcuola ho avvertito un dolore alle ginocchia. Ho provato a camminare più lentamente e ho sentito uno scricchiolio delle ossa. Secondo mia madre quello era il segnale che annunciava la fine dell’infanzia”.
Usamaru Furuya è un Mangaka inimitabile, che ha consolidato la sua cifra stilistica sulla sperimentazione, la destrutturazione, e il tocco autoriale, dando vita a veri e propri unicum da sganasciarsi le mascelle.
La sua opera prima “Palepoli”, pubblicata in Giappone dal 1994 al 1996 su Garo, rivista che lasciava totale libertà espressiva ai propri artisti, segna un esordio sconvolgente, un impavido esercizio di stile pregno di citazionismo e folgoranti lampi creativi per una tempesta di immagini più unica che rara, che non può lasciare indifferenti.
L’opera si presenta come un 4-koma, una raccolta di storie apparentemente autoconclusive che iniziano e finiscono in sole 4 vignette, anche se poi scopriremo essere mini-saghe con la loro continuity a consecutio irregolare, che vanno ad incastrarsi in un disegno più grande, alla “Pulp Fiction”, (peraltro citato in uno Yonkoma) ma in un confezionamento decisamente più criptico e interpretativo, che nel suo esoterico simbolismo può per certi versi ricordare “La montagna sacra” di Alejandro Jodorowsky.
Tra le mini saghe che compongono il volume, da citare “Il fantasma che boccia le tavole”, in cui il Mangaka sperimenta la via del metafumetto in chiave esilarante e autocritica.
Folle la parabola del serial killer con le fattezze da orsetto puccioso, non da meno quella riguardante il virus X, una malattia infettiva che contorce i volti delle persone in espressioni di disgusto.
L’idea narrativamente più brillante è però quella testata con la saga dello spioncino, un susseguirsi di eventi rocamboleschi visti dalla prospettiva dello spioncino di una porta di casa, in cui l’autore rimescola più volte le carte in tavola, rompendo la quarta parete in equilibrio tra hard boiled e no sense.
Dal punto di vista tecnico “Palepoli” è un caleidoscopio di tecniche pittoriche: dal puntinismo al cubismo di Pablo Picasso, artista di riferimento a cui il Mangaka dedicherà nel 2009 un’intera opera : “Genkaku Picasso”.
Anche se lo stile preponderante adottato da Furuya è quello rinascimentale.
Vediamo rivisitazioni di alcune delle maggiori opere d’arte nostrane: da “La creazione di Adamo” di Michelangelo Buonarroti alla “Madonna Litta” di Leonardo da Vinci, fino alla Venere di Botticelli e al Cristo morto di Mantegna.
Furuya sfoggia tutti i suoi virtuosi tecnicismi fresco fresco di laurea accademica, deliziando il lettore con scorci visionari selvaggi ma minuziosamente curati, in cui grovigli di corpi impegnati in atti sessuali compongono conturbanti volti di donna.
Il manga contiene una miriade di referenze e reinterpretazioni intrise di simbolismo criptico, che i neofiti potrebbero trovare stucchevoli oltre che incomprensibili.
“Rocky Joe”, “Golgo 13”, “Jenny, la tennista”, “Il cuore di Thomas”, “L’uovo dell’angelo”, persino una rivisitazione erotica di “Doraemon”. Si omaggiano grandi maestri come Osamu Tezuka e Leiji Matsumoto, attraversando anche la storia del cinema.
Da Metropolis di Fritz Lang fino a Quentin Tarantino, con parole al miele per l’avanguardista Jean-Luc Godard, da cui Furuya ha imparato molto.
Un turbinio citazionistico irriverente e dissacrante, che con le sue sfumature blasfeme e i suoi tratti marcatamente Ero-guro potrebbe disturbare i più suscettibili.
Un’opera anticonvenzionale e visionaria, intrisa di umorismo caustico, che non teme di attraversare ripide di follia sperimentale per trovare nuove vie creative, incarnando magnificamente la filosofia della rivista Garo, divenuta col tempo baluardo delle opere ermetiche per antonomasia.
Furuya distrugge i dogmi, giocando con l’impaginazione, gli schemi imposti dalle simmetrie, aprendo letteralmente le vignette a situazioni multiple e geniali incastri reverse.
Un plauso all’edizione Coconino Press, che presenta rilegatura a filo e confeziona il prodotto in una veste originale ed elegante, (come visto con “La musica di Marie” delle medesima collana “Doku”) perfettamente confacente al manga in questione.
Un’opera sicuramente non per tutti, che necessita doti deduttive e una buona conoscenza del medium per essere compresa e fruita al meglio.
Coloro i quali sapranno andare oltre le barriere dello sperimentalismo, vedranno spalancarsi ai propri occhi i sipari di un immaginifico teatro dell’assurdo.
Una lettura inizialmente spiazzante, ma poi, pagina dopo pagina, vi coinvolgerà fino a travolgervi nel suo perverso flusso di coscienza. Un labirinto di immagini mozzafiato, in cui vi perderete inesorabilmente tra ermetismo e calembour.
Usamaru Furuya è un Mangaka inimitabile, che ha consolidato la sua cifra stilistica sulla sperimentazione, la destrutturazione, e il tocco autoriale, dando vita a veri e propri unicum da sganasciarsi le mascelle.
La sua opera prima “Palepoli”, pubblicata in Giappone dal 1994 al 1996 su Garo, rivista che lasciava totale libertà espressiva ai propri artisti, segna un esordio sconvolgente, un impavido esercizio di stile pregno di citazionismo e folgoranti lampi creativi per una tempesta di immagini più unica che rara, che non può lasciare indifferenti.
L’opera si presenta come un 4-koma, una raccolta di storie apparentemente autoconclusive che iniziano e finiscono in sole 4 vignette, anche se poi scopriremo essere mini-saghe con la loro continuity a consecutio irregolare, che vanno ad incastrarsi in un disegno più grande, alla “Pulp Fiction”, (peraltro citato in uno Yonkoma) ma in un confezionamento decisamente più criptico e interpretativo, che nel suo esoterico simbolismo può per certi versi ricordare “La montagna sacra” di Alejandro Jodorowsky.
Tra le mini saghe che compongono il volume, da citare “Il fantasma che boccia le tavole”, in cui il Mangaka sperimenta la via del metafumetto in chiave esilarante e autocritica.
Folle la parabola del serial killer con le fattezze da orsetto puccioso, non da meno quella riguardante il virus X, una malattia infettiva che contorce i volti delle persone in espressioni di disgusto.
L’idea narrativamente più brillante è però quella testata con la saga dello spioncino, un susseguirsi di eventi rocamboleschi visti dalla prospettiva dello spioncino di una porta di casa, in cui l’autore rimescola più volte le carte in tavola, rompendo la quarta parete in equilibrio tra hard boiled e no sense.
Dal punto di vista tecnico “Palepoli” è un caleidoscopio di tecniche pittoriche: dal puntinismo al cubismo di Pablo Picasso, artista di riferimento a cui il Mangaka dedicherà nel 2009 un’intera opera : “Genkaku Picasso”.
Anche se lo stile preponderante adottato da Furuya è quello rinascimentale.
Vediamo rivisitazioni di alcune delle maggiori opere d’arte nostrane: da “La creazione di Adamo” di Michelangelo Buonarroti alla “Madonna Litta” di Leonardo da Vinci, fino alla Venere di Botticelli e al Cristo morto di Mantegna.
Furuya sfoggia tutti i suoi virtuosi tecnicismi fresco fresco di laurea accademica, deliziando il lettore con scorci visionari selvaggi ma minuziosamente curati, in cui grovigli di corpi impegnati in atti sessuali compongono conturbanti volti di donna.
Il manga contiene una miriade di referenze e reinterpretazioni intrise di simbolismo criptico, che i neofiti potrebbero trovare stucchevoli oltre che incomprensibili.
“Rocky Joe”, “Golgo 13”, “Jenny, la tennista”, “Il cuore di Thomas”, “L’uovo dell’angelo”, persino una rivisitazione erotica di “Doraemon”. Si omaggiano grandi maestri come Osamu Tezuka e Leiji Matsumoto, attraversando anche la storia del cinema.
Da Metropolis di Fritz Lang fino a Quentin Tarantino, con parole al miele per l’avanguardista Jean-Luc Godard, da cui Furuya ha imparato molto.
Un turbinio citazionistico irriverente e dissacrante, che con le sue sfumature blasfeme e i suoi tratti marcatamente Ero-guro potrebbe disturbare i più suscettibili.
Un’opera anticonvenzionale e visionaria, intrisa di umorismo caustico, che non teme di attraversare ripide di follia sperimentale per trovare nuove vie creative, incarnando magnificamente la filosofia della rivista Garo, divenuta col tempo baluardo delle opere ermetiche per antonomasia.
Furuya distrugge i dogmi, giocando con l’impaginazione, gli schemi imposti dalle simmetrie, aprendo letteralmente le vignette a situazioni multiple e geniali incastri reverse.
Un plauso all’edizione Coconino Press, che presenta rilegatura a filo e confeziona il prodotto in una veste originale ed elegante, (come visto con “La musica di Marie” delle medesima collana “Doku”) perfettamente confacente al manga in questione.
Un’opera sicuramente non per tutti, che necessita doti deduttive e una buona conoscenza del medium per essere compresa e fruita al meglio.
Coloro i quali sapranno andare oltre le barriere dello sperimentalismo, vedranno spalancarsi ai propri occhi i sipari di un immaginifico teatro dell’assurdo.
Una lettura inizialmente spiazzante, ma poi, pagina dopo pagina, vi coinvolgerà fino a travolgervi nel suo perverso flusso di coscienza. Un labirinto di immagini mozzafiato, in cui vi perderete inesorabilmente tra ermetismo e calembour.
Una raccolta di microstorie spregiudicate e fuori dagli schemi
Palepoli ha sempre rappresentato un oggetto del desiderio per i fan di Usamaru Furuya, un’opera di culto circondata da un’aura di leggenda sin dalla sua prima apparizione sulla rivista Garo nel 1994. Ora che è stata pubblicata in Italia da Coconino Press, con una pregevole veste editoriale curata e tradotta da Paolo La Marca e Livio Tallini, possiamo finalmente ammirare il folgorante esordio del talentuoso mangaka che abbiamo imparato ad apprezzare grazie a una serie eterogenea di titoli quali La musica di Marie (1999), Suicide Club (2002), Hikari Club (2005), La crociata degli innocenti (2007), Genkaku Picasso (2008), Lo squalificato (2009), Teiichi high school (2010).
Palepoli si presenta come una raccolta di yonkoma manga. Si tratta di micro-storie concentrate nell’arco di quattro vignette, una formula molto popolare sulle riviste giapponesi, in questo caso rivisitata dall'autore con un approccio trasgressivo e iconoclasta. Infatti, come in un gioco di specchi deformanti gli yonkoma di Furuya ci restituiscono in primis una visione distorta e allucinata dell'immaginario grafico del mangaka, e su più ampia scala un dissacrante excursus sull’intera Storia dell’Arte.
Le tavole provengono da quella che è stata la prima esperienza del disegnatore su Garo, la rivista underground dove gli autori godevano di una libertà creativa senza precedenti, spesso usata come rampa di lancio verso realtà editoriali più remunerative, un porto franco in cui ricercare nuove vie dell’espressione artistica e che ha portato Furuya a diventare uno degli autori più originali e arguti del manga contemporaneo.
A dispetto del tratto grafico estremamente raffinato ed esteticamente ricercato, Palepoli agisce con la forza dirompente di un bulldozer. La struttura minimale dello yonkoma viene manipolata con piglio anarchico e con un certo gusto per la parodia feroce. Se la parola d’ordine è “smitizzare” allora Furuya è pronto a trascinare senza ritegno nelle sue tavole i personaggi più iconici e amati dal pubblico (Doraemon, Sazae-san, Dokonjō Gaeru, Ashita no Jō, Ghost in the shell, etc.), così come non si fa problemi a gettare i capisaldi della Storia dell’Arte in questo calderone ribollente di citazioni postmoderniste, divertissement pseudo erotici, esercizi di stile pop-surrealisti e altre intuizioni fulminanti che innescano una serie di cortocircuiti e di suggestioni disparate nel lettore.
All’interno di questo gioco (al massacro) di rimandi e citazioni trovano spazio alcune sferzanti parodie delle leggende del manga con risultati spesso imprevedibili, come quella del celeberrimo gatto spaziale del duo Fujiko Fujio cui è riservato un irriverente collage surrealista in chiave porno; mentre nel remake del famoso spokon creato da Tetsuya Chiba e Asao Takamori a finire sul ring per l’ultimo incontro con Mendoza sarà il vecchio Danpei! L’autore non risparmia nemmeno mostri sacri quali Osamu Tezuka, Moto Hagio, Yoshiharu Tsuge e lo stesso Suehiro Maruo che tanta influenza ha avuto su Furuya.
Fra le pagine del volume non mancano spunti originali, mini saghe e personaggi ricorrenti: la misteriosa malattia infettiva X, le scene scrutate da uno spioncino (intrise di impietoso black humor), le blasfemie irridenti, le avventure dell’efferato orsetto serial killer, le pillole mistiche del piccolo Takashi (alfa e omega dell’intera raccolta), le autoironiche vicissitudini dell’autore alle prese con il dispettoso “fantasma che boccia le tavole”.
Palepoli è un'opera-mondo che racchiude e anticipa molte delle passioni e dei temi cari all'autore: i manga, il cinema, l'arte, l'ero-guro, la psicanalisi, la religione, la politica. Il tutto frullato e distillato dalla sua peculiare cifra stilistica con una padronanza del mezzo espressivo che gli permette di spaziare tra i generi e di sperimentare con la narrazione, la composizione della pagina, il lettering.
Dal punto di vista grafico l’opera offre un caleidoscopio di tecniche che dimostrano la grande erudizione e versatilità di Furuya, pittore provetto prima ancora che fumettista. Possiamo imbatterci in vignette essenziali, imbevute di inchiostro nero, o in tavole iperdettagliate che riproducono fedelmente le opere d’arte antica. Gli elementi che maggiormente colpiscono l'occhio sono l’eleganza e la finezza della linea, la cura maniacale degli effetti di chiaroscuro e le sperimentazioni che partono dalla rigidità dello yonkoma e arrivano a far esplodere la struttura stessa della tavola.
L’edizione Coconino Press è impeccabile e curata nei minimi dettagli, a cominciare dalle note a piè pagina, meticolosamente compilate, che forniscono una guida indispensabile ai mille riferimenti (più o meno sottili) e alle sfumature più infinitesimali di cui il fumetto abbonda (alcune delle quali sono riservate ai veri intenditori). Al costo di 15€, le 170 pagine del volume in formato 15x21 (di cui diverse a colori) sono rilegate con cucitura a filo e racchiuse nella peculiare doppia copertina della collana Doku, in questo caso impreziosita dagli inserti in “foglia d’oro” su un’illustrazione di Furuya in stile rinascimentale.
Furuya lo definì un rito di passaggio per approdare a una nuova fase della sua carriera. Nella sua ossessiva ricerca di libertà espressiva Palepoli scardina gli schemi tradizionali del manga facendolo deragliare su binari dagli esiti mai certi, dove non esistono regole e dove dominano il sarcasmo e l’(auto)ironia.
Chi si dovesse avvicinare per la prima volta all’autore forse rimarrebbe spiazzato dalla lettura di Palepoli per la sua natura anarchica e anticonvenzionale, ma se siete già fan di Furuya o siete alla ricerca di una lettura inconsueta, fuori dall’ordinario, controversa e perturbante, allora troverete in questo volume un diamante grezzo particolarmente misterioso e attraente.
Palepoli ha sempre rappresentato un oggetto del desiderio per i fan di Usamaru Furuya, un’opera di culto circondata da un’aura di leggenda sin dalla sua prima apparizione sulla rivista Garo nel 1994. Ora che è stata pubblicata in Italia da Coconino Press, con una pregevole veste editoriale curata e tradotta da Paolo La Marca e Livio Tallini, possiamo finalmente ammirare il folgorante esordio del talentuoso mangaka che abbiamo imparato ad apprezzare grazie a una serie eterogenea di titoli quali La musica di Marie (1999), Suicide Club (2002), Hikari Club (2005), La crociata degli innocenti (2007), Genkaku Picasso (2008), Lo squalificato (2009), Teiichi high school (2010).
Palepoli si presenta come una raccolta di yonkoma manga. Si tratta di micro-storie concentrate nell’arco di quattro vignette, una formula molto popolare sulle riviste giapponesi, in questo caso rivisitata dall'autore con un approccio trasgressivo e iconoclasta. Infatti, come in un gioco di specchi deformanti gli yonkoma di Furuya ci restituiscono in primis una visione distorta e allucinata dell'immaginario grafico del mangaka, e su più ampia scala un dissacrante excursus sull’intera Storia dell’Arte.
Le tavole provengono da quella che è stata la prima esperienza del disegnatore su Garo, la rivista underground dove gli autori godevano di una libertà creativa senza precedenti, spesso usata come rampa di lancio verso realtà editoriali più remunerative, un porto franco in cui ricercare nuove vie dell’espressione artistica e che ha portato Furuya a diventare uno degli autori più originali e arguti del manga contemporaneo.
A dispetto del tratto grafico estremamente raffinato ed esteticamente ricercato, Palepoli agisce con la forza dirompente di un bulldozer. La struttura minimale dello yonkoma viene manipolata con piglio anarchico e con un certo gusto per la parodia feroce. Se la parola d’ordine è “smitizzare” allora Furuya è pronto a trascinare senza ritegno nelle sue tavole i personaggi più iconici e amati dal pubblico (Doraemon, Sazae-san, Dokonjō Gaeru, Ashita no Jō, Ghost in the shell, etc.), così come non si fa problemi a gettare i capisaldi della Storia dell’Arte in questo calderone ribollente di citazioni postmoderniste, divertissement pseudo erotici, esercizi di stile pop-surrealisti e altre intuizioni fulminanti che innescano una serie di cortocircuiti e di suggestioni disparate nel lettore.
All’interno di questo gioco (al massacro) di rimandi e citazioni trovano spazio alcune sferzanti parodie delle leggende del manga con risultati spesso imprevedibili, come quella del celeberrimo gatto spaziale del duo Fujiko Fujio cui è riservato un irriverente collage surrealista in chiave porno; mentre nel remake del famoso spokon creato da Tetsuya Chiba e Asao Takamori a finire sul ring per l’ultimo incontro con Mendoza sarà il vecchio Danpei! L’autore non risparmia nemmeno mostri sacri quali Osamu Tezuka, Moto Hagio, Yoshiharu Tsuge e lo stesso Suehiro Maruo che tanta influenza ha avuto su Furuya.
Fra le pagine del volume non mancano spunti originali, mini saghe e personaggi ricorrenti: la misteriosa malattia infettiva X, le scene scrutate da uno spioncino (intrise di impietoso black humor), le blasfemie irridenti, le avventure dell’efferato orsetto serial killer, le pillole mistiche del piccolo Takashi (alfa e omega dell’intera raccolta), le autoironiche vicissitudini dell’autore alle prese con il dispettoso “fantasma che boccia le tavole”.
Palepoli è un'opera-mondo che racchiude e anticipa molte delle passioni e dei temi cari all'autore: i manga, il cinema, l'arte, l'ero-guro, la psicanalisi, la religione, la politica. Il tutto frullato e distillato dalla sua peculiare cifra stilistica con una padronanza del mezzo espressivo che gli permette di spaziare tra i generi e di sperimentare con la narrazione, la composizione della pagina, il lettering.
Dal punto di vista grafico l’opera offre un caleidoscopio di tecniche che dimostrano la grande erudizione e versatilità di Furuya, pittore provetto prima ancora che fumettista. Possiamo imbatterci in vignette essenziali, imbevute di inchiostro nero, o in tavole iperdettagliate che riproducono fedelmente le opere d’arte antica. Gli elementi che maggiormente colpiscono l'occhio sono l’eleganza e la finezza della linea, la cura maniacale degli effetti di chiaroscuro e le sperimentazioni che partono dalla rigidità dello yonkoma e arrivano a far esplodere la struttura stessa della tavola.
L’edizione Coconino Press è impeccabile e curata nei minimi dettagli, a cominciare dalle note a piè pagina, meticolosamente compilate, che forniscono una guida indispensabile ai mille riferimenti (più o meno sottili) e alle sfumature più infinitesimali di cui il fumetto abbonda (alcune delle quali sono riservate ai veri intenditori). Al costo di 15€, le 170 pagine del volume in formato 15x21 (di cui diverse a colori) sono rilegate con cucitura a filo e racchiuse nella peculiare doppia copertina della collana Doku, in questo caso impreziosita dagli inserti in “foglia d’oro” su un’illustrazione di Furuya in stile rinascimentale.
Furuya lo definì un rito di passaggio per approdare a una nuova fase della sua carriera. Nella sua ossessiva ricerca di libertà espressiva Palepoli scardina gli schemi tradizionali del manga facendolo deragliare su binari dagli esiti mai certi, dove non esistono regole e dove dominano il sarcasmo e l’(auto)ironia.
Chi si dovesse avvicinare per la prima volta all’autore forse rimarrebbe spiazzato dalla lettura di Palepoli per la sua natura anarchica e anticonvenzionale, ma se siete già fan di Furuya o siete alla ricerca di una lettura inconsueta, fuori dall’ordinario, controversa e perturbante, allora troverete in questo volume un diamante grezzo particolarmente misterioso e attraente.
Una delle prime opere pubblicate da Furuya, Palepoli (il cui nome potrebbe essere ispirato dall'omonimo e famoso disco di rock progressivo?) rappresenta il massimo della sperimentazione. Furuya si diletta a giocare con le trame, facendo ritornare personaggi e filoni e variegando il suo prodotto in modo notevole; gioca con le tecniche di disegno, con la prospettiva, con il lettore stesso, rompendo la quarta parete spesso e volentieri. Spesso non-senso, ogni tanto emozionante e pensieroso, quasi sempre eccessivo, Palepoli non può essere ben descritto. Merita una lettura, ricordando che non si tratta di un manga con un'unica trama, ma una serie di scenette di grande bellezza e umorismo.
Recensire manga di solito è abbastanza semplice, specialmente se chi lo fa ne ha letti molti ed è capace di esporre più o meno bene quali siano i punti di forza e i difetti di un'opera in base a quella che è la trama o i vari stilemi del genere di appartenenza.
Poi però ti ritrovi a leggere un manga come "Palepoli" di Usamaru Furuya, e tutto quello che sai di manga non serve più a nulla. E adesso, come fai a spiegare a un'altra persona che manga è e, magari, convincerla a leggerlo?
Ci provo, ma non garantisco sul risultato, è difficile anche per me.
"Palepoli" è una raccolta di brevi storie, una pagina soltanto di lunghezza, strutturata per la maggior parte delle volte in quattro vignette, a volte solo due. Alcune storie si sviluppano su più pagine, ma non sono messe in sequenza l'una dopo l'altra.
Non c'è una vera trama e le storie sono qualcosa di davvero inusuale. Il tutto è molto, sperimentale, mi viene da dire. Sia nel tratto, che nei contenuti. Alcune tavole sono davvero molto elaborate, con disegni costruiti su più livelli, illusioni ottiche, e cose simili. I contenuti sono in alcuni casi molto forti (c'è sesso, pratiche sadomaso, coprofagia, violenza fisica e mentale) mentre in altri molto simpatici e divertenti. Il fatto è che sono messi in ordine apparentemente casuale. Si passa dal ridere che provoca una pagina al forte disgusto dato da quella successiva, chiedendosi se l'autore stia a posto con la testa. Alcune tavole rompono la quarta parete grazie a delle trovate davvero geniali che però sono inspiegabili sotto forma di testo scritto, vanno viste. Ci sono anche omaggi e "citazioni" a manga storici come "Doraemon", "Ashita no Joe" o "Golgo 13" per dirne alcuni.
E' difficile anche parlare dei disegni dell'autore perché cambia stile quasi a ogni pagina, sperimentando diverse tecniche di disegno, sia fumettistico che classico; ci sono infatti vignette che omaggiano (o forse dissacrano) alcune delle opere più famose del rinascimento a tema religioso.
La religione, sì. Immagino che alcune pagine per alcuni possano essere considerate anche blasfeme. Io pur non essendo cattolico ammetto di essere rimasto perplesso.
E insomma, è la prima volta che scrivo una recensione e mi trovo completamente spiazzato, al punto che non so nemmeno come posso giustificare il voto dato. Penso davvero che qua si vada a gusti personali, più del solito.
Per alcuni "Palepoli" sarà un opera d'arte, per altri sarà probabilmente un pastrocchio di generi e gag mal riuscite.
Non so davvero a chi consigliare un manga come questo perché non ci sono altri manga simili.
Se però anche a voi piace sperimentare e farvi sorprendere (in positivo o in negativo, sta a voi) date un occhiata anche a solo poche pagine e giudicate voi stessi.
Poi però ti ritrovi a leggere un manga come "Palepoli" di Usamaru Furuya, e tutto quello che sai di manga non serve più a nulla. E adesso, come fai a spiegare a un'altra persona che manga è e, magari, convincerla a leggerlo?
Ci provo, ma non garantisco sul risultato, è difficile anche per me.
"Palepoli" è una raccolta di brevi storie, una pagina soltanto di lunghezza, strutturata per la maggior parte delle volte in quattro vignette, a volte solo due. Alcune storie si sviluppano su più pagine, ma non sono messe in sequenza l'una dopo l'altra.
Non c'è una vera trama e le storie sono qualcosa di davvero inusuale. Il tutto è molto, sperimentale, mi viene da dire. Sia nel tratto, che nei contenuti. Alcune tavole sono davvero molto elaborate, con disegni costruiti su più livelli, illusioni ottiche, e cose simili. I contenuti sono in alcuni casi molto forti (c'è sesso, pratiche sadomaso, coprofagia, violenza fisica e mentale) mentre in altri molto simpatici e divertenti. Il fatto è che sono messi in ordine apparentemente casuale. Si passa dal ridere che provoca una pagina al forte disgusto dato da quella successiva, chiedendosi se l'autore stia a posto con la testa. Alcune tavole rompono la quarta parete grazie a delle trovate davvero geniali che però sono inspiegabili sotto forma di testo scritto, vanno viste. Ci sono anche omaggi e "citazioni" a manga storici come "Doraemon", "Ashita no Joe" o "Golgo 13" per dirne alcuni.
E' difficile anche parlare dei disegni dell'autore perché cambia stile quasi a ogni pagina, sperimentando diverse tecniche di disegno, sia fumettistico che classico; ci sono infatti vignette che omaggiano (o forse dissacrano) alcune delle opere più famose del rinascimento a tema religioso.
La religione, sì. Immagino che alcune pagine per alcuni possano essere considerate anche blasfeme. Io pur non essendo cattolico ammetto di essere rimasto perplesso.
E insomma, è la prima volta che scrivo una recensione e mi trovo completamente spiazzato, al punto che non so nemmeno come posso giustificare il voto dato. Penso davvero che qua si vada a gusti personali, più del solito.
Per alcuni "Palepoli" sarà un opera d'arte, per altri sarà probabilmente un pastrocchio di generi e gag mal riuscite.
Non so davvero a chi consigliare un manga come questo perché non ci sono altri manga simili.
Se però anche a voi piace sperimentare e farvi sorprendere (in positivo o in negativo, sta a voi) date un occhiata anche a solo poche pagine e giudicate voi stessi.